Un incontro programmato con sorpresa annessa, Privata

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Lia Soxilia
view post Posted on 7/4/2018, 16:27





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Ecate Soxilia O'Connor
26 ☘ Veela ☘ ex-Corvonero ☘ scheda [x]


E
ra successo qualche giorno prima, stava facendo una tranquilla passeggiata con Mireen parlando del ballo in Italia e di quanto si erano divertite ed imbarazzate, era un pomeriggio tranquillo che prevedeva una fermata in una gelateria babbana e racconti vari all'ombra degli alberi del parco di Londra; non doveva succedere nulla, eppure quando il cellulare di Lia canticchiò la sua canzoncina la Veela rimase sorpresa: un messaggio di poche righe, quasi imperativo visti i modi di Vath, le chiedeva un incontro quel sabato pomeriggio da Florian a Diagon Alley alle cinque in punto. Cosa doveva mai dirle? Lia non sapeva se esserne estasiata o intimorita, sicuramente era in allarme.

Quando finalmente arrivò sabato Lia aveva i nervi a fior di pelle e faceva fatica a non saltare addosso a chiunque la infastidisse, se già quando era tranquilla non era facile tenere a bada l'Arpia in quel momento rischiava di lasciarla libera per una parola di troppo; doveva assolutamente scoprire cosa suo cugino dovesse dirle, doveva sapere quale fosse quella notizia tanto importante. Non voleva innervosirlo, alla fine dei conti non sapeva se era un incontro di piacere o doveva dirle che non avrebbe più potuto vedere i due piccoli nipoti perché la moglie pazza la temeva, perciò decise di assumere un aspetto curato e poco vistoso l'opposto di quello che si sarebbe messa per una piacevole passeggiata; le ci volle quasi un'ora per trovare l'abbinamento giusto fra il paio di skinny antracite e la camicia color avorio a cui aveva solo arrotolato le maniche per non essere troppo formale, aveva raccolto i capelli in uno chignon da cui alcuni ciuffi spuntavano ribelli e aveva lasciato il viso completamente al naturale con solo una linea di mascara. Bacchetta alla mano e qualche galeone in previsione di un eventuale acquisto, poi la mano corse al pacchetto di sigarette involontariamente ma presto lo nascose in una tasca incantata. Le bastò appena qualche attimo per smaterializzarsi da casa sua al luogo dell'incontro in perfetto anticipo di cinque minuti, diede una rapida occhiata per vedere se l'uomo fosse già arrivato e quindi, un po' in disparte dall'entrata e dalla folla, si lasciò tentare da quel vizio assurdo e babbano che di certo sapeva non avrebbe fatto piacere al cugino ma che ad effetto placebo avrebbe calmato lei. Una sigaretta posata appena sulle labbra, il primo tiro che bruciava la carta bianca tingendola di nero e rosso, il primo sbuffo di fumo grigio e per un momento il mondo scomparve introno alla Veela che ignorava sguardi e parole di chi passando la giudicava.
Ancora qualche minuto...
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Edited by Nih . - 9/4/2018, 11:58
 
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view post Posted on 7/4/2018, 17:59
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Era ormai passato qualche giorno dall’incontro con Vath Remar al Ministero della Magia. Rivedere un volto conosciuto per Drinky era, in quel periodo, una manna dal cielo dopo troppi anni passati tra le strade di Londra e i babbani, sempre emotivamente e fisicamente distante da Diagon Alley, dai ricordi della sua adolescenza e da altri maghi. Il giovane ministeriale si era dimostrato estremamente cortese nei suoi riguardi, ben oltre il classico cameratismo noto ai Serpeverde. Infatti dopo un piccolo riassunto di com’erano passati gli anni che li avevano separati, le aveva accennato ad un ritorno in scena di quello che Drinky ormai considerava un ricordo: sua cugina Ecate.
Nella memoria era rimasta impressa quella ragazza che ai suoi occhi le pareva tormentata da demoni più grossi di lei, sentendosi terribilmente in colpa quando giunse alle sue orecchie la notizia del suo suicidio. Ai tempi della scuola non erano particolarmente legate e il loro rapporto si limitava alla comune educazione, le altre informazioni sulla ragazza le arrivavano principalmente da Lawlea, grande amore incompiuto di Drinky e concasata di Ecate.
Law le aveva accennato quanto la cugina di Remar fosse brillante dal punto di vista accademico ma allo stesso tempo fosse “strana” caratterialmente. Strana però non era la parola giusta.
Drinky cercò di riavvolgere il tempo per recuperare la parola esatta…fragile.
Ecate era fragile. Che fosse stata questa caratteristica a spingerla ad un gesto tanto estremo?
Successivamente all’incontro con Remar, il quale aveva scelto di tenersi sempre molto vago riguardo la faccenda, si era anche interrogata su come fosse tornata in vita. O magari il suicidio non era un suicidio ma un tentativo non andato a fine? Si poteva davvero tornare “aldiqua” dall’aldilà? La notizia l’aveva resa tanto felice quanto scioccata, piena di domande che, però, non era sicura avrebbe fatto alla ragazza. Certo, la curiosità è umana e per quanto fremesse per sapere cosa fosse successo veramente, non era convinta che se la sarebbe sentita di tirare fuori argomenti dolorosi per la ragazza che Vath aveva nominato come “Lia”.

Drinky era seduta sul divano e nella mente si figurava come sarebbe potuto andare l’incontro, domandandosi se la ragazza si sarebbe ricordata della rossa Serpeverde. Erano passati anni dall’ultima volta che si erano viste ad Hogwarts e quel pomeriggio, l’ex Corvonero si aspettava di vedere il cugino, non una vecchia conoscenza.


*Speriamo le faccia piacere e non la infastidisca questa sorpresa* pensò Drinky mentre stringeva i lacci degli anfibi e cercando con lo sguardo il cappotto nero, nel caos del suo appartamento di Londra.
Trovato, lo infilò; passò per l’ultima volta davanti allo specchio per controllare che l’eyeliner non fosse sbavato e guardò l’orologio…era ora di andare.
Si materializzò a pochi metri dall’entrata del locale e con lo sguardo cominciò a scansionare ogni mago che la circondava, non sapendo nemmeno lei bene chi cercare. Chissà com’era diventata Lia in questi anni.
Poi il suo sguardo si posò su una ragazza di una bellezza mozzafiato che stava tirando l’ultima boccata da una sigaretta. I capelli biondi raccolti in uno chignon sembravano fatti di seta come la sua pelle. Era talmente bella che sembrava quasi avvolta da un alone argenteo, come se brillasse rispetto alle altre persone. Drinky ebbe un colpo allo stomaco. Di donne così belle ne aveva viste poche in vita sua e guardarla le faceva quasi sentire il cervello leggero, annebbiato.
Che fosse davvero lei? Era Lia? Ecate? Si fermò di nuovo a fissare il suo volto.
Sì, era lei ma era…diversa.
Si avvicinò con le mani in tasca e si fermò di fronte alla ragazza, stringendosi le spalle.
Cercò il contatto visivo e, dopo essersi schiarita la voce, le chiese con un gran sorriso:

Me ne offriresti una?
Spostando lo sguardo verso la sigaretta ormai esausta che la giovane teneva tra le dita.


 
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Lia Soxilia
view post Posted on 8/4/2018, 14:29





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Ecate Soxilia O'Connor
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S
arebbe dovuta entrare dopo qualche secondo, le restava solo il tempo di terminare l'ultima boccata di fumo grigio e poi suo cugino sarebbe magicamente apparso davanti a lei già pronta ad una delle sue strigliate per quel comportamento da babbana, erano quasi distanti su quel lato i due cugini eppure non avrebbero certo smesso di vedersi sperava. Lia fremeva fra quei pensieri e l'ansia di incontrarlo, la testa un po' dissociata dal mondo che sembrava proseguire per una direzione tutta sua; poi qualcosa le turbò i pensieri costringendola volente o nolente a ritornare presente a sé stessa.
Due occhi grigi intrisi di velature azzurre che andavano a richiamare una labradorite la fissavano con quello sguardo un po' disperso un po' sognante che di solito reputava maschile, erano incastonati su un viso punteggiato di rosse lentiggini che lo rendevano buffo e non banale mentre i capelli ramati tendenti al rosso carota volavano liberi sulle spalle coperte da un pesante cappotto nero come l'eyeliner che portava sugli occhi quasi a volerli rimpicciolire. Era un volto noto, soprattutto con quell'espressione evanescente e distratta. Qualcosa le diceva che la conosceva, forse una vecchia compagna di Hogwarts o forse qualcuna delle compagna che Vath proteggeva, una voce antica nella sua testa mormorò appena un Foxy quasi come se dovesse ricordarsi chi era la donna grazie a quell'indizio. Ancora nessun nome...
Poi la ragazza le fece un grande sorriso, le mani in tasca abbinate agli anfibi manifestavano una sorta di atteggiamento punk-rock che presumibilmente indicava un'età ancora giovane e un temperamento festaiolo, e le chiese se poteva concederle una sigaretta fu forse quello a far luce nella mente di Lia che cominciò a ricordarsi di una concasata di Vath piuttosto incline ad abitudini simili: il cugino le aveva parlato di quella concasata qualche volta, sapeva che Lia si sarebbe astenuta dal commentare, e aveva sentito che ne parlava anche qualche ragazza della sua stessa casata, una dal nome strano. Cercò nel suo volto una traccia che era sulla strada giusta mentre le mani correvano al pacchetto ben nascosto nella tasca degli skinny, cercava un nome o una cosa che potesse assomigliarci mentre le passava il pacchetto aperto e gettava il mozzicone a terra schiacciandolo col tacco delle sue Corset heels antracite. "Prendi pure..." Le sorrise di rimando e guardò l'ora: cinque in punto, era ora di entrare. Attese che la giovane afferrasse la sigaretta quindi riponendo il pacchetto la salutò appena. "Scusa devo proprio andare.... Ho un appuntamento a cui non posso mancare."
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view post Posted on 9/4/2018, 09:08
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Sono io il tuo appuntamento!

Ok, le era uscita davvero male. Non riusciva a capirne il motivo ma, quando gli occhi della ragazza incontrarono i suoi, si sentì immediatamente instupidita. Il che era molto strano.
Drinky si conosceva da questo punto di vista, sapeva quali fossero le sensazioni che il suo cervello e il suo corpo le mostravano quando incontrava una potenziale “cotta a prima vista”, però in questo caso era molto diverso. Era come se questa bellissima ragazza avesse uno strano ascendente su di lei, qualcosa che la rendeva diversa da tutte le altre donne con cui la Serpeverde si era rapportata in precedenza. Ascendente che ai tempi della scuola, certamente non aveva - o almeno non su Drinky.
Resasi conto dello stupore di Lia davanti alle sue parole, cacciò la sigaretta in bocca e con le mani cominciò a tastarsi il corpo in modo confuso alla ricerca di un accendino.


Intendo…sono io la persona che devi vedere. Tuo cugino voleva farti una sorpresa, se così possiamo chiamarla, facendoti trovare me al suo posto.
Rifletté un secondo pensando che, dopo tutti gli anni trascorsi dall’ultima volta che si erano viste, Lia probabilmente non avesse la più vaga idea di chi si trovasse davanti. D’altra parte la bionda Corvonero non aveva avuto vita facile, quindi era anche abbastanza naturale che i ricordi superflui fossero stati rimossi dalla sua memoria.
Trovato l’accendino, fece scattare la fiamma e mentre avvicinava la punta della sigaretta al fuoco, con il lato della bocca disse:
Sono Drinky…
Tirò una boccata per aiutare la sigaretta ad accendersi e buttato fuori il fumo fece di nuovo per aggiungere altre informazioni.
Anser. Drinky Anser. Forse non ti ricordi di me, ero una tua compagna ad Hogwarts e facevo parte dei Serpeverde ma spesso frequentavo anche i tuoi concasati. Siccome era da tanto che non frequentavo altri maghi, sono un po’ fuori dal giro e mi sarebbe piaciuto riprendere i contatti con altri volti conosciuti. Tuo cugino, sapendolo, è stato così gentile da organizzarci questo incontro.
Concluse sorridendo e facendo un altro tiro di sigaretta.
Ah! Grazie mille per questa! disse, portando la sigaretta in su e facendola ruotare leggermente tra il dito indice e il medio.
Erano anni che provava a liberarsi da quel vizio inutilmente. Ogni tanto provava a stare per ventiquattro ore senza fumare, ma ciò la rendeva nervosa ed irascibile, continuando a ricascarci.

 
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Lia Soxilia
view post Posted on 13/4/2018, 08:34





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Ecate Soxilia O'Connor
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Q
uella frase la bloccò sul posto inerme contro lo sbeffeggiamento che la donna le stava procurando inconsapevolmente: come poteva avere un'appuntamento con una persona che non ricordava nemmeno? Eppure la rossa era stata sicura oltre ogni limite e il suo comportamento quasi imbarazzato era una riconferma che non aveva sognato quelle parole. Lia con il corpo volto all'entrata del locale e la mente ferma alle parole della donna cominciò a domandarsi se non fosse tutta opera di suo cugino: era dal loro primo incontro dopo il suicidio che Vath tentava di organizzarle appuntamenti con il probabile intento di aiutarla a creare relazioni; era una gentilezza che ultimamente le stava regalando troppa ansia. Furono le parole della donna a mostrarle che i suoi pensieri erano corretti: voleva farle una sorpresa e Lia temeva che avesse a che fare con la convinzione del cugino che lei avesse ancora difficoltà a relazionarsi; quella volta Vath avrebbe rimpianto lo scherzetto.
"Beh... Di sicuro è stata una sorpresa." la frase spezzò l'aria come una lancia che si dirigeva verso il suo bersaglio. La Veela decise che era il caso di tornare a guardare il suo appartamento e forse si meritava una seconda sigaretta, sicuramente la rossa non ne sarebbe stata dispiaciuta. Perciò mentre cercava la seconda dose di nicotina, Lia ascoltò la presentazione della rossa che le esponeva anche il motivo per cui Vath avesse scelto proprio lei. Drinky Anser, ecco chi era la rossa; quel nome a Lia fece scattare una serie di immagini mentali che viravano fra una ragazza ricoverata per una sorta di overdose e un'altra, sua concausa, che ne parlava continuamente come se fosse la cosa più importante del mondo.
"Anser... Se non ricordo male sei stata ricoverata per problemi con il Distillato della pace... Sicuramente nulla di grave in confronto al mio suicidio, scommetto che ne avrai sentito parlare..." Lia dava per scontato che Drinky sapesse chi lei fosse e che fosse curiosa di sapere come lei fosse lì, eppure i suoi pensieri continuavano a riportarla alla sua exconcasata che parlava della Anser praticamente sempre: era come se quel ricordo le desse fastidio, per un motivo ignoto, eppure erano solo parole di una ragazzina che non sapeva che fine avesse fatto.
Decise di concentrarsi sulla sua sigaretta, stretta fra indice e medio ancora spenta, a differenza di Drinky non cercò accendini o fiammiferi ma prese la bacchetta incendiando l'inizio di quel dannato strumento babbano, se la portò alle labbra è per un lungo attimo di tempo andò alla ricerca di cosa l'ex serpe avesse di particolare: in fondo aveva vissuto fra i babbani per molto e doveva presentare qualcosa in più dei maghi, altrimenti perché la biondina non era stata in grado di ignorarla e non notare i colori e la struttura del viso senza paragonarla a criteri aurei? Probabilmente era solo per i ricordi riaffiorati e per quel problema che in un certo senso le avvicinava. Non provava ciò che aveva sentito incontrando Mireen, né era certa perché con l'azzurra si era sentita completamente al sicuro in grado di poter parlare della sua morte, non aveva osservato a lungo il viso della sua amica nonostante i capelli azzurri e i ricordi che le suscitava; no, con Drinky Lia si sentiva in balia, come se vederla imbarazzata fosse una pugnalata e ogni sguardo era come se fosse tornata sotto l'acqua del lago a morire. Era una cosa troppo strana, non era né come l'incontro con Maurizio né come ciò che sentiva per Issho, era più come un volersi nascondere e mostrarsi in un gioco che non aveva senso e che le faceva nascere una sorta di desiderio di mangiare... No, non era mangiare... Doveva capire meglio cosa fosse quel senso.
"Vath ha sempre amato essere gentile...." soprattutto quando gli torna utile. "Figurati, qui fra i maghi nessuno fuma... Mi sento sempre un po' a disagio, ma in due è più tranquillo." rispose con gentilezza mentre liberava la sigaretta e il fumo ispirato, almeno quello le creava un'emozione che riconosceva non come succedeva con le persone: in quel momento odiò non saper comprendere le sue stesse emozioni, ma che ci poteva fare le stava imparando a gestire da appena pochi anni, prima proprio non le provava.


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Edited by Lia Soxilia - 13/4/2018, 09:52
 
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view post Posted on 15/4/2018, 11:13
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Quando Lia confermò che la sorpresa fosse effettivamente riuscita, Drinky si sentì spiazzata dal tono usato dalla ragazza. Non riusciva a capire se ne fosse contenta ma tenesse comunque alte le proprie difese, alla disperata ricerca di non far trapelare emozioni, o se forse avrebbe preferito trovarsi davanti suo cugino piuttosto che un’ex compagna di scuola.
D’altra parte Vath non aveva organizzato il tutto solo per la parente ma anche per fare un favore alla Serpeverde, rimasta per troppo tempo lontana dalla realtà a cui sentiva di appartenere.
Cercava il contatto visivo mentre le parole uscivano dalla bocca di Lia, ma lo sguardo cadeva sempre sulle sue labbra carnose come una costante e piacevole distrazione. La rossa sentiva il suo cervello spaccato a metà, da una parte voleva stare il più attenta possibile ai discorsi della ragazza, dall’altra il suo cervello si era praticamente accasciato in un lato della scatola cranica in completa estasi. Più la guardava più le mani sudavano e lo stomaco si contorceva, come se uno stormo di pterodattili continuasse a volare e a scontrarsi al suo interno.

*Ok calma. Non è la prima ragazza con cui parli. Senti quello che ha da dire e mettiti le mani in tasca prima che pensi che tu abbia una strana forma di iperidrosi! Respira e calmati. Maledetti disturbi d’ansia.*
Fumò la sigaretta ad una velocità tale che i bronchi cominciarono a chiedere pietà, mentre infilò velocemente la mano sinistra in tasca cercando di asciugarla con il tessuto del cappotto.
Poi Lia disse tre semplici parole che riconnetterono la mente di Drinky immediatamente: Distillato della Pace.
Serrò la mascella e riuscì a distogliere lo sguardo da quelle labbra per abbassare la testa e fissarsi gli anfibi.
Ancora una volta il suo passato era arrivato prima di lei, come se quell’unica esperienza andasse a definire chi fosse, cosa facesse, cosa volesse. Non voleva essere ricordata solo per la sua dipendenza o per il temperamento difficile avuto in gioventù, non voleva mostrare una ferita che ancora non si era cicatrizzata e che continuava a riproporsi ciclicamente. In quel momento in realtà un po’ di Distillato le sarebbe stato utile; spesso durante i giorni più difficili, durante le lotte con sé stessa avrebbe voluto riprovarlo, le mancava come se fosse una persona che non vedeva da tanto tempo. Ma fino adesso, fortunatamente, non ci era ricascata e non aveva intenzione di tradurre quella mancanza in realtà.
In seguito Lia accennò al suo suicidio, al che Drinky riprese immediatamente il contatto visivo, questa volta focalizzandosi su quegli occhi profondi che nascondevano un passato doloroso e traumatico.
Che la bionda avesse tirato fuori da sé quel discorso spinoso, permise a Drinky di abbassare le proprie difese, le quali si erano appena impennate col suo riferimento alla quasi overdose. Si trovava comunque davanti ad una persona che aveva toccato il fondo proprio come lei, che aveva sperimentato quanto possa essere ingannevole la mente, di quanto a volte sia difficile gestire le proprie emozioni ma soprattutto riuscire a dare un nome a quello che si prova. In un certo senso sentiva che il proprio passato le avvicinava in qualche modo. Certo, all’epoca anche la rossa aveva valutato il suicidio come possibile via per “smettere di sentire”, risultato ottenuto eccellentemente grazie alla pozione che le permetteva di annullarsi e di non aver più bisogno di vie di fuga alternative.

Sì, mi ricordo di quello che successe quell’anno…e mi dispiace. Penso che nessuno si meriti di provare qualcosa che lo spinga ad un gesto tanto estremo. Cercò di usare il tono più dolce ed empatico possibile, sentendo gli occhi che quasi si allargavano mentre la guardava.
Voleva abbracciarla, lo sentiva dentro come un bisogno quasi ingestibile. Fece un passo in avanti, quasi pronta a stringere a sé quella splendida ragazza che forse ne aveva vissute troppe pur essendo molto giovane.

*Ma sei scema? Dai, dai abbracciala, così magari ti arriva una sberla e torni in qua. Ma ti pare che una persona che non ti vede da anni possa apprezzare contatto fisico a caso? Ripigliati.*
A quell’urlo della propria coscienza, Drinky si paralizzò arrossendo e arretrando. Velocemente cercò di tagliare l’aria, sperando che Lia non si fosse accorta di quel suo momento di défaillance.
Però sono contenta che tu sia qui, ora. E comunque ti trovo diversa da come ti ricordavo. Magari “diversa” poteva risultare dispregiativo? In senso buono ovviamente! Ti vedo…bene! Molto bene.
Stava facendo un casino assurdo. Generalmente Drinky sapeva di essere abbastanza brava nell’arte oratoria, cosa che le era servita molto durante la scuola in tutto ciò che era interrogazione orale. Eppure quel giorno non riusciva ad essere brillante, davanti a lei non riusciva a non avere paranoie su tutto quello che faceva o diceva. Le sembrava di essere venuta al mondo il giorno prima e di starsi affacciando continuamente a cose nuove e diverse. Era simile alla sensazione che aveva avuto nell’ultimo periodo con Lawlea, prima di decidere di troncare il rapporto.
Apprezzò comunque l’apertura che Lia le aveva mostrato parlando del suo passato. La curiosità non si era spenta, avrebbe voluto chiedere di più, sapere nel dettaglio come fosse successo e come potesse essere lì, davanti a lei in carne e ossa se il suicidio era andato “a buon fine”, ma non voleva essere lei a farle rivivere ricordi spiacevoli. Se la ragazza avesse parlato, avrebbe ascoltato volentieri, se invece avesse preferito mantenere il silenzio a riguardo sarebbe andato bene ugualmente.
Lia fece riferimento al cugino e al fatto che nessuno tra i maghi fosse un accanito fumatore. Effettivamente era un vizio puramente babbano, e infatti Drinky si chiese come mai anche lei fumasse, ma non sapendo nulla di quello che le fosse successo dal suicidio in poi, pensò che forse anche lei avesse passato un periodo a contatto con i babbani.
Nel frattempo la bionda era a metà di una seconda sigaretta e questo suggerì all’ex Serpeverde che, magari, non era l’unica a sentirsi a disagio. Possibile che Lia stesse provando quello che stava provando lei? No, forse no. Forse era solo un film che stava iniziando ad essere proiettato nella mente di Drinky.

Quando finisci di fumare, se ti va, mi farebbe piacere offrirti qualcosa qui da Florian.
*Chapeau, ce l’abbiamo fatta a partorire una frase di senso compiuto!*
O se preferisci possiamo rimanere qui fuori! Insomma, quello che ti mette più a tuo agio
*…*
Concluse sorridendo.



 
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Lia Soxilia
view post Posted on 15/4/2018, 14:50





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Ecate Soxilia O'Connor
26 ☘ Veela ☘ ex-Corvonero ☘ scheda [x]


L
o aveva notato girandosi, quando i suoi occhi erano tornati a fissare la donna, era stato come sentirsi colpita da uno schiantesimo: Drinky non la guardava minimamente negli occhi, i era fissata a fissarle la bocca che stringeva la sigaretta ad ogni tiro e si schiudeva ad ogni respiro fumoso; sembrava quasi fremere e se ciò non bastava le mani della donna erano stranamente lucide. Lia si domandò cosa prendesse a quella ragazza, ma in realtà anche lei tornava spesso a concentrarsi su dettagli sciocchi e assolutamente inutili della rossa: i suoi occhi si muovevano animati di vita propria attorno alla figura seguendone la silhouette nascosta dal cappotto per poi soffermarsi sul collo sfiorato dai capelli, sentiva un'emozione che non conosceva verso quei capelli quasi come se provasse odio e invidia contemporaneamente e una sorta di senso di proprietà per quel collo lambito ripetutamente dalla chioma. Fu grazie al modo compulsivo con cui Drinky fumò la sua sigaretta che Lia poté riprendersi da quel suo osservare e litigare con oggetti inanimati; a differenza della rossa la Veela fumava con calma quasi teatralmente mentre avvertiva il calore del fumo riempirle i polmoni e lasciarli, era un suo modo per permettere al suo cervello di capire cosa stesse accadendo, per prendere tempo verso quell'incontro che ancora non era in grado di definire e collocare in una casella di gradimento. Fu solo quando Lia nominò il piccolo vizio passaro della rossa che ella chinò lo sguardo distogliendolo dalle sue labbra e involontariamente la Veela strinse il pungo destro libero lungo il fianco e si sentì scottata.
Perché ha smesso di guardarmi...? Perché mi importa? E' solo una ragazza con cui ho frequentato Hogwarts. Però sembra che quei ricordi le causino dolore.... Ma perché mi importa?! Ha la mia stessa espressione di quando parlavo del suicidio con Issho-sama....
Il dispiacere che Drinky rivolse al ricordo di ciò che la giovane Ecate aveva fatto oscurò quel dibattito interno che Lia stava avendo e la costrinse a sottolineare quanto fosse lieta di averlo fatto: "Non dovresti dispiacertene. Ho preso una decisione che può essere opinabile, che ha fatto soffrire le persone che avevo attorno come Vath... Ma non ha fatto soffrire me." Non voleva sbilanciarsi troppo sulle motivazioni, l'incisione sulla testata del suo letto nel dormitorio era ancora là così come il suo tatuaggio argento regalava un piccolo bagliore al suo avambraccio sinistro scoperto dalla camicia: erano i simboli che la vita non era solo fatta del passato marchiato sul corpo ma anche di quello che ne aveva fatto; infatti lei era tornata, nonostante tutto.Un gesto involontario portò il pugno chiuso ad aprirsi e far scorrere le dita sulla cicatrice in rilievo e decorata d'argento che scriveva quelle parole tanto forti quanto fragili: parlava di uomini e li spronava a non vivere solo come selvaggi, ma a perseguire la conoscenza e le virtù, quante volte Lia aveva perseguito quelle due indefinibili figure piuttosto che le persone? Troppe.
Lia sorrise a quella frase imbarazzata e piena di paranoie che Drinky le aveva rivolto, nemmeno si era accorta del passo avanti e sperava che lei non avesse notato il suo accarezzare il passato. "Oh beh... Morire può portare molti vantaggi!" Rise divertita sapendo ciò che diceva e immaginando che Drinky non avrebbe capito esattamente a cosa si stesse riferendo; le si sporse vicino per sussurrarle un segreto, o questo era l'effetto che voleva dare, e quindi riprese divertita. "Ultimamente mi basta fare gli occhi dolci a chi voglio perché faccia ciò che mi va.... Sarà il fascino da cadavere?" Un'occhiolino, i visi troppo vicini, il fumo dell'ultimo tiro che chiedeva d uscire; le scappò un gemito muto rendendosene conto, il fumo uscì rapido dalle labbra mentre lei si ritraeva. La Veela che era in lei sembrava aver perso la sua capacità di controllo. Ma fortunatamente Drinky tentò di invitarla a bere o mangiare qualcosa da Florian, anche lei sembrava fuori controllo ma ciò faceva solo sorridere la bionda che quasi lo trovava dolce(?). Terminò la sigaretta schiacciandola nuovamente con il suo tacco a stiletto e si rivolse alla rossa facendo strada con la mano destra. "Beh, allora prego, non rifiuto certo, ma solo se scegli tu."
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view post Posted on 15/4/2018, 19:04
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Si soffermò a guardare il tatuaggio argenteo che la bionda davanti a sé si era sfiorata dopo aver sottolineato il fatto che, riguardo al suo suicidio, non c’era di che dispiacersi.
Curvò la testa per cercare di leggere quello che c’era scritto nell’avambraccio della ragazza, stringendo gli occhi per mettere a fuoco…era in italiano. Conosceva quel pezzo. Quando era piccola e sua mamma aveva problemi con l’alcol, lei passava molto tempo con quella che probabilmente era la persona più importante della sua vita: sua sorella maggiore June.
La parente, anch’essa ex Corvonero, era un’appassionata di letteratura straniera e per anni si era impegnata affinché riuscisse a trasmettere lo stesso amore per la lettura anche a Drinky. Avevano letto la Divina Commedia insieme un’estate, l’estate in cui la rossa avrebbe compiuto dodici anni. La leggevano in lingua originale e June si destreggiava nel tradurre passo a passo tutte le pagine che scorrevano, spiegandone il significato alla sorellina. Le era piaciuto molto l’Inferno, un po’ meno il Purgatorio e meno che meno il Paradiso, ma quel libro era stato una compagnia importante che aveva unito ancora di più le due Anser in un momento complicato e doloroso.

L’inferno dantesco… disse Drinky indicando quel segno argentato che decorava la pelle della ragazza.
Conosco quella frase, ho letto la Divina Commedia con mia sorella molti anni fa. E sorrise.
Avrebbe voluto chiederle di più su quel tatuaggio che sembrava una cicatrice, ma esitava. Se l’era toccato mentre ricordava il suo suicidio e l’ex Serpeverde ancora non capiva quanto in là potesse spingersi con Lia, quanto dovesse dosare le parole.

Comunque anche io ho un tatuaggio!
Si tirò giù la zip del cappottino nero e con la mano prese il collo della maglietta che indossava, tirandolo in giù e mettendo in mostra la porzione di pelle subito sotto la clavicola sinistra.
È una volpe. Però il tuo è decisamente più particolare del mio…non ne avevo mai visti di quel colore.
Si ricompose in fretta, aveva paura che questo suo esporsi potesse mettere a disagio in qualche modo la biondina.
Le sembrava che Lia fosse in qualche modo divertita dal suo imbarazzo e dal suo essere impacciata; non poté far altro che sorriderle di riflesso. Forse poteva davvero abbassare le proprie difese. Di cosa doveva aver paura? Era quella la grande domanda. Perché si sentiva in balia di quegli occhi che sembravano scannerizzarla continuamente? Non riusciva a darsi una risposta. Ed era in quel momento che Lia disse che morire poteva portare molti vantaggi. Quindi era davvero morta e risorta…o magari non era mai risorta.

*Oddio è un vampiro. Ora mi ammazza me lo sento. Come ha fatto a morire davvero e a tornare in vita? Ma non può essere un vampiro…guardala. È troppo bella per essere un vampiro.*
La ragazza era davvero un mistero, un puzzle di cui Drinky cercava i pezzi.
E poi si avvicinò, per sussurrarle all’orecchio. In quel momento, la rossa pensò che quello che stava scorrendo nelle sue vene non fosse più sangue ma lava, il cuore le si era fermato e come un missile si era infilato nella gola, creando un groppo fastidioso. Gli pterodattili nello stomaco si erano moltiplicati e continuavano nella loro danza caotica.
*Respira, respira, respira. Se non respiri, svieni. Respira!*
Aveva caldo, troppo caldo, eppure avrebbe voluto che quell’attimo durasse di più. Avrebbe voluto di nuovo stringerla a sé ma questa volta non per farle capire il suo dispiacere per il dolore che aveva vissuto. Il cervello le era andato completamente in pappa e le gambe avevano iniziato a tremare.
Poi si staccò, accettando il suo invito a entrare nel locale.
Drinky si sentì esattamente come quando esci con la testa dall’acqua dopo essere stata in apnea per troppo tempo. La seguì all’interno del locale, cercando ancora di decifrare i messaggi che il suo corpo e la sua mente le stavano mandando continuamente.
Il profumo dei dolci invase le sue narici e nonostante fosse una grande amante delle cose eccessivamente zuccherate in quel momento lo stomaco di Drinky era grande come un fagiolo (ripieno di pterodattili ovviamente), la fame le era estranea. Ma non voleva fare la figura di quella che in un locale pieno di ogni prelibatezza prende il solito bicchiere d’acqua, quindi si fece coraggio e cominciò a scorrere con gli occhi tutto quello che era esposto nel bancone.
Lia era accanto a lei, abbastanza vicina da sentire il calore che emanava il suo corpo ma troppo distante perché si toccassero.

*La sua temperatura corporea sembra quella di una persona viva…ok, forse allora non è un vampiro.*
Avrebbe dovuto decidere lei cosa prendere per l’ex Corvonero, e in quel momento le sembrava più facile coccolare e riuscire a far fare le fusa a un Nero delle Ebridi che non scegliere qualcosa che potesse piacerle.
Sono indecisa tra una fetta di Foresta Nera e la mousse Cioccomenta. Un sacco di gente mi ha sempre detto che non capisce come possa piacermi la menta con il cioccolato e ci rimango sempre quando scopro che la menta non piace a tutti. A me invece piace un sacco!
*Dettaglio essenziale vero? Vuoi raccontarle magari di quella volta che sei caduta dalla scopa per inseguire una lucciola? O che una delle esperienze più emozionanti della tua vita è stata vedere partorire la capretta dei nonni? Ma cosa vuoi che gliene freghi a lei se ti piace la menta!*
La mente di Drinky continuava a tormentarla, a metterla più in imbarazzo di quanto già non fosse. Le sembrava che ogni passo che faceva fosse quello sbagliato eppure non riusciva minimamente a controllarsi. Sentiva Lia a fianco a lei, tirò fuori la mano dalla tasca e la fece scendere lungo il corpo per vedere se quel gesto potesse accorciare la distanza che le separava, ma ancora non riusciva a sfiorarla.
Ehm, ecco. Quindi che ne dici? Foresta Nera o Cioccomenta?
Tanto per la fame nulla che aveva, qualsiasi cosa sarebbe andata bene in quel momento e non se la sarebbe comunque goduta facilmente.



Edited by Drinky - 16/4/2018, 10:00
 
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Lia Soxilia
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Ecate Soxilia O'Connor
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U
n secchio di acqua ghiacciata non l'avrebbe colpita così forte come avevano fatto le parole di Drinky che, forse per avvicinarlesi o per cercare un contatto, aveva parlato del suo tatuaggio; era strano, Lia non pensava che sentirla parlare di quel tatuaggio e quel poema potessero colpirla, lo aveva mostrato a Mireen e ne avevano parlato molto quel giorno, eppure Drinky rendeva tutto più difficile. La rossa aveva un effetto che Lia non riusciva a decifrare, la innervosiva e la colpiva con frasi che aveva già sentito pronunciare, la faceva perdere in un bicchier d'acqua e contemporaneamente la teneva sulle spine, se avesse dovuto dare una definizione della rossa l'avrebbe paragonata a cogliere una rosa selvatica: troppo per lasciarla stare, troppo per poterla avvicinare. Avrebbe voluto rispondere, la frase a mezz'aria che chiedeva di uscire, ma le labbra non si muovevano e la forza per aprirle era smisurata in quel momento.
Le lezioni dei Kami Lia-san... I Kami ci insegnano la condivisione...
Fu assurdo vedere come la rossa volle assolutamente mostrarle la volpe tatuata sotto la clavicola sinistra, sgualcendo vestiti e inosservante di quanto potesse essere frainteso quel gesto; fu completamente ridicolo e gentile da parte sua, come se avesse voluto esporsi anche lei come aveva intuito essere per Lia quel tatuaggio. Fu allora che comprese la connessione che il suo cervello aveva fatto fra il soprannome che le girava per la mente da quando l'aveva incontrata. "Ma quindi sei tu la famosa Foxy!" Furono le uniche parole che riuscì a dire, sorpresa e felice come se avesse risolto un puzzle complicatissimo: quella voce che continuava a chiamare Foxy l'aveva messa a disagio per troppo, ora sapeva di cosa si stava parlando e quindi tutto andava per il meglio. In più parlare di quel soprannome sperava distogliesse l'attenzione dal suo tatuaggio, almeno per un periodo sufficiente a farle creare una frase di senso compiuto; quell'avvicinamento che aveva cercato lei le aveva fatto fondere il cervello mentre il cuore batteva troppo forte, era come quando l'Arpia che nascondeva chiedeva di uscire, come quando cercava di trattenerla e lottava contro le sue emozioni turbolente e repentine che la incitavano a lasciare lo spirito di vendetta libero. Anche Drinky sembrava non sentirsi bene, o almeno sembrava boccheggiare a vuoto. Lia sentiva il bisogno di allontanarsi il più possibile da quella ragazza che le stava facendo perdere la ragione più di quanto già non lo facessero le emozioni, eppure più le stava lontano più soffriva sentiva qualcosa lacerarle l'anima e crearle una voragine di vuoto incolmabile; nemmeno i pensieri su tutte le persone a cui voleva bene servivano, nemmeno l'odore di dolci che si era legato a Mireen le faceva tornare il sorriso, incupita improvvisamente. Ma Drinky fu subito lì, accanto a lei, nel locale quasi vuoto nonostante il pomeriggio caldo di quel sabato, la mano della rossa era scivolata lungo il fianco quasi come se volesse allungarla per toccare quella di Lia mentre le parlava di menta e cioccolato; a Drinky piaceva l'abbinamento e le stava proponendo di mangiare proprio quello, Lia dal canto suo preferiva sapori più speziati ed esotici come la cannella e il cardamomo, come la crostata con crema al profumo di ribes e tapioca. Le sorrise facendo esattamente come lei per avvicinare almeno un po' quel contatto che riusciva a darle una sorta di pace e furia. "Ad essere onesti on ho mai provato cioccolato e menta, una mia cara amica quando ci siamo conosciute qui mi ha fatto mangiare nuovamente la Foresta Nera ma prima di quella volta non mangiavo dolci occidentali da molti anni... In Giappone ho assaggiato dolci speziati che mi hanno veramente colpito, ma magari tu puoi farmi conoscere la combinazione cioccomenta così da avere un'alleata contro tutta quella gente.... In fondo per il mio eroe preferito non siamo fatti per vivere come bruti, ma per perseguire conoscenza e virtù..." Aveva lanciato quel piccolo amo, voleva sapere se a Drinky interessava quello che nascondeva o era pura curiosità da pettegolezzo; voleva regalarle un indizio per decifrarla in fondo quale mago purosangue appartenente alla lista dei Venti conosceva ed apprezzava la cultura babbana? Inoltre il riferimento al Giappone era l'ennesima tentazione che le offriva: poteva chiederle di tutto, ma solo una domanda le avrebbe permesso di schiudere il vaso di Lia. Il gioco era un passo doble dove ognuna delle due cercava di evitare i piedi dell'altra e di mantenere la presa.
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view post Posted on 17/4/2018, 14:16
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Foxy…erano anni che nessuno la chiamava più così. Dal secondo anno a Hogwarts, quel soprannome datole da Law si era diffuso tra tutte le sue amicizie ma non credeva che fosse arrivato anche alle sue semplici conoscenze.
Adesso non allarghiamoci, famosa io? Ahahah, chi ti ha detto il mio soprannome? Non pensavo fosse di comune conoscenza. Domandò girandosi verso Lia e alzando un sopracciglio.

D’altra parte, lei era una Corvonero quindi non sembrò così assurdo che Law avesse parlato di lei alle sue concasate. Però era strano come in quel pomeriggio, tutti i ricordi più significativi della sua vita stessero venendo fuori l’uno dopo l'altro: l’overdose, l’alcolismo di sua madre, la capretta partoriente, Law…
Era da un po’ che non pensava più al suo primo amore. Sapeva, per vie traverse, che si era trasferita negli Stati Uniti per proseguire gli studi accademici come storica, ma nulla di più.
Ormai lei apparteneva ad un’altra vita di Drinky, non era solo un capitolo chiuso ma proprio un libro concluso e riposto nello scaffale più alto di una libreria, bello da guardare ma che non viene mai voglia di rileggere. Con gli anni poi, il suo cervello aveva compiuto un’ottima opera di filtraggio dei ricordi, tenendo quelli belli e lasciando andare quelli brutti, in modo da mantenere solo una sensazione dolce e malinconica ma non dolorosa.
Si riprese dalla digressione cercando di studiare l’espressione di Lia alla sua domanda, ma velocemente preferì distogliere il contatto visivo per non sembrare inquisitoria.
Stava quasi cominciando a provarci gusto in quel vortice di emozioni in cui la bionda la stava trascinando. Era tutto estremo, tutto forte. Era sentirsi vivi dopo tanto tempo. Più stavano di fronte l’una all’altra più Drinky si trovava a dover placare gli istinti e aggrapparsi alla sua parte più razionale, cercando di concentrarsi su altro come i dettagli che le circondavano.
Ricominciò a guardare i dolci esposti sul bancone, finché la voce di Lia non richiamò nuovamente la sua attenzione. Dalle sue parole capì che la ragazza era abituata ad altri sapori più orientali e fece riferimento ad un viaggio intrapreso in Giappone.

Allora devo portarti assolutamente in un negozietto che ho trovato a Londra, vicino a Soho. Lì ci sono i mochi più buoni in assoluto, potrei mangiarne quattordici di fila!
*Ok allora, intanto pensa a finire questo appuntamento e SOLO DOPO MAGARI gliene proponi un altro? Va bene?*
Ecco, ora aveva voglia di mochi e sushi. Drinky avrebbe potuto far sì che la sua dieta si basasse esclusivamente su mochi, sushi, pad thai, carne molto al sangue e zucchero in ogni sua forma.
*Almeno ti è tornato l’appetito.*
Ripensò al viaggio che aveva fatto tre anni prima con Declan: due mesi per visitare Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Vietnam e Cambogia per finire in Thailandia. Si erano entrambi dovuti licenziare per quel viaggio ma ne era decisamente valsa la pena. Drinky aveva lasciato un pezzo del suo cuore in Thailandia; perdersi tra le strade di Bangkok in mezzo alle luci, al casino e all’umidità per poi vedere paesaggi mozzafiato nelle Phi Phi Island.
Quindi sei stata in Giappone? Io ci sono andata tre anni fa con il mio migliore amico babbano. Ho dovuto prendere un sacco di aerei per la prima volta…non mi hanno entusiasmata molto. Però è stato un viaggio bellissimo, anche se in Giappone ci siamo stati solo otto giorni.
Le disse sorridendo. Chissà invece cosa ci avesse fatto Lia in Giappone. Magari si era nascosta lì dopo il suicidio, ecco perché non le era arrivata voce del fatto che in realtà fosse tornata in vita.
Quando fece la battuta dell’alleata contro gli ignobili che denigravano il cioccomenta, di nuovo la voglia di abbracciarla infiammò Drinky. Quella ragazza, per quanto enigmatica, aveva un senso dell’umorismo che la faceva impazzire e per quanto la considerasse imprevedibile, si sentiva in un certo senso protetta con lei.
E subito dopo, ci fu di nuovo un riferimento a Dante e al tatuaggio che Lia non aveva commentato: se non voleva parlarne, perché tormentare la sua curiosità in quel modo? In realtà a Drinky piaceva quel gioco che stavano facendo, quel continuo lanciare il sasso e nascondere la mano; stava iniziando a vederla come una piacevole sfida. Ma la cosa non si fermava solo lì, non era solo semplice curiosità, era qualcosa di più. Sentiva una connessione con la bionda, una connessione che non capiva e a cui voleva dare un nome, voleva sapere se davvero la sofferenza che entrambe, in modo diverso (e di entità diverse), fosse veramente condivisa o se fosse solo un suo viaggio mentale, una sua sensazione. Cosa nascondeva Lia? E soprattutto perché? Come aveva fatto a cambiare così tanto in quegli anni, così tanto da sembrare un’altra persona?

E perseguire le vie della conoscenza e della virtù è servito a salvarti?
Non sapeva come le fosse uscito, l’aveva detto e basta come se fosse un impulso incontrollabile, come se sapesse che quella frase non fosse messa lì a caso o per semplice tributo ad un eccellente scrittore.
*Tu e la tua diarrea verbale. Dovresti metterti un checkpoint tra cervello e bocca ogni tanto, sai?*
Resasi conto della gaffe, cerco subito di rimediare aggiungendo
Direi che è una frase degna di un’ottima Corvonero d’altra parte!
All’epoca aveva molto riflettuto sugli scritti di Dante e da lì aveva sviluppato una passione per il mondo della filosofia, nella quale cercava spesso di rifugiarsi nei momenti bui. Definire Drinky una mente filosofica però era abbastanza ardito perché per quanto cercasse la strada più razionale e logica, la sua mente paranoica era spesso troppo istintiva. Era una mente che viaggiava a volte troppo velocemente, costituita da pensieri intrusivi che si susseguivano rapidi e che lei stessa faceva fatica a contenere. E spesso si interrogava su quanto la conoscenza fosse un bene o fosse un male.
Ogni tanto si guardava indietro e pensava a come sarebbe stata la sua vita se fosse rimasta nell’ignoranza, se avesse avuto un’infanzia diversa o avesse fatto scelte diverse. Sicuramente avrebbe perso l’empatia così sviluppata che aveva ma, altrettanto sicuramente, sarebbe stata in grado di dare un nome a tutte le emozioni che provava, non si sarebbe sentita sempre così frammentata.
Insomma, se lei fosse rimasta dentro la caverna platonica, sarebbe stata più felice?
Si rese conto che il suo cervello aveva staccato la spina di nuovo e lottò per ritornare nella realtà. Lia la fissava.

*Chissà che faccia stavi facendo…da quanto sei zitta? Minuti? Penserà che hai qualche danno cerebrale! Parla!*
Scusa, pensavo di nuovo ai mochi.
E abbassò lo sguardo cercando di nascondere il volto imbarazzato.


Edited by Drinky - 27/4/2018, 09:48
 
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Lia Soxilia
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Ecate Soxilia O'Connor
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L
a danza della conoscenza sembrava una coreografia di una musica Heavy metal con pochissimi attimi di respiro fra un passo e l'altro, eppure in quei momenti di pausa il respiro mancava di più e Lia si ritrovava a non saperne il motivo. Quando aveva pronunciato il soprannome aveva notato una sorta di chiusura di protezione da parte di Drinky, quasi colpita da uno schiantesimo, cercava di far cadere l'attenzione da quel nomignolo ma nel farlo cercava risposte e per Lia osservare quel momento di emozione limpida fu sufficiente per capire che ne era rimasta scottata.
"Oh si, parlavano di te in continuazione! O meglio.... una delle mie concasata parlava di te in continuazione... Hai presente quei film romantici per ragazzine dove la giovane innamorata non fa che parlare del ragazzo per cui ha una cotta? Beh, quella ragazza faceva proprio così! E purtroppo lo faceva la sera quando io stavo studiando nella sala comune perché la biblioteca chiudeva.... Non so se capisci quanto era fastidioso!" Lia aveva usato un tono apatico, per un attimo era tornata la Ecate che odiava quelle serate di chiacchiere in cui veniva coinvolta involontariamente, era stato più forte di lei ma ciò nonostante aveva come percepito che forse quel discorso avrebbe potuto recare una sorta di dolore a Drinky e così aveva rimediato con quella punta velata di dispiacere di chi non ne aveva assolutamente idea: "Però immagino che per te sia stato bello... Essere amata in quel modo... Non riesco ad immaginarlo..."

Drinky si era rifugiata nuovamente nella sua testa, era una cosa che le stava capitando spesso forse era una sua abitudine, e Lia non sapeva esattamente come comportarsi così rimaneva lì in silenzio in attesa del segnale di ripresa: solitamente la guardava in volto appena un attimo per poi distogliere lo sguardo che, simile a quello maschile in un situazione simile, non negava una sorta di attrazione. Questa volta la rossa riportò lo sguardo sul bancone dei dolci e solo allora Lia parlò delle sue preferenze in materia di gusti aggiudicandosi un'esclamazione adorante di Drinky che parlava di cucina giapponese: conosceva un negozietto fantastico a Soho, che senza sapere era il quartiere accanto all'appartamento di Lia. La veela sorrise fissandola negli occhi e rispose al suo entusiasmo con la stessa allegria. "Soho? Io abito lì accanto a Canon Row... Però se ti piacciono così tanto i mochi dovresti venire a casa mia a cena, è il primo piatto che ho imparato a fare in Giappone e li possiamo mangiare guardando il London Eye dal mio balcone!" Nemmeno razionalizzò che l'aveva invitata a cenare a casa sua come una sorta di secondo appuntamento, nemmeno si accorse che la cosa potesse suonare strana, per lei era il modo più logico e sensato per farle assaggiare dei mochi fantastici.
Drinky le rivelò che era stata in Giappone, per otto giorni, e aveva dovuto prendere un sacco di aerei, era andata con un amico babbano tre anni prima; Lia si rabbuiò un attimo pensando al Giappone: aveva amato quel mondo, quell'universo magico e sociale, eppure era scappata a gambe levate; aveva trovato un padre in Giappone, un sensei, un amore che non sapeva spiegare, ed ora quel mondo era tornato credendo di essere in torto. Issho le aveva insegnato tanto soprattutto che oltre ai libri, la conoscenza si poteva trovarla nella natura. Ma non era pronta a parlare del Giappone, non era pronta a parlare di quel bacio mancato, di quel sentimento espresso o di quella crescita; non ancora, era qualcosa che si portava dentro da cinque anni, lo aveva tenuto per se e ancora doveva parlarne a Vath o a Mireen o a Nixy o a Colin... Solo Issho sapeva e ciò era quasi un peso.
Poi Drinky ci riuscì, pronunciò l'unica domanda che a nessuno era venuto in mente di fare e che forse poteva spezzare le catene con cui stava cercando di legare il suo nuovo essere; era stato un fulmine improvviso che aveva lasciato Lia immobile con ancora la mano lungo il fianco rivolta alla ricerca di quella di drinky, gli occhi di ghiaccio vibranti come in combattimento con l'arpia le labbra ancora immobili a cercare una risposta. "Salvarmi?" Lia non aveva mai creduto che qualcuno o qualcosa potesse salvarla, o meglio non credeva di poter essere salvata: a sei anni aveva accettato che non avrebbe mai potuto essere come gli altri che non li avrebbe mai capiti, a quattordici aveva deciso che non si sarebbe mai schierata come gli altri, a sedici aveva capito che non poteva stare con i purosangue convinti, a diciannove sapeva che non avrebbe avuto pace tranne che nella morte, a ventuno aveva dovuto arrendersi al fatto che non aveva nessuno, a ventiquattro aveva scoperto che la volevano solo per il piacere; chi o cosa poteva salvarla da tutto quello? Lia non badò ad altro della loro conversazione, il suo pensiero naufragava in quella parola così strana e dolorosa. Nemmeno quando si era lanciata nel lago per morire aveva pensato di salvarsi, nemmeno quando era scappata in piena notte, sapeva che non poteva salvarsi: lei era una condannata, dalla natura e dalle sue scelte.
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view post Posted on 28/4/2018, 12:03
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Lia le aveva spiegato di una certa concasata che la nominava spesso, quasi fosse innamorata di lei. Parlava sicuramente di Law…era l’unica Corvonero con cui Drinky avesse veramente stretto.
Ma innamorata? Per tutto quel tempo Lawlea era stata innamorata di lei? Per un attimo si sentì tornata la quattordicenne spaventata da sé stessa, la ragazzina che cercava nella Pozione della Pace un attimo di pausa dalle emozioni, un’anestesia.
Quanto avrebbe voluto un po’ di pozione in quel momento. Quanto avrebbe voluto sentirsi, anche solo per un secondo, di nuovo annebbiata, di nuovo distaccata da quello che le avveniva intorno: potersi scindere dal passato e tornare nella nuvoletta felice.
Invece il passato la stava investendo come il Nottetempo in piena faccia.
Ma non poteva permettere al passato di decidere di nuovo il suo presente, specialmente dopo tutto quello che le era costata la sua dipendenza e la sua debolezza. Per quanto ormai Law fosse un capitolo chiuso della sua vita, a quelle parole non poté non immaginare come sarebbe andata la sua vita se si fosse dichiarata, se si fossero messe insieme. Si sarebbe risparmiata molte relazioni in cui lei passava da stronza perché illudeva involontariamente le altre ragazze che le servivano solo a colmare un vuoto che ancora era presente nella sua vita. Sicuramente non sarebbe mai andata in overdose, rischiando di perdere l’anno. Law poi era una ragazza decisa, fisicamente molto più forte di lei, quindi magari ora avrebbe al suo fianco qualcuno in grado di “contenerla” durante le sue crisi, in grado di farla sentire protetta e al sicuro.
Ma evidentemente non era destino. Drinky credeva in una sorta di predestinazione, sapeva che lì fuori avrebbe trovato prima o poi la persona adatta a lei, la persona che sarebbe stata in grado di amare veramente e non di usare solo per i suoi bisogni, e se con Law le cose non erano decollate probabilmente era perché doveva andare così. L’aver affrontato anche quella sofferenza l’aveva arricchita come essere umano e se le cose fossero andate diversamente, l’avrebbe bloccata nell'attuale ricerca dell’anima gemella.
Questo pensiero bastò per placare l’impulso a voler cedere di nuovo alle meraviglie della Pozione della Pace; riuscì a tranquillizzarsi e a tornare più razionale.

Mi dispiace che sentir parlare di me ti disturbasse nello studio… Non immaginavo nemmeno che lei parlasse di me. Quindi, a posteriori, ti chiedo scusa. Vorrei dirti che essere stata amata in quel modo fosse splendido, ma non immaginavo nemmeno di esserlo. Comunque suppongo di sì, essere amati è bello. Ma è inutile se la cosa non è corrisposta.
Pensò alla sua ultima ex, una strega spagnola con cui era stata per quasi un anno. Lei l’amava e Drinky pensava davvero di contraccambiare, invece le aveva solo fatto del male come evidentemente aveva fatto anche a Lawlea non rendendosi conto dei sentimenti che provava e scegliendo di allontanarla. Sentì di nuovo una stretta allo stomaco…che schifo il senso di colpa.
Poi ripensò a quello che Lia aveva detto "Non riesco ad immaginarlo…”
Com’era possibile? Una ragazza così bella mai stata amata? L’affermazione la lasciò allibita. La guardò negli occhi, in quegli occhi profondi in cui avrebbe voluto perdersi per ore e ore, in quegli occhi in cui la cicatrice del dolore non si era cancellata e probabilmente non si cancellerà mai. Forse quella splendida ragazza aveva davvero solo bisogno di conforto, di sapere che non era meno di nessuno e che anche lei meritasse la felcità, più di molti altri.
Drinky aveva di nuovo l’impulso di abbracciarla, di stringerla a sé per poterle trasmettere che c’era per lei senza aver bisogno di dirlo a voce, ma resistette a quella spinta interiore per paura di spaventarla. Per quanto si fossero conosciute in passato, quel giorno era come se avessero ricominciato da zero e la rossa non riusciva a spiegarsi perché sentisse una connessione tale con lei, un bisogno di starle accanto paragonabile al bisogno che aveva di respirare per continuare a vivere.


Di lì a poco i discorsi tornarono ad essere più leggeri e i toni più spensierati. Lia aveva colto l’entusiasmo di Drinky nel parlare dei mochi che, obiettivamente, come si possono non apprezzare? Sono la quintessenza del piacere alimentare! Fissandola negli occhi, l’ex Corvonero l'aveva invitata a casa sua per prepararglieli e l’aveva detto con una naturalezza tale che probabilmente avrebbe lasciato la rossa sbalordita.
*Sappi che ti puoi dare il cinque da sola adesso. HIGH FIVE! Ti ha invitata a casa sua, vuol dire che non stai andando così male! E poi il tuo riferimento a Law deve averle per forza fatto capire che sei gay, quindi partiamo dal presupposto che lei ora lo sappia e le vada bene, senza pregiudizi. Però aspetta, calmati, non correre. Non sai nulla della sua vita e probabilmente è etero…magari sta solo cercando un’amica che apprezzi la cucina giapponese. Come fa comunque a permettersi un appartamento in quella zona? Costa un sacco! No, no, ritorna al topic principale e non divagare. Ti ha invitata a casa sua e ora tu con molta tranquillità le dirai di “sì" SENZA FARTI FILM. Le dici di sì e ti metti in testa che è una potenziale amica, andrai a casa sua, mangerai i mochi, guarderai il London Eye, commenterai il costante aumento degli affitti a Londra e poi tornerai a casa ok? Ok, ora parla però.*
Sì! Esclamò Drinky con un sorrisone, senza aggiungere altro. Rimase a fissarla sorridente per qualche secondo rendendosi poi conto che forse l’aveva caricato con un po’ troppo entusiasmo quel “sì” e che magari avrebbe dovuto aggiungere altri elementi alla frase.
Nel senso, grazie dell’invito. Verrei volentieri da te ad assaggiare i mochi…in realtà non viviamo poi così distanti comunque. Io condivido un appartamento tra Southwark e Borough, quindi dall’altra parte del Tamigi. Solo che il mio appartamento è un buco e vivere con il mio coinquilino è come vivere con un branco di cinghiali. Infatti scappo spesso a pranzo dai miei che vivono ad Holland Park. Ad ogni modo, basta che tu mi dica quando e per me si può organizzare!
Cercò di fare il sorriso più amichevole che il suo volto le permettesse di fare, con lo sguardo voleva esprimerle qualcosa che le dicesse tipo “ok, mi piaci parecchio ma posso accettare di esserti solamente amica e tranquilla che non ci proverò.”
Pian piano Drinky stava acquisendo maggiore sicurezza in sé stessa stando davanti a Lia. Rimaneva comunque stregata dal suo aspetto ma quella connessione che sentiva era come se la calmasse, le permetteva di sentirsi al posto giusto al momento giusto e il disagio si stava finalmente affievolendo. Saltavano da un discorso all’altro ad una velocità tale che finalmente il suo cervello le permetteva di non dover cercare di star dietro ai pensieri, ma di susseguirsi semplicemente in quel flusso di coscienza e verbale che si era creato tra le due ragazze. Infatti, dopo la parentesi mochi, erano tornate al significato dietro al tatuaggio argenteo che la ragazza aveva inciso nella pelle.
Lia si era improvvisamente rabbuiata, aveva lo sguardo perso quasi di una bambina terrorizzata ed aveva ripetuto quella parola, quel “salvarmi” con un’innocenza tale che l’istinto materno di Drinky si era svegliato come un leone e avrebbe voluto solo prendere quella ragazza e portarla via da lì. Portarla ovunque, distante da quel dolore.
Di nuovo la rossa si trovò davanti a sentimenti e pensieri che non riusciva a spiegarsi, era come se la reazione della bionda la sentisse anche lei, dentro di sé, nella pancia, nel petto.
Ignorava cosa potesse essere successo, oltre al suicidio, nella vita della Corvonero ma qualunque cosa fosse doveva essere stato estremamente pesante. Il tono con cui aveva ripetuto la parola di Drinky sembrava una richiesta di aiuto, un grido strozzato di qualcuno messo all’angolo che vuole scappare e non sa come fare.
Ognuno aveva il diritto di essere felice, ognuno aveva il diritto di salvarsi o essere salvato: questo era quello che Drinky aveva appreso crescendo. La cosa più difficile però era chiedere aiuto.

Sì, salvarti. Capiscimi… Cercava le parole, cercava di esprimere quello che intendeva con “salvarti”. Quello che voleva sapere era se il perseguire la conoscenza, il sapere, l’avesse aiutata a superare ciò che evidentemente era stato così doloroso da farle desiderare di porre fine alla sua vita o meno.
Io non so molto di te, ma sono abbastanza convinta che la tua vita non sia stata rose e fiori e penso che chiunque abbia sofferto in passato cerchi di salvarsi o speri che arrivi qualcuno a farlo. Io ci avevo provato con la Pozione della Pace…cercavo di salvarmi da me stessa. Scelta sbagliata, aggiungerei.
Pensava che se avesse portato a galla anche le sue debolezze forse Lia si sarebbe sentita più al sicuro a parlare di sé e per quanto non fosse facile confidarsi con una semi sconosciuta riguardo un passato per cui provava vergogna, sentiva di doverlo fare.
Io stessa sto ancora cercando di capire quale possa essere la mia ancora di salvezza…la mia mente mi suggerisce che prima o poi arriverà nella mia vita la persona che mi aiuterà in questo senso. Ma tutti meritiamo di sentirci al sicuro, di essere amati e di amare. Insomma, forse ti sembrerà inconcludente questo discorso però…
E le afferrò la mano. Voleva farle sentire calore, farle sentire che c’era, che qualsiasi cosa stesse provando poteva condividerla.
*Ma allora sei scema.*
Lasciò in fretta la presa, spaventata del fatto che Lia potesse prenderla male.
Scusa, non so cosa mi sia preso…è che ti ho vista un po’ turbata e vorrei sapere cosa potrei fare per aiutarti.
Sentiva davvero l'impellente il bisogno di aiutarla ma aveva paura di aver fatto discorsi senza senso fino a quel punto.
 
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Lia Soxilia
view post Posted on 28/4/2018, 16:52





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Ecate Soxilia O'Connor
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D
rinky parve incredibilmente colpita da quella improvvisa conoscenza che la ex concasata parlasse di lei in quei termini, probabilmente era stata una storia tormentata e dolorosa che non si era conclusa bene ed infatti le aveva rivelato proprio che non ne aveva alcuna idea: Drinky non sapeva che quella corva l'amasse eppure si amavano a vicenda, era evidente, ma perché non se l'erano mai dette? Lia rimase basita, avrebbe capito se avessero avuto un problema come il suo, ma non dirselo quando lo provavano entrambe era da sciocche; negli ultimi anni aveva cercato di pensare a quante volte magari qualcuno avesse provato a comunicare con lei cose del genere e a quante volte lei non aveva capito o non aveva ricambiato per impotenza, mano a mano aveva scoperto che anche ricordando le era quasi impossibile definire quei momenti però aveva cominciato a capirli e ciò le aveva permesso di sfruttarli e negarli. Drinky invece aveva solo evitato di esporsi, come quella corva, forse impaurita. Ma Drinky sembrava più interessata alla sua incapacità di immaginare un amore simile, sembrava volesse arginare una diga in procinto di crollare e curare quello sguardo che Lia aveva scoperto osservandosi sulla vetrina dei dolci splendente, sembrava chiedersi come mai Lia non potesse immaginarlo ma mai lo chiese. "Non ti preoccupare, Foxy... Ricordandolo mi fa quasi sorridere... Ero davvero strana all'epoca!" Era stata allegra, leggermente provocatoria nel vezzeggiativo e scherzosa su sé stessa; spiegare la sua stranezza dell'epoca era qualcosa al di sopra di molte cose, ma sapersi ridicolizzare era stata la prima cosa che aveva imparato per non crollare contro il suo passato. Spesso si era, infatti, ritrovata a pensare che non era stata una brava persona e che aveva creato problemi, che non aveva mai sentito calore umano e non ne aveva mai dato realmente; così spesso si era richiusa dietro quella maschera di scherno personale che faceva sorridere i più e le permetteva di rialzarsi da sola: era così brava a ricostruirsi, così brava a fingere che il suo mondo fosse rose e fiori anche prima della trasformazione, era così brava da ingannare perfino sé stessa.

Drinky rimase un bel pezzo imbambolata a fissarla, quasi stesse avendo una conversazione interiore sul suo invito, mentre Lia ne studiava i lineamenti in cerca di qualche micro espressione che rivelasse almeno in parte quel suo mondo interiore complesso e caratterizzante che tanto sperava di conoscere: negli anni aveva voluto trovare mezzi sostitutivi per capire le emozioni che trovava incomprensibili, così aveva cominciato a studiare le micro espressioni, il linguaggio non verbale, la psicologia e i comportamenti involontari; nel suo appartamento la biblioteca magica conteneva anche libri babbani di tutto ciò che Lia imparava o voleva imparare, probabilmente avrebbe dovuto ingrandire la biblioteca di lì a breve. Ma quel suo studio si fermò quando un sì addobbato di un sorriso quasi carnevalesco uscì dalle labbra della rossa... Quelle labbra che Lia non smetteva di rimirare in cerca di un buon motivo per non sfiorarle. "E' un quartiere in evoluzione, da quanto ne so... Sono tornata a Londra da appena un anno e quando ho comprato il mio appartamento ho solo pensato ad una vita nuova... Non mi sono nemmeno accorta che è un appartamento enorme per una persona sola tanto che ha due camere da letto! Perciò se vuoi ogni tanto puoi scappare a casa mia... Credo che gli unici periodi in cui potrei sparire saranno le vacanze di natale e magari durante l'estate, ma solo per la mia sorellina che rientra da Hogwarts." Si, parlare della sua casa e di sua sorella non era un problema per Lia, anzi era qualcosa che le metteva una sorta di tranquillità e anche quelle proposte un po' troppo veloci per quella conoscenza sembravano essere giuste per Lia che bene o male cercava di raccapezzarsi in quei riti sociali che ancora non le erano chiari: in fondo Issho l'aveva ospitata a casa sua senza nemmeno conoscerla! E poi Drinky era Drinky, era come essere catapultati in un film dove i due ragazzi palesemente innamorati frenano le loro emozioni impauriti, poi cominciava a piovere e uno dei due trovava il coraggio di dare quel bacio atteso a chi non sapeva di attenderlo. Si, Drinky aveva qualcosa che Lia non sapeva come spiegare ed era anche quello il motivo per cui voleva avvicinarla e portarla sul suo territorio: doveva esaminarla, capirla e quindi decifrarla.

Ma non sarebbe stato facile, soprattutto se Drinky spezzava quel muro in cui aveva rinchiuso tutto e da cui la consapevolezza di non poter essere salvata traeva forza; Lia era rimasta inerme a quelle parole negli occhi un'emozione così chiara che avrebbe potuto far esplodere i vetri della gelateria, nel cuore un pugnale arroventato. Era cresciuta con quell'idea devastante che era colpevole, che per lei la salvezza che tanto i cristiani sventolavano era irraggiungibile, che il suo luogo sicuro era inesistente e che l'unico modo per andare avanti fosse diventare la salvezza degli altri: lei curava, lei accudiva, lei conosceva, lei salvava, lei teneva in vita. Ma in quel momento Drinky le aveva chiesto se lei avesse trovato salvezza, lei la dannata! Quella ragazza credeva davvero che Lia potesse essere salvata, si illudeva che una creatura mostruosa come Lia avesse questa possibilità paradisiaca; ma Lia lo sapeva che non era vero, lo sapeva talmente tanto che aveva il bisogno di inciderselo addosso guardando la sua linfa scorrere in fiumi colorati. Ma Drinky ci credeva così fermamente da bruciarla, da ferirla, e quella mano che correva a stringere la sua come per aiutarla e ricordarle che non era sola fu uno smacco troppo violento per la sua consapevolezza. Lia si liberò della mano con un gesto brusco nonostante Drinky l'avesse già allontanata e fissò con occhi di fiamma quella rossa che negli occhi aveva l'istinto materno che Lia non conosceva. "Tu vorresti aiutarmi? Tu credi che tutti possano essere salvati? Di essere al sicuro e amati... Ma chi ti credi di essere?! Non hai idea di chi sono e ti illudi che una come me possa essere salvata?! Hai idea di cosa ho fatto! Di chi io sia in realtà?! Non puoi nemmeno lontanamente immaginare cosa quel bel visino che tanto apprezzi da quando ci siamo incontrate nasconda! Sei un'illusa! Non tutti possono essere salvati... Ed io sono la prima!" Era stato un crescendo del tono rigido e furioso, non con lei ma con la sua vita e con quel suo credo; negli occhi ghiaccio si era manifestata l'improvvisa presenza dell'Arpia tingendoli di sangue, ma Lia era troppo presente in quelle parole per lasciare che l'Arpia si manifestasse, non era la rabbia dell'Arpia quella era quella di Ecate che si mostrava in quel gelido affronto.
PS: 169 ☘ PC: 111 ☘ PM: 111 ☘ EXP: 25,5


 
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view post Posted on 28/4/2018, 19:07
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Foxy.
Non aveva più usato quel soprannome solo per riferirsi al passato, l’aveva usato per parlarle in quel momento, nel presente.
Un soprannome estremamente intimo per Drinky, privato e personale…eppure non le dava fastidio sentirlo uscire dalle sue labbra carnose, anzi, le piaceva. Dal primo momento che l’aveva vista, aveva sentito una fortissima attrazione fisica per Lia, un’attrazione inspiegabile ed animalesca, che le annebbiava la mente. Ma adesso quella sensazione stava cambiando: più le stava di fronte, più parlavano, più l’attrazione andava a coinvolgere anche il lato caratteriale della ragazza, la sua anima. L’ex Serpeverde non si trovava semplicemente davanti ad un pezzo di carne particolarmente gustoso, si trovava davanti ad un microcosmo che non vedeva l’ora di esplorare, di conoscere a fondo in ogni angolo luminoso e buio. In quell’istante, guardandola negli occhi era come se riuscisse a vedere oltre la sua bellezza, scavando l’apparenza e cercando il suo essere più profondo. Sentirsi chiamare in quel modo le aveva risvegliato uno strano calore, come se Lia avesse fatto da sempre parte del suo mondo, magari in un’altra vita. Era come se “Foxy” non fosse mai appartenuto a Law, ma fosse sempre e solo stato della bionda. Non riusciva a spiegarsi questo fenomeno e in quel momento, non voleva nemmeno provarci.
No, voleva fermarsi in quella connessione che stava diventando sempre più profonda, in quel tepore famigliare e rassicurante.
Sorrise quando Lia si autodefinì strana da ragazza, e alzando un sopracciglio decise di controbattere.

Però dai, ammetti che non ero così male come argomento di conversazione! Lo disse con una punta di ironia e gonfiando un po’ il petto. Non era arrogante o strafottente, ma ogni tanto le piaceva fingere di tirarsela.
Comunque strana o meno, nemmeno io all’epoca ero uno spettacolo. Pensa che mentre tu sentivi parlare di me, io me ne stavo nei sotterranei a fare svariati test in riviste magiche e babbane per capire se fossi gay o no. E non stiamo parlando di riviste dal grosso spessore culturale. Finì sorridendo.
Non lo erano davvero, quelle riviste. Anzi, erano abbastanza idiote e per lo più parlavano di intrecci amorosi tra maghi e streghe o babbani e babbane famosi…quanti minuti sprecati della sua vita.
L’aveva detto per tagliare un po’ l’aria e perché le piaceva quella danza che passava da argomenti ostici ad argomenti leggeri e frivoli, anche perché non voleva svelare il vero ricordo che aveva di Ecate. Una ragazza tormentata che tendeva ad isolarsi e a cui nessuno aveva mai avuto l’accortezza di prestare la dovuta attenzione, escluso il cugino Vath. Si sentiva stupida ripensando a quei momenti. All’epoca forse, se si fosse impegnata nel conoscerla, potrebbe essere stata lei il suo grande amore giovanile e non Law, e magari le avrebbe perfino impedito di compiere un gesto tale come quello del suicidio.
Lia poi affermò di essere a Londra solo da un anno e confermò l’invito precedentemente offerto a Drinky. Anzi, ora l’offerta si era addirittura alzata…la stava invitando a scappare a casa sua quando e se avesse voluto. Non le sarebbe dispiaciuto avere un altro letto in realtà, specie quando Declan tornava a casa in compagnia dalle serate e Drinky sentiva cose che avrebbe preferito sicuramente non sentire. Ma era una proposta un po’ azzardata, in fondo come faceva a fidarsi così Lia? La rossa poteva essere un’assassina, una truffatrice, avere qualche oscuro e strano fetish, eppure le aveva aperto le porte di casa come se niente fosse.

Ti ringrazio dell’offerta che prenderò seriamente in considerazione! Vivere con un babbano non è brutto, anzi…ma vivere con il mio coinquilino a volte è orribile. Gli voglio un bene dell’anima, ma più che un babbano o un mago a volte è semplicemente un animale…con tutto l’affetto del mondo, ovviamente!
E sorrise di nuovo a Lia, cercando sempre di mantenere quell’aura amichevole. D’altronde le aveva solo dato una possibilità di una stanza in cui dormire, non le aveva detto di andare a vivere con lei per sempre felici e contente.
*Lo sai giusto? Non è un appuntamento galante. Vuole esserti amica. Non far saltare in aria tutto, promesso?*
Promesso.
Aveva appena parlato a voce alta con la sua mente, davanti a Lia. Che figura poteva aver fatto? Mentre sentiva la sua faccia scaldarsi e diventare paonazza, pensò subito che la bionda l’avrebbe presa per pazza, per una che parla da sola. Sentì subito il bisogno di salvare quella situazione che nella sua mente stava prendendo tinte tragiche:
Ho detto “permesso”. Volevo dire grazie che…ehm…grazie di darmi queso permesso…sì insomma il permesso! Di venire a casa tua! Lo disse soffocando un “eheh” a denti stretti mentre sforzava un sorriso sgargiante e naturale.
Naturalissimo proprio.
In quel pomeriggio si sentiva più imbranata di quanto già non fosse, facendo una gaffe dopo l’altra ed era una sensazione a cui faceva fatica ad abituarsi. Generalmente se una donna le piaciucchiava riusciva a conquistarla senza problemi grazie a qualche battuta brillante, qualche nozione interessante inserita in discorsi a casaccio, qualche occhiata dolce e sexy e fine, poteva ritenersi soddisfatta. Quel giorno invece si sentiva sempre e costantemente scoperta. Lia aveva la capacità di far cadere la maschera che Drinky negli anni si era costruita per imparare a relazionarsi con gli altri, mettendola a nudo per quello che era: un mix di impulsività e paranoia.
Un mix che stava per ricevere una doccia gelata mista a secchiate di lava bollente.
Aveva appena finito il suo discorso sul “salvarsi” che le venne l’impulso di afferrare la mano di Lia, per farle sentire che c’era, che erano insieme lì ed ora. Quel piccolo contatto le aveva scatenato emozioni fortissime, lo stomaco era praticamente scomparso e il cuore stava invadendo ogni angolo della gabbia toracica. Un secondo di contatto e il cervello di Drinky era in pappa, completamente andato.
Ma la sua ragione l’aveva spinta a mollare subito la presa, come se sapesse di aver toccato un tasto scoperto della ragazza.
E così era: Lia cominciò ad urlarle contro davanti a tutti. Inveiva, gridandole che lei non avrebbe mai potuto essere salvata, che aveva fatto cose che Drinky non poteva immaginare e che era solo un’illusa. Le chiese chi si credette di essere e più urlava, più i suoi occhi si riempivano di sangue, più Drinky faceva fatica a contenere l’istinto suicida che le stava montando dentro, come una mandria di tori che corrono insieme, compatti e che non si possono fermare.

*NON FARLO, NON PROVARCI*
Taci. Disse rivolgendosi alla sua mente.
Così seguì nuovamente lo stupido e pericoloso istinto.
Mentre Lia stava ancora finendo di urlare con tutto il fiato che aveva in gola, la rossa l’aveva avvolta in un abbraccio cercando di far sì che la ragazza tenesse le braccia lungo il corpo.

Cerca di stare calma ok? Sentiva il calore di Lia appoggiato al suo e sentiva i loro cuori che prendevano lo stesso ritmo, che battevano alla stessa identica velocità.
Adesso ascoltami, mi dispiace per quello che ho detto o per qualsiasi cosa abbia fatto per farti scatenare.
Mentre la teneva a sé sembrava che tutto il mondo intorno a loro si fosse bloccato. In quel momento c’erano solo loro due in tutto l’universo, loro due e i loro ritmi cardiaci.
Ripensò alle parole che la giovane strega le aveva urlato addosso, e cercò di formulare una frase nel tono più dolce e calmo possibile.

Sì, è vero che vorrei aiutarti e no, non mi credo di essere niente e nessuno. Non so nemmeno perché sto facendo quello che sto facendo, sento solo il bisogno di farlo. Non m’importa chi tu sia in realtà o cosa tu abbia fatto, non m’importa se vuoi o non vuoi essere salvata ok? Ti chiedo solo di fermarti un secondo, di concentrarti sul battito del tuo cuore e di stare qui con me un attimo.
Mentalmente Drinky si preparò a ricevere uno schiantesimo o peggio, ma in quel momento non le importava. Voleva solo provare a placare quella ragazza che le stava letteralmente rubando il cuore. Più la stringeva a sé più sentiva i loro corpi fondersi, come se avesse trovato finalmente quel qualcosa che era in grado di riempire il vuoto che sentiva dentro di sé da quando era piccola.
Puoi fare quello che vuoi, va bene? Vuoi picchiarmi? Vuoi lanciarmi una fattura? Vuoi stordirmi? Provocarmi seri danni fisici? Quello che vuoi. Se vuoi possiamo stare così zitte per un po’ oppure se vuoi posso andarmene. Ma non sto decidendo io di fare quello che sto facendo. Sento di doverlo fare, lo sento e basta e non posso fermarlo.

 
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Lia Soxilia
view post Posted on 30/4/2018, 11:33





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Ecate Soxilia O'Connor
26 ☘ Veela ☘ ex-Corvonero ☘ scheda [x]


I
discorsi fatti fino a quel momento erano allegri e anche banali, frivoli e adatti ad un incontro casuale; ma quando il discorso sul salvarsi aveva completamente interrotto quel piacevole e provocante pomeriggio rendendolo il teatro adatto perché l'Arpia si mostrasse in tutto il suo terrificante orrore. La furia inizialmente gelida, di quella Ecate che aveva quasi dimenticato, si stava mescolando con la furia dell'Arpia che chiedeva di mostrarsi a quella sconsiderata, e più il tempo passava più Lia cominciava a perdere di vista la sua umanità illusoria: avvertiva nuovamente il viso frantumarsi e le giunture sotto le clavicole infocarsi mentre le ali cominciavano a riempire la vuota schiena, i biondi capelli setosi avevano cominciato a seccarsi e perdere quella luce mentre le mani lisce cominciavano a mostrare gli artigli rapaci; ma la cosa più sconvolgente erano gli occhi, quegli occhi ghiaccio che ora mostravano l'iride spezzata a metà dal giallo dell'Arpia. Lia voleva abbandonarsi a quel momento, voleva che la sua mente razionale si congelasse grazie all'intervento della sua controparte e non pensare più a quella stupida parola che aveva cominciato quello che avrebbe scoperto essere un lungo precipitare. Avvertiva già la mente perdersi e la voce dell'Arpia consolarla che avrebbe sistemato lei le cose quando Drinky, dopo aver detto qualcosa che Lia non aveva sentito, l'aveva abbracciata stringendola a sé: il mondo scomparve improvvisamente come se la trasformazione fosse avvenuta ma Lia era presente a sé stessa e poteva ben avvertire il cuore della rossa battere a tempo con il suo, il calore emanato da quel corpo che la stringeva, la voce che provava a calmarla. Per un attimo pensò di aver perso la testa e di sognare mentre l'Arpia distruggeva tutto, ma non era così e Lia lo constatò solo guardandosi le mani che aveva posato sulla schiena della rossa: umane, le sue mani erano umane e senza artigli con la pelle pallida e liscia di sempre, anche il viso aveva smesso di dolerle e la schiena non sembrava più sotto tortura, i capelli le sfioravano le guance morbidi; com'era possibile? Lia sapeva che la sua trasformazione poteva cessare per alcuni motivi, tipo acqua e stanchezza, ma in quel momento nessuno di questi sembrava aver causato l'interruzione; erano in mezzo al locale senza nessuna fonte d'acqua vicina e lei era piena d'energie, cosa era successo?

"Sì, è vero che vorrei aiutarti e no, non mi credo di essere niente e nessuno. Non so nemmeno perché sto facendo quello che sto facendo, sento solo il bisogno di farlo. Non m’importa chi tu sia in realtà o cosa tu abbia fatto, non m’importa se vuoi o non vuoi essere salvata ok? Ti chiedo solo di fermarti un secondo, di concentrarti sul battito del tuo cuore e di stare qui con me un attimo.Puoi fare quello che vuoi, va bene? Vuoi picchiarmi? Vuoi lanciarmi una fattura? Vuoi stordirmi? Provocarmi seri danni fisici? Quello che vuoi. Se vuoi possiamo stare così zitte per un po’ oppure se vuoi posso andarmene. Ma non sto decidendo io di fare quello che sto facendo. Sento di doverlo fare, lo sento e basta e non posso fermarlo."

Quelle parole erano aceto e sale su una ferita aperta e sanguinante, Drinky sembrava non essersi nemmeno accorta di quello che era successo, o forse non era propriamente successo ed era durato pochi millesimi, ma voleva solo che lei si calmasse; non le importava chi lei fosse o cosa fosse, era pronta a farsi male per seguire quell'istinto che l'aveva portata ad abbracciare Lia e bloccare la sua trasformazione. Lia avrebbe voluto parlare, avrebbe voluto avvertirla sul mostro che temeva sarebbe ricomparso, ma la sua bocca non era in grado di emettere suoni e la sua testa non riusciva a connettere frasi di senso. Che potere aveva quella ragazza per riuscire a fare una cosa simile? Non ne aveva alcuna idea, era successo ed ora Lia si ritrovava a levitare nel vuoto dell'incoscienza che quella situazione le aveva portato; sapeva solo una cosa: doveva proteggerla, doveva proteggere quella ragazza, anche da sé stessa.

"Mi dispiace." Due parole, troppi significati. Lia disse solo quello prima di scappare da quella stretta e sparire oltre la porta della gelateria smaterializzandosi a casa sua.
PS: 169 ☘ PC: 111 ☘ PM: 111 ☘ EXP: 25,5


 
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15 replies since 7/4/2018, 16:27   382 views
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