Thalia J. Moran
17 anni| IV anno
Prefetto Tassorosso
Percorreva il marciapiedi solitaria, beandosi del calore del sole sul volto e sulle braccia. Era un tipico pomeriggio estivo a Londra, simile a molti altri, ma per certi aspetti - per chi vi avesse prestato davvero attenzione - totalmente diverso. Chiunque avrebbe potuto notare l'espressione serafica sul suo viso, ad esempio, col tipico sorriso di chi è davvero soddisfatto per qualcosa. I capelli sciolti le solleticavano le guance, sospinti dal vento contrario, e subito una mano arrivava a ristabilire l'ordine. Nella borsa a tracolla trovava posto qualcosa di speciale, o così almeno pensava lei.
«Signorina, è sicura che ci stiano?»Sorrise divertita all'obiezione del negoziante babbano, ricambiando affettuosamente lo scetticismo dell'uomo: non poteva sapere che quella borsetta fosse stata sottoposta ad uno speciale incantesimo - un'idea di Desmond, naturalmente - in grado di estenderne la capienza.
«Mi creda, riuscirò a farceli stare.» rispose allora, prendendo tra le mani i volumi impilati sul bancone ed indicando le banconote sul ripiano.
«Tenga il resto, insisto.»L'uomo non aveva potuto far altro che constatare la sua stranezza e l'assurda gentilezza - quasi dieci sterline di mancia non capitavano esattamente tutti i giorni -, salutandola con un cenno della mano, dopo averle gentilmente aperto la porta del negozio.
Dopo un acquisto durato ben due ore, era riuscita a decidere quali romanzi assolutamente babbani portar via con sé: era stanca di limitarsi alle letture del proprio 'popolo' e aveva iniziato a riflettere seriamente sui consigli di nonna Lynch circa una maggior conoscenza dei Babbani, per l'appunto.
La via del ritorno avrebbe contemplato persino una capatina da Zarathustra, se quel pomeriggio non avesse coinciso con il suo giorno di riposo; quindi proseguì decisa verso Diagon Alley ed il primo camino a disposizione per tornare alla base.
Generalmente la lunga via acciottolata era gremita di famiglie, bambini pronti a gettare gambe all'aria il primo anziano che avessero incontrato e qua e là potevano udirsi persino i rumori tipici della Smaterializzazione. Quel giorno, però, la calma sembrava essersi impossessata del piccolo borgo magico e, forse per la prima volta in vita sua, non faticò a scorgere i manici di scopa esposti da
Accessori di Prima Qualità per il Quidditch: quello era stato il suo primo impiego e, per certi versi, non avrebbe mai dimenticato quel periodo della sua vita; non avrebbe scordato nemmeno l'aroma del lucido per manici di scopa, particolarmente intenso, ma tutto sommato discretamente buono.
Se si fosse abbandonata a ripercorrere il viale dei ricordi non sarebbe mai giunta a destinazione, così accelerò il passo - già di per sé baldanzoso - e gettò un'occhiata al quadrante dell'orologio: ci sarebbe stato il tempo per una fetta di torta e un tè, dopotutto.
Florian era proprio lì, a due passi, e le sembrò quasi che le sue gambe l'avessero condotta lì senza particolare fatica: già gustava un assaggio di Red Velvet, in barba a chiunque le avesse suggerito di evitare i dolciumi per qualsivoglia motivo.
I tavolini migliori erano già stati occupati, ma ce n'era ancora uno libero: issò meglio la borsa sulla spalla, ricordandosi di aver appena acquistato cinque volumi di almeno cinquecento pagine ciascuno, ma quando sollevò lo sguardo si accorse di essere stata superata di gran lunga da un giovanotto dall'aria famigliare.
Capelli castani ed un volto decisamente famigliare. A quella distanza, persino allora, avrebbe riconosciuto le sembianze del ragazzo della Armstrong.
*Sospirò pesantemente, indecisa se rivolgergli una sequela di insulti per esser stato decisamente più veloce di lei, e si fece avanti, sistemandosi al tavolo accanto più vicino alla via centrale.
Non era certo abituata ad attaccar bottone con chi conosceva poco e Gerusalemme
**, in fondo, aveva sancito una minima conoscenza tra loro che non si era, non proprio del tutto, concretizzata in un 'rapporto' vero e proprio.
Finse di non far caso alla sua presenza, impegnandosi a sistemare la borsa con gli acquisti sulla sedia accanto alla propria, e disponendo il menu sul tavolo, cosicché potesse scegliere il tè migliore per accompagnare quella fetta di Red Velvet già adocchiata in vetrina.
Trascorsero pochi minuti di silenzio religioso, ma non appena Sullivan ebbe riposto il proprio menu sul tavolo, la Tassorosso parlò.
«Oh, Sullivan, non ti avevo visto!» *
Ci crederà senz'altro! Certo, come no.* e proseguì subito dopo
«Ti sei seduto al mio tavolo preferito, lo sai?»Non che ci fosse scritto il suo nome su quel tavolo, naturalmente, ma quello era davvero il suo posto preferito.
*
Thalia non conosce le vicissitudini intercorse nell'ultimo periodo, ma siccome è una brava fanciulla non si perderà in pettegolezzi, I promise. **
Immagino sia più comodo posporre il tutto all'estate di ritorno da Gerusalemme. Altrimenti Thalia avrebbe seri problemi di memoria, visti i primi post all'Evento