Un altro sorso, ancora una volta, infine una terza, una quarta, una quinta, tutte così rapidamente - di seguito - da far arrossire bruscamente il volto del rozzo cuoco del momento, che a stento riuscì a trattenere un singhiozzo fastidioso. Si portò entrambe le mani alla bocca, come a premervi sopra nella speranza di trattenere sospiro e respiro insieme; contro ogni aspettativa, poi, schioccò le dita e a gran voce gridò al suo cameriere, il povero Elfo Domestico di passaggio, di portare un altro giro. Quando il Gallese Verde giunse per magia al suo tavolo, sospendendosi a pochi centimetri dal volto già rubicondo e accaldato del Mago, quest'ultimo lo afferrò al volo con leggerezza, avvolgendovi le dita della mano destra contro il vetro incrostato di sporco. Aveva ascoltato la risposta della ragazza con attenzione, anche se malcelata, e non aveva potuto nascondere un sorriso non più di circostanza, quanto del tutto genuino. Aveva del potenziale, eccome se ne aveva. Sul viso comparve un'espressione tra il divertito e il falsamente lusingato, attratto dagli aggettivi che l'altra aveva scelto per la descrizione della Testa di Porco. Avrebbe potuto vantare un certo livello di furbizia, sfidando il Mago con un interesse non del tutto autentico, palesando il suo desiderio di lavorare in quel pub "straordinario, incantevole, eccezionale", ma avrebbe poi avuto effettiva riconoscenza? Ximo apprezzava molto più la sincerità che la presa per il culo: e il galateo, per lui, era già morto in partenza. Si pulì le labbra con il dorso della mano sinistra, prima di prendere parola e continuare così la conversazione preziosa.
«I Tre Manici di Scopa è per ragazzi,
la Testa di Porco è per gli uomini.»
Il suo inglese tradì una nota orientale, diversa, un accento che non era puramente britannico, non di certo di quel posto, ma comunque così squillante da poter far sorridere. Aveva colto il senso che Penelope si era così impegnata a comunicare, ma per quanto quella specifica lo avesse sorpreso positivamente, quasi con ironia, allo stesso tempo non aveva ancora dissipato la sua sensazione di essere preso per i fondelli. La sua più grande paura era quella di assumere qualcuno che nel giro di neanche una settimana sarebbe poi scomparso, perché il vero proprietario di quel locale - Aberforth - era stato chiaro nelle sue intenzioni fin dal primo momento: non accettare richieste alla leggera. La Testa di Porco non era la Reggia di Regnanti d'eccezione e per quanto Ximo volesse credere il contrario, faceva fatica ad immaginare Penelope - così bella e così giovane - in quel posto.
«Mi piaci, non lo nego.
Ma sei una Principessa, qui ci sono spesso presenze poco affascinanti. Potresti dover entrare in contatto come cameriera con clienti rozzi, maleducati, e non sempre propriamente umani. Arrivano di tanto in tanto anche Mezzogiganti, Vampiri, Megere e chi più ne ha, più ne metta. Hai già esperienze in questo tipo di relazioni? Sapresti reggere il confronto anche in situazioni simili?»
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