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| Sophie
Armstrong
Serpeverde - III Anno - 17 Anni A volte proprio non riusciva a tenere a freno la lingua, ma cosa poteva farci? Era qualcosa che andava oltre, qualcosa che non poteva controllare, era più forte di lei. Per quanto rispetto potesse provare nei confronti di una piacevole figura quale quella di Vath Remar, l’occasione di provocarlo o di metterlo in difficoltà era troppo ghiotta, quando vi si presentava. E ovviamente ciò non accadeva solo con lui. In quel periodo della sua vita aveva cominciato a non dare molta importanza al pensiero della gente. Non che se ne fosse mai importata, ma se fino ad allora ci aveva pensato due volte prima di dire o fare qualcosa, in quei giorni aveva iniziato a non farlo più. Era anche questo che l’aveva portata a sentirsi più libera, da quando aveva rinunciato alla spilla da Prefetto. Troppi doveri, troppi obblighi, troppo tempo da perdere dietro ad altre persone. Era risaputo, Halloween non era l’unica festa che Sophie odiava. La realtà dei fatti era che odiava ogni tipo di festività, che fosse Natale, che fosse Pasqua, che fosse un semplice Ballo di Fine Anno. Odiava il caos, odiava la gente accalcata, insomma, odiava quasi tutto. «Capisco, capisco. Come darle torto?» Annuì, mentre osservava i lineamenti del viso del suo interlocutore, con attenzione. Ascoltò le sue successive parole e restò sorpresa nel momento in cui realizzò che Vath conosceva davvero tante persone. Mike, come non apprezzarlo? Era stato suo collega di spilla per molto tempo e Sophie non aveva mai avuto modo di lamentarsi di lui, né di infastidirsi della sua presenza. Era un ragazzo rispettoso e vige alle regole, che mai aveva torto un capello a qualcuno, almeno che lei sapesse. Quanto alla Cavendish, lei era una delle poche che l’aveva sempre incuriosita, ma non in senso buono, né propriamente in senso cattivo. Avrebbe voluto studiarla, e capire che cosa avrebbe potuto fare di lei. Ma la domanda era: come faceva Vath Remar a conoscere tutta quella gente? Non era particolarmente usuale per gli studenti di Hogwarts uscire dalle quattro mura del Castello, a differenza di lui che spesso e volentieri si era fatto vedere in giro. Ma evidentemente era lei che usciva troppo poco. «Non mi stupisce che Mike le abbia fatto la stessa domanda, è molto curioso, forse anche più di me.» Dopo aver preso posto, afferrò il boccale e lo portò vicino al naso come spesso usava fare, per assaporarne l’odore. Si concentrò poi sulle successive parole, quelle che erano un chiaro riferimento ad Elijah. Corrugò la fronte con disinvoltura, tornando a guardarlo. «Credo di aver capito a chi tu ti riferisca con la parola “bambinetto”.» E come negare? Lei per prima era stata vittima della totale incoerenza di quel ragazzo, dello stesso ragazzo di cui era follemente innamorata, fino a qualche mese addietro. «…Ma preferirei evitare qualsiasi discorso che ronzi attorno a lui. Ci ho impiegato molto tempo a liberare la mia mente dall’immagine del suo viso e vorrei continuare a farlo per il resto dei miei giorni.» Per quanto difficile per lei fosse stato, era scontato che qualsiasi cosa lei si mettesse in testa la raggiungeva con determinazione e sicurezza. E ci era sempre riuscita, come in quell’occasione. Ascoltò la risposta di Vath alla sua domanda con un leggero disinteresse. Non sapeva neppure lei per quale motivo gli avesse posto quella questione, stava di fatto che non aveva mai provato interesse per ciò che accadeva tra le mura del Ministero della Magia. «Comprendo.» Sentenziò, poi, prima di sollevare il boccale di fronte al suo viso. A cosa brindare? Bella domanda. «Mmmh… Brinderei a questo mio momento di pace, con la speranza che il locale resti vuoto per le prossime due ore. Almeno.»
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