Mellifluous

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view post Posted on 23/6/2018, 21:12
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3H5H75L
Mai come quel giorno la borsa a tracolla pesava un accidenti; neanche l'Incantesimo Estensivo Irriconoscibile di cui era dotata stava facendo la differenza e d'altra parte Oliver era troppo distratto per pensare ad una strategia migliore. Talvolta era così perso nei suoi pensieri da dimenticare, addirittura, di essere un Mago. Un colpo di bacchetta e avrebbe potuto risolvere tutto, più facile di quanto potesse credere; al contrario, trascinava lo zaino a fatica, spostando la cinghia come unico appiglio dalla spalla destra a quella sinistra e viceversa, quando il solco sulla pelle iniziava a pizzicare. Lo stomaco brontolava da un paio di minuti e quel rumore così fastidioso aveva attirato l'attenzione di più di una persona all'emporio in cui era entrato poco prima. Comprendendo di non poter trattenersi da quelle parti più del dovuto, non a digiuno, Oliver uscì dal negozio con un'ultima occhiata ad un barbagianni dall'espressione piuttosto bizzarra; già trafficava nella tasca laterale della borsa, alla ricerca di qualche caramella, ma per la prima volta risultò sconcertarsi alla scoperta di non avere nulla con sé. Non un'Ape Frizzola, non un Rospo alla Menta, non una misera Piperilla accartocciata. Aveva dimenticato ogni cosa in dormitorio e il timore di rientrare senza trovare più nulla, a causa di concasati fin troppo ingordi, non poté fare a meno di strappargli un sorriso impacciato. Si portò una mano sulla pancia, digrignando i denti. Non era mai stato in quello stato, così emozionato, di fretta e affamato, ma si ripromise di rintanarsi presto ai Tre Manici di Scopa e di ordinare al volo una porzione abbondante di patatine fritte. Si strinse nella giacca di jeans che aveva scelto quel tardo pomeriggio, sostituendola alla divisa scolastica tutta scura. L'abito gli andava leggermente più largo del previsto, a riprova del fatto che Oliver fosse dimagrito. Da quando la Vista si era impossessata di lui, nell'ultimo periodo ancor più di quanto ritenuto possibile, le giornate in cui non aveva desiderato toccare alcun boccone si erano allungate: il volto era stato il primo punto del suo corpo a risentirne e se gli zigomi sembravano ora più accentuati, gli occhi erano leggermente più scuri, quasi come se la stessa sfumatura color smeraldo delle sue iridi si fosse sbiadita con il tempo, sbiadita per il Tempo. Eppure, quell'aria quasi persa tra sé, lo sguardo vago e la figura più naturale, nel suo insieme descrivevano un fascino tutto singolare. Il suo armadio era stato spazzato via dal cambio di stagione e quando l'Estate aveva finalmente bussato anche alla sua porta, Oliver non si era mostrato affatto pronto come suo solito. La giacca di jeans gli calzava con maniche piuttosto larghe, coprendo una camicia a righe blu e grigie, insieme ad una maglietta bianca e un paio di pantaloni scuri, neri come l'inchiostro, dello stesso colore della borsa che pendeva ora dalla spalla destra. Stranamente infreddolito, il Caposcuola Grifondoro affrettò il passo.

5a1GAtI
Rapida e quasi intimorita dal restare sola, alla fame si aggiunse l'impellente necessità di fare pipì. Precisamente. Si sentiva così a disagio, quel pomeriggio, da rimpiangere di aver organizzato quell'incontro con un vecchio amico. La lettera che aveva spedito un paio di giorni prima era stata piuttosto sbrigativa: un saluto affettuoso, un invito al pub più in voga del villaggio di Hogsmeade, infine la promessa di spiegarsi meglio dal vivo. Di cosa o per quale ragione, però, restavano ancora mistero. Mentre spostava la borsa a tracolla alla spalla sinistra, ancora una volta assicurandosi che il suo contenuto fosse intatto - follemente Oliver stava trasportando un uovo particolarmente variopinto -, finalmente individuò l'ingresso del locale cercato e si diresse più rapidamente verso l'ingresso. Quando fu all'interno tra il cicaleccio di voci dei clienti già ai diversi tavoli e il tintinnare di bicchieri più o meno pieni, si rivolse alla prima cameriera libera e con un sorriso appena imbarazzato, le chiese ciò che da più di dieci minuti coinvolgeva tutto se stesso. «Buonasera, aspetto un amico per sederci ed ordinare, posso chiedere per piacere di utilizzare il bagno?»
D'altronde, anche i Maghi ne erano soggetti. Si sarebbe diretto così alla toilette e subito dopo, al primo tavolo libero possibile, si sarebbe accomodato in attesa dell'altro in arrivo. Non vedeva l'ora di sfamarsi finalmente per bene.
 
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view post Posted on 7/7/2018, 13:47
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L'invito di Oliver lo aveva sorpreso e non perché si trattasse di una cosa sgradevole, si erano ormai incontrati in diverse occasioni e con estremo piacere, piuttosto perché con l'ultimo messaggio e gli eventi che ne erano seguiti era ormai diventato inevitabile associare il suo nome a una possibile disgrazia futura.
Non era forse andata così l'ultima volta? Quel messaggio recapitato da un gufo lì proprio nel suo ufficio aveva preannunciato tempi oscuri, un' ombra che aleggiava proprio intorno a lui. Ed era accaduto. More Be Assynt, l'aggressione e la cattura di Nicholas. Quelle ferite, gli incantesimi che aveva subito lo avevano colpito fisicamente e moralmente. E ne portava ancora i segni. Per di più Raven era sparito lasciandolo completamente da solo. Tra le sue mani il fardello di un organizzazione che doveva portare avanti per il suo bene se non voleva finire vittima degli effetti del voto infrangibile.
Un brivido gli era corso lungo la schiena, come se quell'ombra fosse prossima a palesarsi ancora una volta.
C'era forse un altro messaggio? Una nuova sventura stava per abbattersi su di lui? Più violenta e terribile di MorE Be Assynt?
Non poteva averne la certezza ma non poteva che averne paura. E il fatto che volesse parlargli di persona non contribuiva ad attenuarne il brivido.
Ci aveva pensato. Che cosa sarebbe accaduto se avesse semplicemente declinato l'invito? La scortesia era qualcosa di inaccettabile per lui, l'abbandono di un amico un colpa che non si sarebbe mai potuto perdonare. Dopotutto lui sapeva cosa Oliver avesse passato per il dono che il fato aveva voluto attribuirgli. E non era stato proprio lui in persona a dirgli di coltivarlo come un bene prezioso e non una maledizione ?
Ipocrita.
Ma ormai non si meraviglia più di nulla. Aveva mentito, aveva avuto paura, ora sembrava volersi sottrarre agli amici di cui un tempo lui si era preso cura. Sirius White era ormai divenuto lo spettro di quella persona che avevano conosciuto al castello. Era diventato Re ma soprattutto era rimasto solo. Perché per lui non c'erano stati amici, per lui non c'erano stati cari che lo spingessero a pensare quanto avesse da perdere gettandosi nei piani di Raven Shinretsu. Nonostante la sua presenza, nonostante il suo aiuto per tutti anche quando non gli fosse stato chiesto in prima persona, a lui nessuno aveva dato alcun aiuto.
La sua quotidiana razione di vita.
Eppure aveva lasciato il castello. La menzogna e il segreto avevano bisogno anche della dissimulazione per poter restare in piedi.
La credibilità era tutto e non poteva lasciare che gli altri intuissero che qualcosa in lui era cambiato. Che lui era diventato Re, il membro di una organizzazione segreta e terroristica chiamata orchestra. Perché se anche fosse stato Raven a uccidere, a incendiare, a fare del male mondo, dietro c'era anche lui e ne condivideva la colpa. La complicità lo rendeva ancora più colpevole di quanto non lo fosse in realtà, perché fingere di non saperne nulla non avrebbe fatto di lui un eroe come un tempo lo era stato.
Ad accompagnarlo dunque lungo le strade di Hogsmeade e oltre la soglia dei Tre Manici di Scopa ci sarebbero stati questi e altri pensieri. Un esercito di cattivi pensieri, le ombre di quelle azioni che ormai avevano fatto a brandelli la sua anima. Il volto poteva sembra sufficientemente disteso ma dentro di lui si agitavano forze oscure che ormai lo avevano da tempo fagocitato.
Si sarebbe fatto strada tra i tavoli cercando il volto di Oliver e quando lo avesse trovato, avrebbe cercato di aggirarlo cercando di prenderlo alle spalle. Se vi fosse riuscito gli avrebbe solo poggiato una mano sulla spalla. Niente di eccezionale. Come si fa tra amici sebbene Sirius non meritasse affatto l'amicizia di lui.
<< Ehilá straniero >>
Gli avrebbe detto prima di mettersi comodo a sedere
<< Mi posso sedere ? >>
Era giunto come aveva promesso. Ora doveva solo capire quale fosse stata la ragione di quell'invito.

 
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view post Posted on 7/7/2018, 22:47
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Era incredibile notare quanta gente potesse esserci a fare la fila davanti ad un bagno pubblico, così com'era folle immaginare di perdere più di dieci minuti soltanto per giungere al suo turno. Osservava tutti gli altri fremere d'impazienza, qualcuno più annoiato dell'altro; poco distante dal punto in cui si trovava, poi, sostava un ragazzo in attesa - un suo coetaneo, con ogni probabilità - dall'aria tanto svampita quanto menefreghista, tra le labbra una sigaretta accesa, il fumo che vi si espandeva tutto intorno. Aveva attirato l'attenzione di più di un cliente di quel locale, ma non uno soltanto tra quelli aveva scelto di intervenire per davvero. Stizzito da quell'atteggiamento che non condivideva e ancor più dal colpo di tosse di un altro giovane Mago, subito dietro il fumatore, Oliver non poté più resistere. Estrasse in segreto, senza troppi preamboli, la bacchetta magica dalla tasca destra della giacca di jeans; la puntò contro il malfattore e in un sussurro, l'incanto adatto e non verbale, la fantasia trasfigurativa ben delineata nei suoi pensieri, mutò la sigaretta in una lunga asticella ricoperta di spine. La goccia di sangue che zampillò dall'incarnato pallido del labbro superiore dell'altro fu un toccasana per davvero. Sentì il fastidio del ragazzo come se potesse essere proprio, così vicino da risultare a tratti sgradevole, a tratti così sorprendentemente sgraziato. Cercò la sua figura a quel punto di sottecchi, mentre il fumo si dissolveva da sé e l'asticella spinata cadeva a sua volta, riversa e dimentica al pavimento macchiato del locale. Pochi secondi dopo, un nuovo posto in fila si era liberato e Oliver, impossibilitato a trattenersi, scoccò un occhiolino in direzione del più giovane che aveva cercato il suo stesso volto, come una calamita, fin quando una voce burbera attirò la sua attenzione. «'Hey, devi pisc-»
«Immagino di sì, la ringrazio.»
Lo interruppe prima che potesse essere troppo tardi. C'era da rabbrividire nei bagni pubblici, c'era davvero da rabbrividire. Si augurò di non dovervi mettere più piede e quando vi uscì, più in fretta di quanto potesse credere, si lavò le mani con tale energia da strofinarle fino a far scottare la pelle stessa. Il sapone all'ortica aveva un profumo disgustoso e fu chiaro anche per lui, per sfortuna, di non poter farci poi chissà quanto.

A passo svelto, preoccupato di essere ora in ritardo, a dispetto del suo stesso anticipo, Oliver si diresse nuovamente al centro del locale, occupando finalmente un tavolino tra i pochi liberi di quel pomeriggio. L'Estate aveva bussato alle porte anche dei Tre Manici di Scopa, a ben vedere, ma tutto sommato andava più che bene, l'allegria del cicaleccio di altre conversazioni lo rendeva più a suo agio. Fu stretto alle spalle da qualcuno e quando vi si rivolse, più sorpreso che intimorito per davvero, un sorriso si dipinse rapido sul volto. Non gli aveva dato buca, già era qualcosa. Il timore di dover ordinare e bere un drink da solo non era nulla se paragonato a quello di perdere la stima di uno dei suoi migliori amici in assoluto, di quella che di gran lunga - lo avrebbe ammesso anche ad alta voce - era tra le persone più care che potesse avere nella sua giovane vita. Sirius era un mentore per lui, lo era stato fin dal primo incontro. «Eccoti qui, Sir!» Ammiccò con divertimento, lasciandosi stringere brevemente: si chiese se l'ultima lettera che aveva spedito al Docente di Hogwarts, lì di fronte, non avesse per caso spezzato qualcosa tra di loro. Forse quel pomeriggio avrebbe dato più di una risposta ai suoi dubbi e forse, si augurava, più di una rassicurazione ai suoi dubbi peggiori. Erano vicini, si erano ritrovati. Oliver prese posto in fondo alla sala, accanto alla vetrata che affacciava sulla strada acciottolata del villaggio. Spostò lentamente lo sguardo dai passanti all'esterno fino a tornare al volto dell'amico.
«Da quanto tempo non ci sedevamo per bere qualcosa insieme, non credi? Ma te lo dico già, oggi offro io e non si discute. Se cacci soltanto un Galeone, lo trasfiguro in un porcospino.» Si sporse leggermente in avanti, con espressione fintamente seria ed un sorriso appena trattenuto. «Credimi sulla parola, l'ho fatto un attimo prima.» Avrebbe così cercato l'attenzione di una cameriera e al momento opportuno, salutando con gentilezza, avrebbe chiesto a Sirius di prendere per primo parola. Da parte sua, invece, si sarebbe limitato ad un primo assaggio di qualcosa di fresco, che aveva sempre desiderato provare fin da quando Killian Resween, un Auror di grande valore che aveva avuto il privilegio di intervistare, l'aveva citato con un certo interesse. «Per me un boccale grande di Acquaviola e una fetta di cheesecake al limone, grazie mille! Probabilmente faremo più ordinazioni, se possibile poi alla fine un solo conto, passo al bancone per tutto.» Un sorriso gentile, un volto familiare di fronte. Quel locale aveva la cameriera più bella del Regno Unito.

Sir, ho concordato già con Sophie, ordiniamo pure così poi procediamo senza problemi. *fru
 
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view post Posted on 15/7/2018, 21:02
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La stretta di spalle e il sorriso che ne ricavò diede al docente un minimo di quel sollievo che da tempo stava cercando. Misero e per niente in grado di colmare il vuoto che lo riempiva ma sufficiente a dargli qualche attimo di tregua. Ne avrebbe risposto sorridendo di rimando come un buon amico avrebbe fatto, lieto di poter sedersi di fronte a un compagno di vecchia data, un allievo, un amico di d’armi ma anche un caro fratello.
<< Pensavi che avessi il coraggio di darti buca? Non me lo sarei mai perdonato….Oliver…>>
Era strano trovarsi a parlare con lui, ora che quelle previsioni si erano avverate per davvero. Il dono, quel talento che nella divinazione era fiorito, lo aveva avvolto di una aura che riusciva a percepire pur non vedendola fisicamente. Non ne aveva conosciuti molti di divinatori e sperava che con lui ne avesse esaurito ogni possibile scorta.
<< E’ passato davvero molto tempo ma sai come si dice, meglio tardi che mai. L’importante è essere qui a condividere questo momento. Spero solo che te la passi bene. Come prosegue la vita nel castello? >>
Iniziava così, in leggerezza la loro conversazione, ignaro di come si sarebbe scolta ma sopratutto di dove l’avrebbe condotti. C’era davvero di mezzo l’ennesima profezia o si trattava solo di un incontro di piacere tra amici?
<< Ti credo, ti credo e se è questo il tuo desiderio lascerò che sia il tuo portamonete ad alleggerii e non il mio….per questa volta…>>
poi rivolgendosi alla cameriera che nel frattempo era giunta a prendere l’ordinazione
<<…per me un boccale di idromele aromatico. Uno grande per favore. Immagino di non chiedere troppo se chiedo qualcosa da sgranocchiare nel mentre. Qualche arachide sarebbe l’ideale. In caso contrario fa come se non avessi detto niente >>
Una moda babbana da come aveva letto ma che era curioso di provare. L’aperitivo così lo chiamavano.
<< Allora? Che mi racconti? >>
Con l’attenzione ora completamente rivolta all’amico la sua mente vagava rapida nel tentativo di carpire il segreto che si celava dietro quell’invito. La curiosità sembrava volerlo uccidere.

 
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view post Posted on 25/7/2018, 10:08
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Sophie



Armstrong



Serpeverde - III Anno - 17 Anni




Col passare del tempo, Sophie provava sempre più difficoltà a stabilire che tipo di periodo della propria vita stesse passando. In passato, aveva vissuto momenti e periodi tempestosi, altri tranquilli, altri ancora molto difficili. Ma si sapeva, durante l’Estate tutto sembrava andare in stand-by, tutto sembrava fermarsi, ragion per cui le probabilità che potessero accadere eventi eccitanti calavano a dismisura. Non che quell’anno appena passato fosse stato ricco di avvenimenti particolari, ma doveva ammettere che la Scuola di Atene aveva fatto la sua parte. Era tornata da quell’avventura e si era ritrovata essere una persona completamente diversa, questo dovette ammetterlo. Non vedeva mai di buon occhio i cambiamenti drastici, ma non era il suo caso, non in quel momento. La sua natura ribelle e soprattutto egoistica era sempre lì presente, ma in un certo senso aveva imparato ad essere meno sadica e più altruista, ed in un’occasione del genere non avrebbe potuto fare altrimenti. Era proprio durante quell’evento che aveva avuto modo di avere a che fare con Oliver Brior, una persona che fino ad allora non aveva mai visto di buon occhio. Quel faccino angelico e quel suo modo di fare e di pensare le avevano sempre dato ai nervi, a dire il vero, ma fu soltanto a Gerusalemme che cominciò ad apprezzarlo. Oliver non era una persona falsa, il suo vizio di preoccuparsi per gli altri non era dato dalla finzione, lui provava realmente interesse per il bene del resto del mondo, bene che egli aveva davvero a cuore. Oliver aveva mille sfaccettature e Sophie sapeva che dietro quel viso delicato e perennemente sorridente si nascondeva un’anima forte, che sapeva essere ribelle quasi quanto la sua. Non lo conosceva bene, non poteva dirlo con certezza, ma le sue impressioni raramente sbagliavano. Apprezzava quel ragazzo, sì, ma la voglia di fargli trovare la testa o qualsiasi altra parte del corpo di un Elfo Domestico random fuori dalla sua Sala Comune era sempre viva dentro di lei. Un po’ di sadismo, insomma, non mancava mai.
I Tre Manici di Scopa, non avendo posti a sedere all’esterno, durante i pomeriggi estivi si trasformava in un raduno di gente che vi entrava soltanto per cercare aria fresca. Esattamente il contrario di quanto succedeva in inverno: in quel periodo, durante l’arco della giornata, il locale era semi-vuoto, un po’ per il tanto da fare che lavoro e studio richiedevano, un po’ per altro. Era la sera che il pub si riempiva di gente, probabilmente alla ricerca di un po’ di caldo. Quanto alle sere estive, sembrava che le persone preferissero passare il proprio tempo all’aperto, e Sophie preferiva così, a dire il vero. Aveva più tempo per se stessa, più possibilità di sedersi al tavolo con qualche compagno di scuola a bere qualcosa di fresco.
Troppa gente, quel pomeriggio. E lei era da sola. Dopo aver servito l’ennesimo idromele al cliente ormai ubriaco dietro al bancone, si avvicinò al tavolo che era stato da poco occupato, senza tuttavia concentrarsi su chi sarebbe potuto essere. Fu soltanto una volta lì di fronte che le sue iridi chiare riconobbero il viso del Caposcuola Grifondoro prima e del Professor White poi.
«Salve.» Seppur in ritardo, emise quel breve e delicato suono, mentre la piuma si preparava a riportare sul taccuino le loro ordinazioni. Si era sentita per un attimo spaesata, un po’ perché era costretta a vagare tra un tavolo e l’altro senza fermarsi un attimo, ma principalmente perché improvvisamente si era ritrovata davanti a due volti conosciuti. Non che l’avessero fatta sentire a disagio, ma a dire il vero non se l’aspettava. Non riuscì ad essere confidenziale, né tanto meno ironica come suo solito. Piuttosto mantenne la sua integrità, restò sulle sue, con aria seria e nello stesso tempo paziente.
«Bene. Con permesso, torno subito.» Trascritte le ordinazioni, si dileguò sul retro del bancone, servì il quattordicesimo bicchiere di idromele al cliente ubriaco, preparò il tutto su un vassoio ed in breve tempo tornò al punto di partenza.
«Scusate per l’attesa.» Con delicatezza e scioltezza, posò chips, arachidi, olive e il boccale di idromele di fronte al Docente e tutto il resto di fronte ad Oliver. Lanciò una breve quanto intensa occhiata al compagno di scuola, mentre mollava il boccale di Acquaviola sul tavolo, prima di voltarsi nell’intento di allontanarsi nuovamente.
«Se avete bisogno di altro, chiamatemi.»

Acquaviola (Boccale Grande) -> 2 Falci 15 Zellini
Cheesecake al Limone (Fetta) -> 1 Falce
Idromele Aromatico (Boccale Grande) -> 2 Falci 15 Zellini
[da aggiornare]

Scusate il ritardo :flower:


 
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view post Posted on 29/7/2018, 22:39
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L'espressione che si posò leggermente e rapidamente sul volto del Caposcuola parve essere una vera e propria rivelazione, incanto puro, l'antidoto dell'eterna giovinezza; il sorriso arricciò le labbra, le increspò letteralmente, fino a stirare in quel movimento gli zigomi sempre più pronunciati; le occhiaie scure si affievolirono e la fronte corrucciata, ruga all'antitesi della sua tenera età, si stirò in un battito di ciglia e sopracciglia, sollevate insieme. Apprezzava la compagnia di Sirius più di qualsiasi altra: mentore, amico, persona di fiducia, il Docente era più di un vecchio conoscente per lui e mai avrebbe solo immaginato di perderlo di vista, mai avrebbe immaginato - sorrise, all'idea - di perderlo perfino all'altra Vista. Un saluto rinnovato, la sistemazione pacata al tavolino che avevano scelto, infine Oliver ringraziò Sophie con gentilezza quando irruppe alla loro postazione. Ad ordinazione ultimata, dopo pochi convenevoli, il Grifondoro non poté che spostare lo sguardo sul volto dell'altra, fino ad incrociare il suo sguardo. Ardente, vivida, perenne: così percepiva la bellezza della Serpeverde, così ne restava infinitamente affascinato. Non era facile negarsi alla sua presenza, ma c'era qualcosa in lei, in Sophie, che risvegliava la sua più antica Maledizione, sfidando il Tempo - Passato, Presente, soprattutto Futuro - in una competizione che non aveva eguali né precedenti. «Ti ringrazio.» C'era qualcosa di malcelato nel suo tono di voce, un segreto appena accennato e un'esperienza che li vedeva partecipi di un'avventura, nell'antica Gerusalemme ormai violata dalla storia e non soltanto, al limbo fra pericolo e salvezza, senza escludere l'uno nell'altra. Rimasto di nuovo con Sirius, fu quasi piacevole reinserirsi in un discorso meno complicato, senza viaggi spazio-temporali né paradossi di scelte, decisioni e misteri ancora da svelare. Sorrise ancora, le mani strette entrambe attorno al calice già colmo di Acquaviola. Ne percepiva il profumo intenso, alcolico, forte, anche a distanza. «Sempre un piacere vederti, Sir, lo sai bene.» Soppesò con insistenza - come se ad un tratto profondamente interessato - il liquido scuro, a tratti violetto, a tratti limpido, argento, opaco. Non aveva idea di quali fossero i veri ingredienti del drink, ma ne era stato incuriosito da lungo andare. «Ad Hogwarts tutto nella norma, sono aumentati di netto gli impegni che mi vedono partecipe, il C.r.e.p.a. pure sta crescendo sempre più e ci sono programmi che mi vedranno ancor più preso.» Sollevò finalmente l'attenzione sull'amico, sciogliendo il legame di palmo e bicchiere di vetro. «Non è per forza un male, anzi ne sono contento, essere attivo mantiene in forma, non trovi? Volevo innanzitutto chiederti scusa per la mia ultima lettera.» Lasciò un istante, appena necessario, per collegare parte del suo discorso al contenuto che l'altro sicuramente avrebbe considerato per bene; la Visione che vedeva Sirius in primo piano era tra le più nefaste e indistinte di sempre: Ombre, Oscurità, tempre contro tempre, senza lasciar spazio ad una distinta consapevolezza, ad una chiarezza di cui Oliver a stento, ormai lo sapeva, poteva farsi portavoce. «Dovevo avvisarti, sentivo di farlo. Ma ti chiedo scusa per il modo e ancor più scusa per non poterti dire altro, è confuso, lo è ogni giorno di più.» Sospirò, portando a sé il calice; si fermò proprio quando stava per avvicinarlo alla bocca, a riprova del fatto di non aver neanche iniziato, di non aver finito quanto aveva da dire. «Qualsiasi cosa dovesse accadere e dovessi... scoprire, ti avviso. Lo prometto. Oggi però ti ho cercato per più di un motivo. Per vederti, sicuramente, perché mi mancavi e non lo nego. Ma anche per chiederti aiuto.» Abbandonò l'Acquaviola, in un prendere e lasciare che mostrava evidentemente incertezza, così come indecisione. «Ho acquistato un Fwooper per il mio diciassettesimo compleanno. Sai cos'è?»
 
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view post Posted on 1/9/2018, 13:11
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Trovare un amico tanto desideroso di incontrarlo, un anima a cui era mancato davvero quantunque in tutto quel periodo fosse rimasto solo, lo consolò per qualche breve attimo restituendo all’oblio parte di quegli orrori che ultimamente aveva vissuto.
Oliver Brior non era mai stato per lui una semplice conoscenza. Li aveva legati un segreto che se per l’uno era stato terreno fertile per crescere e migliorarsi, per l’altro si era rivelato una promessa decisamente infranta e una forte fonte di rimorsi a cui poteva attingere ogni giorno.
L’ordine della fenice e l’esercito degli studenti erano state le sue prime famiglie. Era stato il capo del secondo gruppo, egli stesso ne aveva introdotto tra le sue fila Oliver Brior ma Sirius si era perso tradendo tutti quegli ideali di cui si era fatto portavoce.
Il caposcuola grifondoro rappresentava per lui tutto quanto aveva perduto. Era la persona che avrebbe potuto essere, quell’eroe che non era mai diventato e se da un lato non poteva fare a meno di invidiarlo dall’altro non poteva resistere dall’esserne davvero orgoglioso. Oliver Brior era una sua creazione ed era bello pensare che dalla tanta oscurità che l’attorniava fosse venuto fuori qualcosa di tanto bello.
<< Sempre impegnato eh? Sei veramente instancabile ma sono d’accordo. Le giornate dovranno pur trascorrere in qualche modo ad Hogwarts. Certe volte quelle mura possono rivelarsi più strette di quanto può sembrare in realtà >>
Furono serviti e nonostante la loro conversazione fosse partita da argomenti di più lieve respiro l’attenzione fu presto deviata altrove portando i commensali a discorrere circa la lettera e gli eventi che poc’anzi si erano sviluppati.
<< Non devi chiedermi scusa. Certo, non ti nascondo, che la faccenda mi abbia in qualche modo provato. Il contenuto di quella lettera mi preannunciava qualcosa di davvero orribile ma sarei un ipocrita se ti ammonissi. Sono stato proprio io la persona a cui hai chiesto aiuto la prima volta, io quella che ti ha suggerito di coltivare il dono senza averne paura perché voleva rivelarsi particolarmente utile. In un certo qual modo hai fatto ciò che qualunque buon amico avrebbe fatto: mettermi in guardia. Ti posso assicurare che lo hai fatto nel miglior modo possibile….>>
Oliver non poteva sapere cosa era accaduto, tantomeno intravedere quelle ferite di cui ancora non si era curato del tutto. Era stato una questione di principio, forse finanche la paura di dover spiegare quello che non era in grado di dire. Lo avrebbe fatto presto, non appena tutto fosse stato più tranquillo.
Ma discorsi tetri a parte il motivo per il quale Oliver Brior lo aveva invitato sembrava un altro.
<< Un Fwooper eh? Ne so qualcosa ma non più di quello che si può apprendere al corso di cura delle creature magiche. Non ne sono mai stato un grande appassionato quantunque i miei voti affermassero il contrario. E’ un regalo insolito da farsi per i propri 17 anni. Hai forse deciso di tenerlo con te ad Hogwarts? Mi sembra di ricordare che oltre ad essere necessari permessi speciali per possederlo, non è possibile portare simili animali nella scuola e come tuo docente devo persuaderti dal farlo. >>
Eppure a lui si rivolgeva in cerca di aiuto il che sembrò accendere in lui un campanello d’allarme.
<< Oliver….hai mica intenzione di chiedermi di nasconderlo per te? >>
Era azzardato ma meglio mettere subito le cose in chiaro. Tra tutte le cose pericolose che già doveva nascondere per evitare la reclusione ad Azkaban mancava solo il possesso illegale di una creatura magica. Le magiche porte di Azkaban desideravano davvero così tanto aprirsi per lui in ogni modo possibile ed immaginabile?

 
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view post Posted on 24/9/2018, 07:42
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Tutto sommato, Sirius aveva ragione. A ben vedere, aveva ragione su ogni cosa. Sugli impegni, sui compiti, sul ruolo che lo stesso Caposcuola rivestiva, sulla considerazione di spazi ristretti e di ricerca di libertà al di fuori di Hogwarts, perfino sul proprio Dono aveva totale padronanza dell'argomento. Da parte sua, Oliver non si era mai pentito di quella confessione così personale nei riguardi dell'amico: se c'era una persona alla quale affidare la propria vita, in tutto il Mondo Magico, quella per lui altri non era che il Docente che ora gli sedeva di fronte. Si chiese in che modo Sirius comprendesse tutto quello, con quale intensità potesse percepire l'affetto che Oliver custodiva verso la sua persona più di chiunque altri. L'amore, lo sapeva bene, era a tratti l'arma di difesa e di attacco peggiore in assoluto. Un difetto, talvolta, che avrebbe fatto sempre pagare un certo scotto. «Qualsiasi cosa sia, Sirius, mi auguro soltanto che possa non essere tanto grave. E in ogni caso, lo sai bene, puoi contare su di me.» Si sentì parzialmente e consapevolmente ipocrita, a quel punto, a porgere all'attenzione dell'altro una rivelazione simile. Era stato lui a comunicare quel messaggio così peculiare, quella pergamena macchiata da un'onta oscura che mai si sarebbe perdonato per davvero; come Veggente, come Osservatore, aveva un certo compito, quasi obbligo, nei riguardi della fiducia che Sirius gli aveva mostrato fin dal primo momento. Dimenticare la condivisione di quel segreto, tra tutti, al di là del bancone de negozio di Safarà, infatti, sarebbe stato impossibile. Eppure, come Amico, dalla lettera maiuscola, il suo dovere diveniva morale ed etica insieme: Sirius meritava la chiarezza di sempre, di una vita intera, di un futuro limpido e nitido, lo stesso che Oliver non avrebbe potuto offrirgli in nessun altro modo. Si premurò di cambiare argomento, senza insistenza, convinto che il tempo non fosse stato ancora scritto del tutto. Sirius avrebbe potuto contare su di lui, sulla sua eredità, su qualsiasi altra cosa fosse in suo potere. Non era forse il momento, non quello, non davanti ad un calice di Acquaviola e una fetta di torta al limone. Poggiò la forchetta sul piatto in ceramica, riprendendo il discorso di prima. «Un Fwooper è una creatura magica straordinaria, Sir. Il suo canto è pura estasi, così come pura condanna: porta alla salvezza, al ristoro dell'anima, oppure alla follia, talvolta alla morte, dipende dall'ascoltatore, così come dall'intenzione dell'animale stesso.» Scosse la mano destra come a voler scacciare un invisibile insetto, riprendendo subito dopo. «Ma non è questo il punto. Ho tutti i permessi necessari per averne uno, ho già fatto richiesta al Ministero della Magia, ho incontrato un dipendente del Dipartimento Regolazione e Controllo delle Creature Magiche e sì, sono stato ritenuto idoneo per il possesso e l'acquisto di un Fwooper.» Recuperò nel frattempo una carta ben conservata, in una fodera di plastica, dall'interno della borsa a tracolla che aveva con sé, poggiata accanto. Il foglio recava l'intestazione e lo stemma ministeriale, la conferma effettiva di quel patentino. Ce l'aveva fatta, aveva ragione. E il ricordo del signor Cox e del suo discorso erano ancora piacevoli da riportare alla propria attenzione. «Posso portarlo anche con me ad Hogwarts, il regolamento parla di un massimo di quattro creature magiche, una di piccola stazza, una di-» Un altro cenno del capo, bloccandosi al volo. «Insomma, posso farlo, è tutto in regola. E saprei come comportarmi, ho studiato tutto sull'argomento. Il ministeriale che ho incontrato, tuttavia, mi ha sottolineato chiaramente la necessità di tenere il Fwooper in gabbia, se in dormitorio. Ci sono anche gabbie incantate per tutti i comfort possibili e immaginabili, ma non mi va bene, Sir, non mi piace l'idea che un animale così libero, una Creatura del Cielo e del Canto, possa essere imprigionata. Non ti chiederei mai nascondere un Fwooper per me, non sono così.» Sorrise, lo sguardo leggermente imbarazzato ad un tratto; spostò l'attenzione sulla torta al limone, recuperando la forchetta e tagliandone un pezzettino di lato. «Volevo chiederti soltanto di comprarmi una casa dove poter sistemarlo.» Diretta, esplosiva, come una rivelazione d'altri tempi. Interessante la scelta di un avverbio appena più marcato: Soltanto. Si affrettò a parlare subito dopo. «Pagherei tutto io, Sir, ho i Galeoni necessari. Si tratterebbe di un giardino molto grande ad Hogsmeade, protetto dai confini con la magia, servirebbe per sistemazione tranquilla del Fwooper durante la mia permanenza ad Hogwarts, in Estate tornerebbe nella radura di famiglia a Cork, lì vivrebbe bene, mio padre lavora proprio all'Ufficio delle Creature Magiche. Ma ad Hogwarts non voglio che il Fwooper sia in gabbia e non voglio neanche che sia a casa, in Irlanda, tutto l'anno, con i miei genitori e senza di me. Vorrei averlo vicino, prendermene cura, in un luogo che possa apprezzare e in cui possa sentirsi libero. Ho già immaginato la sistemazione, so che al Ministero si possa fare richiesta per una struttura come si desidera, ho fatto anche alcune ricerche. Potrei anche comprarla da solo, ormai sono maggiorenne, e ho messo da parte tutti i soldi necessari.» Rosso come un peperone, leggermente accaldato, si accorse in ritardo di aver parlato troppo e di averlo fatto tutto d'un fiato. «Ma i miei genitori mi ammazzerebbero, Sir. Per favore, mi serve solo un nome che non sia il mio, cui intestare la casa. So che ti chiedo tanto, ma...» Sospirò. «Guarda quanto è bello!» E così facendo, imprevedibilmente, estrasse dalla borsa a tracolla un Uovo vero e proprio, interamente colorato, decorato come da un artista di chissà quale paese stravagante. Il Fwooper era già in arrivo, a quanto pareva.
 
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view post Posted on 2/4/2020, 14:02
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Ogni volta che la discussione tra di loro si volgeva al dono di Oliver, un fremito correva lungo la schiena di Sirius. Era difficile da ammettere ma dopo le avventure con l’Orchestra, la profezia che lo vedeva in pericolo e la sua realizzazione, ogni volta che l’amico giuria di volergli confidare qualcosa non poteva fare a meno di provare paura. Paura per se stesso e per la propria incolumità nonostante di colpe ci fossero solo le sue. Oliver voleva aiutare, non poteva sapere e mai avrebbe potuto e voluto. Aveva agito solo per il suo bene. Lo sapeva lui, lo sapeva Sirius. E non lo avrebbe mai ammesso di fronte a lui. Teneva troppo ad Grifondoro per poter dire qualcosa che lo ferisse e dopo tutto quello che aveva già passato non si sarebbe mai perdonato un errore simile. Oliver aveva pagato più del dovuto, sofferto grandemente prima di comprendere la portata del suo talento. Lo avrebbe protetto e supportato, sempre. Il giovane caposcuola era la sua famiglia. E della famiglia ci si prendeva sempre cura, a tutti i costi e fino alle fine. L’Orchestra, l’aggressione, la quasi morte gli avevano insegnato proprio questo.
Afferrò il bicchiere portando l’idromele aromatico alle labbra e facendone un bel sorso. Era decisamente il momento giusto per bere. E per fortuna non avrebbero indugiato ancora oltre sull’argomento.
La motivazione per la quale erano in quella locanda era tutt’altro. Si parlava di Fwooper. Oliver voleva acquistare una casa a quanto pare e le motivazioni per farlo tutt’altro che discutibili.
Quella proposta gli fece strabuzzare leggermente gli occhi.
<< Oliver ti rendi conto della portata della faccenda? >>
disse posando il boccale dal quale aveva poc’anzi bevuto.
<< Prendere una casa, impegnarsi in un investimento del genere non è una come comprare un gufo. Tralasciando il fatto che suggerisci di comprare un immobile a nome mio che non sfrutterei in alcun modo, mi chiedi di farlo pagare a te e di metterci dentro un animale magico. Ne sarei responsabile direttamente. Ne sarei pur sempre il primo proprietario…>>
Era stato diretto ma solo affinché l’amico potesse recepire immediatamente il messaggio. Ad Oliver voleva tanto bene da non permettergli di fare e prendere decisioni avventate.
<< Per te farei qualsiasi cosa, lo sai ma spero che tu capisca non è fattibile. Non pensi che ci possa essere un altra alternativa? Qualcosa di più pratico? Di più semplice? Una gabbia incantata? Non so…vuoi lasciarlo a casa mia? Una soluzione la troviamo. Pensaci…>>

 
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view post Posted on 15/4/2020, 18:02
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Con l'ultima domanda, per Oliver tutto era rimasto in sospeso - a mezz'aria, come l'ultima sillaba, come un battito di palpebre. Si affrettò a riempire quella distanza, in tempo e spazio, e recuperò così ancora una volta il cucchiaino accanto il piattino. Quando tentò di prendere un altro pezzettino di cheesecake, il sentore di limone gli giunse come un profumo fin troppo intenso, a pizzicare le narici di pari modo. Aveva lo sguardo basso, più imbarazzato per aver posto quella richiesta che per il contenuto della stessa: forse, si disse, si era spinto oltre, perfino più di quanto immaginato. Quando la risposta di Sirius gli giunse nitida, più di tutto il resto, Oliver non poté fare a meno di avvampare; apparve prima come un puntino rossastro, sul collo, là dove la camicia azzurra nascondeva la pelle; e poi, rapidamente, sentì il calore propagarsi in alto, sempre più in alto. Non poteva dirlo con certezza, ma avrebbe giurato di essere appena diventato dello stesso colore di un peperone: le gote in fiamme, il sorriso forzatamente voluto, piegava i lembi della bocca in un'espressione disastrosa. Cercava di condizionare il proprio corpo di un autocontrollo classico, lo stesso cui sapeva di essere abituato da lungo andare, invano. «Oh certo, sì. Giustissimo.» Parlò rapidamente, incespicando su una parola dopo l'altra. Il fremito che coinvolse le mani fu difficile da nascondere, e così Oliver si attivò con una frenesia che in quelle circostanze interpretava come fastidiosamente intensa. Un movimento della mano destra, il cucchiaino prima stretto tra indice e pollice e l'attimo seguente poggiato di nuovo sul bordo del piattino; un movimento secondario, dell'altra mano, a stringersi per tutta l'estensione del palmo attorno il boccale di Acquaviola. Portò il bicchiere alla bocca, lasciò che la lingua schioccasse tra palato e denti, e l'attimo dopo abbandonò il drink sul tavolino. Un respiro spezzato, un colpetto di tosse. «Suonava stupida come richiesta, hai ragione.» Annuì, più a convincere se stesso, forse. «Sì, dai, un giorno ti svegli e dici "hey mi compri una casa, ma sai pago io, sì".» Uno scoppio di risatine, infine chiuse gli occhi per un lungo istante. Quando li riaprì, sentì il battito del cuore ristabilire una parvenza di controllo, e ne fu interamente, fortunatamente pervaso da capo a piedi. «Vada per una gabbia, comprerò una di quelle.» Spostò lo sguardo sull'Uovo variopinto, lì sul tavolino. «Ne parlerò anche con mio padre, è di certo del campo. In ogni caso, Sir, ti ringrazio. Cosa sai invece del Canto del Fwooper? Oltre la possibilità che porti morte e follia, sai, mi chiedevo se conoscessi qualcosa di più.»
Tre Manici di Scopa, un Uovo di Fwooper, un Calice di Acquaviola.
Alla fine recuperò e il boccale e si lasciò inebriare dall'alcool - un lungo, lunghissimo sorso.


 
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view post Posted on 18/4/2020, 23:21
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Capì fin troppo rapidamente dalla reazione sia fisica che emotiva che la sua obiezione fosse giunta nitida e decisa. Sirius White non era mai stato un uomo abituato a cedere con facilità. Il suo animo di grifondoro gli aveva sempre imposto di aiutare senza opporre resistenza alcuna ma negli anni aveva imparato a mitigare la sua natura, a essere onesto con sé stesso e sopratutto a capire quando porre un freno alle richieste altrui anche quando queste giungevano da un amico. Gli spiacque che in qualche modo Oliver se ne fosse risentito. Il vederlo avvampare, le gote tingersi di rosso, le mani tremolare tanto quanto la voce lo fecero quasi pentire di avergli risposto in così malo modo ma era inevitabile. Oliver era un giovane studente, lui il suo professore. I ruoli si erano decisamente invertiti. E come un padre lui doveva saper frenare le frenesie e le avventatezze di un figlio quando queste si presentavano. Era stato questo decisamente il caso.
<< Non preoccuparti Oliver. Sono contento piuttosto che tu abbia capito. Ci sono cose che possiamo fare, altre a cui purtroppo si deve, anche se a malincuore rinunciare e tu sei abbastanza intelligente e saggio da discernere tra le due >>
Gli avrebbe sorriso con fare paterno cercando così di alleggerire il boccone amaro e con questo accantonare definitivamente l’argomento. Un sorso della sua bevanda e i due avrebbero discorso nuovamente del più e del meno, ritrovati come semplici amici. Il padre di Oliver avrebbe saputo come aiutare il figlio, lui avrebbe capito come incantare la gabbia se il grifondoro avesse trovato difficoltà a farlo. Uniti nei propositi, presenti l’uno per l’altra perché era proprio così tra di loro.
Avrebbe sempre fatto il possibile per lui.
<< Credo di non saperti dire di più oltre questo, Oliver. Me ne dolgo ma le mie conoscenze si limitano a quelle che ho appreso durante il corso di cura delle creature magiche. Non ho avuto l’onore di possedere questo genere di creature, tantomeno quello di poterle osservare da vicino. Lo scopriremo insieme se vuoi sperando non sia troppo pericoloso….>>
Sull’argomento non poteva dire niente di sicuro. Erano decisamente nel campo della speculazione. Nessuno che avesse mai udito il canto del Fwooper era riuscito a raccontarne in maniera lucida gli effetti che aveva subito.
<< Morte, follia….chi può dire quali e quanti altri effetti possa avere il canto di un Fwooper su di un mago. Cautela amico mio. Stai attento…>>

 
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view post Posted on 21/4/2020, 16:59
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Alla fine si lasciò andare ad un lungo sorso di Acquaviola e già al primo sentore dolciastro si accorse di essere di sicuro più a suo agio rispetto ad un attimo prima; avrebbe voluto ordinarne un altro, aveva scoperto da lungo andare di esserne pacatamente - e piacevolmente - assuefatto, con il giusto equilibrio. Preferì invece concentrarsi sul resto della conversazione, il rossore finalmente già meno accentuato sulle gote e sul viso in generale. «C'è sempre un'altra strada, nessun problema.» Ringraziò indirettamente, e a quel punto fu pronto per riportare l'Uovo di Fwooper in borsa - aveva ricevuto precise indicazioni per la Schiusa e fremeva al tempo in cui anche quella trama si sarebbe realizzata per davvero. Questione di pazienza, come sempre, e per fortuna Oliver non ne era privo. Un ultimo sguardo al guscio variopinto sul tavolo, un contatto leggero delle dita della mano destra sulla superficie più resistente, infine la percezione di un beccare continuo al suo interno; gli piaceva pensare che la Creatura stesse raccogliendo ogni forma di energia per uscirne indenne e viva più di ogni altra. Da parte propria, Oliver non avrebbe posto freno né fretta alcuna, e al contrario avrebbe continuato a nutrire il Fwooper con il Canto più intimo. Quando fu al sicuro nell'involucro di tela della borsa a tracolla, il giovane Caposcuola sistemò tutto ancora una volta accanto a sé, sulla sedia libera che aveva recuperato poco prima. Da lì in poi, avrebbe potuto riprendere la conversazione con Sirius nel migliore dei modi e non ci sarebbero stati ostacoli di sorta, non uno. Forse un'altra ordinazione non sarebbe stata una cattiva idea - la sua cheesecake era finita, ormai, e il piattino profumava tuttora di un intenso aroma di limone; per giunta, sembrava che Sirius non avesse scelto alcun dolce né snack di accompagnamento, avrebbero potuto rimediare. «Lo scoprirò, sarà un'avventura anche questa.» Confini labili, quelli tra morte e vita; confini che il Veggente avrebbe saputo prevedere. Sollevò così il suo calice e cercò la condivisione dell'amico: un brindisi sarebbe stato più che calzante, in un caso o nell'altro. «Parlami un po' dei tuoi progetti per le vacanze. Hogwarts, rientro a casa, o qualche meta sorprendente...» Lasciò cadere il discorso in una prima, ampia battuta. L'Estate ormai iniziata alla grande, le aspettative migliori all'orizzonte - lui e Sirius, come ai vecchi tempi. Non poteva esserci di meglio.


Come concordato, possiamo concludere qui. Ti ringrazio ancora: lo sai, è sempre un piacere.
 
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11 replies since 23/6/2018, 21:12   317 views
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