Rimase delusa dalla testardaggine di Nieve, forse perché in tutto quel tempo, Thalia non era mai riuscita a vedere e apprezzare davvero la sua natura. Per certi versi, la Grifondoro aveva travisato le sue parole e ne era emersa un’offesa affatto intenzionale ai danni della biondina. Nonostante tutto, Thalia non si sentiva capace di contrastare l’idea che Nieve avrebbe avuto di Aiden da quella sera in poi, anche in considerazione del differente punto di vista sull’argomento. Per quanto le fosse risultato difficile parlare con l’Auror a tu per tu, da soli in uno spazio tanto grande come il Castello, ma incredibilmente ristretto e soffocante da un punto di vista prettamente emotivo, era quasi contenta di aver ceduto alle richieste dell’uomo, provando ad essere più aperta nei suoi confronti. Concedere seconde possibilità non era nelle sue corde e, al primo sgarro, chiunque avrebbe pagato lo scotto con la sua indifferenza. Aiden, però, era un caso particolare e quella specialità le fece incupire lo sguardo, mentre l’orecchio prestava ascolto alle parole dell’amica. Nieve aveva indubbiamente ragione e annuendo impercettibilmente, rispettando il suo spazio con un religioso silenzio, glielo fece intendere chiaramente.
«
La tua capacità di darti limiti è l’unica cosa che vi differenzia. Sono d’accordo.» rimbeccò tristemente, sfiorandosi la guancia con le dita «
E so anche che lui non è in grado di porsi dei limiti. Lo ha dimostrato… non solo ad Hogsmeade.» le concesse quel dettaglio in più per affermare una conoscenza più profonda di Aiden Weiss di quanto Nieve avesse preventivato. Forse lei lo conosceva da più tempo, ma per quanto la riguardava, Thalia aveva condiviso con Aiden aspetti della propria vita che mai avrebbe osato confidare a Nieve. Teneva troppo a lei per renderla partecipe di un fardello troppo pesante e si maledì di non potergliene parlare apertamente proprio in virtù di quell’innato senso di protezione nei suoi confronti. Il fatto che Aiden avesse osato attaccare verbalmente Nieve, un fatto di cui aveva ignorato l’esistenza sino a quel momento, le strinse lo stomaco in una morsa e sentì l’urgenza di alzarsi e correre da lui, soltanto per togliersi lo sfizio di schiaffeggiarlo come non era riuscita a fare nei momenti trascorsi insieme quella sera stessa. La rabbia che sentì montare mano a mano che il racconto di Nieve proseguiva si allineava al sentimento di repulsione provato nel bosco di Hogsmeade e quand’anche Nieve avesse provato a mitigarne gli effetti, la rossa avrebbe continuato a percepire in bocca il sapore del fiele. Avrebbe voluto aggiungere qualche insulto, ma così facendo avrebbe impedito all’amica di proseguire nel suo racconto; si ripromise di rimandare ad un momento successivo tutti i pensieri spiacevoli su quell’uomo, quando il nome di Niahndra comparve nella conversazione. Lo sguardo di Thalia si fissò in quello di Nieve, cercando disperatamente un appiglio. Come un fulmine a ciel sereno, la Tassorosso fu colpita da una sorta di epifania, in cui ogni dettaglio passato ebbe ben presto nuova collocazione e significato in quell’intricato quadro di avvenimenti. Ricordava con precisione, ora, l’intervento della Alistine all’ultima festa di fine anno, il suo sguardo truce e il senso di protezione che aveva percepito provenire da lei; ricordava la spinta sulla schiena esercitata dalle sue mani sicure mentre si allontanavano dal bancone in direzione degli spalti, prima della gara motociclistica e la sensazione che qualcosa di grave avesse contribuito a legare Niahndra a quell’Auror in apparenza tanto gentile e divertente. Fu come se, tutt’un tratto, non avesse avuto bisogno di chiedere spiegazioni alla Alistine, poiché le parole di Nieve apparivano ai suoi occhi come la verità assoluta e incontrovertibile. «
Non sono mai stata a casa sua.» mormorò dopo qualche istante, la voce arrochita e lo sguardo perso nel vuoto di fronte a sé «
E in un certo senso mi sento meglio a sapere che non sono l’unica.» e dicendolo, seppe di aver detto il vero. Nonostante tutto, sia Nieve sia Niahndra avevano un carattere così forte da farla ben sperare in una veloce ripresa di coscienza e di umore. La prima, seduta accanto a lei, aveva cercato in ogni modo di rassicurarla sulla totale assenza di colpevolezza da parte sua; l’altra, con cui aveva un rapporto limitato ma permeato da cieca fiducia, aveva ripreso a condurre la propria esistenza senza scomporsi affatto. Entrambe le avevano fornito un chiaro esempio di come, nonostante l’accaduto, fosse possibile tornare a respirare e ad aver fiducia nel prossimo. «
No, non l’avrei fatto... ma io non sono come lui.» e anche quella verità la sconvolse al punto da indurla a chiedersi se le sensazioni provate in presenza di Aiden avessero un valore effettivo. All’inizio di quella serata, nel scorgerlo nei pressi del portale di accesso, un brivido di paura l’aveva percorsa da capo a piedi; aveva temuto di trovarsi sola con lui, per il timore più che lecito che lui potesse pensare di poterle parlare. Poi, si era verificata la scena più assurda a cui avrebbe mai potuto assistere: un contesto quieto, ma allo stesso tempo teso, in cui nessuno dei due avrebbe potuto dire più di quanto non fosse socialmente accettabile; e quando il peso di quella tensione si era fatto opprimente, aveva sentito l’urgenza di fuggire via, lontano da lui e dal suo sguardo perennemente puntato su di lei. Si era sentita infastidita, violata nuovamente da quello sguardo insistente e non aveva potuto fare a meno di trascinare con sé Nieve in quel baratro personale fatto di oppressione e disperazione. Quand’anche fosse riuscita a superare la questione a modo proprio e in completa solitudine - com’era intenzionata a fare incamminandosi ai piani alti - Aiden l’aveva trovata e dopo il primo momento di scontro, una strana calma si era impossessata di lei. Tutti quei sentimenti e quelle emozioni discordanti si erano incontrate e scontrate più volte nel suo petto, ognuna espressa da un doloroso battito cardiaco accelerato. Lo sentiva martellare in gola quel cuore ferito e non poteva farci nulla se, guardando l’Auror negli occhi, l’unico desiderio onnipresente era stato quello di richiedere giustizia per il torto subìto. Le tornò alla mente il braccialetto di cui lui le aveva fatto dono e si chiese per la prima volta se, con quel gesto, lui non avesse voluto comprare il suo silenzio. Aveva cercato di fare lo stesso con Nieve e Niahndra? Se lo chiese, deglutendo a fatica. «
Ha scelto di giocare sporco perché è ben lontano dall’essere perfetto come vuole far credere.» concesse «
E quello che mi fa arrabbiare di più è che ha cominciato ad avere su di me un potere che nessuno ha mai avuto.» *
Nemmeno Mike.* «
E’ ovvio che se mai sarò un Auror mi terrò ben lontana dai suoi comportamenti. Non dovresti proprio metterlo in dubbio, Nì. Però...» e qui fece una pausa, consapevole di attirare su di sé l’attenzione dell’amica fidata. «
Vorrei che gli parlassi, almeno una volta. Se è vero che ha sbagliato con te e con Niahndra, forse la terza incomprensione potrebbe avergli fatto cambiare idea su queste cose. Mi capisci? Non voglio che lo perdoni, voglio che cerchi di capirlo.» le sorrise timidamente, incerta sulle conseguenze che quelle parole avrebbero prodotto su di lei. «
Puoi odiare qualcuno solo se capisci la ragione e l’origine di quell’odio… ma non farlo solo perché mi vuoi bene e sai quanto mi abbia ferita. Io me la caverò, in un modo o nell’altro, ci riesco sempre.»
Con le mani ad oscurarle parte del volto piegato dalla sofferenza al pensiero di Mike, in pieno contrasto con le parole cariche di sicurezza pronunciate poco prima, Thalia borbottò qualcosa di incomprensibile tra sé e sé. «
Non posso dirglielo.» ripeté sfinita, sbuffando e privandosi dell’aria all’interno dei polmoni «
Non posso perché per quanto Aiden possa avermi ferita, non potrei mai permettere a Mike di soffrire per causa mia.» e nel dirlo, i suoi occhi avrebbero cercato quelli di Nieve. Aveva bisogno di quello sguardo per trovare la forza di spiegare quel concetto profondo e forse incomprensibile alla Grifondoro. A differenza sua, Nieve non aveva mai sperimentato l’amore. Non poteva esserne certa, ma l’amica non aveva mai avuto una relazione stabile né aveva nutrito l’interesse che lei, per prima, aveva provato per Mike. «
Se gli dicessi di quel bacio, ne uscirebbe devastato.» proseguì, intrecciando le dita e poggiandovi il mento sopra. I gomiti puntellati sulle ginocchia le ammaccavano le ossa, ma era un prezzo congruo da pagare, almeno secondo il suo punto di vista. «
Quel bacio non ha significato niente per me. Se avesse un valore, uno qualunque, allora dovrei parlargliene, perché vorrebbe dire che qualcosa tra noi è cambiato. Però non è così. Io non ho smesso di...» soppesò con cura il verbo
amare, troppo importante per esser pronunciato alla leggera in un momento come quello «
...per me non è cambiato niente.» concluse frettolosamente, schiarendosi la voce. Un sorriso amaro si dipinse allora sul viso sofferente e con un ultimo sospiro, esalò un ulteriore pensiero: «
Mike non è violento, ma credo che se sapesse che cos’ha fatto Weiss, probabilmente lo sfiderebbe a duello. Credo… credo che lo farebbe.»
Fu con una sorta di gemito mascherato da un sospiro che, allora, si voltò verso Nieve «
Capisci? Non posso permettergli di farsi del male. Basta che mi sia fatta del male io, dando la mia fiducia ad Aiden Weiss, ma non posso proprio permettere a Mike di cacciarsi nei guai.» sorrise, questa volta più serena «
Credo di amarlo... al punto da non potergli permettere di rovinarsi per me così.»