E così, infine, era giunto anche il Natale.
Era stato un anno complesso sotto molti punti di vista, sin troppi.
Dalle malie di una vita da dedicarsi allo studio, alla ricerca, alla scrittura, per un ultimo periodo in patria, tentazione cui ineluttabilmente aveva finito per il cedere, in poco tempo, troppo poco anche solo per poter apprezzare il cambiamento rispetto agli ultimi anni in Giappone, tutto era nuovamente cambiato, prendendo una piega che anche per quella che si vantava essere una mente ben organizzata era risultata... inaspettata. Il passo era stato breve, era mancato una mezza giornata per uno di quegli impegni tutti babbani cui ancora doveva e voleva sottostare, e il tarlo dell'inspiegabile si era insinuato all'interno dell'arazzo: si poteva pensare e affermare che tutto potesse essere cambiato così drasticamente in un solo giorno? Da che era sorto il sole, a che era tramontato era cambiato tutto per le sorti del Regno. Era ancora davvero Unito? Quanto ne erano risultate scosse le fondamenta stesse? Da che se ne serbasse memoria mai c'era stata tanta incertezza, generata da un'incomprensibile e impronosticabile distruzione. Eppure la domanda era sempre la stessa: perché in sua assenza? Perché doveva accadere sempre tutto in sua assenza? Non era la prima volta, anzi, ormai era una conferma. Quanto era probabile che tutto fosse semplicemente frutto del caso? Considerando che trascorreva ormai da qualche anno, buona parte del tempo proprio tra quelle mura, e considerando che in fondo i suoi spostamenti e le sue assenze fossero quasi tutte ampiamente prevedibili, sincronizzate com'erano con il calendario istituzionale babbano, quanto era azzardato insinuare che tutto fosse subdolamente studiato a tavolino? Se era possibile farlo, perché non avrebbero dovuto? Uno in meno con cui fare i conti. Non aveva certo la pretesa di credere di essere l'uomo in grado di fare la differenza, non era il caso, era sempre stato consapevole che le sue abilità fossero ben altre, che fosse un semplice spreco di tempo dedicarsi a quella sorta di attività: gli scontri non erano degni della sua attenzione, in fondo chiunque poteva prendervi parte in una qualche maniera, altra questione il come potesse poi uscirne, eppure erano ormai decenni che neanche la tentazione si offriva più. Da quando aveva voltato le spalle al suo passato, in maniera sistematica qualunque sorta di incidente che potesse anche solo stuzzicarne l'appetito si era tenuto ostinatamente alla larga di almeno cinquecento miglia. Un segno? E lì si tornava a bomba proprio sul perché. Qual era la logica di una tale decisione? C'era davvero un senso recondito che doveva essere svelato? Lo stava evitando, al pari di quanto non facesse del resto lui? Si poteva affermare dunque che si evitassero vicendevolmente? Non che mancassero i problemi, comunque. Da che era finita l'ultima guerra mai vi era stata una situazione più caotica e confusa, con la netta differenza che in quel frangente era anche compito suo prendere determinate decisioni. Gli era stata offerta una seduta, ma quanto scottava? Pur avendo la sponda del Ministero, quanto c'era da fidarsi di un'organizzazione pletorica, pachidermica, inesorabilmente lenta e farraginosa nei suoi mille rivoli? Con l'eccezione di quanti aveva imparato a conoscere nel corso del tempo, nel corso di decenni di onorato servizio, con il vulnus dell'essere per la maggior parte del tempo all'estero, tra le retrovie, su chi poteva davvero fare affidamento? Certo, conosceva la magistratura, i massimi vertici dei tribunali del Regno, ma a cosa poteva servire in quei frangenti il Wizengamot? Non si trattava di fare un processo che risolvesse il problema. Anzi, nonostante tutto era probabile l'esatto contrario, un processo dopotutto scontato avrebbe contribuito esclusivamente a sollevare un polverone utile a che non potesse essere determinato pressoché nulla. Del resto se anche avesse potuto, com'era il caso, fidarsi della bontà del verdetto, cui in definitiva avrebbero anche potuto chiedere di prendere parte, in assenza di un solo indiretto conflitto d'interessi, era pur vero che il giudizio sarebbe dovuto basarsi su prove e indagini, condotte proprio dall'incognita più grande dell'intero sistema, cui nessuno voleva pensare. Il più famoso dei calderoni ribollenti, da rimestare: gli Auror. Aveva chiesto il loro aiuto, per il tramite del Ministero, ma al netto del valore di facciata che potesse avere tale richiesta, tanto scontata nella sua formulazione, tanto ovvia nella sua accettazione, qual era il valore effettivo del circondarsi di perfetti sconosciuti che potenzialmente avrebbero potuto essere i primi nel riportare il caos tra quelle aule? Erano le stesse domande prive di risposta che aveva rivolto al Consiglio, in un imbarazzato silenzio. Se dunque era evidente che falle non mancassero, era altrettanto manifesto che fossero ben lungi dall'aver risolto un problema che era esclusivamente ancora agli esordi, e lontano da una sua anche solo parziale archiviazione. L'unico aspetto positivo di tutto quello era che tenendone una fetta più consistente lì ad Hogwarts, sarebbero stati presenti meno Auror al di fuori, il che poteva significare meno problemi da risolvere altrove. Certo, una magra consolazione. Anche pensando al fatto che lui dovesse in primo luogo preoccuparsi proprio ed esclusivamente di quel Castello, non dell'intero Paese, del Regno, o dell'Impero. Mettendo a bilancio la percezione di sicurezza aumentata, e l'eventualità di avere invitato uno stuolo di traditori a presidiare ancor più da vicino i loro confini, il saldo a consuntivo qual era? Aveva davvero fatto un affare? Le famiglie si sarebbero sentite rassicurate dal solo pensiero degli Auror, ma se anche vi avessero pensato per qualche minuto più a lungo non sarebbero inevitabilmente finite con il pensare lo stesso? O forse, la gente è semplicemente stupida, e il problema non si sarebbe posto? Da lì tutti i conseguenti problemi di quel dannato ballo. Anni prima organizzare la Coppa del Mondo doveva essere risultato uno scherzo, con il senno di quei momenti irreplicabile, fuori da qualunque logica. Aprire le porte del Castello per Natale, prestarsi a sei mesi di distanza a un nuovo salto nel vuoto, servendo l'occasione su un piatto d'argento. Un azzardo ragionato? In fondo era intenzionato a esserci, anzi, doveva proprio, secondo il ragionamento che ormai sembrava essere divenuto uno slogan di guerra, una litania ecclesiale, non si correva alcun rischio che succedesse alcunché: avevano convenuto tacitamente di evitarsi, no? Lui gli aveva voltato le spalle, l'altro aveva fatto lo stesso. Un congedo silente, un arrivederci in punta di piedi, quasi in amicizia. Ma era disposto a scommettere su quello? Era risposto a testare un ragionamento privo di qualunque base, sulla pelle di quelli che erano ormai tutti suoi studenti? No. Per quanto la soluzione che infine avevano individuato si prestava comunque a mille problemi logici, mettendo come diaframma nient'altro che il Ministero. Un problema stava dunque per bussare con insistenza ai cancelli? I colpi di un ariete sarebbero riecheggiati nel loggiato ancora una volta? Eppure, era una buona scusa per chiudersi in una bolla di sapone? Da ultima, sempre la solita questione irrisolta... ma non c'era più tempo, ormai era ora. Un ultimo riflesso purpureo e il vecchio mago era andato.
In fondo, c'erano degli ospiti da accogliere. Se quella era stata la decisione, un Ballo aperto anche al mondo esterno, questo significava indirettamente anche che qualcuno avrebbe dovuto fare gli onori di casa. E guarda caso... a chi toccavano? Se c'era una cosa che non sopportava erano le feste, ormai erano decenni che aveva sviluppato quella particolare allergia. Aveva lasciato l'ambiente diplomatico all'insorgere del problema, scommettendo sul fatto che in fin dei conti un giudice dovesse sicuramente prender parte a meno balli di un ambasciatore, ed era finito solo con il peggiorare il tutto. Ironia della sorte? Uscì dalla stanza, lasciandone le porte aperte, tornando in Sala Grande, dove in effetti la folla iniziava a rumoreggiare. Natale ad Hogwarts. Non fossero state quelle le circostanze, era certo che un Preside in ristrettezze e con un minimo di fiuto per gli affari avrebbe potuto farne un buono slogan. Il giorno seguente l'Espresso avrebbe riportato a casa tutti i richiedenti, che sarebbero tornati al termine delle festività con la ripresa dell'anno scolastico, in quel lasso di tempo molto si sarebbe potuto pensare, e fare, nella prevedibile calma che sarebbe calata insieme alla neve che quell'anno si era mostrata insistente da ottobre. Un altro segnale?
Ma non c'era più tempo nemmeno per quello, tra un sorriso stanco a uno e il farsi largo tra un altro capannello di studenti, era tempo di altro.
Signori, ben trovati e buon Natale!
Ben trovati ai nostri studenti, ben ritornati ai nostri ex alunni, e benvenuti ai nostri gentili ospiti che quest'anno hanno deciso di trascorrere qualche ora qui ad Hogwarts. Non negherò essere stato un anno particolare sotto molti, forse troppi, punti di vista. Mai come prima ci troviamo al centro di una fitta rete di problemi che è nostro compito prima ancora di risolvere, non sottovalutare. Come sapete tutti la nostra scuola è stata teatro di tristi vicende quest'estate, proprio durante l'espletamento della massima espressione dei suoi obiettivi: la verifica della formazione raggiunta da parte della maggioranza dei presenti. Nonostante infatti il succedersi degli eventi possa spingerci a dimenticare, seppur temporaneamente, il perché siamo qui, è bene che questo non accada mai. La vostra meta deve sempre essere la vostra istruzione, non per dare soddisfazione ai vostri professori o ai vostri ospiti qui presenti, ma perché questo è il vostro compito. Questo non significa chiudersi tutto il giorno in biblioteca come alcuni potrebbero pensare, ma ciò non toglie che oggi vi siano le migliori precondizioni possibili perché tutti gli elementi vadano ad allinearsi. Avete un'occasione, più unica che rara, sta a voi saperla cogliere al meglio, o gettarla alle ortiche. Non dovrete risponderne a noi, ma dovrete risponderne a voi stessi, in quello che potremmo definire il primo atto di una vera maturità, più intellettuale che fisica. Gli esami, anche con i costi che abbiamo visto possano richiedere, devono servirvi quale misura di questa maturità. In questa chiave un Accettabile potrà anche essere di gran lunga migliore e più auspicabile di un Oltre Ogni Previsione, se servisse allo scopo.
Passeggiava per quella che abbastanza inaspettatamente era divenuta la Sala Grande della sua scuola, nel giro di poche settimane, pochi mesi prima. Unico vecchio, in una scuola di giovani, sempre più giovani, in cui a cambiare non erano le scale o i soggetti dei quadri, ma anche tutto il resto. I presenti erano davvero interessati alla logorroica elocuzione di uno che in più d'un caso era stato addirittura già ai tempi il vecchio professore di storia dei rispettivi genitori? Nel mezzo di quel congestionarsi di paradossi temporali, senza speranza di una qualche logica soluzione, non sembrava essere di fondo la più stonata delle note.
Ma non è veramente di questo che volevo parlavi questa sera, prima di cedere il passo ai 'festeggiamenti'. Come ho detto in settembre ai nostri studenti, e come dico anche oggi ai nostri più che graditi ospiti, si aprono innanzi a noi scenari inediti, che metteranno alla prova in più d'un senso la nostra determinazione. Quanto accaduto tra queste mura solo pochi mesi fa non deve mettere in forse la nostra risolutezza nel compiere ciò che è giusto, quale che possa esserne il costo. Il futuro non ci riserva scelte semplici, indagini sono in corso, e la giustizia farà il suo corso, ma credo di poter dire senza troppi problemi che quale che ne sia l'esito resteranno comunque sufficienti problemi da vivere almeno qualche altro decennio cercando di risolverli. Non dobbiamo illuderci che sia una fase transitoria, e che presto potremo tornare tutti felici alla nostra consuetudine. Così come è indispensabile che la rivalità storica e giustificata tra Casate venga e messa da parte, e riletta in una nuova chiave, dandole una nuova positiva accezione, perché contribuisca a corroborare ulteriormente la solidità della nostra istituzione, così dovrà essere fatto anche fuori dai nostri confini. Nuovi e potenti mezzi ci difendono, da quest'anno, pur tuttavia questi non possono essere la garanzia di nulla. Solo la leale collaborazione di tutti potrà permetterci di uscire a testa alta e vittoriosi da questa fase cronica di instabilità, che minaccia di travolgerci. Diversamente dai suoi autori e responsabili, di cui chiunque può indovinare l'identità, noi non possiamo nasconderci, e forse non sarebbe nemmeno giusto che lo facessimo. Le nostre istituzioni, invece, il Castello e il Ministero, per quanto il vento ululi forte, non possono piegarsi a esso, ne andrebbe di noi stessi, e di centinaia d'anni di storia alle nostre spalle. L'unione è la nostra forza, il caos e la disarmonia i nostri principali avversari, gli alleati del nostro nemico. Sta a noi permettere loro di avere il sopravvento, o tenere la barra dritta nonostante le avversità, e raggiungere le acque calme del porto. Non sarà un viaggio semplice, non ne abbiamo alcuna certezza, anzi, è probabile che sarà una storia lunga e molto complessa, non priva di colpi di scena, ma quello che è certo è che tutti avranno bisogno di tutti. Se nessuno è indispensabile, è anche vero che è assolutamente imperativo non perdere nessuno per strada, pur nella consapevolezza che non possa essere salvato nessuno che non lo voglia davvero. È in questa cornice che, misurandoci anche con quelle parti di noi stessi che più ci possono risultare scomode, dobbiamo vivere questi festeggiamenti, pensando a chi non è più con noi, ma voltando anche pagina, il che non equivale a dimenticare, ma semplicemente significa tener conto di quanto sia capitato, vederlo da un nuovo punto di vista, e cambiare approccio nei confronti di un problema che da solo appare improbabile possa lasciarci. Lo abbiamo per anni ignorato, senza fare nulla, ora che ci è arrivato un secondo conto da pagare cosa decidiamo? Ignorarlo ancora, sperando che si scordi di noi? L'azione del Ministero non è forse stata sufficientemente incisiva, o decisa, cosa dovremmo dunque derivarne? Lavarcene le mani, continuando a credere che essendo una responsabilità altrui, il problema continuerà a non toccarci, come in effetti non è stato sino a oggi? O dovremmo invece forse pensare finalmente di fare qualcosa? Qualora questo qualcosa dovesse effettivamente dimostrarsi comunque ancora insufficiente, potremo almeno affermare di avere tentato, diversamente da ora dove più che sdegno e lamentele non si è soliti sentire molto altro.
Certo, a buon diritto era lui il primo a lagnarsi delle inefficienze e delle mancanze di una macchina inefficiente per definizione, ma era anche vero che diversamente da molti altri quanto meno il Castello ci provava a fare qualcosa. Con la logica accortezza conseguente, non era nemmeno compito del Castello farsi carico dell'intero Paese. Anzi. Teoria voleva che fosse proprio il Ministero a dover garantire la sicurezza di una scuola, e non certo di una scuola il Ministero. Ovvietà? Forse, ma non ne era poi così convinto. Cosa potevano poi pensare le centinaia di invitati? Erano state attirate lì con l'inganno, per sorbirsi la ramanzina di un vecchio, senza prove che avesse ragione, e senza prove nemmeno che quanto proposto in fondo avesse una pur remota possibilità che funzionasse. L'avrebbe fatto? Quella figura avvolta in una lunga veste purpurea, ricamata in oro, era semplicemente l'ennesimo Babbo Natale di quell'anno, o il quadro che dipingeva per il futuro era talmente fosco da essere improbabile che reclamasse anche quel ruolo, in quella pur stramba storia?
Quale che sia il nostro futuro, nei prossimi mesi o anni, la nostra unica possibilità di successo passa dall'Unione. Che in definitiva è quanto cerco di dire ai miei Ateniesi da anni, solo uniti avremo qualche possibilità, non sarà semplice, non sarà facile, non sarà agevole, ma avremo una speranza. Senza di essa innanzi a noi va profilandosi un vuoto, all'interno del quale pronostici e previsioni perdono di senso, essendo la sconfitta inevitabile. È tempo di decidere, signori, o con noi, o contro di noi.
Ciò detto, auguro a tutti un buon Natale, e un buon ballo! In occasione di questa occasione una mia collega ha pensato che molti potessero trovare... utile, confrontarsi con una 'sorpresa' che abbiamo preparato oltre quelle porte. Tutti gli interessati potranno accedere alla stanza, singolarmente, uno alla volta, il resto sono certo lo intuirete. A più tardi quindi, con il vincitore della Coppa delle Case.
Ormai era fatta.
Fuori uno. Avanti due?
Restava la seconda rogna.
Sicuramente più veloce.
Quello era il pregio.