The Auror Chronicles, Riservata, Ufficio di Killian Resween

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view post Posted on 12/2/2019, 14:53
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Quel sabato mattina Derek si era svegliato come tutti i giorni poco dopo l’alba, nonostante non avesse lezioni né altri impegni imminenti ma il suo corpo era abituato agli orari. Così spostando distrattamente le lenzuola si alzò da letto sbadigliando. Dopo essersi lavato iniziò ad indossare la divisa scolastica, guardandosi allo specchio mentre faceva il nodo alla cravatta. Era ormai quasi pronto quando si ricordò che quel giorno sarebbe dovuto andare al ministero per incontrare un Auror. Guardandosi allo specchio si maledì. Di fretta e furia si tolse la divisa ed inforcò i primi abiti babbani che gli capitarono davanti ed uscì dal dormitorio per raggiungere la sala comune. Come era prevedibile pochi erano gli studenti lì presenti ed ancor meno quelli che come lui stavano andando verso l’uscita della sala. Uscito iniziò a scendere le scale della scalinata principale per andare in sala grande per la sua colazione. Ogni scalino che scendeva lo invogliava ad andar più veloce, ma fu proprio al quarto piano che una rampa decise di bloccare la sua discesa cambiandosi di posizione. Si guardò intorno e capì che non aveva molte speranze se non quella di aspettare che la rampa tornasse dandogli l’opportunità di scendere. Il piede picchiettava impaziente a terra nella attesa, e le dita della mano opposta picchiettavano sulla coscia quasi a ricordare un componimento. Non aveva idea del perché di quella impazienza, non era minimante in ritardo ed era già stato al ministero, apparentemente non aveva motivo di essere ansioso. Ancora fermo tentava di capire quale fosse l’origine del suo malessere ma più ci pensava e più piede e dita aumentavano il loro ritmo rimanendo stranamente in una strana sincronizzazione. Finalmente la rampa arrivò ed ancor prima che si assestasse iniziò nuovamente a scendere e più scendeva e più l’ansia si impadroniva di lui. Ormai non faceva più caso alla velocità con la quale stava scendendo le scale né tanto meno chi vi fosse attorno a lui. D’un tratto si ritrovo nella sala grande e quasi sentì una sensazione di pace, andò verso il tavolo dei Corvonero per mangiare.


Una volta terminata la colazione si rese conto che era ancora presto per andare al ministero e così decise di arrivare oltre i confini di Hogwarts per poi smaterializzarsi facendo una passeggiata così da avere il tempo di pensare a quali domande avrebbe voluto porre all’auror che lo avrebbe ricevuto. Uscito dal castello si ritrovo per la strada che ogni anno percorreva grazie a delle carrozze per arrivare in sala grande il primo giorno di scuola, tranne che per il primo anno, avevano attraversato il lago nero con delle barche. Ricordava ancora l’emozione che aveva provato guardando per la prima volta le luci del castello, per non parlare di quando aveva varcato la soglia della sala grande. Forse era del tutto normale perdersi in sentimentalismi considerato che ormai il suo tempo in quella scuola era quasi agli sgoccioli. Due soli anni a confronto dei cinque passati erano nulla. Aveva deciso che avrebbe pensato alle domande camminato verso una zona franca per trasportarsi al ministero, ma evidentemente la sua mente era contraria a tale pratica, ma al contempo si era placata. Non aveva ben chiaro perché aveva preso il sentiero che portava al binario e non ad Hogsmeade, ma alla fine non era così importante da dove si sarebbe smaterializzato. Circa a tre quarti di strada decise che era ora di pensare a cosa avrebbe chiesto se ne avesse avuto l’opportunità. Non era sicuro di come si sarebbe svolta la discussione, ma più che alla domande doveva prima chiedere a se stesso cosa voleva sapere. Cioè, perché l’idea di poter interloquire con un Auror lo aveva entusiasmato all’inizio? Quali erano i dubbi che voleva dissipare? Ovviamente sarebbe stato utile sapere che tipo di vita conducesse un Auror, non doveva essere un lavoro semplice, probabilmente era una vita fatta anche di rinunce, tutto stava nel capire se il gioco valesse o meno la candela. Ormai era giunto in un luogo nel quale avrebbe potuto smaterializzarsi in tutta tranquillità. L’orologio del binario diceva che ancora aveva tempo per riflettere. Chiuse gli occhi ed in quel momento sentì il ticchettare delle lancette così vicino che se avesse riaperto gli occhi si sarebbe aspettato di trovarselo accanto. Faceva quel gioco anche nel giardino della torre dell’orologio, quel suono lo calmava in modi a lui sconosciuti. Era giunta l’ora di andare, anche perché non aveva idea di come arrivare all’ufficio Auror per cui era più sicuro arrivare al ministero in anticipo. Estrasse la bacchetta. *Destinazione, Determinazione e Decisione*. Giravolta. Destinazione Ministero.


Non passarono molti secondi e Derek uscì da uno dei tanti camini del ministero. Si guardò a destra e sinistra per capire da quale lato erano gli uffici, ma in effetti avrebbe potuto semplicemente seguire il flusso del fiume di ministeriali che probabilmente andavano a lavorare. Così si inserì un po’ a fatica ed iniziò a camminare verso la fontana che vedeva in lontananza. Si era sempre chiesto quanti camini ci fossero, una volta li aveva pure contati ma poi gli venne il dubbio che la stanza fosse stata incantata al fine di crearne infiniti. Mentre camminava si chiedeva dove si trovasse l’ufficio Auror, si rese conto di non conoscere per nulla la struttura del ministero se non l’ufficio trasporti magici dove era già stato. Avrebbe potuto chiedere al tizio nell’ascensore di portarlo al livello giusto. SI fermo davanti alla statua nella hall, l'aveva trovata sempre molto singolare. Poi si diresse agli ascensori, prese quello che sembrava essere meno pieno e disse al tizio.


Dovrei andare all’Ufficio Auror

Il tizio non rispose e l’ascensore parti, si fermò al quinto livello e una voce quasi metallica disse che lì si trovava l’ufficio per la cooperazione magica internazionale. Evidentemente non era la sua fermata. Dopo di ciò si fermò al terzo livello ed ancora la voce informò che si trovavano nel livello del dipartimento catastrofi e qualcos’altro che non aveva ben capito. Penso di essere arrivato ma il Tizio lo guardò male e rimase dentro l’ascensore. Ormai erano rimasti solo loro due. L’ascensore fermo al secondo livello, Ufficio per l’applicazione della legge sulla magia. Rimase immobile a guardare le pareti dell’ascensore mentre le porte si aprivano e il Tizio si girò verso di lui guardandolo male. Dedusse che doveva essere arrivato ed uscì dall’ascensore. Anche se ad essere onesti non è che avesse una gamma di sguardi così vasta da permettergli di capire qualcosa.

Graz..

Le porte si erano già chiuse e il Tizio andato. Adesso non doveva fare altro che trovare l’ufficio Auror nel bel mezzo del dipartimento più grande del ministero. Roba da nulla. Sembrava che il piano fosse quasi circolare, inizio a camminare per quei corridoi alla ricerca di qualcosa, di un indizio che gli permettesse di capire quale era l’ufficio Auror. Era passato davanti ad un numero imprecisato di uffici, Ufficio per l'Uso Improprio delle Arti Magiche, Ufficio per l'Uso Improprio degli Artefatti dei Babbani, spezzaincantesimi, antimago e chi più ne ha più ne metta. D’un tratto dietro un angolo vide una grande porta in legno ed un piccola targa che diceva “Quartier Generale Auror”. Finalmente era arrivato, diede un occhiata prima di entrare, vi erano degli uffici a destra e sinistra, così decise di entrare. Doveva trovare l’ufficio di un certo Killian Resween. Iniziò a guardare le targhe sulle porte degli uffici per capire quando fermarsi. *Weiss….Midnight…MIDNIGHT!!…Ma guarda un po’ il vice preside, non aveva idea fosse un auror* Continuando a camminare finalmente trovò l’ufficio che cercava *Auror Ispettore Killian Resween”. Si bloccò, sapeva che avrebbe dovuto bussare, come niente l’ansia che provava prima a scuola si era ripresentata e sembrava chiedere gli interessi per il tempo concessogli in “libertà”. Non aveva ancora idea del perché era preoccupato, ma certo non poteva che essere collegato a quella visita al ministero, il giorno prima si sentiva bene, la luna piena era appena passata. E sì, doveva proprio trattarsi della visita ma a cosa in particolare? Chiuse nuovamente gli occhi e bussò.






"Voltarono un angolo, attraversarono una massiccia porta a due battenti
di quercia e sbucarono in un open space sovraffollato, diviso in cubicoli,
che ronzava di chiacchiere e risate. I promemoria sfrecciavano tra i pannelli
divisori come razzi in miniatura. Un cartello sbilenco sul cubicolo più vicino diceva:
Quartier Generale degli auror."
Il Ministero della Magia (Cap. 7 Harry Potter e l'ordine della fenice)



Ovviamente non terrò mai conto del fatto che Derek possa sapere che Dorian sia anche un Auror non avendo mai parlato con lui, ma faceva colore.
 
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view post Posted on 19/2/2019, 14:26
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Era appena incappato in un’allucinazione uditiva o avevano effettivamente bussato alla porta massiccia del suo ufficio? Killian riemerse dallo schedario in cui si era letteralmente ficcato a capofitto per voltarsi verso il legno scuro dove erano stati calati dei colpetti inequivocabili. Pur senza avere la capacità di guardare attraverso i solidi come se fossero vetro, il giovane Ispettore Auror decise che doveva esserci per forza qualcuno aldilà dell’infisso: si era scolato troppo caffè per avere le traveggole già a quell’ora. Istintivamente posò gli occhi nuvolosi al polso sinistro dopo aver scostato con l’altra mano la manica di pelle del suo giacchetto leggero. Non vi trovò alcun orologio, ma solo la cinghia del suo portabacchetta di cuoio. Cosa si aspettava? Non ne aveva mai indossati, eppure il singolare vizio di controllare lo stesso persisteva ancora. Lo sguardo da Falco passò allora alla parete del caminetto e la sua ricerca fruttò il risultato: le due lancette sul quadrante notarono di essere fissate dall’uomo e presero a girare imbizzarrite colte nella loro nullafacenza. Dopo qualche giro di troppo si fermarono sull’ora esatta. Leggendola, nella mente di Killian si accese un’insegna luminosa con scritto a caratteri cubitali una sola, eloquente, parola: “O R I E N T A M E N T O”. Non serviva altro per agganciare e contestualizzare l’impegno che, tra l’altro, si era pure raccomandato di ricordare appena sveglio. Con gesti rapidi richiuse le ante di metallo del mobile stracolmo di fascicoli e altri documenti cartacei e un meccanismo si attivò da solo con sonori ”clang” a bloccare la serratura. Prima di dirigersi alla porta controllò anche che la scrivania fosse ad un livello decente di disordine e con sorpresa constatò che effettivamente il ripiano era sufficientemente presentabile, con solo la piuma fuori posto lontano dal calamaio. In ogni caso non avrebbe potuto riordinare alla bell’e meglio nell’ultimo istante, quindi meglio così. Deciso a non far attendere oltre il ragazzo con cui aveva preso appuntamento settimane prima, finalmente raggiunse l’ingresso dell’ufficiò e lo spalancò all’ospite senza preamboli.

“Derek Hide, giusto?”, esordì esibendo il ghigno obliquo che fungeva da sorriso cordiale di benvenuto quando si ritrovò davanti lo studente da Hogwarts.

Per deformazione professionale ma anche per attitudine personale le iridi di nebbia percorsero brevemente l’intera figura del ragazzo. Squadrare dalla testa ai piedi uno sconosciuto avrebbe fatto impallidire qualsiasi amante delle buone maniere, ma l’intento dell’Auror non era certo quello di intimidire o mettere a disagio. Tant’è che non si sarebbe lamentato nell'eventualità di essere sottoposto a sua volta ad un’analisi visiva, anche se sapeva perfettamente di non avere un aspetto al massimo delle sue possibilità. Le occhiaie scure avevano ormai stabilito residenza fissa sotto agli occhi vigili e la barba e i capelli bruni erano cresciuti a ritmo impressionante rendendosi folti nonostante il recente taglio. A completare, gli abiti babbani monocromatici di un nero pece. Non si sarebbe stupito se il giovanotto avesse ricontrollato il nome impresso sulla targhetta per assicurarsi di aver bussato alla porta giusta.

“Accomodati”, proseguì facendo un passo indietro per consentire all’altro di avanzare all’interno dell’ampia stanza ben illuminata. Nel frattempo sollevò la mano destra in aria, acciuffando il piccolo areoplanino di carta che sostava fluttuando a qualche centimetro dal capo insieme ad altri tre promemoria di ugual natura. Aveva beccato quello giusto al primo colpo: sulla pergamena stropicciata lesse il nome del ragazzo che aveva invitato ad entrare. Accartocciò l’appunto ormai inutile e se lo infilò distrattamente in tasca, riprendendo a parlare.

“Non abbiamo molto tempo a disposizione, ma sarò felice di rispondere, dove posso, a quante più domande possibili”, annunciò muovendo qualche passo verso la scrivania, seguito dallo sciame di note sospese sopra la sua testa come pazienti animali da compagnia. La curva sottile tra le labbra scure si manifestò ancora all’indirizzo del Corvonero.

 
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view post Posted on 22/2/2019, 10:46
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Ogni volta che attendeva dietro la porta dell’ufficio di qualcuno che non conosceva la sua mente iniziava a fantasticare su chi si sarebbe trovato di fronte. Non solo sull’aspetto fisico, anche sul vestiario e su come lo avrebbe accolto. Ma quella volta la sua mente era concentrata su altro. Cosa avrebbe chiesto? Come avrebbe dovuto porre le sue domande?

Aveva la paura di indisporre il suo interlocutore, considerata la sua poca conoscenza degli auror l’ipotesi non era tanto lontana dalla realtà. Rimase immobile riflettendo su come approcciarsi all’uomo che avrebbe incontrato. Era il primo auror che conosceva e per di più si trovava nel sul territorio. Chiuse gli occhi. Tentava di percepire qualunque rumore dall’interno, ma ovviamente nulla accadde e di certo non era l’idea migliore.

Non voleva che i suoi occhi si illuminassero proprio in quel momento, riaprì gli occhi proprio nel momento in cui l’uomo aprì la porta, ecco qualcosa che non si aspettava, solitamente sentiva un "avanti" provenire dall'interno. Quando disse il suo nome in un primo momento ne fu sorpreso, ma ricordandosi che l’incontro era stato organizzato dal preside capì che il suo nome doveva essere saltato fuori.

Rimase fermo sull’uscio della porta mentre l’auror lo scannerizzava con molta cura, come un riflesso involontario abbassò lo sguardo su se stesso e solo in quel momento si accorse che forse un paio di jeans, una maglietta bianca ed un giubbotto di pelle nero con il cappuccio non doveva essere il vestiario perfetto per presentarsi al ministero. Erano i rischi derivanti dal prendere vestiti a caso e vestirsi senza una vera e propria logica. Comunque gli era andata bene, almeno nel complesso non sembrava un idiota.

Non restituì la cortesia all’uomo, sarebbe stato alquanto strano se anche lui lo avesse fatto. Probabilmente l’uomo agiva con riflessi incondizionati per cui non diede peso a quanto accaduto, e rispose alla domanda con un secco.


Si, Derek Hide, piacere.

Disse mentre l’uomo acciuffò al volo un aereoplanino di carta. Un’espressione di sorpresa si dipinse sul volto del ragazzo, non tanto per ciò che fece ma per ciò che prese. Chissà cosa erano. Effettivamente ne aveva visti tanti altri frecciare in giro per il ministero. Dopo che l’auror ebbe acconsentito fece qualche passo in avanti per entrare nel suo ufficio. Ecco quello si che lo osservò con molta cura. Non era in cerca di qualcosa, ma solo di per capire. Al fin fine era lì per farsi un’idea della vita da auror ed anche quello faceva parte del tutto.

Nell’udire che il tempo a disposizione non era molto si sentì sollevato, non amava molto interloquire, specie con gli estranei. Forse il vero motivo era semplicemente il fatto che anche lui aveva il suo bel da fare, nulla in confronto a ciò che doveva fare l’auror ma a ciascuno il suo. Per cui forzando un sorriso disse.


Non voglio farle perdere tempo.


Nel mentre continuava ad osservare l’ufficio dell’auror, una stanza molto ampia e luminosa, alcuni schedari e l’inevitabile scrivania, non fece caso a ciò che vi fosse sopra, anche perché non poteva “lamentarsi” proprio lui che non aveva mai avuto l’onore di conoscere l’ordine.





 
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view post Posted on 2/3/2019, 15:08
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“Nessuna perdita di tempo, non preoccuparti”

Ok, forse Killian Resween non era la persona più gentile ed ospitale del Mondo Magico, ma il tono pratico e sicuro con cui aveva rassicurato il giovane non ammetteva altre interpretazioni se non quella di dare la giusta importanza all’incontro. Dopotutto, l’aver accettato la richiesta del Preside andava ben oltre il semplice “dovere di cortesia”, ma si rifaceva ad una più profonda convinzione ideologica. Delucidare i dubbi di un volenteroso aspirante Auror poteva considerarsi una strategia d’attacco preventiva per preparare un terreno fertile per il futuro.
Il venticinquenne si lasciò cadere sulla stramba seduta dietro alla scrivania che aveva tutto l’aspetto di una poltrona da esterni in vimini con l’ampio schienale rotondeggiante che scricchiolò quando lui vi si appoggiò contro. Probabilmente più gli occhi del nuovo arrivato curiosavano in giro, più stranezze nell’arredamento sarebbero saltate fuori in ogni dove, come il grosso cactus che era stato utilizzato come attaccapanni o il trespolo di Amigdala – vuoto, la falchetta era in giro nella più totale anarchia – nel bel mezzo di un tappeto persiano antico quanto consumato. Con un gesto della mano tatuata l’Ispettore invitò il ragazzo a prendere posto su uno dei due mobili sistemati per far sedere gli ospiti, anch'essi non troppo convenzionali. Da una parte una poltrona rivestita di velluto blu, elegante e terribilmente scomoda; dall'altra uno sgabello bianco troppo moderno per il restante stile della stanza e troppo alto per la scrivania lì vicino. Sembrava che il mago non si fosse accorto di come alloggiare su quella seduta costringesse chiunque a prendere le sembianze di un gufo appollaiato su un ramo bitorzoluto: era il suo arredo interno preferito, dopo il trono di legno che minacciava seriamente di farlo cadere a terra ogni volta che vi ci sedeva.

“Tieni presente che questo è un colloquio informativo e non di valutazione, quindi non aver timore di dire o chiedere qualcosa di sciocco”.

Gli areoplanini di carta con i suoi appunti da ricordare continuavano a ronzare placidamente come satelliti intorno al capo non troppo pettinato del ministeriale: l’unico che rischiava seriamente di apparire sprovvisto di acume era proprio lui, piuttosto. Tacque, in attesa che Derek seguisse l’invito ad accomodarsi e cogliesse quello a procedere senza indugi lungo la strada che l’aveva condotto sin lì. Killian era tutto orecchi, così come gli occhi nuvolosi stavano ancora prendendo scrupolosa nota visiva del ragazzo.


 
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