Un pranzo ai Tre Manici., Privata.

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view post Posted on 26/1/2019, 17:41
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La neve danzava intorno alla sua figura mentre camminava, aiutandosi con il bastone per non scivolare, nelle viuzze di Hogsmeade. Al suo fianco il fido Rufus.
Ekaterina indossava un cappotto doppiopetto dal sapore militaresco, era foderato internamente e sul bavero da pelliccia di lupo grigio che faceva paio con il colbacco che portava calato sulla testa.
Arrivati all'angolo di una viuzza Ekaterina fermò con un leggero colpo di bastone la camminata dell'elfo e lo guardò dritto negli occhi.

"Rufus, hai capito cosa devi fare?"
"Certo, Signorina Ekaterina"
"Non farti beccare a seguirla, mi raccomando!"
" Nossignorina!"
"Hai capito quanto sia importante per me questa missione?"
"Sissignorina! L'ho capito… ma in mia assenza chi l'aiuterà?" chiese in un misto di fedeltà e affetto.
"Ci penserà Kiki, tu hai cose più importanti da fare, ora va'!"
L'elfo fece un breve inchino e svanì in un flebile *CRACK*

Hell si guardò intorno e, dopo aver notato di essere vicina alla taverna dei Tre Manici, decise che era ora di riposarsi e bere qualcosa. Era quasi ora di mangiare, lì avrebbe mangiato e avrebbe bevuto qualcosa. Aprì la porta del locale con un gesto energico e, senza troppe moine, andò a sedersi ad un tavolo libero. Dopo aver poggiato il bastone sul tavolo si tolse il cappotto con un gesto fluido e lo poggiò su una delle tre sedie vuote. Lo stesso fece con il colbacco assicurandosi che non cadesse per terra: quel cappotto era stato regalatole dal Cancelliere del Ministero Tedesco nel 1969 nel ventesimo anniversario della sua assunzione.
Era preoccupata per la missione di Rufus. Per quanto fosse sicura della abilità dell'elfo non era sicura della propria: lo specchio l'aveva detto chiaramente: stava diventando imprecisa, piena di sbavature. Smosse questo pensiero dalla propria mente sistemandosi i capelli.
Estrasse dalla borsetta, che aveva fino a quel momento tenuto sotto il gomito, un bocchino da sigaretta d'avorio, un portasigarette d'argento ed un posacenere portatile con una grande N dorata stampata al centro.

Dal posacenere cominciò a levarsi un persistente odore di fumo e di cenere rafferma.
Si ricordò, dovevano essere gli anni 50 o forse persin prima, una delle prime volte che aveva consultato il dottor Wilhelm Joseph.
"Signora von Kraus, lei fuma?" aveva chiesto il Dottor Joseph. "No, certo" aveva detto lei, "Dovrebbe iniziare, sa?" aveva ribattuto Joseph. "Lei dice, Dottore?" aveva chiesto stupita "Certo, danno più sicurezza in sé, lo sanno tutti, Signora"
Aveva allora preso a fumare. Anche questa scelta era stata per lei fonte di dolori e problemi ma ormai era parte di lei, del suo personaggio: della sua stessa essenza.
Era lì seduta in attesa di qualcosa; di ordinare, forse, di avere un'illuminazione di comprendere quali trame l'avevano portata all'incontro di qualche giorno prima. In tredici anni lei si era dimenticata della sua esistenza non aveva pensato che potesse crescere e diventare adulta. Perché era tornata ad infestarla di ricordi?
Tutto ciò vibrava nella sua mente in maniera insopportabile, intollerabile.

Con un gesto disinvolto cercò di attirare l'attenzione di una cameriera o un cameriera ma sortì un effetto insperato:
Il braccio che mosse con rapidità, tenendo fermo il gomito sul piano del tavolo, urtò la borsetta che cadde rovinosamente a terra. Il dolore alla schiena la bloccava ed il terrore del male la fermava dal piegarsi.
Unica fortuna fu che non sparse il contenuto per la sala.

 
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view post Posted on 28/1/2019, 00:49
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Aida
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uori la neve scendeva delicata a coprire le vie di Hogsmeade; Aida guardava fuori dalla finestra del Tre Manici di Scopa le persone che camminavano cercando di non scivolare sul ghiaccio. Vedere scendere la neve la rilassava, con quel suo lento incedere, così leggiadra nel posarsi a terra. Guardare la neve la tranquillizzava e soprattutto in quel momento le faceva bene: era un mix di emozioni che andavano dall'ansia alla gioia. Era il suo primo giorno di lavoro al Tre Manici di Scopa. La spaventava perché come sempre le prime volte delle nuove cose l'agitavano un po', temeva di fallire, di non piacere alle persone, di creare guai. Eppure si sentiva molto fiduciosa e felice di aver ottenuto quel lavoretto. Si sentiva responsabile, e forse più adulta data la natura di questa responsabilità. Dall'inizio del turno aveva solo sistemato i tavoli e riordinato piatti e bicchieri e ancora non aveva servito nessun cliente. Guardava l'ingresso al locale ogni cinque minuti, e ricontrollava che tutti i pochi clienti fossero già stati serviti, in caso avessero avuto bisogno di altro sarebbe accorsa. Poi finalmente qualcuno era entrato: un signora era entrata, senza indugiare o guardarsi intorno era andata a sedersi dritta ad un tavolino. Non voleva sembrare maleducata andando subito da lei, così aspetto che fosse la signora a richiedere la sua presenza. Dopo poco la vide alzare un braccio per richiamare l'attenzione di un cameriere e Aida,già uscita da dietro il bancone, si diresse verso di lei. Nell'alzare il braccio la signora fece cadere la sua borsetta.
- Ecco la prendo io, signora.- disse Aida raccogliendo la borsetta della signora da terra e riposandola sul tavolino. - Salve,benvenuta al Tre Manici di Scopa, sono Aida. Sono a sua disposizione, le lascio il menù intanto. - le disse sorridendo, posando il menù sul tavolo e facendo due passi indietro per lasciarle il tempo di decidere cosa ordinare. Pensò di essere stata brava nell'accogliere la cliente e intanto guardava la signora: non poté non notare il portamento, elegante e fiero, ma la prima cosa che notò furono gli occhi azzurri, perché Aida guardava sempre quelli nelle persone, doveva avere 70'anni, forse anche meno, aveva un viso spigoloso e capelli bianchi. Non aggiunse altro, e rimase a debita distanza aspettando l'ordinazione dell'elegante signora.
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Maurizio Pisciottu ◆ 27 anni ◆ Antimago - Lycan

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Tum-tum, tum-tum. Due battiti secchi risuonavano quasi all'unisono da qualche ora, uno proveniva dalla cassa toracica dell'Italiano, l'altro invece proveniva da una pallina che Maurizio faceva incessantemente sbattere contro il pavimento, il più vicino al muro possibile in modo che seguisse un percorso ben preciso che iniziava e finiva all'interno della sua mano sinistra. Dal giorno del ballo aveva passato così ogni suo giorno libero, ogni singola parola riferita dallo specchio pareva averlo trafitto nel profondo e quello sembrava essere l'unico modo per lenire il dolore o quantomeno imparare a conviverci. E infine quei due suoni ben distinti come un metronomo servivano a farlo perdere nell'infinito della sua mente.
Perso nella sua testa un'altra mattina era volata via e i problemi della vita reale iniziavano a venire a galla
"E mò che mangio?"
Come sempre l'unica possibile soluzione erano i Tre Manici, sua fonte di vita nei periodi bui. Indossò una camicia azzurra sotto un pesante giubbotto nero e dei jeans, per poi concludere con gli occhiali da sole, lì portava con se quasi sempre.
Come sempre decise di percorrere la distanza a piedi, era piuttosto lunga ma se c'era una cosa che aveva dimostrato a se e Daaria era che persino come Licantropo era fisicamente fuori dal comune, e non solo.
Aveva appena raggiunto i Tre Manici e si era seduto al suo tavolo preferito, era quello più in ombra la sera e quello che ti dava la vista di quasi la totalità del locale. Ad attirare la sua attenzione però non era nessuno dei presenti, ma la donna che era appena sopraggiunta e si era seduta qualche tavolo accanto al suo, non riusciva a capire perché ma non riusciva a smettere di fissarla, istintivamente si mise il braccio di fronte alla bocca ed iniziò serrare le mascelle attorno al giubbotto, solo a quel punto capì. Stava lentamente cedendo al suo istinto, probabilmente la vista della pelliccia della donna gli aveva causato non pochi sbalzi d'umore e a naso l'Italiano intuì che si trattava di lupo, avevano ucciso un suo "cugino" per farla.
Notato il siparietto con la ragazzina che serviva ai tavoli non poté che avvicinarsi e punzecchiare l'anziana donna.
"Stai attenta ragazzina, potrebbe fare anche di te una pelliccia."
Eppure il suo tono uscì fuori dalla bocca più dolce del normale, ancora una volta il suo istinto viaggiava due passi avanti a lui. Dove aveva già visto quella donna?

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Edited by Don Medellìn - 21/2/2019, 19:21
 
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view post Posted on 21/2/2019, 18:40
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Una ragazzina le si avvicinò prontamente e, con altrettanta rapidità, raccolse la borsa che le porse con gentilezza.
Non aveva mai trovato sconveniente il lavoro minorile, anzi aveva fatto di tutto per incentivarlo durante i suoi anni al Ministero, perché è in quegli anni che l'individuo apprende meglio, di più e più rapidamente; è in quell'età che è più rapido e più agile e dunque è giusto che contribuisca al benessere della sua comunità.

"Grazie bambina" <i>disse sorridendole, il termine bambina era in una qualche maniera dolce, affettuoso ma provocava un distacco voluto, allontanava vezzeggiando. Dopo aver ghermito i cordoni della borsa vi guardò dentro per essere sicura che niente fosse scappato nella caduta. Urtò, all'interno di questa, la custodia degli occhiali ma si rifiutò di estrarli. Allora si mise a studiare la carta per le ordinazioni.
"Allora" iniziò pratica" desidero che mi porti un boccale piccolo di idromele… vichingo. Da mangiare gradirei un fish and chips. A conclusione del pasto, gradirei mi portasse un bicchiere di vodka. Faccia attenzione che sia quella russa, fatta con il grano e badi bene anche che sia fredda ma non ghiacciata: mi piace gustarne il sapore."
Poi, tenendo le labbra serrate passò la lingua sui denti, come a contarli, e pensò un attimo. E guardò il tavolo ricordandosi che il suo posacenere era pieno e non era stato svuotato disse:
"Ah gentilmente, signorina, mi porti anche un posacenere"
Fu in quell'istante che un uomo, che, a dirla tutta, lei non aveva notato, parlò da qualche tavolo più in là.
"Stai attenta ragazzina, potrebbe fare anche di te una pelliccia."disse.
Ecco lì il classico borbottone, difensore donchisciottiano dei diritti di chi è stato donato all'uomo come utile e dilettevole coinquilino, chiaramente subalterno, di questo misero ammasso di terra e fango. Cosa c'era di male, pensò Ekaterina, nell'ammazzare una bestia, di per sé inutile, per farne qualcosa di nobile, di bello! D'altronde cosa se ne farà mai, della vita, un animale: vive incosciente, quasi inanimato, girovagando ramingo per vasti territori spendendo il suo tempo nel cacciare e riprodursi. Nelle mani dell'uomo, invece, un animale avrebbe trovato un senso alla sua vita: fosse questo un piatto raffinato, una bella pelliccia o l'utilizzo delle sue ossa come oggetti decorativi.
Purtroppo, però, l'essere umano era diventato ozioso e, nella noia, nascono idee futili di pace, di tolleranza, di amore e rispetto reciproco concessi tout court e non conquistati con fatica e sudore.
E' nella noia che noi vediamo l'anima e la bontà ovunque, così come nella fame ovunque vediamo una preda. L'uomo è sempre predatore, diventa falsamente nobile solo quando ha la pancia piena.
Erano passati pochi istanti, dalla frase, e lei girò la testa verso l'autore della butade, gli sorrise piuttosto divertita e poi disse nuovamente rivolta alla ragazza .

"Stia tranquilla, bambina, di norma preferisco i trofei animali a quelli umani" rise, certo, ma c'era qualcosa di serio e, a cercando bene, ambiguo nelle sue parole.
La donna non portava rancore verso quelli che la pensavano diversamente da lei; nella maggioranza dei casi non sapevano di aver preso delle cantonate e in altri casi erano solo sciocchi.
L'uomo indossava un giubbotto nero, dei jeans ed una camicia azzurra.
I tratti del volto lo facevano molto rassomigliare a qualcuno che Ekaterina aveva conosciuto o visto.
Il portamento era fiero e certamente aveva la sua bella, e meritatissima, schiera di pulzelle adoranti; forse questo l'aveva reso troppo spavaldo?
 
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view post Posted on 1/3/2019, 23:02
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Maurizio Pisciottu ◆ 27 anni ◆ Antimago - Lycan

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Maurizio tirò su col naso per cercare di capire qualcosa in più della donna che aveva di fronte ma tutto quello che ne uscì fuori era l'aroma di tabacco bruciato e niente più, l'Italiano avrebbe dovuto affinare il suo olfatto col tempo...o semplicemente era tutto quello che era rimasto.
Diventato oramai parte della catena alimentare l'Italiano aveva imparato a rispettare gli altri animali come suoi pari e vederli utilizzati come puro ornamento, probabilmente comprato, lo lasciava ancora un po' rabbioso. Eppure era sicuro di avere di fronte a se un particolare esemplare di donna, al solo guardarla sembrava esprimere esperienza e conoscenza, una donna del genere aveva sicuramente visto tutto del mondo, sorrise persino quando lo sfiorò il pensiero che lei potesse conoscere la sua fama.
"Oh, con quelli non ho nessun problema."
Disse togliendosi gli occhiali, il sorriso non lo abbandonava mai, nemmeno in quei periodi così tristi, aveva sempre portato una maschera fisica con se in Italia, portarne una seconda per lui era una bazzecola.
"Se le serve una mano ne potremmo discutere a pranzo."
Nonostante quello fosse praticamente di per se uno spavaldo autoinvito Maurizio non si mosse, non avrebbe mai osato sedersi ad un tavolo senza una sua richiesta (mi ricorda Dracula :asd: ).
Il pensiero che aveva fatto precedentemente gli aveva messo ulteriore curiosità sulla donna, così non indugiò oltre e le palesò le sue origini.
"Comunque piacere, sono Maurizio Pisciottu...e lei è?"
Oramai era solito porre la domanda sempre in quel modo, il lavoro era stato in grado di traviarlo sino a quel punto e, da quando era avvenuto l'incontro con lo specchio, per lui non era che diventato mero allenamento.

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view post Posted on 2/3/2019, 09:36
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Il giovane si presentò: Maurizio Pisciottu.
Sentire la pronuncia italiana di un nome così caratteristico, che nella bocca di qualche straniero sarebbe diventato un qualche cacofonico agglomerato di sonorità sbagliate, la deliziò. Le fece ricordare l'albergo d'Inghilterra a Roma, le fece ricordare volti e nomi cui non pensava da tanto tempo. Donna Adelheid Cavallari ed il marito Luigi Alberto Cavallari. Erano passati solo 10 anni ma era passata da cenare tutti i giorni in splendidi ristoranti, servita e riverita, a pranzare con fish and chips forse servita e sicuramente non riverita.
Grandi Barche ormeggiate al largo della costa Smeralda o Costa Azzurra alla mite consolazione del veder crescere le primule nel proprio giardino. Patetico. Parlava l'italiano fluentemente anche se lo usava poco. Lo parlava già da addestramento del Ministero, ma durante i sette anni che passò a Roma la sua conoscenza si intensificò. Oltre alle delicate sfumature dantesche della lingua, oltre alle impercettibili variazioni di senso tra parola e parola, in quei sette anni, imparò a imprecare. Giusto, il suo autista, le aveva sorriso la prima volta che aveva imprecato in italiano. Loro erano fatti così: potevi essere disumano ma giusto e ti avrebbero trovato repellente. Diventando umano ma ingiusto saresti stato il loro miglior compagno di bevute.

"E' un piacere Signor Pisciottu" disse d'istinto. Pronunciandolo come mai un inglese avrebbe potuto fare senza una buona competenza dell'italiano. Subito capì di aver fatto un errore a mostrare le carte così e chiese, come per farlo sembrare un gentile volere del destino che l'avesse pronunciato correttamente:. "E' un nome italiano? Giusto? L'ho pronunciato bene?" disse come avrebbe detto uno straniero qualsiasi cercando una gentile approvazione, una speranza di non essere umiliato nelle sue velleità poliglotte; lei lo disse senza quella aspirazione.
"Prego si accomodi"
Disse, quasi bruscamente, senza lasciarsi andare in formalismi. Era in un pub e non in un ristorante di classe.
"Ekaterina Elena Sergeevna Obraztsova, lietissima di fare la sua conoscenza"
L'inglese, di alto livello, aveva parole che subivano delle ingerenze di pronuncia dal russo o dal tedesco. Erano però rare, tendenzialmente la lingua che parlava era perfetta.
"E così vuole darmi una mano con i trofei umani? E' assai gentile da parte sua ma temo che dovrò rinunciare alla caccia grossa, quest'anno: ho saputo che l'hanno proibita. Sembra si chiami "omicidio" e che si rischi la galera, lei lo sapeva? Io ne sono rimasta molto stupita. E poi si lamentano che siamo in sovrannumero. Queste cose mi sembrano proprio un controsenso, non crede?" il tono era molto ironico, quasi canzonatorio, tuttavia il modo in cui quel tono veniva inverato aveva qualcosa di insidioso, sibilante, suonava come i sonagli di un serpente che stava arrotolato in attesa in qualche luogo nascosto.
 
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view post Posted on 4/3/2019, 18:56
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Aida
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rego signora. - rispose Aida alla signora e poi ascoltò attentamente la sua ordinazione annotandola sul piccolo block-notes che aveva tirato fuori dalla tasca del grembiule.
Annotò anche la richiesta del posacenere, anche se, insomma, non era proprio necessario annotarselo. Stava per dirigersi verso la cucina quando sentì una voce di uomo dire " Attenta ragazzina, potrebbe fare anche di te una pelliccia". La bambina si girò per vedere chi avesse parlato: un signore, di bell'aspetto, il quale non aveva pronunciato le parole con cattiveria. Aida sorrise, non sapendo cosa poter rispondere e rivolse un sorriso imbarazzato all'elegante signora e alla sua risposta. Aida si diresse dietro il bancone alla ricerca di un posacenere; una volta trovato lo portò alla signora:
- Ecco a lei. Torno subito con la sua ordinazione.- le sorrise cordiale e andò nella cucina.
Sistemò l'ordinazione della signora su un vassoio, fece un respiro profondo prima di incamminarsi e si concentrò per non far cadere nulla a terra. Intanto al tavolo, la signora chiacchierava con il nuovo signore.
- Ecco a lei. Per la vodka, quando vorrà mi chiami e la porterò subito. - disse posando l'ordinazione sul tavolo stando ben attenta a non rovesciare nulla.
- Lei signore, desidera ordinare qualcosa? - disse poi rivolta verso l'uomo.

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- Boccale piccolo di idromele vichingo---> 3 falci
- Fish & Chips ---> 1 falce
- Vodka ---> 1 falce
 
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view post Posted on 18/3/2019, 19:24
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Maurizio Pisciottu ◆ 27 anni ◆ Antimago - Lycan

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Era forse un'incontro fortuito, o forse no, ma entrambi stavano già giocando qualche carta e lei, dall'alto della sua esperienza era molto brava a bluffare. Però si era ritrovata di fronte un'uomo che pur essendo molto distratto per natura, aveva imparato a cogliere i dettagli più insignificanti "per colpa" del lavoro che svolgeva. Sul momento si limitò a risponderle facendo finta di non aver colto nulla, eppure conservò quell informazione nella sua testa.
"Oh, sì! Perfettamente."
Poteva essere una dettaglio utile o marginale, il tempo sarebbe stato ottimo consigliere. Quando pronunciò il suo nome nuovi dettagli affiorarono, nomi decisamente non Inglesi uscirono fuori dalla bocca della donna e, spinto dalla curiosità, gettò tutto il mazzo sul tavolo.
Piacere di conoscerla. Ha viaggiato molto da quello che posso intuire, oppure ha studiato molte lingue.
Iniziò a trarre conclusioni, quella che tutti gli Antimago chiamavano deformazione professionale. Eppure l'Italiano non era mai stato come loro, non si era mai perfettamente ambientato, così indisciplinato com'era non avrebbe mai avuto modo di trovarsi bene in qualcosa che non fosse nato dalle sue mani.
"Si, mi capita di dover acciuffare molti di quei banditi per degli stupidi cavilli come "omicidio" o "furto". Ma il lavoro è lavoro."
Disse sconsolato. In quel momento si ricordò di aver "abbandonato" la cameriera nei loro discorsi e rispose alla sua domanda.
"Perdonami. Vorrei una bistecca e da bere...quello che ha preso lei, mi fido."
Stava per tornare a dare attenzioni alla donna, ma si ricordò di un dettaglio non da poco.
"Oh, la bistecca al sangue!"

PS: 205 ◆ PC: 147 ◆ PM: 178




Perdonatemi :flower:
 
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view post Posted on 21/3/2019, 15:07
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"Mi consola non aver perso del tutto la pronuncia" fece in risposta alle assicurazioni del giovane. Le parole pronunciate in inglese scivolavano tra i denti, sfuggivano alle grinfie che sembravano serrarsi a bloccarle. Sibilava, più che articolava, dando un taglio sarcastico e secco che poteva apparire involontaria manifestazione di sé quando, invece, era ben studiato elemento.
"Oh no, nulla di così esotico o avventuroso. Mi era stato proposto un corso di lingue, al lavoro, e, fortunatamente o sfortunatamente non so dire, c'era un solo professore: quello di italiano. Che insegnava anche spagnolo e francese. Allora decisi di approfittarne e imparai qualche rudimento. Poi, si dice, gli slavi sono più facilitati ad apprendere le lingue straniere"
La conversazione del suo interlocutore si fece più affabile e meno pungente, così anche lei modulò la sua in modo da non giocare a carte troppo scoperte. Quando il giovane menzionò il proprio lavoro catturò l'attenzione dell'anziana donna. Vide la signorina che stava tornando verso il suo tavolo portando quanto richiesto.
"Lei, d'altro canto, mi sembra che conduca una vita avventurosa, Signor Pisciottu." disse facendo un sorriso incoraggiante " È sempre fonte di ammirazione sapere di giovani che si mettono a disposizione, con orgoglio, del proprio paese per garantire la sicurezza dei suoi cittadini." si vide depositare sul tavolo il posacenere che subito arpionò ed avvicinò il più possibile facendo seguire a quel gesto lo scatto dell'accendino che bruciava la carta della sigaretta dopo averne pizzicata una tra le labbra secche.
"Lavora al Ministero della Magia Inglese o è... in trasferta? "
Inspirò con naturalezza la sigaretta dall'odore velenifero, poi, cambiando tono repentinamente, aggiunse "Ad ogni modo, la pelliccia, mi è stata donata da un vecchio principale in occasione del ventennale della mia assunzione" attese qualche secondo e continuò "Per quanto fossimo sempre su posizioni ben opposte e spesso ci prendessimo a male parole eravamo in ottimi rapporti e teneva sempre in gran considerazione ciò che suggerivo." Non era vero, Spielmann la temeva e cercava, parimenti, di arruffianarsela e di disarcionarla, peccato, per lui, che nessuna delle due gli riuscì. Quella pelliccia fu un ramoscello d'ulivo che lui tendeva vedendo la mano di Ekaterina tenere una lama assetata del suo sangue. Prese il segno di pace mentre dissetava la lama, politicamente parlando.
Ascoltò l'ordine che il giovane impartiva senza dare l'impressione di interessarsene ma, poi, interloquì prima che la cameriera se ne andasse.

"Ho cambiato idea, signorina. Porti la vodka adesso e che sia bella fredda, così quando avrò finito di pranzare sarà della temperatura giusta, in questa maniera non sarò colpevole di monopolizzare la sua attenzione." Aggiunse questa frase allungando sul tavolo la somma giusta di falci per pagare il proprio pranzo.
 
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view post Posted on 23/3/2019, 23:58
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Maurizio Pisciottu ◆ 27 anni ◆ Antimago - Lycan

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Ascoltò con interesse la donna parlare della propria vita e di come avesse imparato l'Italiano, era curioso notare come con quelle poche battute che si erano scambiati, avere già notato quanto preparata fosse la donna di fronte a lui, chissà quante altre cose sapeva...e chissà quanto avrebbe potuto imparare da lei.
"E di dove, se posso? È un posto così affascinante, era la mia seconda scelta."
Disse Maurizio distrattamente, la donna avrebbe potuto indagare riguardo quella briciola che gli aveva appena dato, del resto era lei quella che si stava esponendo di più, anche se forse aveva solo molto di più da esporre.
"Che dire. Volevo fare l'Auror, non mi volevano come tale...e eccomi qua a cavarmela coi furtarelli."
Disse quasi seccato, era risaputo che l'Italiano non aveva mandato giù il rospo e forse ripeterlo così tante volte ad altre persone lo rendeva nella stessa situazione in cui un bambino capriccioso tentava di farsi notare dalla madre troppo occupata.
"Lavoro qua in Inghilterra, anche se..."
Si interruppe per un istante pensando a quanto questa sua affermazione avrebbe potuto metterlo in difficoltà. La cosa succedeva ogni volta che si ritrovava a parlare dell'Italia e della sua condizione così spinosa, motivo per cui l'aveva lasciata.
"...ho fatto qualcosa di molto simile in Italia."
Del resto non erano mai stati famosissimi, non avevano un bel nome ed erano stati sulla cresta dell'onda per poco tempo prima che la tempesta li avesse travolti. Gli tornarono in mente le parole dello specchio, una persona meno codarda non si sarebbe mai vergognata del suo passato, del resto lui stesso sapeva di avere agito per il meglio, per il bene del popolo.
Quando vide la donna afferrare il portacenere non poté far altro che sentirsi sollevato, a quel punto tirò fuori la pipa che da poco aveva iniziato ad usare e mise il tabacco nel fornello.
"Dispiace se mi unisco?"


PS: 205 ◆ PC: 147 ◆ PM: 178




Edited by Don Medellìn - 24/3/2019, 19:14
 
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"Prego?" alzò lievemente un sopracciglio "Di che posto sta parlando?" chiese non nascondendo la sua perplessità. Quest'uomo poteva essere un elemento utile: è dall'insoddisfazione che nascono le migliori collaborazioni, sapeva Ekaterina per esperienza e l'uomo dava, in apparenza, segni di cedimento di fede nelle istituzioni. Il Ministero, come ogni lavoro al servizio di qualcosa di più grande, deve essere servito ciecamente senza esitazioni, senza dubbi con fede incrollabile. Un Ministro non è un uomo o un mago ma è la rappresentazione carnale dello stato. Quando la fede in questa figura viene meno ecco che c'è spazio per Ekaterina: lei avrebbe accolto a braccia aperte, e con comprensione, tutti i figli illegittimi, tutti i dimenticati, i disillusi, e li avrebbe sacrificati a maggior gloria del proprio ego. Perché dove vi è un Abele, preferito e sacrificato, vi è un fratello costretto a vivere con il peso di esser nato prima ma esser secondo agli occhi di tutti. E lei non avrebbe sprecato quel senso di disuguaglianza: lei l'avrebbe nutrito perché, d'altronde, siamo tutti discendenti di Caino.
"Beh sono sicura che la stiano tenendo in gran considerazione per una promozione!" disse incoraggiante " D'altronde, in tempi come questi, ogni aiuto competente è un dono per le istituzioni. O così dovrebbe essere" concluse "E poi il fermare dai furtarelli è di aiuto tanto quanto fermare le grandi minacce, io credo, non dovrebbe togliere dignità al suo lavoro. È solo che gli auror hanno saputo fare un migliore marketing, non penso che ci sia tanta distanza tra il suo mestiere e quello di un auror, o si?" sperò che quella domanda potesse colpire un nervo scoperto senza risultare sospetta agli occhi dell'uomo che aveva di fronte. D'altronde il tono usato era quello di chi ti fa vedere, o cerca di farlo, il lato bello della tua professione. Il tono incoraggiante di Jago che consola Otello convincendolo, con le sue allusioni, del tradimento di Desdemona; nella sua voce ancora, malgrado l'età e il fumo, morbida si celano, con sapienza, le insidie delle lusinghe. "Anche in Italia acciuffava i ladri? La sua allora è davvero una nobile vocazione! Mi stupisco ancora di più, sentendo di questa sua esperienza, che non sia stato chiamato a più delicate missioni" esitò, o finse di farlo " ma forse è perché ha famiglia e non vogliono metterla nella condizione di trascurarla o metterla in pericolo a causa di un lavoro attivo…" esitò di nuovo "intendo dire… pericoloso. Dubito sia una questione di volere di qualcuno, poi sa come sono gli inglesi con noi stranieri: Ci guardano sempre con un po' di sospetto!" rise, sembrava cercare di sdrammatizzare quella che continuava ad essere sottolineata come gaffe. Fingere di nascondere una cosa, sapeva, era un modo scaltro per girare il dito in una piaga. Sperava facesse male abbastanza, voleva saggiare la situazione e sarebbe andata fino in fondo: avesse dovuto infilare tutta la mano nella piaga aperta. "Prego! Prego! Si unisca, ho sempre amato l'odore della pipa." Inspirò dalla sigaretta che, fino a quel momento, aveva brandito senza più fumarla con il solo risultato di cospargere di cilindri di cenere tutto ciò che la circondava.
 
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view post Posted on 12/4/2019, 18:31
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Maurizio Pisciottu ◆ 27 anni ◆ Antimago - Lycan

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Tum-tum, tum-tum. "Oh, mi perdoni. Ha detto "noi Slavi" o qualcosa di simile, mi chiedevo solo di dove di preciso."
Disse sorridendo, in effetti la signora poteva avere qualche problema di udito, sarebbe stato più chiaro e avrebbe parlato scandendo le parole (scherzo :secret: ).
In effetti parlare di lavoro con la donna gli fece rendere conto che in realtà si stava abituando a quella sua "scomoda" condizione. Ne aveva parlato talmente tante volte che si era persino abituato ad esternare il proprio disagio, il che era male, quelle voci sarebbero potute arrivare ad orecchie sbagliate, l'Italiano avrebbe dovuto essere più attento da lì in poi, del resto custodiva un enorme segreto che lo avrebbe potuto mettere in guai enormi.
Eppure cambiare improvvisamente idea con la donna lo avrebbe messo ancora di più in pericolo, oramai l'aveva detto e quindi avrebbe proseguito così, del resto era solo un parere quello che aveva espresso e aveva detto la pura verità riguardo la sua condizione lavorativa.
"Non credo che siano dello stesso parere, sono sicuro che nella Polizia Antimago ci sono ottimi membri, con alcuni ho anche lavorato personalmente, uno in particolare mi ha messo sotto la propria ala per aiutarmi a capire come funzionano le cose qua."
Disse quest'ultima frase virgolettandola con le dita.
"Eppure loro sembrano continuare tenerci all'oscuro di ogni cosa, capisco la diffidenza ma per Dio, facciamo lo stesso tipo di lavoro, se serve una mano non siamo incompetenti."
E non si riferiva soltanto agli eventi dei G.U.F.O. dove Hogwarts era stata devastata o a Raven e il suo attacco al club di Londra, ma anche nelle piccole cose un piccolo gesto di coesione avrebbe cambiato e non poco la situazione.
"Oh, sì! Sono cresciuto leggendo di Hogwarts e della splendida storia magica di Londra e, ispirandomi proprio agli Auror, ho proposto qualcosa di simile. Ma non è andata come immaginavo, del resto l'ho imparato a mie spese, ispirarsi agli altri nell'ambito politico non funziona molto bene, parliamo di popoli con storie e culture diverse, un sistema perfetto a Londra non lo è in Italia e viceversa."
...cosa che lo aveva portato ad avere una taglia sulla propria testa in tutta Italia. Col tempo se ne stava rendendo conto ma mentalmente l'Italiano era cresciuto molto in questi due anni a Londra, stava iniziando a sviluppare un pensiero critico mentre in Italia si limitava a svolgere il lavoro.
Accese la pipa qualche istante dopo, annuendo con la testa all'affermazione della donna, era verissimo, la pipa era come la naturale evoluzione della sigaretta, eppure non va di moda.

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view post Posted on 16/4/2019, 18:54
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<< Ah, certo!>> "gli slavi" aveva detto. Lei non diceva mai, o quasi, una cosa buttata lì a caso. Ogni parola ed ogni affermazione era stata decisa tra una miriade di altre. Ora si poneva il dilemma su quanto dire e come dirlo. << Io sono di origini russe, nata a Leningrad>> disse in maniera secca. Non le era mai piaciuto quel nome ma occasionalmente, più per divertimento che per altre ragioni, lo usava ancora. Non tornava a casa da prima del 1988, anche se aveva vissuto in Russia per alcuni anni intorno alla fine dell'ultimo secolo, le mancava la vista che si godeva dall'appartamento che Faustus le aveva comprato sulla Nevskij Prospekt, per quando voleva far compere in città e non voleva tornare fino alla tenuta tra San Pietroburgo e Novgorod. Le lunghe notti bianche di luglio in cui il crepuscolo durava dalla sera all'aurora e la notte non calava mai del tutto, così come i lunghi inverni in cui la luce non vinceva mai completamente le coltri di nubi pesanti erano rimasti a lungo nei suoi pensieri, prima di iniziare a sbiadire, e spesso tornavano, come sogni, ad ingentilirle il sonno.
Anche dopo aver visto che fine aveva fatto il palazzo della sua famiglia lei era sempre rimasta affezionata alla sua città natale. Era una sensazione agrodolce quella che la prendeva quando raggiungeva San Pietroburgo: il ricordo dei fasti passati e dei beni persi, dello status che era stato strappato alla sua famiglia e quello che per anni aveva cercato di riguadagnare ma che non aveva più raggiunto. Essere un Obraztsov significava qualcosa, un tempo, poi, in poche ore non solo non significava più alcunché ma, per giunta, rischiava di essere dannoso vendersi con quel nome. Qualcosa la scosse dai suoi pensieri iniziali, un qualcosa cui rispose
<< Si ricordi che i maestri, dopo un po' , vanno superati. Non si può sopravvivere in eterno sotto l'ala di qualcuno, è naturale che presto si entri in competizione specialmente se uno non ha intenzione di fare solo lavoro d'ufficio ma ha anche degli obiettivi nella vita.>>
Il suo maestro, Koba, le aveva insegnato tutto ciò che le serviva, per quanto molto l'avesse come dote naturale, dall'essere implacabile all'abc della tortura, ma poi lei era diventata un'artista e l'ambizione aveva guidato i suoi passi: perché usare le maledizioni per interrogare quando con un amo da pesca e tanto filo si possono avere i medesimi risultati? Avevano premiato la sua intraprendenza dandole una posizione di rilievo e lei aveva ringraziato Koba dandogli una morte rapida ed una degna sepoltura, quando le era stato ordinato di farlo. Prima di iniziare a parlare nuovamente spense la sigaretta dentro il posacenere, accanendosi contro ogni tizzone per annientare fino il minimo filo di fumo con la concentrazione di chi seda la più terribile rivolta.
<< La questione del rapporto tra i diversi settori è difficile da gestire, ovviamente, considerato che il Ministero si estende in più vasti e più disparati campi di lavoro. Chiaramente la situazione è più grave quando sono due dipartimenti così affini non comunicano. Talvolta si dice che la compartimentazione sia sinonimo di sicurezza, io non concordo sempre: talvolta la compartimentazione è solo una tendenza a voler creare un'élite. Non concorda con me?>> sorrise mentre cominciava a sezionare il cibo che aveva di fronte e tacque addentando il primo morso che aveva tratto, con la forchetta, fino alla bocca. Lo masticò con decisione e poi riprese a parlare.
<< Beh è ovvio che le mentalità delle popolazioni sono diverse ma solo perché non ha funzionato non significa che il suo ragionamento sbagliato. Il problema potrebbe derivare anche dalla cavia su cui ha sperimentato il farmaco. Sono necessari anni di sperimentazioni in ambiente protetto prima di poter lanciare un progetto in grande ma un primo fallimento non può minare la fiducia nelle sue idee, non trova? Anzi, dovrebbe essere uno sprono a fare meglio. Se posso chiedere, quale era la sua idea?>>
Concluse queste frasi bevve un sorso di idromele, dopo aver teso la mano bianca e asciutta a cingere il boccale e averlo sollevato con decisione e forza ben celate sotto un diafano strato di pelle macchiata dalla vecchiaia.
 
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view post Posted on 19/4/2019, 18:59
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Maurizio Pisciottu ◆ 27 anni ◆ Antimago - Lycan

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Maurizio la guardava con occhi sognanti, aveva sempre sognato di visitare la Russia ma ovviamente non ne aveva mai avuto occasione per diversi motivi.
Ascoltava attentamente ogni parola della donna e solo una cosa sembrava uscire da tutto cio, ovvero il fatto che non era ancora riuscito ad inquadrarla. Per quanto parlasse molto di se e delle sue idee sembrava dire tutto e non dire nulla, il suo primo pensiero andò a Vath Remar, suo collega al ministero, il quale aveva sin da subito espresso il suo pensiero negativo riguardo al Ministero. Lei invece era diversa, volteggiava attorno ai vari argomenti come una farfalla che succhia il nettare dai fiori.
*In un modo o nell'altro* questa era la frase che avrebbe voluto aggiungere al discorso della donna mentre la sera del "bicchiere di latte" gli tornava alla mente assieme allo specchio. Quanto sarebbe riuscito a resistere al suo "piccolo" segreto?
"Oh, beh. Altri semplicemente si rendono conto che sopra le loro teste vi è un meccanismo molto più grande di loro e imparano ad abbassare la testa."
Disse dando un profondo tiro alla pipa che dal ballo portava sempre con se, come per dare ulteriore peso alla frase.
"Non sono sicuro di poterla definire élite, non so se ha letto il giornale negli ultimi giorni ma gli Auror non se la passano molto bene."
Non aggiunse altro nonostante avesse numerose informazioni a sua disposizione grazie a Aiden e alla lettera, non era mai stato bravo a custodire i propri segreti ma col tempo aveva imparato che parlare troppo può portarti ad avere una taglia sulla testa, la sua vita in Italia ne era uno splendido esempio.
"Sulla carta le do ragione, ma sono un tipo estremamente pratico e frettoloso, non ho né tempo né voglia di studiare piani, di attendere il momento giusto, di valutare tutte le ipotesi e tutte queste scemenze. Sono nato istintivo e col tempo lo sono diventato ancora di più...la "vecchiaia" con me non funziona"
Ancora una volta fece il gesto delle virgolette con le dita, parlare di vecchiaia come sinonimo di esperienza di fronte ad una donna di almeno settant'anni sembrava quasi ridicolo.
Notò che la seconda domanda era decisamente ben posto, si poneva con diverse interpetazioni e, ovviamente, l'Italiano decise di rispondere con quella che meno lo avrebbe messo nei guai.
Diciamo che abbiamo creato una task force che interveniva nei casi più disperati, peccato ci abbiano solo usato come facciata.
Meglio stupido che vulnerabile.

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view post Posted on 24/4/2019, 17:42
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Lei sorrise alla frase colma di ingenua verità che aveva pronunciato il giovane. Si vedeva che non aveva osato gettarsi a capofitto con anima e corpo nella sua missione, era chiaro che aveva tentennato. Giacché tutto può essere sacrificato sulla via per il successo, niente, salvo sé stessi, è abbastanza prezioso da essere tenuto se messo a confronto col potere o con la riuscita di un piano. Lo studiava con lo sguardo, ne guardava i gesti come se ogni minimo indizio potesse sfamare la sua curiosità. Aveva già molte idee sul suo interlocutore ma, come in ogni puzzle, mancavano diversi pezzi per capire cosa stesse costruendo, quale immagine si sarebbe palesata davanti ai suoi occhi.


1987, Ufficio del Direttore del Dipartimento Sicurezza, Ekaterina von Kraus
Un uomo dal volto affilato e dalla testa a forma di goccia rovesciata, interamente glabra, girava affannosamente avanti e indietro fissando, di tanto in tanto, l'orologio sulla mensola del camino. La porta della camera personale adiacente all'ufficio si aprì lasciando entrare una donna in tailleur grigio antracite con il colletto di pelliccia di volpe. La messa in piega severa scolpiva i capelli sale e pepe ed un odore di lacca aleggiava intorno a lei. L'uomo le si avvicinò di scatto mentre lei, alzando il palmo d'una mano pur mantenendo il braccio piegato in un gesto rilassato, lo tenne a distanza.

<< Ekaterina, Spiess ha depositato presso il Tribunale le accuse verso te e tuo marito, non mancherà molto che veniate formalmente accusati. Mi ha detto Traude che si tratterebbe di Tradimento, Cospirazione ai danni della Cancelleria, almeno 17 omicidii, ricatto e non so più cosa altro! Sembra abbia le prove che hai cospirato con i Mangiamorte. Ekaterina, anche questo?>>
Il volto della donna si indurì immediatamente.
<< Mai, i Mangiamorte Mai>>
<< Ma tuo marito?!>> chiese spaurito l'uomo calvo
<< Non abbiamo nulla a che fare con loro, lo sai e posso giurartelo ancora. >> disse decisa, mentendo << Ho messo in guardia tante volte anche te, se ricordi.>>. Poi continuò sedendosi alla scrivania <<ci sarà un processo, Heinrich. Ma non mi abbatteranno. Se le cose si dovessero mettere male, giurami che procederai come ti ho detto. Devi fare di tutto, come ai vecchi tempi. >> il tono era gelido e Heinrich Schriek fu preso dal terrore, pur conoscendo molti degli oscuri segreti della donna << Ekaterina… per "fare di tutto" intendi dire di fare davvero di tutto?>> ricordava bene quando nelle missioni lei gli comandava di fare di tutto, era un modo per ordinare una strage sotto falso nome, equivale all'ordine di non fare prigionieri. Quando, parlando, diceva "faremo di tutto per risolvere la situazione" intendeva dire che avrebbero ucciso ogni elemento che si fosse parato davanti a loro, senza alcuna pietà, anche fossero donne e bambini. Ekaterina lo guardò negli occhi e si accese una sigaretta. Il dado era tratto.

Rifletteva su questa scheggia del proprio passato; se lei avesse riconosciuto un volere più forte del proprio non avrebbe mai osato fare ciò che l'aveva portata ad essere la donna più potente della Germania per un ventennio. Questo finale, ingiurioso, si era reso necessario e lei non aveva intenzione di schivare la necessità per pietà; perché nessun volere era più forte del suo e non si sarebbe mai inchinata davanti a nessuno se non per estrarre, non vista, la bacchetta dalla manica e colpire mentre il nemico si rilassava, convinto di averla spezzata.

<< Chinare il capo è naturale, quando si riconosce l'esistenza di qualcuno più forte di noi; quando riconosciamo la presenza di un potere che non si può superare. È nell'animo dell'uomo diventare servile quando si accetta la propria debolezza, non deve esserci vergogna di questo.>> disse come ci credesse. La sua ambizione non aveva eguali e riteneva che nessun potere potesse ostacolarla dal raggiungere i suoi obiettivi. << Beh l'élite non si vede dai suoi risultati quanto dai ranghi serrati comunque no, purtroppo non ho avuto modo di leggere la gazzetta, cos'è capitato?>> chiese apparentemente interessata. << Ahimé ultimamente sono stata presa da impegni pressanti e perciò non ho avuto proprio tempo di informarmi sul mondo che mi circondava!>> Ascoltò, fino in fondo, il discorso del suo interlocutore. Sfruttando il momento per finire il piatto di pesce ormai tiepido. Finito di mangiare bevve in un sorso una considerevole quantità di idromele. Poi, dopo essersi accesa una sigaretta, rifletté un secondo prima di parlare.
<< Lei allora mi ha mentito, signor Pisciottu!>> disse con fare scherzosamente accusatorio << La sua è un abilità vera! Creare una squadra d'azione non è una cosa né facile né frettolosa! Non si può fare un lavoro del genere senza valutare, studiare e prepararsi, assolutamente no e tanto più se è riuscito nell'impresa, alla luce del sole, con tutti i permessi necessari, le scartoffie, e … oh Dio… tutti quegli orribili dibattiti politici in seno al ministero, no, signor Pisciottu, lei è molto più competente di quello che dice.>> gli sorrise amichevole concludendo quella cortese lavata di capo, che, essendo più anziana, si era permessa di fargli, con una boccata di sigaretta che sparse fumo pestilenziale per tutto l'area circostante a lei. << Se mi permettesse di essere indiscreta le chiederei in che modo siano stati usati come facciata. Anche se non stento ad immaginare che la politica c'entri qualcosa, normalmente è sempre la politica, o la pseudopoilitica - la politica per interesse personale - per dirla meglio, che usa gli ideali e le speranze a fini propri, di facciata. Mi fermi, se mi sbaglio>> aggiunse, accondiscendente, come volesse quasi scusarsi di questa ultima affermazione. Ma era tutto una menzogna.
 
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