Il tempo scorreva sempre in modo particolarmente bizzarro, ovviamente, pensandoci razionalmente, era indubbio che un secondo fosse sempre un secondo, che un minuto fosse sempre un minuto, un’ora sempre un’ora e così via, ma sotto un punto di vista più soggettivo, più emotivo, ogni istante pareva avere valenza diversa e così trascorrevano i giorni, alcuni più veloci, più frenetici, altri, come quello in corso, più lenti, eterni, noiosi, così noiosi che la noia sembrava pervadere ogni fibra del suo essere.
In realtà non era un giorno diverso da tutti gli altri, probabilmente quello stato era dovuto alla frenesia di quelli precedenti, le lezioni, lo studio, qualche faccenda extra, la luna piena, il tutto l’aveva così tanto tenuta occupata che, ora, in quella tranquilla giornata senza impegni, senza obblighi, si sentiva particolarmente vuota.
Per una strana coincidenza di eventi non aveva lezione, solo una, più tardi, molto più tardi e la cosa, nei giorni precedenti, le aveva sollevato il morale, si sarebbe potuta intrattenere sotto le coperte più a lungo, si sarebbe potuta dedicare a ciò che più le piaceva senza dover correre a destra e a sinistra, ma, ora, non pareva più così entusiasmante.
Era quasi ora di pranzo e sotto le coperte ci stava solo per noia, giusto perché non aveva trovato di meglio da fare, magari si sarebbe potuta alzare per andare a mangiare qualcosa, fare due passi in giardino, insomma, qualsiasi cosa, ma la voglia faticava ad arrivare.
La situazione non mutò minimamente per il resto della giornata, solo l’arrivo di quell’unica lezione le diede un minimo di energie, con calma, senza troppa enfasi, indossò ordinatamente la divisa, il che, già di per sé, doveva esser sintomo di noia, di solito andava sempre così di corsa che già era tanto se si ricordava tutti i pezzi, figuriamoci il metterli pure tutti in ordine, ma quello era un dettaglio che pochi avrebbero notato.
S’incamminò su per le scale, raggiungendo l’aula, una lezione tranquilla, ma che, per lo meno, le aveva riattivato qualche neurone, così, approfittando di quella ritrovata energia, decise di rintanarsi in biblioteca, il dormitorio l’aveva annoiata abbastanza, non far nulla per non far nulla, per lo meno aveva la speranza di una qualche ispirazione fornita da quella montagna di libri, per un semplice calcolo delle probabilità, almeno uno, uno tra tutti, avrebbe dovuto attirare la sua attenzione e la sua curiosità.
Non fu esattamente così, ma si tenne occupata comunque, finì ciò che le restava per il giorno seguente e senza troppe speranze iniziò una caccia al tesoro a ogni volume in cui si facesse riferimento ai licantropi.
Erano passati anni da quel primo spiacevole incontro, ormai si poteva presumere che conoscesse bene ogni sfaccettatura di quella maledizione eppure era convinta non fosse così, come per tutto, era sicura che ci fosse sempre qualcosa da imparare, qualcosa di nuovo da scoprire, qualche dettaglio, qualcosa in cui ancora non le era capitato d’imbattersi e, onestamente, non le sarebbe dispiaciuto esserne leggermente informata prima.
Storcendo leggermente il naso pensò che poteva esserci una via più semplice, magari non onnisciente, ma di sicuro più informata ed esperta di lei, ma era troppo orgogliosa per rivolgersi a chi l’aveva messa in quella situazione, così, con tutta l’ostinazione di cui era capace, continuava a spulciare ogni singolo tomo, senza però soddisfacenti risultati, tutto sapeva di già letto, di già visto, di già vissuto, nessuna nuova nozione, che davvero avesse esaurito la sua conoscenza? Poteva davvero essere che conoscesse già tutto ciò che c’era da conoscere?
Scosse il capo, era convinta di no, nessuno poteva avere una tale presunzione, men che meno lei.
Di nuovo il tempo le giocò un brutto scherzo, o forse non poi così brutto, al contrario di quanto successo nella prima parte della giornata, quelle ultime ore erano passate fin troppo velocemente e, presto, si rese conto che la biblioteca si era svuotata, solo poche anime, in procinto anch’esse di abbandonare quel luogo.
Diede una rapida occhiata all’orologio, il coprifuoco si avvicinava, forse era il caso di riporre il libri al loro posto e di tornare in sala comune, mentre ricercava la loro esatta collocazione lo sguardo si posò su uno dei pochi luoghi di quella scuola che, ancora, non aveva avuto il piacere, o il dispiacere, di visitare, il tanto misterioso Reparto Proibito
Si era spesso chiesta cosa vi fosse custodito, che tipo di libri potesse contenere, come mai fossero preclusi agli studenti, ma non aveva mai sentito l’effettiva necessità di visitarlo, bene o male aveva sempre trovato il modo di reperire le informazioni che le servivano, di soddisfare le proprie curiosità, quindi non si era mai troppo interessata a quell’ala.
Mai, almeno fino a quel momento, mentre riponeva l’ultimo tomo una vocina le insinuò un dubbio *E se lì ci fosse qualcosa di più, si dice che vi siano custodite le cose più terribili, più pericolose, perché non i licantropi?* con la coda dell’occhio osservò l’ingresso *Tentar non nuoce*.
Avrebbe potuto aspettare il giorno seguente e tentare vie più consone, chiedere l’autorizzazione a un docente inventandosi una qualsiasi motivazione, ma si sa, l’occasione fa l’uomo ladro e quale occasione migliore di quella?
La biblioteca era vuota, il coprifuoco si avvicinava, da ex prefetto conosceva perfettamente come funzionavano le ronde delle varie cariche scolastiche e non, sapeva come muoversi in quel luogo e, da non sottovalutare, poteva vantare delle doti fuori dalla norma, cosa che le avrebbe permesso di percepire anticipatamente l’arrivo di qualcuno e di mutare direzione o nascondersi silenziosamente e velocemente per evitare di essere scoperta.
Nell’ombra, evitando l’ultimo giro di perlustrazione della bibliotecaria, avrebbe atteso che la biblioteca fosse completamente vuota, attenta a percepire ogni minimo suono, ogni minima vibrazione, ogni minima variazione ambientale che avrebbe potuto attirare i suoi sensi, avrebbe atteso il momento più propizio per addentrarsi nel Reparto Proibito, curiosando qua e là, certo, cercava qualcosa in particolare, ma, visto che c’era, poteva anche guardarsi intorno, certo, senza dimenticarsi di restare all’erta.
Statistiche:• Punti Salute: 184
• Punti Corpo: 103
• Punti Mana: 105
• Punti Esperienza: 34
Equipaggiamento:Non essendo una cosa programmata, ma avendo colto l’occasione, Arya ha solamente ciò che in scheda risulta nel suo “inventario attivo”, cose per lo più senza valore magico come il braccialetto col nome che ha da quando è nata, quello celtico che si è comprata, un buono drink omaggio, mentre di rilevanza magica ha:
- Bacchetta
- Bracciale Aspide notturna: Questo bracciale, ricoperto da squame di aspide notturna, dona al mago la capacità di percepire se nell'ambito di gioco sia presente un oggetto sotto incantesimo, e incrementa la resistenza contro la magia nera. (+3 mana, +3 corpo)
- Specchio comunicante (l'altro è in possesso di Emily C. Rose): Permette a due persone distanti di comunicare tra loro