| ...Non è il Sangue che ti scorre nelle Vene a decidere ciò che Sei, ma quello che scegli TE di essere...
Mìreen Kathleen Niamh FiachranPer tutto il tempo che gli aveva parlato, lui le era rimasto palesemente ostile e parecchio diffidente… aveva evitato il suo sguardo, si era tenuto a distanza da lei e le aveva risposto in modo così freddo da lasciarla stupita.
Già la sua prima frase, quel “temo” riferito al dispiacere perché si ricordava tutto di lei, chiamandola addirittura col cognome, le era arrivata come uno schiaffo in pieno viso, la sua voce piatta aveva fatto poca differenza, quel “temo” era stata la parola chiave di tutte le sue risposte…[Ok, l’ho baciato, ma cavolo non sta esagerando?? Non gli ho mica infamato la famiglia o chiesto di venire a casa mia per farlo sul mio divano o chissà dove! Mi pare di aver parlato come una ragazza “normale” prima della cazzata di baciarlo, avevo bevuto ma non così tanto da non ricordarmi niente, nin mi sono mica avvinghiata a lui nuda pregandolo di farmi sua!]La vergogna e delusione per quel suo atteggiamento era mal celato dalla ragazza che più lui le rispondeva in quel tono brusco, più lei sentiva il cuore fermarsi e spezzarsi, se prima le batteva rapido e impazzito come le ali di un colibrì dall’emozione di vederlo e di parlarci ancora, ora lo sentiva pensante nel petto, un macigno glielo stava schiacciando e ogni sua parola aggiungeva peso e dolore. Anche quando le disse che era impegnato, cosa che lei aveva già capito alla Festa di Natale, non era stata in sé la scoperta di sentire dalle sue labbra che stava con un’altra, ma a ferirla era stato il fatto che credeva che lei si fosse avvicinata per “tentare un secondo giro” pensandolo un rubacuori. E come se non bastasse l’aveva quasi “sgridata” perché in quel locale non aveva fatto come lui fingendo di essere un’altra persona, proveniente da chissà dove… E per cosa? Per nascondere che era una Strega? Come che i babbani sentendo il suo nome e da dove proveniva sapessero se era o no una di loro. Si capiva lontano un miglio che avrebbe preferito una vasca di serpenti che sedersi con lei e non le sfuggì anche la sua delusione per qualcosa che lui aveva visto o non visto al tavolo della ragazza, non comprendeva da cosa era scaturita, era veramente suscitata solo dalla confusione dei suoi appunti sparsi qua e là? Il sorriso le era morto e gli occhi le erano diventati sempre più lucidi, finchè non si era dovuta girare con la scusa di condurlo fino al suo tavolo, per evitare che lui vedesse… ma non avrebbe pianto, non avrebbe versato una singola lacrima, col cavolo che l’avrebbe fatto. Si morse le labbra per evitare le tremassero, che fosse rabbia o tristezza non lo sapeva, sentiva solo le emozioni nel suo animo oscurarsi e diventare sempre più cupe, il volto ancora rosso ma non dall’imbarazzo perché parlava con il ragazzo che aveva baciato, ma per la vergogna di quale donna lui credesse di avere davanti. Lo aveva sentito parlarle e comportarsi in quel modo freddo, così diverso da come le era sembrato al pub, certo non era stata la persona più calorosa del mondo, ma almeno l’aveva trattata da “essere umano”, a differenza di quando l’aveva rivista…
Mentre lo portava al tavolo, sentiva la paura cercare di emergere e prendere il posto del coraggio che poco prima era riuscita a raccogliere per andare a parlargli, ma lei con determinazione e testardaggine cercava disperata di ricacciarla indietro come con le lacrime, se cedeva a quei sentimenti tristi e negativi, rischiava di bloccarsi e non andare avanti, invece lei aveva deciso di avere delle risposte da lui.
Arrivati al tavolo, restò in silenzio e imponendosi di respirare in modo regolare per ritrovare il controllo del proprio corpo ma soprattutto quello emotivo, spostò la sua borsa da sopra la sedia in più che aveva occupato e che fino a quel momento non era servita a nessuno visto che solo adesso le persone iniziavano ad arrivare, la liberò e gliela posizionò davanti alla sua, era il posto più lontano dove lo poteva far accomodare. Non sapeva come gestire quella situazione, non voleva andare nel panico, ma era difficile trovarsi davanti ad una persona che senza conoscerla si era mostrata tanto ostile e decisamente poco entusiasta di stare in sua compagnia… Sempre senza parlare, riordinò con attenzione i suoi appunti, anche se non era riuscita a concludere molto quel pomeriggio, erano pur sempre parecchi, scritti alcuni in bella calligrafia altri di fretta, con tanto di disegni su come doveva essere l’altare, gli addobbi e persino gli abiti delle celebranti, lei compresa, sul suo aveva lavorato parecchio visto che sarebbe stata al centro “della scena” insieme a sua nonna. Le bozze del suo possibile vestito le caddero dal raccoglitore che credeva di aver chiuso bene, si sparsero per terra e dopo un sonoro sbuffo di frustrazione dovette chinarsi a raccoglierle una per una, appoggiandole sopra il tavolo, poco le importava che lui le vedesse, tanto per quel poco che gli importava di lei, probabilmente considerava quell’incontro solo una scomoda perdita di tempo e i suoi schizzi degli obbrobri… I disegni caduti ritraevano figure femminile abbozzate a matita come meglio le era riuscito, ma con un tratto più grosso era messo più in evidenza il vestito, soprattutto i ricami celtici che decoravano busto, petto e fianchi, le vesti erano colorate per metà con vari colori pastello, alcune parole erano state annotate sopra come promemoria.
Finito di raccogliere l’ultimo, dalla fretta di liberarsi da quella imbarazzante situazione e posizione, si tirò su, ma aveva calcolato male la posizione del tavolo rispetto a dove era inginocchiata lei, così diede una gran craniata contro il tavolino che sobbalzò all’impatto con la sua testa:<< Damnù ort! Damnù air! >>Una specie di imprecazione le sfuggì dalla bocca, significava “Che tu sia dannato! Dannazione!” in irlandese, aveva cercato di non farsi sentire da lui mordendosi la lingua, ma dubitava di esserci riuscita, riemerse con la mano che si massaggiava il punto della testa dove aveva sbattuto, sperava di far passare il dolore, ma dubitava di salvarsi da un bel bernoccolo. L’altra mano posò l’ultimo disegno sul tavolino, guardarli così insieme la distrassero un attimo dalla difficile situazione, passò con delicatezza la mano libera su uno di quei vestiti, come che sperasse di accarezzare quella leggera stoffa, ma trovò solo la semi liscia superficie del foglio di carte. Con un sospiro li rinfilò nel raccoglitore e mise in borsa anche gli ultimi quaderni e libri antichi presi dalla biblioteca di sua nonna e portati a Londra per consultarli nella speranza di trovarci qualche idea per la cerimonia. Liberato il tavolino, prese la sua burrobirra e si concesse una sorsata, ne aveva bisogno dopo quello che aveva passato, al dolore psicologico di esser stata un incontro sgradito per l’uomo che aveva davanti, si era aggiunto pure quello fisico della botta e se gli Spiriti le avessero aperto un buco nero sotto di lei per inghiottirla e farla sparire, avrebbe reso grazie loro in eterno, ma probabilmente si stavano troppo piegando dalle risate per esaudire la sua richiesta, così eccola lì: davanti al ragazzo per la quale si era presa una cotta e che probabilmente era la persona che al momento più la detestava in tutta Londra, magica e non.
Fece un profondo respiro, ironia della sorte la testata le era servita a ritrovare l’autocontrollo e la determinazione nel volergli parlare, gli avrebbe fatto capire che si era completamente sbagliato su di lei, così lo guardò concentrata sui suoi occhi e ben attenta a non scendere neanche di un cm, visto che a quanto pare non voleva essere guardato in altro modo che non fosse come due sconosciuti, perché alla fine erano proprio quello: due sconosciuti visto che, a quanto pare, al loro primo incontro, lui ne aveva raccontate di balle. Gli parlò con tutta la tranquillità che riusciva a mostrare e in parte a fingere di avere, nella sua testa si ripeteva che se era riuscita a sopravvivere e a parlare davanti al capo auror, e anche se non aveva ottenuto il ruolo di auror, era comunque riuscita ad entrare nella Squadra Speciale, poteva parlare anche col rosso barbuto seduto davanti a lei. Nessuno poteva esser come Rhaegar, neanche quel ragazzo!<< Mettiamo in chiaro qualche punto. >>Prese una patatina fritta, la posizionò sospesa davanti a loro due e continuò:<< 1° Non mi sono avvicinata per avere un secondo giro e non ti ho mai visto con l’aria di un rubacuori>>Si mise in bocca la patatina e intanto ne prese un’altra, fece la stessa cosa e parlò ancora:<< 2° A differenza di quello che credi, NON sono una poco di buono e se ti ho chiesto di tenermi compagnia non è per secondi fini, ma per mostrarti che ti sei fatto un’idea sbagliata su di me… ma la colpa alla fine è mie e del mio comportamento, quindi non posso che chiederti scusa.>> Tergiversò un po’ prima di mangiarsela. Infine prese una terza patatina e finì il suo elenco:<< 3° Neanche te avevi capito che ero una Strega, credevi fossi una Babbana se no non ti saresti tanto stupito poco fa’ nel trovarmi in un pub di soli maghi.>>Sta volta con soddisfazione mangiò anche quell'ultima patatina, touchè caro Charles. Pulendosi le mani col tovagliolo riprese a parlare, sincera e desolata che lui fosse arrivato a pensare tanto di lei…<<non mi sarei interessata a te la scorsa volta se avevi la faccia da marpione visto che quelli li evito o ci gioco a mia volta, ma alla fine li lascio sempre a bocca asciutta… Non ero alla ricerca di una notte e via, lo dimostra il fatto che quando ho capito cos’avevo fatto e che mi stavo per…. Interessare… di quello che credevo fosse un babbano, sono scappata senza neanche lasciarti niente per contattarmi.>>Aveva ammesso davanti a lui di esser stata interessata a lui quella sera, ma doveva pensare che tutto era finito quella notte, non doveva assolutamente capire che a lei lui ancora piaceva e la sua sola presenza, benchè come si era mostrato nei suoi confronti, ancora le innescava l’attrazione tanto forte quanto ingiustificata.<< Non era minimamente nei miei piani baciarti quella sera, avevo bevuto, non lo faccio spesso, ma ero un po’ giù di morale, mi ero appena trasferita a Londra, la città più grigia e piovosa d’Europa e io sono una da colori e sole, lontana dalla mia verde Irlanda, tutta sola, ad occuparmi di 3000 cose importanti per il mio futuro, e quando ti ho conosciuto ero felice di aver trovato finalmente una brava persona che non mi giudicasse per i miei capelli, il bel visino o il fondoschiena. Non so perché ti ho baciato. Puoi credermi o no, ma è stata la prima volta che lo facevo… >>[Ora mi sento così stupida… Che vergogna! Mi ha dato conferma che l’attrazione che sentivo veniva solo da me, che brutto colpo esser stati rifiutati non una ma pure una seconda volta…]Un groppo alla gola rischiava di bloccarla così prese un sorso e riprese, cercava di guardargli gli occhi a volte era troppo imbarazzante quello che stava dicendo così abbassava lo sguardo sul tavolo, sul boccale…<< Ti ho pure tracciano il simbolo della mia famiglia sul braccio, è un gesto intimo che facciamo solo in famiglia, non l’avevo mai fatto a nessuno, ma quando ti ho visto così triste per tuo padre… non so perché ma non sono riuscita a trattenermi, ti ho tracciato il triquetra senza manco rendermene conto! >>L’espressione sconvolta che Mìreen mostrava non lasciava dubbi su quanto ancora si sentisse confusa sul motivo che l’aveva portata a compiere quei due gesti così intimi e assolutamente inconsueti per lei verso uno sconosciuto.<< Quella sera quando abbiamo parlato non eri impegnato, te stesso l’avevi detto, con ciò non giustifico il mio baciarti, è stato uno sbaglio a dir poco imbarazzante, ma non credo di aver fatto una cosa tanto grave da meritarmi un atteggiamento così freddo… Infondo si tratta di un bacetto, pure senza lingua, non credo sia stata la prima volta che venivi baciato senza permesso da una cretina…>>Il rossore le era ricomparso sul viso, non aveva il coraggio di guardarlo, continuava a passare il dito sul bordo del suo boccale seguendone i contorni e i suoi occhi seguivano quel movimento.<< Mi dispiace di averti baciato, soprattutto da ubriaca, non oso pensare che pessimo bacio io ti abbia dato... mi hanno sempre detto che bacio bene, ma da ubriaca non so manco se ho centrato la bocca… - scrollò la testa per fermare i pensieri e tornare concentrata su quello che voleva dire, non era certo il momento di cercare di ricordare se aveva o no baciato bene -Ma ugualmente scusa, giuro che non era mia intenzione ne fare una pessima figura davanti a te, ne recarti tanto fastidio.>>Non sapeva se gli credeva, ma più sincera di così non lo poteva essere, era seriamente dispiaciuta, soprattutto dopo aver visto a quale fraintendimento aveva portato.<< Ti ho chiesto di tenermi compagnia per chiarire e per sapere cosa di quello che mi hai detto era vero e cosa No. Te l’ho chiesto sapendo già che sei impegnato. Ero alla Festa di Natale organizzata dalla scuola di magia che frequenta mio fratello e che ho frequentato anch’io: Hogwarts. Ti ho visto da lontano dentro lo chalet di montagna con una ragazza… il modo in cui le parlavi, la toccava e come l’hai bac… si bloccò, era troppo difficile dirlo, infondo stava mettendo a paragone due baci completamente diversi: uno sgradito, l’altro desiderato, uno dato di fretta in un pessimo locale da una pazza disperata e ubriaca, l’altro ad una festa dalla propria compagna… Il groppo alla gola minacciava di peggiorare, rischiava le tornassero gli occhi lucidi, così si fermò nuovamente e riprese saltando la parola - Si capiva che eravate una coppia. Quando sei uscito non ti sei neanche accorto che ero a lato dell’ingresso, ho provato a raggiungerti, ma provare a correre con delle scarpine con tanto di mini tacco, su un sentiero innevato e parecchio scivoloso, non è la scelta migliore che si possa fare e mi è bastata la prima caduta per capire che era inutile tentare.>>Prese un lungo sorso, a forza di parlare le si stava seccando la gola…<< Ero sui miei appunti quando ti ho visto al balcone e ho pensato “O gli parlo adesso, o non ne avrò più l’occasione” e così sono venuta da te... >>Tornò a guardarlo, non capiva perché davanti a lui si sentiva così fragile, le sembrava di esser tornata alla ragazzina timida e ingenua che aveva cerco di seppellire dentro di sé… Perché non era riuscita a mandare a quel paese quel suo esagerato atteggiamento da mega indignato e invece ci stava male? Perché le importava tanto che lui cambiasse l’idea che si era fatto su di lei? Non c’era futuro per loro, non faceva prima a dirgli in faccia la verità, alzare i tacchi e andarsene? No, non ce la faceva. Qualcosa la teneva inchiodata su quella sedia e la spronava a tentare tutto il possibile per convincerlo che non era quella che lui pensava che fosse, che poteva fidarsi… essere amici? Che razza di masochista era Mìreen per voler esser “amica” della persona che l’aveva ferita solo con le parole e per di più già occupato?? Sarebbe stato meno doloroso dimenticarlo, andare oltre, lasciare che fosse solo un ricordo…[C’è qualcosa di sbagliato in me, non posso provare ancora sentimenti per uno che palesemente non mi vuole, e tentare disperatamente di convincerlo a fidarsi… questo è essere autolesionisti…]Chissà se alla fine aveva fatto la scelta giusta o se era meglio che rimanesse col dolce ricordo di quella serata e il mistero su chi veramente fosse quel ragazzo su cui aveva tanto fantasticato… Per adesso, quello che si era presentato ai suoi occhi era un uomo arrabbiato, diffidente, freddo e schifato da lei, che si era fatto una pessima idea, dando per scontato che lei fosse quello che in verità non era. § PS: 165 § PC: 110 § PM: 115 ஜ EXP: 23.5 Scheme role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET ITNon ho sviluppato l'ultimo punto elencato perchè se no veniva troppo lungo e poi non credo che Aiden stiamo completamente zitto mentre lei parla, così non ho voluto aggiungere troppa brace al fuoco, ne avremo di post per parlare di ogni cosa detta quella sera... xD
Appena posso, trasformo le immagini nei fogli delle bozze dei vestiti con l'effetto disegno per renderlo più "realistico", per adesso tengo quelli perchè volevo portarmi avanti con la role.
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