Knowledge as a source of beauty, Apprendimenti di Jolene White

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view post Posted on 30/12/2018, 00:10
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Avvolta in una curiosa sciarpa di lana – regalo di Natale di Mrs Butler, adorabile donna -, Jolene lasciò il proprio appartamento per avventurarsi tra le strade della Capitale. La sua meta era il British Magic Museum e, anche se le temperature poco invitanti avrebbero potuto giustificare una comoda materializzazione, il suo amore per le passeggiate la fece trotterellare allegramente sui marciapiedi ghiacciati. Nella sua tasca destra riposava Nephelae, la fata, perché Jolene aveva valutato che la sua compagnia, in quella mattinata dedicata all'esercitazione, sarebbe stata meglio di niente.
Infine, raggiunse la sua meta; si mosse con sicurezza all'interno della struttura pubblica, conoscendola pressoché in ogni suo angolo. Per sua fortuna la stanza attigua alla biblioteca era vuota: si sarebbe esercitata lì.
Si liberò di sciarpa, cappello, guanti e cappotto, perdendo l'aspetto di un pupazzo di neve e riacquistando quello di una ordinata, giovane donna. Estrasse la pergamena su cui aveva appuntato delle note utili all'apprendimento di quel giorno: si trattava di un Incantesimo che sarebbe potuto tornare utile nelle più svariate occasioni, e che l'aveva sempre stupita per la sua disarmante praticità.
Dopo aver letto per l'ennesima volta le sue note, impugnò la bacchetta, pronta al primo tentativo della giornata.

Adduco Maxima (VI classe): incantesimo di estensione. Aumenta lo spazio interno di un contenitore, lasciandone invariato l'aspetto esterno e non intervenendo sul suo eventuale contenuto.



I


La sua borsetta era lì, appoggiata sul lungo tavolo, aperta e svuotata di qualsiasi avere: l'oggetto di scena indispensabile al suo spettacolo. Posizionandosi di fronte ad essa, e assumendo un'espressione di profonda concentrazione, Jolene cercò l'equilibrio ideale sulle gambe divaricate. Sollevò la bacchetta di larice fino a quando non entrò nel suo campo visivo, prefigurandosi il movimento non troppo complicato che avrebbe dovuto eseguire.
Concentrò lo sguardo sulla borsetta, immaginato di inserire le mani al suo interno e spingere: nella sua mente, la pelle sintetica diventò elastica come gomma. Rispose alla sua pressione con pronta obbedienza, moltiplicando la propria superficie fino a quando non fu in grado di contenere le sue braccia fino ai gomiti.
Con quella immagine bene impressa nella mente, Jolene iniziò i movimenti: disegnò una spirale sopra al contenitore, facendola crescere ad ogni giro. Il movimento stesso avrebbe dovuto dare l'impressione di volersi fare spazio all'interno della borsa, ma ne uscì qualcosa di disordinato e privo di forma. Già mentre sollevava la bacchetta e la calava nuovamente sapeva che sarebbe stato un fallimento. «Adducco Maxima.» Attenzione alla doppia D, alla C solitaria.
Solitaria, per Merlino!

II


Ed ecco che si apprestava ad un altro tentativo. Come prima, assunse la sua posizione di fronte al bersaglio. Ne squadrò la forma morbida, leggermente deformata su un lato. Questa volta immaginò di riempirla fino all'orlo di un contenuto che, conoscendola, disegnava uno scenario neanche tanto improbabile: libri. Allo stato attuale, la borsa ne avrebbe potuti contenere cinque, forse sei, in edizioni rigorosamente tascabili. Con l'ausilio della magia, si figurò, ne avrebbe ospitati almeno dodici. Facciamo tredici e un'edizione cartonata dalle dimensioni ragionevoli – non Proust, per intenderci. La consistenza più solida dei volumi avrebbe teso la pelle, l'avrebbe costretta a modellarsi, ad espandersi. Avrebbe premuto fino a duplicare lo spazio, rendendolo malleabile come plastilina.
A seguire, il movimento: cercò di disegnare la spirale con maggiore precisione, ottenendo un risultato migliore del precedente ma ancora bisognoso di perfezionamenti. Sollevò la bacchetta, e la calò con la decisione di un dito accusatore.
«Aducco Maxima.»
Manco una su due, complimenti, White!

III


Non si fermò al secondo tentativo: proseguì imperterrita, la mente resa lucida da una notte di sonno tranquillo e da una mattinata trascorsa tra rilassanti abitudini.
Fatto curioso, ad ogni nuovo tentativo osservava un dettaglio nella sua vecchia borsa che, prima, le era rimasto del tutto estraneo. Quei minuscoli graffietti sulla maniglia, ad esempio, erano opera di Mr Butler? Per i calzini di Merlino, se quel gatto avesse toccato ancora le sue cose con le sue tenere unghiette, avrebbe provveduto ad una drastica manicure. Era facile rovinare le cose degli altri, quando non se ne faceva un proprio uso, vero?
Un sorriso spuntò sul volto di Jolene: aveva improvvisamente deciso come allargare la borsa quella terza volta. Mr Butler si sarebbe trovato un altro tiragraffi, se quello fosse diventato il suo nuovo trasportino. Con la sua mole, c'era bisogno della magia per farcelo stare: così, in quella occasione, la borsa si sarebbe allargata sotto ad una candida spinta felina. Immaginò il morbido pelo del gatto assumere la forma del contenitore, mentre il contenitore sarebbe rimasto immutato nella sua forma esterna. Vide, con gli occhi della mente, lo spazio quanto meno duplicato, fino ad inghiottire quella adorabile peste e lasciarla fuori solo dal naso in su.
Replicò il movimento con grande attenzione: da minuscola, la spirale crebbe fino alla massima circonferenza di un gatto paffuto. Questa volta era più soddisfatta mentre, dopo aver alzato la mano, la calava per la stoccata finale. «Adduco Maxima.»
Però, non male! Ma ancora non abbastanza.

IV


Si concesse una pausa in cui gironzolò un po' per la stanza, prima di tornare agli affari seri. Quella maledetta borsa non si era ancora estesa di un millimetro quadro, forse pensare a Mr Butler l'aveva distratta troppo. Quella volta, quindi, cercò qualcosa di più neutrale, e tornò ad immaginare di allargare il contenitore con l'ausilio delle semplici mani. Avrebbe potuto rivelarsi la strategia vincente, se avesse eseguito abbastanza bene il resto.
Ripescò l'immagine dalla sua memoria: ecco che le dita premevano contro l'interno scamosciato, decise a farsi spazio, senza che ve ne fosse testimonianza all'esterno. Jolene si sforzò di annullare la resistenza del materiale, di piegarlo alla magia che sentiva scorrerle nelle vene. Dal cuore raggiunse l'impugnatura del Larice, a cui si trasmise per essere riversato nella realtà circostante. Disegnò con quanta più cura possibile la spirale, allargandola ad ogni giro; poi sollevò il catalizzatore, solo per calarlo con decisione mentre la formula, scandita nella sua forma migliore fino ad allora, risuonava nell'aria. «Adduco Maxima.»
Provò a infilare un braccio dentro alla borsa, e le parve un pochino più capiente del solito; avrebbe potuto essere anche una sua illusione.

V


Decise di continuare sulla strada che aveva portato – forse – a qualche risultato: fronteggiò la borsa con l'aria di chi sa cosa vuole e ha tutta l'intenzione di ottenerlo. Concentrò lo sguardo muschiato sulla superficie beige del contenitore, per poi addentrarsi tra le sue profondità: ora erano paragonabili a una piscina gonfiabile per bambini – sia mai che ci prendiamo troppo sul serio - ma con la sua volontà le avrebbe estese ad un pozzo di tutto rispetto. La circonferenza sarebbe rimasta identica; le sue mani avrebbero trovato sempre più spazio, ma i suoi occhi non avrebbero percepito differenza. Che sensazione strana, ma non era il caso di farsi distrarre.
«Adduco maxima.» Scandì ancora, azzeccando tutte le doppie e non, dopo aver compiuto per l'ennesima volta i gesti richiesti. Si sforzò di non permettere alla meccanicità di distrarre l'attenzione, e curò il più possibile la spirale nella sua crescita, e le stoccate prima verso l'alto poi verso il basso.

VI


Usare sempre la stessa immagine stava diventando monotono, quindi questa volta pensò bene di provare ad inserire nella borsa – mentalmente, si intende – alcuni degli sciarponi di lana che Mrs Butler le aveva regalato nel corso degli svariati Natali in cui era stata una cara amica di famiglia. Morgana sapeva se non ci sarebbe voluto un intero baule, per tutta quella roba!
Uno ad uno, gli ammassi di lana colorata creati con tanto amore filarono all'interno della borsa, che non dava segni di starsi riempiendo mentre li inghiottiva all'interno delle sue profondità magiche. Con questa immagine ben fissata in testa, Jolene procedette a disegnare la spirale, allargandola con regolarità sopra al proprio bersaglio. Ormai aveva acquisito una certa fluidità, e non ci furono stacchi disarmonici prima del passaggio all'ascesa e alla calata repentina. «Adduco maxima.» Così proferì, con una sicurezza che poteva solo essere il frutto di un certo numero di tentativi.

VII


Quel tentativo doveva portare a qualcosa di buono, pensò con un sospiro. Non era nuova all'apprendimento degli incanti, ma la mancanza di risultati la innervosiva, dopo un po'. Si sforzò di trasformare il suo desiderio di riuscita in pura e semplice determinazione. L'ultima cosa che voleva era perdere la concentrazione sulla scia di pensieri negativi. Decise di ricorrere per la seconda volta alle sciarpe dell'anziana Strega, e le vide fluttuare ad una ad una all'interno della sua borsetta. Di norma, ne avrebbe contenuta a stento una, lievitando discretamente. Immaginò che il materiale sintetico opponesse resistenza, e che allora intervenisse con la propria forza a spingere, fino a quando la terza sciarpa non venne inghiottita. Senza nessun tipo di lievitazione.
Mosse il polso con precisione e consapevolezza, allargando la solita spirale e sentendo il proprio potenziale magico riversarsi in essa. Alzò la bacchetta e, puntandola contro la borsa, scandì: «Adduco Maxima.», con particolare attenzione al numero di C e di D, che poteva ingannare.



In attesa del Master

Potrei anche avere il titolo in questo rosellino carino qui -> #EDD9D2 e in corsivo? Grazie :fru:
 
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view post Posted on 7/1/2019, 17:03
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Il Fato

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Tornare ad apprendere un qualcosa che non era stato insegnato in gioventù era per un mago adulto da sempre un’avventura. Jolene si era quindi ingegnata, aveva cercato un escamotage per tentare di allargare la sua borsa e apprendere l’incantesimo d’estensione di estensione irriconoscibile, provando ad utilizzare la propria fantasia e infilando all’interno di quest’ultima, dapprima le mani, poi un gatto paffuto e diabolico, in seguito sciarpe, indumenti che servivano ad allargare lo spazio ma che alla fine, sembravano solo un misero tentativo di stipare una borsa traboccante Questa infatti si era allargata quanto la giovane aveva voluto, al suo interno ora poteva contenere tre sciarpe voluminose ma nulla di più. Qualcosa non sembrava essere andato come dovuto. Avrebbe dovuto visualizzare altro la giovane donna se intendeva allargare quello spazio a dismisura. Avrebbe dovuto pensare più alla borsa in se, al suo interno che avrebbe dovuto sempre avere posto per inserire qualcos'altro e non ad un modo come un altro di allargarne gli spazi.

//Ci sei quasi. Come ho scritto nel post cerca di lavorare di più sullo spazio della borsa, concentrati sull’oggetto in se e non pensare a trovare modo di riempirla. Quindi ti chiedo di fare un ulteriore tentativo. Per qualsiasi cosa chiedi pure via mp//

 
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view post Posted on 9/1/2019, 19:20
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Le labbra della ventenne si stropicciarono in una smorfia quando constatò di non riuscire ad ottenere l'effetto desiderato. Il poco spazio guadagnato era una ben scarsa consolazione, a confronto con l'effetto borsa di Mary Poppins che aveva osservato in altre situazioni.
Si lasciò cadere su una sedia, fissando accigliata l'oggetto di tanti crucci. Dove stava sbagliando? Era sicura di eseguire i giusti movimenti, la sua precisione era progressivamente migliorata e ora la riteneva soddisfacente; la formula, alla fine, era riuscita ad azzeccarla. La concentrazione di certo non era mancata, quindi forse l'aveva indirizzata nel punto sbagliato. Aveva sfiorato i risultati solo sulla superficie delle loro potenzialità: era necessario che si addentrasse in un approccio più completo ed essenziale.
Tornata in piedi, e rinnovata la stretta sul legno di Larice, Jolene rinunciò a concentrarsi su inutili oggetti di scena, rendendo protagonista quest'ultima. Pensò al modesto spazio che era contenuto all'interno della sacca, e immaginò di vederlo espandersi, senza pretendere di misurarlo o riempirlo. Si sforzò di concepire la capienza in termini assoluti, e si impose di farla crescere a dismisura. Senza che ne mostrasse evidenza all'esterno, la sua borsa avrebbe contenuto il segreto di uno spazio paradossale, del tutto indipendente da eventuali strategie di riempimento. Jolene smise di vedere la materia, a favore dell'inesauribile opportunità di contenerla.
Il polso si mosse, e una spirale si allargò con regolarità nell'aria sopra al contenitore; quando le sembrò opportuno, alzò la bacchetta e la calò con determinazione contro il bersaglio. «Adduco Maxima.» Curò la pronuncia di ogni singola sillaba, come se stesse scandendo le sue stesse intenzioni.



In attesa del Master

 
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view post Posted on 8/2/2019, 19:39
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Il Fato

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Vi era riuscita? Forse. Non vi erano modi per capire se l’incanto avesse sortito il proprio effetto, a meno che non avesse deciso di provare ad infilarci una delle tante lampade che costellavano i tavoli della sala. Eppure, ogni incantesimo lascia una traccia. Vi fu infatti un quasi impercettibile vibrare della pelle sintetica, dei fili che cucivano i bordi di essa che rapidamente si sciolsero per poi, altrettanto rapidamente, rilegarsi con un fare più elastico. Ma queste erano cose che duravano una frazione di secondo e bastava una disattenzione qualsiasi, una porta che si apriva, un topolino che correva rapido sul pavimento, diretto a sgranocchiare vecchie ed inutili pergamene perché lei non se ne accorgesse. Eppure, se Jolene avesse provato a inserire nella borsa qualcosa di voluminoso, sarebbe rimasta sorpresa nello scoprire che ci entrava perfettamente

//Incantesimo appreso, puoi aggiungerlo in lista.//

 
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view post Posted on 8/2/2022, 19:50
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Jolene si muoveva con passi silenziosi tra gli scaffali del British Magic Museum. Era passato parecchio tempo da quando aveva consultato la biblioteca l'ultima volta ma, con sua sorpresa, non aveva affatto perso la familiarità che portava i suoi piedi a muoversi quasi per conto proprio, senza che lei mettesse un'attenzione particolare alla direzione in cui andare. L'ambiente non era cambiato di una virgola: era ancora silenzioso, animato di tanto in tanto solo dal fruscio di una pagina voltata o da un colpetto di tosse dei pochi lettori e studiosi sparpagliati per i tavoli di legno scuro. I nervi della donna, così rapidi a tendersi sull'attenti, qui potevano rilassarsi. Ciò faceva della biblioteca il luogo adatto in cui cimentarsi in nuovi apprendimenti, a maggior ragione visto che, proprio come Jolene ricordava, disponeva anche di uno stanzino ancor più silenzioso e solitario.
Non ebbe difficoltà a trovarlo; si chiuse la porta alle spalle e, scostata una sedia da uno dei tavoli, vi appoggiò sopra la borsa. Sciarpa e cappotto finirono ripiegati sullo schienale, e così Jolene si garantì una maggiore libertà nei movimenti – per di più non aveva fretta, prevedeva di passare lì almeno un'ora, e tanto valeva mettersi comoda.
Si mise subito all'opera. Da quanto tempo non si apprestava ad imparare qualcosa di nuovo? Da tanto, da troppo, e ora che aveva deciso di ricominciare poteva quasi sentire l'impazienza formicolarle nelle mani. Frugò nella borsa fino ad estrarne un libro piuttosto voluminoso, che appoggiò sul tavolo; aveva usato una matita come segnalibro, così ritrovò subito la pagina di suo interesse.

Specialis revelio

Effetto: esso è applicabile solo ed esclusivamente sugli oggetti inanimati, e consente di rivelare la loro natura o qualche loro segreto.
Con lo Specialis Revelio si è in grado di individuare la presenza di eventuali incantesimi castati su un certo oggetto: col tempo e l’esperienza è possibile anche riconoscere il tipo di incantesimo presente su di esso. Sarà anche possibile riconoscere la vera natura dell’oggetto stesso, nel caso in cui in seguito a trasfigurazione è stato trasformato in qualcosa di diverso.
Viene anche usato per saggiare l’autenticità di un oggetto di antiquariato, scoprire segreti celati negli oggetti stessi, come la presenza di un passaggio segreto, e riconoscere gli ingredienti di una pozione.
Esecuzione: nonostante il livello elevato dell'incanto, il movimento e la pronuncia non necessitano di particolari accortezze: il movimento consiste in un cerchietto in senso orario davanti all'oggetto da incantare, seguito da un colpetto leggero sullo stesso.
Le due parole della formula, “Speciàlis” “Revèlio” -badate bene agli accenti sulla "a" di Speciàlis e sulla seconda "e" di Revèlio- andranno a coincidere ognuna con un movimento.
Non sottovalutare la concentrazione, è un aspetto molto importante per la riuscita dell’incantesimo.


Aveva già pensato ad ogni cosa: si sfilò lesta un anello dal dito, poggiandolo poi sul tavolo a discreta distanza dal libro, così da non venirne distratta o rischiare di prendere di mira quello. Glielo avevano venduto come anello difensivo, e credeva che potesse fare al caso suo per esercitarsi sul nuovo incanto: fino a dove si spingevano, esattamente, i poteri dell'oggetto? Che tipo di incantesimi erano stati castati su di esso? Ogni oggetto magico ha i propri segreti, e lei era decisa a scoprirne almeno qualcuno.

I tentativo

Impugnato il Larice, Jolene si posizionò davanti al tavolo. Fissò il proprio sguardo sull'anello, che gettava una corta ombra sulla superficie lignea; la pietra che vi era incastonata, di un rosso profondo, appariva quasi nera in quella luce. Decise che sarebbe stato quello il centro ideale della propria attenzione, il perno dei movimenti stessi che avrebbe compiuto: una volta costruita quell'immagine mentale, le sembrò più semplice raccogliere la propria concentrazione nell'apprendimento.
Nemmeno tutta la buona volontà del mondo, però, può portare a dei risultati concreti al primo tentativo. Jolene non se lo aspettava, e in realtà non escludeva di dover intervenire d'urgenza a rimediare a qualche disastro involontario. Ma tanto valeva lanciarsi senza ulteriori tentennamenti.
Puntò la bacchetta contro all'anello; con il polso morbido disegnò un cerchio in senso orario, racchiudendo l'oggetto nel centro ideale. «Spècialis Revèlio!» scandì in contemporanea. Niente di particolarmente complicato, ma ciò nonostante non ottenne alcun risultato.

II tentativo

Il primo tentativo lo aveva fatto sulla scia dell'impazienza, desiderosa di provare il gusto di quella nuova formula. Ma, a ben pensarci, era andata a memoria, non aveva nemmeno riletto bene tutti i passaggi da compiere. Così, ricontrollò per sicurezza. «Ah-a!» Certo, si era dimenticata del colpetto finale: avrebbe potuto tracciare cerchi per tutto il pomeriggio, e tutto ciò che avrebbe ottenuto sarebbero stati dolori muscolari, se non avesse fatto attenzione a tutti i passaggi da compiere.
Si rimise in posizione, e puntò nuovamente l'anello difensivo. Doveva ricordarsi di scandire insieme movimento e pronuncia: ed ecco che ruotava il polso in senso orario, un giro completo e poco ampio a racchiudere il bersaglio. «Spècialis» A terminare, un colpetto leggero sul monile, che riuscì a legare piuttosto bene al primo movimento. «Revèlio!»
A ben penarci, come dovevano rivelarsi tutti quei segreti? Avrebbe visto qualcosa aleggiare sopra all'anello? Si sarebbero semplicemente palesati alla sua mente così, come un pensiero improvviso? Comunque fosse, non successe niente di niente.

III tentativo

«Uhm.» Già, uhm. Solo dopo quel secondo fallimento si rese conto di non aver ancora prestato una particolare attenzione alla pronuncia. Bisognava proprio ammetterlo, aveva preso un po' di ruggine in tutto quel tempo; imparare un incanto nuovo le era sembrato prima incredibilmente semplice, addirittura un gioco da ragazzi, mentre ora che si metteva davvero alla prova si scontrava con difficoltà da primo anno.
Ed infatti, come volevasi dimostrare, aveva sbagliato la pronuncia. «Speciàlis» mormorò. E poi ancora, questa volta più forte: «Speciàlis. Speciàlis Revèlio.» Lo ripeté qualche altra volta, fino a quando non prese a scivolare con naturalezza sulla lingua, come il nome di una persona conosciuta. Solo a quel punto si sentì pronta, e tornò ad incorporare anche i movimenti, in un nuovo tentativo vero e proprio.
L'anello era sempre lì, di fronte a lei, brillava nella luce imperfetta che filtrava dalle finestre, con quella sua superficie dura e fredda dentro a cui erano ben celati i segreti che lo rendevano magico. Immaginò di spezzare quell'involucro di mistero e, con questo desiderio in mente, tracciò un cerchio in senso orario, la rotazione di un compasso ideale intorno all'oggetto delle sue attenzioni. «Speciàlis» Questa volta fece attenzione a pronunciarlo correttamente. Al momento di fare la stoccata finale, dritta sull'anello, scandì: «Revèlio!».
Probabilmente ci mise troppa enfasi, tanto nei gesti quanto nella voce, un'energia disordinata più simile alla forza bruta che all'attenta investigazione. Fatto sta che, anziché svelare checchessia, tutto ciò che riuscì a combinare fu di far volare l'anello dall'altra parte della stanza. Oh no. Sono abbastanza sicura che non debba fare così. Corse a recuperarlo, si era incastrato nello spazio allargato tra due assi del pavimento.

IV tentativo

Doveva andarci un po' più leggera, si disse nel rimettere l'anello al suo posto sul tavolo di fronte a sé. Non era un incanto di attacco, la forza che si chiedeva da lei non aveva niente a che fare con la violenza, nemmeno si collocava sul piano fisico. Il segreto riguardava la sua mente, riguardava il sottile flusso di magia che avrebbe dovuto spingere oltre alla barriera di ciò che appariva.
Si concentrò unicamente su quell'idea, rifiutando qualsiasi distrazione. Non vi erano nemici di fronte a lei, né pericoli imminenti; la stanza era silenziosa, nulla vi si muoveva oltre alle ombre che, impercettibilmente, seguivano il percorso del sole nel cielo. In quel caso toccava a lei produrre una luce più chiara ancora, tale da proiettare l'ombra autentica delle cose, là dove avrebbe scorto la loro forma nascosta. Non che si aspettasse davvero che la punta della bacchetta si illuminasse, ma pensare in termini più concreti le era d'aiuto per focalizzare il proprio obiettivo.
Si mosse solo quando si sentì pronta, e lo fece con un'attenzione che rifletteva lo stato della sua mente. Tracciò, in senso orario, un piccolo cerchio che andava a racchiudere al proprio interno il monile, calibrando la velocità affinché il punto di partenza e quello di arrivo si congiungessero mentre finiva di pronunciare: «Speciàlis», ben attenta ad accentare la A. Il secondo movimento andò a legarsi alla circonferenza appena tracciata, completandola con un leggero colpo sulla superficie dell'anello. «Revèlio!»
Non accadde nulla nemmeno in quel caso, ma finalmente Jolene sentiva di essere sulla strada giusta.

V tentativo

Concentrazione: ecco la chiave per accedere ai segreti dell'anello. Valutò che le sarebbe stato più semplice indagare su un oggetto che conosceva bene, così si prese qualche minuto semplicemente per osservarne l'aspetto, con un'attenzione che non gli aveva mai riservato.
Se lo rigirò tra le dita, saggiandone gli angoli smussati contro i polpastrelli. Era stato modellato a riproduzione di un paio di ali membranose, dispiegate e congiunte dalla pietra rossa, incastonata esattamente tra le due estremità. La superficie sfaccettata del brillante mandava bagliori di sangue quando veniva colpita dalla luce diretta del sole, mentre il metallo si presentava un po' più opaco, di un argento annerito nelle sottilissime linee che ne definivano i dettagli. Quello che pareva un lungo artiglio di drago circondava parzialmente le ali; una forma curiosa, ma che non svelava granché della vera natura dell'oggetto. A Jolene interessava ciò che l'occhio non poteva vedere, la traccia che la magia aveva impresso sul metallo, sulla pietra, ciò che rendeva entrambi realmente preziosi. Per quanto se lo girasse e rigirasse tra le dita, non sentiva nulla che palesasse quel potere.
Rimise l'oggetto sul tavolo, il rumore metallico l'unico a disturbare per un istante la quiete della sua postazione. Chiuse un'altra volta la presa intorno alla bacchetta, e di nuovo si sforzò affinché tutta la sua mente fosse concentrata su un unico obiettivo. Non era così difficile, vista l'assenza di possibili distrazioni.
Decisa ad indagare sui segreti dell'anello, vi puntò contro la punta del Larice. Doveva scostare il velo che ne nascondeva la vera natura, allontanarlo con gesto deciso così da sapere. Mosse il polso per tracciare il cerchio in senso orario, un disegno poco ampio e quanto più possibile fluido. L'anello era lì, racchiuso in quell'unico movimento, che Jolene accompagnò con voce chiara nel recitare: «Speciàlis». Poi, con una naturalezza maggiore rispetto a tutti gli altri tentativi, andò a concludere l'esecuzione attraverso un ultimo tocco, un colpetto leggero con cui impresse il proprio ordine. «Revèlio!» pronunciò in contemporanea, usando tutta la dovuta attenzione agli accenti, con la voce pacata ma decisa.

VI tentativo

Di più. Le era richiesto di più, ma sentiva di essere sempre più prossima a padroneggiare l'incantesimo. Ogni tentativo fallito, anziché scoraggiarla, le lasciava qualcosa di nuovo su cui riflettere, e l'esercizio mentale era incredibilmente stimolante. Le era mancata quella sensazione, ogni piccola spinta con cui mente e volontà si tendevano verso un unico obiettivo.
Quando si era imbattuta nella descrizione di quell'incantesimo, aveva immediatamente pensato alle passaporte: quegli oggetti spesso così dimessi, poco più che rottami, dimostravano appieno come il popolo magico amasse nascondere poteri straordinari in sembianze insospettabili. A Jolene non piaceva l'idea di essere ingannata con tanta facilità: perseguire la conoscenza comportava anche quello, svelare ciò che era stato celato.
La sua motivazione, insomma, era ferma – non si trattava tanto dell'oggetto in sé, quanto piuttosto della spinta ad imparare, a mettersi alla prova. Per tutta la sua vita, quella era stata una delle spinte più decisive per la sua volontà.
Si posizionò un'altra volta ad un passo di distanza dal tavolo. Rilassò le spalle, poi distese il braccio morbido, leggermente piegato, nella posa che le appariva più naturale. Saggiò la stretta sul Larice, infine si mise all'opera.
Un giro di orologio tracciato davanti all'anello, imprigionandolo in una sfera immaginaria in cui valevano le regole di Jolene e la sua magia. Si mosse con scioltezza, senza esagerare il raggio della circonferenza. «Speciàlis» scandì in contemporanea, ogni sillaba che scivolava ormai con familiarità sulla punta della lingua. «Revèlio» disse ancora, con la medesima chiarezza, mentre la punta del larice andava a picchettare sul monile. I pensieri erano tutti fissi sull'obiettivo, Jolene non si stava permettendo nessuna divagazione: sapeva che era necessario tutto il suo impegno affinché la vera natura dell'oggetto le si palesasse. Non poteva essere semplice annullare un'illusione, o, come in questo caso, scovare magie precedenti, vedere il loro alone e soprattutto saperne identificare la natura. Non poteva essere semplice, ma lei era ben decisa a fare esattamente questo.

VII tentativo

Non perse tempo e, sulla scia della convinzione che ora sentiva così ferma, si impegnò subito in un ulteriore tentativo. Quanti altri le sarebbero serviti? Talvolta a scuola le erano occorsi giorni interi per padroneggiare un nuovo incanto; avrebbe anche potuto rimanere lì fino a quando non fosse scesa la sera, e non si sarebbe comunque data per vinta.
Concentrazione. Era lì, come un punto preciso appena dietro alla fronte, intorno ad essa si raccoglieva ogni sua intenzione. Doveva riuscire a canalizzare la propria magia affinché ne svelasse un'altra, in un sottile gioco di forze che era pronta a vincere.
I movimenti, di per sé semplici, le venivano ormai in automatico. Ciò nonostante, non perse di vista nemmeno un passaggio, esercitando un fermo controllo su ogni linea tracciata dal Larice. Come prima, il braccio era leggermente piegato all'altezza del gomito, la distanza era quella giusta perché potesse sfiorare agevolmente l'anello al momento opportuno. Sarebbe stato fin troppo semplice, in quel momento, cedere alla sottile tensione che può irrigidire i muscoli e compromettere la fluidità dei movimenti; ma il corpo di Jolene era rilassato, l'appoggio dei piedi stabile, le dita si incastonavano con precisione intorno all'impugnatura della bacchetta, in un modo che conosceva bene. Così, avrebbe potuto calibrare ogni movimento al meglio: dapprima la piccola circonferenza in senso orario, esattamente davanti all'anello, da cui il suo sguardo non si spostava. «Speciàlis» pronunciò mentre la punta della bacchetta si muoveva come il più preciso degli orologi. L'accento cadde fedelmente sulla A, e la voce di Jolene risuonò con chiarezza nell'ambiente silenzioso. Poi, senza che vi fosse una vera interruzione nella sequenza di azioni, andò a dare un leggero colpetto sull'anello. «Revèlio!» disse in contemporanea, accentando come da istruzioni la seconda sillaba. L'ambiente circostante, così facile da ignorare, era ormai del tutto sparito dalla sua attenzione. Tutto ciò su cui si permetteva di concentrarsi era l'anello, e la ferma volontà di conoscere la sua vera natura. Svelami i tuoi segreti.



Per l'apprendimento Jolene usa l'anello difensivo acquistato da Sinister.

In attesa del master.

 
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view post Posted on 16/2/2022, 00:44
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Il Fato

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Jolene non era più la timida Corvonero che aveva affrontato il suo percorso di crescita a Hogwarts tempo addietro. Il suo carattere si era plasmato nelle difficoltà e nelle soddisfazioni e, se un tempo le sarebbero occorsi giorni per padroneggiare un incantesimo, ad oggi poteva auspicare risultati soddisfacenti macerando molte meno ore. La determinazione era una caratteristica necessaria per le vittorie mentre le sconfitte qualcosa da mettere necessariamente in conto per raggiungerle; l’infermiera di Hogwarts si era apprestata ad un nuovo apprendimento dopo un lasso tempo che aveva rivestito le sue indiscutibili capacità magiche di una patina di ruggine.
Dunque le occorsero sette tentativi, durante i quali non si perse mai d’animo, prima di riuscire nel proprio intento. Dapprima una nebbiolina avvolse l’anello per una manciata di secondi, quindi dal rubino incastonato tra le ali argentate che componevano il gioiello scaturì una barriera rubiconda grande quanto un essere umano. La magia di cui l’oggetto acquistato da Magie Sinister era stato investito si rivelò alla strega: dopo alcuni secondi lo scudo magico sparì e l’anello tornò al suo aspetto originario, in apparenza scevro di qualsiasi stilla di magia. Qualora non lo avesse appreso dal negoziante, ora mediante l’incantesimo Jolene sapeva il potenziale dell’anello e la sua funzione non meramente ornamentale. Se lo avesse indossato e un mago o una strega le avessero scagliato un incantesimo, l’oggetto l’avrebbe difesa un’unica volta per poi spezzarsi, rendendosi inutilizzabile.

Incantesimo appreso, puoi inserirlo in scheda.
Jolene avrà solo consapevolezza che l'oggetto è effettivamente magico, ma non che si spezza dopo l'utilizzo (a meno che non sia stato un dipendente di Sinister a dirglielo). Qualsiasi cosa apprende attraverso la riuscita dell'incanto è la mera presenza di magia all'interno dell'oggetto, nient’altro.
 
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