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| Nieranth Susan Gwen 12 anniP rimo giorno di lavoro. Quel pomeriggio si era recata al ristorante con quell’entusiasmo che si fa accompagnare da quel pizzico di timore piacevole che solo le novità sono in grado di trasmettere. La voglia di provare a guadagnare qualche Galeone con solo le sue forze sopraffava completamente la paura di commettere qualche errore, era il minimo che potesse fare per evitare di dipendere ancora da qualcuno che non era neanche suo genitore. Il senso di colpa che le procurava era atroce e alla sua età non c’era molto che potesse fare. Sapeva che rendersi utile era una cosa molto appagante per lei e l’oriente le procurava sempre un certo fascino; non avrebbe dovuto avere a che fare solo con maghi e streghe, dato che era un luogo anche per babbani e un po’ questo la faceva sentire più a suo agio; non era neanche troppo distante dalla scuola, le bastava riprendere il treno, quindi sarebbe riuscita a coprire i turni senza troppa fatica e soprattutto senza trascurare troppo lo studio; Cosa poteva trovare di meglio? Sperava che tutte quelle considerazioni non fossero un auto-convinzione per non avere paura o peggio, pentirsi della sua scelta, quindi cercò di non dare troppo peso alla cosa, focalizzando i pensieri sul fatto che avrebbe potuto imparare cose nuove, possibilità che non le aveva mai procurato dispiaceri.
I l locale era veramente suggestivo e fece immedesimare totalmente la giovane Tassorosso nel Paese da lei tanto stimato, forse più da un punto di vista leggendario che effettivamente realistico, ma questo non era rilevante. Tutto ciò che aveva sempre solamente immaginato ora lo vedeva racchiuso in un unico posto e la magia non poteva che renderlo ancora più esaltante. Si rese conto solo dopo più di un’ora di lavoro che non era per nulla semplice: molti clienti non conoscevano affatto i piatti descritti nel menù e la piccola apprendista era spesso in difficoltà nel dover spiegare il contenuto delle pietanze, così, ogni volta che aveva un minuto libero, cercava di approfondire le proprie conoscenze in cucina, qualche volta stressando anche il cuoco. Ma la cosa più stancante era il dover fare avanti e indietro dalla cucina alle sale, in continuazione. Prendere l’ordine, passarlo in cucina, prendere i piatti pronti, portarli al tavolo giusto, camminare piano per non versare le zuppe, sorridere gentilmente ed allontanarsi, osservare se qualcuno aveva bisogno di qualcosa, prendere altre richieste, tornare in cucina, aggiornare il foglio con le ordinazioni, riprendere altri piatti pronti e tornare in sala, consegnare e osservare… La mente era totalmente imprigionata in quel vortice di movimenti continui e sorrisi, spiegazioni e scuse, pulizia e riordinamento dei tavoli svuotati. Gli attimi di pace si riducevano sempre più al minimo, in proporzione inversa rispetto alla quantità di persone che attraversavano l’ingresso.
C onsegnò con prontezza l’ennesimo piatto, sorridendo ed approvando la richiesta di una bottiglia di saké cinese e si voltò ad osservare la sala prima di ritornare in cucina: una donna aveva da poco abbassato un braccio. *Ha bisogno di qualcosa o ci ha ripensato?* Non poteva darsi una risposta da sola e non aveva intenzione di farla aspettare oltre, quindi si avvicinò al tavolo con prontezza, mantenendo la serenità che custodiva gelosamente da quando il locale aveva cominciato a riempirsi di gente. «Buona sera, posso esservi utile?» Guardò entrambi i clienti e si rese conto che l’uomo lì seduto fosse uno dei suoi docenti. «O-oppure siete pronti per ordinare?» Sorrise cercando di mascherare la sorpresa che era trapelata dalla sua voce. ©harrypotter.itSalve! Non ero certa se rispondere o meno a questa discussione, spero di non aver riesumato qualcosa di indesiderato In ogni caso, siate clementi è la mia prima volta
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