Finalmente al caldo!, Privata

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view post Posted on 22/1/2019, 14:47
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Seth Collins
Grifondoro | 15 anniXwFHG5M "Live and let die"
Nonostante qualche piccola difficoltà Casey riuscì a gestire egregiamente gli undicenni nella Sala d’Ingresso. Era diventata prefetto da poco, ma si vedeva la sua voglia e determinazione nel voler ricoprire quel ruolo. Seth rimase completamente in silenzio mentre la ragazza stava cercando di raggruppare gli altri. Dopo qualche minuto partirono con un passo piuttosto spedito, attraversando l’enorme portone della Sala d’Ingresso. I due precedevano il gruppo di ragazzi per accompagnarli all’incantato villaggio di Hogsmeade, camminando in quella giornata grigia e fredda. La neve rendeva il tragitto più faticoso del previsto e già dopo qualche minuto, Seth desiderò di essere nell’accogliente locale ai Tre Manici di Scopa. La destinazione prefissata era ancora lontana ed il vento freddo impediva ai due di parlare tranquillamente durante il viaggio. Entrambi erano infatti costretti a coprirsi bene con le sciarpe della propria casata e lottare contro le interminabili raffiche di vento. Ogni tanto, viste le condizioni climatiche, Seth si voltava indietro per vedere se ci fossero ancora tutti gli altri studenti partiti insieme dal castello.

Giunti al villaggio i maghi e streghe del primo anno erano finalmente liberi di andarsene verso la loro attrazione preferita. Alcuni corsero con tutte le forze rimaste verso l’emporio degli scherzi di Zonko, altri invece da Mielandia alla ricerca di qualche buona caramella zuccherata. Nel giro di pochi minuti Seth e Casey rimasero da soli sulla strada principale del villaggio, che portava direttamente ai Tre Manici di Scopa. I due si guardarono per un attimo, dopo aver visto letteralmente scomparire gli altri studenti, e senza dire nulla, come se fosse bastato quello sguardo per capirsi, iniziarono a percorrere il tragitto verso il locale.

Seth spinse la porta del locale con tutta la forza e si sentì subito colpito dall’ondata di calore proveniente dall’interno. Tenendo la porta aperta anche per Casey, la fece accomodare all’interno, dove finalmente potevano togliersi i pesanti vestiti invernali e chiacchierare un po’. Seth notò che il locale era piuttosto affollato, cosa piuttosto comprensibile visto il freddo all’esterno. Mentre si stava sfilando la giacca invernale comprata lo scorso inverno, iniziò a cercare dei tavoli liberi per potersi sedere ed ordinare qualcosa. Altra gente stava già entrando nel locale e per non rimanere bloccati nella folla all’ingresso, Seth fece cenno a Casey per spostarsi e dirigersi verso la parte centrale della sala. Mentre si stavano muovendo ancora tutti congelati, Seth intravide un tavolo vuoto nell’angolo in fondo a destra. «Ho trovato un tavolo! Corro ad occuparlo!» disse all’amica e si diresse a passi rapidi verso il posto a sedere.

I due si accomodarono tranquillamente al tavolo ed iniziarono a cercare con lo sguardo un garzone per ordinare qualcosa. Tutti sembravano piuttosto indaffarati in quel momento, vista la mole di gente che continuava ad entrare. Seth aveva una voglia matta di un tè caldo per scaldarsi un po’, dopo però voleva sicuramente gustarsi la buonissima burrobirra di Madama Rosmerta.
«Eccoci, finalmente al caldo!» disse all’amica seduta di fronte a lui. «Io penso che prenderò un tè caldo, possibilmente al limone o ai frutti di bosco. Tu sai già cosa ordinare?» chiese a Casey, rendendosi subito conto di essere un po’ troppo frettoloso. Dopotutto si erano appena seduti e avevano tutto il tempo del mondo per ordinare qualcosa. Decise quindi di rilassarsi un po’, stendere le gambe e con un sorriso e un tono di voce tranquillo e rilassato disse «Allora, come ci si sente ad essere prefetti?»
Non voleva sembrare troppo pesante con le sue domande. Quello che desiderava era semplicemente chiacchierare un po’ con Casey, cercando di conoscerla meglio, scoprire qual era il suo carattere, quali le sue passioni, ma anche le sue paure e magari quello che odiava di più. Dopotutto era questo che facevano tipicamente due amici durante un pomeriggio di svago in un locale. Così si mise di nuovo composto sulla sedia, appoggiando i gomiti sul tavolo ed incrociando le dita delle mani sotto il mento. Guardò la ragazza negli occhi con un mezzo sorriso e attese la sua risposta.



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Edited by Seth Collins - 23/1/2019, 00:09
 
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CASEY BELL
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Descrivere le sensazioni provate in quel momento sarebbe stato piuttosto arduo per KC. Una mandria di ragazzini impazziti all'idea di andare ad Hogsmeade le stava alle calcagna, e lei avrebbe dovuto tenere tutto sotto controllo. «Bene, signori» disse una volta arrivati nella piazzetta centrale «se vi vedo tornare con delle buste di Safarà o con delle caccabombe vi giuro che questa sarà prima ed ultima volta che vedrete Hogsmeade. Fino all'ultimo anno». Non era poi così credibile, data la sua espressione insieme ironica e bonaria. Licenziati gli studenti, Casey si voltò verso Seth e lo seguì ai Tre Manici. Entrata all'interno del locale tirò un profondo sospiro di sollievo nel percepire le sue estremità finalmente scongelarsi. Il buon profumino che proveniva dalle cucine, la melodia di sottofondo di un whistle accompagnato dal ritmo di un bodhran e dalla caciara generale la fecero sentire subito più rilassata. Si sfilò la grossa giacca nera mentre il compagno le faceva cenno di raggiungerla all'unico tavolo libero della sala. Finalmente seduti, KC buttò all'indietro la testa e digrignò: «Dio, grazie! Non ce la facevo più. Credo che prenderò una Burrobirra e delle patatine. Sto morendo di fame». Diede uno sguardo veloce al menù per poi farlo ricadere sul legno massiccio del tavolo, una sola occhiata con cui notò la bella impaginazione e le perfette inquadrature che ritraevano le pietanze. *Accidenti a me* pensò *dovevo pensarci per il Testa di Porco. Maledetta concorrenza*. Fantasticò subito su come stilizzare la faccia di Aberforth in una possibile copertina, magari mentre assaggiava deliziato la zuppa di frattaglie tipica della loro cucina, ma poi concluse che molto probabilmente il caro e vecchio Silente si sarebbe beccato più insulti che clienti.
«Ti dirò, Seth: non è così fantastico come sembra» gli puntò un dito contro facendo ciondolare la testa alla Jack Sparrow «anzi, fa proprio cacare. Ma in compenso posso venire qui quando voglio e gironzolare di notte per il castello» il che lo faceva diventare un buon compromesso. Scarrozzare ragazzini qua e là a prendere zucchero filato da Mielandia o fuochi d'artificio da Zonko veniva ampiamente ripagato dal terrore negli occhi dei primini quando la incrociavano nei corridoi e da tanti altri privilegi, come l'accesso al bagno dei Prefetti, in cui, aveva giurato a se stessa sin dal primo giorno, non avrebbe mai osato farsi una vasca. Ad ogni modo non le andava benissimo l'idea di diventare quel tipo di Prefetto. Non voleva dare ordini a nessuno - per Dio, sapeva quanto fosse fastidioso! - e voleva viversi la sua permanenza ad Hogwarts in pace assieme a tutti gli altri suoi compagni.
«Ti confesserò una cosa» aggiunse poi con tono più serio «non mi aspettavo scegliessero me. Ho sempre creduto che fosse Caleb la loro prima scelta». Avrebbe atteso nell'espressione e nelle parole di Seth la conferma di non esser stata solo lei ad avere quel pensiero. Poi gli avrebbe detto: «Ma ti prego, non parliamo di spille e cose varie, please. Tu piuttosto come te la passi?»


Possiamo ordinare? :fru:
 
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Seth Collins
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Casey evidentemente non era troppo entusiasta del suo ruolo da prefetto, infatti dalle sue parole Seth comprese ancora meglio il carattere vivace e avventuroso della ragazza. Quest’impressione gli era apparsa nella mente sin dal loro primo incontro nella Sala Comune di Grifondoro, quando riuscì a rallegrare un noioso pomeriggio con un stravagante progetto di gruppo. Seth fece un sorriso, quando Casey apparve divertita per il suo compito da prefetto, che le permetteva di girare per il castello nelle ore notturne. Subito dopo, quando la ragazza menzionò Caleb, Seth si ritrovò un po’ in imbarazzo. Non sapeva cosa dire riguardo alla scelta dei prefetti, non sapendo nemmeno come venissero scelti dal personale scolastico.
«Sinceramente non saprei… Eravate alla pari secondo me, avranno scelto quella più determinata, chissà». Disse con un sorriso leggermente imbarazzato. Seth non voleva certamente proseguire con il discorso, visto che Casey stessa aveva manifestato il suo desiderio di cambiare argomento. Così il giovane colse al volo la domanda della ragazza per parlare d’altro.
«Mah, sto passando un periodo piuttosto deprimente…» disse con un tono triste. «Sono sicuro che passerà però» continuò subito dopo, sforzandosi a formare un sorriso quanto più convincente possibile. Non voleva appesantire quella situazione tranquilla con i suoi problemi, dopotutto conosceva appena la ragazza e non se la sentiva ancora di condividere le sue preoccupazioni e paure. «Tutto quello che mi interessa adesso è una buona burrobirra media!» Disse allegro qualche secondo dopo, cercando il consenso della ragazza di fronte a lui. La voglia del tè era ormai un lontano ricordo nella mente di Seth, venutagli principalmente per il terribile freddo provato nel viaggio verso Hogsmeade.

Seth avrebbe atteso la risposta della ragazza alle sue parole per poi continuare con il suo discorso, come se avesse trovato improvvisamente un po’ di coraggio per parlare del suo stato d’animo. O forse le sue preoccupazioni erano talmente forti da non poterle più nascondere dentro di se.
«Forse mi manca qualche bell’avventura. E’ da mesi che nel castello non mi succede nulla di particolarmente emozionante. Solamente lezioni e compiti, la solita routine, insomma.» Avrebbe detto abbassando lo sguardo verso il tavolo, iniziando a strofinare il bordo con il pollice. Seth probabilmente voleva semplicemente uscire da questa routine, ma non sapeva in che modo poteva rendere la permanenza ad Hogwarts più allegra. Non conosceva bene Casey, ma aveva sentito diverse voci delle sue avventure ad Hogwarts. Magari lei poteva aiutarlo, magri poteva proporli qualche avventura, magari potevano progettare un’uscita notturna alla ricerca di qualche passaggio segreto o di altri misteri del castello. Seth in quel momento si sentì in imbarazzo per aver esposto il suo problema, ma ormai la frittata era fatta e poteva solamente aspettare la risposta della ragazza.


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Juliet Little

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Nell'attesa di uno sguardo che arrivi anche in ritardo. Quante volte questo tempo ci ha rubato un ricordo







Per poco un piatto non sarebbe sfuggito alla sua presa. Sembrava che quel giorno al posto delle mani avesse dei burri. Forse era così perché si sentiva in colpa. In colpa per aver lasciato Madama Piediburro con le braghe in tela nonostante fosse stata l'unica ad aver capito cosa passasse per la testa della ragazzina. Non era colpa degli ormoni come molti cercavano di ipotizzare. Lei invece aveva capito che il suo malessere e la voglia di cambiare la prospettiva della vita provenisse da qualcosa di più profondo che molti non avrebbero retto. Non le aveva fatto favoritismi ma cercava sempre di tirarle su il morale senza però esagerare lasciandole i suoi tempi e i suoi spazi.
E come la ripaga? Lasciandola da sola e chiedere di lavorare ai Tre Manici di Scopa. Ma non le aveva fatto scenate. Anzi le aveva consigliato lei stessa di prendersi una pausa e ricercare la strada giusta per lei e così le aveva augurato il meglio.
Ora era lì a cercare di trovare se stessa.
Quel pub era anche un luogo ideale per i pettegolezzi. Forse riusciva ad intercettare qualcosa o evento legato al suo cognome. Il silenzio dei suoi genitori e gli indizi nascosti tra le righe della gemella le faceva supporre che non fosse nata babbana come pensava.

«Benven...» la voce le si sarebbe spezzata mentre entrava un cliente che non vedeva da tanto tempo. Il destino volle farle cadere definitivamente a terra un piatto che reggeva in mano e lo stesso le sarebbe sfuggito alla presa mentre il frastuono nel silenzio del locale si faceva sentire come un'eco e ricopriva la sua voce che quasi si spense sulle ultime sillabe pronunciate «...uti» Sì sarebbe girata per ricomporsi e per prendere, sempre con la schiena voltata nella direzione dei nuovi arrivati, la bacchetta per riparare il danno. *Colpa sua! Non mia* Sì sarebbe trovata a pensare ancora scossa dalla visione mentre i pezzi del piatto tornavano al loro posto come se non fosse successo nulla. Sempre di spalle poi si sarebbe sistemata il grembiule. Doveva dare una certa buona impressione ai clienti de voleva ottenere il posto. Con il taccuino in mano prese a muoversi verso i ragazzi. Man mano che si avvicinava il cuore si faceva più pesante e per poco non fece dietrofront lasciando quella incombenza al titolare o all'altra ragazza. *Colpa sua!* si sarebbe ripetuta a mente la ragazza cercando di trovare il coraggio. Ma non fece niente di tutto ciò. Se doveva affrontare i fantasmi del passato l'avrebbe fatto a testa alta senza piegarsi alle emozioni.

Doveva essere padrona di se stessa

Si sarebbe vestita della sua migliore espressione nonostante sapesse che gli occhi, i suoi occhi erano così espressivi, avrebbero parlato al posto suo.
«Buongiorno. Miss Bell complimenti per la Spilla. Sapevo che gli sforzi sarebbero stati notati» avrebbe detto con sincerità. Avrebbe evitato lo sguardo del ragazzo con la ragazza per paura di esplodere.

*Che faccia tosta a ripresentarsi così di punto in bianco*

«Allora avete deciso cosa ordinare?» Anche se parlava a tutti due il suo sguardo sarebbe stato rivolto alla sua compagna Casey, soltanto a lei e sul taccuino su cui avrebbe segnato le pietanze che i due avrebbero ordinato.
Il ragazzo non sarebbe stato degno delle sue attenzioni...



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Edited by Juliet Little - 31/1/2019, 16:08
 
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Interrompendo improvvisamente la conversazione tra Seth e Casey, arrivò, quasi dal nulla, una ragazza con il grembiule e un taccuino in mano. Seth nel primo istante non si accorse nemmeno della sua presenza, ma quando la ragazza catturò l’attenzione di Casey, lui si voltò per vedere chi fosse.
”Non ci posso credere è Juliet!” Il pensiero lo scosse a tal punto da rimanere immobile con lo sguardo fisso su di lei mentre si stava complimentando con Casey per la sua recente promozione. In quel momento si sentiva in un leggero imbarazzo, perché sapeva di dover fare qualcosa. Tolse immediatamente lo sguardo da Juliet per non rischiare di ritrovarsi con quella stupida espressione, se la ragazza si fosse improvvisamente voltata verso di lui. Quando Juliet finì di parlare con Casey, chiedendo ad entrambi cosa avrebbero ordinato, Seth cercò di tirare fuori un po’ di entusiasmo e disse:
«Juliet! Da quanto tempo!» L’imbarazzo pervase il ragazzo all’improvviso, ma non ne capiva il motivo. Dopotutto proprio in quel locale i due avevano ballato insieme alla festa di Halloween, quindi potevano, almeno secondo Seth, ritenersi degli amici. Voleva alzarsi e salutarla con una stretta di mano e magari da vicino avrebbero potuto scambiarsi un due parole in tutto quel chiassò circostante. L’imbarazzo però lo legò strettamente alla sedia di legno sulla quale sedeva. Fortunatamente non arrossì, ma rimase fermo a guardare Juliet in attesa di una risposta per poi aggiungere:
«Vedo che voi due vi conoscete già comunque» sorrise, cercando di levarsi di dosso quello strano stato d’animo, che lo pervase all’arrivo di Juliet.


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«Determinata...» ripeté fra sé e sé. Non ci aveva mai pensato. Caleb era determinato. Forse più nel fare i compiti, ma lo era. Magari non aveva un carattere così esuberante come il suo, ecco, anche se quella volta al terzo piano con Pix era riuscito a scombinarle tutte le carte in tavola. Improvvisamente le balenò in mente la sua vicenda con lo specchio al ballo, ed in particolare una frase pronunziata dal suo riflesso: «come può un essere umano che pretende così tanto da sé vivere senza un obiettivo?». Deglutì, con lo sguardo perso nel vuoto e la bocca dello stomaco che cominciava ad irritarsi. «Ma non fraintendermi. Mi faccio carico di questo compito con piacere, sento di doverlo. Soprattutto...» lo guardò un attimo negli occhi con un'espressione un po' dolorante e incerta «dopo quel che è accaduto». Si riferiva chiaramente alla battaglia di sei mesi addietro, ma dirlo con chiarezza ed evocare nuovamente quelle immagini le veniva assai difficile. In più non aveva idea di dove fosse stato Seth in quel frangente e, percependosi scivolare al solito nel malumore, concordò con se stessa che una mera allusione alla faccenda fosse più che sufficiente. Ascoltò dunque il compagno parlarle di quel «periodo piuttosto deprimente» con aria conturbata e percepì un velo di imbarazzo scendere nella discussione, forse perché lui non era del tutto convinto di volerne parlare proprio con lei. E KC non si sarebbe fatta problemi ad assecondare il suo non-volere. Gli sorrise divertita per il suo improvviso sbalzo di umore e annuì all'idea della burrobirra. Estrasse una sigaretta dal pacchettino che aveva nella tasca del giubbotto e disse: «Ti prego, dimmi che qui si può fumare». Mentre cercava l'accendino e una cameriera a cui porre la stessa domanda, Seth si schiarì la gola e mise una parentesi in più all'interno del suo discorso. «Hey! Io sono un Prefetto. Non ti posso incoraggiare ad andare in giro di notte» disse in tono serio facendo oscillare la sigaretta da un'angolo della sua bocca. In realtà era piuttosto divertita da quella faccenda e cominciò a passare in rassegna tutte le cazzate da poter fare in giro «e nemmeno suggerirti di mettere una puntina sulla sedia di Midnight in classe o di infilarti nell'ufficio di Gazza per rovistare fra gli oggetti che ha confiscato». Rise. In realtà quelle potevano essere delle trovate davvero divertenti e chissà se il compagno le avrebbe prese sul serio in considerazione. «Ma non farci perdere punti» gli puntò il dito contro con aria fintamente minacciosa. «Se cerchi un po' di brivido datti Volo e fai le selezioni per il Quidditch. Io sarò lì».
Crash. Qualcosa alle sue spalle si frantumò al suolo. Non aveva sentito la voce di Juliet, presa com'era dalla sorpresa che le aveva fatto Seth con quel discorso. Si voltò e le rivolse un allegro saluto: «Hey, Juliet! Ma non lavoravi dal Madama tu?». Tuttavia la concasata la ricambiò in maniera del tutto inaspettata, tanto che la sigarettina le cadde dalla bocca. «Miss Bell?» disse guardandola quasi con aria spaventata «Fai sul serio? Dormiamo praticamente l'una di fronte all'altra. Oh Signur...». Poggiò i gomiti sul tavolo e si mise le mani fra i capelli. Cos'erano quelli? Gli effetti collaterali del diventare Prefetto? Nonostante tutto la ringraziò per i complimenti. Fece una gran fatica a non notare gli occhi rabbiosi di Juliet puntati addosso, e le ci volle un attimo per capire che tale violenza espressiva in realtà non era dedicata a lei. Percepiva qualcosa nell'aria, qualcosa di veramente tagliente, pari all'improvviso desiderio di morte che l'afflisse nel sentirsi il terzo incomodo. Squadrò i due con attenzione e cautela coprendosi la bocca con la mano: lei lo ignorava, lui invece ne cercava lo sguardo. "Qui gatta ci cova" pensò. «Ehm...» disse d'un tratto leggermente intimorita dalla possibilità di finire in mezzo a una lite e di beccarsi un piatto in testa «io direi due burrobirre, se per te va bene, Seth... e delle patatine. Grazie, Juliet».


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view post Posted on 3/2/2019, 12:46
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Seth Collins
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Seth rimase un po’ sorpreso dalla domanda di Casey riguardo la possibilità di poter fumare nel locale. Non si aspettava, che una ragazza quattordicenne fumasse. Era un prefetto dopotutto, doveva anche dare il buon esempio agli altri. D’altra parte, diversi suoi coetanei del mondo babbano fumavano regolarmente già da qualche anno, sopratutto nelle spensierate giornate estive. Seth si era quindi abituato ad accettare questo vizio, ma provava ancora un po’ di paura nei confronti del fumo e dalla dipendenza che provoca. “Se mi offre una sigaretta che faccio?” Pensò mentre alzava le spalle per manifestare la sua ignoranza in merito alla possibilità di fumare o meno nel locale. Non aveva mai provato a tenere una sigaretta in mano e tantomeno a fumarla. Se avesse accettato la possibile offerta della ragazza, sarebbe indubbiamente parso un idiota a non saperla nemmeno accendere. Cercando di scacciare questo pensiero dalla sua testa, ignorò completamente l’argomento, distogliendo lo sguardo da Casey.
«Incoraggiarmi di andare in giro di notte?» Disse alzando leggermente la voce per mostrare il suo stupore nei confronti dell’affermazione. «Ho mica detto questo?» Continuò sorridendo, cercando di farle intendere, che stava pensando esattamente a quel genere di avventure. Ma la ragazza sembrava seriamente intenzionata a proibirli questo tipo di attività. Probabilmente i punti della Coppa delle Case ed il suo nuovo ruolo da prefetto le impedivano seriamente di incoraggiare queste bravate. Seth rimase quindi un po’ deluso dalla sua risposta, perché non voleva certamente andare a giocare a Quidditch per divertirsi. Quello lo facevano già tutti, o almeno tutti quelli bravi a farlo, ma era talmente scontata come cosa, da non suscitare chissà che interesse in lui. Seth odiava le mode ed il Quidditch a scuola lo era a tutto gli effetti. Il giocatore di Quidditch era visto come un fenomeno e tutti andavano matti per quello sport, ragazze comprese. Odiava principalmente il fatto, che molti di loro adoravano quello sport non perché fosse effettivamente interessante, ma perché era talmente popolare da non poter essere evitato. Come se non ci fosse nulla di meglio da fare che giocare a Quidditch. “Potevano almeno inventarsi qualche altro sport oltre a quello” Pensava spesso, mentre sentiva parlare costantemente di Quidditch nei corridoi, nelle aule, in giardino, ovunque. “I babbani hanno veramente numerosi sport popolari e nelle scuole si gioca un po’ di tutto”.
«Beh ecco… il Quidditch non è che mi interessi molto» disse con un tono indifferente «alle lezioni di volo non ero male, ma sinceramente non mi interessa più di tanto. Non sarebbe meglio volare e basta? Mi piacerebbe poter fare dei giretti con la scopa, anche ogni giorno nei dintorni della scuola»
In quel momento li tornò in mente la strana affermazione datagli dalla ragazza qualche attimo prima, riguardo qualcosa successo tempo fa. Qualcosa che avrebbe rafforzato il desiderio della ragazza di diventare un prefetto. Seth non sapeva se riprendere l’argomento volutamente abbandonato poco prima, ma ricordandosi della reazione della ragazza a quell’affermazione non potè trattenersi.
«Cos’è che è accaduto che ti ha fatto cambiare idea sul ruolo d prefetto?» Disse incuriosito «Non serve rispondermi se non ti va di parlarne» aggiunse in fretta per non mettere la ragazza a disagio. «Mi ha incuriosito la tua reazione dopo che me l’hai detto prima, tutto qui» concluse cercando stamparsi in faccia un’espressione confortevole.
Dopo aver salutato Juliet, Seth annuì all’ordinazione fatta da Casey. Una burrobirra era esattamente quello che desiderava in quel momento per immergersi ancora meglio in quella chiacchierata sempre più interessante. Percepiva qualcosa di strano nell’aria, come se ci fosse un filo di tensione tra i tre, nata quando Juliet arrivò al tavolo. Non ne capiva il motivo, anzi, non voleva nemmeno capirlo, perché semplicemente nella sua mente spensierata non c’era niente da capire.


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Juliet Little

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Before you put your arms 'round me
Swept the world beneath my feet[...]
That was' til you came my way
And you said "hola, hola"








Entrambi erano fin troppo giovani per rendersi conto di cosa stava accadendo in quella situazione, ma Seth riusciva a sentire perfettamente che c'era una sorta di feeling tra i due |
Un sospiro le sarebbe uscito dalle labbra mentre guardava quella mano che teneva la sua: non era la prima volta che toccava una mano. Ma quella sera sentiva qualcosa che forse non aveva sentito le altre volte: le trasmetteva un senso di protezione[...]Un piacere quasi arrendevole |


VsMpeIC



La voce di lui spazzó in un attimo quello che si era creato nella sua testa. Lo avrebbe spazzato come se quella sua immagine le si fosse presentata dinanzi e come per prenderla in giro si fosse spezzata come uno specchio. Uno specchio che si frantumava in mille pezzi. Si era portata addosso per tutto quel tempo senza risentirne il peso e lui, con nonchalance, cambia le carte in tavolo facendole pesare quello che aveva vissuto con lui, come se il dolore, nascosto per tutto quel tempo, si facesse sentire più forte e più maligno.
Si sarebbe sentita piccola e piena di ferite.
Le aveva ricucite con il tempo e ora, per colpa sua, stavano cominciando a sanguinare.
Ma non si sarebbe piegata alle emozioni sapendo che l'avrebbero di certo distrutta.
Non sarebbe successo in quel momento.
Si sarebbe vestita della miglior corazza per nascondere tutto quello che stava riaffiorando da quell'incontro.
Cercò quasi conforto nello sguardo di Casey. Di certo avrebbe compreso che c'era qualcosa che non andava per quanto fosse intelligente e con un acume da invidia.
Si sarebbe calmata cercando lo sguardo di lei, quasi ricercandolo come se fosse un balsamo che potesse in qualche modo lenire quelle ferite. Avrebbe preso in mano la situazione in modo che la stessa non degenerasse per un suo problema. Poi di due ragazzi erano insieme e lei era solo una pedina insignificante in una scacchiera più grande di lei.
Avrebbe fatto soltanto da sfondo.

«Non è vietato fumare» avrebbe detto rivolgendosi alla ragazza quasi con un sorriso amichevole per smorzare i molti non detti.
«Qui sono una cameriera e devo trattare con riguardo i clienti, Miss Bell» avrebbe detto rimarcando su quell'appellativo che sembrava odiare.
Poi visto che il cliente era considerato sacro e per non incappare nell'ira del proprietario che l'aveva assunta da poco, avrebbe alzato lo sguardo sul ragazzo senza che lo stesso, però, sfiorasse il suo. I suoi occhi si sarebbero fissati su qualcosa che si trovava sulla spalla di lui.
*Occhio non vede, cuore non duole* come diceva il saggio.
«Tanto tempo»
Avrebbe detto senza usare toni particolari. Come faceva presagire fin dall'inizio: capitolo di vita chiuso.
O quasi, visto che le faceva ancora quell'effetto.
Sarebbe poi ritornata a fissare Casey:
«Avevo voglia di cambiare» avrebbe detto. Una mezza verità che nascondeva qualcosa di più profondo. Avrebbe scritto ciò che loro due volevano: «Due burrobirre e delle patatine. Quelle te le offro io Casey per il traguardo. Comunque a che gusto le volete? Abbiamo un'infinità di gusti: dalla classica alla menta. E le patatine? Grandi, medie o piccole?» avrebbe detto sorridendo in direzione della ragazza con un sorriso che ora sembrava sincero e riconoscente. In quello sguardo che la stessa le aveva lanciato, così curioso, aveva percepito qualcosa che poteva farle sperare di più nelle scelte che aveva fatto.
Si sarebbe allontanata con passi quasi pesanti. C'era stato un momento in cui lei avrebbe voluto picchiarlo.
Ma cosa ne sarebbe stato di lei?
Sarebbe rimasta vuota come un guscio e senza quel dolore che provava sarebbe annegata nella nebbia...




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Edited by Juliet Little - 3/2/2019, 15:58
 
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Rimessasi la sigaretta fra le labbra, KC guardò divertita il suo compagno. In qualche modo si erano intesi: lei non poteva manifestamente incoraggiarlo a fare qualche monelleria anche innocua; le bastò strizzargli l'occhio per sigillare quel chiarimento. Detto fatto, aveva appena cominciato a riflettere su come poter eludere certe regole. «Oh, bene!» si rallegrò per la buona notizia data da Juliet e porse il pacchetto a Seth «vuoi?». Distrattamente, mentre si accendeva con difficoltà la sigarettina, sbuffando per l'accendino semi-scarico, si rivolse nuovamente alla ragazzina: «Grazie mille per le patatine. Ti prometto che non lo dirò a nessuno se mi chiami Casey anche qui! Comunque prenderò una burrobirra semplice, niente aromi per me. E delle patatine grandi, se Seth ne vuole un po'». Riuscita finalmente nel suo intento, un rigagnolo di fumo fuoriuscì dalle sue labbra diffondendosi in strati più ampi sopra le loro teste. Non era passato inosservato il modo in cui i due concasati avevano preso parte a quella scenetta. Era innanzitutto sicura che si conoscessero, e avrebbe detto che si conoscessero anche molto bene se si fosse concentrata solo sulla reazione di Juliet. Seth infatti sembrava esser caduto dal pero per l'indifferenza ostentata da quest'ultima, al che la risposta le si manifestò di fronte agli occhi in tutta la sua chiarezza. Con un sorrisetto divertito, non appena la garzona se ne andò a prendere le patatine e le burrobirre, KC si avvicinò di qualche centimetro al ragazzo e gli disse, certa dell'eloquenza dei fatti e non senza un pizzico di ironia: «Secondo me lei se la farebbe un'"avventura" con te». Mimò le due virgolette, in modo tale da esser sicura che egli capisse lo scherzetto, il quale però, almeno a parer suo, sembrava avere - o aver avuto in passato - un fondo di verità. Mentre faceva finta di aspirare boccate di fumo - non aveva ancora imparato, e anzi quella sigaretta non sarebbe mai stata accesa se non ci fosse stato qualcuno a cui farla vedere - rifletté con indiscussa serietà sul pensiero del compagno. L'argomento Quidditch in effetti era un po' delicato, considerando che si trattava di un esperienza che non aveva ancora vissuto. Non aveva idea di cosa volesse dire "fare gioco di squadra" - le corbellerie fatte in duo con Caleb non contavano - né allenarsi più e più volte a settimana fino allo sfiancamento per fare delle partite di fronte a centinaia di studenti. Probabilmente si era sempre lasciata prendere dall'entusiasmo e dalla novità di uno sport in groppa a scope volanti e non aveva mai riflettuto sui veri sforzi che questo poteva richiedere. «Sarò franca, Seth» disse «non ti so dire se il Quidditch mi faccia impazzire. Ad ogni modo mi da la possibilità di salire sulla scopa, cosa che altrimenti non potrei fare tanto facilmente. Immaginati la faccia di Channing o di Midnight se un giorno venissi in classe senza aver fatto i compiti perché mi sono fatta un giretto sulla scopa invece di studiare. Almeno così ho la scusa degli allenamenti». Non era così certa che funzionasse in quel modo, ma sarebbe stata un'ottima distrazione dai pensieri che le dava Difesa. «E poi» aggiunse sghignazzando «se mi prendessero come battitrice potrei brandire una mazza e sfogarmi legalmente sulle persone». Era fatta così: lì dove c'era la possibilità di fare una battuta, la coglieva senza porsi alcuna domanda, senza chiedersi se potesse essere indiscreta per il suo ascoltatore o se questo la prendesse troppo sul serio - chiaramente sapeva che la mazza non le sarebbe servita per colpire gli avversari, tsé. Lei non lo faceva mai, anzi, di momento in momento era il suo umore ballerino a decidere a cosa dare importanza e a cosa no. Di certo non era sua intenzione offendere qualcuno, e semmai fosse successo se ne sarebbe accorta in ritardo.
Come un fulmine a ciel sereno, la domanda di Seth spazzò via improvvisamente l'allegria che la grifetta aveva tentato di seminare in quel pomeriggio uggioso. Casey rimase immobile, con lo sguardo fisso sul filo di fumo emanato dal tabacco acceso, mentre un peso le si ristabiliva ancora una volta sullo stomaco. Com'era possibile che non l'avesse capito? Com'era possibile anche solo che non ne avesse sentito parlare dopo il ballo commemorativo di Natale? «Dov'eri giugno scorso, Seth?» disse. Un tono malcelato di tensione avrebbe potuto farglielo palesare come un rimprovero, anche se non era così. Gli occhi le erano diventati lucidi e contorcendo il volto in un'espressione fin troppo seria puntava a celarglielo. Avrebbe dovuto descrivergli tutto? Anzi, avrebbe potuto solo descrivergli i momenti passati in Sala Comune. Quel «dov'eri» forse era più diretto a se stessa che a lui.
 
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Seth Collins
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Era successo, Casey gli aveva offerto una sigaretta. ”Che faccio? La prendo?” Doveva decidere in fretta, lei era lì, pronta con il pacchetto di sigarette in mano e il braccio teso verso di lui. Si sentiva in imbarazzo e non riuscendo a pronunciare parola, scosse il capo in segno di negazione. Subito dopo si allacciò all’ordinazione ancora in corso, in modo da evitare quella situazione per lui imbarazzante.
«Anche per me una burrobirra semplice andrà bene... e sì, mangerò volentieri anche qualche patatina» disse rivolgendosi prima a Casey e successivamente a Juliet, notando ancora di più lo strano comportamento di quest’ultima nei suoi confronti. Non lo aveva minimamente calcolato, anche dopo il suo intervento. La mente di Seth iniziò ad elaborare quella strana situazione ad una velocità incredibile. In un attimo pensieri, ricordi, discorsi li passarono per la testa. In tutto questo la risposta a quella insolita atmosfera tra lui e Juliet era ancora lontana, molto lontana.
Un attimo dopo si ritrovò catapultato nella realtà, seduto lì di fronte a Casey mentre Juliet se ne stava andando. Scosse leggermente il capo per riprendere coscienza e dimenticare quanto successo. Non voleva certamente rovinarsi il pomeriggio con questi pensieri e preoccupazioni, ma inaspettatamente Casey si avvicinò per punzecchiarlo un po’ sull’argomento. Seth non se lo aspettava e rimase decisamente sorpreso da quel commento. Probabilmente lei aveva visto qualcosa al di fuori dalla comprensione del ragazzo. Sembrava infatti, che conoscesse bene Juliet e forse sapeva il motivo di quel suo insolito comportamento.
«Dici? Mah, non saprei, non mi ha nemmeno guardato in faccia» disse con aria indifferente, cercando di nascondere la sua curiosità. Voleva sapere cosa ne pensava Casey a riguardo, ma non avrebbe mai osato chiedere una cosa del genere. Non mentre era seduto con lei a godersi un pomeriggio tranquillo. I pettegolezzi del genere erano spesso l’argomento preferito delle ragazze, ma forse Casey aveva semplicemente intenzione di stuzzicarlo un po’ per divertimento. Dopotutto un pizzico di ironia riusciva ad essere molto efficace per rallegrare diverse situazioni imbarazzanti.
Rimanendo un po’ stordito da quanto successo, deciso però di non voler proseguire sull’argomento, ritornò rapidamente sul discorso Quidditch rimasto in sospeso.
«Certo, un ottima scusa per poter volare un po’. Ma non saprei, tutta quella serietà con gli allenamenti, il gioco di squadra, gli schemi...» Era chiaro che lo sport non lo convinceva affatto, pur essendo consapevole di non aver mai provato a giocarci. Sapeva che probabilmente una volta trovatosi in aria tra l’eccitazione del pubblico, la tensione della partita e l’atmosfera in generale si sarebbe sentito euforico pure lui. Tutto questo però non bastava per portarlo ad aggiungere il suo nome tra gli iscritti ai provini della squadra di Grifondoro.
«Magari come sfogo ci potrebbe anche stare. Come dici tu, per dare una bella svegliata a qualcuno con un bel bolide. In molti se lo meriterebbero sicuramente» disse con un leggero sorriso sulle labbra, pensando all’idiota incontrato nel corridoio del secondo piano, che gli aveva fatto cadere tutti i libri, uscendo improvvisamente dalla classe.

La semplice domanda di Seth scaturì un’espressione piuttosto cupa sulla faccia di Casey, aumentando così la curiosità del ragazzo sull’argomento. Era evidentemente successo qualcosa di spiacevole, perché guardando Casey, Seth percepì a grandi linee cosa stava succedendo nella testa della ragazza. In quel momento stava probabilmente ripercorrendo mentalmente qualche brutto ricordo, qualcosa di abbastanza recente e quindi ancora parecchio vivo nella sua mente. Poi tutto d’un tratto Casey riprese coscienza ed illuminò la scarsa memoria del ragazzo. ”Certo, come ho fatto a dimenticare”.. La ragazza si riferiva chiaramente alla battaglia di Hogwarts dello scorso giugno. Seth non era presente, quindi, oltre a sentire qualche chiacchiericcio per il castello, non sapeva cos’era successo esattamente. Dall’espressione della ragazza capì che forse era meglio evitare l’argomento. Dopotutto, per l’ennesima volta, si erano incontrati per passare un pomeriggio allegro, non per rivivere spiacevoli vecchi ricordi. ”Magari però vorrebbe parlarne, per sollevarsi di qualche peso o semplicemente per sfogarsi sull’argomento” penso tra se e se, rispondendo subito dopo con tono serio, cercando di catturare lo sguardo della ragazza.
«Ah, certo… la battaglia… Scusami, dovevo ricordarmelo. Come non detto, non volevo tirare l’argomento in ballo, quindi se non ti va di parlarne… non c’è nessun problema…» disse cercando di far intendere alla ragazza, che l’avrebbe ascoltata in caso sentisse il bisogno di discutere riguardo quella vicenda.


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Molti luoghi ha la tua anima, ivi alberga natura magnanima. Di coraggio e lealtà fanne bandiera, di Grifondoro potrai essere fiera!

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Juliet Little

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Before you put your arms 'round me
Swept the world beneath my feet[...]
That was' til you came my way
And you said "hola, hola"








Si sarebbe allontana con passo di marcia dal loro tavolo. Il cuore era in tumulto perché mille ricordi e mille emozioni, anche contrastanti, avevano scavato nel profondo e aperto vecchie ferite che lei aveva cercato di rimarginare. Ma quell'incontro e solo uno scambio di cortesia avevano riaperto quelle ferite. O forse era stata solo a pensare che forse potesse funzionare tra loro e che si era poi fatta film mentali. Con la sua assenza aveva cercato di non pensarci e di andare avanti, nonostante tutto. Era cambiata, forse in peggio, visto che ora stava ricercando la se stessa in luoghi che non erano consoni ad una signorina di buona famiglia come lei. Ma era stufa di dovetmr fare delle scelte per il bene degli altri. Ora non le restava altro che farle per se stessa. Tutti questi pensieri occuparono la sua mente mentre preparava le bevande richieste. Cercò di essere celere per non doverlo vedere ancora. Oppure era il contrario? Non lo sapeva più. Si era fissata nella testa di dover fare a modo proprio e ora la sua presenza le aveva praticamente cambiato le carte in tavolo facendola restare nel dubbio che le sue scelte fossero giuste.
Cercò di non pensarci a lungo visto che aveva il turno e che doveva servire le persone. Sarebbe ritornata con il vassoio con quelle che Casey e Seth avevano chiesto. Lo sguardo sarebbe stato sempre basso.
«Ecco qui a voi. Se avete altro che dovete chiedere sono ben felice di aiutarvi. Ah a proposito come volete saldare il conto?» Avrebbe chiesti Juliet fissando Casey negli occhi come per ricercare una qualche forma di autocomprensione.



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CASEY BELL
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«Sai» disse al ragazzo trattenendo a stento la ridarella «quando una ragazza ostenta indifferenza nei tuoi confronti ti sta chiaramente dicendo che vuole essere calcolata da te». Poi si gettò all'indietro sulla sedia passandosi una mano sul volto e ridendo. Che razza di storia era quella? «Oppure ce l'ha con te. Cosa le avresti fatto?» continuò. Era incredibile come da fuori un teatrino del genere apparisse così comico. Si sentì un po' in colpa a riderne, soprattutto perché essa stessa l'aveva vissuto. Il giorno che gli occhi di Daniel si posarono nuovamente con freddezza sui suoi si era percepita sprofondare, come ingannata da lui e dalla stessa vita. Il tocco della mano del Serpeverde era diventato un'orrenda cicatrice sulla pelle, un taglio sul cuore che aveva sanguinato per molto tempo e che lentamente lei era stata in grado di ricucire col fil di ferro. L'indifferenza si era profusa fino a lei, nella sua mente, nel suo cuore. Tutti i ponti ormai sembravano esser stati bruciati.
Attese che Juliet portasse loro le due burrobirre e le patatine prima di rispondere a Seth. L'aria si era fatta più confusa, forse per il fumo, forse per le domande che egli le aveva posto, e per questo restò in silenzio rivolgendo lo sguardo altrove. Non ne voleva parlare, non era il caso e non ne era in grado. Si vergognava. «Grazie, Juliet. Offro io. D'altronde qui stiamo festeggiando la mia spilla» prese le monete dalla sua tracolla, anticipando ogni mossa di Seth. Il tono della sua voce era più freddo rispetto a prima, quando gli aveva chiesto dove fosse stato il giugno scorso. Adesso, dopo il "se non ti va di parlarne" del compagno, si sentiva vuota. Le emozioni piano piano dovevano essere rilasciate, dovevano spegnersi o esser messe in un angolo buio, in modo tale da evitare che emergessero col primo che capitava. Seth era un concasato, un compagno, ma la loro conoscenza non andava oltre quella burrobirra che stavano per prendere. KC inoltre non aveva la tendenza di parlare con sincerità delle proprie emozioni, di lasciarsi andare e di discutere con tranquillità ponendo come argomento centrale situazioni che non aveva angora digerito. Preferì ripiegare su altro. «Juliet» chiamò la concasata prima che questa se ne andasse «perché non ti unisci a noi appena stacchi?».
 
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view post Posted on 18/2/2019, 00:19
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Seth Collins
Grifondoro | 15 anni | Primo Anno | GennaioXwFHG5M "Live and let die"
Seth se lo aspettava. La risatina della ragazza su quanto accaduto tra lui e Juliet era comprensibile. O almeno lo era da quando Seth aveva iniziato a comprendere le bizzarre reazioni delle ragazze. Quanto lo irritava quello strano comportamento, non avrebbe potuto nemmeno descriverlo. Spesso lo facevano apposta, in modo da mettere in imbarazzo i ragazzi per smascherarli ancora di più e far emergere i loro veri pensieri e sentimenti ”Perchè devono essere così complicate e... perfide?” In quei momenti non riusciva a togliersi questo stupido pensiero dalla testa.
Sorrise, cercando di sembrare quanto più indifferente possibile sull’argomento, come se non gli importasse affatto dell’accaduto. Ma in fondo, la curiosità lo stava divorando, perché se c’era qualcosa che odiava veramente, era non capire il motivo di certi comportamenti delle persone. Quando era evidente che c’era qualcosa di inusuale, ma non ne capiva il motivo, doveva scoprirlo, doveva darsi almeno una spiegazione plausibile. E visto che in quel momento su Juliet non ne sapeva niente, rimase lì, un po’ stordito dalla presa in giro di Casey.
”Può essere che abbia ragione, dopotutto tra le ragazze questi comportamenti sono all’ordine del giorno” pensò, cercando di inventarsi qualche domanda neutra, senza sbilanciarsi troppo sull’argomento.
«Io non lo so, voi ragazze spesso vi comportante in modo strano, lo sai no?» disse sorridendole, in modo da sembrare il più innocuo possibile. «Ci siamo visti qualche volta tempo fa, poi non lo so, le nostre strade si sono divise senza un particolare motivo.» Era la verità e Seth lo sapeva, quindi riuscì a pronunciarla con un tono sicuro, senza però evitare di rimanere confuso da quanto aveva detto. Non c’era niente di strano, se non il comportamento di Juliet, che Seth non riusciva a digerire. «Quindi secondo te cosa dovrei fare?» disse con un leggero tono di sfida, naturalmente ironico, come per pretendere una risposta chiara e semplice, senza troppe complicazioni. D’altronde era proprio quello che voleva, capire come doveva reagire, sfruttando il prezioso consiglio di un’amica. Se poi lei, come sembrava, provasse piacere a discutere di questi argomenti, era semplicemente perfetto. Altrimenti non voleva certamente annoiarla con discorsi del genere. Ma prima che potesse rispondere, Casey venne interrotta da Juliet, arrivata al tavolo con le burrobirre e le patatine.

Dopo aver ringraziato Casey per aver saldato il conto, Seth notò ancora una volta l’indifferenza di Juliet nei suoi confronti. Appena Juliet si allontanò dal tavolo, Seth riprese a guardare Casey, in attesa di una risposta al discorso iniziato in precedenza, ma con suo grande stupore, la ragazza chiamò ancora una volta Juliet. ”Ma cosa sta pianificando?” Si sentiva preso in giro, ma pronto per accettare questa sorta di sfida lanciata da Casey. Il suo intento era evidente agli occhi di Seth, cercare di riappacificare i due ragazzi. Dopotutto era un prefetto e non voleva certamente litigi e battibecchi nella sua casata. Comportamenti che potevano portare anche ad un calo di concentrazione e di conseguenza in un calo negli impegni scolastici con una chiara conclusione: pochi punti per i Grifondoro.
«Cos’hai in mente?» disse ironicamente, come se non vedesse l’ora di sentire il piano e metterlo in pratica. Voleva coglierla di sorpresa, farsi trovare impreparato e imbarazzato davanti a quella situazione sarebbe stato disarmante. Infondo sapeva di poter gestire quella sorta di problema, se così poteva chiamarlo. Fiducioso rimase in silenzio, continuando a fissare Casey con uno sguardo provocatorio.


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CASEY BELL
Prefetto • Grifondoro • 14 anni

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Non appena il profumino delle patatine fritte si insinuò nelle sue narici la piccola Grifondoro sentì l'acquolina in bocca e si gettò a capofitto sul piattino. Cosparse i bordi di salse creando un intruglio ben poco raffinato che colò sul tavolo, e poi si diede alla pazza gioia. Dopo aver accuratamente scelto la patatina più lunga la intinse in quel cocktail orribile dai colori sgargianti e la mandò giù con un grosso sorso di burrobirra. Quando posò la pinta sul tavolo osservò Seth da sopra due enormi baffi di schiuma biancastra. Percepì un velo di stizza nelle sue parole e ci rimase. *Come? Che ho detto?* pensò, e si rimise dritta sulla sedia. Sì pulì i baffi con un tovagliolo, che ripiegò e riutilizzò per eliminare le gocce di salsa cadute sul tavolo. «Non posso darti tutti i torti, ma nemmeno voi ragazzi scherzate. Prima sì, poi no, poi forse... sembra che in testa abbiate un Boccino d'Oro che vi schizzi da tutte le parti» le sembrava un po' superficiale generalizzare in quel modo. Alla loro età era piuttosto semplice schierarsi, fare gruppo contro qualcosa o qualcuno e addossare la colpa all'altro sesso per l'imbarazzo creatosi in determinate occasioni. «Ah ecco...» disse dopo la puntualizzazione di Seth. Guardò la schiuma della sua bevanda vaporizzarsi; le bollicine andavano su e giù, e una volta risalite in superficie scoppiavano rilasciando un aroma dolciastro e pungente. «Capisco» disse con tono un po' perso. «Non conosco così bene Juliet, non so nulla di questa storia, ma se mi dici che vi stavate vedendo e che poi "senza un particolare motivo" le vostre strade si sono divise... insomma, magari a lei non stava bene». Le veniva semplice mettersi nei panni della sua concasata in quel momento. Tuttavia il modo in cui Seth si approcciava alla situazione la faceva pensare. Non provava alcun tipo di senso di colpa, anzi, si stupiva del comportamento della compagna, e ciò poteva significare che forse si trattava unicamente di qualcosa a senso unico. Le si strinse lo stomaco al pensiero che quello potesse essere lo stesso caso suo e di Anderson. La domanda di Seth invece la spiazzò. Lo fissò per qualche secondo con gli occhioni verdi spalancati e gli disse: «Ma è chiaro! Se non ti importa niente di lei lasciala perdere; se ti importa invece parlale e cerca di comprendere che problemi ha. Poi sta a te capire se ti interessa come amica o come... altro». Alzò ed abbassò il sopracciglio per fargli intendere cosa "altro" volesse significare e poi tornò alla sua burrobirra.
La gentile proposta che aveva voluto fare a Juliet doveva essere un modo perfetto per spezzare la monotonia della giornata. In sostanza credeva che potesse divertirla vedere coi suoi stessi occhi l'evolversi delle cose, facendo da arbitro fra le parti; e soprattutto ormai la sua curiosità era alle stelle. Era desiderosa di scoprire quale fosse il vero nocciolo della questione, e Seth sembrava non voler deludere le sue aspettative. Lui l'aveva colta come una vera sfida e questo la lasciò spiazzata. Prima le diceva che aveva voglia di gettarsi in delle nuove avventure, poi quella situazione... che stesse cercando di unirsi ai cavalieri della Tavola Rotonda, la tavola immaginaria a cui sedevano chiaramente solo lei e Caleb? «Mio caro Seth... ti do la possibilità di porre fine, seduta stante, alle sofferenze di una giovane pulzella e di un onorevole cavaliere! Cos'altro?» sollevo i palmi in aria e con aria sorniona gli lanciò un occhiolino.
 
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view post Posted on 8/7/2019, 09:09
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Seth Collins
Grifondoro | 15 anni | Primo Anno | FebbraioXwFHG5M "Live and let die"
Seth si guardò intorno, leggermente a disagio, non sapendo cosa decidere in quella situazione. Stava passando un tranquillo pomeriggio invernale in un locale accogliente e non voleva preoccuparsi troppo dell’intervento di Juliet. Alzò le sopracciglia, guardò Casey negli occhi e disse: «Ormai è tardi, io presto dovrei tornare al castello... Sarà per la prossima volta. Con Juliet ci parlerò nei prossimi giorni.» Lanciò un occhiolino alla ragazza e continuò alzando il boccale di burrobirra verso il mento «se avrà voglia di incontrarmi, perché l’ho vista piuttosto arrabbiata.» Seth ci teneva ai rapporti con gli altri studenti, sopratutto se compagni di casata. Non sopportava l’idea di doversi subire occhiatacce o peggio ancora, dicerie sul suo conto, per il suo comportamento. Tipicamente cercava di risolvere tutte queste situazioni complicate. Era bravo a parlare e a tirare fuori ottime argomentazioni per difendersi, cercando di ottenere sempre un buon compromesso. Era sicuro di poter chiarire anche con Juliet, ma non quel giorno, non in quella situazione. Ci voleva qualcosa di diverso, perché forse doveva farsi perdonare. ”Ma perdonare per cosa poi?”
Seth si voltò lentamente verso la finestra più vicina, notando come il sole stesse calando rapidamente. Sembrava che fossero venuti nel locale solamente pochi minuti prima, ma evidentemente era passato già parecchio tempo. Sapeva di dover incontrare i suoi compagni di dormitorio quella sera e non voleva fare tardi. Sperava di poter trascorrere più tempo con Casey, ma sicuramente ci sarebbe stato tempo, modo e occasione per rifarlo. Gli erano bastati pochi scambi di parole insieme per capire il suo carattere e modo di fare. Non per questo la considerava una persona banale, anzi, la sua semplicità e spontaneità erano qualità molto apprezzate dal ragazzo. Probabilmente sotto quello strato si nascondevano sentimenti e emozioni più profonde, così come quelle di Seth, abilmente nascoste in un pomeriggio tranquillo del genere. Tutti questi pensieri volavano nella mente del ragazzo, mentre era alla ricerca delle giuste parole per iniziare a preparasi ad uscire nel freddo inverno. «Che dici? Andiamo avanti?» disse un po’ a disagio. Dopotutto avevano bevuto solamente una burrobirra e scambiato qualche parola. Ma in buona compagnia il tempo vola e si stava facendo buio e sopratutto freddo.
Seth spostò leggermente la sedia, facendola scricchiolare sul pavimento, per potersi alzare leggermente, sempre tenendo lo sguardo fisso sulla ragazza, aspettando la sua reazione a questa sua mossa forse troppo affrettata. Con la coda dell’occhio si guardò intorno per notare se ci fosse Juliet nelle vicinanze. Voleva salutare anche lei, dirle che l’avrebbe sentita presto. Dopo qualche secondo riuscì ad incrociare il suo sguardo in mezzo ad altre persone presenti nel locale. Nel baccano non poteva certamente gridarle qualcosa, ma non voleva nemmeno avvicinarsi, magari non era gradito in quel momento, mentre lei era impegnata con il proprio lavoro. Così aspettò un attimo per accertarsi che lo stesse guardando per poi gesticolare un “ci sentiamo via gufo”, disegnando una lettera ed imitando lo sbattere delle ali dell’animale. Qualche attimo dopo si rese conto della scenetta ridicola messa in atto, ma ormai era fatta. Non era sicuro che la ragazza lo avesse notato. Nel caso avesse risposto al suo gesto l’avrebbe semplicemente salutata con la mano e si sarebbe di nuovo voltato verso Casey. «Ecco fatto! Io sono pronto, possiamo andare quando vuoi» avrebbe detto alla ragazza, sapendo che doveva farsi accompagnare essendo ancora uno studente del primo anno. «Non voglio farti tutta questa fretta, ma si sta facendo buio e freddo, forse è veramente meglio se andiamo avanti»


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Scusatemi per la mia assenza ingiustificata. Ho voluto concludere un po’ in fretta la role, anche se si stava facendo interessante, perché ormai è passato parecchio tempo e forse si è perso un po’ quel clima :rolleyes: Mi farò sentire presto, se avrete voglia di ruolare ancora con questo Collins ^_^
 
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