Practical Magic, Privata

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view post Posted on 1/2/2019, 14:47
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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«Io non so davvero come farò a consegnare il tema su Olivander.» sbottò Evelyn, una Tassorosso non troppo convinta di poter scrivere più di due righe su ordine del Professore di Storia della Magia, nonché Preside di Hogwarts «Questo è l’anno dei G.U.F.O., non so come fai ad essere così tranquilla.» esclamò allora, scoccandole uno sguardo truce. Fingersi indifferenti non era certo la miglior tattica per superare gli esami finali, eppure era riuscita a trovare il modo efficace per sopportare il peso delle lezioni, senza che l’ansia per la prova decisiva di quell’anno potesse in qualche modo rovinare il lungo periodo di preparazione. «Eve, io non ci sto pensando.» rispose allora, abbozzando un sorrisetto che sapeva avrebbe dato fastidio alla compagna «Siamo all’inizio, non pensare di fare così per tutto il tempo. Altrimenti agli esami non ti ci avvicinerai nemmeno. Di sicuro, non sana di mente.» Lo sbuffo della ragazza sancì allora la tregua - e il conseguente abbandono dell’argomento -, proprio quando l’olfatto di entrambe fu attirato da qualcosa di famigliare. «Salvia Divinorum.» sussurrarono in coro e, a quel punto, Evelyn sorrise sorniona rivolgendosi al Prefetto, canzonandola «Quella con la spilla sei tu. Le lezioni sono finite e qualcuno si sta esercitando.» che in gergo voleva dire “Per quel tema di Storia della Magia ti aspetto in Sala Comune mentre tu fai il tuo lavoro”. Annuendo rassegnata, Thalia la salutò e proseguì lungo il corridoio, mentre l’altra svoltava l’angolo e risaliva pochi gradini. Issò la borsa a tracolla sulla spalla, stringendo al petto il libro di Storia e cominciando a chiedersi chi, dopo la fine delle lezioni, avesse voglia di esercitarsi nel laboratorio vuoto. Dal canto suo, Pozioni non era mai stata un grosso problema: le piaceva mescolare i diversi ingredienti, conoscerne le proprietà e mescerli con accuratezza quasi chirurgica. Era la gioia del prodotto finito ad entusiasmarla e, ancor di più, la perfezione del procedimento che l’avrebbe condotta ad imbottigliare una soluzione efficace, contro il raffreddore o altri problemi, senza errori. Sospettava che sua nonna fosse la vera responsabile di quella passione e più si avvicinava al laboratorio, più il profumo della Salvia Divinorum impregnava le pareti e le vesti del Prefetto; il ricordo dell’anziana alle prese con mazzolini di ingredienti, appesi al soffitto del capanno e lasciati a seccare, fu sostituito dalla preghiera silenziosa del Prefetto che si augurava che all’interno dell’aula non vi fosse uno dei suoi Tassorosso. Non ci sarebbe stato nulla di male, naturalmente, ma più si faceva strada nel dedalo di corridoi, più l'idea di una pozione sfuggita di mano andava consolidandosi. Giunta sulla soglia, percepì il lento sobbollire dell’acqua a fiamma lenta, il profumo di giunchiglia e la fragranza che sin lì l’aveva guidata. Attraversando l’intricato labirinto di corridoi sotterranei, Thalia era giunta fino a lì guidata dalla scia di odori e profumi, che sovente impregnava le vesti degli studenti, e poi la puzza di bruciato era arrivata a pizzicarle il naso e la gola. Avrebbe potuto fingere di non essere lì, convincendosi che non fosse affar suo, ma il solo pensiero di uno studente inesperto e della possibile esplosione del sotterraneo - o parte di esso - non era esattamente un fattore trascurabile. Controllare, si disse, non le sarebbe costato nulla e una voce nella sua testa - per assurdo molto simile a quella della Rigos - le suggerì di proseguire in quella missione, con una certa vena ironica ed esagerata che riusciva a rendere perfettamente l'idea, come se l'amica Grifondoro fosse proprio lì insieme a lei. Si sporse appena, sbirciando l’interno della stanza ed individuando tutta una serie di suppellettili che chiunque si sarebbe aspettato di trovare in un'aula di pozioni: banconi, calderoni e sgabelli, alambicchi, provette e armadietti pieni di ingredienti interessanti. Dimenticò per un istante di essere arrivata fin lì per controllare che tutto fosse nella norma, troppo presa all'idea di sperimentare questo o quell'intruglio sbirciato durante il viaggio di ritorno ad Hogwarts; tuttavia, un movimento repentino alla sua destra, poco più avanti dell'ingresso, attirò immediatamente il suo sguardo costringendola a rivolgerlo al bancone incriminato. Il disordine regnava sovrano e quella visione la disturbò più di quanto si fosse aspettata: non solo il calderone era stato adagiato sulla fiamma viva - che aveva iniziato a lambire la parte superiore - ma era anche in bilico; sul piano di lavoro, un coltellino d’argento era stato usato per tagliare qualcosa di diverso da ciò che il giovane - sui quindici anni e di tre quarti - stava apprestandosi a incidere. Metodica per natura e ligia alle regole come se ne fosse andato della propria sopravvivenza, Thalia sentì l'impulso impellente di fermarlo prima che fosse tardi e, al contempo, di mordersi la lingua affinché sbagliasse ed imparasse dai propri errori. Se non fosse stato per quell'innato senso di protezione che così spesso si trovava a dover mitigare nei confronti degli studenti più ingenui e poco accorti, forse avrebbe potuto lasciare che il Serpeverde sperimentasse le gioie di quella che lei stessa definiva "magia pratica"; eppure, proprio quella caratteristica fece in modo di liberare le parole impigliate in gola, esalando un avvertimento pacato, quasi divertito. «Io non lo farei.» Il ragazzo, dagli evidenti colori dell’uniforme visibili dalla fodera del cappuccio, sollevando lo sguardo l’avrebbe trovata lì sulla soglia, a braccia conserte. L'occhiata penetrante sarebbe bastata a farlo desistere, ma aveva l’impressione che quella non fosse una circostanza come le altre: c’era qualcosa, nell’espressione del ragazzino, da indurla a credere che non l’avrebbe ascoltata facilmente. «Dovresti pulirlo, prima di usarlo ancora.» spiegò a quel punto, indicando con un cenno del capo il coltello che teneva in mano. Non era certo affar suo se voleva coprirsi le mani di bolle purulente o creare una reazione a dir poco esplosiva; tuttavia, in buona parte per dovere verso la spilla che portava, dove c’era caos sentiva di dover portare ordine.
 
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view post Posted on 2/2/2019, 21:05

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Daniel Anderson

II° Anno - Serpeverde - 14 anni
Pozioni, adorava quella materia, disciplina costanza e precisione, ma in quel periodo scombussolato era finita anche lei nel calderone delle sue emozioni dove sembrava essere tutto molto più complicato, troppo complicato. Era come se ogni singola cosa si fosse messa in discussione, o forse, era solamente lui ad essere profondamente cambiato, quel pensiero gli andò a rimbombare in testa mentre sbatteva con rabbia il libro di pozioni sul legno davanti a lui, fortunatamente era da solo, lontano da tutti. Intruglio Confondente, quello era il programma, non era stato particolarmente attento a lezione, aveva ascoltato il tutto svogliatamente e ovviamente la parte pratica era andata piuttosto male. Invece si ricordò quando aveva letto la sua presenza nel programma del II anno, non vedeva l'ora di studiarla, insieme alla Pozione Dimenticante, era profondamente incuriosito dagli effetti che la magia poteva avere sulla mente del singolo individuo ed ora invece, eccolo lì a cercarla di prepararla, svogliatamente e da solo. Aprì il tomo alla ricerca del capitolo giusto e per prima cosa iniziò a leggere tutti gli ingredienti necessari per lo svolgimento, poi li andò a recuperare in dispensa e li mise in ordine sparso sul banco e dopo essersi posizionato alla meglio sulla sedia iniziò a leggere tutto il procedimento. *Non sembra poi così complicata, certo se però fosse stata semplice ci sarei riuscito immediatamente a lezione.* Pensò mentre scorreva le informazioni sul libro, il procedimento era scritto lì, non valeva la pena indugiare oltre. Dopo aver riempito il calderone per un quarto con l'acqua, accese il fuoco, ora doveva aspettare che bollisse, quindi prese in mano uno dei fagioli luminosi e la lama che aveva già utilizzato in precedenza, quando si trovò sul punto di iniziare l'incisione sentì una voce femminile che inevitabilmente attirò la sua attenzione. << Uhm?>> Fu l'unico suono che in un primo momento uscì dalla bocca di Daniel, che alzando lo sguardo poté notare una ragazza dai capelli rossi sulla soglia della porta. *Mo questa cosa vuole?* Si stava accingendo ad incidere nuovamente il fagiolo, ignorando deliberatamente il primo avvertimento, quando la ragazza completò la spiegazione sul perché non doveva incidere il fagiolo con quella lama. Con fare seccato posò prima il fagiolo sul legno e poi il coltello. Alzò nuovamente lo sguardo sulla ragazza e gli disse << Visto che sembri saperne più di me e considerando che sei un prefetto, potresti darmi una mano? >> Non era da lui chiedere aiuto a qualcuno, ma visto che lei non si era fatta gli affari suoi tanto valeva sfruttare l'occasione, magari così avrebbe sprecato meno tempo ad esercitarsi su quella pozione.




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In genere non tollerava l’insubordinazione, men che meno da ragazzini prepotenti e con l’aria da sapientone stampata a caldo sul viso. C’era qualcosa in quegli sguardi arroganti, tra il canzonatorio e il superbo, e nei modi affettati che la irritava profondamente; spiegarsene la ragione sarebbe stato facile se si fosse conosciuta meglio la Thalia ‘prima’ e ‘dopo’ l’avvento della Spilla. Chiunque avrebbe potuto metter la mano sul fuoco sull’imprevedibilità, l’arroganza velata e il fare saccente che, di tanto in tanto, emergeva ancora a condire i momenti di stallo in una conversazione. Anche in quel periodo faticava a controllare quell’aspetto del proprio carattere e con meno attenzione del dovuto si lasciava sfuggire frecciatine taglienti quanto bastava per mettere a tacere l’altro; tuttavia, la Spilla l’aveva costretta a trovare un equilibrio che, pur essendo precario, stava pian piano imparando a gestire. Quel Serpeverde, però, non la stava aiutando a tenere a freno la lingua e men che meno aveva fatto sorgere in lei l’esigenza di aiutare lo studentello in difficoltà. «Certo che ne so più di te.» mormorò, avvicinandosi al bancone allungando il collo con aria curiosa, ma tenendo una distanza sufficiente a consentirle una fuga rapida «E comunque se vuoi un aiuto, in generale, ti consiglio di chiederlo più educatamente.» Se per sua natura era portata a concedere aiuti e dispensare consigli, su una cosa non transigeva: la mancanza di rispetto. Tutto in quella frase - persino la posa dell’oratore - le suggeriva una superbia che difficilmente avrebbe bypassato in favore del puro apprendimento. L’insegnamento non era nelle sue corde, ma il tentativo portato avanti con la Rigos non si era rivelato poi così fallimentare; si persuase, allora, di poter fare qualcosa di buono anche per quel ragazzino un po’ arrogante, convinta che stargli vicino sarebbe servito sia a migliorare gli esiti della pozione sia a raddrizzare quel comportamento poco piacevole. «Mi sfugge il tuo nome, comunque.» e in quel sussurro si nascose il desiderio di carpirne l’identità per poter chiedere maggiori informazioni ai due Prefetti della Casa verde-argento. I lineamenti del suo viso non le erano ignoti e richiamavano un vago ricordo circa una festa organizzata l'anno precedente. Certo, di quella serata ricordava ben poco - i postumi, poi, avevano il posto d'onore nella gerarchia precaria delle sue memorie -, ma era convinta di averlo già visto da qualche parte e che fosse stata un'occasione davvero speciale. Così, appoggiando i gomiti su una porzione di tavolo miracolosamente libera da ingredienti ed utensili, si trovò ad osservarlo con attenzione, coi vapori del calderone lì accanto a solleticarle la pelle fresca del viso. «Sei sempre così disordinato?» chiese, cominciando ad allineare le foglie di Salvia Divinorum sul tavolo, una accanto all'altra e a distanza regolare. Passò poi ai Fagioli Luminosi e, infine, strappò di mano - con una certa agilità e delicatezza insieme - il coltellino, per esaminarlo da vicino. «Stento a credere che tu ed io seguiamo le lezioni con lo stesso insegnante.» commentò stupita, rigirandosi tra le dita affusolate l'oggetto. Presentava chiazze essiccate di non ben definita natura sulla superficie ed era certa che sulla punta vi fosse una goccia di Sangue di Salamandra. Nel tono della Tassorosso aleggiava lo stupore più puro e nessun intento canzonatorio. Non si giocava con le pozioni, men che meno dopo l'orario di lezione e senza la supervisione di qualcuno più esperto. Certo, se nei paraggi ci fosse stato almeno il Professor White, forse tutto sarebbe andato meglio, ma erano soli e lo sguardo insistente del ragazzino iniziava a darle davvero sui nervi. Riportò così lo sguardo sul volume con fare distratto, come se non le importasse trovare la lista degli ingredienti. Pozioni era il suo vanto e le sue pagelle potevano confermarlo; eppure quella non era una questione di voti, ma di precisione e passione, caratteristiche che mancavano nettamente in quel ragazzino e nel suo metodo. «Ad ogni modo... pensi di avere tutto?» esordendo in quel modo, sorridendo sorniona, appoggiò il coltello orizzontalmente rispetto alla propria posizione «Ti manca un ingrediente importante.»
 
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view post Posted on 10/2/2019, 20:46

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Daniel Anderson

II° Anno - Serpeverde - 14 anni
Si sistemò meglio sulla sedia mentre attendeva una risposta, lo sguardo continuava a stare fisso sull'intrusa, si perché di quello si trattava. Daniel non riusciva a capacitarsi di come mai all'interno di quel maledetto castello così grande, non riuscisse ad avere un singolo momento di pace, dovunque andasse incontrava sempre qualcuno pronto a disturbarlo. Senza rendersene conto aveva iniziato a giocare nervosamente con il coltello mentre ascoltava le parole della rossa. *Un Prefetto saputello, perfetto, ci mancava solo questo, ora la mia ha giornata si può dire completa.* Per qualche istante fu tentato di rispondere a tono, ma si rese immediatamente conto che la cosa non sarebbe andata a finire nel migliore dei modi, considerando gli episodi precedenti avuti con altri prefetti e quanto fossero suscettibili le persone in quella scuola si sarebbe sicuramente cacciato nei guai. << Si potrebbe dire che l'educazione e la gentilezza in questo periodo, non sono molto nelle mie corde. >> Una smorfia indecifrabile si andò a comporre sul viso del giovane Serpeverde, aveva pronunciato quelle parole a bassa voce, dato che si trattava più di una giustificazione per se stesso che per la sua interlocutrice, quindi non sapeva se lei fosse effettivamente riuscita a sentirle. << Per rispondere alla tua domanda sono Daniel Anderson.. tu invece, se non sbaglio, dovresti essere un prefetto Tassorosso, giusto? Ho già avuto il piacere di fare la conoscenza delle tue colleghe. >> *Ed una delle due è sicuramente più simpatica di te.* Una parte di lui avrebbe voluto pronunciare quella frase ad alta voce, anche semplicemente per vedere la reazione della prefetta, ma ancora una volta una parte di lui gli imponeva di trattenersi, di non dare sfogo a tutti i suoi pensieri. La vide avvicinarsi ed incominciare a sistemare in maniera più ordinata gli ingredienti presenti sul tavolo. Poi prese e strappo dalle mani il coltello con cui stava giochicchiando. << E tu, critichi sempre così tanto?>> Rispose così alla domanda che gli era stata posta qualche istante prima, mentre osservava irritato il coltello che gli era stato strappato dalle mani pochi attimi prima. Vide la ragazza spostare l'attenzione sul volume aperto davanti a lui e istintivamente fece lo stesso, quanto sentenziò che gli mancava un ingrediente importante, rialzò automaticamente lo sguardo su di lei. <<ulei, di si, altrimenti non avrei iniziato.>> Non riusciva a capire a cosa alludesse la ragazza.<< Sentiamo, Miss Perfettina, cosa dovrebbe mancare?>>



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Edited by Heinekeñ - 10/2/2019, 21:02
 
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Lo sguardo della Moran non poté essere più eloquente: nell'udire il nome del ragazzo, finalmente, l'identità dello sconosciuto prese finalmente forma nella sua mente, richiamando alla memoria il ricordo di una serata speciale sotto molti punti di vista. Il salvataggio della Alistine, il primo incontro ufficiale con l'Auror Weiss... «...la Burrobirra sui capelli della Lovecraft!» esclamò raggiante, ridimensionando il tono subito dopo. Puntandogli l'indice contro con un sorriso a fior di labbra ad esprimere un briciolo di divertimento per quella situazione bizzarra, Thalia dovette ammettere di essere stata lì lì per dimenticare la ragione per cui si trovasse con Anderson nei Sotterranei. «Ora ricordo. Ti sei fatto un giretto nelle cucine per quella cosuccia. E' stato edificante?» Se non lo era stato per lui, di certo gli Elfi dovevano aver sbuffato parecchio all'idea di avere un umano in libera uscita nelle caotiche cucine del castello. Anderson aveva pagato per il proprio estro e non le era mai stata chiara la ragione di quel gesto avventato. Eppure, erano trascorsi diversi mesi, non aveva alcun senso riesumare un vecchio fatto, ora che nuove avventure si profilavano all'orizzonte.

«Le mie colleghe, uh? Non è che hai tirato qualcosa in testa anche a loro, vero?» lo canzonò un po', prima di inclinare il capo di lato aspettando che il ragazzino si rendesse conto del grossolano errore di valutazione appena compiuto. Continuare a mordersi la lingua in quel modo, tanto palese da essere quasi urlato, non gli faceva bene e presto o tardi avrebbe sbottato come avrebbe fatto chiunque allo stremo della sopportazione. Giocava col potere dettato dalla Spilla? Assolutamente no. La Milford-Haven aveva insegnato alla Moran quanto fosse sbagliato e la ragazza aveva imparato a far tesoro dei propri errori, persino di quelli che non aveva creduto di poter commettere. Sospirò all'ennesima provocazione velata del Serpeverde e si limitò a sorridergli accondiscendente. «Miss Perfettina non ha mai dimenticato un ingrediente scritto nero su bianco proprio sotto al suo naso.» commentò sorniona, picchiettando con l'indice sulla pagina del manuale. Foglie essiccate di Frullobulbo citava la ricetta e ci sarebbe stato poco spazio ai dubbi se il Serpeverde avesse prestato maggior attenzione al contenuto di quelle poche ma significative righe stampate a caratteri chiarissimi. «Ti risulta che ti servano le Foglie di Salvia Divinorum per l'Intruglio Confondente?» chiese allora, rispondendo alla domanda implicita che si aspettava sarebbe arrivata a quel punto. Non poté fare a meno di scuotere il capo incredula a quella visione e benché una frecciatina fosse lì lì per essere lanciata con veemenza sulla vittima, Thalia decise di risparmiarlo. Non poté esimersi tuttavia dal chiedersi con quale voto si fosse presentato alla prima lezione del secondo anno se, dopotutto, quelli erano i presupposti. «Sicuro di voler provare con questa pozione proprio stasera?» *La confusione ce l'hai già, mi pare. Non ti serve altro, ragazzo!*

Frufru :flower:
 
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Daniel Anderson

II° Anno - Serpeverde - 14 anni
Osservando la reazione della ragazza, al suo nome capì che in qualche modo aveva apprezzato il suo gesto alla festa di fine anno, quella reazione lo sorprese, non se l'aspettava minimamente visto il suo ruolo che ricopriva all'interno della scuola, che magari tra lei e Lavender non corresse buon sangue? Decise comunque di non approfondire l'argomento, in fondo non era particolarmente interessato a quella sottospecie di pettegolezzi. Si sentì invece sollevato per non aver ricevuto i soliti rimproveri, già aveva scontato fin troppo quella situazione. << Non sai quanto mi sono divertito a sgobbare come uno di quei maledetti schiavi, un giorno di questi se vuoi ti posso portare a fare un bel giretto turistico, così puoi valutare tu stessa l'enorme divertimento che comporta. >> Quelle parole erano piene di sarcasmo e dimostravano solo una minima parte del disprezzo che Daniel provava per gli elfi domestici. Considerava la loro razza inferiore a quella dei Maghi e se possibile, durante la sua punizione, il suo odio verso di loro era aumentato a dismisura, soprattutto per quell'insulsa femmina dal vestito rosso, si era ripromesso che prima della fine del suo percorso scolastico si sarebbe in qualche modo vendicato di quella marmaglia di schiavi. <<no, non ho tirato niente a nessuna delle due, quella è stata un'occasione particolare non sono solito tirare cose in testa alla gente, anche se direi che avendo conosciuto un minimo Eloise, sono convinto che potrebbe apprezzare uno scherzo del genere. >> Rispose calmo, nonostante il tono utilizzato dalla Tassa.<< Piuttosto, visto che siamo in argomento, che problemi ha l'altra prefetta? Amber, se non sbaglio. Dopo che sono stato trascinato via mi è stata presentata da William e quando gli ho offerto una stretta di mano, dopo essermi presentato, ha deciso di non ricambiarla. Questo sua atteggiamento mi ha incuriosito molto, avrei chiesto spiegazioni direttamente a lei, ma visto gli avvenimenti successi in quella serata, ho preferito evitare.>> Riprese ad ascoltare, questa volta gli fece notare che aveva preso l'ingrediente errato per preparare quella pozione. << Beh, visto che mi sembravi così ansiosa di insegnarmi qualcosa, ti ho voluto mettere alla prova, Miss Perfettina, certo che avevo notato che l'ingrediente era quello sbagliato, per chi mi hai preso?>> Mentre parlava aveva preso in mano una foglia di Salvia Divinorum ed aveva iniziato a muoverla ritmicamente davanti al viso della ragazza. Mentire sempre e comunque anche davanti all'evidenza, si disse mentre si alzava per andare a recuperare la radice di Salvia Divinorum.


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Non fu semplice per lei trattenere il fastidio provato nell’udire le parole di Anderson. Entrando nel C.R.E.P.A. non desiderava certo cambiare la mentalità di tutta la comunità magica, ma si era promessa di agire correttamente per una pacifica convivenza tra Maghi ed Elfi Domestici. Un mondo in cui gli Elfi fossero pagati per i servigi svolti era da considerarsi una splendida utopia, ma quel viaggio intrapreso a pochi mesi dall’arrivo ad Hogwarts l’aveva forgiata nel corpo e nella mente; le situazioni in cui era incappata, le persone stravaganti e terribili che aveva conosciuto e quelle povere creature bisognose di affetto ed attenzioni l’avevano costretta a rivalutare la sua comunità, dissociandosi da individui come Anderson che, palesemente, si sentivano superiori in modo del tutto sbagliato. «Saranno anche maledetti schiavi… ma il cibo che ti servono ogni giorno lo mangi senza fare storie. O sbaglio?» lo sguardo gelido l’avrebbe trapassato da parte a parte, così come l’espressione dura dell’intero volto. Non aveva mai preteso la comprensione da parte di tutti i Maghi, ma il rispetto - quello basilare per una convivenza pacifica - lo esigeva eccome. «Se ti vuoi fare i fatti di qualcuno, Anderson, vedi di chiedere informazioni alle dirette interessate. Eloise non ti negherà una risposta e Amber… beh. Amber è tutta da scoprire.» *E sei fortunato ad essere ancora vivo, caro mio.* - Amber Hydra era molte cose, ma non maleducata. Era stata cresciuta secondo precetti che anche la Moran conosceva ed apprezzava e, proprio in virtù di questi, riusciva ad andare d'accordo con la collega. Se non aveva voluto ricambiare il saluto del Serpeverde, allora, Anderson doveva aver agito malissimo sotto lo sguardo intransigente del Prefetto giallo-nero. Amber era un falco, non le sfuggiva nulla, ed era lieta - dal canto proprio - di non aver mai avuto motivo di discutere con lei.

Quel ragazzino aveva, in pochi istanti, superato il limite della decenza in molti modi. Scoprì con disappunto di non vederlo di buon occhio e si maledì per non aver girato i tacchi, abbandonandolo al suo destino. Saccente e dispotico, voleva farle credere di essere consapevole degli errori commessi durante la preparazione e se c’era qualcosa che Thalia mal sopportava era l’irriverente menzogna - ancor peggio se inutile, come in quel caso. Lo squadrò da capo a piedi, furiosa ma impassibile «Di' un po'... ma con chi pensi di avere a che fare? Uhm?» e trattenne a stento l'istinto di nominare la Rose o uno qualunque dei Prefetti verde-argento. Qualsiasi cosa potesse ridimensionare quel pallone gonfiato - più simile ad un soldo di cacio che a un ragazzo maturo - sarebbe stato bene accetto. Sfiorandosi la punta del naso, come faceva sempre quand'era nervosa, Thalia chinò il volto cercando di concentrarsi su qualcosa che non fosse lo sguardo insolente del Serpeverde. Con la coda dell'occhio vedeva la foglia di Salvia oscillarle davanti al viso, solleticato dal leggero spostamento d'aria provocato dal movimento operato dalla mano lesta del ragazzino.

Attese paziente, finché la sopportazione non giunse al limite e le dita affusolate si strinsero sulla foglia, strappandogliela di mano. «Ti conviene darti una mossa, Anderson.» disse, stringendo la foglia nel palmo, fino a schiacciarla completamente. Veicolare la rabbia in quel modo era senz'altro meglio, per lei e soprattutto per lui. «Ti manca una radice e una manciata di foglie di un altro ingrediente. Dai, veloce.» - Non c'era stato un solo attimo in cui la voce avesse tremato o si fosse elevata di un tono. Pacata persino nelle reprimende velate, aveva imparato a trattenersi almeno sul fattore decibel. Sospirò rabbiosa, scacciando l'ultima traccia di malcontento e l'osservò selezionare la Radice di Salvia Divinorum tra quelle a disposizione. Non solo Anderson aveva problemi con le materie di base, ma aveva anche un pessimo carattere. Compatì Lavender Lovecraft per quanto accaduto alla festa di fine anno e applaudì mentalmente ad Oliver per la punizione esemplare che gli aveva riservato in quell'occasione. *Ora capisco molte cose.* Esalò l'ultima precisazione come se ne fosse andata di mezzo la propria reputazione, in un misto di rassegnazione e un ultimo barlume di dignità.«Oh... già che ci siamo. Non mi piace essere chiamata Miss Perfettina. Il mio nome è Thalia, per la cronaca, ma per te sarò sempre il Prefetto Moran.» - Lo sguardo glaciale si sarebbe posato su di lui come una carezza, ma il messaggio ivi nascosto sarebbe stato molto più incisivo.
Tutto calcolato, vero Anderson? :flower:
 
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view post Posted on 15/2/2019, 21:15

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Daniel Anderson

II° Anno - Serpeverde - 14 anni
Dalle parole e dell'atteggiamento utilizzato dalla tassa era evidente che non la pensasse minimamente come Daniel che decise di subire quello sguardo iracondo in silenzio. Le parole utilizzate per difendere gli elfi domestici non scalfirono minimamente le sue idee, del resto a causa dell'educazione che aveva ricevuto, aveva una visione ristretta e parziale di quell'argomento. Gli ritornarono alla mente i discorsi di suo padre e le sue argomentazioni, rimase fermo con lo sguardo fisso su Thalia, senza dire neanche una parola, ormai preso nei suoi ricordi. Non si rese neanche conto che il discorso era mutato e che ora si stata parlando di altro, gli ci volle qualche secondo per rendersi conto di quale fosse l'argomento in questione. Ignorò volontariamente gli accenni sugli altri due prefetti tassorosso e decise anche in questo caso decise di non rispondere nulla. *Serve a qualcosa battibeccare per queste cose inutili? Me ne frega in qualche modo qualcosa?* Era bastato il semplice ricordo di suo padre a fargli perdere qualunque interesse per quello che stava facendo, era come se tutto fosse tornato ad essere completamente inutile, si sentiva completamente svuotato e stanco. Tutti i mesi trascorsi erano stati risucchiati via in mezzo secondo e ancora una volta si ritrovava immerso nelle sue angosce. Non era neanche sicuro se in quel momento fosse riuscito mantenere una parvenza di serenità sul suo volto, era completamente in preda alle emozioni. Rimase ancora fermo ad incassare le dure parole della ragazza, che gli intimò di sbrigarsi a prendere gli ultimi ingredienti. Si alzò con fatica, come se avesse un macigno sulle spalle e senza dire nulla si diresse verso la dispensa, prendendo gli ingredienti necessari. Tutto gli continuava a sembrare così irreale, una volta afferrati gli ingredienti necessari li ripose sul piano da lavoro, poi si rimise seduto senza dire una parola.


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view post Posted on 17/2/2019, 18:35
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S ilente e in una fase di contemplazione che non sarebbe stata realmente comprensibile dall’esterno, Thalia si trovò costretta ad interrogare se stessa sui propri modi. Non si arrabbiava mai con facilità e i suoi scatti d’ira difficilmente trovavano libero sfogo senza prima passare attraverso un’attenta analisi. Mostrare le proprie emozioni - belle o brutte che fossero - non era mai sintomo d’intelligenza, quanto piuttosto di debolezza. Eppure, in quei primi diciotto anni della sua vita, Thalia non aveva fatto altro che mitigare quelle emozioni negative che spesso la mettevano in conflitto col prossimo, con o senza colpa di quest’ultimo, e di rado si lasciava ammorbidire dagli affetti; le persone a lei care sapevano esattamente come prenderla e perciò si rendevano meritevoli di sorrisi bonari e sporadici abbracci quando proprio la Tassorosso non poteva farne a meno. Era come se, incastrata in quella rigida armatura che era il suo carattere, sentisse la necessità di svestirsi di quella patina irreprensibile, cedendo talvolta al lato più iracondo o a quello più affettuoso. Mentre Anderson si voltava a recuperare gli ingredienti, Thalia ripercorse mentalmente i pochi istanti trascorsi insieme, tamburellando le dita sul bancone e fissando insistentemente i pezzetti di foglie scivolati dalla sua mano. Erano i resti di un eccesso di rabbia quasi immotivato, di cui la ragazza sembrò pentirsi immediatamente. Non era certo la prima volta che uno studente minacciava la sua quiete e non sarebbe stata di certo l’ultima. Sarebbe trascorso molto tempo prima che la studentessa potesse deporre coscienziosamente la spilla da Prefetto, cedendola a qualcuno di meritevole. Quel merito, come lo chiamava lei, pensava di averlo guadagnato per i suoi voti e non certo per l’indole a tratti ribelle; in Anderson Thalia riusciva quasi a rivedere la parte di sé che con forza aveva nascosto negli anni, addestrandosi a rispettare le regole anche quando queste sembravano non piacerle particolarmente. Poteva, dunque, affermare di essere solidale col Serpeverde? Assolutamente no. Non si trattava di una questione caratteriale, quanto piuttosto di una faccenda di regole. Chi era Anderson per opporsi all’autorità? Perché si ostinava a sfidarla di continuo? Erano domande semplici, ma il Prefetto aveva l’impressione che le risposte non lo fossero affatto, non per lui. Sollevando lo sguardo lo trovò impegnato a cercare gli ingredienti mancanti e rimase lì a fissarlo, respirando calma ed aspettando pazientemente che avesse finito con la raccolta di quanto necessario. Era curiosa di sapere se, tornando al bancone, lui le avrebbe rivolto nuove invettive o se, al contrario, avrebbe taciuto; il pentimento per quanto detto senza ritegno fino a quel momento era davvero possibile? Thalia non credeva che il cambiamento di prospettiva avvenisse in un attimo - o in una sola notte, come avrebbe detto qualcuno - e allo stesso modo Anderson non avrebbe potuto essere diverso da ciò che era, semplicemente perché non vi era ragione per lui di cambiare. «Che cosa c’è?» lo interrogò subito, non appena il ragazzino ebbe ripreso posto davanti a lei. Muto come un pesce, sembrava assorto in pensieri soltanto suoi. «Anderson? Ti sei mangiato la lingua?» questa volta la domanda risultò più diretta e il tono più acuto, persino infastidito. Non poté fare a meno di abbassare lo sguardo, cercando quello del Serpeverde, ed ebbe la tentazione di intercettarne i pensieri; avrebbe voluto intrufolarsi in quella testolina per il solo gusto di capire che cosa gli fosse accaduto in quei pochi attimi trascorsi in silenzio. Qualcosa doveva averlo turbato, si evinceva chiaramente dall’espressione scura in volto e dallo sguardo fisso sugli ingredienti disposti disordinatamente sul bancone. Per un momento, Thalia pensò che fosse colpa sua, delle sue parole, e prima di quanto si aspettasse si trovò a fare i conti con un velato senso di colpa, come sempre accadeva nelle occasioni in cui non riusciva a frenare la lingua prima che fosse troppo tardi. Così, decisa a porre rimedio alle proprie azioni - che in principio le erano sembrate tanto corrette - cominciò a sventolare una mano dalle lunghe dita esili davanti al viso del giovane. Attese qualche attimo, prima di porre la domanda che avrebbe chiarito ogni cosa una volta per tutte: «Anderson? Mi dici che ti è preso? Parlami o giuro che ti scuoto dalla testa ai piedi.» e così dicendo spostò le mani sui fianchi, assumendo la posa di una madre apprensiva di fronte al figlio taciturno. Quel silenzio non le piaceva e non era soddisfatta nemmeno dei suoi tentativi di riportarlo alla realtà. Decise allora di prendere letteralmente in mano la situazione, avvicinando il librone di pozioni e consultando la ricetta, pronta a ricominciare da capo l’intero procedimento. L’acqua all’interno del calderone era già giunta ad ebollizione e non le restò che constatare che la fiammella - forse in un guizzo improvviso ed immotivato - si era alzata e poi abbassata di colpo, tornando alla normalità.
«Che cosa dobbiamo fare per prima cosa? Lo stavi facendo quando sono entrata.» suggerì a quel punto, portando con sé il manuale ed affiancandosi al Serpeverde. Se non altro, da quella posizione avrebbe potuto controllare meglio i suoi movimenti e, magari, comprendere quel mutismo.
 
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Daniel Anderson

II° Anno - Serpeverde - 14 anni
Rimaneva ancora in silenzio, nonostante i tentativi di Thalia di spronarlo a dare una spiegazione o almeno un qualche tipo di risposta. Ma soltanto lui sapeva quanto fosse pesante quel momento e quanto fosse necessario quel silenzio, prendersi qualche secondo per se stesso. Sentiva le parole della ragazza lontane, ovattate, come se si trovasse a metri di distanza da lei, invece si trovava lì a pochi centimetri. Piantò lo sguardo sul banco per metterlo al sicuro da quello di Thalia, non voleva dare ulteriori segnali del suo stato d'animo. Sentiva le emozioni che continuavano a fluire dentro di lui, era come se ballassero all'interno della sua fragile mente, andando da una parte all'altra impedendogli così di riprendere il controllo. Ma era sicuro di voler riprendere il controllo? Non sarebbe stato più facile lasciarsi semplicemente andare, come aveva già fatto innumerevoli volte? Ora però non si trovava da solo, non poteva permettere a quelle emozioni di uscire tutte insieme, sarebbe stato un vero e proprio disastro. Dopo l'ennesimo richiamo di Thalia, sospirò lentamente per cercare di alleviare in qualche modo la tensione, poi rialzò lo sguardo e la osservò rimanendo ancora in silenzio per qualche istante. Non sapeva bene cosa dire o che fare, era li ferma davanti a lui con le mani sui fianchi, perché doveva essere tutto così maledettamente complicato? << Problemi familiari. >> *Familiari.. Perché hai ancora una famiglia?* Quella parola era risuonata così falsa nella sua mente nel momento esatto in cui l'aveva pronunciata, era forse la parola meno indicata da usare per descrivere la sua situazione. Le due parole erano state pronunciate con un tono di voce molto basso e in maniera molto lenta, si augurò che Thalia le avesse sentite, perché probabilmente non avrebbe avuto la forza necessaria per pronunciarle di nuovo. Era stato molto difficile per lui dirle, non aveva dato ulteriori spiegazioni, non era nella sua natura farlo e di certo non si sarebbe aperto con un estraneo senza delle buone motivazioni. In quel turbinio di emozioni si era quasi dimenticato il motivo per cui si trovava lì, gli ritornò alla mente solamente quando la vide prendere il libro di pozioni, spostarsi al suo fianco e porre un quesito sulla pozione in questione. Ma in quel momento non gli interessava minimamente completare quella pozione voleva semplicemente andare via, il più lontano possibile da quel luogo.


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Non erano affari suoi. Non lo erano e non lo sarebbero mai stati… ma allora perché sentiva che quello sguardo spento chiedeva di poter dare risposte a domande mai espresse? Nel suo piccolo aveva sempre cercato di farsi i fatti propri, nell’eterna convinzione che il rispetto dell’altro partisse proprio da lì, dalla sfera famigliare. Era il punto d’origine di ciascuno, con affetti e segreti che soltanto chi vi avesse fatto davvero parte avrebbe potuto capire fino in fondo; Anderson, come qualunque altro essere umano in quel Castello - e anche fuori -, doveva aver sperimentato le gioie della lontananza da casa, l’apprensione di una madre o di un padre troppo protettivi o, al contrario, il disinteresse più assoluto da parte di entrambi. Esistevano poi intrecci così complessi da non poter essere categorizzati a dovere ed altri, più semplicemente, ruotavano attorno alla gelosia e all’invidia. Dal canto suo, Thalia non parlava mai della sua famiglia. Le sue sorelle erano proprio lì, ma chi conoscendola avrebbe potuto affermare di sapere davvero chi fossero entrambi i suoi genitori? Nessuno sapeva delle liti furibonde tra i due, nessuno capiva perché, di tanto in tanto, fosse possibile osservare sul suo volto quell’espressione triste che sa dare soltanto una mente colma di pensieri negativi. Quella, insomma, era la stessa parvenza di malumore che ora albergava tanto chiaramente sul volto del Serpeverde, dominandone lo sguardo spento, la voce in un sussurro e le sopracciglia aggrottate; era come se cercasse di arrivare ad una conclusione, senza riuscirvi davvero; pareva volesse trovare una soluzione al problema senza sapere da dove cominciare e, nel farlo, non aveva il coraggio di chiedere aiuto. Thalia conosceva quell’espressione che così bene mascherava dietro a sorrisi cordiali e parole buone. Per un attimo, anche il suo sguardo venne oscurato dalla stessa tristezza e il Prefetto percepì in sé il fastidio di dover sempre fingere che tutto fosse perfetto. Niente era perfetto ed immutabile, nulla sarebbe andato come lei aveva previsto e non sarebbe stata certo lei a porre rimedio a quella situazione che aveva preso piede a causa sua. Si schiarì la voce, lasciando che il silenzio colmasse quella pausa imbarazzante, almeno per lei. «Capisco.» commentò seccamente, distogliendo lo sguardo e permettendogli di trovare una dimensione in cui muoversi più agilmente. Considerò l’idea di andarsene e di lasciarlo solo alle proprie riflessioni, ma il pensiero dell’aula di pozioni e degli ingredienti - alcuni pericolosissimi - a portata di mano la fece desistere. *Non ti lascio. Decisamente no.* - e nel riflettere su quell’eventualità disastrosa, Thalia riuscì a trovare un modo per riportare il ragazzino sulla via del sarcasmo, migliore seppur fastidiosa ed irriverente. Allora, sforzandosi di usare un tono più dolce e meno autoritario, aggiunse: «Quando penso ad alcune cose spiacevoli mi rilassa concentrarmi su qualcos’altro.» e fece scivolare il manuale sul bancone, spostando svelta tutto ciò che avrebbe potuto ostacolarne il percorso. Anderson aveva appena costruito un muro di silenzio attorno a sé e, conoscendo quel tipo d'isolamento, sentiva di doverlo abbattere con calma, un passo alla volta.
 
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Daniel Anderson

II° Anno - Serpeverde - 14 anni
Toccò il volume che veniva spostato verso di lui con delicatezza, avrebbe veramente aiutato la situazione fare altro, tenere occupata la mente? Fece finta di leggere i caratteri davanti a lui, mentre continuava a riflettere. Fino a quel momento non aveva trovato un vero e proprio modo di scacciare i pensieri o le emozioni che emergevano, anzi il più delle li faceva fluire fino a farli esplodere con conseguenze abbastanza catastrofiche, il ballo di natale ne era un chiaro esempio, certo in quel caso il tutto era stato enfatizzato dall'alcol, ma testa il fatto, che se il bicchiere di whisky avesse raggiunto le fiamme si sarebbe sicuramente ritrovato ancora una volta nei guai. << Io.. non ho ancora trovato un modo per farli passare anzi, ad essere sincero, non credo possano passare, non sono dei problemi che possono essere risolti.>> Disse di getto, quasi senza essersi accorto di aver aperto bocca, forse era la prima frase sincera che rivolgeva a Thalia, ancora una volta fece qualcosa che andava contro le sue abitudini. Ma del resto nella sua giovane vita aveva sempre cercato di superare i propri problemi da solo, tenendo allo scuro tutti gli altri e quel suo atteggiamento in quella particolare circostanza non sembrava dare i suoi frutti. *Non credo di essere in grado di affrontare e di gestire questa situazione da solo.* In quei mesi si era chiesto più volte a chi chiedere aiuto, ma non era mai riuscito a trovare nessuno disposto ad aiutarlo, il suo carattere di certo non lo aiutava in quella ricerca, in quei due anni all'interno della scuola, non si era fatto nessun amico, non era entrato in confidenza con nessuno. Ora era lì in quel sotterraneo con una persona più grande di lui, tanto valeva provare a cercare di fare qualcosa di diverso, magari sarebbe servito a qualcosa, di certo tentare non gli costava assolutamente nulla, poteva solamente guadagnarci. Spostò la sua attenzione sul volume e iniziò a leggere le istruzioni, per prima cosa prese in mano il coltello per ripulirlo, poi afferrò uno dei Fagioli Luminosi ed iniziò ad inciderlo al centro.




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Osservò in silenzio i gesti lenti del ragazzo, monitorandoli quasi temesse la reazione meccanica di riporlo in una borsa e lasciare il Sotterraneo. Sarebbe stato normale, si disse, visto il punto raggiunto da quella specie di conversazione; non poteva dire di esserci abituata, ma ogni volta che le capitava di esser lì lì per confessare a qualcuno i suoi più intimi segreti e le preoccupazioni che tormentavano il suo sonno, sceglieva di cambiare argomento o di lasciare la stanza. Per Anderson non doveva essere troppo diverso, a maggior ragione per quell’estraneità che li divideva e la vicinanza fisica che, irrimediabilmente, li univa. Restare nello stesso spazio ristretto poteva essere particolarmente complicato, specialmente in quel caso; se lei voleva cercare di recuperare un minimo quella conversazione e sfruttare appieno l’occasione per aiutare qualcuno, Daniel non sembrava troppo convinto. D’altro canto, non le pareva saggio continuare ad annuire o controbattere con la saggezza della giovinezza. Il Serpeverde avrebbe trovato il modo, da solo, per risolvere i suoi guai anche se quelli sembravano non aver davvero una soluzione concreta.
I suoi gesti meccanici non la stupirono, ma sorrise quando, seguendo il suo precedente consiglio, il coltellino venne ripulito della sostanza viscosa rappresa sulla punta. «E’ importante pulire gli strumenti di lavoro. Evita un sacco di scocciature.» mormorò dopo un silenzio abissale e troppo lungo. Quand’ebbe finito, Daniel riprese il Fagiolo Luminoso lasciato da parte e fece per inciderlo sotto il suo sguardo attento. Thalia si sporse allora in avanti per vedere meglio tutta la procedura e si limitò a poggiargli delicatamente l’indice sul polso per frenarlo, prima che la lama affondasse troppo. «Cerca di non premere troppo. Altrimenti non resta nulla da mettere nel mortaio.» gli scoccò uno sguardo in tralice, prima di mutare l’espressione seria in una più rilassata. Lo liberò così dalla pressione della propria mano e lo lasciò continuare da solo senza aggiungere nulla. Trascinò un altro sgabello accanto al bancone e vi si sedette, appoggiandosi al piano di lavoro a braccia conserte. Assistere alla preparazione di una pozione senza metterci il proprio zampino era per lei una tortura tremenda: c’erano passaggi che avrebbe compiuto diversamente, altri che avrebbe seguito alla lettera. Anderson sembrava cavarsela bene in quegli attimi di lavoro solitario e non ebbe nulla da dirgli, se non altro sulla dedizione e la concentrazione che sembrava dedicare alla preparazione. Sospirò profondamente, rilassandosi totalmente e si permise di aprir bocca poco prima che il Serpeverde incidesse l’ultimo Fagiolo. «Sai, riguardo a quello che ho detto prima...» e si mordicchiò il labbro inferiore, incerta se disturbarlo ancora «A volte si tratta di capire che cosa ci piace di più. A me piace lavorare sugli ingredienti, ascoltare la pozione bollire lentamente e farmi trasportare dai profumi. Certe volte mi sembra persino di tornare bambina.» Tacque, osservandolo prendere il necessario per il passaggio successivo. Quella confessione avrebbe potuto riaprire una breccia nei ricordi malinconici del ragazzino e, quando Daniel ebbe ricominciato a lavorare sui Fagioli, Thalia ebbe l’ardire di proseguire. «Quel che intendo dire è che dovresti trovare qualcosa che ti porti lontano, anche se non stai davvero andando da nessuna parte.»
 
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Daniel Anderson

II° Anno - Serpeverde - 14 anni
Non si aspettava quel contatto, non era abituato ad averne e ne fu inevitabilmente distratto, rapidamente lanciò una rapida occhiata a Thalia con la coda dell'occhio, rimase ad osservarla solo per qualche secondo, poi non sapendo bene come replicare, si limitò ad annuire, riportando l'attenzione sul coltello, e tenendo a mente il consiglio incise con delicatezza il fagiolo. Ora che conosceva la tecnica, si sentiva più sicuro, quindi eseguì quella procedura anche sugli altri sei fagioli, si prese tutto il tempo necessario per farlo, visto che era li tanto valeva cercare di eseguire un buon lavoro. Incredibilmente quei minuti di concentrazione si era ritrovato a non pensare a nulla se non a quello che stava eseguendo, era riuscito a mettere da parte tutti i suoi problemi, però ora eccolo lì di nuovo a ripensarci, doveva esserci un metodo più efficace più duraturo, doveva trovarlo. La voce di Thalia lo fece riemergere dai suoi pensieri, mentre stava iniziando ad incidere il settimo ed ultimo fagiolo, si fermò e spostò automaticamente lo sguardo su di lei e prestando attenzione a quello che diceva. Poteva essere giusto, ma non dal suo punto di vita, lui non voleva concentrarsi per far riaffiorare i ricordi, lui voleva fare il modo che questi sparissero, ma lei non poteva saperlo, cercava altro, una soluzione più duratura ma esisteva? Magari poteva esiste un incantesimo che eliminasse quei ricordi? << Io non voglio fermare temporaneamente i miei problemi, vorrei esistesse qualcosa di più drastico, un qualcosa che li elimini alla radice, dato che non possono essere risolti in alcun modo. Nonostante io abbia potuto sperimentare, pochi istanti fa, che il tuo metodo in qualche modo funziona non si tratta di una cosa permanente, si tratta di una soluzione temporanea e quando ho allentato la concentrazione sono ripiombati tutti su di me. Io.. non posso andare avanti così...>> Sperava di essere stato abbastanza chiaro, aveva iniziato a parlare in maniera disinvolta, guardando negli occhi Thalia, poi mano a mano che le parole erano fuoriuscite dalla sua bocca il suo tono di voce era quasi diventato un sussurro. Sposto nuovamente lo sguardo sull'ultimo fagiolo, procedendo all'incisione.


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view post Posted on 25/2/2019, 21:39
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Si accorse in quel momento, mentre le sue parole facevano effetto lentamente sul Serpeverde, che quello aveva scordato di raccattare le foglie essiccate di Frullobulbo. Lasciandolo lavorare in solitaria, Thalia scese dallo sgabello, dirigendosi a passo svelto e quasi baldanzoso verso l’armadietto delle scorte. Non appena aprì le ante in vetro, la fragranza floreale di quello che sembrava gelsomino la investì in pieno, mescolandosi all’odore rancido di qualcosa in lento deperimento. Arricciò il naso a quella commistione di stimoli olfattivi e volse il capo altrove, controllando con la coda dell’occhio di prendere un mazzetto di foglie di Frullobulbo da una scatolina. Preso il necessario chiuse le ante e fece per voltarsi, quando Daniel aprì bocca e il sangue si gelò nelle sue vene. Dimenticare. Avrebbe fatto comodo a chiunque: scordare un voto, un rifiuto, un’amicizia o un amore finiti. Deglutì a fatica e si voltò nuovamente verso la vetrinetta, stringendo le foglie nel palmo senza curarsi di sbriciolarle con la forza della tensione nervosa. «Non so di che cosa stai parlando. Però...» cominciò, schiarendosi pian piano la voce «Però ci sono metodi per raggiungere lo scopo.» e senza perdersi in ulteriori suggerimenti, riprese il controllo di sé, rilassando le spalle e provando ad assumere una posa più serena. Avvicinandosi al bancone da lavoro, scoccò uno sguardo in tralice a Daniel, che aveva smesso di parlare tornando al proprio mutismo, e attirò a sé il mortaio. Vi gettò all’interno le foglie di Frullobulbo e lasciò che fosse Anderson e gettarvi i Fagioli Luminosi. Una strana inquietudine cominciò a pervaderla a quel punto, accompagnata dall’indecisione circa una domanda ben più che lecita. Quali ricordi potevano essere tanto gravi per un quindicenne da volerli eradicare completamente dalla propria mente? Se ci pensava, anche lei avrebbe voluto cancellare qualcosa, diminuire le sensazioni spiacevoli in merito a certi eventi e acuire la gioia venuta da altri. Eppure mai aveva osato pensare di obliviare la propria mente e quando le era capitato di dover compiere quella procedura per forza su altri, il senso di colpa aveva preso piede velocemente. Non le piaceva giocare con la mente altrui, a maggior ragione in qualità di Legilimens, e non le piaceva nemmeno l’idea che Anderson pensasse di poter trovare facilmente una risposta a quel desiderio. «Non dovresti privarti della tua memoria e nemmeno delle emozioni che ti suscitano alcuni ricordi.» cominciò, avvertendo la vergogna per quella menzogna. C’erano diverse cosucce che la Tassorosso avrebbe voluto dimenticare, dalle più banali alle più significative, ma non aveva cuore di rivelare la propria fragilità a Daniel, vista la situazione in cui erano scivolati senza rendersene conto. «Per quanto spiacevoli, alcune cose ci fortificano. Insomma… se per ogni pessimo ricordo ricorressimo a soluzioni estreme credo che la nostra mente assomiglierebbe a del groviera.» Tacque, rendendosi conto del paragone calzante ma forse troppo semplicistico. «Giocare con la mente non va bene, Daniel. Dico sul serio.» aggiunse, spingendo verso di lui il mortaio, sospirando.
 
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