| Era un muro di gomma. Ogni proposta che avanzava veniva sdegnosamente ributtata indietro dalla giovane testarda. Nessun passo in avanti era possibile. Gli occhi si fissarono su di lei con maggior intensità come a cercare di carpirne il segreto. Il viso tagliente, un po' viperino, separato per largo da una bocca graziosa e due occhi enormi, da cerbiatta. Quando suo figlio aveva approssimativamente l'età della ragazzina andava matto per gli occhi di quel genere. Quante sbandate aveva preso e quante volte lei era stata costretta ad agire per salvare la sua reputazione, la reputazione della famiglia, la reputazione propria. Vide le espressioni accigliate della ragazzina mentre nella testa le echeggiavano poche parole… Parole distanti perché da anni non sentiva quella melodia, distanti perché confinate in un salotto della sontuosa proprietà von Kraus di Berlino. Lì Ekaterina le aveva rinchiuse e lì pensava sarebbero rimaste per sempre. Le morirono sulle labbra alcune parole russe "Ne poy, krasavitsa, pri mne…" il suono non era nemmeno nato, solo un'increspatura nel respiro, mentre davanti ai suoi occhi la polvere danzava come fiocchi di neve e, nei suoi ricordi, le slitte erano comode perché si stava stretti nella pelliccia di lupo. Vedeva la bocca della giovane muoversi, vedeva la giovane che parlava di cose, pronunciava parole che Ekaterina sentiva distanti. Ebbe paura di morire perché vide troppo passare davanti ai suoi occhi. Non era il suo momento e pensò che qualcosa nel suo aspetto fosse cambiato in quei pochi istanti in cui non aveva avuto il controllo delle sue espressioni. Notò che la sigaretta che aveva pizzicato tra le labbra secche era finita sul bancone e non osò chiedersi come mai. Con una mano bianca e rapace, dalle unghie lunghe e bianche, andò a recuperarla e se la pizzicò di nuovo tra le labbra. Borbottando e soffiando tenendo la sigaretta tra le labbra riuscì a dire alcune parole " Si, Si capisco. Ha ragione signorina… pur…" poi si fermò e rifletté su quanto aveva vissuto. Si tolse la sigaretta dalla bocca pizzicandola tra il medio e l'indice. "Bambina, mi ascolti bene. " si sentì ripresa appieno ed era felice "Capisco perfettamente che lei non abbia intenzione di muovere un dito per aiutarmi, e perché dovrebbe? E' chiara la sua prospettiva" il tono era conciliante, come fino ad ora aveva sempre mantenuto e, chi la conosceva avrebbe capito che era arrivata la fine della discussione "E' chiara ma pericolosa. Molto pericoloso non tendere una mano quando è una persona di un certo livello a pretenderlo. Lo dico per lei, a me della cappa non ne fa niente. Scrivete in vetrina di averne e poi non ne avete, mi rifiutate una cortesia. Io ho l'anima in pace, in difetto è lei, visto che è la ... commessa ? Mio marito spesso veniva a comprare qui e sarebbe molto dispiaciuto dal sapere che sua moglie è stata trattata con così poca disponibilità da una ragazzina che non sa distinguere una Signora da una stracciona." Fece per andare verso la porta poi si fermò:" Ah e ho intenzione di mandare un gufo al Signor Sinister lamentando di come Ekaterina Von Kraus sia stata trattata. Ed in ultimo, posso sapere il suo nome?" mentre attendeva a metà tra il bancone e la porta chiusa estrasse un pacchetto di cerini e si rimise la sigaretta in bocca.
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