La torre nella pioggia

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view post Posted on 31/5/2018, 15:03
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Tic tic tic tic…
La pioggia tamburellava sui vetri della Sala Comune. Julius era sdraiato sul materasso cremisi vicino alla finestra con gli occhi chiusi, cullato dal leggero scrosciare d’acqua. Casey si annoiava a morte. Quel dì tutti avevano deciso di passarlo al loro posto, a letto a leggere o a studiare in biblioteca, avvolti nei loro mantelli per ripararsi dall’umidità, ma lei non aveva la minima voglia di aprire i libri e di scrivere l’ennesima pergamena sulla classificazione delle pozioni. Con entrambe le mani cercò di prendere il gatto nero per strapazzarlo un po’, ma esso, captati i movimenti della sua irrequieta padroncina, aprì gli occhi e con un miagolio di monito evitò il contatto e si risistemò al di fuori della sua portata.
-Delle volte sei proprio noioso. – lo rimbeccò la bambina, ma al felino sembrava non importar nulla. Con uno sbuffo Casey si alzò dal letto, si mise gli scarponcini e il mantello e, senza che nessuno in dormitorio e in Sala Comune si accorgesse del suo passaggio, fuoriuscì dal ritratto. La sua tracolla, sempre con lei, le girava e le sbatteva sui fianchi per l’andamento veloce, stropicciandole il manto nero e facendo tintinnare furiosamente gli oggetti che stavano al suo interno. Mentre scendeva le scale per recarsi in Sala Grande si fermò improvvisamente. Nel corso di quel mese non era mai salita più in alto del suo dormitorio e sapeva per certo che la Torre di Astronomia era la più alta di tutto il castello. Così, prima che le scale avessero deciso di cambiare, la bambina salterellò fino al ritratto della Signora Grassa, anch’essa intenta a schiacciare un pisolino, e corse verso scalini ascendenti.
I suoi passettini veloci risuonavano fra le pareti scoperte della torre immersa nell’ombra. Le scale sembravano non finire mai. Lì, dove un nuovo ed ultimo piano si apriva sulla sommità della salita, una nuova porticina rivelava una piccola e stretta scalinata a chiocciola che solo a vederla metteva già le vertigini. Si fermò a guardarla per qualche istante quando, presa da uno sfrenato desiderio di muoversi, decise di far tutte quelle scale di corsa. Con un sorrisetto come un fulmine si scagliò contro il primo gradino e da lì cominciò a saltarli prima a due a due, poi a tre, dandosi una poderosa spinta con la gamba sinistra. Le regole del gioco erano: non cadere, alzare il più in alto possibile le ginocchia e non farsi prendere dalla nausea. Sebbene la sua sacca le facesse da contrappeso e la tirasse indietro, Casey, con gli occhi lucidi per l’aria fredda che le sbatteva contro e le labbra ripiegate su loro stesse per lo sforzo, arrivò fino in cima. La testa le girava e il respiro affannoso la fece sedere su una panca di pietra che fortunatamente stava proprio davanti all’imboccatura delle scale. Una gocciolina di sudore le scendeva lungo la schiena, quindi un piccolo brivido la fece trasalire. Lì sulla Torre sembrava esserci più freddo che altrove. Quando alzò gli occhi si rese conto di trovarsi in un terrazzo dalla quale si poteva ammirare il mirabile paesaggio del Lago Nero puntellato dalla pioggia ridotto ad una cartolina. Il volto di Casey si distese in un ampio sorriso di piacere per quella visione. Non riusciva a capire perché tutti gli altri si fossero rinchiusi nelle loro stanze con quello spettacolo stupendo a portata di sguardo. Lo scrosciare delle goccioline, il suono del vento che faceva scontrare le fronde degli alberi e il silenzio che troneggiava dietro di essi… quei suoni portavano con loro la sensazione di una felicità serena, tiepida e irremovibile, percezione di una sinfonia che regolava quel trambusto trasformandolo in armonia.
Ormai posata nei suoi affetti, la bambina estrasse un taccuino dalla borsa poggiata sulla pietra fresca. Le foglie verdi sotto quel cielo autunnale la ispirarono per un nuovo disegno. Con una mina leggermente appuntita tracciò alcune linee guida che separarono il foglio dal bianco nulla. Una sottile pioggia di capelli neri ricadde su di esso rivelando i contorni di un volto gentile. Gli occhi del ritratto erano dritti nei suoi; erano i suoi, verdi, all’insù e ricoperti di una patina di malinconia. Delle sopracciglia folte descrivevano un carattere forte, ma gli angoli della bocca, morbidi, smussati, tradivano una propensione al calore. Se quello finalmente sarebbe stato il vero volto di sua madre Casey non era in grado di dirlo, ma era così che si aspettava che fosse. Una donna sensibile, aperta e decisa che non avrebbe esitato nel darle una carezza amorevole. Se solo non l’avesse lasciata… come tutti gli altri bambini avrebbe avuto qualcuno a cui scrivere alla fine della sera, dopo una giornata di stancanti lezioni, e soprattutto avrebbe avuto molte meno difficoltà a capire se stessa. Avrebbe avuto una spalla su cui piangere, sulla quale non avrebbe dovuto provare vergogna per le sue lacrime. Poggiò le dita della mano sul disegno sfumandone involontariamente i bordi. Il foglio iniziò a sporcarsi di grafite raggrumata col sale dei lucciconi caduti.
Un lampo abbagliò la Torre dall’orizzonte. Un fulmine cadde dietro la foresta, fra i monti, rombando fragorosamente e spezzando la quiete. Casey rimase impassibile, come sorda, sebben pienamente consapevole. Non appena il pavimento e l’aria smisero di tremare, si alzò dalla panca ormai riscaldata e si diresse verso la ringhiera che dava sul parco. Sporse la testa. Le goccioline le bagnarono il viso lavandole via la tristezza e, rinnovata la sua espressione da mela acerba, ella smise di piangere. Strappò il foglio del disegno dal taccuino ormai fradicio. I lineamenti dello schizzo erano diventati irriconoscibili in un’unica grossa macchia grigia. La fece a pezzi. La carta bagnata era semplice da strappare, si frantumava al solo contatto coi polpastrelli. Ne lasciò cadere i pezzi giù, come altre goccioline di pioggia condensate. Le vide sparire, spazzate via dal vento, e con un sospiro si ritrasse dalla ringhiera, al riparo dalla pioggia.
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Per i mod: potreste mettere il titolo con questo colore (4181C0), in grassetto e in corsivo? grazie ^_^
 
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-Blake.
view post Posted on 4/6/2018, 13:05




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-Thomas Blake


<< Long as I remember, the rain been coming down. Clouds of myst'ry pouring, confusion on the ground.. >>

Era seduto sul davanzale interno della finestra: schiena poggiata alla parete, gamba destra raccolta, piegata, vicino all'addome, e l’altra a spenzoloni a ridosso dei grandi gradini di pietra che portavano verso l’alto. Non era la prima volta che si trovava nella torre di astronomia a quell'ora, anche se in realtà non sarebbe dovuto essere lì! Era l'ora di cena, come tutti gli altri studenti si sarebbe dovuto recare nella sala grande per rifocillarsi.. ed in realtà lo fece anche! Ma ci mise così poco che rimase con una notevole quantità di tempo da spendere prima che scattasse il coprifuoco. Voleva evitare il caos e la confusione, e di tornare nella sua stanza nel suo dormitorio non ne voleva sapere; erano infatti giorni che stava avendo un incubo ricorrente e l'idea di tornare sotto le coperte non lo allettava minimamente.

<< Good men through the ages, tried to find the sun; And I wonder, still I wonder.. who'll stop the rain.. >>

Perché proprio la torre di astronomia? Insomma, dopotutto aveva a disposizione la torre di divinazione tutta per se essendo un Corvonero! Quella dannata guferia! Il caos, l’odore, il rumore, no! Non faceva per lui, che senso aveva lasciare la confusione della sala grande per poi ritrovarsi in mezzo al bubolare dei gufi? La torre di astronomia era decisamente più lontana, ma molto più tranquilla, senza il rumore dei pennuti aveva modo di pensare, almeno. Gli unici a sapere che era lì erano i quadri nei corridoi che l’avevano visto passare da un'ala all'altra del castello; qualcuno di questi gli aveva anche ricordato che di li a qualche ora sarebbe scattato il coprifuoco, ma lui si era limitato a sorridere e lanciare qualche occhiolino. Thomas non amava infrangere le regole, ma se questo implicava la limitazione della sua libertà personale non aveva mai dubbi sul cosa scegliere, sia in questa vita colma di magia che in quella prima; se avesse voluto fermarsi lassù per più tempo del dovuto, coprifuoco o no, ci sarebbe senz'altro rimasto.

<< I went down Virginia, seeking shelter from the storm. Caught up in the fable, I watched the tower grow. >>

E poi diciamocelo, fuori pioveva.. e lui amava la pioggia! Un motivo in più per sgattaiolare via. Sapete di quel detto, no? “Il momento più buio della notte è quello prima dell’alba” Thomas lo aveva esteso anche alla pioggia, dopotutto era quello il suo significato. “Il sole più bello è quello dopo il temporale”, con parole semplici “il momento più bello, di solito, avviene sempre dopo quello più brutto”. Il sole stava lentamente lasciando l'orizzonte, la notte avanzava e sopra le montagne, a tratti quando le nuvole lo permettevano, si poteva scorgere una bellissima luna al primo quarto. La pioggia lo faceva sorridere, lo rendeva felice, perché sapeva che non poteva piovere per sempre, che il cielo sereno sarebbe tornato.. poi gli ricordava Londra, e la casa babbana dei suoi nonni che aveva lasciato prima d’immergersi in quel mondo magico. Mentre la tranquillità tornava nella sua mente, scossa dall'idea di riavere quell'incubo notturno, si trovava sempre più a suo agio nel cantare quelle parole.

<< Five year plans and new deals, wrapped in golden chains. And I wonder, still I wonder.. who'll stop the rain.. >>

Quando si sentiva giù di morale, o quando nella sua mente aveva pensieri che voleva scacciare, solitamente si metteva le sue cuffie, attaccava un po’ di musica e rimaneva in silenzio a godersi il suono e a carpire il significato delle parole che stava ascoltando. Ad Hogwarts non aveva potuto portare il suo lettore musicale quindi non gli rimaneva altro da fare che cantare! Aveva la voce di un bambino, ancora angelica, e, grazie alle lezioni di canto che aveva frequentato durante gli anni passati, perfetta: non sbagliava un intervallo musicale, nella sua tonalità, sembrava la voce di uno di quei bambini che ogni tanto si vedono in tv in qualche programma di talent scout. Ovviamente non si stava sgolando, non voleva certo attirare l'attenzione dell'intero castello, ma nei dintorni quel suono melodioso lo si poteva benissimo udire.

<< Heard the singers playing, how we cheered for more. The crowd had rushed together, trying to keep warm. >>

Era un pezzo dei Creedence Clearwater Revival, Who’ll stop the rain, un gruppo che Thomas amava particolarmente, attivi alla fine degli anni sessanta ai tempi di Woodstock. Più cantava e più la pioggia sembrava sfinirsi, sembrava quasi che il suo canto stesse placando quel temporale; anche se non era affatto così, il clima si sa è volubile, probabilmente la tempesta si stava spostando da un'altra parte per via del vento, a Thomas venne comunque un sorriso mentre nella mano destra, che ora stava tendendo fuori dal finestrone, picchiettavano sempre meno goccioloni. Terminò il pezzo guardando i tuoni in lontananza, sulle montagne, che con violenti rombi, ma alle sue orecchie piacevoli, si frangevano al suolo.

<< Still the rain kept pouring, falling on my ears. And I wonder, still I wonder, who'll stop the rain.. >>



Edited by -Blake. - 5/6/2018, 12:10
 
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view post Posted on 8/6/2018, 09:25
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Na na na na...
Casey aprì gli occhi. Stava gelando, stava sognando di gelare. Si rimise in piedi e capì il motivo di quelle visioni: si era addormentata nel bel mezzo della Torre di Astronomia. Non si ricordava esattamente a che punto del pomeriggio fosse caduta fra le braccia di Morfeo ma doveva avere un gran sonno per riuscire a chiuder occhio su quella dura e fredda panca di pietra. Non aveva ancora smesso di piovere e infatti sentì di avere braccia e gambe intorpidite e scricchiolanti. Guardò alla sua destra e alla sua sinistra; fortunatamente la sua sacca era ancora lì, con il taccuino e le matite. Si stropicciò gli occhi con le mani e poi, un po' nauseata dal repentino movimento di destarsi da quella superficie, rimase imbambolata per qualche minuto con lo sguardo fisso di fronte a sé.
Naaa na naaaaa...
C'era una melodia che risuonava nella sua testa. *Che strano* pensò, *non l'ho mai sentita prima d'ora*. Perché mai doveva pensare a della nuova musica non appena sveglia? Sbadigliò. Che ora era? Per fortuna era domenica e non c'erano lezioni. Se si fosse addormentata in un qualsiasi pomeriggio durante la settimana avrebbe potuto pure saltarne una e far perdere punti alla sua casa. *Che palle. Tutti a contare le gemme guadagnate nella clessidra. "Io ne ho fatti trentaquattro, e io cinquanta, e io centotré"* gli fece il verso. All'improvviso il suo stomaco brontolò. Forse era ora di cena. O l'aveva saltata? Forse era già passata e nel castello tutti stavano dormendo. Se fosse uscita da lì per dirigersi in Sala Comune avrebbero potuto beccarla e farle perdere punti. *Ma che diamine, Casey!* si rimproverò. Non poteva vivere con quella costante ansia. Sì, i prefetti erano troppo esigenti, troppo pedanti. Come si fa a vivere costretti in quella maniera? *Non si può fare niente*.
Naaa naa naaaaaaaa who'll stop the rain...
Quella melodia adesso aveva delle parole. Casey aggrottò la fronte. Non si era mai preoccupata così tanto delle canzoni che l'istitutrice Margot ascoltava alla radio quando ancora stava in orfanotrofio. Odiava quella donna con tutto il suo cuore, e anche tutto quello che gliela ricordasse. Tutte quelle volte che l'aveva messa in punizione nel suo ufficio, seduta con la faccia rivolta a un angolo fra due muri, lei ascoltava in quell'odiosa radio la top ten della settimana, cantando a squarciagola. -Sei fortunata a passare in questo modo le punizioni. Ci sarebbero metodi peggiori da utilizzare con te- le diceva tronfia della sua generosità. Casey non riusciva a sentire la musica poiché passava la maggior parte di quelle ore ad escogitare vendette per quella donna, ma sapeva per certo che quel che usciva dalla sua bocca era il puro latrato di un cane.
-Naaa, The crowd had rushed together, trying to keep warm.-
Finalmente, dopo dieci minuti buoni, si rese conto che quella musica e quelle parole non venivano dalla sua mente. Qualcuno stava cantando lì vicino a lei. Si guardò attorno sconcertata ma non vide nessuno. Era una voce magica? Ma era normale sentire voci in giro per il castello? Forse si trattava di un fantasma. Si alzò, mentre ancora la pioggia tamburellava sui vetri e sulle mura di Hogwarts, e da quella nuova altezza girò su se stessa per scorgere la fonte di quelle strofe. Si accorse che la terrazza della Torre, com'era logico che fosse, era circolare e che nel suo bel mezzo c'era una grossa costruzione, un astrolabio, che non permetteva di vedere dall'altra parte. Allora Casey si mise in spalla la sua sacca e camminò attorno ad esso costeggiandolo, e finalmente ebbe la sua scoperta. Si ritrovò alle spalle di un ragazzino che canticchiava seduto su un davanzale. Aveva i capelli azzurri -*Azzurri?! Se li sarà tinti!*- e per fortuna non sembrava essere un prefetto, ma un suo coetaneo, a giudicare dall'altezza.
-Still the rain kept pouring, falling on my ears. And I wonder, still I wonder, who'll stop the rain.. - cantò. Sì, si trattava proprio di lui.
-Hey- lo chiamò senza pensarci. Dopo aver sentito uscire quel richiamo dalle sue labbra si imbarazzò pentendosene. Era sempre troppo indiscreta. Forse avrebbe fatto meglio ad andarsene invece di rivolgersi a lui in quel modo. E, invece di muovere il sedere, rimase lì a fissarlo come impietrita di fronte ai suoi capelli azzurrini.
 
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-Blake.
view post Posted on 16/6/2018, 08:38




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-Thomas Blake


<< Hey >> Il terrore più totale. Era ancora appoggiato alla finestra quando Thomas sentì quella dolce voce, ma ebbe comunque un colpo al cuore che lo fece sussultare non poco. Mentre spalancava gli occhi, che sembravano quasi voler uscire dalle orbite, girò lentamente il capo verso la direzione di quella voce. Il suo volto cominciò a scolorirsi in un tenue bianco, per la paura, ma la saturazione riprese subito d’intensità aumentando invece rispetto al principio. La paura divenne imbarazzo, e il suo volto cominciò ad arrossire! Come i suoi capelli del resto, che sembravano voler seguire quel flusso di emozioni: dapprima persero un poco di colorazione, ma poi lentamente l’azzurro si macchiò di rosa, soprattutto sulle punte. *AHHHHHHHH* “Pensò” mentre osservava gli occhi di lei senza però proferir parola. Era una studentessa giovane, molto giovane, avrà avuto probabilmente l’età di Thomas o giù di lì, i suoi occhi erano di un verde smeraldo coperti in parte da dei lunghi capelli neri, corvini, che le coprivano anche parte del volto. Mentre la analizzava attentamente notò che la ragazzina era leggermente bagnata, sulle spalle e sui capelli, quando quelle urla interne smisero pensò che molto probabilmente si trovava fuori nel momento in cui aveva deciso di dar fuoco alle sue corde vocali, cosa che non si aspettava minimamente! Data la pioggia non gli era passato per nulla in mente che qualcuno si potesse trovare sul tetto di quella torre, quindi si la ragazza probabilmente lo aveva sentito. Era una cosa mai successa per lui, fino a quel momento nessuno lo aveva sentito cantare a parte la sua insegnante di canto, nemmeno i suoi nonni. Non amava esibirsi, aveva iniziato a cantare principalmente per se stesso, era una cosa che lo liberava dai pensieri e lo rendeva felice, il fatto che qualcuno lo aveva ascoltato un po’ a tradimento in anteprima mondiale lo aveva decisamente colto sorpresa, e non in maniera positiva. Aveva iniziato questo suo percorso musicale qualche mese dopo il suo trasferimento a Londra nella casa dei suoi nonni, praticamente qualche mese dopo la scomparsa dei suoi genitori, avrà avuto otto anni quando per la prima volta prese un microfono in mano; nella musica si sa, più si comincia da piccoli e meglio è, la curva di apprendimento nella giovane età gioca particolarmente a loro favore, per Thomas non era stato infatti così difficile apprendere gli intervalli e a riconoscere le tonalità: non era nato con l’orecchio assoluto, questo incredibile talento e al contempo tremenda condanna, ma con gli anni e l’allenamento lo aveva acquisito, dettato dopo dettato, vocalizzo dopo vocalizzo. Aveva ancora la voce di un bambino, ancora non del tutto definita e personale, ma particolarmente chiara ed intonata. Thomas aveva iniziato il tutto per liberare la mente dal passato, o ancor meglio per focalizzare la sua mente altrove: i primi tempi fu difficile per lui pensare ad altro, si attaccò quindi alle cose che aveva a disposizione, lo studio, un vecchio walkman, la musica, il canto. Ma tornando a noi: * AHHHHHHHH* Il ragazzo continuava a guardarla allibito, senza parlare. Ad un certo punto dischiuse la bocca per cercare di dire qualcosa, ma ingoiò immediatamente il rospo richiudendola e deglutendo visibilmente. Stava iniziando a sudare freddo o era una sua impressione? Avete presente la sensazione che si prova quando qualcuno vi becca in flagrante nel fare qualcosa di imbarazzante? Ora il suo stato d’animo era esattamente quello, solo che lui era un metamorfomagus con l’innata capacità di non saper mentire, non aveva alcun modo di nascondere le sue emozioni. << Ciao.. >> Alla fine spezzò l’imbarazzante silenzio, ma quel saluto uscì dalle sue labbra flebile e rotto nella gola, tanto che dovette schiarirsi le corde vocali e dirlo una seconda volta per farsi capire appieno. Era ancora seduto sul davanzale interno della finestra, le sue mani erano attaccate alla pietra come quelle di un geco, esercitò tanta pressione che iniziarono a sbiancarsi lasciando visibilmente defluire il sangue altrove.

 
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view post Posted on 17/6/2018, 22:02
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Non fece in tempo a darsela a gambe che il ragazzo si voltò di scatto nella sua direzione. Dannazione, se l’aveva spaventato! Un sussultò accompagnò i suoi movimenti e spaventò a sua volta Casey, la quale indietreggiò con le guance rosse e i capelli ancora bagnati e appiccicati alla testa da quel pomeriggio. Il viso di lui appariva sbiancato dal terrore e lei si maledisse, indignata con se stessa per la sua incontinente impertinenza. Cercando di trattenere il suo imbarazzo disse con un filo di voce e con una mano alla bocca:
- Scusa! Non volevo… -
Chiuse gli occhi presa dalla vergogna. Non aveva mai voluto imparare ad essere ben educata come le dicevano le istitutrici. Aveva sempre fatto finta di niente e a volte aveva anche esagerato apposta in risposta ai loro rimproveri, ma mai si era immaginata che un filo di gentilezza avrebbe potuto esserle utile in occasioni come quelle. Forse era giunta l’ora di darsi una mossa e di cambiare atteggiamento nei confronti degli altri. Deglutì e ancora con gli occhi serrati si scusò, dicendo le parole così velocemente e in un sol fiato da sembrare l’una attaccata a l’altra.
-Mi dispiace! Io mi sono addormentata su una panca lì dietro e ho sentito qualcuno cantare. Sono venuta qui, ti ho visto e mi sembravi un prefetto e…-
Aperse gli occhi e quell’unico sguardo le bastò per bloccare il suo ciarlare ed ogni pensiero di autocommiserazione. Il suo compagno di Corvonero stava prendendo colore. Sì, fortunatamente il suo volto aveva smesso di esser bianco come quello di un “morto per lo spavento”, ma qualcosa di rosato prese piede nella sua figura a partire dalle punte dei capelli. L’azzurro acceso che le era saltato subito all'occhio piano piano si stava trasformando in un rosa scuro. Quella visione lasciò a bocca spalancata la ragazzina che si stropicciò gli occhi incredula. Come una piccola gocciolina d’acqua che cade su un foglio di carta, una tinta di rosa iniziò a spandersi lungo i capelli sottili delle ciocche cerulee del ragazzo, perfettamente in tinta e di pari passo col colorito rosso che si impadroniva delle sue gote.
-Hey, ma cosa ti sta succedendo ai capelli? – chiese con tono sconcertato. Casey non aveva mai visto nulla del genere. In giro per Londra era normale vedere ragazzi e ragazze con capelli assurdi, viola, blu, verdi, rossi, rosa, ma non capelli che cambiavano colore da un momento all'altro!



Edited by Casey Bell - 18/6/2018, 11:12
 
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-Blake.
view post Posted on 16/7/2018, 09:51




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- Thomas Blake

La ragazza continuava a parlare ma tutto ciò che il giovane Thomas riusciva a sentire era solamente un suono ovattato indistinto privo di alcun significato. Era abbastanza stordito da quel tripudio di emozioni, vergogna, paura, sorpresa, imbarazzo, ma quando di nuovo si rese finalmente conto di avere una persona davanti a se cercò di raccattare quel po’ di autocontrollo che gli era rimasto e di attivare un’interfaccia accettabile. Le uniche parole che aveva capito facevano riferimento all’ultima domanda che gli era stata posta, ma prima di rispondere decise di guardare bene la ragazza che aveva di fronte. Thomas non era sicuro dei suoi pensieri ma la ragazza avrebbe potuto benissimo avere la sua età: aveva dei lunghi capelli neri con una frangetta altrettanto lunga a coprirgli parte del volto e dei bellissimi occhi verdi che sembravano scrutarlo a loro volta; una pelle di un lieve rosa, quasi diafana differentemente dalla sua ben colorita, le tingeva quel viso a dir poco bagnato. Veniva evidentemente dal tetto di quella stessa torre, non ne conosceva il motivo, ma a quanto pare non era l’unico a cui piaceva starsene un po’ in pace lontano da tutto, solo.. forse la sua coetanea aveva un poco esagerato con l’estraniazione! Thomas non disse nulla, semplicemente scosse un poco la testa, ondeggiando quei suoi strani capelli, quasi a scrollarsi di dosso tutta la tensione accumulata: la colorazione tornò quasi immediatamente alla “normalità”, certo sempre che azzurro possa essere considerato normale! Sfoderò la sua bacchetta in legno di nocciolo, si schiarì un poco la gola e proferì << Arefacio! >> mentre con la punta della bacchetta disegnava una forma a spirale lungo tutto il corpo della ragazza. Sebbene fosse un po’ complicato pensare a qualcosa di caldo in quelle condizioni, per lui non fu affatto un problema: a casa dei suoi nonni c’era un vecchio camino consunto, ma in inverno quasi sempre accesso, non avrebbe mai potuto dimenticare quel calore.. specie le prime volte in quella casa passate ad osservar le fiamme più che la tv.

Mentre l’ondata di calore investiva la ragazza, asciugandola del tutto, non poté fare a meno di osservarle il volto che, per via dell’aria calda, era ora scoperto da quella frangia. Aveva un volto fanciullesco, ma sarebbe stato sorprendente il contrario dopotutto data l’età, ed un naso piccolo ma deciso, le sue labbra, carnose e rosse, spiccavano per il colore su quel volto che di poco si scostava da quello della neve.

Sinceramente non sapeva che fare, ma rinfoderò la bacchetta e fece un po’ di posto su quella finestra. Poi però tornò con il pensiero sulle parole della ragazza: i suoi capelli! Li controllò tirando una ciocca davanti ai suoi occhi per vederla meglio, era lo stesso azzurro di sempre, ma non era affatto improbabile avessero cambiato colore. *E’ successo ancora?..* Fece spallucce, si schiarì di nuovo la voce prima di parlare.
<< Non so.. alle volte mi succedono cose strane.. >> Non aveva infatti idea di cosa fosse, non ancora almeno, per lui era solo una delle tante stranezze che gli erano accadute in vista sua. *A persone strane succedono cose strane..*

A questo seguì un imbarazzante silenzio dove entrambi i due cercavano di capirci qualcosa. Thomas non sapeva che fare, non sapeva che dire! Se solo ripesava al fatto che la ragazza lo aveva sentito cantare tutto il suo coraggio sprofondava nell'abisso della sua anima.
<< Anche tu qui eh? >> Poi gli sembrò la cosa più stupida da dire, ma ormai il danno era fatto.


 
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view post Posted on 24/7/2018, 16:59
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Quando il ragazzo estrasse la bacchetta il cuore prese a batterle freneticamente nel petto. Che diamine voleva fare? Rimase impietrita mentre con un gesto a spirale e pronunziando una formula che lei d'altronde conosceva le asciugava i capelli e i vestiti. *Dannazione, perché non c'ho pensato io prima?* pensò. Tirò un sospiro di sollievo.
- Ti ringrazio, stavo morendo di freddo. Avevo la schiena percossa dai brividi.
Osservò il suo catalizzatore e non poté fare a meno di notare che assomigliava molto al suo. Un'altra ondata di curiosità la travolse, mista al desiderio di rompere il ghiaccio.
- Anche la tua bacchetta è di legno di nocciolo? - ne estrasse una identica dalla tasca della divisa e gliela fece vedere. In effetti erano entrambe di un colore simile, composto da caldi chiaroscuri marroncini. Si compiacque di questa coincidenza, senza un apparente motivo. L'essere appena giunta a Hogwarts la faceva sentire in costante ricerca di conferme e affinità con quel mondo e con le persone che ne facevano parte.
- Ho letto in biblioteca che le bacchette di nocciolo scelgono sempre maghi molto emotivi e sensibili.
Ed era vero? Forse l'essersi isolata sulla cima della Torre di Astronomia non era un caso. Amava la vista da lassù, le piacevano i colori che i vari momenti del giorno e del crepuscolo proiettavano sulla Foresta Proibita e sul Lago Nero, le piacevano il silenzio, lo scrosciare del vento e il ticchettio della pioggia. Le piaceva rimanere sola perché star con gli altri spesso e volentieri voleva dire scontrarsi.
- Inoltre riescono a captare la presenza di flussi d'acqua sotterranei. Infatti a volte quando cammino vicino alla rimessa delle barche, sopra alcuni canali sotterranei, inizia a emettere un fumo argentato dalla punta. Ti è mai successo?
Aveva preso a parlare a vanvera. Se il silenzio la rilassava quand'era sola, se si infittiva fra due persone una di fronte all'altra la inducevano a riempirlo. Non appena pose il punto di domanda alla fine della sua frase si percepì come un'idiota e abbassò lo sguardo. Arrossì sotto gli occhi di quello strano ragazzo dai capelli azzurri, almeno non in maniera tanto evidente e forte da farle diventare la chioma rosa com'era accaduto a lui.
- Sembra quasi che il colore dei tuoi capelli rispecchi il tuo umore. Perché adesso sono azzurri?
Beh, era strano che qualcuno avesse i capelli naturalmente blu, ma sapeva anche che nel Mondo della Magia tutto è possibile. Vide che aveva fatto un po' di posto sul davanzale della finestra ma non osò avvicinarsi più di tanto, era fin troppo imbarazzata.
Nel bel mezzo del silenzio e nell'incrocio di sguardi curiosi ma timidi egli parlò
- Anche tu qui, eh?
Casey lo guardò incerta. Che ci faceva lì? Si era addormentata su una delle tante panche di pietra della terrazza e si era beccata un mare di acqua senza accorgersene. Ma prima? Rovistò fra i ricordi confusi di quel pomeriggio e dei giorni prima, ma le parvero tutti simili.
- Eh, sì...
Deviò lo sguardo dall'incrocio col suo. *Pensa, Casey, pensa. Trova qualcosa da dire o vattene.*
- Comunque io mi chiamo Casey.
Disse finalmente, grattandosi la punta del naso.


 
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-Blake.
view post Posted on 29/7/2018, 10:51




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- Thomas Blake

Perché tutti dovevano sempre chiedergli dei suoi c**zo di capelli blu? Ovviamente la domanda è retorica, se hai una stranezza ovviamente tutti andranno sempre a parar li; Thomas ci aveva quasi fatto il callo a questa domanda, ma ogni volta il dover ricordare era sempre un colpo al cuore. La sua infanzia era stata una delle migliori, furono i suoi genitori a renderla tale.. ma è proprio a causa loro cui deriva quella strana colorazione pilifera! O meglio la loro assenza. Da quando sparirono dalla sua vita, la tristezza e la confusione scaturita furono tali da shockarlo in maniera talmente forte da liberare il suo intrinseco potere. Da allora quello stato d’animo lo perseguita come un ombra dietro una figura troppo grande ed ingombrante.

Perfino il ragazzo ne ignorava il perché, ma più rimaneva in quel mondo magico e più iniziava a farsi delle idee che fosse proprio per natura magica il motivo per cui quei capelli erano diventati di quel colore azzurrino! Anche e soprattutto perché la scienza non poteva spiegarlo. Ma non aveva iniziato alcuna ricerca, al momento non aveva alcuna intenzione né di sapere la causa né di capirci qualcosa.. per il momento Thomas voleva solo cercare di raccogliere i pezzi della sua anima e soprattutto di non pensarci troppo. Anche se era difficile.

Non gli dispiacevano affatto le persone logorroiche, o che comunque amavano parlare e parlare, lui era così silenzioso, e forse alle volte anche noioso, che le persone con una buona parlantina erano come dei suoi amici naturali! La ragazza gli aveva dato così tante informazioni e fatte così tante domande che non sapeva proprio da dove cominciare! Ma poi gli chiese di quei suoi dannati capelli blu. La stava scrutando, e gli venne anche da sorridere per quelle innecessarie informazioni sulle bacchette di nocciolo.. ma la sua espressione cambiò visibilmente quando gli chiese dei suoi capelli. Raccolse le gambe al petto su quel piccolo davanzale, avvolgendole poi con le braccia, quasi affossando il volto all’interno di esse.

Alla fine non rispose a nessuna delle sue domande, e nulla disse se non
<< Ah già.. >> Sbadatamente. << Thomas Blake. >> Rivolse lo sguardo quindi verso l’esterno di quel finestrone. Cercò di fuggire gli occhi di lei, voleva assolutamente evitare che gli ponesse di nuovo quella domanda. Cambiò argomento. << La pioggia sta cessando.. >> Disse mentre osservava le piccole gocce d’acqua farsi sempre più fine e rade. *Non può piovere per sempre, dunque* Fece un lieve sorriso, da solo, dal nulla. *Eric Draven, Brandon Lee, Il Corvo, 1994. * Voleva assolutamente evitare di pensare ai suoi capelli. << Legno di Nocciolo, Squama di Occamy, 12 Pollici, Leggermente flessibile >> Si decise a dire tornando al discorso della ragazza, prima che il silenzio diventasse ancor più imbarazzante di quel che non fosse. Ora che l’argomento taboo non era più nell’aria, tornò con lo sguardo su quello della giovane Grifondoro. << Si, una volta è successo anche me.. e nemmeno lo sapevo! Mi ha quasi fatto prendere un accidente.. >> Sorrise sommessamente. << Sei al primo anno? >> Non sapeva nemmeno lui quel che stava dicendo, un poco frastornato le parole sembravano uscire da sole, era la prima cosa da chiederle che gli era venuta in mente.


 
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view post Posted on 9/8/2018, 11:33
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Una timida vocina nel suo cervello le disse che forse era stata toppo indiscreta. Il ragazzo sembrò disturbato dalla domanda sui capelli ed evitò palesemente di risponderle, dato che la sua voce gli arrivava chiara e forte fra il ticchettio della pioggia. *Non è educato notare apertamente le caratteristiche fisiche altrui, Casey, soprattutto se alla suddetta persona non piacciono* le disse la vocina, con tono sempre più alto. Quindi accolse il desiderio di Thomas - così si chiamava il Corvonero di fronte a lei - di cambiare argomento, e gli sorrise comprensiva.
- Piacere di conoscerti, Thomas.
Fu contenta di vederlo risollevarsi con l'argomento delle bacchette e fu contenta anche di incrociare il suo sguardo.
- Piuma di Civetta Bianca, due gocce di sangue di Mooncalf, dieci pollici, flessibile - disse a memoria. Da quando aveva messo piede nel Mondo Magico si era sforzata di memorizzare ogni minuzia. Non voleva farsi sfuggire nulla.
- Sì, sono del primo anno. Anche tu, vero? Credo di averti visto nel mio gruppo di smistamento in Sala Grande - era stato piuttosto semplice identificarlo. Fra mille cappelli a punta, teste brune, rosse e bionde, la sua così azzurra e anomala spiccava. Evitò di dirlo a quel punto. Il ragazzino si era stretto le gambe al petto, come per rinchiudersi e proteggersi dalla sua curiosità. Da quel momento in poi avrebbe tentato di fargli compiere il processo inverso, per farlo sentire a suo agio.
- Sai, dall'altra parte, sul terrazzo della Torre, c'è una vista spettacolare - disse indicando dietro l'enorme astrolabio dorato - molto meglio di quella che ti da questa piccola finestra. Se siamo fortunati, adesso che sta finendo di piovere, magari riusciamo a vedere la luna riflessa sul Lago Nero.
Era un invito ingenuo, nulla di malizioso. Pensò che sarebbe stato utile nel deviare la discussione e per fargli respirare un po' d'aria fresca. Poi era sicura che il panorama del Lago e della Foresta infondessero serenità e quiete in chiunque li osservasse.


 
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-Blake.
view post Posted on 21/8/2018, 08:35




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- Thomas Blake

Uff- niente più riferimenti ai suoi capelli, tutto bene. Forse la ragazza aveva capito che quell’argomento non era proprio il migliore per iniziare una conversazione con lui, o forse era stato semplicemente bravo ad evitare la domanda. In ogni caso Thomas si sentiva già più sollevato, non era ancora pronto per parlarne.

Rimase ad osservare di sottecchi la sua coetanea mentre pian piano gli dava sempre più informazioni sul suo conto: si chiamava Casey Bell, Grifondoro, possedeva una bacchetta di Nocciolo, passa la civetta, ma non aveva la benché minima idea di cosa fosse un Mooncalf. Poi Casey se ne uscì subito con un invito.

Il giovane fu evidentemente colto di sorpresa: la luna? Il Lago Nero? Perché con lui? Non rispose subito, stava cercando di elaborare il momento. In realtà poi fu incerto se accettare o meno: dapprima pensò al fatto che fosse tardi e che magari sarebbero stati fuori troppo a lungo, oltre il coprifuoco, non era esattamente il modo migliore per iniziare l’anno; ma in realtà di tutto questo non gli importava assolutamente nulla, invece stava rimuginando sulla ragazza! Se le aveva fatto tutte quelle domande, chissà quante ancora ne aveva e quante volte avrebbe dovuto silenziarsi per evitarle!

Ma non poteva rimanere lì a fissarla come un baccalà.
<< Ehm.. Ok.. >> Tipico, pensò ad una cosa e ne fece un'altra. Perché aveva accettato? Sebbene la tentazione di estraniarsi da tutto e tutti era forte, fortissima, aveva anche un disperato bisogno di farsi degli amici. Aveva passato quelle prime settimane totalmente in solitaria, un volto con cui parlare sarebbe stato decisamente meglio di un polveroso e muto libro. Forse dentro di lui aveva anche voglia di rispondere a quelle domande, di parlarne con qualcuno, di liberarsi dal peso, ma era sempre così in dubbio.. sapeva che se avrebbe iniziato a parlare sarebbe finito col piangere, era meglio evitare.

Scese velocemente dal davanzale scrollandosi di dosso alcune gocce d’acqua che lo avevano colpito, mise le mani in tasca ma strinse le braccia al corpo, scostò con un veloce movimento della testa una ciocca azzurra che per i rapidi gesti gli si era posata sul volto.
<< Si và? >> Lui non conosceva la strada.

 
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view post Posted on 14/9/2018, 13:31
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Casey Bell

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Sebbene Thomas Blake avesse accettato, un briciolo di insicurezza si insinuò in Casey. La vocina tornò a parlarle e a dirle che forse lui era arrivato fin sulla cima della Torre di Astronomia per stare da solo e che non desiderava che una ragazzina come lei venisse a disturbarlo con mille domande. Non sapeva esattamente perché gli avesse chiesto di guardare insieme il panorama notturno, forse in una maniera un po' troppo impulsiva aveva pensato che ciò avrebbe potuto aiutare a rompere il ghiaccio, ma adesso era lei a non sentirsi a suo agio, pervasa dall'idea di essere di intralcio alla serenità di qualcuno. Accolse comunque con un sorriso il "si va?" del ragazzino e si voltò per andare verso il cornicione.
La notte stava avendo inizio, sebbene non fosse ancora scattato il coprifuoco interno del castello. Nel cielo, dove le nuvole non avevano imposto la loro presenza, comparivano alcune stelle e da questi sprazzi di purezza filtrava una luce bluastra che illuminava debolmente le chiome degli alberi della Foresta Proibita. Il vento era solo un leggero alito ormai; aveva avuto la forza di soffiare via i nuvoloni grigi e pesanti che avevano causato il temporale di quel pomeriggio e poi si era acquietato prendendosi una meritata pausa. Il Lago Nero nero invece era piatto, solo qua e là delle gocce cadevano dai rami e si intrecciavano in mille cerchi sulla sua superficie oscura. Di lì a poco non si sarebbe più visto nulla di tutto ciò poiché era una notte di luna nera. Era un momento fortunato, caduco ma nel suo massimo splendore.
Casey poggiò le mani sulla pesante lastra di pietra che faceva da ringhiera e si innalzò per poi sedersi su di essa con le gambe penzoloni nel vuoto. Sotto di lei non si riusciva a vedere nulla, nemmeno una lanterna che filtrasse da una finestra. Erano tutti probabilmente in Sala Grande a cenare.
- Mi sembra assurdo di trovarmi qui. La vita che facevo prima non ha nulla in comune con quello che sto vivendo adesso.
Le sue parole volevano suonare più come una giustificazione che come una semplice frase buttata lì per lo stupore. Cercava un modo per far capire a Thomas quanto tutto fosse strano per lei in quel momento, una scusa per il suo atteggiamento tanto impulsivo e privo di scrupoli nel fare domande che forse si sarebbe potuta risparmiare. Certamente non voleva annoiarlo o addirittura irritarlo.
- Mi piace molto questo posto e mi sembrava bello farlo vedere anche a te, tutto qui. Se lo desideri possiamo anche non parlare.


 
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-Blake.
view post Posted on 12/10/2018, 11:34




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- Thomas Blake

Seguì Casey senza fare storie, silenzioso, incerto, ma con passo ritmico e costante, le stette dietro per tutto il tragitto. Thomas non poté non notare il portamento della ragazza, fiero e sicuro, molto diverso dal suo, chiuso su se stesso ma leggero come l'aria, lui sembrava più camminar sulle nuvole che su quella dura pavimentazione, ma in fondo era sempre stato così e non avrebbe certo cambiato modo di fare in quella singolare circostanza. Alla fine non si ricordò neppure come riuscì ad arrivare su quel cornicione, la sua attenzione fu totalmente catturata dal ritmico ondeggiare dei capelli di Casey. Un'ipnosi totalmente involontaria che come al solito lo portò a far viaggiare la sua mente in un universo di domande e fantasie. Quanto avrebbe voluto avere dei capelli neri, da tempo la normalità sembrava non essere più di casa dentro il suo Io, si sentiva molto più "diverso" che "speciale" e non aveva certo chiesto a qualcuno di essere così. Una volta cercò addirittura di tingersi i capelli di nero, per rimuovere quel colore così particolare che alle volte odiava, ma che altre, in fondo, amava: dopo pochi minuti tornarono ad essere azzurri come se nulla fosse accaduto. Al tempo non lo sapeva, ma da quando era ad Hogwarts aveva iniziato ad intuire si trattasse di qualcosa legato alla magia, non aveva idea di cosa fosse, ma se la scienza e il mondo babbano non potevano spiegarlo, forse avrebbe potuto quello strano mondo magico! Ma non aveva ancora cercato di indagare, un po' si sentiva spaesato, un po' aveva paura di scoprire la verità, un po' non aveva avuto tempo.. magari un giorno.

Fu rinsavito dal suono delle mani di Casey che si infransero sulla dura lastra di pietra, si svegliò dal sogno mentre la osservava sedersi sul cornicione; fece per aiutarla, ma inutilmente, sembrava benissimo sapersela cavare da sola, ma lui non fu da meno! Sebbene fosse ancora un ragazzino aveva un fisichetto abbastanza atletico; si mise nella stessa posizione della ragazza, emulandola. Non passò molto tempo prima che la sua coetanea attaccasse di nuovo a parlare, Thomas rimase ad ascoltarla in silenzio fino a quando non le rispose
<< Same.. >> Che c'era da dire di più? Beh, forse tipo tutto? Ma infondo la ragazza aveva detto il giusto e si sentiva proprio come lei, che altro aggiungere? Poi come sappiamo Thomas non era un tipo molto loquace. << Grazie.. >> Fece invece rispondendo alle sue successive parole. Quel posto era davvero molto bello.

"Se lo desideri possiamo anche non parlare" Infatti è ciò che accadde, almeno per i primi silenziosi cinque minuti che stavano li seduti ad osservare il lago ed il cielo. La brillantezza dei suoi capelli azzurri lentamente svaniva mentre inevitabile la notte avanzava calando quel sipario di oscurità. Eppure le stelle, in quella notte senza luna, erano più luminose che mai, e a Thomas ciò fece risollevare vecchi ricordi. La cosa non lo rattristò, inaspettatamente, ma lo ispirò invece.
<< Sai.. >> Ruppe quel confortevole silenzio con voce sicura, questa volta, mentre aveva lo sguardo rivolto al cielo stellato. << Quando ero piccolo mio padre mi insegnò a riconoscere diverse costellazioni.. e tra le altre cose, a trovare la stella polare >> Fece un brevissima pausa. << "Così da non perderti mai" .. >> Ripetè le parole di allora, così come le aveva udite. Non si sa perchè scelse quelle parole, forse perchè si sentivano un po' persi entrambi avevano bisogno di conforto, chi lo sa. Magari quella storiella già Casey la conosceva, ma ormai aveva iniziato, tanto valeva continuare. << "Se la stella polare vuoi trovare, a bordo del carro maggiore per cinque chilometri dovrai viaggiare" >> Chiuse la mano a pugno ma con il pollice ed il mignolo liberi e con lo sguardo trovò subito il carro maggiore. Percorse tutta la lunga parte delle redini fino ad arrivare alla fine della costellazione e puntò il pollice ed il mignolo sulle ultime due stelle, quindi, lentamente, facendo perno sul pollice roteò la mano in modo che questa volta il palmo fosse rivolto verso l'alto. Poi fece perno sul mignolo e roteò di nuovo. Poi ancora, stesso procedimento per altre tre volte, fino a quando con l'indice non indico una stella in particolare: la stella polare.

 
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view post Posted on 21/10/2018, 18:20
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Casey Bell

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La loro discussione si era conclusa con solo un "grazie". Casey si sentiva un po' un'idiota a parlare così tanto mentre il suo interlocutore rispondeva con monosillabi o con frasi composte solo da una parola. Tuttavia quel grazie le parve sincero, forse anche un po' commosso, e non buttato lì per zittirla. Per questo motivo infatti aveva deciso di restare in silenzio e di concentrarsi solo sul panorama e sui suoni della sera. Così avrebbe svuotato un po' quel momento da tutte le cose che aveva detto in maniera compulsiva per apparire almeno un po' simpatica.
Chissà che ore sono. Pensò per un attimo al coprifuoco ma poi sorrise maliziosamente all'idea di rompere le regole con una piccola fuga notturna. Nulla le appariva più bello e importante di quella vista e delle emozioni che lo stare lì, in cima alla torre più alta di Hogwarts ancora intrisa dell'odore della pioggia, le donava. Finalmente in quel momento si rese conto di quanto fosse libera. Era vero, la vita che aveva prima non somigliava in nulla a quella che aveva in quel momento. Cos'avrebbe potuto desiderare di più un orfano?
Non si era resa conto che le nuvole se ne fossero andate. Il cielo a tratti era libero e nell'oscurità brillavano alcune stelle ma lo sguardo di Casey si era perso fra le fronde in una realtà che probabilmente non coincideva con quella. Fu Thomas a ricondurla lì dov'erano, e con sua grande sorpresa. Questa volta però il ragazzino parlò con molta più sicurezza portando a galla un discorso che non c'entrava proprio nulla con quanto si erano detti prima. Il tono della sua voce sembrava molto più autentico adesso che le parlava delle stelle rispetto alle timide risposte che le aveva dato prima; autentica come quando cantava. Anche se avevano fatto finta di niente lei lo aveva sentito, e lui non era niente male, anzi! Oltre ad essere intonato mentre cantava quella tonalità azzurra cominciava a sciogliersi, ad acquisire senso nelle inflessioni della voce attorno alle parole. Arrivò alla conclusione che non le importava dell'argomento, bensì di percepire in lui quella liberazione.
- Avevo letto cose simili solo sui libri, tipo nei romanzi d'avventura, o le ho sentite nei film. In realtà non ho mai avuto la possibilità di guardare le stelle. A Londra ci sono troppe luci e io non mi sono mai mossa da lì.
Alzò lo sguardo finalmente seguendo la mano di Thomas e rimase a bocca aperta. Non aveva mai visto così tante stelle tutte in una volta, nemmeno negli squarci fra le nuvole. Probabilmente lui invece ci era abituato e viveva in uno di quei bellissimi posti di campagna nel Wiltshire o in Irlanda, ed era curiosa di saperlo ma non voleva rischiare di diventare inopportuna con altre domande.
- Chissà come dev'essere viaggiare orientandosi solo con le stelle o con cose del genere. Uno di quei viaggi da zaino in spalla e sacco a pelo.


 
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12 replies since 31/5/2018, 15:03   442 views
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