Cé tú féin i ndáiríre tú?, Privata

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view post Posted on 4/4/2018, 09:32
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" Cé tú féin i ndáiríre tú? " = Chi sei tu veramente?


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...Non è il Sangue che ti scorre nelle Vene a decidere ciò che Sei,
ma quello che scegli TE di essere...



Mìreen Kathleen Niamh Fiachran

§ 25 Anni § P. ANTIMAGO § Ex Grifondoro
Scheda PG
ColorHair & Outfit


Mìreen era decisamente agitata, era da pochissimo passata la festa di Ostara, il corrispettivo della Pasqua per i pagani irlandesi (e non solo), e già doveva pensare a quella di Beltane, che sarebbe stata ancora più importante perchè una delle 4 date principali nel loro calendario celtico.
Si era fatta convincere nell'aiutare la madre e soprattutto la nonna nella preparazione della festa, erano state parecchio insistenti da quando aveva accettato di aprire la festa di Imbolc il mese prima, ma in particolare si era convinta ad impegnarsi seriamente quando le fecero presente che non mancava molto alla sua "Iniziazione" come futura rappresentante e portavoce delle usanze e delle tradizioni celtiche...
Sua nonna si definiva una "sacerdotessa" della religione druidica-celtica che un tempo era la più diffusa in Irlanda e in gran parte dei territori sassoni come in Scozia... un tempo... ora i credenti di quella antica religione tanto legata alla natura, si erano drasticamente ridotti e alle loro cerimonie si presentavano una moltitudine di persone che erano per la maggior parte turisti venuti appositamente per vederle, in particolare nel periodo del Saint Patrick's Day, ma molto famose erano anche le altre festività principali quali Samhain (conosciuto come Halloween), Imbolc a Febbraio, a Maggio Beltane per la quale si stavano dando tanto da fare, e infine Lughnasadh che ci sarebbe stata ad Agosto quindi per fortuna ancora ne mancava di tempo.
Sua madre non se l'era sentita di prendere il posto della nonna, dopo la morte del marito, una parte della sua fede si era persa e non avendo più quel profondo legame con gli Spiriti, non poteva e non voleva fare da loro portavoce, preferiva restare "dietro le quinte" come diceva lei, aiutare per tutto, ma non avrebbe preso il posto della madre.
Ciò aveva portato ad un enorme peso sulle spalle di Mìreen che ora doveva concentrarsi non solo sui suoi impegni a Londra e sul prepararsi al suo primo incarico come membro della polizia antimago, ma era stata letteralmente buttata nei preparativi della festa e nello studio di tradizioni antiche e complesse piene di simboli e significati.

Era tutto il giorno che scriveva e cancellava liste e disegnava bozze di altari e spazi addobbati con le tipiche decorazioni della festa.
Arrivata a sera era così esausta mentalmente che decise di prendersi una pausa e andare a farsi un giro, magari un po' di aria fresca e di movimento l'avrebbe aiutata, ma per zittire i maledetti rimorsi di coscienza, ficcò tutti i fogli e libri nella prima borsa che trovò in casa.
Dopo un po' di tempo passato in giro, i sensi di colpa per aver mollato il suo compito di "estrema importanza" l'assalirono così decise che col lavoro che l'aspettava, un semplice doppio caffè non le sarebbe bastato, le serviva qualcosa di zuccherato per nutrire il cervello, con quel grado di leggero alcool, da spronarla ad andare avanti e a restare sui libri.
Pensò quindi di andare dove facevano la birra più buona che ci fosse dopo la Guinness.
Arrivata ai "Tre Manici di Scopa" si era subito diretta al balcone per ordinare la sua preferita: la Burrobirra al caramello, per poi occupare il tavolino più lontano dall'ingresso che aveva trovato libero, sperava che isolandosi sarebbe riuscita a concentrarsi sulle sue faccende e che quel pub le portasse l'ispirazione, in fondo era dove spesso, durante gli anni ad Hogwarts, incontrava gli amici per ripassare, ma soprattutto per scherzare e festeggiare.
Si era portata tutto il lavoro da casa, tanto che la borsa sembrava così piena da poter esplodere tra un momento all'altro... per fortuna nessuno l'aveva fermata credendo che nascondesse una bomba o un altro pericoloso oggetto magico o addirittura una grossa creatura.

Passata un'ora, stava ancora sui suoi fogli e appunti sparsi per tutto il tavolo, ma a parte qualche idea e soprattutto scarabocchi di Triquetra sul foglio, non aveva risolto molto...


<< Come diavolo fanno máthair e seanmháthair ad occuparsi di così tanta roba per ogni singola maledetta festa?! Avranno una Giratempo, non possono farcela con solo 1 mese di anticipo! >>

máthair e seanmháthair = madre/mamma e nonna


Forse aveva parlato a voce troppo alta, ma infondo il pub era abbastanza affollato benchè fosse sera e infrasettimana e l'alto chiacchiericcio, aveva coperto la sua strana affermazione.
Era da poco passata la festa di San Patrizio e i suoi capelli avevano ancora il tipico colore rosso irlandese, sua nonna aveva quasi pianto dalla gioia quando l'aveva vista, le aveva pure permesso di scegliere quali liquori assaggiare e non si era neanche offesa quando aveva rifiutato l'orribile liquore all'ortica... "Nuova Ricetta" aveva detto... sua madre era scappata in bagno dopo averlo assaggiato, naturalmente sotto minaccia.
In quel momento avere un colore abbastanza "normale" le stava permettendo di non attirare l'attenzione, a parte qualche occhiata curiosa e veloce quando era entrata, di solito non le importava molto, ci aveva fatto l'abitudine, ma in quel momento di assoluta concentrazione, sguardi puntati su di lei l'avrebbero decisamente infastidita e alterata.
Il suo stomaco iniziò a protestare, aveva sorseggiato la sua burrobirra lentamente da quanto era china sulle sue liste e scarabocchi, ma ormai passate le 21, non aveva ancora pensato a buttare giù qualcosa di solido... così si alzò e andò al balcone per ordinare una porzione media di Fish and Chips che sarebbero state la sua cena.


[E poi mi stupisco se mamma e nonna dicono che sono troppo magra... se continuo a saltare i pasti o a sostituirli con pranzi e cene così misere, mi obbligheranno a tornare a casa ogni weekend e già basterebbe quello per un mese per farmi recuperare i chili persi da quando sono qui.]

Pronta la sua ordinazione, pagò sia quella sia la burrobirra e si diresse distratta verso il suo tavolo all'angolo opposto, che era ormai paragonabile ad una scrivania con tanto di libri e penne/matite sparse ovunque, per non parlare di fogli, bozze, appunti e post-it dai mille colori.
§ PS: 165 § PC: 110 § PM: 115 ஜ EXP: 23.5
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// Pago una "Burrobirra al Caramello" - Grande + una Porzione di "Fish and Chips" - Media
 
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view post Posted on 4/4/2018, 18:47
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Hair Style e Beard StyleOutfit
PS: 193 ☘ PC: 142 ☘ PM: 145 ☘ EXP: 29.5


I giorni erano trascorsi, in un’alternanza tra momenti buoni e momenti pessimi, ma almeno la neve si era sciolta così come andava ad accorciarsi il periodo di sospensione. Non mancavano molti giorni dal suo rientro al Quartier Generale, Aiden già percepiva il metallo del Distintivo tra le proprie mani, così come percepiva il senso di equilibrio finalmente ritrovato.
Sebbene i giorni fossero sembrati - all’apparenza - trascorsi lentamente, il giovane Weiss riuscì a fare tesoro di tutto quel tempo trascorso con la propria famiglia e dedicandosi ad alcune attività focalizzate sull’aiutare il prossimo, in special modo nei confronti degli Elfi Domestici e del Comitato di cui faceva parte.
I capelli si erano allungati di qualche centimetro ma era la barba ad aver subito una maggiore evoluzione, presentandosi più lunga rispetto agli standard del fulvo. Tutto sommato, secondo il parere della sua stessa madre, una barba del genere lo faceva sembrare più maturo oltre che più affascinante. Forse - pensò l’Auror - avrebbe potuto tenerla di quella lunghezza per un po’, giusto per abituarsi meglio a quel mese così intenso di cambiamenti.
Indossando una comoda e semplice camicia di flanella in tartan rosso e nero, dei jeans grigi e delle scarpe alte nere, Aiden usò la Materializzazione per apparire nel centro di Hogsmeade. Aveva proprio voglia di godersi la serata al pub dei Tre Manici di Scopa e, se avesse avuto fortuna, avrebbe trovato la ragazza del giovane Elijah a lavoro a cui avrebbe senz’altro richiesto la sua solita bottiglia di Idromele Vichingo con tanto di corno. Ormai era un piccolo vizio che aveva preso quando si recava in quel pub e non era sicuro che avrebbe cambiato facilmente.
Estrasse la scatolina di latta dalla tasca dei pantaloni e prese una sigaretta, per poi far scattare lo zippo che Daphne gli aveva regalato per Natale. Si godette il tabacco mentre si avviava verso il locale, conscio che avrebbe dovuto quanto prima finire di fumare prima di entrare, ma se la sarebbe presa comoda. Soffiò dunque una nuvola di fumo mentre camminava con una mano in tasca, salutando di tanto in tanto qualche persona che gli rivolgeva dei piccoli cenni del capo in segno di saluto.
Si fermò giusto il tempo davanti all’ingresso per godersi gli ultimi tiri, per poi spegnere il mozzicone ed entrare, esalando l’ultima nuvoletta di fumo.
Senza guardarsi in giro, l’Auror andò verso il bancone e vi appoggiò i gomiti sopra mentre cercava con lo sguardo la ragazza di Elijah. La intercettò e le fece un piccolo cenno con il dito. «Il solito!» ordinò. «Tanto ormai ordino solo quello quando ci sei tu di turno!» E ridacchiò. «Come sta Sullivan? E’ qui?» chiese, in aggiunta, mentre si osservava distrattamente in giro alla ricerca di Elijah, ma senza trovarlo. «Spero me lo saluterai.»

harp






Azione concordata con Sophie riguardo al servizio. :fru:
1 Bottiglia di Idromele Vichingo (con il mio personale corno) :*-*:

 
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view post Posted on 9/4/2018, 15:00
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Sophie


Armstrong



Serpeverde - III Anno - 17 Anni



jMd0xoS

Erano passati ormai molti giorni da quando aveva abbandonato la carica di Prefetto, e non se ne era ancora pentita. Certo, le mancavano le ronde notturne, erano così tranquille che la facevano sentire in pace con se stessa. La notte raramente trovava qualche primino alle prese con i test sul coraggio, ma quando non ne trovava, era completamente rilassata. Aveva imparato a sopportare il freddo, ma nelle serate gelide come la sua ultima ronda non poteva fare a meno di soffrirlo. Sentiva la pelle del viso lacerarsi, esattamente come le mani, quando dimenticava i guanti in Dormitorio. Non se ne era pentita, principalmente perché avrebbe avuto più tempo a disposizione da trascorrere con Elijah. Il problema fu che dopo qualche giorno lui prese il suo posto e tanti cari saluti al tempo libero. Nonostante questo, però, era orgogliosa di lui, in una maniera indescrivibile. Ad ogni modo aveva acquisito la possibilità di dedicarsi a se stessa e allo studio, nonostante avesse mantenuto il lavoro ai Tre Manici di Scopa. Odiava quel lavoro, e non poco, ma pur di guadagnare qualche Galeone, era disposta anche a dover interloquire con mezza Hogsmeade ubriaca. Aveva salutato Elijah con un bacio, prima di lasciarlo alle prese con l’organizzazione delle ronde, poi si imbatté nel solito sentiero che portava al Villaggio. Le belle giornate cominciavano a farsi vedere. Quel giorno faceva particolarmente caldo per essere un giorno di inizio Primavera e Sophie, pur non sopportando il freddo, sopportava il caldo ancora di meno. La gioia degli abitanti di Hogsmeade la facevano irritare più del solito. Quando arrivava la Primavera, tutti sembravano destarsi da quel sonno profondo che regalava l’Inverno. Non appena un raggio di sole entrava nelle loro case, questi uscivano fuori a goderselo a pieno. Come di prassi, camminava verso il locale cercando di evitare ogni minimo contatto fisico con la gente e con i bambini che correvano da una parte all’altra. Solo Lord Voldemort poteva immaginare che cosa avrebbe fatto a quei disgraziati se l’avessero anche soltanto sfiorata con i loro disgustosi lecca-lecca. Giunta al pub, diede il cambio alla collega e cominciò a vagare tra i tavoli occupati con scioltezza. Mentre preparava l’ordine di uno dei clienti dietro al bancone, una giovane fanciulla si avvicinò a lei, seguita da un altro. Scrutando prima l’una e poi l’altro, si rese ben presto conto che li aveva già incontrati. Lei, seppur sembrasse leggermente diversa dall’ultima volta che l’aveva vista, riuscì a riconoscerla subito. Sì, l’ultima volta era con quell’Italiano troppo sicuro di sé a sorseggiare qualcosa. L’altro, invece, lo aveva incontrato in più occasioni e ormai ne ricordava ogni tratto come se lo vedesse ogni giorno. L’aveva conosciuto anche Elijah, e non sapeva se effettivamente fossero in buoni rapporti. La sua presenza ai Tre Manici era così presente che Sophie cominciò a pensare che il suo fidanzato avesse fatto un accordo con lui per tenerla d’occhio, o meglio, per tenere d’occhio i clienti, e la cosa non sarebbe stata affatto strana considerando l’istinto di protezione che Elijah aveva nei suoi confronti. Ma, nonostante questo, lo conosceva bene, e sapeva che mai avrebbe fatto una cosa del genere. Non che a lei dispiacesse, ma tant’era. Dopo aver servito la ragazza, passò all’irlandese.
«Oh, il lupo cattivo. Quale onore!» La sua solita ironia non mancava mai, velata da un leggero sorriso sulle labbra.
«No, Elijah purtroppo non è qui…» Fece una piccola pausa.
«Sì, te lo saluto. Il “solito” arriva subito.» Gli diede le spalle e prese la bottiglia e il relativo corno che Aiden tanto amava. Li posò entrambi sul bancone di fronte a lui.
«Se avete bisogno di altro fate uno fischio.»


Burrobirra al Caramello (Boccale Grande) + Fish and Chips (Porzione Media) -> 3 Falci e 30 Zellini
Idromele Vichingo (Bottiglia) -> 6 Falci

[aggiornato]




Edited by Sophie Armstrong - 9/4/2018, 16:44
 
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view post Posted on 9/4/2018, 17:14
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Mìreen Kathleen Niamh Fiachran

§ 25 Anni § P. ANTIMAGO § Ex Grifondoro
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Mìreen si era letteralmente stesa con le braccia sul tavolo, aveva appoggiato la fronte sulla fredda superficie e osservava il foglio pieno di parole e numeri che le stava appiccicato al naso…

[Almeno mi pagassero per tutto sto lavoro…
La “soddisfazione” di aver onorato Spiriti, Dei, la Natura e chi più ne ha più ne metta non mi farà passare l’emicrania e non mi ridarà la fatica e il tempo a cervellarmi su libri e appunti…
Mi sembra di esser tornata a scuola, ma questo è peggio addirittura di un esame di Pozioni! Sembrava più semplice guardando loro e quando dovevo occuparmi solo dei festoni e di ritirare i fiori prenotati…]


Sollevò la testa e si mise in bocca qualche patatina fritta rimasta dalla sua cena ormai tiepida, scrisse 2 cose sul suo quaderno per poi portarsi distratta il boccale di burrobirra alla bocca e guardare davanti a sé, nella speranza che la vista appannata per il continuo fissare vicino e in basso, le tornasse normale…

Non l’avesse mai fatto.
Quasi si strozzò con quell’unico sorso quando vide al balcone una figura alta, dai lineamenti maschili, con evidenti capelli e barba di un rosso irlandese.
Ancora tossendo alzò subito il suo quaderno degli appunti per nascondersi dietro esso… come fosse una timida adolescente che aveva appena visto entrare il ragazzo di cui era cotta.
Ma non poteva essere veramente LUI… o forse Sì?
Lentamente, abbassò un poco lo “schermo” dietro la quale sperava di esser riuscita a nascondersi, scese di quel tanto che le bastava per poter scorgere il ragazzo comparso e studiarlo per capire se era chi aveva in mente lei.
Alto, dai vestiti abbastanza fascianti capiva che aveva un fisico tonico ne troppo muscoloso ne secco, da dov’era seduta non riusciva a scorgere i suoi occhi benchè li ricordasse fin troppo bene, ma il colore dei suoi capelli era inconfondibile, la barba era più lunga di quello che ricordava, eppure non le dispiacque, lo faceva più uomo, meno ragazzo, ma ugualmente preferiva con la versione più corta della volta prima, con quella lunghezza nascondeva troppo i suoi bei lineamenti del viso… Vestito abbastanza semplice, come la prima volta che lo aveva visto.

Era LUI.
Poteva essere solo e soltanto LUI.
Il ragazzo con cui aveva parlato a notte fonda, in un pub babbano, la sera dopo che si era trasferita a Londra…
Il ragazzo che le aveva fatto battere il cuore dopo che le era rimasto fermo e congelato per anni e anni dalla morte del padre, incrinando quell’armatura che aveva costruito per difendersi dalla “razza maschile” dopo l’ultima delusione…
Il ragazzo che l’aveva messa in uno stato emotivo di pura agitazione e attrazione, da spingerla a bere nella speranza di mostrarsi più sciolta e… forse… più simpatica o provocante?
Quella sera era così agitata… più le veniva caldo e il maglioncino di quella sera non aiutava, più beveva per trovar sollievo nel fresco drink, ma essendo alcolico otteneva solo di scaldarsi di più, oltre alle barriere delle inibizioni che piano piano crollavano e alla testa sempre più leggeva e vuota.
Ma soprattutto era il ragazzo a cui aveva, senza rendersene conto, tracciato il simbolo della sua famiglia sul braccio, un gesto che per loro era tanto intimo e riservato da farlo solo tra famigliari o con persone a loro particolarmente legate, e Mìreen non l’aveva ancora fatto a nessun’altro a parte a lui, neanche quando era più giovane e usciva coi ragazzi le era mai successo di sentire il bisogno di farlo.
Cosa l’aveva spinta a compiere quella cavolata non lo sapeva, toccare così un ragazzo appena conosciuto e tracciargli il simbolo della sua famiglia era già una cosa folle, ma il gesto compiuto dopo era stato tanto imprevedibile quanto stupido:
Era il ragazzo che per puro istinto aveva baciato sulle labbra.

Quanto poteva essere ubriaca, disperata e presa da lui per farlo?!
Non era certo il primo ragazzo carino incontrato a caso con cui si era trovata bene a chiacchierare, eppure non aveva mai avuto una reazione del genere con gli altri, al massimo erano loro che ci provavano per poi ricevere spesso un suo schiaffo.
La prima volta che si erano toccati per presentarsi e stringersi le mani, dopo che lui l’aveva aiutata a liberarsi di un tipo troppo molesto, aveva sentito un calore provenire da lui da spingerla a soprannominarlo “Mo ghrian dearg” che nella sua lingua significava “Mio sole rosso”, una scarica elettrica l’aveva attraversata e per tutta la serata si era sentita attratta da lui come una calamita, ma lui non si era mostrato più di tanto interessato a lei, sembrava non avere il minimo interesse nei suoi confronti e in seguitò scoprì anche il motivo…
Aveva così deciso di andarsene prima di innamorarsi e di peggiorare il suo stato emotivo già compromesso dalla sua sola presenza.
Naturalmente non poteva andarsene normalmente ringraziandolo della piacevole serata…
No, doveva gettarsi tra le sue braccia e baciarlo per poi scappare senza neanche chiedergli un recapito per contattarlo.

Credeva fosse un babbano, essendo lei una strega sarebbe stata complicata una relazione tra loro così, non pensava minimamente di rivederlo, se l’era svignata imponendosi di dimenticarlo, cosa che era poi risultata decisamente difficile poiché non solo le piaceva veramente, ma il fato meschino glielo aveva fatto rivedere alla festa di Natale organizzata da Hogwarts a cui suo fratello l’aveva invitata.
In quell’occasione gli voleva parlare per chiedergli perché le avesse fatto credere di essere un babbano quando invece era un mago, ma soprattutto l’aveva visto baciarsi e scambiare gesti di affetto con un’altra ragazza, gesti che non potevano essere nati quella stessa serata o pochi giorni prima, ma anche quello non lo aveva fatto trapelare durante la loro unica conversazione…
Eppure anche in quell'occasione il destino l’aveva messa a dura prova: con un lungo e leggero vestito da regina dei ghiacci e delle eleganti scarpine, a percorrere per una strada innevata e scivolosa tentando di raggiungerlo… la caduta nella neve le aveva fatto capire che gli Spiriti non volevano che si parlassero e chiarissero e per mesi si era sforzata di dimenticarlo.

O così aveva creduto fino a quella serata.
Era uscita per distrarsi e per poi riprendere i suoi “compiti” nell'organizzazione della festa di Beltane in un ambiente più suggestivo di casa sua, e quel destino capriccioso aveva deciso che il miglior modo per far fallire i suoi buoni propositi, era mandarle proprio la persona che più di tutte voleva dimenticare, benchè il suo cuore segretamente ogni giorno sperasse di reincontrarlo.


[Cosa devo fare? Gli parlo o lo evito? Potrei scappare… o semplicemente passargli davanti e uscire, tanto dubito mi riconoscerebbe, quella sera avevo i capelli argentati, vestita in nero, per di più non si era minimamente interessato a me… mi avrà già classificata come “prova di quanto l’alcool può dare alla testa” e dimenticata.
Non potevo tornamene a casa invece di avere la brillante idea di venire in questo posto per non concludere niente a parte trovarmi davanti il ragazzo che da mesi cerco di dimenticare??]


Si mordicchiò il labbro inferiore nervosa, indecisa sul da fare, stava parlando con la barista, forse la conosceva dal modo di fare disinvolto… Come avrebbe voluto parlargli così “spensierata”, ma dopo quello che era successo non sapeva come comportarsi, come avrebbe reagito a rivederla, cosa le avrebbe detto…

Chiuse gli occhi, prese un profondo respiro… per poi riaprili e stringere determinata il quaderno.
Non era più la ragazzina timida che si nascondeva dietro un foglio per gli appunti, ora era una donna, con un lavoro, con degli obiettivi futuri e con tante domande da porre a quel ragazzo.
Nessun vestito le avrebbe impedito di arrivare a lui, nessuna bufera o terreno scivoloso le avrebbe fatto perdere quell’occasione. Sta volta non voleva scappare, ora voleva risposte.
Rimise a posto il quaderno sul tavolino, si alzò e ingoiando tutta la paura, tirò fuori il coraggio per andare da lui.
Mentre andava verso di lui, si ravvivò la chioma rossa e lisciò la bianca maglia lunga ma leggera che indossava, giunta davanti a lui il cuore le batteva impazzito, temeva che lui potesse sentire i suoi battiti impazziti, ma avrebbe corso lo stesso il rischio.


<< Ciao… Charles. Charles O’Brien?
Ti ricordi di me? Forse No per via dei miei capelli, quella sera erano argentati, ora sono rossi…
…Ehm… >>

Respiro.

<< Sono la ragazza irlandese che hai incontrato in un pub londinese una sera di mesi e mesi fa’... abbiamo scambiato qualche chiacchiera sul nostro paese di origine… Ti ho tracciato il simbolo della mia famiglia sul braccio...
...e a fine serata…>>

Altro respiro, ma più profondo...

<< ...Ti ho baciato… >>

Dire che si sentiva avvampare dall’imbarazzo era poco, non osava guardarsi nello specchio dietro il balcone perché poteva scommettere di esser diventata così rossa da esser perfettamente intonata ai capelli.
Cercò di riprendere il controllo delle sue emozioni e dopo essersi guardata rapida in giro per distrarsi un attimo, tornò a guardare quei suoi occhi azzurri che le ricordavano il mare del suo amato Paese…


<< Non volevo assolutamente disturbarti e prima che tu possa chiedermelo, No non ho ancora bevuto niente e non è mia intenzione farlo. Ho ancora la mia burrobirra da finire e non ho intenzione di ordinare altro… >>

Mentre parlava giocava con l'anello che le avevano dato all'evento del San Patrick's Day e che aveva incominciato a indossare, cercava di guardarlo in viso, ma dall'imbarazzo ogni tanto spostava lo sguardo da altre parti, prima la barista indaffarata a servire, poi un gruppetto di persone che rideva parecchio rumorosa… ma per ciò che le chiese dopo, lo guardò fisso negli occhi, sperando che non le dicesse di No:

<< Ti va’ di farmi un po’ compagnia al mio tavolino? Due chiacchiere tra giovani maghi, visto che mi avevi proprio fregata facendomi credere fossi un babbano.
Ah è un po’ incasinato perché devo organizzare la cerimonia di Beltane del mio villaggio e mi sono portata “i compiti da casa”, ma li rificco tutti nella borsa pur di farti spazio…
Mi farebbe veramente tanto piacere parlare con te... e magari mi aiuti a finire le mie patatine fritte...>>


Sorrise speranzosa, ancora leggermente rossa in viso, si rigirava una ciocca di capelli rossi tra le dita, il cuore ancora le batteva frenetico nel petto, ma aveva esultato dentro di sè sentendo che era riuscita a parlargli e soprattutto con un tono “normale”.
Lo sguardo più volte le era caduto sulle labbra di lui, ma subito aveva guardato altrove o era tornata ai suoi occhi… per quanto le fosse difficile doveva restare controllata e soprattutto non doveva cedere al magnetismo che appena si era avvicinata era tornato a farsi sentire, più prepotente e forte dopo tutto quel tempo che non aveva sentito così vicino.


§ PS: 165 § PC: 110 § PM: 115 ஜ EXP: 23.5
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Edited by LadyShamy90 - 9/4/2018, 18:38
 
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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
PS: 196 ☘ PC: 142 ☘ PM: 145 ☘ EXP: 29.5


«Più che lupo cattivo, direi lupo annoiato!» esclamò con un certo divertimento a seguito dell’ironia della ragazza. Non c’era da meravigliarsi se lei e Elijah stavano bene insieme, due Serpeverdi fatti e finiti che si completavano a vicenda.
Arricciò le labbra, palesando una certa delusione quando venne informato dell’assenza di Elijah all’interno del locale. Doveva essere veramente occupato per non essere lì a vigilare che nessun cliente si prendesse troppe libertà con Sophie. Un vero peccato che il giovane studente non fosse lì, avrebbe sicuramente apprezzato un po’ di compagnia tra un sorso e l’altro di Idromele Vichingo.
«Ti ringrazio, Cappuccetto.» rispose, stando al gioco che la stessa Sophie aveva iniziato. «Ma non ti preoccupare, dovrebbe bastarmi questa bottiglia per oggi. Preoccupati soltanto quando troverai il magazzino vuoto.» Afferrò sia la bottiglia che il corno, meditando di chiedere in futuro di farci incidere il proprio nome data la sua quasi costante presenza nel locale, così da potersi spostare in un angolino appartato e godersi la propria bottiglia di Idromele.
Fu sul punto di staccarsi dal bancone, quando una voce femminile lo travolse in pieno oltre le proprie spalle. Non riconobbe la voce, ma il nome pronunciato sì, era lo stesso nome falso che aveva usato in un pub a Londra, una combinazione perfetta tra il nome di suo padre e il cognome da nubile della madre. Quando realizzò di averlo usato per presentarsi ad una ragazza che era finita per ubriacarsi e rubargli un bacio a tradimento, Aiden si ritrovò a fissare Sophie con gli occhi spalancati, velati da un breve ma intenso senso di terrore e panico.
Alla fine i nodi erano venuti al pettine: lei era lì ad Hogsmeade, un villaggio di soli Maghi e Streghe, il che significava una cosa soltanto, che lei era una Strega. Lui stesso era stato appena scoperto come un Mago e non un Babbano, ma una cosa era certa e l’Auror l’avrebbe sfruttata a proprio vantaggio: il nome falso, la sua copertura, era ancora rimasta intatta. Riguardo alla propria professione, pregò gli Dei che anche quella fosse rimasta intatta.
Azzerò ogni emozione, tornò calmo e serio, aggiungendo un tocco di freddezza. Rivolse una rapida occhiata a Sophie, come a volerle chiedere di reggergli il gioco se fosse stato necessario. Poi, con estrema lentezza, si voltò a fissare la ragazza che lo aveva salutato.
Sì, quella certa Mireen, se la memoria non lo ingannava - il che era una cosa rara! -, anche se aveva qualcosa di diverso. Ah sì, i capelli! L’aveva vista la prima volta con dei capelli argentati e ora rossi. Era forse una Metamorfomagus o una fissata con le tinte?
Picchiettò le dita sul legno del bancone con l’aria di uno che stava riflettendo sul da farsi, finché alla fine sospirò. «Ho una memoria sorprendente, perciò temo proprio di sì. Ricordo… Ricordo proprio tutto, miss Fiachran.» Parlò in tono piatto, neutro, senza sembrare né troppo duro ma nemmeno contento di averla nuovamente davanti. Aiden non la conosceva bene, inutile giudicarla per un singolo episodio, ma ciò nonostante non smise di rimanere sulla difensiva, guardingo. Aveva sempre disapprovato quel genere di ragazza troppo espansiva, mossa dalla temerarietà del momento, per cercare di fare colpo su di lui, specialmente se poi tentavano la manovra take away del bacio seguito da una rapida fuga. Ma era anche vero che odiava di più quelle che invece di scappare bramavano di ghermirlo tra i loro artigli.
Cosa avrebbe detto Daphne se solo l’avesse saputo? Lui non aveva ritenuto opportuno scomodarla per una banalità simile, dopotutto era successo prima che si mettessero insieme e in più non era successo nulla, lui stesso nemmeno aveva ricambiato il bacio. Ma cosa avrebbe fatto invece se ci fosse stata anche lei lì, in quel preciso momento? Sarebbe stata tollerante? Avrebbe fatto la gelosa? Non voleva nemmeno pensarci, la gelosia di un partner era bella fino ad un certo punto, se fosse stata troppa non l’avrebbe tollerata.
«Non credo sia affar mio se vuoi bere o meno. E’ una scelta tua, ma l’importante è che tu non ti sia avvicinata per tentare un secondo giro. Il che mi interessa di più dato che sono impegnato e l’aria da rubacuori non mi calza nemmeno di un millimetro.» Portò sia la bottiglia che il corno al petto, come se volesse proteggerli dalle grinfie della ragazza, ma in realtà era stato sul punto di prendere le sue cose e spostarsi altrove, godendosi in santa pace quanto aveva ordinato.
Con la coda dell’occhio aveva notato l’anello che il C.R.E.P.A. aveva dato a tutti i partecipanti alla Pesca di Beneficenza di San Patrizio, di cui lui stesso aveva contribuito ad organizzare in quanto Portavoce Ministeriale. Ma non disse nulla, né diede segno di averlo notato. In quel momento aveva ben altro per la testa che tentare di pubblicizzare il C.R.E.P.A. con la ragazza, invogliandola ad unirsi alla lotta in sostegno dei poveri Elfi Domestici. Tuttavia, nonostante questa sua riluttanza, aveva anch’egli il medesimo anello ma che teneva appeso alla catenella argentata coperta dalla presenza degli indumenti. L’unico anello che aveva iniziato a tenere in mostra, sull’indice sinistro, era il massiccio anello un tempo appartenuto a suo padre, una testa argentata di un lupo.
«Certo che ti ho fregata!» esclamò, scrollando le spalle. Possibile che avesse pensato di rivelare la sua natura di Mago ad una sconosciuta incontrata in un tipico locale Babbano a Londra? «Non poteva essere diversamente dato che non ti conosco poi così bene e di certo non sono uno sprovveduto. In un locale Babbano un Mago può fare soltanto una cosa: fingersi un Babbano! Dovresti conoscerli anche tu i rischi che corriamo.»
Si morse l’interno della guancia e si guardò in giro: non c’erano molte alternative se non unirsi al tavolo di lei, dato che stavano arrivando molte persone in aggiunta ai già presenti, occupando i tavoli vuoti. Sospirò profondamente prima di rispondere: «Va bene.» disse soltanto.
Si sporse oltre il punto da lei indicatogli, sperando di vedere qualcun altro al tavolo, così da non dover rimanere completamente da solo con lei ma non vide altro che un Caos tremendo disseminato un po’ ovunque. Non nascose la propria delusione, ma forse lei avrebbe intenso che fosse dovuto a tutto quel disordine.
«Grazie, ma avrei mangiato da poco e se trangugio altro potrei seriamente rifare i pavimenti di un altro colore. E non credo che sarebbero molto contenti i proprietari.» L’Auror mentì con una naturalezza disumana. Aveva mangiato, quello sì, ma non da lasciarlo completamente sazio e soddisfatto. Il suo ancestrale appetito era assai risaputo in famiglia e al Quartier Generale Auror, ma anche alcuni locali di Londra che era solito frequentare nelle pause pranzo erano a conoscenza del buco nero che aveva al posto dello stomaco. E meno male che non ingrassava…
«Non guardarmi così...» Aveva notato come lo guardava e la cosa lo mise ancora di più sulla difensiva. Non voleva darle modo di sperare in qualcosa che non poteva esserci, lui era un uomo fedele e niente e nessuno lo avrebbe portato sulla cattiva strada. Illuderla poi sarebbe stato crudele e non voleva farle del male, lui era buono e retto, non un uomo che si solazzava con la prima che gli capitava a tiro, giocava con i suoi sentimenti manco fosse una bambola di porcellana, per poi gettarla via una volta perso l’interesse.

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Grazie Sophie :fru:
 
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view post Posted on 8/5/2018, 11:22
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...Non è il Sangue che ti scorre nelle Vene a decidere ciò che Sei,
ma quello che scegli TE di essere...



Mìreen Kathleen Niamh Fiachran

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Per tutto il tempo che gli aveva parlato, lui le era rimasto palesemente ostile e parecchio diffidente… aveva evitato il suo sguardo, si era tenuto a distanza da lei e le aveva risposto in modo così freddo da lasciarla stupita.

Già la sua prima frase, quel “temo” riferito al dispiacere perché si ricordava tutto di lei, chiamandola addirittura col cognome, le era arrivata come uno schiaffo in pieno viso, la sua voce piatta aveva fatto poca differenza, quel “temo” era stata la parola chiave di tutte le sue risposte…


[Ok, l’ho baciato, ma cavolo non sta esagerando?? Non gli ho mica infamato la famiglia o chiesto di venire a casa mia per farlo sul mio divano o chissà dove!
Mi pare di aver parlato come una ragazza “normale” prima della cazzata di baciarlo, avevo bevuto ma non così tanto da non ricordarmi niente, nin mi sono mica avvinghiata a lui nuda pregandolo di farmi sua!]


La vergogna e delusione per quel suo atteggiamento era mal celato dalla ragazza che più lui le rispondeva in quel tono brusco, più lei sentiva il cuore fermarsi e spezzarsi, se prima le batteva rapido e impazzito come le ali di un colibrì dall’emozione di vederlo e di parlarci ancora, ora lo sentiva pensante nel petto, un macigno glielo stava schiacciando e ogni sua parola aggiungeva peso e dolore.
Anche quando le disse che era impegnato, cosa che lei aveva già capito alla Festa di Natale, non era stata in sé la scoperta di sentire dalle sue labbra che stava con un’altra, ma a ferirla era stato il fatto che credeva che lei si fosse avvicinata per “tentare un secondo giro” pensandolo un rubacuori.
E come se non bastasse l’aveva quasi “sgridata” perché in quel locale non aveva fatto come lui fingendo di essere un’altra persona, proveniente da chissà dove… E per cosa? Per nascondere che era una Strega? Come che i babbani sentendo il suo nome e da dove proveniva sapessero se era o no una di loro.
Si capiva lontano un miglio che avrebbe preferito una vasca di serpenti che sedersi con lei e non le sfuggì anche la sua delusione per qualcosa che lui aveva visto o non visto al tavolo della ragazza, non comprendeva da cosa era scaturita, era veramente suscitata solo dalla confusione dei suoi appunti sparsi qua e là?
Il sorriso le era morto e gli occhi le erano diventati sempre più lucidi, finchè non si era dovuta girare con la scusa di condurlo fino al suo tavolo, per evitare che lui vedesse… ma non avrebbe pianto, non avrebbe versato una singola lacrima, col cavolo che l’avrebbe fatto.
Si morse le labbra per evitare le tremassero, che fosse rabbia o tristezza non lo sapeva, sentiva solo le emozioni nel suo animo oscurarsi e diventare sempre più cupe, il volto ancora rosso ma non dall’imbarazzo perché parlava con il ragazzo che aveva baciato, ma per la vergogna di quale donna lui credesse di avere davanti. Lo aveva sentito parlarle e comportarsi in quel modo freddo, così diverso da come le era sembrato al pub, certo non era stata la persona più calorosa del mondo, ma almeno l’aveva trattata da “essere umano”, a differenza di quando l’aveva rivista…

Mentre lo portava al tavolo, sentiva la paura cercare di emergere e prendere il posto del coraggio che poco prima era riuscita a raccogliere per andare a parlargli, ma lei con determinazione e testardaggine cercava disperata di ricacciarla indietro come con le lacrime, se cedeva a quei sentimenti tristi e negativi, rischiava di bloccarsi e non andare avanti, invece lei aveva deciso di avere delle risposte da lui.

Arrivati al tavolo, restò in silenzio e imponendosi di respirare in modo regolare per ritrovare il controllo del proprio corpo ma soprattutto quello emotivo, spostò la sua borsa da sopra la sedia in più che aveva occupato e che fino a quel momento non era servita a nessuno visto che solo adesso le persone iniziavano ad arrivare, la liberò e gliela posizionò davanti alla sua, era il posto più lontano dove lo poteva far accomodare.
Non sapeva come gestire quella situazione, non voleva andare nel panico, ma era difficile trovarsi davanti ad una persona che senza conoscerla si era mostrata tanto ostile e decisamente poco entusiasta di stare in sua compagnia…
Sempre senza parlare, riordinò con attenzione i suoi appunti, anche se non era riuscita a concludere molto quel pomeriggio, erano pur sempre parecchi, scritti alcuni in bella calligrafia altri di fretta, con tanto di disegni su come doveva essere l’altare, gli addobbi e persino gli abiti delle celebranti, lei compresa, sul suo aveva lavorato parecchio visto che sarebbe stata al centro “della scena” insieme a sua nonna.
Le bozze del suo possibile vestito le caddero dal raccoglitore che credeva di aver chiuso bene, si sparsero per terra e dopo un sonoro sbuffo di frustrazione dovette chinarsi a raccoglierle una per una, appoggiandole sopra il tavolo, poco le importava che lui le vedesse, tanto per quel poco che gli importava di lei, probabilmente considerava quell’incontro solo una scomoda perdita di tempo e i suoi schizzi degli obbrobri…
I disegni caduti ritraevano figure femminile abbozzate a matita come meglio le era riuscito, ma con un tratto più grosso era messo più in evidenza il vestito, soprattutto i ricami celtici che decoravano busto, petto e fianchi, le vesti erano colorate per metà con vari colori pastello, alcune parole erano state annotate sopra come promemoria.



Finito di raccogliere l’ultimo, dalla fretta di liberarsi da quella imbarazzante situazione e posizione, si tirò su, ma aveva calcolato male la posizione del tavolo rispetto a dove era inginocchiata lei, così diede una gran craniata contro il tavolino che sobbalzò all’impatto con la sua testa:


<< Damnù ort! Damnù air! >>

Una specie di imprecazione le sfuggì dalla bocca, significava “Che tu sia dannato! Dannazione!” in irlandese, aveva cercato di non farsi sentire da lui mordendosi la lingua, ma dubitava di esserci riuscita, riemerse con la mano che si massaggiava il punto della testa dove aveva sbattuto, sperava di far passare il dolore, ma dubitava di salvarsi da un bel bernoccolo.
L’altra mano posò l’ultimo disegno sul tavolino, guardarli così insieme la distrassero un attimo dalla difficile situazione, passò con delicatezza la mano libera su uno di quei vestiti, come che sperasse di accarezzare quella leggera stoffa, ma trovò solo la semi liscia superficie del foglio di carte.
Con un sospiro li rinfilò nel raccoglitore e mise in borsa anche gli ultimi quaderni e libri antichi presi dalla biblioteca di sua nonna e portati a Londra per consultarli nella speranza di trovarci qualche idea per la cerimonia.
Liberato il tavolino, prese la sua burrobirra e si concesse una sorsata, ne aveva bisogno dopo quello che aveva passato, al dolore psicologico di esser stata un incontro sgradito per l’uomo che aveva davanti, si era aggiunto pure quello fisico della botta e se gli Spiriti le avessero aperto un buco nero sotto di lei per inghiottirla e farla sparire, avrebbe reso grazie loro in eterno, ma probabilmente si stavano troppo piegando dalle risate per esaudire la sua richiesta, così eccola lì: davanti al ragazzo per la quale si era presa una cotta e che probabilmente era la persona che al momento più la detestava in tutta Londra, magica e non.

Fece un profondo respiro, ironia della sorte la testata le era servita a ritrovare l’autocontrollo e la determinazione nel volergli parlare, gli avrebbe fatto capire che si era completamente sbagliato su di lei, così lo guardò concentrata sui suoi occhi e ben attenta a non scendere neanche di un cm, visto che a quanto pare non voleva essere guardato in altro modo che non fosse come due sconosciuti, perché alla fine erano proprio quello: due sconosciuti visto che, a quanto pare, al loro primo incontro, lui ne aveva raccontate di balle.
Gli parlò con tutta la tranquillità che riusciva a mostrare e in parte a fingere di avere, nella sua testa si ripeteva che se era riuscita a sopravvivere e a parlare davanti al capo auror, e anche se non aveva ottenuto il ruolo di auror, era comunque riuscita ad entrare nella Squadra Speciale, poteva parlare anche col rosso barbuto seduto davanti a lei. Nessuno poteva esser come Rhaegar, neanche quel ragazzo!


<< Mettiamo in chiaro qualche punto. >>

Prese una patatina fritta, la posizionò sospesa davanti a loro due e continuò:

<< 1° Non mi sono avvicinata per avere un secondo giro e non ti ho mai visto con l’aria di un rubacuori>>

Si mise in bocca la patatina e intanto ne prese un’altra, fece la stessa cosa e parlò ancora:

<< 2° A differenza di quello che credi, NON sono una poco di buono e se ti ho chiesto di tenermi compagnia non è per secondi fini, ma per mostrarti che ti sei fatto un’idea sbagliata su di me… ma la colpa alla fine è mie e del mio comportamento, quindi non posso che chiederti scusa.>>

Tergiversò un po’ prima di mangiarsela. Infine prese una terza patatina e finì il suo elenco:

<< 3° Neanche te avevi capito che ero una Strega, credevi fossi una Babbana se no non ti saresti tanto stupito poco fa’ nel trovarmi in un pub di soli maghi.>>

Sta volta con soddisfazione mangiò anche quell'ultima patatina, touchè caro Charles.
Pulendosi le mani col tovagliolo riprese a parlare, sincera e desolata che lui fosse arrivato a pensare tanto di lei…


<<non mi sarei interessata a te la scorsa volta se avevi la faccia da marpione visto che quelli li evito o ci gioco a mia volta, ma alla fine li lascio sempre a bocca asciutta… Non ero alla ricerca di una notte e via, lo dimostra il fatto che quando ho capito cos’avevo fatto e che mi stavo per…. Interessare… di quello che credevo fosse un babbano, sono scappata senza neanche lasciarti niente per contattarmi.>>

Aveva ammesso davanti a lui di esser stata interessata a lui quella sera, ma doveva pensare che tutto era finito quella notte, non doveva assolutamente capire che a lei lui ancora piaceva e la sua sola presenza, benchè come si era mostrato nei suoi confronti, ancora le innescava l’attrazione tanto forte quanto ingiustificata.

<< Non era minimamente nei miei piani baciarti quella sera, avevo bevuto, non lo faccio spesso, ma ero un po’ giù di morale, mi ero appena trasferita a Londra, la città più grigia e piovosa d’Europa e io sono una da colori e sole, lontana dalla mia verde Irlanda, tutta sola, ad occuparmi di 3000 cose importanti per il mio futuro, e quando ti ho conosciuto ero felice di aver trovato finalmente una brava persona che non mi giudicasse per i miei capelli, il bel visino o il fondoschiena.
Non so perché ti ho baciato. Puoi credermi o no, ma è stata la prima volta che lo facevo… >>


[Ora mi sento così stupida… Che vergogna! Mi ha dato conferma che l’attrazione che sentivo veniva solo da me, che brutto colpo esser stati rifiutati non una ma pure una seconda volta…]

Un groppo alla gola rischiava di bloccarla così prese un sorso e riprese, cercava di guardargli gli occhi a volte era troppo imbarazzante quello che stava dicendo così abbassava lo sguardo sul tavolo, sul boccale…

<< Ti ho pure tracciano il simbolo della mia famiglia sul braccio, è un gesto intimo che facciamo solo in famiglia, non l’avevo mai fatto a nessuno, ma quando ti ho visto così triste per tuo padre… non so perché ma non sono riuscita a trattenermi, ti ho tracciato il triquetra senza manco rendermene conto! >>

L’espressione sconvolta che Mìreen mostrava non lasciava dubbi su quanto ancora si sentisse confusa sul motivo che l’aveva portata a compiere quei due gesti così intimi e assolutamente inconsueti per lei verso uno sconosciuto.

<< Quella sera quando abbiamo parlato non eri impegnato, te stesso l’avevi detto, con ciò non giustifico il mio baciarti, è stato uno sbaglio a dir poco imbarazzante, ma non credo di aver fatto una cosa tanto grave da meritarmi un atteggiamento così freddo… Infondo si tratta di un bacetto, pure senza lingua, non credo sia stata la prima volta che venivi baciato senza permesso da una cretina…>>

Il rossore le era ricomparso sul viso, non aveva il coraggio di guardarlo, continuava a passare il dito sul bordo del suo boccale seguendone i contorni e i suoi occhi seguivano quel movimento.

<< Mi dispiace di averti baciato, soprattutto da ubriaca, non oso pensare che pessimo bacio io ti abbia dato... mi hanno sempre detto che bacio bene, ma da ubriaca non so manco se ho centrato la bocca… - scrollò la testa per fermare i pensieri e tornare concentrata su quello che voleva dire, non era certo il momento di cercare di ricordare se aveva o no baciato bene -Ma ugualmente scusa, giuro che non era mia intenzione ne fare una pessima figura davanti a te, ne recarti tanto fastidio.>>

Non sapeva se gli credeva, ma più sincera di così non lo poteva essere, era seriamente dispiaciuta, soprattutto dopo aver visto a quale fraintendimento aveva portato.

<< Ti ho chiesto di tenermi compagnia per chiarire e per sapere cosa di quello che mi hai detto era vero e cosa No.
Te l’ho chiesto sapendo già che sei impegnato.
Ero alla Festa di Natale organizzata dalla scuola di magia che frequenta mio fratello e che ho frequentato anch’io: Hogwarts. Ti ho visto da lontano dentro lo chalet di montagna con una ragazza… il modo in cui le parlavi, la toccava e come l’hai bac…
si bloccò, era troppo difficile dirlo, infondo stava mettendo a paragone due baci completamente diversi: uno sgradito, l’altro desiderato, uno dato di fretta in un pessimo locale da una pazza disperata e ubriaca, l’altro ad una festa dalla propria compagna… Il groppo alla gola minacciava di peggiorare, rischiava le tornassero gli occhi lucidi, così si fermò nuovamente e riprese saltando la parola - Si capiva che eravate una coppia. Quando sei uscito non ti sei neanche accorto che ero a lato dell’ingresso, ho provato a raggiungerti, ma provare a correre con delle scarpine con tanto di mini tacco, su un sentiero innevato e parecchio scivoloso, non è la scelta migliore che si possa fare e mi è bastata la prima caduta per capire che era inutile tentare.>>

Prese un lungo sorso, a forza di parlare le si stava seccando la gola…

<< Ero sui miei appunti quando ti ho visto al balcone e ho pensato “O gli parlo adesso, o non ne avrò più l’occasione” e così sono venuta da te... >>

Tornò a guardarlo, non capiva perché davanti a lui si sentiva così fragile, le sembrava di esser tornata alla ragazzina timida e ingenua che aveva cerco di seppellire dentro di sé… Perché non era riuscita a mandare a quel paese quel suo esagerato atteggiamento da mega indignato e invece ci stava male? Perché le importava tanto che lui cambiasse l’idea che si era fatto su di lei? Non c’era futuro per loro, non faceva prima a dirgli in faccia la verità, alzare i tacchi e andarsene?
No, non ce la faceva. Qualcosa la teneva inchiodata su quella sedia e la spronava a tentare tutto il possibile per convincerlo che non era quella che lui pensava che fosse, che poteva fidarsi… essere amici?
Che razza di masochista era Mìreen per voler esser “amica” della persona che l’aveva ferita solo con le parole e per di più già occupato?? Sarebbe stato meno doloroso dimenticarlo, andare oltre, lasciare che fosse solo un ricordo…


[C’è qualcosa di sbagliato in me, non posso provare ancora sentimenti per uno che palesemente non mi vuole, e tentare disperatamente di convincerlo a fidarsi… questo è essere autolesionisti…]

Chissà se alla fine aveva fatto la scelta giusta o se era meglio che rimanesse col dolce ricordo di quella serata e il mistero su chi veramente fosse quel ragazzo su cui aveva tanto fantasticato… Per adesso, quello che si era presentato ai suoi occhi era un uomo arrabbiato, diffidente, freddo e schifato da lei, che si era fatto una pessima idea, dando per scontato che lei fosse quello che in verità non era.
§ PS: 165 § PC: 110 § PM: 115 ஜ EXP: 23.5
Scheme role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


Non ho sviluppato l'ultimo punto elencato perchè se no veniva troppo lungo e poi non credo che Aiden stiamo completamente zitto mentre lei parla, così non ho voluto aggiungere troppa brace al fuoco, ne avremo di post per parlare di ogni cosa detta quella sera... xD

Appena posso, trasformo le immagini nei fogli delle bozze dei vestiti con l'effetto disegno per renderlo più "realistico", per adesso tengo quelli perchè volevo portarmi avanti con la role.
 
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view post Posted on 9/5/2018, 14:56
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
PS: 196 ☘ PC: 142 ☘ PM: 145 ☘ EXP: 29.5


Aveva notato una certa delusione nella ragazza, un po’ si sentì in colpa, non era nel suo stile mostrarsi duro nei confronti del gentilsesso, ma - sebbene non lo avrebbe mai ammesso, né a sé stesso né ad altri - Aiden percepiva un certo timore in quel preciso momento. Era timido, inutile negarlo, anche se a volte non sembrava e pareva piuttosto sicuro di sé; ma Mireen e i suoi sguardi lo facevano sentire fuori posto, a disagio, incapace di restare tranquillo e intavolare una semplice e scherzosa conversazione. Forse, procedendo per gradi e una volta che si fossero accomodati al tavolo, avrebbe entrambi misurato i passi da percorrere e sarebbe arrivati a disquisire in maniera piacevole e tranquilla, ma senza darle false speranze.
La seguì lentamente, lo sguardo fisso sul caos che regnava sul tavolo. I suoi occhi attenti e vigili captarono diversi disegni qua e là, alcuni addirittura caddero a terra, sparpagliandosi in maniera ancora più confusionaria. Non riusciva ancora a capire come mai si fosse portata dietro tutta quella roba dietro ma non disse nulla a riguardo, erano affari di Mireen dopotutto.
Dal canto suo, mosso anche dal desiderio di farsi perdonare per gli iniziali modi bruschi, il fulvo appoggiò le proprie cose sul tavolo e dopo aver estratto la bacchetta, aiutò la ragazza a riordinare le proprie cose sul tavolo con un Wingardium Leviosa. Gli occhi blu si posarono su due disegni in particolare: quello in cui vi erano annotata l’indecisione se tenere o meno una sorta di bracciali di tessuto in tinta con il vestito e quello in cui vi era l’indecisione tra un diadema e una coroncina.
Sobbalzò quando sentì un pesante tonfo colpire all’improvviso il tavolo, facendolo sobbalzare e le sue mani corsero a bloccare le varie bevande sul tavolo, compresa quella di lei, affinché non si rovesciassero sul tavolo e rovinassero i suoi progetti.
«So di essere stato brusco con te, ma addirittura dannarmi...» Lo disse ridacchiando, volendo smorzare la tensione tra loro. Si sporse di lato per controllare che stesse bene. «Ad ogni modo, stai bene?» Si sforzò di sorriderle, ma l’imbarazzo che ancora percepiva dentro di sé era talmente forte che sembrò che qualcuno gli stesse tirando la pelle delle guance, costringendolo ad apparire spontaneo. La cosa lo fece, almeno in parte, arrossire.
Poi, veloce come un fulmine, si spostò così da interrompere il contatto visivo con lei, per poi sedersi e aspettare pazientemente che anche Mireen si accomodasse al tavolo. Si grattò la barba, pensieroso, mentre rifletteva su come parlare con lei in tutta tranquillità senza dover discutere sul brutto inizio che avevano avuto. Infondo doveva ritenersi fortunata se aveva deciso di chiudere un occhio, dimenticarsi dell’intera faccenda e consentirle di ricominciare da zero, ma senza che si montasse la testa e continuasse a guardarlo con sguardo sognante.
«Secondo me dovresti tenerli quei manicotti o come diavolo si chiamano… Insomma, credo che stiano bene con quel vestito...» buttò lì, all’improvviso, additando uno dei disegno quando la vide riapparire sulla sua visuale. Era riuscito ad intavolare una discussione decente e, soprattutto, tranquilla?
Rimase, in un primo momento, sconcertato dalla noncharlance con cui Mireen volle affrontare il discorso, tra una patatina e l’altra, iniziando subito con quell’altisonante “Mettiamo in chiaro qualche punto.” Dal canto suo Aiden alzò gli occhi al cielo e sospirò. «Mireen...» mormorò piano. «Non mi devi delle spiegazioni, davvero...» Poi arrivarono delle scuse e alzò un sopracciglio, palesemente confuso. «Senti, mi rendo conto che sono stato duro nei tuoi confronti, ma non ho potuto fare a meno di stare sulla difensiva… Siamo sconosciuti, mi pare sensato che dopo quanto accaduto a Londra io mi sia sentito “diffidente” nei tuoi confronti, o no? Oltre a questo pare chiaro che abbiamo caratteri differenti.»
Incrociò le braccia sopra al tavolo e si morse l’interno della guancia, mentre rifletteva e ascolta in remoto silenzio la Strega, senza interromperla. Di tanto in tanto alzava un sopracciglio con aria incredula o parecchio confusa, trovandola alquanto chiacchierona, ma la lasciò fare se ciò la faceva contenta.
«Io non giudico mai una donna dal suo aspetto esteriore!» borbottò, per poi decidersi a stappare la bottiglia, usando i denti per staccare il tappo di sughero e riempiendosi il corno. Annusò soddisfatto l’aroma dell’Idromele Vichingo, per poi decidersi a concedersi un lungo sorso.
Se solo il liquore fosse stato abbastanza forte da lasciarlo stordito ed garantirgli di sopravvivere a tutti quei discorsi assurdi di Mireen in maniera del tutto indolore sarebbe stato fantastico, ma purtroppo Aiden era troppo temprato per crollare per così poco. Dovette farsi andare bene la cosa in un modo o nell’altro.
«Ti giustifichi troppo, Mireen. Davvero, lasciamo perdere, ci scusiamo reciprocamente e ricominciamo da zero. Mi pare la scelta migliore!» Si intromise ad un certo punto. Tutto quel blaterare lo stava facendo uscire di testa. «Riguardo alla mia vita sentimentale, temo di essere piuttosto riservato a riguardo. E’ vero, avevo negato quella sera a Londra, ma purtroppo non potevo fare diversamente ed ero lì per lavoro, altro non posso dirti.» Tranquillo e con un tono piatto, misurato con una buona dose di tatto, Aiden spiegò la cosa con assoluta calma, senza voler offendere nessuno. «Riguardo alla festa sulle Alpi, non ti ho notata perché ero troppo occupato a cercare una mia conoscente. Quando mi prefisso una cosa spesso non vedo altro.»
Sospirò profondamente e si passò una mano tra i capelli, riavviando il ciuffo ribelle all’indietro. Si massaggiò le tempie e cercò di riordinare i pensieri. «Andata allora?» ripeté, alludendo all’offerta di ricominciare da parte e di lasciarsi il passato alle spalle.

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view post Posted on 21/6/2018, 18:34
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Mìreen Kathleen Niamh Fiachran

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Il suo cambio improvviso di atteggiamento nei suoi confronti la sconvolse e un poco la confuse.
Restò con una patatina sospesa in aria, poco distante dalla bocca, per poi decidersi a mangiarla.
La masticò lentamente, continuando ad ascoltarlo e bevendo un sorso di burrobirra ogni tanto, senza però staccare mai gli occhi da quelli di lui.
Quanto li adorava...

Con la mano pulita, si massaggiò il punto dove aveva sbattuto contro il tavolino, a quanto pare non aveva imprecato a voce abbastanza bassa perchè lui l'aveva sentita e aveva anche fatto una battuta, forse per alleggerirle la figuraccia..
Un gesto carino, doveva ammetterlo, anche se si vedeva che un po' si stava sforzando, ma almeno ci provava...


Si era bloccata quando lui le aveva consigliato di tenere i manicotti di uno dei vestiti che aveva disegnato per la cerimonia, pensierosa aveva osservato la bozza, per poi metterla via, ugualmente non gli aveva risposto ne proferito parola, ancora offesa per il suo iniziale atteggiamento.
Ma alla fine lo aveva baciato senza conoscerlo, senza il suo permesso ed era scappata senza chiarimenti, un po' di colpe ce le aveva... Certo, non da risponderle così brusco come aveva fatto lui, ma ora stava almeno cercando di ricominciare parlandole in modo gentile ed educato.
Bevve un sorsino della sua bevanda, purtroppo non più fredda come quando l'aveva ordinata, ma ugualmente buona, abbassò lo sguardo sul liquido ambrato riflettendo, per poi fare un lungo respiro profondo.


[ Sono proprio una scema. Lui torna a parlarmi normalmente come quella sera, e il mio stupido cuore decide di ricominciare a battere irregolare. Perchè devo essere così masochista?]

Aveva deciso, voleva conoscerlo benchè i fatti successi.
Non poteva sperare in qualcosa di più essendo appunto già occupato, ma magari una bella amicizia tra compatrioti in una nazione straniera poteva starci.


<< Va bene. Ci sto.
Ricominciamo da capo e sta volta niente bugie o frasi losche con significati nascosti.>>


Sorrise sincera, cercando di apparire più tranquilla e serena di quello che in verità era, considerando la vicinanza con l'uomo, disse:

<< Piacere di conoscerti, mi chiamo Mìreen Fiachran, sono una strega irlandese nata da una famiglia di maghi, mia madre irlandese, mio padre inglese, ho un fratello più piccolo di nome Lyam.
Al momento ho un appartamento qui a Londra, lavoro al Ministero e anche se non era per il ruolo per cui mi ero presentata inizialmente, tutto sommato mi trovo bene, anche i colleghi non sono male... >>


Le venne in mente Maurizio e un sorrisino le sfuggì, per poi cercare di nasconderlo subito.
Allungò il braccio verso la propria borsa, la sollevò e l'aprì in modo che si leggessero i titoli dei libri che poco prima erano sul tavolino, per poi aggiungere:


<< Da come avrai potuto intuire quando poco fa' ho riordinato la mia "scrivania improvvisata", quando posso e non sono impegnata col lavoro, ma soprattutto quando ci sono festività importanti, aiuto la mia famiglia e il villaggio dove abitiamo con la preparazione dei riti per le ricorrenze celtiche-druidiche più importanti.
Al nostro primo incontro mi pare di aver capito che anche te hai una passione o comunque un interesse per queste cose quindi se ti dico "Beltane" penso non dovrò spiegarti di cosa parlo...>>


Accarezzò il bordo di uno dei libri più antichi, preso dagli scaffali più vecchi della biblioteca della sua famiglia e con lo sguardo perso nei suoi pensieri disse con un velo di imbarazzo e forse timore:

Mi sto occupando dei preparativi, prima stavo disegnando una bozza del mio vestito... Da quest'anno sarò parte attiva delle cerimonie come assistente della sacerdotessa, mia nonna, sostituendo mia madre che dopo la morte di mio padre si è sempre sentita costretta... avendo perso il legame con gli Spiriti era per lei più un obbligo che un piacere e vocazione come prima.
Aspettava che fossi pronta per lasciarmi il compito, e ora eccomi qui, immersa dell'organizzazione e devo pure imparare alla perfezione "la mia parte"... quello che dovrò dire, quello che dovrò fare... ogni passo dovrà essere perfetto perchè dedicato agli dei e agli spiriti.>>


Avrebbe tanto voluto ci fosse ancora suo padre, col suo umorismo le avrebbe risollevato l'umore e dato il coraggio di non mollare e non dubitare nelle sue capacità, benchè le forti pressioni e l'enorme fardello che le avevano dato... Sua madre l'aiutava come poteva, ma vederla così sollevata da quel ruolo diventato tanto difficile per lei, le impediva di tornare suoi propri passi e di avere ripensamenti sul suo esser effettivamente pronta.
Scuotè la testa per uscire da quella spirale di emozioni contrastanti per tornare a guardarlo.


<< E comunque quello che ti ho raccontato al nostro primo incontro, nel mio caso era tutto vero.
Quindi la vera presentazione la dovresti fare te, caro "babbano", a incominciare dal tuo nome.
Ti chiami veramente Charles o posso chiamarti col tuo vero nome?>>


Gli lanciò un'occhiata a metà tra il divertito e il sospettoso.
Forse aveva usato anche un nome falso considerato che le aveva fatto credere apertamente di esser un babbano, ma non le importava di quello successo quella sera, se lui era disposto a ricominciare lei era la prima a volerlo fare, senza alcool, senza baci fugaci.

Non sapeva perchè, ma le persone con cui spesso si rapportava, avevano effetti differente su di lei...
Quando era con Lia, il suo senso di protezione si innestava e sentiva il bisogno di abbracciarla e proteggerla dallo schifo del mondo, considerato che nascondeva dentro di lei un'arpia, quel sentimento era quasi stupido, eppure lo sentiva, quasi alla pari di quello che provava per la sua famiglia.
Invece con lui, col ragazzo seduto davanti a lei, era l'inverso, era lei quella protetta, i suoi occhi la tranquillizzavano, che fosse per quel colore blu intenso? Com'era sempre stato col suo amato mare d'Irlanda.
Si sentiva al sicuro in sua presenza, un rifugio che da tempo non aveva più.
Ma era ugualmente un sentimento più forte e prepotente, era qualcosa di più intenso, non si trattava solo di "protezione", sensazione che poteva ancora accettare in un amico, no per lui provava qualcosa di più, il suo corpo si agitava troppo davanti a lui...
Se poi pensava al tipo losco, tutto incappucciato, vestito di nero che quella notte le aveva fatto vedere le luci di Londra, le veniva da ridere.
Pericolo, paura, timore, mille sensazioni le avevano urlato di scappare, di nascondersi, eppure lei non aveva dato retta alla ragione, anzi gli aveva preso la mano per farsi smaterializzare su quella collina che non aveva più dimenticato, a volte la sua testa tornava a quella notte, a quello spettacolo bellissimo.
Ci era addirittura tornata, per trovare pace nelle notti di incubi, forse inconsciamente sperava di ritrovare lui, ma non lo aveva mai più rivisto.
Attrazione.
L'attrazione verso l'ignoto, verso il pericolo...
L'attrazione verso ciò che non si conosce e di cui in parte si ha paura e in parte si vorrebbe conoscere.
Come quella che provava per Maurizio e che le faceva venire una voglia matta di provocarlo, di stuzzicarlo, di sfidarlo al suo stesso gioco, pur sapendo che, nel gioco della seduzione, lui non poteva che batterla con l'esperienza. Eppure lo faceva, spinta dalla voglia di mettere alla prova lui, il suo controllo, e sè stessa, di testare quanto riusciva a spingersi oltre il proprio limite, in quel mondo (quello maschile) da cui non era ancora stata "toccata".


La sua attenzione tornò a l'uomo che aveva davanti.
Le sembrava quasi diverso dall'ultima volta che lo aveva visto... qualcosa era cambiato in lui, e non parlava solo della barba più lunga.
Perchè sentiva il bisogno di attirare la sua attenzione?
Perchè il cuore batteva impazzito e un calore la invadeva?
L'attrazione che provava verso quel ragazzo dai capelli e la barba rossa era ingiustificata, non aveva fatto niente per attirarla ne quella sera, ne poco fa', col suo tono brusco che quasi l'aveva fatta piangere davanti a tutti. Allora perchè dal momento che era entrato nel bar, l'aria si era caricata di elettricità, il magnetismo verso di lui era scattato come una molla che era stata tirata per troppo tempo?
Appena lo aveva visto, aveva desiderato scappare tra le sue braccia e di baciarlo di nuovo, come poi aveva fatto al loro primo incontro, ma in quel caso era inibita dall'alcool, mentre ora era perfettamente sobria e controllata, benchè i pensieri e i sentimenti stessero andando per i cavoli propri.
Come poteva dimenticare di aver baciato l'uomo che aveva davanti e con cui DOVEVA assolutamente fare la "brava" o perdeva anche quella possibilità di conoscerlo e di avvicinarsi a lui?
Perchè voleva avvicinarsi a lui se non c'era futuro tra loro?
Come si resisteva alla tentazione di perdersi nei suoi occhi? Ma se non si perdeva, la sua attenzione sarebbe sicuramente caduta su quelle labbra che aveva già baciato...
Il suo cuore perse un battito.
Subito tornò con lo sguardo ai suoi occhi, meglio quelli che le labbra, almeno non si capivano quali pensieri le passavano per la testa.


[Mìreen! Cazzo, sei un'adulta e lui è già occupato.
Se hai così tanto bisogno di attenzioni maschili, vai da Maurizio che sarebbe ben felice di passarsi una notte di fuoco con te sotto le lenzuola... sopra... di lato... Perchè non riesco ad accontentarmi di una botta e via??
Come cazzo ho fatto a restare VERGINE fino a 25 anni?
Eppure ne ho avuti di pretendenti interessati a storielle e addirittura a vere storie.
C'è qualcosa di sbagliato in me, questo è sicuro.]


Appena si fosse presentato, avrebbe allungato la mano destra, quella pulita, per stringer la sua, com'era successo al loro primo incontro.
Ma era proprio quel contatto che lei tanto temeva... Avrebbe risentito la scossa della volta prima? Quell'elettricità che probabilmente aveva sentito solo lei e che l'aveva lasciata stordita per qualche secondo?


[C'è qualcosa di sbagliato in me.]

§ PS: 165 § PC: 110 § PM: 115 ஜ EXP: 23.5
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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
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L’Auror alzò un sopracciglio con aria confusa, fissando Mireen con un vago sospetto dopo la sua battuta sulle bugie e alle frasi losche, ma questo durò solo pochi secondi, per poi tornare tranquillo. Si lasciò andare contro lo schienale della sedia e si lasciò sfuggire una risata divertita. «Frasi losche? Oh ma dai, adesso mi consideri un pervertito come quell’uomo che ti ho allontanato prima che si divertisse con te?» Scosse la testa mentre ridacchiava e si riempiva il corno con l’Idromele Vichingo ordinato. Se lo portò alle labbra e bevve un lungo e profondo sorso assetato com’era, tanto che quando si staccò dal corno emise un verso soddisfatto.
Con il corno ancora tra le mani, Aiden si passò una mano tra i capelli e se li tirò indietro, mentre alzò i piedi per poterli appoggiare sul tavolo e stare più comodo e stravaccato possibile. Era quasi certo che avrebbe attirato l’attenzione della Armstrong e che si sarebbe guadagnato una bottigliata in testa per aver messo i piedi sul tavolo, ma non se ne curò, la presentazione di Mireen lo fece ridacchiare sommessamente da dietro la barba sempre più folta, ma almeno riuscì prima a stringerle la mano in modo serio.
«Non intendevo veramente da capo...» riuscì solo a dire per poi lasciarla parlare mentre sorseggiava distrattamente l’Idromele.
«Ogni Irlandese conosce Beltane.» commentò con una scrollata di spalle, come se fosse una cosa normale e in effetti lo era. Quando Mireen spiegò che si stava preparando per sostituire la madre nel ruolo di officiante della cerimonia al fianco della Sacerdotessa in capo, Aiden si fece curioso e non si azzardò a bere altro liquore finché ella non finì di parlare. Anche lui quell’anno avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di officiante della festa, era il suo turno, ma essendo un uomo non vi era la necessità di un Sacerdote, era un ruolo unico quando un Weiss si prendeva un simile compito. Certo, ci sarebbe stata Lena ad aiutarlo ma era più nelle vesti di una semplice aiutante. «Allora se vuoi rendere la cerimonia perfetta non indossare gioielli, mettiti piuttosto una coroncina di fiori. Lo sfarzo non ha nulla a che vedere con la Natura, i Druidi non erano di certo dei ricconi ingioiellati. E’ il miglior consiglio che posso darti.» Mosse un dito in senso circolare nella direzione della borsa di lei, in cui aveva messo via i disegni. «E con quel vestito dovrai fare attenzione a saltare i fuochi di Bel. Non è la prima volta che sento di gente con le chiappe bruciate.»
Per un attimo aveva creduto di essersi risparmiato di dirle il suo nome, presa com’era nel parlare senza sosta e nel voler ricominciare da capo in senso letterale, presentandosi a sua volta e parlando un po’ di sé. Già, per un momento fu certo di averla passata liscia, di continuare con quel suo teatrino abituale ma fu un illuso a crederlo. Con un sospiro profondo, spostando lo sguardo altrove per qualche secondo mentre meditava sul come risponderle, Aiden si grattò distrattamente la barba, in un gesto di puro disagio ed indecisione.
Che fare?
Dirgli il suo vero nome forse non sarebbe stato poi così tanto dannoso - forse - ma gli Dei aveva strani modi, a volte erano talmente ingiusti dal mandargli enormi magagne. Mireen sarebbe stato un problema una volta appresa la sua vera identità?
L’Auror ormai aveva gettato il sasso, non poteva di certo nascondere la mano dietro la schiena dato che era in bella vista. Sarebbe stato quanto mai impossibile riuscirci senza essere visto, perciò ormai pareva essere giunto in un vicolo cieco e tanto valeva concederle almeno il suo nome.
«Charles era il nome di mio padre...» disse infine, in un sussurro, tornando a guardarla. «E O’Brien è il nome di famiglia di mia madre. Ma il nome che mi è stato dato è Aiden. Aiden Weiss.»
Come una bomba atomica quella verità su di sé venne sganciata e per fortuna non con prepotenza. No… Ci era andato cauto, le aveva spiegato l’origine del nome falso e forse non se la sarebbe presa più tanto - forse -, a meno che lo partisse qualche strano grillo per la testa e allora ci sarebbe stato l’imbarazzo della scelta. Che uno schiaffo fosse assicurato per il rosso bugiardo?
Meglio uno schiaffo che un bacio. Soffrirò io ma almeno lei non si illude... pensò mentre la studiava in silenzio, in attesa di una reazione.

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view post Posted on 3/7/2018, 19:25
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Mireen Fiachran
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Le sue, quella notte, non erano state frasi losche nell'esatto senso della parola, ma non poteva certo negare che aveva nascosto parecchie cose nel suo modo di parlare, tanto da farle credere fosse un semplice babbano.

<< Non ti paragonerei mai a quel pervertito! L'avrei trasformato in un rospo nel momento esatto in cui mi aveva appoggiato la sua lurida mano sul sedere, mi sono trattenuta solo perchè ci sono una sfilza di regole che proteggono il nostro segreto da loro e i babbani dalle nostre magie, anche quelli che si meriterebbero di esser trasfigurati in topolini almeno per una giornata, inoltre ero in un pub londinese babbano, quindi c'era la quasi certezza che non fosse un mago... Ma per mia fortuna non ne ho avuto bisogno, un paladino MAGO dall'armatura scintillante, è accorso in mio aiuto addirittura spaventandolo.
Non ricordo se ti ho ringraziato a dovere quella sera, ma... Grazie ancora per avermi aiutata.
Come già ti avevo detto, purtroppo non tutti sono disposti a rischiare una rissa per aiutare una sconosciuta... e quello aveva la faccia di uno che non si fa problemi a far a cazzotti.
Mi chiedo cosa gli hai sussurrato all'orecchio per farlo allontanare.>>


Prese un sorso della sua burrobirra e di nascosto osservò ogni gesto che il ragazzo fece, avere davanti l'oggetto dei suoi pensieri era così strano, ma anche una fortuna quella del poterlo rivedere...
Quanto era masochista ad apprezzare la compagnia del ragazzo che in una notte l'aveva affascinata senza far niente, pur sapendo che era già occupato? Eppure non avrebbe voluto esser da nessun'altra parte.
Il modo in cui beveva dal corno vichingo le fece pensare che doveva essere un idromele veramente buono, di solito non lo chiedeva mai nei bar in giro perchè era schizzinosa in fatto di alcool, e l'idromele che non era stato prodotto dalla sua famiglia o dal suo villaggio lo considerava di bassa qualità, ma da come lui lo buttava giù doveva essere per forza buono.
Scoprendosi a fissare il suo corno appena svuotato e ancora così vicino al suo viso, rispostò lo sgiardo sulla propria bevanda, che subito dopo spostò veloce quando l'uomo decise di mettersi comodo appoggiando i piedi sul tavolo nel completo relax.


[ Mmm... Che Gentleman... Irlandese D.O.C. pure nei pub londinasi.
Questa è una di quelle poche cose che non mi mancano della mia nazione.]


<< Comodo? Desideri anche un massaggino alle spalle o ai piedi?>>

Rise, desiderando di scompigliargli quei bei capelli che lui si era appena tirato indietro, cos'avrebbe provato nel passarci la mano in mezzo? Erano morbidi come sembravano?

Quando lui le strinse la mano, accettando quel gesto di presentazione, quella scossa tra loro si ripresentò, potente come lo era stata la prima volta.
Il contatto con lui era ciò che il suo corpo aveva atteso dalla festa di Natale quando lo aveva rivisto, una sensazione strana le rimase quando le lasciò la mano, ignaro del turbinio di emozioni che aveva provocato il suo semplice tocco, qualcosa di simile alla "mancanza".


[Ancora... ancora... Mi serve ancora quella sensazione di completezza! Mi servi te, stupido rosso irlandese. Ma perchè? Perchè mi fa questo effetto??
Almeno con Maurizio l'attrazione è scatenata dal suo interesse per me, dal suo modo di fare e di provocarmi... Perchè con TE basta una stretta di mano per farmi venir voglia di saltarti addosso e baciarti?!]


Il cuore aveva di nuovo accelerato i battiti nel momento in cui le aveva afferrato la mano, ma appena l'aveva lasciata, si era bloccato, congelato, come che non avesse solo allontanato la mano da quella di lei, ma proprio staccato la spina.
Il magnetismo risvegliato, si era fatto più forte con quel contatto e lei stessa era la pazza che aveva deciso di osare e correre il rischio di risvegliare sentimenti e sensazioni assopite nei mesi.
La sua testa stava ancora viaggiando e "analizzando" quella scossa ingiustificata riprovata, quando il ragazzo iniziò a parlare di Beltane, la sua attenzione venne riportata "sulla retta via" e fu piacevolmente stupita nel sentirlo commentare la festa con tanto di consigli.
Allora la conosceva più che da semplice "nato irlandese", ma infondo al loro primo incontro l'aveva detto che anche a lui piacevano le tradizioni e miti della loro patria, era impossibile non sapesse qualcosa, ma addirittura darle delle dritte?


<< Non ci crederai, ma è la stessa cosa che ho detto alle mie amiche al villaggio che mi chiedono come vanno i preparativi... Per loro un vestito può esser impreziosito solo con gioielli e altra bigiotteria, ma la Natura spesso mette a disposizione meraviglie tanto semplici quanto belle che i druidi sapevano sfruttare per ogni cosa.
Fiori... nastri... pietre... mille colori che la Natura ci fornisce, ma che spesso snobbiamo perchè considerate di "basso valore monetario".>>

Ripensò ad uno dei suoi disegni, dove aveva scritto "Diadema o coroncina?" Aveva appena trovato la risposta grazie a lui e quasi si sentì una stupida ad aver veramente ascoltato le opinioni delle sue amiche al villaggio.
Chi meglio di lei e della sua famiglia sapeva cosa effettivamente gli dei e gli spiriti apprezzavano e avrebbero reso la cerimonia perfetta?!
Estrasse da una tasca laterale della borsa il piccolo notebook con penna, che si portava sempre dietro e dove scriveva ciò che le veniva in mente e che non voleva dimenticare, con la stessa calligrafia di quella vista sulle bozze scrisse:
"Tenere manicotti [bozza 2], ma cambiare tessuto con uno più leggero"
"No diadema. Sì Coroncina con nastri e fiori, scegliere quali fiori e colori"


Lo richiuse appoggiandolo al bordo del tavolino con affianco la penna.
Rise divertita quando nominò il salto dei fuochi... non sapeva se raccontargli qualcosa delle sue prove perchè imbarazzanti, ma alla fine non resistette e con un leggero rossore gli disse:


<< Non mi parlare dei fuochi.
Ho bruciato tanti di quelle sottane prima di capire che era impossibile farcela col vestito cerimoniale e dovevo per forza cambiarmi come faceva mia madre... Il vestito per le danze è corto abbastanza da gestirmelo in mezzo al fuoco senza bruciarmi o senza intralciare gli altri.
Oltre al salto dei fuochi c'è sempre stato lo spettacolo pirotecnico di alcuni ragazzi del villaggio che ormai sono esperti e mi dispiaceva fargli fare brutta figura davanti a tutti...
La cerimoniante deve passare in mezzo dicendo a gran voce la preghiera e l'assistente...IO... la deve seguire per poi unirsi alle danze in onore degli dei.
Immagina cos'è successo alla prova generale che univa me in veste lunga e gli artisti che si rigiravano e tiravano il fuoco ovunque... e io in mezzo che cercavo di non bruciarmi!
Era uno dei miei primi esperimenti ed è finito letteralmente in cenere, tra me e finivo addosso a loro e loro che finivano per pestarmi il vestito, sembrava più una scena comica che uno spettacolo serio!. >>


Lo spettacolo pirotecnico era stato inserito perchè parte della tradizione prima ancora che il padre morisse e l'assistente fino a quell'anno era sempre stata sua madre.
La primissima volta che avevano fatto le prove col fuoco, non avevano i vestiti cerimoniali, erano vestiti normali, dovevano capire come posizionarsi senza bruciarsi a vicenda e senza bruciare lei e sua nonna mentre passavano e lei danzava.
La paura l'aveva attanagliata appena la nonna si era fatta da parte per lasciarla danzare.
Era circondata di FUOCO, i ricordi dell'incendio l'avevano bloccata, immobilizzata al suo posto con quelle fiamme che si muovevano intorno a lei, e anche se col tempo aveva iniziato ad esser quasi affascinata da quell'elemento, trovarsi completamente circondata da così tanto fuoco, l'aveva spaventata... Il respiro era diventato difficile come quando era soffocata dal fumo e la cicatrice aveva iniziato a bruciare come prendesse fuoco, immagini della casa infiamme, il padre morto, suo fratello stretto al suo petto,mentre lei cerca una via di uscita da quell'inferno, la disperazione al pensiero di non salvarlo, di morire soffocati e bruciati.
Sapeva che era tutto nella sua testa, che il dolore era psicologico, che era tutto passato... ma in quel momento le sembrava di esser a quel momento, bruciata viva, come facevano con le streghe nel medioevo...
Era corsa via piangendo e tremando, per poi buttarsi addosso l'acqua della fontana della piazza dove stavano facendo le prove poco distanti.
La madre l'aveva raggiunta e l'aveva stretta accarezzandole la testa finchè i tremori e spasmi non le erano passati e i ricordi nella testa non si erano fatti più sfuocati.
Sia lei sia la nonna le avevano chiesto con insistenza se non preferiva togliere lo spettacolo pirotecnico e magari sostituirlo con qualcos'altro, ma la ragazza si era impuntata, rifiutandosi di cambiare la cerimonia, dedicata alle loro divintà e agli spiriti, per una sua paura che era tempo di superare.
Alla fine era riuscita a camminare e ballare con gli altri, ma invece di stare in mezzo a loro come doveva essere, stava davanti, nessuno aveva protestato di quel cambio, sapendo della tragedia, era la soluzione migliore finchè non avesse superato il trauma legato al fuoco... a così tanto fuoco.

La sua mente tornò al presente quando lui iniziò a parlarle del suo nome... il suo vero nome.
Ciò bastò per toglierle dalla testa quell'episodio che di sicuro non era il caso di raccontare a quel ragazzo, proprio adesso che tra loro le cose sembravano aver preso una buona piega.
Stupita, un po' soddisfatta di averci visto giusto, ecco come si sentì appena le disse il suo vero nome.
Dopo un momento che era rimasta letteralmente a bocca aperta, la richiuse per elaborare l'informazione, intanto prese un altro sorso dal suo boccale... se continuava così lo avrebbe finito prima di quanto pensasse.


<< Chissà perchè dopo aver scoperto che eri un mago e non un babbano, mi è sorto il dubbio sul tuo nome... Aiden Weiss mi piace di più.>>

Subito sgranò gli occhi per l'affermazione che le era sfuggita, credeva di averla solo pensata, invece la sua bocca si era mossa per dirla ad alta voce!
Imbarazzata finse di non essersi stupita lei stessa della propria affermazione e aggiunse:


<< Con tutto rispetto per la bella fusione tra i tuoi genitori!
Per di più il cognome O'Brien mi sembra di averlo già visto o sentito da qualche parte... Forse l'ho letto in uno dei libri di mia nonna...
Comunque non volevo assolutamente mandare di rispetto ai tuoi, ma.... Aiden è un bel nome, mi piace più di Charles....>>


Il suo cervello mandò l'immediato messaggio alla bocca di chiudersi. Probabilmente stava facendo una pessima figura continuando a dire che le piaceva il suo nome, in quel momento rimpianse che il buco nero dove buttarsi che aveva pregato si aprisse sotto di lei poco prima.
Era di nuovo arrossita, si allontanò un poco la maglia dal petto per la vampata di caldo che all'improvviso l'aveva presa, così facendo dallo scollo a "V" della maglia uscì il medaglione che si portava sempre dietro...
Lo afferrò con le mani come riflesso alla paura che potesse cadere, non considerando che era ben assicurato al suo collo, chissà da cosa era distratta... nello stringerlo, una improvvisa calma la fece tornare serena davanti a quel ragazzo che ora sapeva chiamarsi Aiden.


<<bene, Aiden... Cos'altro mi racconti di te, adesso che hai rivelato il tuo vero nome e già tempo fa' ho scoperto essere un mago? Cos'era vero di quello che mi hai raccontato in quel pub, ma "riadattato" per farti sembrare un babbano?>>

Sorrise curiosa e attenta, in attesa che lui parlasse e pronta ad accettare che per un qualche motivo le aveva mentito... sperò un giorno di scoprire la causa di tanta diffidenza.


❝ Non è il Sangue che ti scorre nelle Vene a decidere ciò che Sei,
ma è quello che scegli TE di essere❞
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view post Posted on 7/7/2018, 14:42
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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
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«Mi avevi ringraziato, sì, non ti preoccupare.» Aiden aveva per un breve istante adocchiato le patatine di Mireen, percependo i propri succhi gastrici ribollire in una silente richiesta di nutrimento. Già avvertiva l’acquolina in bocca e se avesse potuto avrebbe sbavato copiosamente: l’Auror aveva un feeling migliore con il cibo che con le donne, quello era risaputo; invece si era trattenuto per non fare la figura del morto di fame che, se non fosse stato per gli esercizi fisici e il suo metabolismo, sarebbe sicuramente stato ad un panino dall’obesità. L’idea di ordinare qualcosa, un sandwich al pollo e maionese magari, si era fatta viva nella sua mente mentre ascoltava il discorso della Strega.
«Lo avrei steso tranquillamente anche con un cazzotto sulle gengive.» aggiunse con una scrollata di spalle. «Sono cresciuto con un fratello piuttosto problematico e anche ad Hogwarts non mi facevo scrupoli nel fare a botte con alcuni bulletti.» Il fulvo meditò qualche istante se rivelare a Mireen il proprio trucchetto usato per far smettere il molestatore di cui stavano parlando oppure tacere; eppure era appena stato definito come un Paladino e se avesse vuotato il sacco circa un simile dettaglio, probabilmente la ragazza avrebbe potuto cambiare opinione su di lui o addirittura ritrovarsi ancora più infatuata nei suoi confronti. Decise dunque di tenere la cosa per sé, dopotutto descrivere la cosa sarebbe potuta sembrare alquanto macabra e non sarebbe stato molto carino traumatizzarla.
Si grattò distrattamente il ginocchio sinistro quando si mise comodo con le gambe sul tavolo, per poi ridacchiare alla domanda di lei. Un ghignetto beffardo si fece ben presto largo sulle sue labbra. «Solo se usi oli alle essenze profumate. Mi piace trattarmi bene.» Riempì nuovamente il corno con altro idromele e questa volta lo sorseggiò con estrema lentezza, gustandoselo ad ogni sorso.
Sapere dei consigli sbagliati che alcune amiche di Mireen le avevano dato riguardo a certe parti dell’outfit per Beltane, indurirono come il marmo i lineamenti facciali dell’Auror. La mascella si contrasse in una smorfia colma di disapprovazione, mentre un sopracciglio si alzò con una certa aria severa. La vena sulla tempia per fortuna non prese a pulsare pericolosamente, palesando l’imminente scoppio d’ira. Eppure riuscì a contenersi, a non arrabbiarsi per dei consigli così superficiali e materialistici.
«Perdonami, ma evidentemente queste tue amiche non capiscono un ciuffolo di niente di tradizioni celtiche!» commentò caustico, tenendo a freno la lingua nell’usare termini più coloriti. Si riguardò, inoltre, dal non aggiungere altro, ma lasciò che fosse Mireen a parlare, lui era più incline ad ascoltare, anche se alcune parti gli entrarono e uscirono da un orecchio all’altro, schiavo della sua crescente fame.
Alla fine, mentre Mireen si stava dilettando a raccontargli un aneddoto circa i fuochi di Bel, Aiden si voltò con il busto in direzione di Sophie e urlare: «Ehi raggio di sole! E’ possibile avere un sandwich al pollo e maionese? Altrimenti anche un hamburger mi sta bene, purché sia maxi!» Poi, per condire il tutto in maniera scherzosa, fece un piccolo occhiolino divertito alla ragazza dai lunghi capelli biondi.
Solo quando ebbe finito di scherzare con Sophie allora tornò a fissare Mireen, mentre rovistava nelle tasche dei jeans in cerca dei soldi da consegnare a Sophie quando sarebbe giunta con l’ordinazione. Strabuzzò gli occhi, perplesso, nel sentirsi dire che il suo vero nome era molto più apprezzato di quello falso. Non se l’era minimamente aspetto e, colto totalmente alla sprovvista, si ritrovò completamente rosso dall’imbarazzo. Si grattò distrattamente dietro orecchio, non sapendo cosa dire, nemmeno il più banale dei ringraziamenti. Tuttavia dovette aggrapparsi al cognome di sua madre per ritornare ad essere serio e abbandonare il proprio imbarazzo pur di non sembrare troppo timido, anche se in realtà lo era. «Gli O’Brien discendono dal Clan di Brian Boru, o così almeno si pensa. Ad ogni modo sono sempre stati tra le famiglie più potenti ed importanti d’Irlanda.» Una spiegazione breve e spiccola, Aiden non avrebbe spifferato altro riguardo alla famiglia di sua madre, sul segreto contenuto nel suo stesso sangue. Gli affari di famiglia andavano preservati, non condivisi con dei membri estranei ad essa, specialmente se il segreto era strettamente correlato a Brian Boru.
Si mise le braccia dietro la testa e osservò Mireen con un certo cipiglio non del tutto convinto. Voleva sapere troppe cose di lui tutte in una sola giornata, forse avrebbe fatto meglio andarci cauto, un passetto alla volta. «Ero lì per lavoro, ma non posso parlarne, solo confermarti che quello era vero.» E annuì convinto, come per volerla rassicurare che non stava dicendo buffonate solo per sviare la domanda, ma avrebbe dovuto accontentarsi, almeno finché l’Auror non avrebbe deciso diversamente.

harp



@Sophie, tesoro, un sandwich al pollo e maionese o un hamburger maxi. Decidi tu. :flower:

 
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view post Posted on 5/9/2018, 22:27
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Mireen Fiachran
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Sorrise divertita alla sua battuta sugli oli alle essenze profumate, a casa ne aveva alcuni con cui si faceva il bagno e massaggiava la pelle per curarla e mantenerla bella e morbida come quella di sua madre, sicuramente i geni "della giovinezza" erano ereditari, nessuna donna della sua famiglia mostrava la propria età, di sua nonna neanche la sapeva, ma dar loro una mano con qualche prodotto naturale fatto in casa, non avrebbe di certo guastato.
Si morse il labbro inferiore e un rossore improvviso le comparve sulle guance quando istintivamente immaginò Aiden steso sul suo letto, solo in mutande, pronto per un bel massaggio rilassante e profumato...


[E No Mìreen! Non osare fare i tuoi soliti viaggi mentali, soprattutto se riguardano "situazioni poco innocenti"!
Torna sulla terra ferma, non hai possibilità con lui, è già occupato e te sei solo una stupida verginella che parla e chiacchiera di sesso con le amiche che hanno "già provato", e che ogni tanto si concede di sfogare la curiosità con ricerche su internet.]


Le lunghe risate che si erano fatte lei e le amiche con alcune "curiosità ed esperienze imbarazzanti" lette sui forum ancora la facevano ridere quando le capitava di ricordarle.

Sorridendo riportò l'attenzione su di lui, il cuore continuava a batterle veloce nel petto, l'immagine di poco prima non aveva aiutato a tranquilizzarlo, ma quasi le venne un infarto quando, mentre gli stava raccontando l'aneddoto sulle prove dello spettacolo di fuochi per Beltane, l'uomo si girò verso la bionda al balcone per urlarle di servirgli un sandwich al pollo e maionese o un hamburger maxi...
"Raggio di sole" l'aveva chiamata, decisamente la conosceva, come aveva intuito all'inizio.
Portò la mano destra davanti alla bocca per nascondere il sorriso divertito che le aveva provocato, non voleva rischiare che lo vedesse la giovane, col rischio poi di trovare "sorprese" nel dolce che voleva ordinare.


<< Mi scuso per la cafoneria del rosso qui comodamente stravaccato, e le chiedo se è possibile avere 1 fetta di Cheesecake al limone e 2 Cupcake alla Burrobirra>>

Era da una vita che non sentiva quei cupcake, neanche se lo ricordava più il sapore, ne aveva decisamente voglia, così approfittò dell'attenzione della locandiera, richiamata dal pazzo davanti a lei, per scusarsi e chiederle con educazione il dolce e i 2 dolcetti.
Mentre gli parlava, non aveva notato lo sguardo del ragazzo sulle sue patatine, forse perchè gliele aveva offerte e lui aveva rifiutato... lentamente avvicinò il piatto verso di lui.


<< Prima ti ho chiesto se volevi una patatina e hai rifiutato... mentivi o ti è venuta fame guardandole?
Dai, aiutami a finirle, non vorrai mica che le veda "raggio di sole" quando ci porterà le ordinazioni, e pensi non mi siano piaciute!>>


Non lo aveva accusato, anzi il suo tono era stato canzonatorio e quando cercò di convincerlo a favorire, si mostrò rilassata e incoraggiante.
Continuò a raccontare e il suo volto si illuminò nel sentirgli spiegare il cognome della madre, sapeva di averlo già letto da qualche parte e lui le diede la conferma dicendole che erano sempre stati tra le famiglie più potenti ed importanti d’Irlanda, il nome Brian Boru non lo ricordava ma sapeva che sua nonna aveva un libro sulla storia d'Irlanda ed era lì che aveva letto il cognome O'Brien.


<< E così discendi da una delle famiglia "reali" eh? Anche la mia dovrebbe essere parecchio antica... - prese una patatina e la guardò come stesse parlando con lei e non col rosso seduto difronte, cercò di imitare la voce di sua nonna, ma non riusciva a replicare lo stesso tono autoritario e saggio che la caratterizzavano - "Celti e druidi con magia potente, donatagli dagli Spiriti e dalle creature magiche che abitavano le nostre terre prima che fossero conquistate costringendoli a nascondersi nelle foreste". Così dice mia nonna ogni volta... però di noi non se ne parla nei libri di storia, solo leggende e racconti tramandati a voce per la Contea e dai popolani del villaggio. >>

Se sapesse cosa si raccontava di loro forse non si sentirebbe così tranquillo ad averla davanti...
Molte erano nate dal fatto che erano una discendenza di maghi e streghe, e per quanto avessero nascosto la loro magia ai babbani, in un piccolo villaggio qualcosa sfuggiva sempre al controllo, inoltre i membri della sua famiglia erano sempre stati esperti di erbe, pozioni e rimedi fatti in casa, oltre alla divinazione e astrologia, religione e cerimonie pagane...
Tutte conoscenze, capacità e pratiche che nel Medioevo erano attribuite alla "malvagia stregoneria" e per questo punite dalla Chiesa, benchè avessero aiutato più loro delle preghiere di preti e suore; anche se nell'epoca moderna non erano più visti come un pericolo da bruciare, ugualmente la gente diffidava da loro e soprattutto in un villaggio ancora molto legato ai miti e tradizioni popolari, difficilmente le chiacchiere su di loro sarebbero cessate o cambiate.
C'erano anche altre storie che non aveva mai capito, attribuivano alla sua famiglia una discendenza "maledetta", le cui creature di origine erano da temere ed evitare...

Ancora persa in quei pensieri, si mangiò la patatina per poi prenderne un'altra e cambiare argomento.


<< Hai nominato "Hogwarts".
Non dirmi che anche te eri uno studente della più importante e famosa scuola di magia e stregoneria!
Ultimamente non faccio che incontrare ex-compagni di scuola più grandi o piccoli di 1-2 anni, ma ogni volta sempre di una casata diversa dalla mia... e devo dire che la rappresentano bene, anche adesso che non siamo più a scuola.>>


La sua nuova migliore amica era un Corvonero e i 2 ragazzi conosciuti appena arrivata a Londra erano Serpeverde...
Ridacchio pensando al bel Sefior, che era da un po' che non sentiva più, ma soprattutto al "terribile" Vath: la fierezza con cui difendeva la sua ex-casata, il suo modo di fare, di parlare e di ragionare erano l'esempio perfetto del Serpeverde D.O.C., probabilmente nascondeva anche un lato oscuro che però sperò di non scoprire mai.


<< Ma ancora non mi è capitato di incontrare un membro della mia ex-fantastica-casata... - prese il boccale e lo sbattè non troppo forte davanti a sè, per poi lasciarlo sospeso tra di loro, in attesa di sapere cos'era stato lui... - Ho 25 anni... ed ero GRIFONDORO!>>

Ogni volta che nominava la sua ex-casa non poteva che esaltarsi, lo sguardo orgoglioso, fiero, e un sorriso di sfida nel caso osasse decantare le lodi di un'altra Casa.

❝ Non è il Sangue che ti scorre nelle Vene a decidere ciò che Sei,
ma è quello che scegli TE di essere❞
§ PS:165 § PC:110 § PM:115 EXP:23.5
code © psìche


// 1 fetta di Cheesecake al limone + Cupcake alla Burrobirra (2 pezzi)
e una testata a quel cafone di Aiden :flower:


Edited by LadyShamy90 - 6/9/2018, 23:10
 
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view post Posted on 14/10/2018, 18:00

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Aveva osservato la scena dal dietro il bancone, era sgattaiolato dentro il locale cercando di non dare nell'occhio, sapeva di essere in ritardo, con un cenno aveva salutato velocemente Sophie e si era messo subito all'opera. Le ordinazioni erano molte e non c'era tempo da perdere, voleva farsi perdonare in qualche modo, mentre provvedeva a mettere su un vassoio un paio di Burrobirre sul vassoio, non potè fare a meno di sentire un cliente urlare un'ordinazione in direzione della sua collega, Sophie, non aveva idea di chi fosse, ma dal suo modo di fare intuì che doveva in qualche modo conoscerla, continuò a guardare l'uomo con curiosità, non tutti si permettevano quella confidenza con Sophie, pochi istanti dopo anche la ragazza che era seduta col roscio si preoccupò di ordinare, scusandosi per i modi irruenti del ragazzo. Anche se l'ordine non era stato rivolto a lui iniziò a preparare il tutto. Non gli ci volle molto a preparare l'ordinazione, controllò mentalmente per l'ultima volta di non aver dimenticato nulla. *Pronta* Uscì dal retro del bancone con calma, non aveva fretta e con la stessa calma alzò il vassoio per poi portarlo al tavolo dei due ragazzi.Per prima cosa si rivolse alla ragazza, l'etichetta imponeva di servire sempre la donna. << Sophie è in pausa, quindi vi dovrete accontentare di me come cameriere, spero non sia un problema.>> Rivolse un sorriso alla ragazza, mentre con estrema attenzione posizionava prima i Cupcake alla burrobirra e poi la fetta di Cheesecake al limone davanti a lei. << Spero possano essere di suo gradimento!>> Semplici frasi di circostanza per cercare di mettere a proprio agio il cliente, poi riprese il servizio <<come accennavo prima, Sophie è in pausa quindi mi sono permesso di scegliere io per lei un Hamburger Maxi, sono sicuro che sarà di suo gradimento.>> Mentre parlava aveva provveduto a posizione il piatto sul tavolo di fronte all'uomo con i capelli rossi. << Se dovesse occorrervi altro mi trovate al bancone, non esitate a chiedere, buona continuazione.>>


- Hamburger Maxi - 2 Falci
- Fetta di Cheesecake al limone x1 - 1 Falce, Cupcake alla Burrobirra x2 - 5 Falci
Aggiornato.


Edited by Heinekeñ - 19/10/2018, 14:31
 
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view post Posted on 6/11/2018, 11:13
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
PS: 196 ☘ PC: 142 ☘ PM: 145 ☘ EXP: 29.5


Si ritrovò ad inclinare la testa di lato, osservando Mireen con aria confusa quando fece eco alla sua ordinazione. Non era un segreto che Aiden fosse un cliente abituale del pub e che riservasse certe battute solo ed esclusivamente alla Armstrong, giusto per farsi due risate con lei, ma a quanto pare la Strega in sua compagnia aveva pensato di fare le sue veci nel porgere le dovute scuse. Le labbra di Aiden si incurvarono in una smorfia colma di sano divertimento, ridacchiando sommessamente, per poi concedersi una bella sorsata di Idromele.
Poi si ritrovò a fissare il piattino con le patate fritte che Mireen spinse nella sua direzione e non poté che accentuare il suo ghigno divertito. «Se avessi accettato una così gentile offerta, probabilmente mi sarei mangiato pure il piatto!» disse, con una piccola scrollata di spalle. «E non sarebbe stato molto carino...»

Ascoltò in silenzio la breve parentesi che Mireen aprì riguardo ai miti e leggende sulle famiglie d’Irlanda, ritrovandosi a sorridere mestamente. I tempi antichi ormai erano acqua passata, così come la Gloria che il Paese aveva raccolto nel corso della storia, ma ora non rimaneva solo che polvere e qualche vecchio contorto e poco definito ricordo. I Clan erano andati a disperdersi o erano stati distrutti, quelli sopravvissuti si erano adattati ai nuovi stili di vita fino a diventare invisibili. Solo i veri Cercatori riuscivano a ripercorrere i vecchi passi della storia passata, annotandoli e divulgandoli, ma erano comunque prove poco consistenti e con grosse lacune.
«Così pare...» si limitò a dire.

La conversazione volse, infine, a favore di Hogwarts.
Per quanto Aiden conservasse ben pochi ricordi della sua vita all’interno delle mura del castello, dovette riconoscere che parlare della scuola era di certo meglio che parlare degli antenati. Non aveva molto piacere nel ritrovarsi a parlare di qualcosa che doveva rimanere in famiglia e che - soprattutto - riguardavano segreti che era meglio non divulgare ad anima viva.
Si ritrovò quindi a sorridere, in particolare per l’arrivo del garzone con le ordinazioni, anche se non si trattava di Sophie. Ascoltò tutto in remoto silenzio, finché alla fine fece un gesto al giovanotto di non preoccuparsi, che andava bene così. «Nessun problema. Grazie, sei stato gentilissimo.» E aggiunse un sorriso di circostanza, pur di non farlo sentire a disagio.
Quando se ne fu andato, il rosso si mise seduto e composto sulla sedia, per poi afferrare il proprio hamburger e addentarlo, ascoltando Mireen. «Glifonfolo!» bofonchiò a bocca piena, alzando appena una mano. Buttò giù il boccone e con il tovagliolo di carta raccolse un rivolo di salsa che gli aveva impregnato la barba. «Dicevo… Ero Grifondoro pure io, ma sono poco più grande di te. Ne ho ventisette!»

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view post Posted on 14/11/2018, 21:04
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Mireen Fiachran
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Il ghigno che le rivolse quando per la seconda volta gli offrì le patatine fritte la fece sussultare e le accelerò i battiti cardiaci.
Maledisse il suo cuore per esser così debole, ma alla fine come poteva non compatirlo?
Aveva davanti l'uomo che per mesi aveva sperato di rivedere e finalmente gli stava parlando dopo che lo aveva rincorso coi tacchi sulla neve quel Natale ma senza raggiungerlo...
Il destino stava giocando coi suoi sentimenti, ma dove la voleva portare?
Almeno aveva potuto chiarire con lui e i toni si erano "calmati" dopo quel primo impatto che l'aveva quasi fatta scappare via piangendo.
La vecchia Mìreen sicuro sarebbe scappata in lacrime.
Le ordinazioni furono portate da un ragazzo che lì ai Tre Manici di Scopa non aveva ancora visto, forse era stato assunto da poco, gli sorrise e lo rassicurò:


<< Grazie di averci servito benchè non fosse il tuo tavolo... Sì sei stato tanto molto gentile a preoccuparti!>>

Osservò i cupcake che non vedeva e non assaggiava da una vita, la cheesecake aveva un aspetto così invitante che non resistette e prese la forchettina per tagliarne un pezzetto e portarlo alla bocca.
Un "Mmmm" estasiato le sfuggì dalla bocca, dire che era buona era riduttivo, adorava la dolcezza del frosting contrapposta al leggero aspro del limone sopra.


<< Prima o poi imparerò a fare dolci buoni come quelli che si mangiano qui o al WizCafè!>>

Disse, rivolta a se stessa, dimenticandosi che era in compagnia.
Era brava a cucinare, soprattutto i dolci, ma ancora non era arrivata a quella bontà da far sfuggire un verso di puro godimento come le era successo poco prima.
Si era tanto distratta dalla deliziosa leccornia, da non capire la parola boffonchiata a bocca piena dal rosso, ma anche se fosse stata attenta, ugualmente le sarebbe stato impossibile comprendere la risposta alla sua domanda.


[ Che finezza.
Proprio Irlandese su ogni aspetto. E ci stupiamo se ci danno dei bifolchi ubriaconi in altri parti del mondo, soprattutto se paragonati agli inglesi fighettini come Vath...]


Ridacchio a quel suo pensiero, poi aggrottò la fronte nel tentativo di "tradurre" mentalmente quella specie di grugnito senza senso.
Aiden, dopo quel mega morso, si era imbrattato di salsa la barba, inconsciamente Mìreen prese un fazzoletto e allungò la mano verso di lui come per pulirgli lei il rivolo, ma si riprese e fermò il braccio in tempo per far sembrare che in verità glielo volesse solo passare.


[ Cosa cavolo ti prende Mìreen?! Stai attenta e non distrarti o finirai per fare pessime figure o addirittura allontanarlo com'è successo al vostro primo incontro!
Va bè che niente può esser paragonabile al baciarlo mezza ubriaca per poi scappare via.]


Per fortuna non dovette cervellarsi tanto perchè il ragazzo mandò giù il boccone e ripetè la parola in modo chiaro, aggiungendo anche un'ulteriore informazione.
La notizia la sconvolse, la lasciò letteralmente a bocca aperta e sul suo volto si dipinse un sorriso felice ed eccitato.


<< Oddio non ci credo! Eri Grifondoro come me???
Allora eravamo ad Hogwarts nello stesso momento, o per lo meno fino al mio 5° anno avendo 2 anni di differenza.>>


Non si aspettava fosse stato un suo concasato, per di più nello stesso periodo che era lei a scuola, ma come aveva fatto a non riconoscerlo?
Approfittò che il ragazzo era completamente concentrato nel far fuori il maxi hamburger per osservarlo bene... qualche rosso a scuola c'era, ma era troppo concentrata sullo studio e gli amici per interessarsi ai ragazzi all'epoca.
Infatti aveva rifiutato parecchie richieste e corteggiamenti, determinata com'era a prendere il massimo dei voti per i M.A.G.O. necessari a diventare Auror come il padre...


[ Ne è valsa proprio la pena, vero Mìreen? ]

Ma comunque, nessuno aveva mai attirato la sua attenzione tanto da accettare una relazione, neanche quello che poi era stato il suo fidanzato per l'intero ultimo anno di scuola...
Nessuno le aveva fatto provare quella scossa di pura energia che sentiva quando toccava LUI, Mister Finezza seduto davanti a lei... o il magnetismo contro cui lottava anche in quello stesso momento che la vorrebbe far correre tra le sue braccia.
Intanto che mangiucchiava la sua fetta, molto lentamente, guardò con più attenzione i suoi lineamenti, ripentendosi "Aiden Weiss" nella testa, come per voler richiamare i ricordi di quegli anni passati...

Di colpo un flash, un lampo le attraversò la testa, un collegamento che la sua testa fece unendo ricordi passati e informazioni più recenti.


<< TE! Te sei quello che un anno ci ha fatto perdere una caterva di punti perchè avevi fatto lo stupido scherzo di ficcare nel cesso il bastone da passeggio di un Serpeverde, e più nello specifico era, o meglio è, un cimelio di famiglia di Vath Remar!>>

Lo disse drizzandosi di colpo sulla sedia, come l'avesse folgorata un fulmine, e puntandogli la forchetta contro senza neanche accorgersene, la voce leggermente più alta del tono tenuto fino a quel momento.
Per poi ributtarsi sullo schienale della sedia, sbuffando e lasciando la forchetta nel piatto, si passò una mano tra i lunghi capelli colorati di rosso e lo guardò leggermente infastidita.


<< Quell'anno credo di averti mandato macumbe e di averti maledetto in tutti i modi che allora conoscevo, per averci fatto perdere la coppa delle case... Con tutta la fatica che facevo per prendere il massimo nelle materie e per non farmi beccare in giro con gli amici dopo il coprifuoco, te ne eri uscito con quella cretinata e addio a tutta la fatica.
Già che quelle maledette serpi ci erano sempre attaccate alle chiappe coi punti.>>


Si rimise dritta e composta sulla propria sedia, prese una sorsata della sua burrobirra e riprese a parlare, sta volta più tranquilla e tornata serena come poco prima, ma più pensierosa:

<< Ho incontrato Vath qualche giorno dopo il nostro incontro al pub e mentre ricordavamo i vecchi tempi ad Hogwarts, ha ritirato fuori la storia dello scherzetto che gli feci al vostro 5° anno o 4° anno.
Non credo gli sia ancora passata la cosa, benchè tutto il tempo passato, scommetto che ti userebbe a te come scopettone dei cessi del Ministero se potesse.
Cosa complicata visto che alcuni li usiamo per entrare nell'edificio.>>


Le scappò una risatina divertito, non riusciva a restare seria all'immagine di lui usato come sturalavandini.
Era decisamente curiosa di sapere anche la sua parte di storia, alla fine ricordava solo le chiacchiere e le voci che erano girate quell'anno per la scuola, su com'era successo e il perchè...
Aveva sentito Vath, adesso stava ad Aiden.
Si piegò verso di lui, allungandosi verso di lui e immancabilmente avvicinandosi, con un leggero tono di sfida gli disse:


<< Ora sta te a raccontare come si sono svolti i fatti quella volta.
Vediamo se le vostre storie coincidono e soprattutto... sono molto curiosa di sapere dal diretto interessato il motivo del gesto.>>


La ragazza non riuscì a trattenere un sorriso curioso, incrociando davanti a sè le mani in attesa del racconto, ma non sapendo se era intenzionato ancora a parlare, provò a mettere in palio qualcosa che avrebbe potuto suscitare il suo interesse...

<< Se mi racconti tutta la verità di quel caso, potrai mangiarti la metà restante della mia cheesecake.>>

Era determinata e intenzionata a scoprire la verità dei fatti.
Sperò che l'offerta fosse abbastanza allettante per convincerlo, le dispiaceva dividere la sua amata torta, ma se si trattava di lui, poteva fare un'eccezione... e per di più, avrebbe ottenuto una storia più completa dell'accaduto di quasi 9-10 anni prima.


❝ Non è il Sangue che ti scorre nelle Vene a decidere ciò che Sei,
ma è quello che scegli TE di essere❞
§ PS:165 § PC:110 § PM:115 EXP:23.5
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17 replies since 4/4/2018, 09:32   446 views
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