La piuma dell’Auror grattò con estrema violenza sullo strato di pergamena che aveva davanti a sé, sul punto di smussare la punta oltre che a bucare il rotolo. La propria calligrafia era sì elegante ed ordinata ma talmente marcata e pesante che chiunque avesse letto quel rapporto avrebbe facilmente intuito l’umore dell’uomo.
Nervoso e teso come una corda di violino, Weiss alzò la testa di scatto quando udì l’inconfondibile rumore di stoffa lacerata, pronto ad estrarre la bacchetta e dar battaglia al responsabile che lo aveva fatto scattare come una molla. Gli occhi blu captarono la figura della gatta intenta a liberare gli artigli dal tessuto che rivestiva uno dei braccioli del divanetto che teneva in ufficio. Assottigliò lo sguardo e la ridusse in cenere con uno sguardo carico di severità, una minaccia silente a trasfigurarle quei cazzo di artigli in gustosi marshmellow, rendendola così incapace di danneggiare qualsiasi mobile alla propria portata.
«
Sei proprio una stronza!» grugnì, mentre uomo e felino si fissavano negli occhi. In tutta risposta l’Auror ricevette un sommesso
maow da parte di Ginga. Sospirò e la lasciò perdere, aveva ben altre cose a cui pensare.
Il rotolo di pergamena venne improvvisamente ridotto a brandelli quando la frustrazione lo colse in fallo, per poi gettare quella manciata di coriandoli in un punto indefinito dietro di sé. Tanto avrebbe pulito la McFloo, perciò non si prese nemmeno la briga di sprecare la sua mira per fare centro nel cestino appena sotto la scrivania.
Due giorni prima era stata tenuta una raccolta firme ad Hogsmeade, come era stato preannunciato in un articolo della Gazzetta del Profeta, contro il Ministero della Magia e di alcuni suoi addetti, gli Auror in particolare, per mancata efficienza nei confronti della sicurezza nazionale. Ma l’attuale Ministro della Magia, Camille Pompadour, e l’attuale Capo Auror, nonché suo stesso superiore, Rhaegar Wilde, erano stati la principale fonte di discussione. Accusati di non farsi vedere al pubblico, di non fare un beato ciuffolo per la Comunità Magica del Regno Unito e d’Irlanda, di girarsi dall’altra parte al primo cenno di pericolo.
Eppure Rhaegar si era fatto vivo alla raccolta firme, aveva fronteggiato la bellissima donna dai capelli scuri e che era stata messa
a nudo da uno scherzo, presumibilmente attuato da alcuni bambini, ma che ella aveva collegato a qualcuno fedele al Ministero, a Camille. Ma la Ministra, per l’appunto, dov’era finita? Sapeva cos’era successo ad Hogsmeade e dell’articolo che aveva smosso diversi animi e accalappiato qualche firma contro la sua figura politica? Perché non reagiva? Che Rhaegar non l’avesse ancora messa al corrente?
Veloce come un fulmine, il fulvo della bella Irlanda piantò baracca e burattini e si fiondò fuori dal proprio ufficio, sbattendo la porta con una potenza tale che per poco non staccò di netto la propria targhetta identificativa posta sull’ingresso. Con solo una misera - ma nuova di pacca -
maglietta della Guinness e dei jeans chiari, uscì di gran carriera dal Quartier Generale, intenzionato a raggiungere il Primo Livello e bussare la porta della Ministra. E poi? Cosa le avrebbe detto? “Scusami Camille, ti volevo avvisare che c’è gente che ti vuole fuori dai piedi?”
Forse avrebbe fatto meglio a muoversi con cautela, misurare le parole e non rischiare un definestramento da parte della Ministra per mancanza di tatto e linguaggio consono verso una figura politica come quella della Pompadour. Si passò una mano tra i capelli, il ciuffo che non voleva saperne di starsene apposto, vagamente umido per il nervosismo che lo stava facendo sudare come un muflone in pieno Agosto.
Stava per mettere piede nell’ascensore quando si ricordò che non era il massimo irrompere nell’ufficio della Ministra senza portare qualcosa che potesse smorzare la tensione di quella sua improvvisa entrata di scena. Afferrandosi il capo in un gesto disperato, l’Auror tornò indietro in fretta e furia, cercando tra i propri liquori nell’apposito scaffale uno che potesse essere gradito dalla Pompadour. Optò per una crema di whiskey, infine.
La sua ascesa al Primo Livello fu rapida, ma comunque carica di tensione. Camille lo avrebbe ascoltato? Avrebbe gradito l’aiuto che il prode Auror voleva offrirle? Tuttavia, Aiden sapeva di dover approfittare di quell’incontro che aveva deciso di azzardare per conoscere meglio la donna, dato che non sapeva molto di lei, solo voci di corridoio. Ovviamente non credeva alle cattiverie partorite dalle piume della Gazzetta, ma doveva comunque vedere con i propri occhi che tipo di Strega fosse e decidere se ne valeva la pena.
Aiden Weiss era un Auror con uno spiccato senso del dovere, con dei valori e un profondo senso di Giustizia. Qualsiasi cosa avesse scelto di fare, l’avrebbe fatto per la Comunità e non per sé stesso, perciò rischiare una punzione con Rhaegar per quella sua improvvisa iniziativa con Camille non gli importava, in cuor suo Aiden sapeva che stava facendo una cosa giusta e che non cozzava con i suoi principi morali. Non avrebbe smesso di combattere per il Bene, mai e poi mai, nemmeno se Rhaegar gli avrebbe strappato via il Distintivo e fatto ingoiare per non essersi consultato con lui prima.
I rischi andavano affrontati a testa alta e con coraggio e quello il rosso ne aveva da vendere.
Trasse un profondo respiro e non sfoggiò il suo miglior sorriso: fare la figura del coglione con la Ministra già nei primi secondi sarebbe stato controproducente, non si sarebbe fidata di un Auror che la prendeva alla leggera. Così rimase composto e serio, mentre le sue forti nocche andarono ad impattare con una certa forza, quasi con prepotenza, sulla porta dell’ufficio del Primo Ministro.
Ora non poteva più tirarsi indietro, le danze erano state aperte e il gentil Cavaliere attese con pazienza che la Dama del castello aprisse i battenti, per accoglierlo o per liquidarlo.
Eccomi Camillina, in armatura e spada alcol in mano