La sera prima, Nieve non aveva alzato il gomito. Lo aveva issato, gli aveva fatto fare un giro a trecentosessanta gradi come fosse posseduto dal demonio, se l'era lussato e l'aveva lanciato lontano. Solo diversi cocktail e parecchie scemenze dopo, era tornata a recuperarlo e, ora, ne stava pagando le conseguenze. Amaramente.
L'eco dei suo passi le tenne compagnia lungo tutto il tragitto, fornendole una base d'appoggio in grado di sostenere il ritmo delle sue tempie. Pulsavano da che aveva aperto gli occhi, le maledette, e non volevano saperne di quietarsi.
Nieve gettò una rapida occhiata al lungo corridoio che immetteva nel quindo piano, lieta di essersi lasciata alle spalle l'intreccio di scalinate dagli umori mutevoli. Per fortuna, quella sera, avevano avuto la clemenza di risparmiarle uno spiacevole cambio di rotta dell'ultimo minuto, evitandole, così, un ritardo all'appuntamento che aveva con Wolfgang per l'inizio dell'ultima ronda notturna dell'anno. Non fosse stato per Lavender — che, cara, le si era fatta vicina per chiedere se volesse essere sostituita, probabilmente mossa a pietà dallo stato comatoso in cui versava Nieve —, l'avrebbe saltata senza rendersi conto della dimenticanza. Una rapida consultazione al foglio che teneva nel cassetto del comodino le aveva permesso di verificare chi fosse di turno con lei, dunque si era detta in grado di farcela.
Wolfgang era un compagno estremamente prezioso. Nieve aveva avuto modo di appurarlo negli anni sia sul posto di lavoro, sia nei giri serali dovuti al loro ruolo come Prefetti. Discreto e affidabile, possedeva il dono della misura, sicché accadeva difficilmente che spendere del tempo in sua compagnia si trasformasse in un supplizio. Da quando lo aveva assoldato per l'Esercito del Mezzogiorno, inoltre, le occasioni di scambio si erano fatte più numerose e i punti in comune avevano finito per accrescersi. Certo, avrebbe gioito alla prospettiva di aggiudicarsi Sekhmeth ancora una volta, desiderosa di trovare nel Tassorosso un valido compagno di malessere — anche lui provava il desiderio di gettarsi dalla torre più alta del castello e porre fine al tormento? — e, magari, mettere insieme i pezzi di una serata che ricordava a spizzichi e bocconi. Ma Wolfgang era un'alternativa altrettanto valida, tutto sommato!
Sorrise, mentre procedeva a occhi chiusi e si soffermava sulla respirazione. I postumi della sbronza le avevano insegnato i vantaggi di mantenere un ritmo costante tra un'inspirazione e l'altra, nonché l'importanza di una corretta idratazione. Attinse alla sacca che aveva portato con sé, la stessa sopravvissuta a Gerusalemme, e ne estrasse una piccola fiasca. Bevve due sorsi d'acqua, assicurandosi di irrorare bene tutta la bocca; infine, la ripose al suo posto. Mancavano pochi passi all'angolo in fondo al corridoio; lì, dopo aver svoltato, si aspettava di scorgere la sagoma di Wolfgang in sua attesa. Si concesse un paio di minuti per godere del silenzio in cui era immerso il castello. Accostò una finestra a ogiva e si lasciò investire dalla luce perlacea che emanava dalla luna. Le sarebbe mancata la scuola, pensò con un sospiro.
A quel punto, riprese a camminare, in preda a interrogativi di poco conto. Si chiese quante fossero le probabilità di riuscire a sostenere una conversazione o, peggio, quanto alto fosse il rischio di beccare qualcuno in giro e doverlo rimandare a un Caposcuola per la punizione. Quand'era da sola — e non accadeva da un pezzo, stanti le ripercussioni dovute ai G.U.F.O. di Swan — e capitava che s'imbattesse in uno sbarbatello ribelle, se era di buonumore, si offriva di chiudere un occhio a patto che la circostanza non si ripetesse. Era un'assicurazione verbale blanda, lo sapeva bene, ma non sempre aveva cuore di punire gli altri per infrazioni che lei realizzava frequentemente, celata sotto il mantello della disillusione. Nel caso delle ronde di coppia, la scelta spettava anche all'altra persona. Chissà se Wolfgang...
«Sullivan?» Inarcare un sopracciglio a riproduzione di un'espressione scettica le costò una fitta di dolore diffusa al capo. Portò la mano alla tempia, massaggiandola. «Dov'è Wolfgang?» chiese senza troppo interesse.
In realtà, la prospettiva di trascorrere l'ultima notte con quello sbruffone da quattro soldi aggiungeva la giusta dose di tormento a una giornata pressoché infernale. Poteva andare peggio di così?
Edited by ~ Nieve Rigos - 28/8/2018, 23:02