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Io giuro che la rinchiudo in uno sgabuzzino con Midnight.*
Non poté esimersi dal pensare ad una punizione peggiore per la Rigos che, incurante dei suoi sentimenti, la stava lasciando alla mercé degli sguardi dei compagni; come Prefetto aveva sempre cercato di mantenere un contegno tale per cui la sua posizione non potesse mai e poi mai essere messa in discussione. Chiaramente, come avrebbe dovuto capire già da molto tempo, la sua amicizia con Nieve aveva minato le basi di quello stile di vita costruito con tanta fatica e dedizione.
Costretta a seguirla come un anatroccolo smarrito, si ripromise di far pagare alla Grifondoro lo scotto della vergogna provata in quei frangenti: se ripensava a tutte le volte in cui le aveva fornito supporto e garantito un sincero affetto, quasi fraterno, ora si pentiva amaramente di non essere riuscita a smussare almeno un poco le sue inclinazioni.
Usarla come cavallo di Troia per infiltrarsi in una conversazione del tutto privata e, per giunta, davanti alla Milford-Haven! Sulla sua reputazione, ora, aleggiava un’ombra ben più grande delle macchie d’inchiostro che la Corvonero le aveva impunemente gettato contro.
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Rigos, aspetta e vedrai.*
Il suo sguardo incrociò quello di Megan per una frazione di secondo e tale fu l’imbarazzo per essere stata trascinata in una conversazione a quattro mai davvero desiderata, che si costrinse a guardare altrove, reggendo il gioco all’amica. In cuor suo si augurava che la Rigos avesse le sue buone ragioni - valide soltanto per lei - e si limitò a tacere, consapevole che presto o tardi tutti i nodi sarebbero venuti al pettine.
Se ‘Esercito’ era la parola chiave di quell’incursione non pianificata, immaginò che fosse proprio Midnight l’argomento principe della giornata. Incredibilmente, riuscì a rilassarsi, appoggiando la borsa a terra ed il manuale di Pozioni sul tavolo. Il mento appoggiato al palmo destro e lo sguardo perso oltre un punto imprecisato alle spalle della Corvonero avrebbero sancito il suo parziale estraniamento dalla situazione: se doveva proprio fingere di stare male, tanto valeva interpretare il ruolo del malato immaginario al meglio delle sue possibilità.
Sospirò un paio di volte, tossicchiò e si mosse nervosamente sulla sedia; il ruolo le stava incredibilmente stretto, forse perché in vita sua aveva sofferto così poco i malesseri stagionali e quelli occasionali - come le lievi emicranie - da non essere avvezza a mostrarsi debole in pubblico. Sfregò delicatamente il volto con le mani, oscurando gli occhi con entrambi i palmi. Non aveva dimenticato la visione di poco prima, il senso di colpa che sordidamente si era fatto strada nel preciso momento in cui si era resa conto di aver oltrepassato un limite invisibile; non aveva nemmeno scordato il mal di testa che con le sue fitte, nonostante l’intensità minore, la stava affaticando enormemente.
Il tono sorpreso di Megan l’avrebbe fatta sorridere se solo avesse potuto mostrarsi divertita e ripagata dall’intera vicenda: era chiaro che la ragazza non si aspettasse un’intraprendenza simile da parte di Nieve, né - forse - che i due si conoscessero a tal punto.
Avvicinandosi al tavolo, poco prima, si era fatta una mezza idea su quei due e di certo non aveva intenzione di impicciarsi. Non più del necessario almeno.
Probabilmente - cercando di dare un senso al comportamento del nuovo Prefetto Corvonero - anche lei si sarebbe stupita di scoprire quale rapporto intercorresse tra Mike ed Alice Lastrange: sempre che ve ne fosse uno, si sarebbe chiesta come trascorressero i tempi morti tra un cliente e l’altro, se potessero considerarsi amici e via così, in una spirale senza fine di ragionamenti futili. La gelosia non faceva per lei, non in dosi eccessive perlomeno, e comunque era chiaro come il sole che Megan non avesse del tutto gradito la loro intromissione. Per tale ragione, dunque, la Tassorosso fu mossa da un moto di compiacimento ancor maggiore e scoprì finalmente il viso soltanto quando il Serpeverde proferì parola.
«
Credo che Nieve abbia interpretato il discorso dagli appunti del qui presente.» aggiunse frettolosamente, indicandoli con l’indice e scoccando un’occhiata divertita alla Corvonero.
La vaghezza del Serpeverde fu come un campanello d’allarme, quasi che il ragazzo - con un'evidente amarezza nella voce - temesse di far presente il suo disprezzo per quel docente ‘puntiglioso’. Si sentiva in dovere, quindi, di esternare la comune antipatia verso quell’uomo, così da mettere a proprio agio i presenti.
«
Se parliamo di quel genere di persona, stai certo che ti capisco alla perfezione.» sussurrò con enfasi, sorridendo appena «
Credo che nessuno, qui dentro, lo ami particolarmente.»
Si aspettava che Nieve dicesse qualcosa da un momento all’altro, quindi si affrettò a presentarsi, porgendo al ragazzo la mano destra al di sopra del tavolo.
«
Thalia Moran, piacere.»
Gli sorrise educata, prima di stiracchiare le labbra in un finto spasmo di dolore e portando nuovamente la mano alla tempia. Forse la scenetta si sarebbe dovuta protrarre ancora un po’, ma il realismo non sarebbe di certo mancato.
Thalia J. Moran | 17 anni | Prefetto Tassorosso