No, I never want to talk., Privata

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view post Posted on 24/1/2019, 18:41
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Stava cominciando a far buio quando Morgan, cominciò a dare i primi segni di instabilità. Il viso andava via via abbassandosi come se una mano invisibile gli stesse premendo la testa, cercò di tenerla su, sorreggendola con il palmo della mano, ma il mento non ne voleva sapere di star fermo e continuava a scivolare, innervosendolo ancora di più.
Emise un lungo sospiro stizzito mentre fissava le parole all’interno del libro che giaceva stretto fra i suoi gomiti, anch’essi esausti. Ormai non coglieva nemmeno più il significato delle parole, semplicemente non riusciva più a leggerle. Il voto, ritenuto incredibilmente basso secondo le sue aspettative, di Difesa Contro le Arti Oscure gli aveva trascinato l’umore sotto i piedi. Era deciso a fare di meglio, quindi forzava la sua concentrazione ormai inesistente in quello studio sterile.
Sospirò ancora a labbra serrate, non aveva idea di come avrebbe spiegato il risultato al padre, non ci voleva pensare, ogni volta che lo faceva gli si chiudeva la gola. Senza nemmeno accorgersene prese a trastullarsi con la penna d’oca riempiendo di ghirigori e disegni il bordo della pergamena fitta di appunti.
Disegnò un motivo floreale che sbaffò inavvertitamente con la mano poco dopo, ora gli sembrava che quei fiori stessero prendendo fuoco. Gli sfuggì uno sbuffo divertito, mentre cominciava ad abbozzare uno sproporzionato, quanto disgustoso, ragno a sette zampe, di cui l’ottava non notò nemmeno la mancanza. Lo lasciò comunque incompleto mentre iniziava a tracciare le linee un paio di occhi da gatto, o forse di lupo; non lo sapeva ancora.
Era seduto scomposto e il piede che ciondolava dalla sedia cominciò a muoversi da un lato all’altro. Senza nemmeno volerlo si distrasse fulmineamente. Cominciò a fantasticare su una possibile creatura ancora sconosciuta che avrebbe potuto possedere quelle iridi tanto bizzarre. Sarebbe stato divertente per lui credere di aver previsto l'avvento di quelle creature, disegnate sovrappensiero, come se qualcosa a lui sconosciuto avesse guidato la sua mano fino a farlo arrivare a quel risultato.
Non si era ancora accorto del movimento del suo piede, che andava via via accelerando producendo un rumore simile al cigolio di una vecchia sedia a dondolo, dal canto suo era così immerso nella sua fantasia che non lo sentiva nemmeno. Lì dove si trovava non esistevano gli altri studenti che lo guardavano e lo giudicavano, né i compiti e lo studio, né suo padre.
Una volta finito il disegno, che ormai occupava quasi la gran parte della fine della pergamena, si raddrizzò sulla sedia sospirando soddisfatto, si poteva quasi vedere un sorriso accennato dal suo viso altrimenti sempre serio e inespressivo. Ebbe come la sensazione che la bolla di sapone nella quale si era immerso fosse scoppiata, tant’è che tornare a sentire lo strisciare delle altre penne d’oca sulle pergamene altrui sembrò quasi assordante.
In quel momento si accorse finalmente del rumore tedioso che stava producendo con la gamba impazzita e si bloccò all’istante. Si guardò intorno con aria colpevole, sembrava che nessuno lo stesse fissando, sperava che anche gli altri presenti fossero concentrati quanto lui poco prima. Strisciò sullo schienale della sedia, voltando la testa all’indietro, avvertì un sinistro scrocchio alla spina dorsale, sintomo di una postura tutt’altro che corretta. Liberò dunque anche la gamba intrappolata sotto l’altra, che nel distendersi dopo ore non contava più una goccia di sangue, gli sembrò di non averla più per quanto fosse insensibile.
Si mise a fissare il soffitto con la mente che cominciava a riempirsi di nuovo. Pensieri: fra cui quello di essere in realtà più mediocre di quel che immaginasse. Sospirò per l’ennesima volta, questa volta rassegnato. Si chiedeva perché per lui fossero così difficili cose che per gli altri sembravano immediate, come il rapportarsi con la gente, ad esempio.


Edited by Morgan von Bismarck - 26/1/2019, 18:23
 
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view post Posted on 26/1/2019, 21:10
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Sheridan, la centesima scimmia che si ruppe il cervelletto.

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Cercare di studiare ed eclissarsi totalmente su di un libro non era una cosa da dare così scontata. Ci si poteva mettere tutta la buona volontà del mondo, ma se questo ti remava contro, non ci sarebbero stati Ma che avrebbero tenuto, sarebbe andata storta in ogni dannato caso. Se il fato decideva in quel modo... così sarebbe stato. Quel giorno la tassa, aveva deciso di dedicarsi a studiare un pò di teoria di Pozioni. Infatti l'undicenne non era minimamente portata per quella materia, più e più volte, nonostante provasse in tutti i modi a prestare attenzione alle indicazioni delle formule, a misurare scrupolosamente le dosi... non era mai riuscita fino a quel momento a riuscire una dannatissima pozione. Niente di niente, la ragazzina sembrava non riuscire minimamente a controllare la propria goffaggine neanche in quelle situazioni in cui sarebbe stato in realtà essenziale proprio come la preparazione di una lezione. Fortunatamente la piccola era tutt'altro che negativa, infatti le riusciva facile vedere il lato positivo delle cose anche nelle giornate più buie. Tant'è che nonostante i mille mila errori e fallimenti di ogni genere in quel campo, continuava a rialzarsi, a combattere e fare pratica possibilmente in modo isolato così da non coinvolgere altri studenti in esplosioni varie ed eventuali.
Quel giorno aveva deciso di esercitarsi ma a livello teorico. Avrebbe letto a fondo il libro di Pozioni che avrebbe utilizzato quell'anno, andando a spulciare e magari imparare a memoria le pagine trattate fino a quel momento. Chissà, magari imparando a memoria le formule ed i procedimenti si sarebbe aiutata in quella materia che tanto la faceva dannare. In quel modo avrebbe potuto evitare di fare avanti ed indietro dal calderone al libro rischiando di fare più danni che altro.
Con questa speranza, era ormai tutto il giorno che aveva provato a mettersi a leggere in ogni dove del castello. In ogni caso aveva riscontrato elementi di disturbo, lei aveva sperato e tentato di trovare un bel posticino al sole così da passare anche del tempo all'aria aperta, ma il piano non era affatto funzionato.
Una buona parte della giornata era ormai passata ma la figlia di Tosca non avrebbe lasciato perdere fino alla fine. A malincuore nonostante preferisse passare del tempo all'aria aperta, si recò in biblioteca posizionandosi in uno dei tavoli più scarni senza fare realmente attenzione a chi si trovasse intorno.
Ben presto, a poco meno di un paio di righe dalla seconda pagina che aveva cominciato a leggere, vari rumori attirarono la sua attenzione. Prima uno scribacchiare incessante, un grattare di penna sulla pergamena come a voler segnare progressivamente sul foglio qualcosa di elaborato. Inutile dirlo che nonostante la biondina volesse concentrarsi sul libro, il suo sguardo finì inevitabilmente su uno studente che ad occhio e croce poteva avere la su età, stava disegnando qualcosa sulla sua pergamena. Chissà cosa.
Avrebbe provato a ritentare la concentrazione, ma lo scrocchiolare incessante della sedia di quest'ultimo la fece voltare nuovamente in sua direzione. Sembrava starsi annoiando, e lei era molto curiosa da scoprire cosa aveva disegnato poco prima. Preso il libro di Pozioni passo passo cominciò ad avvicinarsi vedendolo poi sedersi composto cessando quel rumorino costante, per poi portare lil viso rivolto verso il soffitto. Vedendo che era rimasto ad osservare il suddetto, per entrare nel suo campo visivo, una colta avvicinata si sarebbe posta alle sue spalle alzandosi sulle punte per poi portare il viso orizzontalmente a quello dello studentello annoiato.
"Cos'ha di così interessante il soffitto?" avrebbe domandato con un sorrisetto divertito studiando il viso dello studente sottosopra. Prevedendo una reazione non propriamente positiva si sarebbe scostata velocemente barcollando poi sul posto portandola ad aggrapparsi allo schienale della sedia osservando davanti a se sospirando di sollievo all'evitata caduta. "Neanche tu riesci a studiare? Pensieroso?" avrebbe quindi chiesto sporgendosi lateralmente per osservarlo e poi allungare lo sguardo sulla sua pergamena. "Cosa disegnavi?"
 
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view post Posted on 26/1/2019, 22:56
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Era talmente assorto nei suoi pensieri che non aveva nemmeno fatto caso ai passi di una studentessa che si stava pericolosamente avvicinando a lui. In un’altra occasione avrebbe osservato attentamente ogni sua mossa, chiedendosi se avesse avuto davvero l’intenzione di parlargli, prendendo almeno il tempo per organizzasi i pensieri e prevenirsi. Non si aspettava di certo due grandi iridi azzurre sgusciargli davanti, entrando a gamba tesa nel suo flusso di pensieri infranto da una domanda secca.
Morgan sgranò gli occhi e scattò sull’attenti, nel farlo ebbe per un attimo il timore di rifilarle una testata, ma per fortuna atterrò sul tavolo indenne. Sbuffò tenendosi una mano alla gola, mentre attendeva un momento per riprendersi. Gli aveva fatto prendere un bello spavento… tuttavia il tempo non bastò che lei aveva ricominciato a bombardarlo di domande, come se si conoscessero da tutta la vita.
Il viso, di solito privo di espressione del giovane studente di Salazar, venne attraversato da una iniziale titubanza, per poi lasciar spazio ad una mezza smorfia di dissenso che portò una delle sue palpebre inferiori più in su dell’altra. Socchiuse la bocca mentre osservava il viso simpatico della maghetta scrutare la sua pergamena, aveva avuto la tentazione di coprirla con la mano, ma non aveva fatto in tempo a nascondere il suo operato.
Che figura aveva fatto: passare tutto il pomeriggio a studiare ed essere scoperti a disegnare creature non esistenti. Si massaggiò una tempia con due dita, ostentando molta più sicurezza di quella che in realtà aveva, completamente spiazzato dall’entusiasmo sconosciuto dell’altra.
Gli occhi freddi di Morgan fissarono la ragazzina, poi lo stemma sulla sua divisa, poi ancora lei: Tassorosso. Non ci fu reazione nel suo viso, tranne per lo sguardo, che sembrava più minaccioso di quello che in realtà voleva rendere.

Non è così facile studiare… quando qualcuno prova a farti venire un infarto…sussurrò quanto bastava per fare in modo che lo sentisseTutti così a Tassorosso? Ci sarà un morto al giorno.

Si morse la lingua quando gli scappò quel commento cinicamente sarcastico, si voltò verso di lei senza guardarla e le rivolse un sorriso falso e stirato, cercando di farlo sembrare il più scherzoso possibile. Forse aveva già capito che tipo era, e non gli piacevano poi molto le persone così, anzi, a stento riusciva a sopportare sua madre.
Deglutì osservando la pergamena con i disegni e richiuse la boccetta dell’inchiostro che, era chiaro, ormai non avrebbe più usato.


Comunque no. Non è niente di importante in verità.” disse gelido mentre cominciava a metter via le sue cose.

Era intento a scappar via da quella situazione che lo stava mettendo in seria difficoltà. Dentro di sé si ripeteva che non era molto educato liquidarla in quella maniera, ma sarebbe stato sempre meglio di continuare a risponderle in quel modo. Chiunque avrebbe capito che si trattava di una reazione per niente spontanea e falsa, parte di una recita veramente mal eseguita per cercare di apparire ciò che in realtà lui non era.
In quel periodo ad Hogwarts era riuscito a sviare quasi totalmente i rapporti sociali e non aveva intenzione di smettere.
Era quasi sul punto di andarsene quando la sua attenzione ricadde sul libro che la piccola portava con sé. Trattenne il respiro per un attimo; non poteva esserne sicuro, ma forse aveva capito chi era la maghetta davanti a lui. Come di norma, le persone che meno parlano sono quelle che sanno più di tutti, assorbendo le spettegolate altrui che, nel suo caso, avrebbe tanto voluto ignorare. Infatti Morgan vegetando nella Sala Comune di Serpeverde era venuto a conoscenza di parecchi eventi grazie allo sparlare collettivo. Quindi, si stava chiedendo: era forse lei la Tassorosso del primo anno che non era riuscita a portare a termine nemmeno una pozione?
Una strana empatia lo pervase per un momento, quella era di certo la giornata adatta per far leva sul suo animo turbato dagli scadenti risultati scolastici. Si mangiò la guancia, meditando sul da farsi, quando infine riuscì a farle una domanda (il che era un risultato ammirevole da parte sua).


Fammi indovinare: hai problemi?disse secco indicando il libro di pozioni, sembrando tutto fuorché amichevole.

Restò in attesa della sua risposta, da un lato gli piaceva credere di esser così benevolo da interessarsi, seppur in maniera molto misera, alle eventuali problematiche altrui, ma non poteva ignorare la consapevolezza che in realtà lo stava facendo anche per scoprire se avesse avuto veramente ragione su di lei, gonfiando così la sua idea di essere intelligente.
 
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view post Posted on 31/1/2019, 18:20
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Sheridan, la centesima scimmia che si ruppe il cervelletto.

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Fortuna voleva che con tutti i fratelli che si ritrovava ad avere, la piccola Sheridan era più che abituata a fare loro degli scherzi e muoversi in modo tale da evitare possibili ripercussioni. Da più piccina, solitamente era lei quella che veniva presa di mira per gli scherzi, ma con il tempo e la buona volontà di osservare e studiare i fratelli maggiori, aveva finito per imparare a memoria i loro trucchetti, come attuarli e soprattutto come evitare reazioni sgradevoli da parte delle vittime in questione. Lei per prima quando le era capitato davanti la faccia uno dei fratelli diverso tempo addietro alzandosi troppo repentinamente ed allarmata, si era letteralmente uccisa da sola tirando una bella testata all'altro che invece preparato all'urto, di era posizionato una sorta di cuscinetto per attutire l'urto. Fatto stava che lei si era ugualmente fatta male oltre ad uno bello spavento. Per sua fortuna quindi si ricordò di allontanarsi in tempo dallo sconosciuto e ridacchiare divertita alla sua reazione.
Mantenne lo sguardo fisso sul ragazzino davanti a lei, mantenendo un visibile sorrisetto compiaciuto a quella moltitudine di espressioni facciali di cui diede spettacolo il salazariano davanti a lei. Cercò di mantenere il controllo ed evitare di scoppiare a ridere facendo realmente fatica a trattenere le guance che volevano continuare a far tendere le labbra, cercando di premerle le une tra le altre come a volerle incollare tra di loro.
"Infarto? No, mica volevo farti prendere un infarto." Disse lei con tutta la tranquillità di questo mondo osservandolo con l'aria di chi non aveva idea di cosa stava blaterando l'altro. "Non so se anche gli altri Tassi sono così. Non ho ancora stretto amicizia con molte persone. In realtà conosco solo altri due studenti, la mia compagna di stanza ed un corvonero. La mia compagna di stanza però non la definirei come me. Lei è molto tranquilla e gentile, e tanto educata!" Cominciò a rispondere mantenendo un tono di voce abbastanza basso ma udibile allo stesso ragazzo di cui non notò minimamente l'espressione minacciosa ma che invece si preoccupò di fare quel discorso tutto suo che aveva finito per far divagare in qualcosa che non aveva poi troppo senso con il discorso principale. "Se vuoi te li faccio conoscere! Anche Daniel è un bravo ragazzo, forse un pò serio ma è bravo e gentile. Mi ha offerto una cioccolata calda una volta si. E sono abbastanza sicura loro non farebbero scherzetti del genere." continuò il suo discorso abbastanza convinta delle proprie parole portando lo sguardo su una libreria poco lontana da loro come se tra quei libri avesse potuto effettivamente trovare la certezza di quello che aveva appena detto. "Sono molto belli secondo me." borbottò lei tornando a guardare gli scarabocchi sulla pergamena studiandoli da più vicino dopo essersi avvicinata al tavolo ignorando involontariamente che alcune persone potessero infastidirsi alla vicinanza degli sconosciuti. "Soprattutto l'occhio. Quello è proprio bello. Io disegno solo fiori o gattini." si ritrovò a constatare ripensando alle sue stesse pergamene facendo mente locale di quelli che erano gli scarabocchi a guarnire appunto i bordi delle sue pergamene.
Il tono di voce del ragazzo fu particolarmente serio all'ultima domanda.
"Mh? Pozioni? Oh si. Ho fatto esplodere diversi calderoni in effetti, non sono affatto portata. In un modo o nell'altro riesco sempre a combinare qualche casino, sai tempi di cottura errati... oppure qualche zampetta di ragno in eccesso e Boom, il calderone esplode e lascia coinvolti i compagni che ho di fianco." cominciò a spiegare con tutta la tranquillità del mondo gesticolando con un braccio a voler imitare l'esplosione disegnando un ampio arco sopra la propria testa che andava a diradarsi anche al proprio fianco. "Ultimamente però mi siedo sempre all'ultimo banco dove non c'è nessuno così evito di far arrabbiare gli altri. Cioè quando esplode il calderone vengo coinvolta solo io. Furba eh?" avrebbe poi detto orgogliosa per poi improvvisamente sgranare appena lo sguardo come ad essersi ricordata di qualcosa di essenziale. "Io sono Sheridan!" si sarebbe affrettata a porgere la mano libera in direzione dello studente con l'aria di chi aveva paura di esser scoperta a fare qualcosa di sbagliatissimo. Il padre l'avrebbe rimproverata tantissimo se solo avesse scoperto che si era approcciata a qualcuno senza avere neanche la decenza di presentarsi. Che sciagura, che tremenda notizia. Doveva fare in modo che la cosa passasse inosservata e che nessuno dei suoi fratelli fosse in giro pronto a spifferarlo a loro padre.
 
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view post Posted on 1/2/2019, 17:10
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Morgan rimase decisamente stupito dal modo in cui rispose la ragazza che, non sembrava minimamente aver colto l’astio delle sue parole. Non gli andava di sottolinearlo ancora, colto da una specie di imbarazzo che lo disarmò totalmente del suo cinismo. Abbassò gli occhi smettendo di prestare attenzione alle sue parole mentre lei si prolungava in una prolissa spiegazione delle sue conoscenze, doveva essere sicuramente logorroica; ma ciò che trovò ancor più strano era il fatto che per lei, conoscere due persone, sembrava significar nulla.
Annuì distrattamente alle sue parole, ma in realtà non sapeva nemmeno a cosa stesse dicendo di sì dato che non stava ascoltando, voleva solo dar l’impressione di seguire la descrizione della sua compagna di stanza e del Corvonero di cui si era perso anche i nomi.
La vide voltarsi di nuovo verso i suoi disegni e il disagio aumentò a dismisura, tanto da tingergli di poco le gote di rosa, non voleva ostentare così tanta debolezza davanti ad una Tassorosso, ma l’idea che lo stesse forse giudicando non lo rassicurava, rendendolo esposto ad ogni tipo di attacco dall’altra parte. Cosa che non si aspettava di certo quindi era di ricevere dei complimenti per quei suoi schizzi. Strinse di poco le labbra e lanciò lo sguardo verso di lei cercando di trovare una scusa per liquidarsi, ma sembrava impossibile.


Fiori… e gattini?

Chiese voltando di scatto la testa verso di lei, in realtà non sapeva nemmeno bene perché lo avesse fatto, dato che la cosa non gli interessava minimamente, ma da una parte si sentiva rassicurato da quella sua uscita. Sembrava che non fosse arrivata lì per prenderlo in giro, anzi, con quelle due parole si era messa in ridicolo quasi quanto lui. Sentì tutto il calore accumulato nel viso scendere verso i piedi e lasciare il suo corpo.

Vorrei quasi vederli…


Sussurrò piegando la testa di lato senza accennare la minima espressione, con lo sguardo fisso sul tavolo. Nonostante le sue parole potessero suonare vuote, dato il suo tono atono, era sinceramente curioso di vedere quali immagini potesse mai generare una mente con quella della maghetta, anche se il fatto di avere qualcosa in comune con lei non gli faceva proprio piacere. Sbatté le palpebre due volte, tenendo le braccia ben serrate al petto mentre lei si vantava quasi dei suoi fallimenti nella materia di pozioni.
Rimase di stucco per l’ennesima volta nel vedere la sua insofferenza alla questione, faceva quasi nascere nella mente di Morgan il sospetto che fosse lui quello anormale. Scosse la testa a quel pensiero e si voltò sulla sedia quel poco che bastasse per poterla guardare in faccia senza dover storcere la testa come un gufo.


Oh sì… veramente… veramente furbo.


Disse lui poco convinto mentre i suoi occhi spaziavano lungo i libri dietro di lei. In quel momento si rese conto di quanto poco fossero in realtà divertenti le disavventure della ragazzina con il calderone. Era notevole da parte sua non prendersela, fosse stato lui al posto suo avrebbe di certo nascosto la testa sotto il banco per il resto della lezione per la vergogna.

Ti posso consigliare una cosa? Magari ricordati solo i concetti basilari, tipo mescolare, tagliare, schiacciare… insomma queste robe, ah le temperature dei fuochi, e se ce la fai anche le dosi. Poi ti fai una scaletta con delle semplici parole chiave da tenere sotto gli occhi, una volta che il resto lo sai… emh… chiaramente. Insomma io faccio così, ho visto che mi confondo di meno…

Il maghetto si passò il lato della mano sul mento con aria presuntuosa nonostante non avesse fatto altro che balbettare nella sua spiegazione poco chiara. Non era da lui perdere la concentrazione in quel modo, ma d’altro canto non si era di certo preparato all’urgano che gli si era presentato davanti. Per quanto odiasse parlare con gli sconosciuti però, la voglia di apparire intelligente agli occhi degli altri vinceva senza dubbio. Chissà cosa avrebbero detto gli altri Serpeverde se lo avessero visto dar consigli ad una studentessa di un’altra Casa? Alzò un sopracciglio scettico mentre ci pensava. Non gli piaceva il posto in cui era stato smistato, si sentiva di non appartenerci affatto, probabilmente il Cappello Parlante si era rincoglionito venendo a contatto con la sua testa.

Mh?

Chiese poi quando di accorse di essersi distratto per l’ennesima volta.

Ah sì… io Morgan. Morgan von Bismarck, piacere.

Detto quello si alzò, stando ben diritto con la schiena, come suo padre gli aveva insegnato. Con il gomito perfettamente piegato a novanta gradi e il pugno poggiato dietro la schiena, allungò la mano libera verso Sheridan in attesa che gli venisse stretta. Ora sì che sembrava l’imitazione in miniatura – ma nemmeno tanto per la sua età a causa dei geni tedeschi – del signor von Bismarck.
 
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view post Posted on 4/2/2019, 13:01
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Sheridan, la centesima scimmia che si ruppe il cervelletto.

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A lei piaceva un sacco disegnare, sebbene non si definisse chissà quale artista, le piaceva molto. Soprattutto farlo sui libri, quelli magari pieni di parole senza neanche un immagine che la piccola trovava decisamente pesanti. Che poi i suoi in realtà fossero ancora dei semplici sgorbi con fattezze vagamente simili ai soggetti che tanto le piacevano, quella era sicuramente un'altra cosa. Le piaceva però provarci, e cimentarsi, impegnandosi come si deve fino alla fine sperando di ottenere qualcosa che la soddisfacesse. Al sussurrare del ragazzo riguardo il volerli vedere, la figlia di Tosca elargì un enorme sorriso gioioso mentre si avvicinò di fianco al serpeverde senza chissà quali cerimonie ed aprì il libro di Pozioni che teneva stretto al petto alla pagina che stava leggendo poggiandolo sulla parte di tavolo libera. Si era soffermata a leggere la storia della Pozione Polisucco, o meglio, si era fermata si e no a leggere il titolo del paragrafo.
Lungo tutti i bordi del libro si trovavano dei disegni decisamente sgraziati dai tratti indecisi e tremolanti ma che per lo meno ricordavano effettivamente delle facce di gattini e dei fiori particolarmente storti.
"Penso che alcuni libri siano davvero tristi. Questo di pozioni ad esempio è pieno di numeri, liste e parole su parole. Trovo davvero pesante alcune pagine. Quindi disegno ai bordi." spiegò come se fosse la cosa più naturale del mondo. Tanto i suoi libri erano tutti di seconda mano appartenenti ai suoi numerosi fratelli, riciclati di anno in anno, loro però non si erano mai cimentati nella decorazione dei libri in quanto i loro genitori li avrebbero sicuramente rimproverati. D'altro canto lei essendo l'ultima arrivata decise di personalizzarli. Non solo doveva prendere le cose appartenente ad altri, doveva pure lasciarli tristi, brutti ed usurati? Quindi li decorava. Non se ne sarebbe importata se i genitori le avessero rimproverato quella presa di posizione. Tanto li avrebbe visti si e no durante le vacanze. Poteva resistere.
Portò il naso lentigginoso in direzione del ragazzino mantenendo lo sguardo sul ragazzo ascoltando attentamente quella che era una considerazione che l'altro aveva fatto di sua iniziativa senza che l'altra ponesse domande o cose simili, cosa che la lasciò particolarmente sorpresa ed interessata.

"Mh..." Borbottò la ragazzina andando a portare lo sguardo nuovamente sul libro lanciandogli un occhiataccia torva. "Penso di base di non avere una buona memoria. Tipo che se provo ad imparare una filastrocca non riesco a ricordarla... Figurati ricordarmi i concetti base... Temo di farmi prendere dal panico nel momento in cui mi devo applicare nella preparazione di una pozione." cercò di fare chiarezza soprattutto a se stessa riguardo il non sapere neanche lei il motivo della sua assidua disattenzione. "E se cominciassi a scrivere pergamene intere con le cose fondamentali? Magari scriverlo tante volte potrebbe farmelo entrare in testa una volta per tutte. Pensi funzionerebbe?" domandò incerta alzando nuovamente lo sguardo in direzione del ragazzino. Istintivamente avrebbe chiesto lui come faceva a studiare, ma non era di certo quello il punto, i metodi di studio infondo erano diversi per ognuno. Dopo la presentazione fatta in extremis osservò attentamente le movenze dell'altro rimanendone sorpresa. Sorpresa soprattutto per l'altezza del ragazzino che la portò a sgranare gli occhioni cerulei. Alzò lo sguardo ulteriormente visti i ben Venti centimetri e rotti che li separavano visto lo scarso metro e quaranta della biondina. Afferrò la mano dell'altro andando ad agitarla con la sua sentendo una leggera torsione del collo sbattendo velocemente le ciglia chiarissime come a voler accertarsi di quello che aveva davanti gli occhi. "Caspita se sei alto. Di che anno sei?" Domandò a quel punto senza peli sulla lingua, essendo inizialmente convinta fossero coetanei. Da seduto però era tutta un'altra cosa, magari si era lasciata illudere da quello. "Sei un Purosangue?" avrebbe poi domandato vista la presentazione impeccabile con cui si era presentato. Lei di suo non aveva mai avuto problemi con la storia del sangue, e non le importava neanche di chi faceva lo spocchioso sentendosi superiore agli altri, non erano questioni che le interessavano. "Sei un sacco elegante." avrebbe poi detto riferendosi ancora alla presentazione, che cozzava un pò con l'immagine dello stesso ragazzino poco prima a ciondolare scomposto sulla sedia. "Tu cosa stavi studiando?" avrebbe poi chiesto. Effettivamente si era soffermata solo a guardare i disegni e non la materia affrontata dallo studente.

Questi sono i disegnini che trovi scarabocchiati sparpagliati sul libro di Sheriy xD
Clicca sui link colorati. FiorelliniStortiGattiniStrafatti
 
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view post Posted on 4/2/2019, 21:18
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Si scansò con educato imbarazzo quando lei si avvicinò così tanto alla sua persona, volendosi guadagnare un po’ del suo spazio vitale invaso. Si sentiva sempre nervoso quando qualcuno gli si avvicinava troppo, tuttavia ostentarlo sarebbe stato maleducato.
Rimase interdetto dalle sue parole. A lui piacevano molto i libri tristi - come li aveva definiti lei - senza immagini, scritti fitti, con solo pochi titoli a dividere i contenuti, anche se doveva ammettere che erano abbastanza difficili da studiare, si rischiava di perdere il segno di continuo, quindi arrivò a pensare che i disegni sul bordo della pagina fossero solo un suo aiuto morale invece che pratico. Lui di suo si limitava a deturpare solo le pergamene e si guardava comunque bene, quando il padre viveva ancora con lui, a nasconderli dai suoi occhi. Lo avrebbe lasciato in isolamento dentro la sua camera per un giorno intero se lo avesse scoperto, e se l’umore dell’uomo fosse stato particolarmente nero, rischiava anche di saltare la cena.
Sbatté le palpebre un paio di volte annuendo guardando i disegni della piccola strega, nonostante i fiori fossero anche fin troppo infantili per la sua età, i gatti non erano male, erano comunque giocosi, come si addiceva ad una undicenne.

Carini.

Commentò sterile senza sbilanciarsi troppo, tuttavia il dettaglio di quella pagina lo turbò. Non conosceva quella pozione, ma dalla sua complessità non sembrava programma di quell’anno, aveva voglia di chiederle cosa dovesse farci, ma poi aveva paura che la Tassorosso credesse che lui si stesse interessando a lei più del dovuto e volesse diventare suo amico.
Non si aspettava che prendesse sul serio le sue parole, o almeno, che non lanciasse le sue creazioni con così tanta naturalezza, senza nemmeno fingere titubanza o imbarazzo. Almeno c’era da ammirarle che non seguiva quelle regole morali che Morgan tanto detestava, ma che era abituato a seguire da quando ne aveva memoria.
Risucchiò le labbra all’indentro quando lei ribatté alla sua spiegazione. Se c’era una cosa che Morgan non capiva era proprio quella. Trovava impossibile che gli altri non fossero in grado di fare cose che lui riteneva elementari, aveva quasi il sentore che ci facessero a posta, che fingessero in qualche modo solo per aver bisogno di essere aiutati. L’avrebbe pensato anche della biondina se solo non gli avesse mostrato il libro di pozioni.

È una gran perdita di tempo… ma è sempre un modo, prima o poi lo impareresti anche per forza d’inerzia. Per quanto riguarda l’ansia da pozione potresti farti assistere da qualcuno, magari dal tuo amico Corvonero.

Ridacchiò con scherno non credendo appieno alle sue ultime parole, ma appena se ne accorse si irrigidì e portò la mano sulla bocca agghiacciato. Lasciarsi sfuggire un commento del genere non doveva più capitare.
*Mai prendere in giro qualcuno Morgan, mai.* si ripeté mentalmente, e fece lo stesso anche quando fu sul punto di commentare la costellazione di lentiggini che le punteggiavano il viso, che prima di presentarsi e guardarla direttamente in faccia non aveva nemmeno notato. Tuttavia pensò che le sue fattezze avevano qualcosa di particolare, che non sapeva spiegarsi. Voleva chiederle se le sue discendenze fossero puramente britanniche, ma le parole di Sheridan lo anticiparono.

Oh… beh, primo anno, ma non vale, mio padre…

Sbarrò gli occhi chiari, perdendo un po’ di colore dal viso divenuto ancor più pallido quando si rese conto di cosa stava per dire, anzi, per confessare. Non voleva ammettere, agli altri e a se stesso, di essere prole di uno straniero e un’irlandese, faceva già strano già alle sue di orecchie, non voleva nemmeno immaginare quanto lo fosse per quelle altrui.

È molto alto. Beh, anche tu sei del primo anno, no?

Lei intanto lo studiava con simpatia, sembrava essere totalmente ignara del disagio che opprimeva Morgan. Era come se ci fosse qualcosa di contagioso in lei, che lo rendeva a sua volta più spontaneo. Unì i piedi ed un tic gli colpì il viso, facendolo voltare di poco verso sinistra, ma oltre a quello non ci furono altre modifiche al portamento rigido che aveva adottato.

Sì, certo. Perché tu no?

Chiese retoricamente alla sua domanda che lo aveva allarmato. Si sentì anche un po’ offeso, non si aspettava che glielo chiedesse, sperava fosse già abbastanza chiaro. Senza forse volerlo, Sheridan gli aveva ricordato che non erano tutti Purosangue come invece ogni tanto la mente del maghetto era abituata a pensare. Ogni tanto si ricordava che non era così, che esistevano anche gli altri, ma ancora doveva imparare a farci i conti.

Mh… grazie.

Borbottò al suo complimento. Gli era sempre stato detto che ad un complimento si risponde con un complimento, ma non sapeva cosa dire. Gli occhi del piccolo studiarono l’altra da testa a piedi, nella ricerca di un qualcosa per gli permettesse di replicare.

E tu sei… emh… carina? No, no! Particolare. Ecco. Meglio. Sì Insomma, sei di queste parti? Nel senso… hai origini straniere? Scandinave forse?

Si salvò fortunatamente in calcio d’angolo riuscendo a far sembrare il meno moleste possibili le sue parole. Non voleva dirle che era carina, ma era l’unica cosa che gli era venuta in mente! Poi sperava di non aver confuso la Scandinavia con un altro posto, non era mai stato bravo in geografia. Conosceva i luoghi ma i nomi lo confondevano.

Ah… Difesa contro le Arti Oscure…

Sussurrò accarezzandosi il gomito con la mano, il pensiero che lo attanagliava prima dell’arrivo della maghetta era tornato più forte che mai ad inacidirgli lo stomaco.

Comunque stavo solo ripassando due o tre cose, niente di impegnativo.

Ci tenne a sottolineare mentendo spudoratamente, in verità aveva qualche problema con quella materia, problema che era deciso a risolvere il prima possibile. Preso dal suo flusso di pensieri si fissò con lo sguardo sopra al libro di Pozioni dell’altra.

Comunque… dovresti andarci più leggera con quei libri, o rischi di ritrovarti qualche pezzo in mano prima o poi.

Le suggerì come a volerla rimproverare per averle fatto quella domanda scomoda che non si aspettava arrivati a quel punto della conversazione.
 
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Sheridan, la centesima scimmia che si ruppe il cervelletto.

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Le guance della Tassa si gonfiarono di orgoglio quando questo ammise essere i suoi disegni carini, con un sorrisetto compiaciuto e decisamente felice del complimento, o quanto meno di quello che lei vedeva come tale, mantenne lo sguardo sul compagno come a volerlo ringraziare tacitamente. Era abbastanza difficile ricevere qualche complimento, soprattutto perchè effettivamente non conosceva nessuno, i suoi fratelli di certo non glie ne facevano, al contrario erano sempre pronti a canzonarla, cosa che da uno sconosciuto poteva non toccarla minimamente, ma da persone che reputava vicine, poteva farla soffrire un pò. Ad ogni modo fu realmente felice di quel complimento, vero o finto che fosse, lei era troppo ingenua per dubitare delle parole degli altri, dandole automaticamente per veritiere.
Sfoderò un labbruccio tremulo quando l'altro disse che la sua idea sarebbe stata una perdita di tempo, d'altro canto non poteva aspettarsi che tutte le sue idee venissero condivise ed accettate, perciò decise di non darci troppo peso andando a riflettere riguardo quello che lo stesso ragazzino le aveva consigliato di fare precedentemente. Memorizzare i concetti base. Poi alle sue parole riguardo Daniel, la ragazzina alzò lo sguardo come se avesse appena sentito della scoperta dell'acqua calda.
"Hai ragione! Lui sembra molto studioso, non so come se la cava in Pozioni ma sicuramente meglio della sottoscritta. Dovrò mandargli un gufo, magari lo faccio domani mattina. E se dovesse essere impegnato pazienza almeno ci ho provato." cominciò a blaterare portando una mano alla fronte come se non comprendesse il motivo per cui non ci avesse effettivamente pensato prima ad una soluzione del genere. Sbadata com'era non si trattava di qualcosa di così strano in effetti, ma la biondina aveva la memoria davvero sottile oltre alla soglia di attenzione di un pesce rosso. Figurarsi farsi venire idee furbe come quella.
"Si! Primo anno! Anche mio padre è alto, però mamma e bassa. Non so a chi somiglierò quando crescerò. I miei fratelli sono alcuni alti ed alcuni non troppo alti. Quindi non confusa." Rimanere a quell'altezza non le sarebbe piaciuto un granchè. Era davvero scomodo essere così bassi, mentre alzarsi sarebbe stato indubbiamente molto più comodo ed interessante. Si sarebbe potuta prendere i libri da sola, a casa avrebbe potuto evitare di usare gli sgabelli per arrivare alla dispensa in cucina, avrebbe anche potuto evitare di arrampicarsi sul lettone a baldacchino in Sala Comune. Anche salire i gradini delle scale, viste le gambe corte poteva essere una scocciatura per lei che per l'appunto, a quei pensieri sbuffò aria dal naso infastidita. Tutt'altra cosa sarebbe stato nel caso in cui si fosse alzata come si deve. Si immaginò salire sulla schiena di Morgan e trovarsi quindi alla sua altezza poter guardare gli altri dall'alto al basso e poter effettivamente vedere cosa succedeva in caso di fila di persone davanti a lui. Non come lei che nonostante in saltelli non avrebbe mai ottenuto nulla. Si morsicchiò internamente la guancia, mentre fissava con insistenza Morgan, cercando di ricordarsi che si trovava in Biblioteca e salire addosso ad un compagno usandolo come trespolo per poter vedere più in alto non era particolarmente saggio. Ed a lei non piacevano i rimproveri... quindi fece la brava.
"Si! Mamma è una strega, papà è un mago. Però tu sembri essere uscito da un romanzo. Sei composto e sempre serio, e poi ti sei presentato in moto così formale. Mi hai ricordato uno dei nobil maghi di cui leggo nei romanzi della mamma." spiegò portando le mani dietro la schiena ondeggiando sul posto. "Io non so neanche fare la riverenza." ammise trovandola in tema con il discorso. I suoi non erano molto eleganti, spesso li trovava un pò rozzi in effetti, soprattutto il padre ed i fratelli. La mamma era sempre composta e pacata, ma non elegante come una nobildonna. Sfrullinò con le ciglia chiare mettendo a fuoco la figura del ragazzo davanti a lei cercando di captare quale dei complimenti avrebbe dovuto accettare, finendo però per farsi distrarre dalla domanda successiva limitandosi a sorridere come una scema all'iniziale impappinamento del Serpeverde. "Papà è Francese, mamma invece è Inglese." fece spallucce la piccola non sapendone molto neanche lei. I suoi genitori erano sempre stati molto schivi riguardo il loro passato, nonostante lei avesse fatto mille mila domande riguardo il modo in cui si erano conosciuti, quando avevano capito di essersi innamorati, come era avvenuta la proposta di matrimonio, tutte quelle domande da bimba romantica curiosa di sapere più cose riguardo la giovinezza della mamma del papà prima che arrivassero loro figli. Domande a cui purtroppo Shery non ebbe mai risposta. Finiva sempre che succedeva qualcosa per cui i due dovevano allontanarsi, o semplicemente la congedavano con un semplice "Ne parliamo un'altra volta". Lei era sempre stata incredibilmente curiosa quindi per soddisfare quella sua sete, aveva cominciato a fantasticare sui vari tipi di scenari che vedevano protagonisti i suoi genitori. "Tu invece da dove vieni?" Avrebbe quindi rigirato la domanda ingenuamente curiosa di scoprire di più sul serpeverde. "Anche Difesa sembra abbastanza complicata... lo è? Io vorrei tanto andare bene in Erbologia! Tu hai una materia preferita?" Continuò con le semplici e innocue domande afferrando poi una sedia alle sue spalle scostandola delicatamente dal pavimento mettendosi a sedere completamente rivolta in direzione del ragazzino. Il commento del ragazzo venne recepito dalla piccola come un rimprovero, e mortificata abbassò lo sguardo sulle proprie ginocchia solleticate dalla gonna della divisa che mise a lisciare con le mani per sistemarne le pieghe. "Dovrei forse trovare un modo per sistemarlo? Conosci qualche incantesimo?" fece titubante alzando poi lo sguardo speranzosa con aria colpevole, neanche avesse strappato le pagine del libro di qualcun altro. A casa era abituata a ricevere rimproveri da parte dei genitori ed i fratelli, e puntualmente finiva in quel modo con lei che si mortificava e chiedeva scusa, anche se non comprendeva a pieno i motivi per cui veniva ripresa. Fatto stava che la sua reazione fu automatica, senza neanche andare a pensare si trattasse effettivamente più di un consiglio, dando per scontato fosse stata ripresa per aver sbagliato a disegnare sul proprio libro.
 
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view post Posted on 5/2/2019, 17:45
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Le sopracciglia del Serpeverde si incresparono di qualche millimetro quando l’altra sfoderò un’espressione infantilmente ferita, sperava di esser riuscito ad essere educato, alla fine non le aveva dato torto, proprio per questo non capiva perché si fosse offesa. Abbassò lo sguardo senza dire altro.
Successivamente però, nel vedere così tanto stupore nello sguardo della piccola Tassorosso, Morgan riuscì appena a trattenere un’espressione di sorpresa a sua volta. Non pensava che quella frase buttata lì per caso, al limite della frecciatina, venisse ritenuta effettivamente valida. Cominciò a credere di avere qualche problema a livello comunicativo, ma che pensava? Lo aveva sicuramente. Solo in quel pomeriggio aveva parlato più con lei che con qualsiasi altro coetaneo che aveva avuto il (dis)piacere di conoscere. Annuì con un’aria vagamente presuntuosa nonostante quella soluzione non fosse propriamente merito suo.

Fratelli? Quanti ne hai?

Sbottò sorpreso. Quella era un’altra cosa alla quale non era abituato. Crescendo nella sua piccola bolla di sapone considerava sì e no che gli altri potessero avere dei fratelli o delle sorelle. Per lui abituato a vivere nell’isolamento più totale di una viziatissima vita da figlio unico, l’idea che qualcun altro fosse costretto invece a dover condividere i propri spazi vitali con dei fratelli lo rendeva un po’ compassionevole. Morgan agghiacciava ogni volta che pensava a quell’eventualità, da questo lato pensava fosse un bene che i suoi genitori si fossero divisi, tuttavia, la possibilità di avere dei fratellastri era ancora incombente, almeno da parte di suo padre che aveva già trovato una nuova fidanzata. Il solo ricordo di quella biondona alta, dal viso bianco e rosso e la voce simile al rimbombo di un tuono gli fece spuntare la pelle d’oca sulle braccia. Venne percorso da un brivido mentre prese a massaggiarsi gli avambracci con delicatezza.

Grazie, la mia famiglia ci tiene molto all’educazione.

Rispose freddo, poiché la sua era anche una mezza bugia. In primis perché ormai la sua famiglia non esisteva più, in secondo luogo, perché era solo suo padre ad essere un gran bacchettone. La madre invece sembrava essere rimasta una ragazzina che incarnava perfettamente tutti i pregi e non delle ragazze d’Irlanda, capelli rossi compresi. Di conseguenza sapeva essere sia tagliente che euforica, anche se durante il matrimonio si era calmata quanto bastasse per apparire estremamente dolce e pacata nelle occasioni pubbliche.

Non credo sia il caso che te la prenda se non ne sei capace… non è poi così importante, ormai.

Cercò di rassicurarla, anche se tentava in tutti i modi – fallendo – di togliersi quell’atteggiamento “da nobile” almeno era così che lo aveva definito lei, quando sapeva perfettamente che non vi era nulla di nobile in lui. Sbilanciò il peso su una gamba, accompagnando il movimento con spalle e testa mentre incrociava le braccia. Nonostante ci avesse provato risultò tutto inutile, il suo naso all’insù e le movenze rigide e calcolate non potevano di certo essere sradicate tutte insieme, dubitava anche fosse possibile dopo tutto quel tempo.
Annuì alla risposta sulle sue origini e storse di poco il naso quando sentì che era per metà francese. Nessuna delle due parti della sua famiglia, tedesca e irlandese,andava pazza per quella nazione ma decise di tenere ogni obiezione per sé, alla fine non era niente che lo riguardasse.
Sgranò gli occhi rivolse di scatto lo guardo verso sinistra quando gli rigirò la domanda, doveva immaginarselo che sarebbe finita in quella maniera, tuttavia la sua curiosità aveva vinto sulla paranoia. Cercava il modo di lasciarle meno informazioni possibili sulla sua famiglia dato che non gli faceva piacere parlarne, e in quel momento lo aveva fatto fin troppo.

Io? Sono nato nel Connemara ma ora abito a Dublino. Sì, è chiaro che il mio cognome non sia irlandese, ho delle discendenze tedesche.

Abbozzò un qualcosa più simile ad un sorriso che riuscì. Alla fine era riuscito a sviare senza mentire, lasciando alla quasi totale interpretazione la vicenda. Da un lato non pensava che fosse veramente pericoloso farne parola con Sheridan, non sembrava la tipa che si preoccupasse di cose simili, ma l’idea che la voce avesse potuto rimbalzare di bocca in bocca non gli piaceva affatto, tanto da spingerlo ad un’ulteriore garanzia.

Tuttavia, mi piacerebbe che rimanesse all’interno di queste mura.

Con l’indice si coprì le labbra, incitando l’altra al silenzio. Di certo Morgan non si stava rendendo conto di quanto fosse in realtà inutile, il suo cognome parlava da solo e non era una cosa che poteva nascondere agli altri. Solo l’appello o quando veniva interpellato dai professori lo spiattellavano alle orecchie di tutti, ma cosa doveva fare? Tentare di non farlo mai scoprire agli altri era impossibile, ora capiva perché il padre avesse spinto così tanto per farlo entrare a Durmstrang. Lì di certo non avrebbe avuto problemi dato che quasi l’interezza degli studenti proveniva dall’Europa del nord, dell’est e dalla Scandinavia, inoltre la dizione del suo tedesco era quasi perfetta.

Complicata? Mh… non troppo.

Si difese sì, ma dalla sua domanda. Non avrebbe di certo ammesso che invece faceva una gran fatica a ricevere voti eccellenti in quella materia, il che era quasi una vergogna.

Erbologia sembra interessante, anche se credo possa diventare complicata più avanti. Bah, se ti fai delle buone basi ora non penso ci siano problemi in futuro però. Ma, perché ci tieni così tanto? Hai già un’idea su cosa farai uscita da Hogwarts?

Parlava sempre di quella scuola come se fosse una cosa lontana da lui e in realtà non ci fosse dentro. Non se ne rendeva conto del tutto, ma la verità era che non voleva affezionarsi a niente di quello che la rappresentava per paura che un giorno potesse deluderla, come tanti maghi prima di lui avevano fatto. Non doveva essere piacevole per i professori vedere sul rotocalco della Gazzetta del Profeta il nome di un ex studente, al quale avevano dato tutte le conoscenze per la sua personale cultura, finito ad Azkaban per aver scelto la via del male, per crimini riusciti anche grazie a quegli insegnamenti.

Io non ho particolari preferenze, cerco solo di fare il mio dovere.

Rispose secco alla sua domanda mentre cercava di non far trasparire in nessun modo la pesantezza del pensiero che ora lo attanagliava.
Ostentando forse una tranquillità falsa che preferiva alla sua quasi totale incompetenza riguardo agli incantesimi casalinghi oltre a quelli usati per le pulizie di cui era ossessionato, fece di no con la testa. Increspò le labbra quando vide il viso della Tassorosso oscurarsi come se le avesse detto chissà che cosa. Era tentato di scusarsi, ma poi ruotò gli occhi verso l’alto, come per ragionare, ed una lampadina gli si accese nella mente.

No, mi spiace. Sicuramente qualche formula esisterà, magari la bibliotecaria può aiutarti a trovarla, nel frattempo potresti provare con del Magiscotch sulla rilegatura. Però per nascondere i disegni ti consiglio l’incantesimo Illegibilus, così potrai fare tutto quello che vuoi sopra le pagine e nessuno lo verrà mai a sapere. Quando invece vorrai riverderli basta pronunciare il contro-incantesimo.

Annuì soddisfatto alzando le spalle e serrando ancor di più le braccia al petto. Senza volerlo aveva imitato l’espressione di sua madre quando trovava la soluzione ad ogni tipo di problema le si ponesse davanti.
 
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Sheridan, la centesima scimmia che si ruppe il cervelletto.

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La piccola non era chissà quanto brava a comprendere le persone, e Morgan per lei era decisamente strano da interpretare, ma non le importava. A pelle le era stato simpatico, per quel motivo era convinta che continuare a parlargli sarebbe stato divertente. Lei era quel tipo di persona che non vede le cose finchè non glie le si espone chiaramente. In quel particolare caso, se il ragazzino non le avesse chiaramente detto di volersene stare per i fatti suoi anche perchè non apprezzava la sua presenza, lei sarebbe rimasta li ignorando cosa il ragazzo potesse realmente desiderare.
Anche per quello il fatto che il ragazzo le avesse posto nuovamente una domanda per lei fu fonte di stupore che appunto la fece impappinare per qualche istante facendole assumere l'espressione di chi ha dimenticato la risposta alla domanda dell'insegnante durante l'interrogazione. Ci mise qualche attimo contando mentalmente.
"Quattro!" riuscì finalmente a decretare dopo averci effettivamente dovuto riflettere qualche istante. "Teodor ha già finito scuola ed ora lavora. Lukas e Neith sono all'ultimo ed al quinto anno, entrambi Serpeverde. Mentre Patrick è del quarto anno di Grifondoro." cercò di riassumere incrociando le braccia come a voler fare mente locale e riflettere sull'aver detto effettivamente tutto e non essersi dimenticata qualcuno. Dimenticare uno dei fratelli sarebbe sicuramente stato un affronto se il diretto interessato ne fosse venuto a conoscenza. Tanto per tormentarla e rimproverarla erano sempre disponibili per il resto poteva considerarli come completi sconosciuti. "Tu hai qualche parente qui a Scuola? Fratelli, sorelle, cugini?" rigirò la domanda curiosa di scoprire qualcosa in più rispetto quel ragazzo così taciturno e tanto serio. Si domandava come sarebbe stato vedergli fare un sorriso in effetti. Chissà se sorrideva mai.
Annuì con fare comprensivo alla sua risposta riguardo il modo in cui la sua famiglia tenesse particolarmente all'educazione.
"in un certo senso anche la mia." avrebbe commentato con voce sottile tenendo lo sguardo basso sul petto del compagno di scuola soffermandosi alle trame tessute nel suo vestiario. "Loro hanno sempre voluto io fossi in un determinato modo. Hanno sempre dettato quello che dovevo fare, dire e pensare. Però qui a scuola loro non ci sono." continuò come se stesse effettivamente facendo una confessione di colpe. Rialzò però velocemente lo sguardo ritrovando un sorrisetto innocente come se non avesse effettivamente detto nulla. Avendo la possibilità di essere lontana dalla sua famiglia, poteva realmente scoprire chi fosse lei stessa, se avesse una personalità, se avesse degli interessi, delle opinioni. Man mano che passava il tempo stava effettivamente scoprendo chi fosse Sheridan e le stava dando modo di manifestarsi finalmente per la prima volta da quando ne aveva memoria. Alla spiegazione delle sue origini la Tassa lo osservò cercando di capire cosa stessa dicendo domandandosi perchè avrebbe dovuto pensare che il suo cognome non avesse origini Irlandesi. Come si riconosceva quando un cognome aveva origini Irlandesi? Che poi... si era presentato anche con il cognome? La ragazzina aveva totalmente ignorato la cosa, interessata unicamente al suo nome, probabilmente aveva ascoltato ma senza reale interesse presa a fantasticare o pensare ad altro. Sbattè più volte le palpebre e con un leggero imbarazzo portò una mano a grattare la nuca scompigliando i capelli corti biondissimi inclinando il viso verso il basso, tenendo però lo sguardo sulla figura dell'altro. "Ecco... Per me va bene... ma, non ricordo quale sia il tuo cognome...Magari ero distratta. Però si, insomma. sicuro non uscirà da queste mura." ammise completamente nel pallone sferruzzando con i capelli corti ridacchiando nervosamente. Non era mai stata un genio nel ricordare i nomi delle persone appena incontrate, probabilmente se non lo avesse più visto, il suo nome sarebbe finito inesorabilmente nel dimenticatoio. Aveva bisogno di una certa costanza e legame per effettivamente ricordare qualcosa di così personale come un nome. "Diventerà più complicata?" sbuffò contrariata poggiando le mani sulle proprie gambe scuotendo il capo. "In generale mi piacerebbe fare un lavoro a contatto con le persone. Che possa essere in un locale o un negozio, ma la cosa che più mi piacerebbe fare sarebbe essere guaritrice... Ma paradossalmente per quel mestiere ho bisogno di cavarmela sia in Pozioni che Erbologia." confidò sconsolata sempre più
convinta che quel futuro non sarebbe mai stato effettivamente suo consapevole del fatto che ci sarebbe voluto davvero molto tempo e pazienza per ottenere dei buoni voti ed una buona conoscenza di quelle materie, cosa che lei non riusciva davvero ad aspettarsi da se stessa.
"Tu invece hai qualcosa in mente per quando sarai grande? Ti piacerebbe fare qualcosa di particolare?" era ovvio che quelli infondo erano solo pensieri fanciulleschi, nulla vietava che di li all'anno dopo avrebbe cambiato totalmente idea desiderando di voler andare a lavorare al ministero, o anche mantenere quel piccolo sogno nel cassetto fino alla fine degli studi. Era un cinquanta e un cinquanta. Era davvero mortificata per quella storia del libro indecoroso. Infondo non era strettamente colpa sua se il libro era conciato in quella maniera. I suoi fratelli erano sempre stati particolarmente scapestrati perciò non si sorprendeva se i loro libri erano fatiscenti quanto la Stamberga Strillante. D'altro canto lei non poteva permettersi dei libri nuovi, si trovò quindi ad osservare di nascosto il libro di una persona poco lontana da loro, immacolato e perfettamente integro, assottigliando lo sguardo sentendosi ribollire d'invidia nei confronti di quello sconosciuto che inconsciamente aveva attirato quella poca negatività che albergava nella piccola Moore.
Il commento successivo del ragazzo però la fece voltare di scatto la streghetta in sua direzione con aria speranzosa annuendo distintamente neanche gli avesse rivelato chissà quale importantissima rivelazione. Tirò fuori dal libro una pergamena stropicciata e ripiegata che usava come segnalibro su cui aveva cominciato ad annotare quanto stava dicendo il ragazzino.
"Magiscotch ... Incantesimo Illegibilus..." Borbottò scrivendo per poi alzare lo sguardo radioso in direzione del coetaneo. "Grazie! Ci proverò sicuramente
quando torno in dormitorio."
Esclamò davvero contenta chiudendo il libro portandolo al petto stringendolo con aria decisamente più soddisfatta e serena.
 
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view post Posted on 7/2/2019, 13:29
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Morgan rimase interdetto quando la vide impappinarsi, possibile che non ricordasse quanti fratelli avesse? Il maghetto sgranò gli occhi, non potevano essere veramente così tanti da perdere il conto. Abbassò lo sguardo, convincendosi di averle fatto una domanda scomoda, magari anche Sheridan aveva argomenti di cui parlava malvolentieri, ma la descrizione che gli fornì lo convinse che in realtà non era così. Storse un attimo la bocca quando sentì che due dei fratelli erano Serpeverde, fino a quel momento non si era mai posto il problema che dei fratelli potessero finire in Case diverse, come fosse un marchio impresso nel DNA. La piccola strega inconsapevolmente aveva fatto cadere la mente ancora acerba in un nuovo sconforto, a quel punto non aveva più scuse per discolparsi dal blasone che portava al petto.

Due Serpeverde? Mi dispiace per te.

Sbottò non coprendo nemmeno una punta della sua ironia. In realtà era solo il frutto di quella strana sensazione che gli era nata dentro, come se si fosse un po’ arrabbiato senza capire il perché, alla fine la Tassa non aveva fatto nulla per innervosirlo.
Alzò gli occhi per pensare quando gli venne posta quella domanda, doveva seriamente riflettere sui suoi parenti dato che, per sua gioia, non li vedeva quasi mai.

Mh, sì, ho dei cugini ma non sono di qui, frequentano una scuola… nel nord Europa… “Si perse un momento nel pensare se avesse dato loro la parte geografica esatta” mh… sì. Beh, non ho molti contatti con loro, quindi si può dire che non li abbia.

Liquidò la domanda in quella maniera dato che, nonostante fosse certo che fossero più grandi di lui, non aveva idea di quanti anni avessero, riteneva già troppo ricordarsi i nomi, che non specificò comunque ritenendola un’informazione superflua. In quel momento pensò che fosse un bene che non avesse cugini della sua età da parte di madre, essendo lei la più piccola del suo ramo ormai gli altri erano ben più grandi di lui. Annuì distratto, segno che era ancora impegnato a far mente locale.
La piccola strega davanti a lui non aveva ancora dato modo di dimostrare gravi carenze educative, di conseguenza Morgan le credette in parola quando ammise che anche la sua famiglia teneva alle regole del buon costume. Lo trovava naturale, scontato, ovvio. Anche se di tanto in tanto, passeggiando per le stanze del castello si era imbattuto in individui veramente singolari, o addirittura, gente che sembrava uscita dalle foreste. Sheridan non dimostrava nessun tratto sbagliato, se non fosse per la sua – forse innata – invadenza; ma non poteva fargliene di certo una colpa, almeno fino a quando si sarebbe limitata a sbirciare le pergamene altrui che, per il Serpeverde riguardava già la soglia massima di sopportazione.
Quando però insinuò che fra quelle mura era molto più coperta dal controllo della sua famiglia la testa gli si piegò spontaneamente di lato. Effettivamente nemmeno i suoi genitori, a meno che Morgan non avesse commesso un’azione abbastanza grave da spingere i docenti ad avvisare casa con un gufo, potevano osservarlo lì. L’idea di prendere la situazione con la stessa filosofia della Tassorosso lo solleticò per un breve momento, ma l’immagine di una Strillettera dalla Germania lo riportò subito con i piedi per terra. Inoltre cosa mai avrebbe potuto fare di diverso? Era convinto nella sua ingenuità che le cose sarebbero sempre state così, che non avrebbe mai sentito il bisogno di esprimersi, trasgredire e costruirsi una propria identità. Per lui tutto ciò che contava in quel momento era concludere quell’anno nella miglior maniera possibile, tornare a casa alla sua vita inutile e priva di ogni svago che gli piaceva tanto nonostante non si rendesse conto di essere inguaribilmente annoiato.
Quando la vide sbattere le ciglia, come aveva già fatto un milione di volte dall’inizio di quella conversazione – forse aveva un tic – ebbe seriamente paura della sua risposta, ma non poteva dubitare peggio. Sospirò sommesso che quasi non si sentì nemmeno lui; sollevato dalle parole dell’altra, Alzò il mento soddisfatto, guardandola dall’alto.

Magnifico Sheridan.

Commentò lieve, abbassando la testa verso di lei in un accennato inchino, gesto che gli nacque spontaneo, lo preferiva di gran lunga al ringraziare con le parole, anzi, preferiva quasi sempre il linguaggio del corpo al posto di quello discorsivo.
Per l’ennesima volta però, risultò essere pungente sul fattore dell’Erbologia, cominciava a credere che la biondina capisse al contrario le parole degli altri, ma non poteva ancora escludere che fosse lui ad essere poco chiaro, non sapeva spiegarsi il perché, anche se era abbastanza scontato data la sua categorica inespressività. Diede la colpa a quello, non si immaginava che forse era merito del fatto che provenissero da due mondi diversi. Sperava di motivarla con le sue parole, se qualcuno gli avesse detto che una determinata materia risultava particolarmente complicata, Morgan avrebbe fatto di tutto per dimostrare il contrario, che per lui non lo era affatto.

Beh ora non andare nel panico, non sono un indovino, non posso saperlo. La mia era una teoria…

Si passò una mano sulla guancia, oscurandosi la bocca, per paura che le sue parole potessero essere ancora fraintese.

Guaritrice? Quindi il Medimago?

Le chiese ignorando involontariamente la prima parte del suo discorso. Quel dettaglio purtroppo aveva catturato molto di più la sua attenzione, risultando leggermente scortese a non aver dato considerazione alle altre ipotesi. L’unica ragione che lo portò a quel comportamento era che non aveva mai conosciuto nessuno che volesse diventare un guaritore, la professione di sua madre. Non si era mai chiesto cosa fosse scattato nella mente della strega quando lo scelse, forse quella era l’occasione per capirlo.

Voglio diventare un Auror, cacciatore di Maghi Oscuri.

Disse con fermezza senza disturbarsi nemmeno ad usare il condizionale. Dentro di sé invece la questione era ben più complessa, sapeva che non sarebbe stato facile se i suoi voti in Difesa Contro le Arti Oscure fossero rimasti mediocri com’erano. Inoltre era ossessionato dal pensiero che se non avesse scelto quella via probabilmente quello cacciato potesse essere lui.
Spostò per un attimo lo sguardo nella direzione in cui gli occhi azzurri dell’altra si erano posati, c’era una persona che leggeva. *Curioso vero Morgan? Una persona che legge in biblioteca… è stata creata per questo, non per far salotto, lo sai?* pensò.
Sbatté lentamente le palpebre senza dar troppo peso allo sguardo fulminante di Sheridan, credeva che non brillasse di simpatia per quella persona, ma si guardò bene dall’investigare. Una volta che le ebbe spiegato la sua soluzione, ritornò di nuovo quella di prima scrollandosi di dosso la negatività con la stessa velocità con la quale si toglie un mantello. Morgan annuì saccente, non sapeva se lei avesse veramente intenzione di seguire i suoi consigli, ma se non lo avesse fatto si sarebbe di certo offeso anche solo per il tempo che gli aveva fatto perdere. Alzò un sopracciglio fissando il libro dell’altra, poi con un gesto secco prese la sua borsa e se la mise a tracolla.

Con permesso.

Sussurrò a testa bassa, come se stesse commettendo chissà quale affronto. Parlando con lei si era dimenticato la ragione per cui era lì: studiare. Non gli andava nemmeno bene disturbare i pochi studenti rimasti. Voltò lo sguardo di lato, come per cercare un qualche oggetto che testimoniasse l’ora ormai tarda.

Ti saluto Sheridan, torno in dormitorio per posare i libri. Dovresti avviarti anche tu, a breve sarà ora di cena, immagino che tu sia affamata dopo questo pomeriggio di studio.

Le disse con formalità, abbastanza bislacca per un undicenne, ma anche per lui. Il suo tono era impostato, come se tutta la confidenza presa fosse ormai svanita. Abbassò la testa in un altro accennato inchino, per quanto volesse evitare di farlo ormai era diventato un movimento involontario, spontaneo come respirare. Rimase in bilico, indeciso se dirle o meno che era stato un piacere conoscerla, era una formula di educazione, di solito lo diceva meccanicamente senza soffermarsi a pensare se fosse davvero così. In verità non ne aveva idea, non sapeva come ci si dovesse sentire quando si era felici di aver fatto conoscenza. Ricordò le sue parole, nessuno era lì ad osservarlo, quindi scelse la via del silenzio considerando che, solitamente, a quella frase era associato anche un gesto quale la stretta di mano, o peggio ancora, il baciamano, la cosa che più odiava al mondo. Proprio non gli andava di espandersi fino a quel punto, era riuscito a mantenere la sua sfera personale esente dal contatto fisico e gli andava bene così.
 
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La piccola non la si poteva dire effettivamente molto legata alla sua famiglia. Era capitato molto spesso che infatti si scontrasse con ogni singolo membro della famiglia anche per la più inutile stupidaggine. In realtà lei non era mai guerraiola o cose simili, mentre i restanti famigliari si. Se capitava qualcosa e lei cercava di placare gli animi solitamente se la prendevano con lei senza discriminazione di sorta o pensare al fatto che lei stava solo cercando di farli tranquillizzare. Fortunatamente per lei non era qualcosa che le pesava particolarmente, o quanto meno con il passare del tempo si era abituata a quella situazione non propriamente rosea. Era consapevole ci fossero situazioni nettamente peggiori delle sue, di conseguenza non era mai andata a lamentarsi con nessuno, soprattutto a causa della sua indole da crocerossina. Lei voleva preoccuparsi per gli altri, non far preoccupare qualcuno per lei. "Non sono poi così male." si limitò a dire con un sorrisetto scuotendo poi le spalle con fare di nonchalance. Non avrebbe approfondito troppo in quanto effettivamente i suoi fratelli non erano insopportabili unicamente perchè fossero Serpeverde. Anche gli altri sapevano essere altrettanto scontrosi e poco amichevoli. "Oh capisco... beh infondo penso che non sia poi così male frequentare il castello da soli. Bisogna avere giusto un pò di pazienza e forza di volontà nello stringere qualche amicizia." Commentò alla sua risposta riguardo il non avere parenti li al castello. Infondo non tutti potevano avere quella fortuna e magari riuscire addirittura ad andare d'accordo con quegli stessi parenti. Poteva essere davvero difficile una combinazione simile le veniva da pensare.
Era abbastanza convinta di non aver fatto effettivamente nulla di speciale per meritarsi un ringraziamento tanto sentito, ma la sua fanciullesca ingenuità la portò a compiacersi ugualmente di quel "Magnifico Sheridan" pronunciato dal ragazzo con annesso lieve inchino. Un sorriso spontaneo andò ad illuminare maggiormente il visino tondeggiante della Grifondoro che nonostante non ne avesse un ver e proprio motivo si sentiva decisamente soddisfatta e compiaciuta a sua volta. Neanche avesse fatto chissà quale favore importante nei confronti del compagno.
Non ci volle molto per la figlia di Tosca a tornare serena e composta alle parole del Serpeverde. Non doveva andare nel panico no? Quindi seguì il consiglio andando a fare un breve sospiro liberatorio. Inoltre era ancora troppo troppo presto per andare a pensare a cose simili, era si e no al primo anno e ne sarebbe corsa acqua sotto i ponti prima che arrivasse il momento di preoccuparsi di una cosa così lontana nel tempo.
"Si! Medimago! Penso sarebbe una carriera meravigliosa! Impegnare il proprio tempo per aiutare le persone in difficoltà, vedere come migliorano con il tempo, sapere di essere responsabili di quei miglioramenti e sentire di aver fatto qualcosa di bello per loro risolvendo i loro problemi... Mi piacerebbe davvero davvero tanto. Nonostante io sappia si tratti di qualcosa di molto difficile da raggiungere. Penso però possa essere la mia più grande aspirazione." la piccola non era ambiziosa, le sarebbe bastato essere un assistente o un infermiera in qualche ospedale magico. Non le interessava diventare direttrice o medico curante o ancora medimago ufficiale, le bastava poter fare quello che più desiderava più di ogni altra cosa. Aiutare il prossimo al meglio delle sue possibilità. Alle parole dell'altro sollevò le sopracciglia sorpresa. "Caspita... anche l'auror è un bel lavoro, e deve essere difficile riuscire a diventarlo. Ma con un pò di determinazione ed impegno mi piace pensare si possa ottenere tutto ciò che vogliamo." commentò positiva cercando di immaginarsi il ragazzo più grande con una delle belle divise dei cacciatori oscuri di cui tutti conoscevano le prodi gesta. La biondina sussultò appena nel sentire il ragazzo muoversi alzando lo sguardo su di lui. Stava andando via, si sentì pervadere da un pò di tristezza, le stava piacendo avere a che fare con il ragazzo nonostante avesse qualcosa di strano. Le dava l'impressione infatti di parlare con qualcuno di qualche anno più grande di lei, magari era semplicemente più maturo. Con un sorrisetto un pò timido questa volta, dovuta all'impercettibile malinconia annuì agitando una mano in direzione dell'altro osservandolo fare un breve piccolo inchino con il capo a cui sorrise, per poi vederlo sparire tra gli scaffali. Poi si voltò in direzione del proprio libro e fece per sistemarlo nella sua borsa. Sospirò stancamente, non le piaceva stare da sola. Si alzò flemmaticamente e sistemò la propria borsa andando quindi a seguire le orme dell'altro che ormai non era più visibile agli occhietti vispi dell'undicenne. Nel caso avesse fatto in tempo, sarebbe passata dalla sala comune a sistemare l'occorrente scolastico nel proprio baule prima di muoversi per andare a cena.
 
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