| Lei sorrise alla frase colma di ingenua verità che aveva pronunciato il giovane. Si vedeva che non aveva osato gettarsi a capofitto con anima e corpo nella sua missione, era chiaro che aveva tentennato. Giacché tutto può essere sacrificato sulla via per il successo, niente, salvo sé stessi, è abbastanza prezioso da essere tenuto se messo a confronto col potere o con la riuscita di un piano. Lo studiava con lo sguardo, ne guardava i gesti come se ogni minimo indizio potesse sfamare la sua curiosità. Aveva già molte idee sul suo interlocutore ma, come in ogni puzzle, mancavano diversi pezzi per capire cosa stesse costruendo, quale immagine si sarebbe palesata davanti ai suoi occhi.
1987, Ufficio del Direttore del Dipartimento Sicurezza, Ekaterina von Kraus Un uomo dal volto affilato e dalla testa a forma di goccia rovesciata, interamente glabra, girava affannosamente avanti e indietro fissando, di tanto in tanto, l'orologio sulla mensola del camino. La porta della camera personale adiacente all'ufficio si aprì lasciando entrare una donna in tailleur grigio antracite con il colletto di pelliccia di volpe. La messa in piega severa scolpiva i capelli sale e pepe ed un odore di lacca aleggiava intorno a lei. L'uomo le si avvicinò di scatto mentre lei, alzando il palmo d'una mano pur mantenendo il braccio piegato in un gesto rilassato, lo tenne a distanza. << Ekaterina, Spiess ha depositato presso il Tribunale le accuse verso te e tuo marito, non mancherà molto che veniate formalmente accusati. Mi ha detto Traude che si tratterebbe di Tradimento, Cospirazione ai danni della Cancelleria, almeno 17 omicidii, ricatto e non so più cosa altro! Sembra abbia le prove che hai cospirato con i Mangiamorte. Ekaterina, anche questo?>> Il volto della donna si indurì immediatamente. << Mai, i Mangiamorte Mai>> << Ma tuo marito?!>> chiese spaurito l'uomo calvo << Non abbiamo nulla a che fare con loro, lo sai e posso giurartelo ancora. >> disse decisa, mentendo << Ho messo in guardia tante volte anche te, se ricordi.>>. Poi continuò sedendosi alla scrivania <<ci sarà un processo, Heinrich. Ma non mi abbatteranno. Se le cose si dovessero mettere male, giurami che procederai come ti ho detto. Devi fare di tutto, come ai vecchi tempi. >> il tono era gelido e Heinrich Schriek fu preso dal terrore, pur conoscendo molti degli oscuri segreti della donna << Ekaterina… per "fare di tutto" intendi dire di fare davvero di tutto?>> ricordava bene quando nelle missioni lei gli comandava di fare di tutto, era un modo per ordinare una strage sotto falso nome, equivale all'ordine di non fare prigionieri. Quando, parlando, diceva "faremo di tutto per risolvere la situazione" intendeva dire che avrebbero ucciso ogni elemento che si fosse parato davanti a loro, senza alcuna pietà, anche fossero donne e bambini. Ekaterina lo guardò negli occhi e si accese una sigaretta. Il dado era tratto.
Rifletteva su questa scheggia del proprio passato; se lei avesse riconosciuto un volere più forte del proprio non avrebbe mai osato fare ciò che l'aveva portata ad essere la donna più potente della Germania per un ventennio. Questo finale, ingiurioso, si era reso necessario e lei non aveva intenzione di schivare la necessità per pietà; perché nessun volere era più forte del suo e non si sarebbe mai inchinata davanti a nessuno se non per estrarre, non vista, la bacchetta dalla manica e colpire mentre il nemico si rilassava, convinto di averla spezzata. << Chinare il capo è naturale, quando si riconosce l'esistenza di qualcuno più forte di noi; quando riconosciamo la presenza di un potere che non si può superare. È nell'animo dell'uomo diventare servile quando si accetta la propria debolezza, non deve esserci vergogna di questo.>> disse come ci credesse. La sua ambizione non aveva eguali e riteneva che nessun potere potesse ostacolarla dal raggiungere i suoi obiettivi. << Beh l'élite non si vede dai suoi risultati quanto dai ranghi serrati comunque no, purtroppo non ho avuto modo di leggere la gazzetta, cos'è capitato?>> chiese apparentemente interessata. << Ahimé ultimamente sono stata presa da impegni pressanti e perciò non ho avuto proprio tempo di informarmi sul mondo che mi circondava!>> Ascoltò, fino in fondo, il discorso del suo interlocutore. Sfruttando il momento per finire il piatto di pesce ormai tiepido. Finito di mangiare bevve in un sorso una considerevole quantità di idromele. Poi, dopo essersi accesa una sigaretta, rifletté un secondo prima di parlare. << Lei allora mi ha mentito, signor Pisciottu!>> disse con fare scherzosamente accusatorio << La sua è un abilità vera! Creare una squadra d'azione non è una cosa né facile né frettolosa! Non si può fare un lavoro del genere senza valutare, studiare e prepararsi, assolutamente no e tanto più se è riuscito nell'impresa, alla luce del sole, con tutti i permessi necessari, le scartoffie, e … oh Dio… tutti quegli orribili dibattiti politici in seno al ministero, no, signor Pisciottu, lei è molto più competente di quello che dice.>> gli sorrise amichevole concludendo quella cortese lavata di capo, che, essendo più anziana, si era permessa di fargli, con una boccata di sigaretta che sparse fumo pestilenziale per tutto l'area circostante a lei. << Se mi permettesse di essere indiscreta le chiederei in che modo siano stati usati come facciata. Anche se non stento ad immaginare che la politica c'entri qualcosa, normalmente è sempre la politica, o la pseudopoilitica - la politica per interesse personale - per dirla meglio, che usa gli ideali e le speranze a fini propri, di facciata. Mi fermi, se mi sbaglio>> aggiunse, accondiscendente, come volesse quasi scusarsi di questa ultima affermazione. Ma era tutto una menzogna.
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