Waiting for...no one?, Privata

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Vath
Remar «

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Erano trascorsi pochi giorni dalla festa a casa sua per annunciare la lieta notizia di Shawn che già Vath avrebbe incontrato due dei suoi partecipanti. Uno, nell'ufficio dell'Orientale, era Issho con il quale aveva tenuto una conversazione molto significativa, l'altro, proprio il giorno stesso, era Maurizio, il collega della squadra antimago, lo avrebbe incontrato a "I Tre Manici di Scopa" ad Hogsmeade. Era una giornata insolitamente calda, specialmente per la Scozia, a Canterbury il sole era coperto dalle nubi ma, nonostante ciò, non aveva impedito a Vath di scegliere una fresca camicia di lino e indossato un completo scuro si era smaterializzato nella cittadina magica. Bastone da passeggio sottobraccio il ventisettenne controllò il proprio orologio da taschino, era in perfetto orario, aveva chiesto al collega di potersi incontrare, magari di fronte ad una burrobirra, per parlare delle novità annunciate alla festa. Entrato nel locale Vath osservò la sala, quasi vuota, uno sguardo veloce gli fece individuare il tavolo migliore, era stato scelto anche quella sera di quasi due anni prima quando aveva incontrato nuovamente Sybella Grant. Il pensiero di quella serata fece sorridere il ministeriale, nessun dettaglio era sfuggito alla sua memoria eidetica: quella sera di settembre minacciava pioggia, si era diretto lì perché era stanco di stare a casa dai suoi e, fuori dalla porta, l'aveva incontrata. Scambiate poche parole si era deciso a compiere il passo, invitandola a bere qualcosa con lui, nulla da dire che quel drink assieme si era trasformato in una cena, aveva ordinato una Burrobirra e un piatto di roastbeef, conversato del più e del meno, con un Chartanimus aveva trasformato un biglietto su cui aveva vergato poche righe in un leone, il primo patronus che aveva avuto, facendolo arrivare fino a lei. Una volta finita la cena l'aveva accompagnata fino a casa, lasciandola con un bacio. Si riscosse da questi pensieri e si diresse al tavolo, vicino al camino spento e ad una finestra, da lì aveva la visuale perfetta della sala.

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Sophie


Armstrong



Serpeverde - III Anno - 17 Anni



jMd0xoS

Ennesima giornata di lavoro in quel di Hogsmeade. Aveva ringraziato il cielo non appena venne a sapere che Vagnard von Kraus aveva preso il posto di quella persona di cui lei non riusciva più a pronunciarne neppure il nome. Il tedesco non era un fulgido esempio di simpatia, ma aveva imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo per ciò che era. Delle volte sembrava non sopportarlo, altre volte, invece, credeva che la Casata Serpeverde senza di lui non sarebbe stata particolarmente interessante. Sperava solo che portasse con lui qualcosa di buono con cui poter trascorrere il tempo nei momenti di noia che avrebbero trascorso insieme in quel pub. Ma di questo non ne dubitava più di tanto.
Quello non era un orario di punta per i Tre Manici di Scopa, anzi. La calma ed il silenzio regnavano sovrani in tutto il locale. Fu per questo motivo che lei era da sola, come quasi di prassi, a godersi quei pochi momenti di tranquillità. La scuola era ormai alla fine e quell’anno si rivelò essere uno dei più brutti della sua vita. Tante cose erano cambiate dai suoi undici anni, prima fra tutte il suo carattere. Non era più quella ragazzina ribelle solita infrangere le regole, ma era pur sempre la stessa sociopatica. Il suo odio nei confronti degli esseri viventi non era cambiato affatto, ma aveva imparato a non darlo a vedere così platealmente.
Quale maniaca dell’ordine e della pulizia, era intenta a sistemare le bottiglie di alcolici per ordine di gradazione. Era un vizio che aveva preso col tempo, da quando aveva cominciato a lavorare lì. Doveva ammette che, per quanto schifoso diventasse quel posto quando era colmo di ubriaconi, aveva imparato ad amare il calore che regalava. Il rumore di alcuni passi lenti ed eleganti giunse alle proprie orecchie e Sophie, d’istinto, si voltò nell’intento di capire chi fosse. Riconobbe subito il viso del già conosciuto Ministeriale Vath Remar, una delle poche persone che non le dispiacque incontrare. Gli diede un attimo per prendere posto, e, dopo essersi lavata velocemente le mani, si diresse verso il suo tavolo. Per quanto potesse sforzarsi di sorridere, in quell’ultimo periodo non ci riusciva. Non ricordava neppure quando fosse stata l’ultima volta ad aver sorriso, doveva essere successo sicuramente molto tempo prima.
«Signor Remar, quale onore.» Il solito tono ambiguo della voce di Sophie fuoriuscì dalla sua bocca. Amava lasciare quel dubbio che si alternava tra il “Oh, che gentile” e il “Ma mi sta prendendo per il culo?”, e col tempo ne era diventata esperta.
«Gradisce qualcosa?»




 
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Tempo di sedersi e la solerte Armstrong fu subito al suo tavolo. Vath era combattuto tra due emozioni, da una parte era felice di vederla ma dall'altra la studentessa di Serpeverde era un robusto filo con quella persona che aveva liquidato durante i suoi acquisti di completi eleganti. Quel giorno Elijah Sullivan l'aveva definita la sua ragazza, una delle poche notizie che aveva ricevuto da lui prima che il ragazzo fece quel lungo sproloquio. Il ministeriale l'aveva conosciuta in più di un occasione, probabilmente neanche la ragazza se ne era accorta tanto era impegnata con i clienti quella sera di Halloween, ma gli aveva servito il Nekromantix durante la festa di Halloween. Fu solo con quel pensiero che alzò lo sguardo sorridendo con ambiguità, le parole di lei poi erano ambigue il giusto necessario per capire che la giovane, da buona adepta di Salazar, sapesse far sfoggio della propria lingua biforcuta. «Onore, miss Armstrong?» Chiese, con tono volutamente scettico, sollevando un sopracciglio. «Temo che qui, l'onore, sia tutto mio.» La Armstrong sembrava giocare con il suo tono, un tono che Vath da buona serpe sapeva riconoscere tra milioni, avrebbe detto quello abbandonando l'aria scettica e lanciandole un sorrisetto sfrontato facendo il suo stesso gioco ma con l'esperienza di chi aveva più anni sulle spalle. «Una certa Cappuccetto Rosso, una sera, mi ha servito un Nekromantix. Sto aspettando una persona ma nel frattempo, visto che il locale è vuoto, ti andrebbe di farmi compagnia Sophie?» Una semplice richiesta che la ragazza avrebbe potuto soddisfare come no, Vath avrebbe lasciato la decisione a lei.

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Serpeverde - III Anno - 17 Anni



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Consapevole di quanto ancora lunga fosse quella giornata, si era messa ormai al lavoro, seppur l’orario di punta non fosse ancora arrivato. Il primo incontro avvenuto con Vath Remar non le evocava bei ricordi, anzi. In quel periodo della sua vita stava cercando in tutti i modi di dimenticare ogni singola cosa che riguardava Elijah, ogni singolo momento con lui, anche se era consapevole del fatto che solo un bravo manipolatore di menti sarebbe riuscito a farle dimenticare il passato. Non era una persona che provava dei rimorsi o dei rimpianti, di fatto non avrebbe mai rinnegato il suo passato, ma di una cosa era molto pentita: essersi fidata di qualcuno. Ci aveva impiegato anni a capire di essere innamorata di lui, ci aveva impiegato mesi ad ammetterlo, ci aveva impiegato giorni a cedere, a lasciarsi andare. Come se avesse saputo già dal principio che non avrebbe dovuto farlo, che sarebbe stata una cosa sbagliata. Fatto stava che era successo e di certo si sarebbe limitata a pentirsene. Gli errori servivano proprio a quello, a non permetterti di ricommetterli. Aveva imparato soffrendo, aveva visto sulla sua pelle che fidarsi delle persone era da masochisti, fino ad arrivare al punto di non credere più ai sentimenti, che fossero d’amicizia o d’amore. D’altronde, Vath Remar non aveva alcuna colpa, anzi, era sempre stato molto gentile ed educato nei suoi confronti, ma non per questo avrebbe riposto in lui la sua fiducia. Piegò ancora di più l’angolo delle labbra alle sue parole, fino poi ad alleggerirsi quando pronunciò quelle successive. Si sentì un po’ rincuorata per il fatto che Vath, in realtà, non incontrò Sophie per la prima volta in quell’occasione, ma molto tempo prima, prima ancora di poter anche soltanto pensare di avere una relazione con Elijah. Lei, un po’ a causa di tutto il caos che si era creato durante la festa di Halloween, un po’ a causa delle maschere che coprivano i volti delle persone, non aveva avuto modo di riconoscerlo, ma poco importava.
«La presenza di un signore come lei ad una festa squallida come Halloween non me la sarei mai aspettata, a dire il vero.» Commentò, perplessa, mentre puntava con lo sguardo la sedia posta sul lato opposto del tavolo.
«Non ho altro da fare per il momento, per cui…» Fece spallucce. «Prendo qualcosa. Con permesso.» Si allontanò per un breve lasso di tempo e poco dopo tornò al tavolo, presentandosi con in mano due boccali colmi di Idromele, e, dopo averli appoggiati sul legno umido, prese posto di fronte all’uomo.
«Come procedono le cose al Ministero? Le mie orecchie potranno udire qualcosa di interessante?»





 
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Un sorrisetto sarebbe comparso sul volto del ventisettenne la giovane Serpeverde probabilmente quella sera aveva servito troppe persone o, come più volte accadeva, non aveva fatto caso all'uomo. All'epoca con i bimbi neonati aveva bisogno di quel senso devasione almeno per una sera e la festa di Halloween era stata un'occasione ghiotta, anche per passare del tempo con Rowena, il suo unico aggancio per poter diventare Mangiamorte. «Purtroppo non avevo altri impegni, ma l'ho apprezzata, ho rivisto mia cugina e sono stato molto bene assieme ad un amica. Una serata preferibile rispetto a restare a casa con i neonati e mia moglie.» Non che non apprezzasse la sua famiglia, affatto, ma ogni tanto era salutare staccare la spina per poco. La ragazza accolse di buon grado l'offerta dell'uomo e, dopo essersi allontanata un momento, ritornò con due boccali pieni di Burrobirra. Avrebbe posto tre monete d'argento sul tavolo ascoltando le di lei domande. «Grazie, la domanda chissà per quale ragione non mi stupisce. La Casata Serpeverde ha degli ottimi elementi, dopotutto abbiamo ambizione e curiosità e quale occasione più ghiotta di apprendere novità sul Ministero da un dipendente dello stesso? Ho conosciuto da poco l'altro vostro Prefetto, Mike Tors e mi ha posto la stessa domanda. Non nego che mi ha stupito piacevolmente anche la signorina Cavendish mentre una persona si è rivelata essere lo stesso bambinetto pronto a dar battaglia in condizione d'inferiorità.» Si era ripromesso di non parlare di quello ma la frecciatina gli uscì naturale come il sorrisetto che spuntò sul suo volto. Non era solito parlar male di chi non c'era, specie se stava parlando con la sua ragazza ma quelle cose gliele aveva dette prima di tutto in faccia. «Per rispondere alla tua domanda, non bene, la Gazzetta del Profeta lancia certi affondi che se il ministero fosse stato una persona reale sarebbe già bello che sottoterra. Ma, purtroppo, mi duole ammettere che questi attacchi li fa con cognizione di causa. Da quello che un povero membro del C.M.I può sapere è che attualmente non abbiamo una linea guida e i dipartimenti sono lasciati a se stessi. Il ministro non ha rilasciato alcuna dichiarazione né alti membri del suo staff e, questo i cittadini lo stanno vedendo da soli.» Prese il boccale e lo alzò. «A cosa ti andrebbe di brindare?»

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A volte proprio non riusciva a tenere a freno la lingua, ma cosa poteva farci? Era qualcosa che andava oltre, qualcosa che non poteva controllare, era più forte di lei. Per quanto rispetto potesse provare nei confronti di una piacevole figura quale quella di Vath Remar, l’occasione di provocarlo o di metterlo in difficoltà era troppo ghiotta, quando vi si presentava. E ovviamente ciò non accadeva solo con lui. In quel periodo della sua vita aveva cominciato a non dare molta importanza al pensiero della gente. Non che se ne fosse mai importata, ma se fino ad allora ci aveva pensato due volte prima di dire o fare qualcosa, in quei giorni aveva iniziato a non farlo più. Era anche questo che l’aveva portata a sentirsi più libera, da quando aveva rinunciato alla spilla da Prefetto. Troppi doveri, troppi obblighi, troppo tempo da perdere dietro ad altre persone. Era risaputo, Halloween non era l’unica festa che Sophie odiava. La realtà dei fatti era che odiava ogni tipo di festività, che fosse Natale, che fosse Pasqua, che fosse un semplice Ballo di Fine Anno. Odiava il caos, odiava la gente accalcata, insomma, odiava quasi tutto.
«Capisco, capisco. Come darle torto?» Annuì, mentre osservava i lineamenti del viso del suo interlocutore, con attenzione. Ascoltò le sue successive parole e restò sorpresa nel momento in cui realizzò che Vath conosceva davvero tante persone. Mike, come non apprezzarlo? Era stato suo collega di spilla per molto tempo e Sophie non aveva mai avuto modo di lamentarsi di lui, né di infastidirsi della sua presenza. Era un ragazzo rispettoso e vige alle regole, che mai aveva torto un capello a qualcuno, almeno che lei sapesse. Quanto alla Cavendish, lei era una delle poche che l’aveva sempre incuriosita, ma non in senso buono, né propriamente in senso cattivo. Avrebbe voluto studiarla, e capire che cosa avrebbe potuto fare di lei. Ma la domanda era: come faceva Vath Remar a conoscere tutta quella gente? Non era particolarmente usuale per gli studenti di Hogwarts uscire dalle quattro mura del Castello, a differenza di lui che spesso e volentieri si era fatto vedere in giro. Ma evidentemente era lei che usciva troppo poco.
«Non mi stupisce che Mike le abbia fatto la stessa domanda, è molto curioso, forse anche più di me.» Dopo aver preso posto, afferrò il boccale e lo portò vicino al naso come spesso usava fare, per assaporarne l’odore. Si concentrò poi sulle successive parole, quelle che erano un chiaro riferimento ad Elijah. Corrugò la fronte con disinvoltura, tornando a guardarlo.
«Credo di aver capito a chi tu ti riferisca con la parola “bambinetto”.» E come negare? Lei per prima era stata vittima della totale incoerenza di quel ragazzo, dello stesso ragazzo di cui era follemente innamorata, fino a qualche mese addietro.
«…Ma preferirei evitare qualsiasi discorso che ronzi attorno a lui. Ci ho impiegato molto tempo a liberare la mia mente dall’immagine del suo viso e vorrei continuare a farlo per il resto dei miei giorni.» Per quanto difficile per lei fosse stato, era scontato che qualsiasi cosa lei si mettesse in testa la raggiungeva con determinazione e sicurezza. E ci era sempre riuscita, come in quell’occasione.
Ascoltò la risposta di Vath alla sua domanda con un leggero disinteresse. Non sapeva neppure lei per quale motivo gli avesse posto quella questione, stava di fatto che non aveva mai provato interesse per ciò che accadeva tra le mura del Ministero della Magia.
«Comprendo.» Sentenziò, poi, prima di sollevare il boccale di fronte al suo viso. A cosa brindare? Bella domanda.
«Mmmh… Brinderei a questo mio momento di pace, con la speranza che il locale resti vuoto per le prossime due ore. Almeno.»






 
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Evidentemente il ragazzo aveva problemi nel mantenere i legami, Vath vide come la giovane Serpeverde fosse restia a parlarne e ne rispettò la volontà. «Nessun problema, vorrei poter dimenticare anche io quel ragazzo ma la mia memoria eidetica non me lo consente, tuttavia mi son preso una piccola soddisfazione: lo avevo incontrato in occasione di una vostra cena fuori, stava scegliendo l'abito da indossare. "In questo breve colloquio Mr. Sullivan riconosco la vostra capacità mentale inferiore a quella dei poveri babbani medievali che bruciavano sui roghi i nostri fratelli e sorelle, pertanto ritengo che nemmeno il grande Salazar abbia a cuore avervi come figlio tanto quanto io non abbia a cuore il proseguio di questo farneticare vostro. La saluto Mr. Sullivan." comprendo che non ne vogliate parlare ma almeno queste mie parole volevo farvele conoscere.» Vath allungò il proprio boccale verso quello della ragazza e quando i due cozzarono assieme lo riportò verso di sé. «A questo momento di pace, dunque. Anche se dovrebbe arrivare un mio collega a momenti.» Detto quello Vath prese un sorso di idromele. «Al lavoro tendo a non perdere tempo, se c'è una cosa che ho imparato ad Hogwarts è stata la velocità e la precisione nello svolgere un lavoro. Questo mi consente di poter avere molto spazio per il tempo libero ed i miei interessi personali.»

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Per quanto avesse cercato di tenere i suoi pensieri lontani da lui, dovette ammettere a se stessa che, delle volte, le venne davvero difficile riuscire a farlo. Subito dopo aver ricevuto quella lettera e nei giorni successivi, non riuscendo a capacitarsi di quello che era successo, Sophie sembrava un vegetale. La delusione che aveva ricevuto era stata molto, troppo grande per lei, tanto da obbligarla ad internarsi, a non uscire dal suo Dormitorio, a saltare random lezioni e turni di lavoro ai Tre Manici, a non pranzare, a non cenare, a non dormire. Il pensiero era fisso lì, proprio perché non riusciva a capire il motivo per cui lui avesse preso quella decisione, nel momento che lei, per la prima volta nella sua vita, si era fidata ciecamente di qualcuno a cui – nonostante tutto – aveva regalato tutto l’affetto del mondo. Incredibile quanto la vita delle persone potesse cambiare per un semplice capriccio di altre. Lei, cocciuta e orgogliosa come non mai, era riuscita a riprendere in mano la sua vita, era riuscita a capire che quella persona, in realtà, non fosse altro che un infante senza cervello e che soprattutto non meritava neppure un suo pensiero, negativo o positivo che fosse. Di certo Sophie non avrebbe mai rinnegato il suo passato, ma quel bisogno di dimenticare si faceva sempre più vivo nella sua testa.
Era talmente presa dal discorso o dal nervoso che lo stesso discorso le causava che, senza accorgersene, aveva cominciato a dare del “tu” al suo interlocutore. Se ne rese conto soltanto qualche secondo dopo e si strinse nelle spalle. Poco male, d’altronde anche lui si era permesso di rivolgersi a lei in modo informale nonostante non si fosse mai mostrata confidenziale. Tra famiglia di nobili origini, il “Voi” o il “Lei” era d'obbligo non solo per l’età ma anche e soprattutto per il rispetto reciproco sulla natura del proprio sangue. O almeno, questa era l’educazione che era stata impartita a lei, e se Vath Remar poteva farlo, allora lo avrebbe continuato a fare anche lei.
«Apprezzo che tu voglia informarmi sulle vostre vicissitudini e apprezzo anche il modo pungente quanto cordiale con il quale ti sei rivolto a lui, ma, come già detto, preferirei chiudere il discorso qui.» Non che pensare a lui ancora le facesse male, ma semplicemente le rievocava brutti ricordi che principalmente le facevano mancare il respiro. Aveva deciso di andare avanti e avanti sarebbe andata, senza di lui.
«Un tuo collega?» Chiese, perplessa, mentre assaporava un altro sorso di Idromele.
«Spero solo che sia un tizio simpatico. Sai, potrebbe erroneamente scivolare una goccia di qualche strana pozione all’interno del suo drink, in caso contrario.» Ghignò com’era solita fare e terminò il contenuto del bicchiere. Ovvio che non aveva idea di chi fosse quel “suo collega”, ma ironizzare di tanto in tanto non faceva mai male.
«Col passare dei giorni, anche io ho imparato ad essere veloce e precisa nello stesso tempo, dietro quel bancone…» Diede una rapida occhiata al vasto assortimento di alcolici e poi tornò a guardare il Ministeriale.
«…Magari potessi essere altrettanto veloce nello studio.»







 
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Vath rise di gusto all'ultima affermazione della ragazza, le parole di lei lo avevano riportato a molti anni prima, quando era ancora un piccolo serpentello di undici anni appena smistato nella casata di famiglia. «Mio padre era ed è tuttora un pozionista non hai idea di quante volte venivo minacciato di questa cosa da bambino: una goccia di veleno, di veritaserum o anche una pozione più blanda come la pozione tartagliante. Tutto per le marachelle che ero solito fare da piccolo, pozioni fu sempre la materia in cui eccelsi sia per poter restare al sicuro da queste minacce che per evitare di gettar fango su di lui, cos'avrebbe detto la gente se il figlio di Andrew Richard Remar fosse stato un disastro nell'arte dove lui eccelle? Come suo unico figlio ho molti privilegi ma al contempo molti doveri ma questo l'ho imparato con l'avanzare dell'età.» Il ventisettenne aveva volutamente evitato di proseguire la conversazione riguardante il Serpeverde, la posizione della ragazza era stata chiara e il ministeriale sapeva far tesoro di quei piccoli segnali per caderci una seconda volta. Preso un nuovo sorso di idromele Vath le sorrise, incrociando il proprio sguardo con quello di lei. «Che tu fossi rapida e precisa non l'avrei mai messo in dubbio, dopotutto hai gestito una clientela complicata durante la festa, per esempio quel lupo mannaro zombie che poi si è trasformato in re dei lich mi sembrava che ti ronzasse un po' troppo attorno.» La ragazza tuttavia aveva aggiunto che non era rapida nell'apprendimento delle lezioni. Vath in quello aveva elaborato una tecnica tutta sua ma, nel caso, era disposto a condividerla. «Se ti serve aiuto non esitare a chiedere, anzi, sai cosa?!» Estrasse dalla propria scarsella uno dei suoi biglietti da visita, con il proprio recapito gufo e le indicazioni per inviare una lettera al Ministero.

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Serpeverde - III Anno - 17 Anni




Non appena le prime parole del Ministeriale fuoriuscirono dalla sua bocca, Sophie emise un breve quanto impercettibile respiro di sollievo, dopo aver appurato che aveva smesso di parlare di Elijah. Non che non apprezzasse quanto Vath fosse stato diretto e nello stesso tempo elegante con lui, ma in quel periodo della sua vita le veniva ancora difficile pensare a lui. D’altronde aveva rappresentato la persona più importante della sua vita, quanto successo l’aveva cambiata, l’aveva resa più debole ed in quei mesi non stava facendo altro che ritrovare se stessa, nonché la sua forza interiore. Se lui aveva avuto il coraggio di porre fine ad una relazione così importante con un semplice Gufo, lei avrebbe dovuto trovare lo stesso coraggio per andare avanti. Non avrebbe potuto dimenticarlo, quello sarebbe stato impossibile, principalmente perché non era abituata a sputare nel piatto in cui aveva mangiato per tutto quel tempo, a differenza di come probabilmente aveva fatto lui. Pertanto, non avrebbe permesso che un semplice discorso che ronzava attorno a lui la rendesse nuovamente fragile e rendesse inutili tutte le sue fatiche, ragion per cui aveva deciso di porre fine a quel dialogo poco dopo che fosse cominciato.
Quando quella conversazione ripiegò sulle Pozioni, Sophie, tra un sorso e l’altro, ascoltava con poco interesse le parole dell’uomo, non perché le trovasse noiose o chissà cosa, ma semplicemente perché lei, al contrario, non era mai stata un’amante delle Pozioni. Ogni cosa che richiedesse precisione e attenzione non era per lei, considerando che non era mai stata una persona così attenta ai dettagli. Nonostante questo, però, cercava quanto più possibile di impegnarsi nello studio, fino ad ottenere voti eccellenti in tutte le materie, arte delle Pozioni compresa. Eppure, tra il miscelare cocktails e il miscelare infusi, non c’era molta differenza.
«Lo prendo come un complimento.» Di fatto, gestire una vasta clientela come quella creatasi quella sera di Halloween non era stato affatto semplice. Solo lei sapeva quanto fosse tornata stanca quella notte, che a sua volta si rivelò essere probabilmente l’unica notte in cui aveva avuto un sonno profondo. Osservò i movimenti del Ministeriale e la mano sinistra andò ad afferrare ciò che egli le stava porgendo, prima di leggerne il contenuto con attenzione.
«Sicuramente lo utilizzerò per qualche altro motivo.» Accennò un piccolo sorriso ed infilò il biglietto da visita in una delle tasche dei pantaloni.
«Non ho problemi con l’apprendimento, quanto con la voglia che ho di stare sui libri.» Ammise, tornando a sorseggiare il suo Idromele.
«Mi basta soltanto un po’ di concentrazione in più, per il resto me la cavo benissimo. Ma grazie della disponibilità.»



 
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La Serpeverde di fronte al ventisettenne parve apprezzare come Vath accolse il cambio d'argomento. Alla fine si trattava pur sempre di venire incontro ad una signorina e il Serpeverde era sempre disponibile nell'accondiscendere i desideri del gentil sesso. «Voleva esserlo, miss Armstrong. Non è da molti apprezzare la sottile scienza e l'esatta arte del preparare pozioni. Il vostro lavoro qui non è molto diverso rispetto alla preparazione di una pozione.» Vath le sorrise, non aveva condiviso con molti altri studenti il proprio biglietto da visita, in effetti i pochi a cui lo aveva dato erano esclusivamente Serpeverde, che facesse una preferenza non era un segreto: solo per le due cugine, entrambe Corvonero, non faceva "discriminazioni". «Per ritornare sul mio collega... potresti, anche se non so quanto ti convenga, Maurizio è della polizia Antimago. Tuttavia si può definire simpatico anche se è un donnaiolo di prima categoria. È stato comunque un piacere, per me, offrire il mio aiuto ad una talentuosa ragazza come te.» Vath prese un nuovo sorso di idromele, poi, come colto da un pensiero, si portò la mano libera al taschino interno, estraendo un orologio da taschino e controllandone l'ora affermò. «Purtroppo non si può definire puntuale, anzi, se ci penso anche quando ho organizzato una festa al mio castello è arrivato in...elegante ritardo.» Un mezzo sorriso e un accenno di risata furono le due cose che accompagnarono quell'affermazione.

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