#DisgraziatelliAllaRiscossa, Privata.

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 18/5/2018, 17:31
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,257
Location:
TARDIS

Status:


40Ryrc8
Non avrebbe mai creduto possibile indossare vestiti così belli, così sportivi, così giovanili, senza sentirsi del tutto fuori luogo. In un primo momento aveva rinnegato ogni possibile cambio, le mani già pronte a trafficare con il coperchio della scatola che aveva poggiato sul letto a baldacchino; non aveva idea di quale sortilegio oscuro si fosse abbattuto sulla testolina della sua povera zia Brigitte in quel periodo: amante della moda, dell'eleganza in ogni sua forma, sarta d'eccezione nella Contea di Cork e non solo, la Strega sembrava tuttavia aver dato di matto nell'esatto istante in cui aveva affidato quella consegna a Nadine, il Gufo Reale di famiglia Brior. Pochi giorni prima, in occasione del suo compleanno, Oliver aveva ricevuto in effetti quel dono inaspettato: non tanto per l'occasione, quanto per il contenuto. Era bastata un'occhiata per pensare che si trattasse di un errore, anche piuttosto grande: abituato ad abiti sì comodi, come jeans, pantaloni in cotone oppure semplici magliette leggere e colorate, Oliver non avrebbe potuto negare a se stesso che quell'outfit d'insieme - del tutto moderno - era stato accettato solo dopo aver messo piede ad Hogwarts. Grazie all'aiuto e ai consigli del suo migliore amico, aveva imparato ad essere affascinato da tessuti più comuni, non così pregiati, così come aveva imparato ad acquistare t-shirt che mai prima di quel tempo avrebbe anche solo lontanamente immaginato di vestire. Era un dato di fatto, però, il suo infinito gusto per il velluto, per la pelle, per completi più raffinati. Oliver vedeva se stesso perennemente in giacca e cravatta, il Caposcuola galante, come la buona Aquileia lo chiamava sempre. E sua zia Brigitte era la prima a fornirgli a colpi di bacchetta magica abiti su misura, del tutto inclini al gusto del nipote. Come ogni anno, il dono del suo anniversario di nascita giungeva in tempo; e come mai prima di quel compleanno, Oliver ne rimase sorpreso più di quanto potesse credere. Una giacca era pur presente, ma era in pelle scura, sportiva, da motociclista, accompagnata da un pantalone di simile tipologia, con borchie, cintura e stivaletti alti e scuri a fare da pendant. Tutto sommato, perlomeno una camicia bianca, impeccabile e candida, faceva da contorno. Non avrebbe mai creduto in una simile esplosione di moderna fantasia da parte di Brigitte, ma tanto valeva rimandarle tutto con un biglietto di ringraziamento e la domanda circa un eventuale errore di commissione. Fu solo grazie al suo concasato, uno degli ultimi arrivati in quel dormitorio, ma già uno dei più interessanti tra le amicizie da coltivare, se Oliver riuscì a darsi per vinto. Ringraziò tacitamente Francis per il suo supporto e quando uscì dal bagno, vestito di tutto punto da una rivista di motociclismo magico, finalmente trasse un respiro di sollievo. Attirò con un movimento rapido della bacchetta una cravatta dal cassetto già aperto del suo comodino, infilandola al collo con un nodo non troppo stretto, ma leggero e facile tra le sue dita. «Non si rinuncia mai ad una cravatta» fu tutto ciò che addusse come scusa. Una mano tra i capelli, pettinati in modo diverso dal solito, forse più ordinato, e Oliver si disse ormai pronto.

La Passaporta che portò il gruppetto di Grifondoro al centro di Londra si attivò in un bagliore azzurrino, quasi elettrico, prima che quell'orsacchiotto rattoppato sparisse dalla circolazione; aveva chiesto un piccolo aiuto al signor Vinaccia, il proprietario dello store musicale in cui lavorava nel tempo libero come commesso, ma Oliver si ripromise di ripagare quell'offerta con una confezione di involtini primavera. Estasiato all'idea di assaggiare per la prima volta in assoluto la cucina orientale del nuovo locale che si era aperto da poco nei pressi della Capitale, a passo rapido si incamminò verso la direzione che gli era stata indicata. Aveva già fatto gli auguri di compleanno a Lavender, mai dimentico di date importanti, ancor più se dei suoi concasati e ancor più se di concasati che già aveva preso a cuore. L'idea di un'uscita di gruppo, letteralmente, era balzata in mente in modo semplice e con un paio di scambi di parole e di accordo con il suo Prefetto, tutto era andato in porto. Il luogo deciso, non guastava il fatto che in quel pub lavorasse un'altra Grifondoro; il giorno pure, il diciannove di Maggio, un delizioso sabato primaverile; i ragazzi in sé non avrebbero riscontrato problemi di sorta. Oliver si rivolse agli altri che avevano risposto all'invito, scritto in una pergamena svolazzante, appesa dalla mattina precedente alla bacheca del pianoterra, in Sala Comune. Sarebbero rientrati per cena in Sala Grande, ma per pranzo nuove aspettative si prospettavano all'orizzonte. Sorrise, sollevato. «Il locale si chiama Himiko's Taste, non ci sono mai stato ma ne parlano bene. Flaminia dovrebbe essere lì, magari ci ha riservato i posti migliori. Oppure farà i bagagli e via da Hogwarts.» Scherzò, leggermente imbarazzato in quei vestiti così inusuali per lui. Eppure, si sentiva anche bene, avrebbe dovuto ammetterlo. Dalla tasca laterale della giacca in pelle spuntò un piccolo batuffolo rosso, che rapido saltò via fino a correre all'indietro, chissà contro chi o cosa. «Mos, maledetta Puffola Pigmea, siamo in piena Londra Babbana!»
Ne avrebbero viste delle belle, poco ma sicuro.

Prossima scadenza: 25 Maggio, 23.59
Buon divertimento :*
 
Top
view post Posted on 20/5/2018, 19:55
Avatar

A_STARA_STARA_STAR

Group:
Member
Posts:
672
Location:
p a r i s

Status:


Lavender Lily Lovecraft

happy birthday to us | 12 anni | outfit ()

Il primo compleanno da quando aveva messo piede ad Hogwarts era arrivato. Ancora non era arrivato nessun gufo da parte dei suoi genitori ma era ancora presto, era fiduciosa che una loro lettera o un loro regalo non si sarebbe fatto attendere ancora a lungo. Soprattutto, cosa più importante, ora c’era una festa a cui pensare: con gran sollievo pochi giorni prima era stato anche il compleanno di Oliver, il caposcuola Grifondoro che Lavender prendeva ad esempio ogni giorno per evitare di mettersi nei guai, e dover condividere la festa di compleanno anche con lui la rendeva allo stesso tempo orgogliosa e tranquilla.
Le feste non erano granché il suo forte: per quanto riuscisse ad essere spigliata e poco timida, stare al centro dell’attenzione era una cosa che non le era mai riuscita particolarmente bene e che la maggior parte delle volte evitava a tutti i costi. Ma i festeggiati oggi erano due, quindi non si sarebbe dovuta preoccupare di avere i riflettori puntati solo su di se.
Si concesse un biscotto prima di iniziare a scegliere i vestiti da indossare. Il sole quel giorno era forte e caldo come una crostata al limone appena sfornata e illuminava la Sala Comune facendo risplendere i colori dei grifoni.
La scelta fu meno difficile di quanto si aspettasse: la sua attenzione ricadde su un vestitino leggero bianco dai fiorellini azzurri. L’aveva indossato solo una volta da quando sua madre gliel’aveva regalato perché suo padre continuava a prenderla in giro dicendo che sembrava pronta per andare a letto, ma quello era il giorno giusto per dare una seconda occasione anche a quel vestito che, tutto sommato, le piaceva tantissimo. Lo accompagnò con un paio di calze lunghe beige molto leggere, scarpe dal collo alto addolcite da lacci azzurri e gli occhiali che ormai Lavender doveva imparare ad amare. A completare il look, un frontino sottile marrone arricchito da piccoli fiori bianchi che sembravano sbocciare tra i capelli della ragazza.
Non si era mai considerata una bella ragazza, non che le importasse più di tanto, ma quella mattina si sentiva un po’ diversa: complice il compleanno, l’aver guadagnato almeno un cm negli ultimi mesi e i capelli cresciuti fino a coprirle completamente le spalle, Lavender iniziava a sentirsi più ragazza e meno maschiaccio.
Appena si sentì soddisfatta del suo look, raggiunse gli altri ragazzi alla passaporta che li avrebbe portati al centro di Londra. Aveva deciso di portare con se anche Jack, il suo piccolo gattino nero che la seguiva ovunque andasse.
«Vieni, sei invitato anche tu.» L’aveva quindi riposto nella borsetta, abbastanza piccola da lasciarlo comodamente seduto al suo interno facendogli godere il panorama.
Da come aveva potuto sentire da Oliver la festa si sarebbe tenuta in un ristorante di Londra, Himiko’s Taste, dove lavorava una sua compagna di casata: era felicissima di tornare a Londra ma a pensarci bene si rese conto di non aver mai assaggiato cibo orientale. Sicuramente sarebbe stata una nuova esperienza, e quando si trattava di cibo “LavLav” era sempre felice di provare nuove cose senza troppi pregiudizi.
La scoperta più sorprendente di quell’inizio di giornata, però, l’aveva riservata Mos, la Puffola Pigmea di Oliver. Lavender non aveva mai visto prima quella creaturina magica fatta perlopiù di pelo soffice e dai colori dolci quindi non mancò di attirare la sua attenzione, ma anche quella del gatto.
«Oliver, credo tu abbia perso una palla di pelo!» Lavender non riuscì a trattenere in tempo Jack che, alla vista di Mos, si era preparato ad un inseguimento nel centro di Londra che sarebbe risultato abbastanza curioso agli occhi di sguardi indiscreti. «JACK! TORNA SUBITO QUI!»


Edited by lovecraft. - 21/5/2018, 15:36
 
Top
view post Posted on 21/5/2018, 11:15
Avatar

Le bugie vanno più veloci della verità
A_STARA_STARA_STARA_STAR

Group:
Member
Posts:
1,403
Location:
Her Heart! ❤

Status:


#Disgraziatelliallariscossa
L
a mattinata passata a scegliere i vestiti adatti per quella festa, non volevo nulla di troppo elegante e nulla di troppo semplice. Il caldo si faceva sentire su Hogwarts e così una t-shirt senza maniche sotto a una giacca era la scelta adatta.
Oltre aver dovuto scegliere il mio vestiario avevo dovuto aiutare Oliver nel suo, non volevo vederlo ancora una volta troppo elegante, aveva bisogno di un cambio per la sua festa di compleanno.
Giacca in pelle, pantalone in simil stile e le borchie, volevo vederlo diverso come se quel compiere di un anno gli facesse cambiare stile del tutto.
francislake2

Quando uscì dal bagno tutto bello e carino un pò mi venne da ridere, immaginai la sorpresa degli altri a vederlo così diverso dal solito, diverso dal suo modo di essere. Vestito così sembrava un motociclista da Harley-Davidson, pronto a mandarti a quel paese in qualsiasi circostanza, forse lo avevo allontanato un pò troppo dal suo modo di essere.
Ero appoggiato a letto, ero già pronto e vestito, lo guardavo con stupore dalla testa ai piedi finchè con non infilò al collo quella cravatta
.
"Comunque resti un pò vecchietto dentro!"
Gli dissi ridendo. Alla fine si sapeva che sarebbe finita in quel modo, per come conoscevo Oliver, un pizzico della sua personalità l'avrebbe lasciato lì come al solito.
" Dai che è ormai ora"
Mi alzai dal letto; avevo oziato per più del tempo dovuto e fortunatamente la mia era una t-shirt e non una camicia che sennò si sarebbe tutta sgualcita e avrei dovuto rifare tutto d'accapo.
Indossai la giacca, presi il cappello poggiato sul letto e mi avviai verso la sala comune dove un piccolo orsacchiotto, una passaporta, ci avrebbe portato al locale per la festa.
Himiko's Taste era il luogo dove si sarebbe tenuto il pranzo, un piccolo ristorantino orientale nel centro di Londra.
La festa di compleanno non era unicamente dedicata a Oliver ma anche alla piccola Lavender che in quella giornata compiva gli anni.

"Ma dobbiamo anche camminare?
Ma non va bene così boss... nono, mi segnerò questa cosa"

La mia vogia di camminare non era mai esistita, giravo già troppo tempo per il castello durante tutta la settimana per seguire le lezioni ai vari piani del castello e in più la domenica dovevo raggiungere puntuale l'ufficio del professor Midnight al secondo piano, troppo stancante per le mie povere gambe.
Riuscendo a vedere la piccola Lavender la raggiunsi, mi stavo affezionando un pò a quella piccoletta, le avevo anche fatto una piccola sorpresa qualche giorno prima al Lago Nero proprio in occasione del suo imminente compleanno.

"Laly augu..."
Stavo per finire la frase quandoMos, la Puffola Pigmea di Oliver, saltò fuori dalla tasca iniziando a correre via.
"Boss, dovresti fargli una gabbietta"
Nemmeno, quasi, il tempo di finire la frase che dalla borsa dell'altra festeggiata saltò il suo piccolo gatto nero, Jack.
"Jack... jack.. jack!"
Fortunatamente io avevo lasciato Hannah all'ufficio di qualcuno che si sarebbe occupato certamente con cura di lei.
Ora però l'inseguimento era partito; il centro di Londra era diventato una corsa Jack-Mos-e sicuramente altro su cui la piccola pallina di pelo aveva messo gli occhi.



 
Web  Contacts  Top
view post Posted on 21/5/2018, 14:02
Avatar

Group:
Grifondoro
Posts:
317

Status:


Caleb passeggiava nervosamente nel dormitorio maschile n. 2 dei Grifondoro. Ormai conosceva a memoria tutte le assi di legno che componevano il pavimento e le loro interconnessioni: era già da dieci minuti che vagava in su e giù senza meta, cercando di rispondere a una precisa domanda. Come un moderno Amleto si stava interrogando su una questione esistenziale. Certo, era sicuramente più prosaica di quella del principe danese ma, per lui, altrettanto importante: andare o non andare alla festa di compleanno di Oliver e Lavender? In realtà la scelta sembrava scontata. Oliver era il suo caposcuola, un modello per tutti i Grifondoro e soprattutto per quelli che erano al primo anno. Lavender, poi, era una delle poche amiche che il ragazzo avesse a Hogwarts. Anche se la loro amicizia era sbocciata da poco tempo, come un fiore in quella prima stagione primaverile passata al Castello, Caleb sapeva di avere nella sua coetanea un punto di riferimento, qualcuno che lo capiva.

La sua partecipazione, dunque, non doveva essere messa in discussione. Ultimo tassello a completare il mosaico a favore della gita a Londra era la sua passione per la cucina orientale. L’aveva provata solo in rare occasioni, a Inverness, durante la sua vita babbana. Certo, “La vecchia Pechino” era più una rosticceria che un ristorante (i suoi non potevano permettersi altro). Moi, la sorridente signora che, con la faccia paffuta e la cofana di capelli nerissimi, accoglieva la clientela dietro a un bancone mai pulito non era cinese ma viet-cambogiana. I piatti, di conseguenza, risultavano essere un melting pot di cucina orientale. In altri lidi, più chic, sarebbe stati definiti “fusion”, lì invece potevano al massimo meritare l’appellativo di “intrugli”. Nonostante tutto questo, a Caleb piacevano: era stato sempre curioso in merito alle tradizioni degli altri popoli, anche culinarie.

Il problema era, però, che le feste lo terrorizzavano. Stare in mezzo agli altri lo faceva sentire spesso solo e a disagio: non sapeva mai con chi parlare e alla fine si ritrovava da solo, in un cantuccio, a contemplare il suo piatto mentre gli altri sembravano divertirsi molto. Gli abiti che indossava, poi, non lo aiutavano, anzi. Si guardò allo specchio. Con camicia, cravatta e giacca marrone sembrava più un modesto impiegato all’uscita dal lavoro che uno studente in libera uscita; come se non bastasse la giacca gli stava leggermente grande. Creava delle piccole gobbe sulle sue spalle ossute, là dove il tessuto era abbondante e copriva la prima parte delle sue mani, arrivando fin quasi all’inizio del pollice. Sua madre aveva messo quei capi di vestiario nel suo baule per quelle che lei chiamava “le grandi occasioni”, dopo averli comprati all’outlet di un grande magazzino.

145c82865956b8dbbdeb5f9b1e24968b

Non poteva ormai farci niente, non aveva altri vestiti adatti. Uscì quindi dal dormitorio, percorse la Sala Comune e raggiunse il luogo del rendez-vous. I suoi compagni erano tirati a lucido, diversi e quasi irriconoscibili nei loro abiti curati.

Auguri Oliver, auguri Lavender! Buon compleanno a entrambi! Accidenti, che bei vestiti! disse loro, prima che l’orsacchiotto di peluche Passaporta li trasportasse nel pieno centro di Londra e che iniziasse un furibondo inseguimento tra la puffola pigmea di Oliver e il gatto di Lavender.

*Meno male: ho lasciato Peste in camera* pensò con un sorriso, immaginandosi la sua gatta rossa nell’atto di inseguire a sua volta i due fuggitivi.
 
Top
view post Posted on 21/5/2018, 15:57
Avatar

entropia.

Group:
Grifondoro
Posts:
3,688

Status:



Se ne stava stravaccata sulla poltrona di fronte al camino, la nuca e le ginocchia sorrette dai rispettivi braccioli. Non si era ancora abituata alla sensazione venuta con quel nuovo taglio di capelli, dunque, a testa all'ingiù, li faceva oscillare con movimenti cadenzati del capo nella speranza di convincersi della decisione presa: il cambio era stato drastico e, in un certo senso, perfino un po' avventato. Picchiettò pigramente l'indice sulla macchina fotografica magica che aveva assicurato attorno al collo e che contava di utilizzare nel corso della giornata. Un'uscita di gruppo non capitava dai tempi del suo compleanno, tuttavia adesso il clima era più mite e il tempo aveva fatto da collante per consolidare alcuni rapporti.

«Ah, siete qui finalmente! Ritardatari che non siete altro!»

Avrebbe accolto i primi arrivati con un'occhiata di scherzoso rimprovero. Chiunque avesse avuto anche solo vagamente a che fare con Nieve sapeva che gli orari le provocassero una certa orticaria e che difficilmente fosse in grado di rispettare un appuntamento senza accumulare un paio di minuti di ritardo. Si alzò con un rapido saltello, sistemando la giacca di jeans e riservando a Francis uno sguardo indecifrabile: l'ultima volta che si erano parlati - beh, "parlare" era un eufemismo - in quella stessa stanza Nieve aveva dato il peggio di sé nell'apprendere della sottrazione di punti ai danni della loro Casata. Furente, aveva riversato sul ragazzo l'intero ammontare della sua frustrazione, pur consapevole che una parte avesse per destinatario il fautore della punizione. Infine, gli sorrise.

Mentre i partecipanti si assiepavano in prossimità del camino, Nieve accostò Oliver e gli sfiorò il braccio. «Ti dispiace se ci mettiamo un attimo in disparte? Sarò rapida.» Lo condusse nell'angolo più remoto della Sala Comune per assicurarsi che i Grifondoro non li udissero: si erano impegnati a mascherare il loro dissapore per il bene dei concasati e, tuttavia, rimaneva ancora una questione in sospeso. «Volevo scusarmi per non averti ringraziato per il regalo di compleanno. Intendevo farlo, ma il ritorno di Emma, il ballo e la sua ennesima sparizione hanno... Beh, mi hanno un po' frastornata! Volevo solo dirti che l'ho apprezzato e... Grazie! E' stato molto gentile da parte tua.» Gli sorrise, sincera. Benché avesse imparato a far pace con lo status quo, perdere l'amicizia di Oliver aveva portato con sé una buona dose di dolore e Nieve ne era uscita così ammaccata che ritrovarsi le era costato un sforzo non da poco. C'erano una valanga di parole non dette tra loro e altre che ancora bruciavano, roventi, a contatto con la pelle. L'islandese fece spallucce, poi tornò a osservare il gruppo. «Raggiungiamo gli altri, dai. Oh, e...» Lo sguardo di Nieve percorse interamente la figura del Caposcuola senza mascherare l'espressione di sincero apprezzamento che seguì lo studio. «Che fusto!»

* * *



L'arrivo a Londra a mezzo Passaporta le regalò una sensazione di deja-vu non proprio gradita. L'ultima volta che ne aveva usato una, in occasione dello scorso ballo, era stata costretta a raggiungere il Preside per assisterlo nella premiazione per la Coppa delle Case ed era stata incoronata Regina delle Alpi. *Mi manca solo il "Regina del Sushi"!* Trattenne a stento una risata, mentre affiancava Caleb e gli rivolgeva un'occhiata complice.

«Sai cosa, Cal?» Non era inusuale che Nieve parlasse con tanta confidenza ai compagni di Casata, a meno che non avesse una giornata storta. Dopo un periodo di solitudine indotta, l'amicizia con Astaroth era servita a darle il sostegno e lo sprone necessari a recuperare e perfino a esaltare i lati più frizzanti di sé. I contatti tra lei e il giovane Grifondoro cui si stava rivolgendo erano ridotti all'essenziale - qualche chiacchiera in Sala Grande, qualche altra in Sala Comune - e, tuttavia, la Rigos si era presa la briga di tenerlo d'occhio. Era uno studente incredibilmente brillante, talmente sveglio che Nieve non aveva mancato di chiedersi se potesse sfruttarne l'intelligenza per un aiuto in Difesa Contro le Arti Oscure. Aveva strappato una O al Mezzanotte, qualcosa doveva pur significare! Che una gita dal susharo fosse l'occasione buona per chiedergli "Ehi, amico, non è che compileresti questa pergamena del terzo anno per me"? Ovviamente, dietro lauto compenso. «Stai incredibilmente bene con questo completo. Se ti avessi conosciuto quand'ero una spaurita matricoletta che puzzava ancora d'Islanda, mi sarei presa una gran bella cotta per te.» *Meno, Nieve. Me-no.* Caleb era un tipetto timido e riservato, da quanto aveva avuto modo di vedere. Correva il rischio di traumatizzarlo. «Mettetevi tutti in posa che vi faccio una fot-»

L'inseguimento la interruppe sul più bello, costringendola a spostare la propria attenzione altrove. Con un occhio nel mirino e l'altro strizzato per facilitarsi la visuale, Nieve direzionò la macchina fotografica nel punto in cui il fattaccio stava prendendo le mosse. Click.
 
Top
view post Posted on 27/5/2018, 17:53
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,257
Location:
TARDIS

Status:


40Ryrc8
Passeggiare per le strade acciottolate della Capitale era di sicuro qualcosa di piacevole per Oliver: la sicurezza di essere in una città movimentata, spesso caotica, riempiva il suo cuore di emozione: quello era il luogo dove la stasi non calava mai in modo perenne; dove c'era fretta di andare e tornare, di avanzare e proseguire, senza mai indietreggiare; dove ognuno era fisso nei propri schemi di ambizione, recupero, ordine e disordine di pari valore; dove anche solo chiudere gli occhi, per un attimo, non avrebbe permesso al suo spirito di essere strappato via né dal Passato né dal Futuro, poiché più di ogni altra cosa era il Presente ad avere dominio assoluto. Le città vive come Londra erano un toccasana per il Caposcuola e sempre lo sarebbero state: non era affatto il ragazzo di campagna, abituato alla tranquillità e al silenzio; e per quanto Cork, suo paese irlandese di origine, non vantasse chissà quale nomea di metropoli, non era di certo un angolo dimenticato del mondo. Ed Oliver, nonostante preferisse di gran lunga il riposo in quell'ultimo periodo, mai avrebbe davvero saputo apprezzarlo a differenza della frenesia che tanto caratterizzava la sua routine. Andava bene così, ne era consapevole. Un pizzico di meno - si disse tacitamente, mentre la Puffola Pigmea saltellava lontana - non avrebbe però fatto del male a nessuno, men che meno al giovane Mago. Seguì la piccola creatura con lo sguardo stralunato, le gote già imbarazzate per quel momento di pura confusione, mentre la mano destra trafficava con la tasca del giubbotto in pelle scura, recuperando in segreto la bacchetta magica. «Torna subito qui!» intimò, il tono leggermente più basso del previsto, le labbra tirate all'indietro nella difficoltosa decisione di non gridare per davvero; non era possibile, non quel giorno, perché se solo fossero stati adocchiati da Babbani di passaggio, per tutti loro - dal primo all'ultimo - le conseguenze non sarebbero state delle migliori; e da un semplice pranzo condiviso in un ristorante caratteristico, di cucina orientale, sarebbero stati catapultati all'Ufficio dell'Applicazione Magica al Ministero: non era così difficile immaginarsi discutere di una violazione dello statuto di segretezza in compagnia di un sacchetto di involtini primavera fumanti. Ma con un'ultima occhiata indiscreta nei dintorni, assicuratosi di non essere poi così visibile, Oliver si strinse a Caleb di fianco, facendosi scudo - e nascondiglio, perlopiù - con la figura del compagno di camera. La bacchetta puntò alla Puffola Pigmea e l'Incantesimo fu appena sussurrato - «Accio» - prima che un batuffolo di pelo fiammeggiante spiccasse stranamente il volo all'indietro. Poteva sembrare un pallone, un gioco, un frisbee, qualsiasi cosa, a patto che non divenisse un richiamo perfetto e lampeggiante per tutti gli altri nelle vicinanze. Oliver vide Nieve scattare una fotografia e in quell'attimo di puro disordine non poté fare a meno di sorridere di quella prontezza da parte del suo Prefetto; non aveva dimenticato il breve dialogo avuto in precedenza, prima di lasciare la Sala Comune per dirigersi con gli altri al pianoterra del castello, e per quanto il tempo trascorso in assenza di un vero e proprio intreccio tra di loro ancora pesasse con dispiacere sul suo cuore, una sensazione di rinnovata felicità rapidamente stava facendo breccia fin nel profondo del suo animo. Che fosse un inizio o un ripristino di qualcosa di bello, di intenso e di sentito, per Oliver sarebbe comunque andato bene, non avrebbe chiesto di meglio. Si rivolse alla ragazza con fare concitato, a quel punto, mentre Mos volteggiava sulle teste di tutti loro. «Nieve, quella è la Pluffa, vai con la manovra di Porskoff!» Non era certo del nome, ma era più che consapevole del riferimento: Prefetto d'eccellenza, Nieve Rigos era una Cacciatrice altrettanto speciale. Si augurò soltanto di non dover rimpiangere la dipartita prematura di Mos: tutto sommato, se Eloise al tempo dell'acquisto della Puffola dai Tiri Vispi Weasley aveva detto la verità, allora la creaturina si dilettava nella pulizia delle caccole del Caposcuola quasi ogni sera. Oliver continuava a dirsi di non averne, ma in ogni caso, il suo naso era eccellente, mai un raffreddore: che fosse opera - anche se disgustosa - della sua Puffola?

Quando la situazione fu ristabilita, più o meno; e quando gatto, topo ed elefante (perché tra tutti gli animali, Oliver l'avrebbe giurato, Mos dimostrava di essere più in sovrappeso del previsto) furono ben sistemati, finalmente tutti insieme furono in grado di proseguire nel più stravagante, eppure interessante dei modi. L'insegna di Himiko non si vedeva all'orizzonte, perlomeno Oliver non era ancora stato capace di individuarla per bene, il che lasciava pensare che la strada per la loro destinazione non fosse ancora stata interamente percorsa. Poco importava, il divertimento era scoppiato al pari di un fuoco d'artificio Filibuster fin dal principio e tanto bastava, doveva ammetterlo, per esserne contento. Non avrebbe chiesto un compleanno - anche se di qualche giorno in ritardo - più bello né con persone che non fossero i suoi stessi concasati; ancor più, Oliver desiderava per Lavender la stessa meravigliosa esperienza che aveva provato in passato al suo primo festeggiamento ad Hogwarts. La semplicità avrebbe reso quel giorno ancor più speciale, ne era fiducioso. Quando sbucarono davanti una strada colorata, molto vivace, il numero di passanti e di visitatori parve crescere vertiginosamente. Oliver adocchiò la Puffola Pigmea, deciso a non concederle più tanta libertà. «Ragazzi, siamo nel quartiere di Soho, il locale è abbastanza vicino, ma mi raccomando» - lanciò un'occhiata di sottecchi ai suoi vicini, un sorriso a fior di labbra - «non facciamoci riconoscere.»

dQZQ0NV

Prossima scadenza: 2 Giugno, 23.59
 
Top
view post Posted on 29/5/2018, 15:06
Avatar

A_STARA_STARA_STAR

Group:
Member
Posts:
672
Location:
p a r i s

Status:




Lavender Lily Lovecraft

happy birthday to us | 12 anni | outfit ()

La città caotica che si era presentata davanti ai suoi occhi era la stessa che ricordava da quelle poche gite di cui aveva memoria. Ci era stata almeno un paio di volte e, per quanto le piacesse Londra, si sentiva continuamente come uno spaesato topolino di campagna che guardava il mondo per la prima volta. Sentiva quasi l’esigenza di allungare la mano nella speranza di trovare quella del papà, che mai la perdeva di vista in quelle occasioni.
Per la prima volta, però, non si trovava a Londra con i suoi genitori, ma con uno stupendo gruppo di ragazzi che l’avrebbe accompagnata attraverso la sua carriera scolastica, anche se alcuni dei ragazzi più grandi si sarebbero diplomati prima di lei.
Fortunatamente per la loro incolumità l’inseguimento “Puffola-Gatto” si era risolto nel migliore dei modi: Oliver, senza destare sospetti, aveva trovato il modo di riportare indietro Mos, facendo correre quella peste di Jack nella stretta salda di Lavender.
«La prossima volta che ti muovi senza il mio permesso ti riporto al castello e ti chiudo in un baule per i prossimi 10 anni.»
Nelle sue gite precedenti a Londra non era mai stata in quel quartiere, quindi i suoi occhietti curiosi vagavano da una vetrina all’altra, e poi da un palazzo all’altro, tutto dai colori così diversi da quelli di Guildford.
Le mancavano quei pomeriggi di shopping babbano insieme alla madre, quando andavano in un piccolo negozietto di abiti vintage all’angolo di River Street, tra la chiesa e la vecchia tipografia del signor Burns. Era da lì che proveniva gran parte del guardaroba della strega e di sua madre, e spesso ci si fermavano anche solo per una chiacchierata con Miss Levine, la bizzarra proprietaria del negozio dai capelli porpora.
Iniziò a canticchiare sotto voce una canzoncina che ascoltava spesso nel suo walkman quando si ritrovava a passeggiare lungo le strade della sua città, anche se erano sicuramente meno affollate di quelle che le si paravano davanti agli occhi.
« Atlantis | Under the sea | Under the sea
Where are you now | Another dream | The monsters running wild inside of me »

Guardò di sottecchi Francis più volte, aggiustandosi gli occhiali, indecisa se avvicinarsi a parlargli oppure no. Non aveva ancora dimenticato il loro incontro al lago, e per quanto fosse stato un semplice incontro in cui lui le aveva portato un regalo di compleanno, Lavender continuava a sentirsi un po’ strana quando c’era lui nei paraggi: come un pizzicore all’altezza del cuore che le faceva venire voglia di sbuffare e mordicchiarsi l’interno delle guance.
Era strano vederli tutti in abiti così diversi dalle tuniche di Hogwarts e si disse che molto probabilmente era così che doveva essere un gruppo di amici, diversamente da quelli che si era lasciata alle spalle, e una sensazione di calore si fece strada dalla pancia al petto, facendo diventare la sua camminata vagamente saltellante e buffa.
«Nieve, ti sta benissimo questo taglio!» Aveva già visto altre volte il suo Prefetto in Sala Comune, quando i capelli erano più lunghi, e ricordava soprattutto la rabbia di Nieve quando Francis si era fatto togliere così tanti punti dal professor Midnight; in quell’occasione si era sentita vicina e solidale alla ragazza, provando quello che provava anche lei, anche se non si era avvicinata subito dopo per raccontarle che si sentiva esattamente allo stesso modo. Anche Caleb quella mattina li aveva raggiunti e sfoggiava un abito che lo rendeva decisamente diverso dal ragazzo che aveva conosciuto un po’ di tempo prima in una fortunata mattina alle Serre di Erbologia e che da allora era diventato un compagno fidato di studi e di chiacchiere ogni volta che lo incontrava. «Anche tu stai benissimo, Caleb, gli abiti eleganti ti donano!»
Nel frattempo Jack sonnecchiava tranquillo sulla spalla della padroncina, sembrando non sentire il brontolio insistente provenire dallo stomaco di Lavender, che già iniziava a guardare con estrema curiosità le vetrine alla ricerca di Himiko’s Taste.
 
Top
view post Posted on 3/6/2018, 21:43
Avatar

entropia.

Group:
Grifondoro
Posts:
3,688

Status:



La reazione di Nieve giunse con una prontezza che, a posteriori, avrebbe faticato a spiegarsi. All’invito di Oliver, le mani liberarono la macchina fotografica e lo sguardo saettò, dapprima, in direzione del Caposcuola; trovò, poi, la scia rosea che procedeva a tutta velocità verso di loro e, infine, calcolò brevemente le distanze. Non aveva ancora decretato se le misure fossero corrette che già il piede sinistro poggiava sulla superficie arrotondata di un supporto in cemento. Trovata una base adeguata a darsi la spinta, Nieve spiccò brevemente il volo e fece scattare il braccio destro verso l’alto, descrivendo un movimento sicuro e inflessibile. Le dita si frapposero lungo la traiettoria descritta da Mos per impedirgli di oltrepassare il punto in cui si trovava, dunque la mano di Nieve si limitò a imprimere sulla creatura la spinta verso il basso necessaria all’ultimazione del passaggio. La Grifondoro atterrò con un piccolo tonfo sul marciapiede, l’attenzione fissa sul pelo di un’intensa sfumatura cremisi e l’espressione serissima sul viso altrimenti gentile. Il vento le sfiorò i capelli e carezzò il collo. Da ultimo, la fissità del pavimento la costrinse a ridestarsi e Nieve batté ripetutamente le palpebre. A quel punto, diede una rapida scrollata di spalle per scacciare gli ultimi residui di tensione muscolare.

Si concesse un sospiro e un accenno di riso. «Assicurati che stia bene,» fece, rivolta a Oliver, e lanciò a sua volta un’occhiata alla creatura per sincerarsi di non averle nuociuto. «Non vorrei averla stretta con la stessa smania che uso alla Pluffa!» Benché la stimolazione sensoriale fosse stata inattesa e in parte desiderasse avere una conferma circa lo stato di salute di Mos, Nieve aveva dalla sua l’esperienza necessaria a comprendere di non averla quantomeno uccisa. Le distanze ridotte, l’urgenza e le dimensioni della Puffola Pigmea le avevano impedito di esercitare la forza necessaria a un effettivo placcaggio, sicché aveva mirato esclusivamente a incidere sulla traiettoria dell’improvvisata Pluffa, modificandola. Tutt’al più, Mos avrebbe subìto le conseguenze di un vago intontimento! «Dio, se mi manca il Quidditch!»

L’esclamazione le uscì di bocca, mentre già si avviava col gruppetto in direzione del quartiere di Soho. Nieve aveva avuto già modo di recarvisi in passato e, inoltre, conosceva il locale prescelto. Il sorriso sulle sue labbra sorse sulla scia della tenerezza, ma subì presto gli effetti di una sopravvenuta amarezza nel ricordare le occasioni che l’avevano condotta presso Himiko’s Taste. La prima volta, quando non erano stati che semplici colleghi, Grimilde e Julian si erano premurati di introdurla alla cucina orientale per suscitarne la curiosità e avevano avuto successo: nei primi tempi dopo il trasferimento in Inghilterra, Nieve aveva faticato ad inserirsi nel contesto sociale, al punto che farle lasciare la sicurezza di casa in favore di un luogo affollato si prestava a tutta una serie di spiacevoli equivoci. La seconda volta, invece, ricordava di aver toccato a malapena ciò che aveva nel piatto, disturbata dall’incombente presenza dei figli di Julian. *Consideriamola un’occasione per sostituire l’ultimo, brutto ricordo con questo!*

«Scusami per prima,» disse d’un tratto, rivolta a Lavender, che le stava accanto. «Oliver ha stuzzicato i miei istinti da Cacciatrice e mi sono persa il complimento. Ti ringrazio!» Le sorrise con fare da canaglia. «Se vuoi, posso dare una spuntatina anche ai tuoi. Ho visto come si fa e, se prendo bene le misure, non dovrebbero esserci problemi... Al massimo, troveremmo una compagna per il caro Sir Nicholas!» Alludeva al fantasma di Casata e all’eventualità di farle fare la stessa fine. «Una striscia di pelle, miei cari, è quanto è bastato a rovinarmi la morte. Non trovate che sia indiscutibilmente ingiusto, ebbene?» Gli fece il verso, gesticolando con esagerata pomposità per ricordarne l’atteggiamento. Infine, rise. «Sto scherzando… In compenso,» e, a quel punto, le si fece più vicina perché nessun altro potesse sentirle, «ti piace il caro Caleb, mi pare di capire?»

L’occhiata che seguì non avrebbe potuto essere più allusiva.



Scusatemi per il ritardo. Sono tempi pazzi, pazzi, vi dico! :coss:
 
Top
view post Posted on 5/6/2018, 22:44
Avatar

Le bugie vanno più veloci della verità
A_STARA_STARA_STARA_STAR

Group:
Member
Posts:
1,403
Location:
Her Heart! ❤

Status:


#Disgraziatelliallariscossa
L
'inseguimento Puffola - gatto era terminato in un batter d'occhio, Oliver l'aveva alzata con un incanto, Accio, e Nieve l'aveva ripassata al caposcuola con una manovra da Quidditch. io guardavo estasiato, quando la giovane posò i piedi a terra iniziai a battere le mani.
"Brava... Bis bis...."
Feci anche un fischio proprio come un vero tifoso di Quidditch, adoravo quello sport e quando vedevo qualcuno che sapesse anche solo minimamente fare un paio di manovre andavo in visibilio.
"Mi piacerebbe tanto far parte di una squadra di Quidditch"
La buttai lì così, senza un motivo logico, non speravo che qualcuno in quel momento mi venisse a offrire un contratto per una squadra di Quidditch però sarebbe potuto essere un buon sogno.
francislake2
Tornai allora al fianco di Lavender, la guardai un attimino e mentre camminavamo, seguendo Oliver, mi scusai.
"Laly, scusami se non ti ho fatto gli auguri prima ma il casino creatosi tra pullosa e gatto mi ha distolto il pensiero."
Cercai di essere quanto più gentile possibile, le avevo già fatto gli auguri al lago qualche giorno prima proprio in occasione della consegna del regalo, un piccolo pensiero che le avevo fatto per l'occasione.
"Questo vestitino floreale molto estivo ti sta decisamente bene."
Le sorrisi arrossendo leggermente; mi voltai subito per non far vedere il rossore delle mie guance tornando a seguire il caposcuola Brior e il suo lungo peregrinare verso la meta, Himiko's Taste.
Il ristorante si trovava nel quartiere di Soho, un piccolo spazio di Oriente a Londra. Tutto ciò che ci circondava mi ricordava il Giappone, lanterne sopra le nostre teste, classici archi giapponesi e poi, qua e là, dei piccoli alberi di ciliegio, chiaramente finti. Avevano davvero teletrasportato il mondo orientale in quella cittadina così occidentale.

"Boss, ma se manca ancora tanto perchè non farci teleportarci direttamente al ristorante"-ci pensai un attimo - "Ah vero non avremmo dovuto dare nell'occhio...."
Portai una mano al mento iniziando a pensare un pochino a come avremmo potuto raggiungere il luogo senza farci vedere ed ecco che, come una lampadina, l'illuminazione si mostrò.
"Il bagno.." - iniziai a ridere - "Sai che risate quando i clienti del ristorante avrebbero visto uscire un gruppo di ragazzi dal bagno uno alla volta senza vederli mai entrare?"
Riuscii a stento a finire la frase che scoppiai in una fragorosa risata, non ce la stavo facendo più, l'immagine nella mia testa di clienti del ristorante, prettamente orientali, ci guardavano uscire dal bagno uno alla volta e si chiedevano.
"Ma come ci sono entlati lì?"
Non ce la facevo più, ripetevo la frase nella mia testa continuando a ridere, delle volte la ripetevo anche ad alta voce, ormai, forse, i miei concasati iniziavano a pensare che io fossi leggermente pazzo-



 
Web  Contacts  Top
view post Posted on 6/6/2018, 15:32
Avatar

Group:
Grifondoro
Posts:
317

Status:


Si prenda un elfo domestico, di quelli che lavorano chiusi all'interno delle cucine di Hogwarts; quelli dei quali lo studente medio della Scuola ignora completamente l'esistenza o semplicemente fa finta che non esistano. Si prenda poi una Veela, talmente affascinante e seducente da ipnotizzare anche l'uomo più rude, ammaliandolo e impedendogli di fare altro se non di ammirarla. Ora si immagini di far incontrare queste due creature magiche ipotizzando, fatto questo inaudito, che la Veela non solo si degni di parlare all'elfo ma anche che gli rivolga un complimento.
Ecco, se si ha ben presente in mente questa scena si potrà capire in quali termini rimase Caleb quando la sua compagna di casata, nonché prefetto dei Grifondoro, gli riservò quelle parole. Gli si impastò talmente la lingua che riuscì a bofonchiare solo qualche astrusa parola, suoni inarticolati che suonarono all'incirca come un "grzieanchtustbenconquecaplli", mentre NIeve era già passata oltre come una farfalla tra mille fiori.
"Calmati, adesso" si disse, cercando di ricomporsi. D'altronde il luogo in cui si trovavano non ammetteva molte distrazioni. Londra era un dedalo di vie e una babele di lingue differenti. Non poteva permettersi il lusso di distrarsi mentre seguiva Oliver e il gruppo dei suoi compagni fino al ristorante. Una volta riacquistata la calma, quando il suo cuore smise di martellargli nel petto come un tamburo, riuscì a godersi quei momenti in compagnia: l'azione di Nieve, le risate argentine e gli scherzi degli altri.

Grazie mille, Lavender! Allora me li metterò più spesso! rispose alla sua compagna, con cui aveva certamente più confidenza, mentre Nieve l'agganciava in una conversazione tutta al femminile.
Anche se stava leggermente in disparte rispetto al gruppo, ancora troppo timido per intavolare una conversazione solitaria con molti di loro, partecipava della loro gioia un passo di lato.


Lo so: sono molto in ritardo...chiedo venia!
 
Top
view post Posted on 8/6/2018, 21:55
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,257
Location:
TARDIS

Status:


40Ryrc8
La vide prima ancora che l'Incantesimo d'Appello giungesse a conclusione, prima ancora che lo scatto rendesse la presa perfetta nel suo dettaglio più specifico, prima ancora che potesse abbozzare un sorriso tutto sentito. Nieve dimostrò di essere ancora una volta, agli occhi di Oliver, la miglior scommessa della Casata Grifondoro; e per un'ennesima deliziosa volta, il Caposcuola fu lieto di aver vinto uno scacco matto più di chiunque altri. Il Cappello Parlante non sbagliava mai, ma di gran lunga la fortuna sapeva metterci lo zampino, e a dispetto di screzi del passato, l'onestà nel giudicare la ragazza come un ottimo Prefetto ed una splendida Cacciatrice della sua Squadra non poté che solleticare il cuore dell'Irlandese in modo piuttosto sincero, oltre che piacevole. Recuperò la Puffola Pigmea, aggiungendo un cenno del capo e un'espressione interamente di apprezzamento dedicata alla studentessa, senza aggiungere altro più di quanto il suo volto non avesse già comunicato. Mentre il cammino verso il ristorante proseguiva allegramente, Oliver si premurò di infilare Mos nella tasca sinistra del giubbotto di pelle, augurandosi che la creatura non spuntasse nuovamente all'attenzione pubblica da un momento all'altro. A mali estremi, si ripromise, l'avrebbe addormentata di forza con un colpo di bacchetta. Fu invece sorpreso da Lavender e il suo canticchiare, tanto leggero quanto armonioso, non poté lasciarlo impassibile. Oliver e la musica erano tasselli d'insieme di un unico puzzle, poco ma sicuro, e tutto in lui - dalle sue passioni, le sue esperienze, perfino il lavoro in uno store musicale nel tempo libero - ne davano conferma. Affiancò rapidamente la studentessa con espressione curiosa, inserendosi nel discorso non appena possibile. «Hai una bella voce, Lav.» Le fece un occhiolino, sperando che quel diminutivo non fosse di fastidio per l'altra; da parte sua era più un modo per porsi con gentilezza nei confronti della concasata, uno stile tutto personale per non essere esclusivamente il Caposcuola Rosso-Oro. Sorrise in modo genuino, interamente naturale. «Potresti avere la strada spianata al nostro Club di Musica di Hogwarts.» La buttò lì, come una Pluffa in mezzo al campo, senza spiegarsi per davvero come avrebbe dovuto; un amo appena tirato alla leggera, in attesa quasi sperata di aggrapparsi a qualcosa di più concreto. Il discorso, se di senso, poteva essere continuato o semplicemente lasciato in sospeso, nel primo caso più di una riflessione e una parola sarebbero stati dono prezioso da parte del chitarrista. Indicò Francis con la mano destra, il sorriso a fior di labbra, mentre difficilmente tentava di trattenere le risate in quel dedalo di colori, suoni e sapori della Londra Babbana. «Material-» si interruppe un attimo dopo, guardandosi attorno prima di riprendere. «Fare tu-sai-cosa in un locale sconosciuto, con il rischio di essere visti...» - annuì, sinceramente convinto - «La prossima volta ci trasportiamo direttamente in cucina da Himiko. Flaminia dice sempre che da quelle parti ci siano draghi di vapore, ci confondiamo tra loro e via così. Comunque, per cose più serie, ci servirebbero nuovi giocatori in squadra. Bass, a che punto sei con le lezioni di Volo? Caleb, a te piace il Quid... tu-sai-cosa, invece?»

wc6ctMY
Mentre la strada variopinta di quell'angolo paradisiaco, quasi orientaleggiante della Capitale inglese si disperdeva a vista d'occhio, a pochi metri di distanza si riuscì a vedere per un attimo un'insegna quasi nascosta da un tendone bianco di un locale poco più avanti. Brillò di un bagliore acceso e se Oliver non fosse stato distratto totalmente, avrebbe scorto la testa di un Drago dai baffi lunghi, scuri e voluminosi, che quasi tentavano ripetutamente di sottrarre ad alcuni passanti dei cappelli colorati, soprattutto berretti con visiere e strani disegni stampati in superficie. Che il Drago fosse un animale da compagnia del loro Fatasma di Casata? D'altronde, entrambi avevano baffi lunghi, a ben vedere; mezza testa, più o meno; aspetto spettrale, poco ma sicuro. Oliver poteva essersi perso quel dettaglio, ma gli altri? Erano ormai arrivati.

Prossima scadenza: 12 Giugno, 23.59
 
Top
view post Posted on 11/6/2018, 14:29
Avatar

A_STARA_STARA_STAR

Group:
Member
Posts:
672
Location:
p a r i s

Status:




Lavender Lily Lovecraft

happy birthday to us | 12 anni | outfit ()

Il complimento di Francis giunse all’improvviso e inaspettato, colorandole tutto il viso di un rosso porpora così intenso da risaltare ancor di più il cotone bianco del vestito. Le parve di vedere un lieve rossore anche sulle guance del ragazzo ma per qualche strano motivo si convinse che fosse solo frutto della sua immaginazione. Non era timida, di solito, ma i complimenti continuavano a spiazzarla ogni volta che ne riceveva uno, forse perché in fondo era convinta di non meritarli. «G-grazie!» balbettò con voce un po’ troppo acuta, e si affiancò a Nieve cercando di non arrossire ancora di più alla sua frase su Caleb.
«Caleb è un ottimo amico e sono molto affezionata a lui, ma…» Quello che stava per dire non lo aveva ancora confessato a nessun altro, ma una parte di sé sentiva che di Nieve ci si poteva fidare, e che avrebbe mantenuto il segreto senza prenderla in giro. Iniziò ad indicare Francis con piccoli scatti del capo, in modo quasi comico impercettibile, guardandosi intorno nella speranza che nessuno stesse notando il suo comportamento. «…quando Francis mi guarda mi sento…strana.» Parlò a voce bassissima, quasi sussurrando, chiedendosi se la ragazza, dall’alto dei suoi 16 anni, potesse scoprire quale fosse il male che la affliggeva dalla prima volta che aveva incontrato il ragazzo dai riccioli neri e i grandi occhioni blu.

Grande attenzione riservò anche ad Oliver e a quel complimento che fece tornare il rossore sulle sue guance già calde e che fece sorridere la piccola strega di rimando, sempre felice quando doveva scambiare quattro chiacchiere con Oliver. «Sai, cantare mi rilassa profondamente. A volte delle parole sembrano rimanere incastrate in gola, ma il canto riesce a farle uscire...» Arricciò il naso come faceva quando le capitava di parlare di cose a lei importanti. «E suono anche il pianoforte, sin da quando ero piccola piccola! Me l’ha insegnato mia mamma, e da allora ogni giorno mi esercitavo e mi perdevo nella musica.» Una piccola nube le passò davanti agli occhi, ripensando alle sue dita che vivevano sui tasti del pianoforte, che ad ogni nota lasciavano scoperta una nuova parte di se: una scala musicale fatta di sensazioni che nascevano sulla pelle e si insinuavano nel cuore. Aveva già sentito parlare del The Wizard’s Voice, il club musicale di Hogwarts, ma si era sentita sempre un po’ spaesata all’idea di dover imparare a suonare un nuovo strumento se le avessero negato di usare il pianoforte, giustamente troppo difficile da spostare di continuo. «È da quando sono arrivata ad Hogwarts che non tocco uno strumento, però. Credi che se comprassi un pianoforte potrei portarlo al club? È di sicuro più ingombrante di una chitarra…»
Fu in quell’istante però che, mentre gli occhi si abituavano a quella fusione di londinese e orientale, il suo sguardo intercettò qualcosa di fuori dall’ordinario. Lavender indicò con lo sguardo la testa spettrale di Drago che si profilava a non molta distanza da loro, forse in corrispondenza di Himiko’s Taste, mentre con una mano afferrava la manica della giacca del Caposcuola. «Ol, per caso vedi quello che vedo io o la magia mi ha dato alla testa?»
 
Top
view post Posted on 16/6/2018, 14:42
Avatar

entropia.

Group:
Grifondoro
Posts:
3,688

Status:



«Quindi, hai un debole per Bass?» Nonostante lo stupore, Nieve fu bene attenta a mentenere un tono di voce che impedisse ai compagni di cogliere la natura della loro conversazione. Procedendo insieme al resto della comitiva, l'islandese si decise a tacere, mentre lo sguardo raggiungeva il profilo di Francis per studiarlo. Non poté trattenersi dal ridacchiare, ricordando la reazione da tifoso che aveva avuto nel vederla recuperare la Pluffa; dal canto suo, in segno di pace, il Prefetto si era esibita in un inchino appena accennato per ringraziarlo dell'entusiasmo. Poteva andar bene per Lavender, la cui innata delicatezza ingentiliva qualunque cosa sfiorasse? «Ritorneremo sull'argomento una volta in dormitorio,» sentenziò, desiderosa di garantire alla compagna il giusto livello di segretezza e, allo stesso tempo, smaniosa di approfondire la questione.

Mentre lasciava Lavender ad Oliver, Nieve si concesse il tempo necessario a una rapida ispezione visiva. Il quartiere pullulava di vita e colori; e il cicaleccio prodotto dalla fiumana di avventori trasmetteva un'energia positiva che le era familiare. Le tornò alla mente l'affare condotto l'estate prima per conto del proprietario di Safarà: nascosta nel mantello della disillusione, si era addentrata nelle viuzze della zona e aveva incontrato un fornitore di etnia asiatica sugli ultimi gradini di una scala antincendio. Lì, dopo un fitto contrattare, era riuscita ad ottenere l'articolo che era costato - oltre a una buona quantità di galeoni - notti insonni tanto a lei quanto al datore di lavoro. Entusiasta del successo, Nieve aveva fatto ingresso in un localino variopinto e ne era uscita con una scatolina ricolma di cibo fumante; se l'era gustato all'ombra di un albero particolarmente rigoglioso, seduta su una panchina, in solitaria beatitudine e incurante del pubblico. Poteva sperare di ripetere l'esperienza e considerare il placcaggio di Mos come la spinta necessaria ad evitarsi il disagio dell'ansia da pasto? *Mangi con loro tutti i giorni, Niè!*

«Ti stai trovando bene a scuola, Cal?» La domanda le uscì di bocca che era ancora sovrappensiero. Si riscosse per rivolgere un sorriso al compagno, dopo averlo affiancato. «Forse, è un po' tardi per chiederlo, visto che siamo a ridosso degli esami finali, ma tant'è.» I ritmi folli, dettati dall'impiego come garzona e dalle incombenze come Prefetto, le avevano impedito di curarsi delle relazioni sociali con la stessa attenzione che aveva mostrato al suo primo anno. «So che sei incredibilmente bravo in tutte le materie e che ci hai fatto guadagnare tantissimi punti... Talmente tanti da non averci garantito la posizione in classifica nonostante le scorribande di QUALCUN ALTRO Nel pronunciare quell'ultima frase, si curò di alzare appena il tono di voce perché il messaggio giungesse a Francis. Se i loro sguardi si fossero incontrati, tuttavia, il Grifondoro non vi avrebbe scorto traccia di effettivo rimprovero. «Ma, studio a parte, come te la passi?» L'insegna del locale la distrasse brevemente. Quando tornò a soffermarsi sul concasato, gli sorrise con fare complice. «Se non ci sei mai stato, ti piacerà.»


Yor, mi hai stesa con lo scorso post! E, ragazzi, scusatemi per il ritardo! :flower:
 
Top
view post Posted on 22/6/2018, 11:42
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,257
Location:
TARDIS

Status:


40Ryrc8
La prima volta che aveva solleticato le corde di una chitarra classica era stata di gran lunga un'esperienza fondamentale nella giovane vita di Oliver; il suono leggero, protrattosi per più di un secondo là dove il ragazzino sostava in piedi, era stato come il canto di una sirena in carne e squame: mai avrebbe pensato, in futuro, di conoscere in piena linea sia l'uno sia l'altro aspetto. La chitarra era divenuta con il trascorrere del tempo il suo strumento preferito, parte integrante della sua personalità e non solo; non mancavano occasioni, dalle più generiche alle più speciali, in cui il Caposcuola gironzolava tra i confini di Hogwarts con la sua chitarra classica in spalla, al pari di una seconda pelle, di un'ombra che continuava, con rispetto e con impegno, a seguirlo intensamente. Aveva imparato l'arte di quel suono più di ogni altra cosa, stimando lo studio e la sua abilità in quel campo, consapevole che la musica, nella sua più intima forma, regnasse da lungo nell'eredità di famiglia: se sua madre era violinista per passione e suo padre si dilettava a sua volta con chitarre magiche, elettriche, dall'impronta quasi indigena, un analogo discorso non poteva che valere anche per il loro unico figlio. D'altronde, il canto era di pari passo un significativo sintomo di eredità in tutti loro e tanto bastava per essere inserito in quel mondo di parole, di espressioni, di corde e di armonia. Le unghie spesso mangiucchiate per il dolore dato dal mancato utilizzo di un plettro, nei confronti della sua chitarra; i polpastrelli di quasi tutte le dita della mano destra violati da una pressione perpetua, sempre più rapida nella realizzazione di uno spettacolo di qualsiasi genere, quello e molto altro ancora era ormai una routine per il Veggente. Ne era contento, la chitarra - classica per scelta, acustica per spiritualità interamente personale - era la sua più conosciuta inclinazione. Non guastava il fatto che avesse interpretato la musica come simbologia vera e propria, fin da bambino, avendone conferma piuttosto singolare con l'acquisto di una bacchetta dal cuore pulsante di una piuma di Fwooper, il predatore che del proprio canto faceva giustizia e salvezza infinite. Oh, quanto avrebbe potuto parlare di quella passione, di quell'hobby sempre più simile ad un'essenza concreta. Lavender aveva sfiorato il tasto giusto, il migliore per una conversazione sorprendente, e quando Oliver notò il suo sorriso così gentile, ai suoi occhi, non poté fare a meno che contraccambiare con trasporto. «Grifondoro ha acquistato davvero un ottimo elemento, ne sono sempre più convinto.» Mostrò un occhiolino appena accennato, riprendendo con divertimento. «Vale lo stesso per me, nulla mi emoziona, mi rilassa e mi dà forza più della musica. Il canto è parte di me, ma ancor più lo è suonare. Preferisco gli strumenti a corda, suono la chitarra, ma forse saprai che lavoro nel tempo libero da Evviva Lo Zufolo.» Sollevò una mano in alto, ad indicare verso un punto imprecisato laterale. «A Tottenham Court Road, non troppo lontano da qui, c'è questo negozio a più piani, uno store musicale di un proprietario... eccentrico, ma davvero in gamba. Si vendono strumenti sia magi-» Un colpo di tosse, rivolgendo uno sguardo intimorito nei dintorni. «Mi hai capito. In ogni caso, si potrebbe trovare senza problemi un sistema per trasportare il pianoforte al castello, se qualche giorno ti va di passare, ti posso far visitare lo store e trovare una soluzione. Magari è la volta buona che la Signora Grassa trovi un'altra vittima per le sue canzoni.» Annuì, sinceramente serio. «Mi devi credere, non c'è sera che non decida di fare un duetto. Per Merlino, a me piace, non lo nego, ma ogni sera. Ormai esco dalla Sala Comune con il Mantello della Disillusione per non farmi vedere. Oh, ci siamo!»

wc6ctMY
Aveva risposto indirettamente alla domanda di Lavender, arrivando a chiedersi tuttavia in quale preciso modo - per davvero - il locale di cucina orientale si impegnasse a nascondere ogni traccia della sua stravagante magia. L'ologramma o spettro che fosse, quella testa di drago dai baffi lunghissimi, era sparita dietro una nuvola dai colori sgargianti, in un turbinio di ocra e di sfumature fiammeggianti che sorprese il Caposcuola ancor più. Non era sicuro che i Babbani fossero tanto distratti, il suggerimento più valido riguardava la presenza attiva di Incantesimi Disillusori, protettivi al meglio, sull'intero luogo. Da parte loro per fortuna l'insegna scintillante e l'ingresso d'eccezione, dal dragone incastonato come una statua vivente a sancire il benvenuto, erano di certo visibili e spettacolari. Si rivolse ai concasati con un sorriso, lieto di poter smettere di lì a breve di trattenersi con termini magici che avrebbero potuto compromettere tutti loro. «Ci siamo! Cucina giapponese o cinese? Io suggerisco entrambe, non possiamo diventare in un solo pranzo più grassi della nostra Cicciabomba di fiducia, vero?» Il riferimento palese, la Signora Grassa ancora tra i suoi pensieri con quell'affetto tutto personale, così come eccentrico, finalmente Oliver avrebbe atteso una risposta di qualsiasi genere per poi dirigersi al locale e presentarsi come la persona che aveva prenotato per l'intera banda di Grifoni affamati.

Prossima scadenza: 27 Giugno, 23.59 *fru
 
Top
view post Posted on 27/6/2018, 19:08
Avatar

entropia.

Group:
Grifondoro
Posts:
3,688

Status:



La domanda di Oliver risuonò a ripetizione nella mente di Nieve, fioca ma insistente. Gli occhi dell'islandese stavano fissi sull'insegna, studiandone margini e accostamenti cromatici, mentre il disagio le scoloriva le guance e seccava la bocca. Nonostante i tentativi di scacciare il timore dell'esperienza culinaria in sé, l'imminenza della sfida la travolse e le tolse il fiato. Non era pronta. Senza averne piena coscienza, racchiuse le dita per affondare le unghie nella carne tenera dei palmi e degutì a vuoto. Sentiva il bisogno di fuggire, almeno quanto desiderava non soccombere di fronte alle proprie inutili paure. Sfilando in rapida successione, le tornarono alla mente alcuni degli episodi in cui aveva vissuto la medesima, insopportabile angoscia alla prospettiva di mangiare in pubblico: la prima cena in Sala Grande, quando aveva sbocconcellato appena l'arrosto e il contorno di piselli, col rimbombo dei battiti del cuore nelle orecchie; i pasti successivi alla tavolata dei Grifondoro; l'incontro con Thalia presso i Tre Manici di Scopa; la capatina a casa di Aiden e la settimana trascorsa a casa di Astaroth. Era sopravvissuta tutte le volte, si disse. Lo avrebbe fatto anche nell'occasione in corso.

«S-si può? Ordinare entrambi i menu, intendo,» chiese con voce roca, il petto squassato dall'agitazione. Batté le palpebre e si schiarì la voce, cercando lo sguardo del Caposcuola. Sorrise per dissimulare il proprio stato d'animo, benché sapesse di potere poco con lui: nel tempo in cui erano stati amici, dopo mesi vissuti nel timore di essere schernita e rifiutata, Nieve gli aveva confidato le proprie difficoltà relative al cibo. Oliver, Emma e Fred erano stati meravigliosi con lei da quel momento in poi e avevano fatto in modo che mangiare insieme si trasformasse in un'esperienza positiva. «In ogni caso, suggerisco di optare per la sala giapponese: è così caratteristica e delicata...»

Di fronte all'ingresso, Nieve si fece da parte per consentire a una vecchia coppia di abbandonare il locale: due donne anziane, appena ingobbite dal peso degli anni, si tenevano per mano e parlavano con tenerezza. L'islandese sorrise, richiamando alla mente il giorno del matrimonio di Grimilde e Julian. Prima che gli invitati si riversassero a decine nello spazio adibito a festa, Nieve aveva condiviso una frugale colazione con la madre adottiva e si era goduta lo spettacolo del sole tingere di rosa le distese campestri. Grimilde le aveva sfiorato i capelli d'argento con tenerezza, poi si era concessa un sospiro: "Avessi avuto i capelli lunghi come i tuoi, la nonna avrebbe passato le ore ad acconciarmeli a suon di bacchetta!" Non le aveva ancora comunicato del radicale cambio di look degli ultimi giorni. Aveva smesso di scriverle da un pezzo.

«Facci strada, Brior!»
 
Top
23 replies since 18/5/2018, 17:31   571 views
  Share