Non avrebbe mai creduto possibile indossare vestiti così belli, così sportivi, così giovanili, senza sentirsi del tutto fuori luogo. In un primo momento aveva rinnegato ogni possibile cambio, le mani già pronte a trafficare con il coperchio della scatola che aveva poggiato sul letto a baldacchino; non aveva idea di quale sortilegio oscuro si fosse abbattuto sulla testolina della sua povera zia Brigitte in quel periodo: amante della moda, dell'eleganza in ogni sua forma, sarta d'eccezione nella Contea di Cork e non solo, la Strega sembrava tuttavia aver dato di matto nell'esatto istante in cui aveva affidato quella consegna a Nadine, il Gufo Reale di famiglia Brior. Pochi giorni prima, in occasione del suo compleanno, Oliver aveva ricevuto in effetti quel dono inaspettato: non tanto per l'occasione, quanto per il contenuto. Era bastata un'occhiata per pensare che si trattasse di un errore, anche piuttosto grande: abituato ad abiti sì comodi, come jeans, pantaloni in cotone oppure semplici magliette leggere e colorate, Oliver non avrebbe potuto negare a se stesso che quell'outfit d'insieme - del tutto moderno - era stato accettato solo dopo aver messo piede ad Hogwarts. Grazie all'aiuto e ai consigli del suo migliore amico, aveva imparato ad essere affascinato da tessuti più comuni, non così pregiati, così come aveva imparato ad acquistare t-shirt che mai prima di quel tempo avrebbe anche solo lontanamente immaginato di vestire. Era un dato di fatto, però, il suo infinito gusto per il velluto, per la pelle, per completi più raffinati. Oliver vedeva se stesso perennemente in giacca e cravatta, il
Caposcuola galante, come la buona Aquileia lo chiamava sempre. E sua zia Brigitte era la prima a fornirgli a colpi di bacchetta magica abiti su misura, del tutto inclini al gusto del nipote. Come ogni anno, il dono del suo anniversario di nascita giungeva in tempo; e come mai prima di quel compleanno, Oliver ne rimase sorpreso più di quanto potesse credere. Una giacca era pur presente, ma era in pelle scura, sportiva, da motociclista, accompagnata da un pantalone di simile tipologia, con borchie, cintura e stivaletti alti e scuri a fare da pendant. Tutto sommato, perlomeno una camicia bianca, impeccabile e candida, faceva da contorno. Non avrebbe mai creduto in una simile esplosione di moderna fantasia da parte di Brigitte, ma tanto valeva rimandarle tutto con un biglietto di ringraziamento e la domanda circa un eventuale errore di commissione. Fu solo grazie al suo concasato, uno degli ultimi arrivati in quel dormitorio, ma già uno dei più interessanti tra le amicizie da coltivare, se Oliver riuscì a darsi per vinto. Ringraziò tacitamente Francis per il suo supporto e quando uscì dal bagno, vestito di tutto punto da una rivista di motociclismo magico, finalmente trasse un respiro di sollievo. Attirò con un movimento rapido della bacchetta una cravatta dal cassetto già aperto del suo comodino, infilandola al collo con un nodo non troppo stretto, ma leggero e facile tra le sue dita.
«Non si rinuncia mai ad una cravatta» fu tutto ciò che addusse come scusa. Una mano tra i capelli, pettinati in modo diverso dal solito, forse più ordinato, e Oliver si disse ormai pronto.
La Passaporta che portò il gruppetto di Grifondoro al centro di Londra si attivò in un bagliore azzurrino, quasi elettrico, prima che quell'orsacchiotto rattoppato sparisse dalla circolazione; aveva chiesto un piccolo aiuto al signor Vinaccia, il proprietario dello store musicale in cui lavorava nel tempo libero come commesso, ma Oliver si ripromise di ripagare quell'offerta con una confezione di involtini primavera. Estasiato all'idea di assaggiare per la prima volta in assoluto la cucina orientale del nuovo locale che si era aperto da poco nei pressi della Capitale, a passo rapido si incamminò verso la direzione che gli era stata indicata. Aveva già fatto gli auguri di compleanno a Lavender, mai dimentico di date importanti, ancor più se dei suoi concasati e ancor più se di concasati che già aveva preso a cuore. L'idea di un'uscita di gruppo, letteralmente, era balzata in mente in modo semplice e con un paio di scambi di parole e di accordo con il suo Prefetto, tutto era andato in porto. Il luogo deciso, non guastava il fatto che in quel pub lavorasse un'altra Grifondoro; il giorno pure, il diciannove di Maggio, un delizioso sabato primaverile; i ragazzi in sé non avrebbero riscontrato problemi di sorta. Oliver si rivolse agli altri che avevano risposto all'invito, scritto in una pergamena svolazzante, appesa dalla mattina precedente alla bacheca del pianoterra, in Sala Comune. Sarebbero rientrati per cena in Sala Grande, ma per pranzo nuove aspettative si prospettavano all'orizzonte. Sorrise, sollevato.
«Il locale si chiama Himiko's Taste, non ci sono mai stato ma ne parlano bene. Flaminia dovrebbe essere lì, magari ci ha riservato i posti migliori. Oppure farà i bagagli e via da Hogwarts.» Scherzò, leggermente imbarazzato in quei vestiti così inusuali per lui. Eppure, si sentiva anche
bene, avrebbe dovuto ammetterlo. Dalla tasca laterale della giacca in pelle spuntò un piccolo batuffolo rosso, che rapido saltò via fino a correre all'indietro, chissà contro chi o cosa.
«Mos, maledetta Puffola Pigmea, siamo in piena Londra Babbana!»Ne avrebbero viste delle belle, poco ma sicuro.
Prossima scadenza: 25 Maggio, 23.59
Buon divertimento :*