Il Rosso e il Viola

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view post Posted on 21/4/2018, 13:56
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Issho
Fuji-Tora
«I ciechi hanno la fortuna di non poter vedere le nefandezze di questo mondo»

► Origine: Mezzo-Sangue ► Età: 44 ► Ruolo: Mago Adulto ► Scheda: Qui

Ogni persona ha un suo proprio colore, una tonalità la cui luce trapela appena appena lungo i contorni del corpo. Una specie di alone. Come nelle figure viste in controluce. Questo concetto si era soliti affidarlo a Haruki Murakami e il caro Issho vi si rispecchiava in toto. Aveva fatto suo quel concetto, mantenendolo tale anche con i suoi rapporti e le sue interazioni che vedevano le persone come sentimenti, umori, suoni e concezioni che differivano da una persona a un'altra come una tavola di colori di un pittore. Ogni individuo possedeva il suo personale colore, il suo calibro, che andava a colorare il vasto spazio di carta bianca che poteva rappresentare il mondo stesso. E dalla combinazione stessa dei colori, scaturivano fuori opere d'arte, alcune magnifiche e di estrema gioia, passione e sentimento bonario, altre sature di ombre, pressione e animi cupidamente tragiche. Cosi' come se fossero anche questi sottoposti alla legge del mondo del bene e del male, del positivo e del negativo, i colori potevano essere splendenti e festosi cosi come spenti e tristi, ma nonostante cio', entrambi potevano coesistere in un'unica opera e rappresentare il magnifico di qualcosa, perche' il disegno ed il colore non sono affatto distinti. Man mano che si dipinge, si disegna. Più il colore diventa armonioso, più il disegno si fa preciso e dunque dove c'e' armonia c'e' equilibrio; ed' e' proprio questo equilibrio quello che il giapponese, quella mattina al ministero, ricercava in una nuova societa'. Non un prevalere di uno su un altro, ma la coesistenza di tutti, negativi e positivi per arrivare a disegnare un quadro preciso, armonioso. Sarebbe sicuramente stato un primo passo verso una societa' piu' retta e giusta. Avanzava verso l'atrium dell'istituzione, col suo passo pesante e pressante piu' sul lato destro, quello dove la vista era da anni oramai mancante e dove il bastone aiutava il grande fusto corporeo a mantenersi stabile. Nel mezzo della confusione era possibile sentire l'eco dei colpi secchi battuti dal bambu' nel pavimento quasi marmoreo del ministero, dove, chi avesse visto la figura dell'orientale, si sarebbe notato il solito vestiario, la solita tenuta di Issho. L'enorme cappotto bianco indossato per le maniche e i suoi atipici vestiari violacei su piu' tonalita', insieme allo sciarpone e al cinturone. Ed erano proprio quelli i colori dell'asiatico. Il bianco e il viola. Ogni emozione, come si e' detto, è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco infatti non ha confini, e' l'assenza del tutto, il lato oggettivo della personalita' di Issho, che andava ad armonizzarsi con il Viola, colore che si dice nascesse dall’incrocio del rosso, tono delle passioni materiali con il blu che trascende la materia e si eleva verso il cielo, il colore prediletto da personalità con una spiccata sensibilità che riesce a vedere il lato nascosto delle cose e del quale si vantava, delle volte, lo stesso Issho, essendo proprio un cercatore di quel fenomeno dietro lo spesso velo di Maya che oramai circondava quel sistema corrotto che era il mondo. Due colori potenti e che si era caricato gia' sulle spalle dall'infanzia scolastica, dove le tuniche magiche della Mahutokoro prendevano proprio la gerarchia dai colori e dalla predisposizione dello studente. I colori avevano sempre accompagnato l'ideale e la personalita' del giapponese, anche quando l'incidente, per un brevissimo periodo, lo aveva reso cieco, interamente tela nera, l'oscurita'. Con la forza dell'immaginazione e il proprio spirito forte e carico di pittura, il ragazzone riusci' a spezzare quella ``maledizione`` scura e tetra, nonostante la medicina fisicamente potesse poi averlo aiutato a recuperare un solo occhio. Avanzava ancora, senza un apparente meta, sino a quando non soggiunse alle porte dorate a grate degli ascensori ministeriali, ancora occupati. Il primo carico di passeggeri era stato appena completato e dunque avrebbe per forza di cose dovuto aspettare un qualche minuto prima di poter fare la propria strada. Insieme a lui, ulteriori individui per o con il ministero.Aspettiamo. Avrebbe infine concluso, sorridendo come era solito fare, cercando in qualche modo di ispirare piacere, tranquillita' e cordialita' a chi era li' vicino a lui.


 
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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
PS: 196 ☘ PC: 142 ☘ PM: 145 ☘ EXP: 29.5


Gli scarponi dell’Auror risuonarono lungo il pavimento dell’Atrium del Ministero in modo flebile e morbido, come se il fulvo Irlandese fosse intento a pedinare qualcuno tra la moltitudine di dipendenti e visitatori che viaggiavano avanti e indietro in quella vasta area. Ripose la scatolina di latta contenente le sigarette che si era preparato strada facendo nella tasca posteriore dei jeans, mentre con la mano libera cercò di spolverarsi la camicia a quadri rossi e neri stracolma di peli di cane.
Aveva appena lasciato Lancillotto - eh sì, alla fine aveva scelto un nome per il suo cucciolo - con sua sorella Ophelia, nel tentativo di abituarlo alla sua routine lavorativa. Per quanto i guaiti del cane lo avessero intenerito, Aiden se andò a lavoro risoluto sul non farsi impietosire. Non aveva la minima idea se Wilde avrebbe ritenuto opportuno avere un cane che gironzolava nel Quartier Generale, anche perché era completamente diverso dell’avere un gatto in ufficio.
Per sicurezza, non volendo presentarsi con una camicia pelosa, Aiden sfoderò la bacchetta e con un rapido Gratta e netta si assicurò con assoluta certezza di essere pulito a dovere. Soddisfatto, si passò una mano tra la folta chioma rossa e si avviò verso la zona degli ascensori.
Sebbene l'abbigliamento casual la dicesse lunga, il Distintivo era stato accuratamente riposto dentro il taschino della camicia, celato alla vista dei più; non amava sfoggiarlo, non era mai stato uno che si pavoneggiava dietro un Distintivo.
Si piazzò accanto ad un Mago con un vistoso cappotto bianco e con il mano un bastone di bambù, nell’estenuante attesa dell’arrivo dell’ascensore così da poter salire al Secondo Livello. Istintivamente si ritrovò con lo studiare di sottecchi il Mago accanto a sé, trovando vagamente familiare per quei tratti che trovò asiatici, probabilmente del Giappone. Si sforzò di ricordare dove avesse visto un simile uomo, perciò corrugò la fronte nel tentativo estremo di scavare nei meandri della sua mente.
«Aspettiamo.» fece eco il fulvo. Infine, mentre ancora la mente lavorava, ebbe modo di voltare il capo nella direzione dell’uomo. «Ogni giorno che passa diventa sempre più difficile gestire gli ascensori. Come se non fossimo in un immenso formicaio a lavoro. Lei non trova, Sir?»
Se dovevano aspettare, se doveva lui ricordarsi di quell’uomo, tanto valeva conversare un poco.

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► Origine: Mezzo-Sangue ► Età: 44 ► Ruolo: Mago Adulto ► Scheda: Qui

Il tempo trascorreva come sempre celere, scandito dall'impazienza di chi non riusciva ad attendere quei secondi cruciali dell'arrivo dell'ascensore. Sbuffi, chiacchiere e sospiri di rassegna non erano di certo un coro del ``buongiorno`` lavorativo che ci si aspettava da chi ancora la giornata non voleva farsela rovinare, ma ecco che, in maniera silenziosa, si senti' echeggiare fra il gruppetto di persone li' in attesa, la stessa parola esplicitata dal giapponese poc'anzi d'attesa. Accanto a se', Issho avrebbe ritrovato un individuo dal ''pelo rosso'' e curato, ignoto fino a quel momento, d'abito casual e tutto elegante. Era decisamente piu' basso dell'orientale e non era sicuro che fosse del tutto inglese, almeno, in apparenza. Il giapponese passo' 30 secondi, col sorriso sempre in volto, a squadrare il giovane ragazzo che nel frattempo avanzo' quella che era una buona domanda per cominciare un discorso per intrattenersi in quei attimi di sosta forzata agli ascensori. Ad un osservatore attento e anche esperto di formiche non può sfuggire che nell'incessante andirivieni del formicaio c’è sempre una formica immobile sul fondo, che batte la fiacca, Mr. Aka. Accenno' appena con voce rauca e profonda, seguita da un sorriso. Quella nuova presenza lo interessava di gia' con quella stuzzichevole domanda si fatta. Issho, che nel tempo libero si improvvisava antropologo, aveva gia' cominciato la sua fisima mentale nello studiare il giovane rosso analizzando, con quell'ultimo proferire di parole, la strana pronuncia non comunemente del posto ma che tuttavia non riusciva a collegar ad altro, non avendo visto o sentito altri dialetti dei paesi limitrofi o in generale esteri. Si prese la liberta' di fissare un nome momentaneo all'estraneo, identificato con Aka (rosso), sfruttando quello che nel paese suo si identificava come status di piu' anziano e che si ``poteva`` permettere, senza superbia o altro del genere, di prendersi certe liberta' di espressione con i piu' giovani, in buona fede, sperando di non offendere il ragazzo. Scusi la maleducazione... porto' avanti la mano destra, ponendo un leggero inchino in avanti e fissando con l'occhio sinistro dritto negli occhi di lui. FujiTora Issho, lavoro al quinto livello, C.M.I. Non fraintenda la mia affermazione, era giusto per dire che forse c'e' qualche problema piu' pratico con gli ascensori oggi e qualcuno se la prende comoda. Non fece in tempo a finire, che soggiunse scattosamente il soggetto in questione. Le grate si aprirono e i primi li' radunati entrarono. Fece un passo indietro e invito' educatamente il ragazzo a passare avanti. Se imitassimo davvero le formiche, vivremmo sicuramente senza pene e fatiche. Il che mi sembra in netto contrasto con la vita frenetica e quasi confusionaria di questi uffici, mr. Aka. Sorrise un'ultima volta, entrando anch'esso nell'ascensore e pigiando il proprio livello sul tastierino del piccolo ``locale``. Dove andate voi, signori?


 
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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
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La battuta dell’orientale lo fece letteralmente scoppiare in una risata bonaria e colma di divertimento: per lo meno aveva un senso dello humor davvero notevole. La risata si spense quasi subito, non volendo attirare su di sé troppo attenzione, per poi guardarsi rapidamente attorno con aria curiosa, sperando di beccare la formica fannullona di cui l’uomo al suo fianco aveva fatto menzione. Era ovvio che era fosse un semplice modo di dire e che non vi fossero dei noti scansafatiche nelle vicinanze, ma volle almeno reggere il gioco a quello strano ma interessante individuo.
«Oh.» mormorò con un piccolo ghignetto. «Mi creda, Sir, per quanto si possa essere abili nell’osservare, questi scansafatiche hanno la straordinaria dote di non farsi beccare.» Con un movimento delle dita, l’Irlandese si lisciò i baffi che si era lasciato crescere nell’ultimo periodo, così come per il resto della peluria che gli adornava il volto. I capelli, almeno per ora, era gli unici a non essere cresciuti tanto quanto la barba e che si premurava di tenere ben curati dati i suoi trascorsi con il ciuffo ribelle.
Non disse nulla sull’essere stato chiamato Mr. Aka, infondo non poteva biasimare il suo interlocutore se ancora non si erano presentati, cosa della quale l’orientale sembrò accorgersene e agire ancora prima che lo facesse Aiden stesso.
Interdetto, per alcuni secondi, per quell’inchino alla sua persona, l’Auror abbozzò un sorriso e ricambiò a sua volta, ritenendo fosse opportuno ricambiare il gesto di cortesia appartenente ad un’altra cultura. Afferrò la mano dell’uomo, presentatosi come Issho FujiTora, senza peccare di forza e mantenendo sempre vivo il proprio sorriso cortese.
La sua mente però fu rapida come una saetta: il signor FijiTora lavorava all’Ufficio della Cooperazione Magica Internazionale, lo stesso Ufficio in cui operava Remar. Già, come dimenticarsi di Remar? I ricordi affiorarono all’improvviso, rimbalzando qua e là nella mente sempre affollata dell’Auror come la più intensa delle partite di Ping Pong dell’ultimo secolo, ricordandosi dove avesse intravisto l’orientale.
Hogsmeade sembrò prendere il posto dell’ambiente del Ministero, con i suoi colori e la propria vita, gli odori tipici delle varie zone e le solite facce locali. A rovinare il quadro e a spezzare il clima consueto del villaggio era il banchetto allestito per raccogliere le firme contro il Ministero, contro Camille e Rhaegar. Anche se erano passati un discreto numero di giorni da quell’evento, Aiden ne fu nuovamente disgustato e si trattenne nel palesare il proprio stato d’animo o anche solo il pensiero della nausea che presto lo avrebbe accompagnato per il resto della giornata, minacciando di rifare le scarpe al povero Issho.
Rendendo impossibile penetrare oltre il suo già presente sorriso, Aiden dovette ammettere che Issho - al contrario di Vath - non aveva lasciato alcuna firma ma che aveva espresso un parere totalmente neutro e di parte. Una cosa che si trovò ad apprezzare, oltre ai consigli puramente personali che aveva rilasciato alla donna che aveva tenuto la raccolta firme. Forse, a pelle, Issho pareva essere più dalla parte della diplomazia, ma era troppo presto per dirlo, non lo conosceva affatto e non ritenne fosse il caso di giudicarlo in maniera affrettata e poco obiettiva.
«O’Brien… Charles.» disse in tono asciutto e tranquillo. Quella finta identità gli era scivolata nuovamente dalle labbra, fluide come l’acqua cristallina di un ruscello, come se fosse veramente il suo nome. Tutto ciò però conteneva un fondo di verità: Aiden combinò il nome di suo padre con il cognome da nubile di sua madre. «Sono della Squadra degli Obliviatori, su al Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici.» L’ennesima bugia venne sputata fuori con una tale maestria e spontaneità da farsi schifo da solo. Paraculo infame! si disse mentalmente. Tuttavia la consapevolezza che quell’uomo avesse a che fare con Remar ogni sacrosanto giorno lavorativo lo mise sulla difensiva, prendendosi una buona dose di vantaggio, almeno finché poteva.
«Terzo Livello.» Infilò le mani nelle tasche e si assicurò che il Distintivo rimanesse bello che nascosto, mentre il proprio volto tornò ad essere tranquillo e privo di qualsiasi traccia di sorrisi; tuttavia rivolse a Issho uno sguardo curioso. «Immagino lei sia Giapponese… Anche se non me ne intendo molto delle zone dell’Asia. Come si trova qui a Londra, signor FujiTora?»

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Eccomiiiii! Ti chiedo ancora scusa se ti ho fatto attendere più del dovuto, ho avuto qualche problema. Ho pensato di farmi perdonare inaugurando il nuovo PV con te :fru: :fru: Fortunatello! :secret:
 
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view post Posted on 27/4/2018, 00:11
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Issho
Fuji-Tora
«I ciechi hanno la fortuna di non poter vedere le nefandezze di questo mondo»

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Un rapido movimento delle dita della mano sinistra scandi' i numeri dei livelli degli interessati dentro quella mandata in ascensore. Furono battute rapide quelle uscite dalla bocca del rosso, che lo presentavano sotto il nome di Charles O'Brien, dipendente,anch'esso, ministeriale della squadra obliviatori al dipartimento di catastrofi e incidenti magici. O, interessante Mr. Charles. Tengo a mente, tuttavia mi suona meglio chiamarla Aka al momento, abbia pazienza, due nomi cacofonici. Sorrise, respirando profondamente come per cominciar una lunga orazione. Come ha ben capito, son giapponese e si, una lunga storia mi porta a Londra. Diplomato alla Mahoutokoro, son rimasto fuori dalla vita magica per anni, a lavorare e sudare nei campi dei miei eccellenti genitori. Origini umili le mie, giornate lunghe di lavoro, pochi piaceri ma tutti ripagati dall'esperienza. Sono stato un' attivista politico e ho deciso di far esperienza, e portarla dalla mia terra, qui all'estero e dato che la lingua inglese e' stata quella piu' approfondita nei miei studi personali, quale miglior tappa se non questa come punto di partenza del viaggio? Sorrise ulteriormente, senza celare dettagli o omettere parti salienti. Era un buon riassunto, rapido e coinciso per spiegare le proprie posizioni al ministero. Nel mentre, l'ascensore prese la sua avanzata per le varie e disparate direzioni. Erano quasi giunti al secondo livello quando il giapponese riprese parola. Sa, sono un fanatico della giustizia, cosi' come sono fanatico della sua attuazione. In Giappone abbiamo quel senso del rispetto di tutte le cose volto a far funzionare per il meglio la societa' e questo, ovviamente, si applica anche a questo concetto di giustizia, cieca, motivata e punitiva nell'equita' del reato commesso. Da pochi articoli letti, dal quale c'e' da scindere vero e falso, nel quotidiano si legge di un'istituzione che non completamente e' capace di portare giustizia. Almeno, questo si evince da quelle righe di giornale, gazzetta come la chiamate voi. Io questo non lo credo...a voi inglesi manca il rispetto. Quel rispetto che si mantiene vivo nelle azioni dettagliate e non superficiali, nella flessibilità' della pena e non nella sua durezza, cieca si ma non fredda. A voi manca il trattare il crimine come fenomeno umano, quindi con dietro una storia, un tratto psicologico e una logica. Mi pare che qui ragioniate a numeri e gradi, senza conoscere il tessuto sociale. Poi, ovviamente, prenda queste mie parole con le pinze. Son arrivato da poco, non ho un quadro piu' ampio, pero' qui pare che manchi metodo e umanita'. Soffermo' qualche istante, sorridendo come uso, per far spazio ai ulteriori dipendenti dentro quel locale movente, che scendevano al secondo piano. Una volta scaricati, rimasero in due su quell'abitacolo che ora riprendeva a muoversi. Il giapponese volse allora il suo sguardo a due facce, una cieca e l'altra arguta, in direzione del collega appena conosciuto. Studiare la persona, comprenderne la psiche, arrivare al dunque e valutare la pena. Questo credo sia un passo in avanti per un istituzione che cerca la vera giustizia per la gente che la richiede. Ed'e' questo senso del dovere che mi ha spinto a lasciare casa, le mie consuetudini e regole per venire a portarle in terra straniera e studiarne le proprie. Credo che la chiave sia una legge giusta universale per un mondo in pace. Ambizioso, forse impossibile, ma imitabile e sognabile. Sospiro', mantenendo quelle palpebre sempre sul semichiuso sull'occhio, come tratto caratteristico asiatico; poneva il suo peso sempre sul bastone, ora impugnato con entrambe le mani gravanti su di esso. Distolse lo sguardo dal giovane ragazzo, per fissare il vuoto e confusionario ascensore che stava per giungere al terzo livello, quando avrebbe ripreso un'ultima volta parola. Allora Mr. Aka, e' sicuro di scender al terzo livello? Lo fisso' ancora un'ultima volta e concluse. O preferisce intrattenersi ad ancora un po di dialoghi con un povero cieco del quinto livello, davanti a una tazza di teh, per afferrarne qualche altra curiosa informazione? Quell'individuo dalla prima parola esplicata all'ultima si era mantenuto interessante e curioso, quasi poco originale, anonimo in quella presentazione e stretta di mano, privo di personalita' e montato. Per lo meno, era cio' che passava inevitabilmente per la mente ottusa del ``vecchio`` orientale, testardo con i propri modi di fare e ragionare. A parlare il vecchio Fuji non rinunciava mai; dalla sua bocca usciva solo il vero, non nascondeva nulla nella sua schiettita' ritenendo utile mentire solamente per studiare un individuo. L'amo era calato, bene o male a qualche pescato avrebbe portato.

 
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Aiden Weiss

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Il Distintivo Auror era ancora dove l’aveva lasciato, il che lo rincuorò, ma senza far trapelare il proprio sollievo, nemmeno con il più banale dei sospiri. L’uomo dai capelli vermigli si concesse un altro sorriso alle parole del signor Fuji-Tora, gentile e cortese come sempre, per nulla offeso se il proprio interlocutore preferiva chiamarlo in un altro modo a causa della difficile pronuncia di quella identità che di certo non gli era nuova ma nemmeno sua. La mano sinistra corse meccanicamente alla folta barba ispida che si era lasciato crescere e se la pizzicò con fare pensoso e distratto.
«Forse, signor Fuji-Tora, preferisce chiamarmi Mr. Kitsune? La mitologia giapponese mi ha sempre affascinato e il Kitsune lo preferisco in assoluto.» Rimase molto colpito e affascinato al tempo stesso di quel breve resoconto sulla vita passata del signor Issho, in particolare il fatto che fosse di umili origini ma che comunque non aveva impedito all’uomo di raggiungere i propri obiettivi. O così era parso a Weiss. «Avete una buona tempra, signor Fuji-Tora, e talento se siete arrivato fino a qui. Non molti ci riescono ma… se posso permettermi, non è la famiglia che ci rende ciò che siamo, solo e soltanto i nostri desideri più arditi. Lei non crede?»
Quando aveva chiesto al giapponese se gli piacesse Londra, più in generale che a livello politico. Insomma, Aiden si era aspettato qualcosa come commenti sul tempo, sullo stile di vita londinese o su alcune mete turistiche, non di certo un contesto politico. Ma infondo Issho aveva detto di essere stato un attivista politico nel proprio Paese, perciò - così almeno il rosso suppose - doveva essergli venuto naturale parlare di ciò.
Irlanda e Giappone entrarono nell’ascensore quando fu il loro turno, compressi un poco come sardine, ma per lo meno avevano modo di respirare senza troppo problemi.
«Forse dovrebbe cambiare Ufficio, signor Fuji-Tora. Al Wizengamot servirebbero persone come lei e, magari, con qualche consiglio, si potrebbe pensare ad un miglioramento.» Aiden volse il capo verso Issho e gli rivolse uno sguardo serio ma comunque gentile. Non sembrava così male quel Mago giapponese… «Riguardo alla Gazzetta del Profeta… Mi creda: racconta solo una marea di cazzate! Certo, prendono una verità, un fatto grave e la usano come base. Poi iniziano a condire la minestra come piace a loro, tutto pur di mettere in cattiva luce coloro che operano in quel determinato settore.»
A mano a mano l’ascensore prese a svuotarsi più questo prendeva a salire di livello, il che fu un sollievo per Aiden, almeno avrebbe preso a respirare aria sana piuttosto che il fumo o il sudore di alcuni dipendenti che avevano corso o si erano concessi una pausa sigaretta. L’ultima persona a scendere, prima di lasciare il fulvo e il giapponese da soli, era una donna mingherlina vestita in modo floreale, che se ne uscì annuendo. Aiden non seppe dire con certezza se avesse sentito il discorso intavolato da Issho ed ella si era trovata a convenire con uno dei due, ma comunque si concesse il beneficio del dubbio, la donna poteva benissimo aver annuito tra sé e sé, per questo non ci badò più di tanto. Piuttosto tornò a fissare l’uomo al suo fianco.
«Lei ha pienamente ragione, signor Fuji-Tora. E se ne può parlare ancora davanti ad una tazza di thé, perché no? I miei colleghi possono fare a meno di me per un po’, specialmente le scartoffie.» E ridacchiò divertito. Le scartoffie erano sempre state la sua Nemesi, il fulvo preferiva di gran lunga l’azione.

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Issho
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Si venne a discutere, da li' a pochi attimi, di diversi fattori. Procedendo nell'ordine, il rosso pelo fece sorridere l'orientale cercando di farsi definire invece che Aka, Kitsune. La figura della volpe, ora, era in Giappone una delle piu' discusse, intriganti e curiose. Animale astuto, di convivenza con l'umano nei tempi piu' antichi. Animale di lusso e delle volte perseguitante. Poteva rimandare a mitologie varie, come divinita' a piu' code, delle volte pro uomo e altre volte contro. I colori anche qui variavano, dal rosso, all'arancio, al nero per arrivare al bianco e all'oro. Sa Mr. Aka.... Le Kitsune hanno il loro buon significato simbolico. Amici veri degli umani, protettori delle case, dei focolari domestici in generale, della caccia delle volte. Sono arancioni, colore che salva dalla malinconia. E' quel colore che e' potremmo definire come un bacio improvviso tra i colori del rosso e del giallo, dove tutto il resto ride per la luce calda che sprigiona. E' forse la sua personalita'? Forse la sua e' una vita fra il rosso e il giallo gelosia? Sorrise nuovamente, mentre lanciava a vuoto una domanda retorica al ragazzo, per riprendere in pochi attimi dopo, a conclusione di quel nomignolo. O tende delle volte a far il malevole Yako? Quella volpe bugiarda, che si cela dietro altre sembianze per giunger ai suoi scopi, portatore di malattie e calunnie. Fisso' dritto gli occhi del ``collega`` a quanto pare del dipartimento catastrofi. Invero, ragazzo mio, mi trovo in contrapposizione a questo tuo concetto di desiderio che definisce le personalita'. Per come la vedo io....passo' il bambu' nella mano sinistra, per farne pressione e sorreggersi, aggiungendo. La famiglia credo sia cio' che principalmente definisce una persona. Rifletti...si dice tante volte: ``L'uomo dovrebbe vivere nel mondo come una grande famiglia``. Ti sei mai chiesto perche'? Antropologicamente parlando, la famiglia e' l'area in cui l'individuo si adatta o non si adatta a vivere in societa', nella quale costruisce la sua ostilita' o integrazione nel sistema sociale. Questo potrebbe esser un ulteriore concetto di partenza per una buona politica....Una famiglia sana e' normalmente conflittuale perche', anche se oggi e' composta da pochissime unita' per un fattore economico piu' che altro, resta pur sempre un esperimento di convivenza tra esseri diversi, per eta', sesso e storie personali. Se vuoi studiare una societa', guidarla con leggi, seguirla con tutto il bene possibile, comincia con lo studiare le famiglie dove crescono i futuri cittadini di quella societa'. Sarebbero stati intrapresi successivamente altri discorsi sulla gazzetta e qualche allusione del giovane nel voler vedere il giapponese nel campo del Winzegamot. Eheheh ragazzo, non puoi arrivare al vertice se non conosci la base, ne studi il tessuto...se non fai famiglia. Ecco, comincia a veder il mondo come una famiglia allargata, ti meraviglierai nel notare cose che fino ad'ora erano palesi ma non visibili. Tossi', schiari' la voce e aggiunse. Sii un po piu' oggettivo ragazzo, studia il caso, vivilo, investigalo, conoscilo da vicino. La gazzetta puo' o non puo' sparare baggianate, non giudicare, stai in terza fila e osserva il fenomeno. Nota le parole, le taglienti parole inchiostrate su quella carta. Annusa la notizia. Ragiona a posteriori e per assurdo. Compara e ricerca. Non importa poi il tono come lo si dice, ma scoprine il problema. Conveniamo che c'e' comunque un problema di base, anche se gonfiato? Si, bene, correggiamo il problema e predisponiamo una strada che ne porti a una previsione, una cura e una riabilitazione. La notizia e' una malattia, nel bene e nel male, della quale si deve prender cura ogni persona interessata. Se ne fa la diagnosi e se ne prescrive il trattamento. E quando finalmente furono soli e l'ascensore si stava per fermare al terzo livello, ecco che invece lo supero' dato che il giovane ministeriale accetto' di buon grado la proposta del vecchio orientale. Ah pero', cambia velocemente idea Mr. Aka. Ridacchio' insieme a lui, mentre l'ascensore continuava a scendere per il quarto livello. Mi fa piacere cio'. Sembra quasi che lei abbia voglia di parlare quest'oggi. Non va di buonissimi rapporti con gli altri ministeriali colleghi? Ritengo che sia sempre una cosa salutare individuare una persona su cui rilasciare tutti i discorsi, ragionamenti, parole, utili o stupide che siano. Non credo si possa vivere senza comunicare con gli altri, tenendosi tutto dentro, sepolti in una torre d'avorio protettiva e inavvicinabile. Corrode l'animo e svia dal proprio sano percorso. L'ascensore cominciava a rallentare per il quinto livello, C.M.I.



 
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view post Posted on 8/5/2018, 13:54
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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
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Sorrise nell’udire la spiegazione circa la figura delle Kitsune e del colore arancione che veniva spesso loro coniato. Lo trovò molto stimolante come argomento ma l’Auror ampliò il sorriso a seguito della domanda di Issho sulla sua personalità. «Ah, signor Fuji-Tora, le posso dire che l’arancione è uno colore che ho sempre apprezzato, così come il rosso e il verde, talvolta perfino il blu, ma se dovessi definire la mia personalità in tutta onestà le risponderei che sono cangiante, a seconda dell’intensità della luce a cui vengo sottoposto. Tuttavia suppongo che i soli colori, di per sé, non possano conferire un quadro completo della persona. Non le pare?» Sarebbe stato poco saggio giudicare una persona da un singolo colore? O era la via più veloce e diretta? Non erano forse i valori, gli insegnamenti ricevuti dalla propria famiglia e la vita vissuta fino a quel momento a rendere un uomo ciò che era?
«Oh, no, affatto. Vede signor Fuji-Tora, semmai dovessi essere Yako sicuramente non le darei modo di sfuggire alla mia trappola con estrema facilità, non trova? E non mi farei altrettanto scoprire con così tanta semplicità.» Era vero. Aiden non aveva alcuna intenzione maligna verso il giapponese, se mentiva era per proteggere solo ed esclusivamente sé stesso e le persone che amava.
Annuì di tanto in tanto mentre seguiva il filo del discorso di Issho, senza interromperlo, immagazzinando per bene ogni parola. Era saggio, equilibrato e acuto osservatore, Aiden non poté negarlo e nemmeno rifiutarsi di apprezzarlo.
«Non le do torto, signor Fuji-Tora. Ma vede, non nego di essere preoccupato dell'effetto che tali gonfiamenti potrebbero causare alla popolazione. E come ha detto lei la comunità è una grande famiglia, la calunnia non fa altro che danneggiarla. Siamo o non siamo individui differenti tra noi? Alcuni potrebbero assortire tali notizie in maniera assolutamente negativa e ritrovarsi con un dente avvelenato.» ammise in tono flebile. «Riguardo all'indagare... E' un processo lento, dove la calma e la pazienza sono fondamentali, ma non nutro dubbi che magari vi siano proprio individui che stanno procedendo ad indagare in quel momento mentre noi discutiamo in tutta tranquillità del più e del meno.» Parlava forse di sé stesso o magari c'erano davvero altri individui che lo stavano imitando altrove? Una domanda assai misteriosa, la cui risposta avrebbe dovuto attendere o forse non sarebbe mai arrivata.
«Non le ho forse detto che sono cangiante?» ridacchiò da sotto i baffi mentre seguiva il giapponese. «Ma non sono in cattivi rapporti con i miei colleghi, affatto. Ho solo il terrore di restare chiuso nel mio ufficio a compilare rapporti senza sosta e dimenticarmi l’ora della cena.»
Le porte dell’ascensore si spalancavano e mostrarono l’ambiente del Terzo Livello. Aiden pregò tutto il Pantheon Celtico affinché tenessero Remar rinchiuso nel proprio studio per tutta la propria permanenza in quel posto in compagnia di Issho. Non aveva alcuna intenzione di ritrovarsi con l’Obliviare per davvero uno dei due se non entrambi.
Seguì con passo lesto e leggero l’uomo verso il proprio ufficio, lanciando occhiate furtive di tanto in tanto in giro, senza farsi vedere da Issho.
«E lei signor Fuji-Tora? Ha un suo colore? Ancora non mi ha detto se ne ha uno che la descrive. E’ forse il viola?»

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Anche se Vathino rimarrà fuori dai giochi da questa nostra discussione, ho ritenuto opportuno citare i modi guardinghi di Aiden. Nulla di che, semplicemente un dettaglio narrativo.
 
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view post Posted on 8/5/2018, 20:57
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Lei mi incuriosisce sempre di piu', Mr. Aka. Fino a dove riesce a spingersi con le parole? Lancio' una domanda retorica a vuoto, senza volere una risposta. I toni, le parole, la troppa grazia del ragazzo nei suoi confronti e il volto troppo ingenuo, ben caratterizzato e aiutato dalla rossa peluria, lo portavano in-sanamente a pensar che celasse qualcosa e, quel qualcosa, lo avrebbe spinto piu' avanti a premere e pesare le prossime future discussioni che avrebbero intrapreso, probabilmente, i due. Sa Mr. Aka, esser cangiante e' un affermazione abbastanza relativa. Anche i diavoli posson esser cangianti e rivelarsi angeli. E' una nostra responsabilità' cambiare, mutare, per qualcosa o qualcuno in base alla luce che ci illumina. Delle volte e' meglio rimaner saldo e ancorato a un porto sicuro, a un abitudine. Le abitudini infatti sono come una fune, ne intrecciamo un tregolo ogni giorno e ben presto non si riesce piu' a spezzare. Sosto' una manciata di secondi nella discussione, visto che l'ascensore giungeva lentamente al quinto livello. Quando fu all'istante della fermata, avrebbe ripreso prima di aprire le grate e scendere dal locale mobile. Proprio perche' lo Yako e' furbo e malevolo, puo' essere proprio una strategia quel far sfuggire una preda dalla propria trappola. E' cio' che vuole lei che conta. Farsi scoprire, spesso, e' sempre la prima tattica del nemico. Se conosci il gioco del nemico, penserai come il nemico e tenterai di risolvere il caso in base a come ti aspetti che agisca il nemico. E' questa la vera trappola. E' questo cio' che si aspetta il cattivo. Che tu ti possa calare nei suoi panni lo aiuta solamente a mandare avanti i propri piani. Medita. Prese il passo, invitando con un ulteriore sorriso e cenno di capo il collega a seguirlo nell'ufficio. Camminavano e risuonavano per il corridoio lungo e silenzioso i passi dei due, scanditi dai colpi secchi al pavimento da parte del bastone dell'orientale, che sorreggeva la sua andatura. Tante porte a destra e a sinistra. Lizandrius era la prima a spuntar all'occhio. Continuando, verso la meta' del corridoio dove parole echeggiavano lontane da tutti gli altri livelli del ministero, avrebbe osservato l'ufficio di Mr. Remar. Una volta qui Issho, avrebbe preso in corsa il bastone e avrebbe battuto tre volte contro la porta del ragazzo biondo suo collega, per poi riprendere la camminata verso il suo ufficio, posto subito a fianco di quello. Non mi prenda per pazzo. E' fra i pochi che al momento conosco e collaboro. Animo intrigato e curioso. Busso sempre la mattina quando passo, per arrivare qui nel mio ufficio. E' un modo per dare la presenza giornaliera. Ennesimo sorrisetto andava a dipingersi sulle sue labbra sottili, mentre ora si addentravano nel locale orientale, dove ad attendere v'era gia' una teiera calda fumante e l'armatura da samurai dinanzi all'uscio della porta, pronta ad accoglierli e a chiudere l'entrata una volta dentro i ministeriali. Prego prenda posto, faccia come fosse a casa sua....Si tolse l'immenso giaccone bianco dalle spalle, lasciandolo scivolare sull'armatura animata che andava ora a prender posto sopra il solito baule sito all'angolo dell'ufficio. Prese posto anche Issho, al basso tavolo nero, riprendendo parola. Se lasciamo che la rabbia prenda il sopravvento, ragazzo mio, non arriveremo da nessuna parte. Si, un membro della famiglia potrebbe infastidirsi a un rigonfiamento della notizia, come dicevi, ma non sarebbe un comportamento lucido, razionale e professionale. Chi viene preso dall'ira, dalla rabbia in generale, smette di esercitare giustizia e chiede vendetta. E noi non siamo qui a lavoro per garantire vendetta. Sentenzio' con tono severo ma mantenendo comunque l'espressione facciale calma e rilassata. Dei rintocchi di bacchetta ora andavano a comandare a delle tazzine in ceramica e teiera di librarsi e servire prima l'ospite e successivamente lo stesso giapponese che, nel frattempo, aveva disposto varie fragranze di Teh sulla ``cattedra``. Capelli e barba rossa, lentiggini, statura media. A saper che eri irlandese, avrei cercato di trovar per il tragitto della birra. Cerco' di ironizzare e a metter a proprio agio il collega piu' giovane, tentando di indovinarne le origini. Mi trova per il resto concorde sul non perder tempo sulle scartoffie. Il tempo e' gratis ma senza prezzo, non si possiede ma si usa, non si conserva ma si spende e una volta che l'hai perso non lo puoi riavere indietro...questo per lo meno e' cio' che si dice. Bevve un primo sorso, lasciando che il delicato e quasi sciapo aroma del teh verde, fragranza da lui scelta, riscendesse caldo per la gola, ``rinfrescandone`` il tratto per poi riprendere a rispondere all'ultima domanda del giovane. Se ho un colore eh? Beh si, due a dir il vero, fissi e immutabili. Non sono ``cangiante`` come diceva poc'anzi lei. Non mi piace esserlo tanto piu'. Bianco, assenza del tutto e oggettività' nel giudizio; Viola, incrocio di rosso passione materiale e blu, tutto cio' che trascende la materia e si eleva verso il cielo. Una personalita' spiccatamente sensibile la mia che mi porta a ricercare e volere vedere il lato nascosto delle cose, il fenomeno dietro il noumeno. Sono una mia responsabilita' questi colori. Termino' di rispondere ora alle domande, per cominciare un'altra sezione di discussione. Mi dica, parlando brevemente di lavoro, come ha reagito l'ufficio e cosa si dice negli interni di catastrofi e incidenti magici in seguito alle ultime vicende che hanno visto attacchi a londra? Come consiglia o spera che possano aiutarla gli altri uffici di questa istituzione. Se fosse il ministro, che risposta darebbe al paese? Le domande del giapponese erano mirate a scovare qualcosa. Perdoni, solo curiosita' di un vecchio per una prospettiva e soluzione da giovane.

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view post Posted on 14/5/2018, 11:03
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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
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Si picchiettò il mento mentre corrugò le sopracciglia con fare pensoso, riflessivo. Non rispose direttamente alla domanda retorica di Issho, sapeva che non ve ne fosse necessariamente bisogno, ma se avesse potuto avrebbe risposto che si sarebbe spinto fin dove poteva e come poteva. Tuttavia il discorso su Yako sembrò attirarlo di più tanto da volerlo ampliare con la sua opinione.
«Sono perfettamente consapevole che Yako ha le proprie tattiche per vincere avvalendosi di sotterfugi e altre tecniche di natura ambigua, del resto è una volpe e spesso si dice di non fidarsi mai delle volpi perché sono ingannatrici. MA, eh sì, c’è sempre un MA, non sarebbe corretto fare affidamento agli stereotipi. Dopotutto i casi particolari esistono e il mondo non è tutto bianco o nero. Come viene spesso spiegato attraverso lo Yin e Yang, ogni cosa - benevola o malvagia che sia - ha un pezzetto della sua parte opposta. Un modo come un altro per bilanciarsi. Quindi una volpe potrà anche essere ingannatrice, magari non lo fa in maniera egoistica, ma piuttosto per l’interesse altrui, anche collettivo. Una volta...» Aiden stava per introdurre una nuova frase che si fermò di colpo quando giungessero in prossimità dell’ufficio di Vath e a quel punto rimase muto come un pesce, cercando anche di fare il minor rumore possibile. Per un momento pensò che il karma doveva davvero essere contro di lui se Issho era andato a bussare all’ufficio di Remar, come a volerlo spingere ad uscire e a mandargli in fumo la copertura. Sarebbe andato volentieri di matto, ma si costrinse a far buon viso a cattivo gioco, restando impassibile e pregando gli Dei di essere clementi con lui. Sembrò proprio che lo avessero ascoltato, concedendogli un cospicuo e miracoloso colpo di fortuna. Era proprio Baciato dalla Fortuna, non c’era niente da fare!
Avrebbe sospirato di sollievo, ma si limitò ad esultare mentalmente, mentre seguiva Issho con una scrollata di spalle. Quando furono lontani dalla porta dell’ufficio di Vath, Aiden riprese il discorso nel momento stesso in cui entrò dentro l’ufficio del Giapponese. «Come stavo dicendo… Tempo fa un uomo mi disse che dentro ogni uomo ci sono due lupi, un bianco e un nero, e in base a quale nutri di più si manifesta la nostra natura. Ovviamente anche se nutri più il lupo bianco non significa che il lupo nero sia rimasto sempre a digiuno, ecco. Questa è un’altra versione dello Yin e dello Yang, semplicemente con due figure animali, ma il succo è sempre lo stesso.»
L’ufficio di Issho era molto bello, rispecchiava la sua cultura d’origine, come un degno patriota. Sorrise nell’avviarsi al basso tavolo dopo essersi tolto educatamente le scarpe, un modo come un altro per rispettare la cultura giapponese. Si accomodò, sistemandosi sulle ginocchia e aspettando Issho.
Alla battuta della birra e delle origini Irlandesi di Aiden, l’Auror ridacchiò. «Il thé andrà bene. Magari al prossimo giro potremmo considerare l’idea di una birra fresca, basterà aspettare qualche mese e con il caldo sarebbe proprio l’ideale!»
Assaporò anche lui l’aroma del thé dopo aver soffiato con dolcezza sulla tazza bollente, con delle caute e brevi sorsate. Era molto buono, più di quanto si fosse immaginato e lui non era molto fan del thé. Mentre si prodigava a non scottarsi con il liquido bollente, Aiden ascoltò in remoto silenzio che il saggio Issho gli rivelasse quali colori lo rispecchiavano e ciò lo fece sorridere.
«Sono davvero due colori molto importanti e anche molto belli. Le donano, in un certo senso.» E poi tutto sembrò essere messo da parte per l’argomento successivo, uno assai impegnativo e piuttosto spinoso. Inevitabile per giunta!
Posò la tazzina e appoggiò le mani sul tavolo, come a volersi sorreggere nell’affrontare una tematica così delicata. «Le risponderò in maniera del tutto soggettiva, signor Issho. Non è mio costume parlare a nome di un interno ufficio.» Si umettò le labbra per qualche secondo, giusto il tempo necessario per organizzare un buon discorso. «Non posso dirle con assoluta chiarezza cosa fare se fossi io il Ministro, anche perché non mi ci vedo molto bene al vertice del potere, sono piuttosto umile ad essere sincero. E sono anche del parere che se una persona non è ben preparata allora il Potere ti può schiacciare, corrompere, trasformare. Questo non vuol dire che io sia debole, semplicemente non sono troppo ambizioso, ma traggo forza dalla posizione in cui sono attualmente.» Annuì appena, parlando in maniera onesta e ritenendosi soddisfatto di quelle sue parole. «Le posso dire però che farei di tutto pur di aiutare la Comunità, magari fornendo aiuto al Ministro stesso così da garantire dei servizi che soddisfino la popolazione. Ora come ora immagino che sarà molto impegnativo dopo quanto accaduto a Londra a causa di quel Shinretsu. Ciò che consiglierei fortemente è di armarsi di coraggio, signor Issho, è ciò che manca ai più. Per ora mi limiterei solo a questo, a focalizzarmi sul coraggio, poi rifletterò sul come sfruttarlo. Meglio procedere per gradi che campare piani destinati a saltare come tanti petardi!»

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view post Posted on 14/5/2018, 15:01
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Non passo' inosservato al giapponese la scelta, piu' un discorso, di risposta allo Yako esplicata dal neo-collega precedentemente, cosi' come non gli era passato inosservato all'occhio abile alla vista il suo essersi fermato in mezzo al discorso al tempo stesso del battere alla porta di Mr. Remar. Era un'azione che gli ritornava ora in mente, seduto alla propria comoda imbottitura della cattedra, mentre terminava di ascoltare i discorsi del giovane, circa il bene e il male nelle cose, le eccezioni agli stereotipi e soprattutto la questione ministero/ministro e proprio compito negli uffici in potenza. Era interessante ascoltarlo, vederlo bere il proprio teh mentre si dimenava a regger il proprio discorso priva di reale soggettività', che aveva invece premesso all'inizio. Sembrava tanto un discorso tanto per farlo, che lasciava tuttavia bassa la difesa del ragazzo, la propria copertura vacillare e il proprio animo tentar di emergere. Oh, interessante Mr. Aka. Sta andando cosi' bene. Sorseggio' un po di teh, per riprendere subito dopo. Una persona umile lei, non ambiziosa di esser al potere ma orgogliosa di lavorare dietro le quinte. Coraggiosa, in parole e sicuramente in azioni....Mi domando cosa se ne faccia un ufficio come catastrofi e incidenti magici di un giovane con queste qualita' troppo, spudoratamente, da auror al servizio dell'istituzione. Sorrise, ponendo sul proprio tavolo nero la propria bevuta, per rialzarsi e andar a fissare la finestra illusoria sullo scorcio di campagna giapponese. Ovviamente, ad accompagnarlo, il proprio bastone. Compilar scartoffie con tanto coraggio non le si addice, cosi come evadere dalle domande dell'ufficio non aiutano a mantener la propria posizione di relativo dipendente. La soggettivita', tua alleata, non e' un'ottima manovra quando si vuol mantener una personalita'. A domanda secca, spetta risposta secca, soprattutto quando mirata al particolare. Ricordalo. Si volto' nuovamente, col sorriso stampato in faccia dopo la propria personale riflessione sul ragazzo. Lo fisso', continuando quel suo dialogo che sembrava quasi aver capito tutto il gioco ma volerlo mantenere in piedi per far bene al ragazzo. Non e' del tutto sbagliato questo tuo voler capire come sfruttare il coraggio, come canalizzarlo e farlo procedere, formalmente, tramite i piani futuri, strategici. Fa parte di questo tuo esser in equilibrio fra bene e male, fra ying e yang, fra i due differenti lupi da sfamare. Stai bene attento pero' al prezzo di questo stato. Il coraggio è resistenza alla paura e dominio della paura, ma non assenza di paura. Si avvicinino' lentamente alla figura del rosso seduto con garbo dall'altra parte del tavolo, portandosi ora alle sue spalle. Ci vuol coraggio a puntare la bacchetta verso il nemico. Si deve aver paura a castare un incanto. Bisogna esser responsabili nel colpire il bersaglio. Senno' cosa ci renderebbe differenti da un criminale senza sentimento? Questa e' anche giustizia. Rispetto, dovere, responsabilita', paura di far male a innocenti. Non deve guidarci l'istinto, ne il dovere solo, ma il perfetto equilibrio di cio', in tutti i campi,cosi' come poc'anzi si e' parlato. Dove vince la parola, usala. Dove si necessita la bacchetta, sii pronto a prendertene la responsabilita'. Se tu come persona sei il lupo bianco, la bacchetta e' il lupo nero e il pasto e' il terzo soggetto variabile. Rispetta il pasto. Ando' verso la porta dell'ufficio, ora con una certa fretta, aprendola e concludendo infine il discorso al ragazzo con un sorriso stampato in volto. Mr. Aka, quando vorra' venir a far due chiacchiere, saro' qui ad aspettarla... non temo le scartoffie. Se ha qualche domanda, la prego di riservarsela per un'altra occasione, fra 5 minuti e' possibile che arrivi mr. Remar per una lezione. Se e' cosi', probabilmente vi incrocerete in corridoio, e' un tipo puntuale. Volle avvertire il ragazzo della venuta dell'ulteriore collega, dato che non scordo' la visione precedente del discorso soffermato dinanzi alla sua porta...forse non era un possibile bell'incontro. Se il giovane avesse deciso di lasciar l'ufficio, Issho avrebbe posto un leggero inchino felice e sorridente, dicendo: Saluti la truppa ehehehe.

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view post Posted on 14/5/2018, 17:09
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Aiden Weiss

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Da troppo per scontato troppe cose... pensò, alzando un sopracciglio mentre seguiva il filo del discorso di Issho. Su quel versante non fu totalmente d’accordo con il Giapponese e poiché Aiden era spontaneo, non si trattenne dall’esprimere quel suo dissenso. «In vero non condivido questa ottica. Vede, tutti possono essere coraggiosi, non deve necessariamente essere una dote riconducibile solo e soltanto agli Auror. Il coraggio è una virtù che può essere posseduta da chiunque, anzi, che tutti quanti hanno ma che molti non sanno gestire o credono di non possederlo. No, signor Fuji-Tora, su questo non condivido proprio.» E scosse lentamente il capo.
Più il Giapponese parlava, più capiva di volerlo stanare come un’animale. E come poteva arrivare a simili conclusioni dopo neanche un’ora di conversazione? Era forse un Legillimens? Era strano, molto strano. Non aveva percepito alcun tentativo di intrusione nella propria mente, né l’uomo aveva in alcun modo fatto uso della bacchetta per compiere una tale pratica. No, non lo era di certo, se ne sarebbe accorto e si sarebbe chiuso a riccio se solo avesse avvertito un’intrusione.
Se si aspetta una confessione, non l’avrà e già è tanto che non lo Oblivio! Se avesse potuto si sarebbe arrabbiato e tanto anche, ma il fatto che si era preparo a ricorrere all’Occlumanzia gli aveva permesso di mantenere la calma e la pazienza necessaria per una tale procedura. Perciò sorrise flebilmente, quasi sul punto dal ridergli in faccia.
Issho sicuramente non era una minaccia per Camille, per ora, ma era meglio non perderlo di vista. Gli era piaciuto all’inizio ma ora che la conversazione procedeva sembrava troppo frettoloso nel volerlo giudicare, una mossa sbagliata e che non avrebbe dato i propri frutti, non quelli sperati.
«Anche Lei ha qualità da Auror!» disse con calma quando Issho parlò della paura, delle responsabilità, dei prezzi da pagare. Finì il proprio thé nonostante fosse bollente, dando prova della propria tempra al Giapponese, per poi posare con altrettanta calma la tazza sul tavolo. Si alzò infine lentamente e tornò a rimettersi le scarpe, sorpreso del repentino cambio di atteggiamento dell’uomo, ora troppo desideroso di volerlo fuori dall’ufficio. «Oh nessun problema. Alla fine dovevo tornare in ufficio, in un modo o nell’altro.» Ridacchiò. «Grazie per il thé e la compagnia. Le auguro una buona lezione allora!» Fece un rapido inchino e si avviò velocemente verso l’ascensore, restando sempre di spalle e legandosi i capelli in una piccola coda.
Una volta dentro all’ascensore, Aiden premette il pulsante per il Secondo Livello e semplicemente scomparve dal Quinto Livello.

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