Typewriter, Intervista per la Gazzetta del Profeta

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view post Posted on 19/2/2019, 11:49
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Aveva fatto colazione in silenzio, con un paio di biscotti allo zenzero e giusto un tazza di Tè. Non era stata in grado di mangiare nulla di più, con lo stomaco già attorcigliato per bene dalla tensione che sentiva crescere. Nonostante avesse fatto lezione con il Ministro della Magia in persona, per anni, non riusciva a non sentirsi in apprensione per l’incontro con una carica della portata del Vice Ministro. Più il momento dell’intervista si avvicinava e più i dubbi si alternavano nella sua mente, ricordandole come dovesse imparare a separare “lavoro” da “Amber”, almeno in quel caso. Sbuffando, aveva quindi riletto l’articolo di Seraphinus, il direttore del Profeta, che certo suggeriva più di una frecciatina tra le righe – nemmeno così tanto velata – ed alcune di quelle erano riprese nelle domande che le aveva imposto di fare. Nel tentativo di riprendere possesso di una neutrale calma, aveva lisciato i capelli biondi e morbidi, quasi potessero darle la forza di andare avanti con la sua personale missione. Cinque triangolini dorati impreziosivano il lobo destro, lasciato scoperto. Posando la tazza sul tavolo, aveva quindi ringraziato il cameriere e, avvolta nel cappottino nero, si era rimessa in marcia verso la cabina telefonica per l’entrata dei visitatori, mentre il modo in cui era stata “incastrata” da Bagley le tornava vividamente alla memoria.

***

«Non ci credo»... un sospiro angosciato aveva accompagnato quell'esclamazione, quando Amber si era ritrovata un biglietto scribacchiato da Bagley, sulla porzione di scrivania che le spettava al Profeta. L'aveva guardato per interminabili minuti, sperando ardentemente che le lettere scure svanissero da sole, ma quelle per ripicca parvero brillare ancora di più al tramonto. Se solo non fosse stato scritto "Hydra" a caratteri quasi chiari, avrebbe rifilato l'incarico ad Horus per poi magari inventarsi un valido modo per farsi perdonare dell'incombenza appioppata, ma solo nel caso in cui avesse scoperto che non era indirizzato a lui quell'appunto. Ma, a dirla tutta, quello sarebbe stato meschino anche per lei, e probabilmente non avrebbe mai avuto cuore di farlo così, con l'amico assente. Con un costante pungolo alla coscienza, aveva letto le domande "indispensabili" che avrebbe dovuto porre al Vice Ministro, certa che fosse stato per lei non le avrebbe mai vergate e nemmeno che avrebbe desiderato fornire loro una riposta. Per la prima volta in più di un anno aveva pensato di non essere adatta al compito, troppo in disaccordo con alcuni fondamentali pensieri di Seraphinus. Scacciato però quel pensiero, si era chiesta se non potesse lasciarsi guidare dalla curiosità che in ogni caso quella nuova nomina aveva suscitato anche lei. Inoltre il Ministero era un posto che non le dispiaceva frequentare, forse sarebbe riuscita a trarre qualche personale vantaggio dall'Intervista. Doveva solo tornare ad Hogwarts e produrre una richiesta convincente. Quello - si era detta – poteva farlo.

***

Composto il numero, recuperò la targhetta e, senza guardarla, la tenne in mano. Attese di vedere l’atrio prima di mettere piede fuori dalla cabina ed incamminarsi oltre la fontana. Il flusso di gente era sensibilmente diminuito dall’ultima volta che si era trovata ad affrontare quei livelli – forse perché l’orario di ingresso a lavoro era già più che avanzato – per il corso di Smaterializzazione. Il suo sistema nervoso trasse beneficio dallo spazio in cui avrebbe potuto muoversi senza urtare, né essere urtata, da alcuno. Con passo svelto si diresse al bancone dell’accettazione e, sebbene la pratica le fosse ormai nota, consegnò la bacchetta con una certa apprensione, perché questa venisse pesata, registrata e poi le fosse riconsegnata. In aggiunta, il ragazzo all’ingresso le ricordò di appuntarsi in vista la targhetta al petto perché fosse ben visibile, costringendola quindi a prestare attenzione al frammento plastificato. Rimase inizialmente pietrificata. Oltre al suo nome ed a normali generalità, c’era scritto a lettere inequivocabili : “giornalista”. Un nodo le strinse la bocca dello stomaco, ricordandole ancora una volta che non era lì per fare quello che più le pareva e nemmeno per intrufolarsi casualmente al secondo piano e interrogare fino allo stremo il primo Spezzaincantesimi di passaggio, ma era lì per sottoporre il Vice Ministro ad un terzo grado degno della piuma d’oca più appuntita. Inspirò profondamente, prima di avviarsi verso gli ascensori, e ne scelse appositamente uno vuoto, sperando che non facesse in tempo a riempirsi per il tragitto che l’avrebbe condotta al Primo Livello. Era incredibilmente difficile raggiungere quel Livello che non solo era pattugliato da squadre di Auror – altro colpo al cuore in avvicinamento – ma era anche il cuore dell’Istituzione in cui (se vi fosse riuscita) avrebbe lavorato nel prossimo futuro. Appoggiato lo stivaletto nero al suolo, la sensazione di aver quasi violato un luogo “sacro” la colse alla sprovvista, mozzandole il fiato. Ma si costrinse ad assumere un’espressione il più rassicurante possibile, per non dare nell’occhio o attirare eccessivamente l’attenzione su di sé, come se già non avesse gli occhi degli Auror puntati addosso. Ringraziò in quel momento di aver attaccato la targhetta sulla maglia, ed aver adagiato il giubottino sul braccio sinistro. La piccola tracolla nera seguiva i movimenti lenti, sul fianco destro, e conteneva il necessario per prendere appunti, mentre – intubata a dovere – la cartina dell’Uganda che Fergus aveva gentilmente rubato dalla scrivania del mago veniva sorretta dalla mano sinistra. In sostanza aveva libera solo la destra. Raggiunta la porta, alzò la mano dominante, la chiuse lentamente in un pugno e bussò tre volte, per poi ritirarla. Non era certa di essere pronta, ma avrebbe fatto appello a tutta la sua diplomazia per coniugare la sua personale curiosità con quanto “i lettori” avrebbero voluto e dovuto sapere e quanto probabilmente avrebbe invece attirato la sua attenzione, forse perfino rischiando di farla deviare dai binari imposti. Sistemò velocemente la gonna.
L’orologio da polso segnava le dieci e cinquantacinque.

INTERVISTA AL NUOVO VICE MINISTRO DELLA MAGIA: Noah Dietrich Von Heinrich
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«I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno.»

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Credo sia una mezz’ora buona che fisso la candela che brucia sul candelabro posto sulla mia scrivania. Sono passati anni da quando sono un vampiro: ho abituato il mio fisico a seguire i ritmi umani quanto possibile, e ora che sono seduto su questa poltrona, so che tutto verrà completamente stravolto. Quando sono tornato a Londra, l’ho fatto perché avevo deciso di mettermi al servizio del Ministero Inglese: ho immaginato di lavorare per l’ufficio misteri, sotto copertura, o come segretario (nel peggiore dei casi). Ma quando Camille Pompadour mi ha offerto la carica di Vice-Ministro… sono rimasto di stucco. L’ho guardata per un tempo indefinito, e sono sicuro di aver avuto un’espressione decisamente poco compita sul mio viso. Ho accettato dopo una lunga trattativa con lei ed altri funzionari, ma ora che sono qui, ufficialmente in carica, mi chiedo se ho fatto la scelta giusta.
Alla RAF io eseguivo e basta. Bombarda quel campo, mitraglia quella trincea, sorvola quella zona: ero una macchina e mi andava bene così. Mi faceva sentire vivo. Ma ora che, tecnicamente, sono morto, non trovo giusto dover ricoprire un ruolo del genere. Eppure… la patria, la nazione… non siamo più negli anni Quaranta, lo so bene. Se voglio dare davvero una mano per impedire il ripetersi degli errori del passato, devo adattarmi a quelli che sono “i nuovi metodi”. Torno presente alla realtà quando sento bussare alla porta. La giornalista del Profeta è arrivata in perfetto orario, constato controllando l’orologio appeso alla parete. Mi guardo intorno e osservo il mio ufficio: è accogliente, il fuoco alle mie spalle è poco più di una scintilla, ma i ciocchi ardono incandescenti e c’è un piacevole calore che scherma dal freddo della città. La finestra, sotto mia espressa richiesta, riflette un clima nuvoloso, ed una luce grigia penetra il vetro sottile. Le nuvole non mi sono mai dispiaciute, ma ora non potrei rinunciarci nemmeno volendo: il sole non mi fa propriamente bene. Faccio un sospiro: al di là di tutto sono emozionato e questa sensazione a cui non sono più abituato mi carica di una certa adrenalina.
« Avanti, si accomodi. » Rispondo infine. Ho vissuto molto tempo da solo ed è ancora difficile ricordarmi che per gli umani il tempo è molto più lento del mio. A testimonianza di ciò, da quando la ragazza ha bussato fino alla mia risposta non sono passati che pochi attimi. Mi sistemo meglio sulla poltrona di pelle e incrocio le dita sulla scrivania, come ho visto fare al mio comandante tanto tempo fa. Mi viene da ridere, ma cerco di assumere una postura corretta: sono il Vice-Ministro, ora.

 
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view post Posted on 22/2/2019, 21:05
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AMBER SERENITY HYDRAPREFETTO TASSOROSSO ✧ 18 Y.O. ✧ MINISTERO DELLA MAGIA ✧ LONDRA Non c'era modo di tornare sui propri passi.
Una volta bussato alla porta aveva perso ogni diritto di recesso e certo disattendere un Vice Ministro non sarebbe stata cosa da poco. Deglutì in silenzio mentre un robusto Auror le passava alle spalle, non senza squadrarla dall'alto al basso; così, giusto per metterla ancora un poco a disagio. Il brivido gelido le percorse la schiena come volesse rendersi archetto per una corda di violino. Non le piaceva il sospetto che aleggiava nei "guardiani" del piano, ma non poteva non comprenderli. Ancora meno doveva stupirsi dopo tutti gli scossoni che il Mondo Magico aveva subito. Abbassò appena il capo, nel feroce tentativo di non cedere al nodo alla gola, più stretto da quando la mente aveva sfiorato l'idea di tornare a ricordare la battaglia di Giugno. Nonostante tutto, era stata forgiata abbastanza da quell'esperienza, poteva forse fermarsi di fronte ad un'intervista "vagamente" subdola? La voce chiara di Von Heinrich la ragiunse l'istante successivo.

Rapido e conciso, l'invito le strappò un respiro. Ma Amber non si concesse altri tentennamenti e - forse spinta anche dal desiderio di iniziare qualcosa che avrebbe avuto una fine - posò la mano sulla maniglia, spingendo il necessario per aprire la porta. «Vice Ministro» L'educazione, prima di tutto. Annuì nel rafforzare il tenue saluto, che più che una cordialità eccessiva sembrava un omaggio alla carica ora ricoperta dall'uomo. Volentieri il suo sguardo avrebbe vagato sull'arredamento, sul fuoco che tenuemente ardeva, sulle foto ed i modellini esposti nella grande libreria, ma l'idea di apparire da subito una ragazzina invadente, la frenò, permettendole di concentrarsi più sul soggetto che sull'ambiente. L'ultima cosa che voleva, era dare di sé l'idea sbagliata, e permettere al neo-estraneo di catalogarla come una di quelle giornaliste impiccione del Settimanale delle Streghe. Si voltò però per chiudere la porta e per concedersi un secondo di più in isolamento, prima di spingere il legno al suo incastro e tornare in cerca delle iridi azzurre dell'altro. Quel vice era particolarmente giovane, esattamente come la voce aveva fatto presagire. Com'era arrivato a quel livello così presto? Prima ancora che potesse analizzare i tratti caratteristici del suo aspetto - certa che avrebbe avuto modo di investigare a colloquio iniziato - l'idea che somigliasse in qualche modo ad uno dei suoi parenti, illuminò un cassetto della memoria. Il cognome, di per sé, avrebbe reso l'idea che il paese di origine della famiglia non fosse anglofono, e forse perfino quell'accenno d'accento che aveva potuto appena credere di aver udito in tre parole nette, avrebbe calcato la mano. Al caso ed alle ipotesi, però, non avrebbe lasciato nulla. E senza attendere impalata come un pesce fuor d'acqua (continuava a sentirsi tale) si avvicinò alla scrivania, percependo lentamente il clima accogliente e caldo che aleggiava nell'ufficio. Con presa solida e gesti lenti, afferrò il tubo che conteneva la cartina trafugata da Fergus ed un velo di dispiacere macchiò il verde dei suoi occhi. «Mi spiace per la cartina... » proferì. Non lo conosceva, non poteva intuire il tono del possibile fastidio che il gufo poteva aver procurato, forando - per altro - con i possenti artigli un punto preciso nella carta. «... dovrebbe essere a posto ora, anche se temo sia rimasto il segno del passaggio del mio gufo.» Porse infine il contenitore scuro in cui aveva conservato la mappa dal momento in cui l'aveva separata dagli artigli acuminati del suo postino. Era ormai ad un passo dalla poltrona in pelle e dalla scrivania in legno, ma avrebbe atteso di liberarsi di quel peso, prima di fare qualunque altra cosa.

INTERVISTA AL NUOVO VICE MINISTRO DELLA MAGIA: Noah Dietrich Von Heinrich
 
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view post Posted on 27/2/2019, 16:48
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Sento il profumo di camomilla (c'è una nota di lavanda anche?) ancor prima che la porta si apra del tutto. La ragazza che mi è di fronte è molto più giovane di quanto mi aspettassi, ed è molto graziosa. Le sorrido affabile e benedico me stesso per essermi nutrito ieri notte. Ho imparato a controllare gli impulsi che la mia natura mi spinge a provare, ma ci sono dei momenti in cui è difficile ignorare l'essenza del sangue che mi raggiunge con una vividezza straordinaria; e sfortunatamente quell'odore è molto più forte nelle persone giovani. Amber Hydra non avrà più di diciotto, diciannove anni: veste elegante, si muove cauta ma decisa, eppure mentre richiude la porta mi accorgo che mi dà volutamente le spalle. Quando si avvicina, i suoi occhi verdi sono puntati solo su di me e non osservano nemmeno per un istante l'ufficio che la circonda. Sembra molto impostata, ma la cosa mi incuriosisce perciò la osservo con attenzione.
« Oh, è vero, la mia cartina. » Esclamo senza nascondere un cenno di divertimento. Allungo la mano e afferro il tubo che conserva diligentemente il foglio: in realtà, posso anche fare a meno della mappa dell'Uganda, ma pare che il vecchio direttore del San Mungo sia disperso lì e non so proprio perché la cosa dovrebbe interessare questo Ministero. Quel che mi incuriosisce della vicenda è che Camille ha scarabocchiato alcune informazioni interessanti, perciò era importante per me riprenderla. Apro quindi il contenitore e srotolo la pergamena: mi accorgo in effetti di un'unghiata che ha leggermente rovinato la carta, ma non me ne dispiaccio. Allora alzo gli occhi verso Amber e annuisco velocemente. « Grazie mille e... non si preoccupi per il suo gufo. È stato molto diligente. » *Come te* Penso, ma non glielo dico. Noto la sua rigidità e mi viene automatico imputarlo al nervosismo e alla tensione. Cerco di ricordare com'era quando insegnavo a Durmstrang: al tempo me la cavavo piuttosto bene con gli studenti. Certo, mi dico, la mia carica non spaventava di certo come ora.
« Prego, si sieda signorina Hydra. Posso offrirle... uhm... dell'acqua? » Cavolo, mi accorgo solo in quel momento che un Vice Ministro come si deve dovrebbe avere a disposizione quantomeno qualcosa da bere. Fingo non-chalance, mentre continuo a sorridere incoraggiante alla mia giovane intervistatrice. Senza attendere una risposta, prendo la bacchetta dalla scrivania ed eseguo un silenzioso incantesimo "Urna". Una caraffa d'acqua si materializza sul tavolo e così trasfiguro anche un paio di bicchieri.
« Sa, sono astemio e caffè e tè non sono di mio gusto. » Mento mentre verso l'acqua a entrambi; in realtà pagherei oro per bermi un bel caffè caldo ora.



Edited by Noah D. Von Heinrich - 6/3/2019, 19:50
 
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view post Posted on 1/3/2019, 09:31
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Dubitava di quanto fosse realmente stato diligente Fergus, ma apprezzava a modo suo che il Vice Ministro non facesse pesare il foro a metà cartina. Anzi, la tranquillità con cui il mago accolse il foglio di carta trafugato, convinse il cuore agitato di Amber a darsi una definitiva calmata. Non perse di vista l’espressione del ministeriale nemmeno per un secondo, e quando percepì l’effettiva “poca importanza” dell’Uganda in tutta quella faccenda, un tiepido sorriso le incurvò le labbra. La persona che aveva davanti era indubbiamente accomodante, non sapeva dire se la gentilezza fosse data da qualche imposizione o meno, ma riuscì a modo suo a metterla a proprio agio, tanto che senza nemmeno farselo ripetere due volte, Amber adagiò la tracolla ai piedi della poltrona ed iniziò a slacciare la giacca, c’era un comodo tepore all’interno della stanza. «Si figuri, era il minimo che potessi fare .» Rispose mentre la stringa scura liberava i bottoni al centro del tessuto blu. Il tono meno teso del precedente – ora che non attendeva un giudizio determinante per la conversazione in corso – avrebbe trasportato quelle semplici parole d’ordinanza, seppur macchiandole di una sincerità un po’ meno “dovuta”. Avrebbe voluto aggiungere che era già stato fin troppo accondiscendente ad accettare l’intervista della Gazzetta a cosi pochi giorni dalla nomina, soprattutto perché lei per prima faticava a sopportare l’insistenza subdola di Seraphinus il più delle volte e poteva solo immaginare (o credeva di riuscirci) il fastidio che avrebbe provato lei se le posizioni fossero state inverse. Però il ruolo della giornalista invadente e pronta a cercare crepe in una parete appena imbiancata, era toccato a lei. Si era detta che, se quel Vice Ministro fosse stato un uomo di una certa età, si sarebbe sentita più in soggezione, ma stava già realizzando come l'essere ricevuta da un Von Heinrich tanto giovane, fosse perfino peggio. Piegato a modo, il cappottino finì sullo schienale della poltrona, prima che la strega decidesse di accomodarsi sul serio. C’era una discreta distanza tra la poltrona e la scrivania, e d’istinto Amber colse l’occasione di accavallare le gambe con la grazia imposta dall’educazione di Cordelia. Rimodellò rapidamente la chioma bionda, resa elettrica una volta liberata dal collo alto della giacca.

«Oh… sì, certo ehm, l’acqua andrà benissimo, grazie .» Lieve, l’esclamazione sfuggì al suo controllo. Non si aspettava di raccogliere informazioni così presto, ma il fatto che il Ministro fosse astemio venne appuntato nel taccuino mnemonico della ragazza, così come la poca affinità con Tè e caffè. Sebbene in altre circostanze avrebbe evitato, in quel momento non rifiutò il bicchiere d’acqua che certo le sarebbe servito per farsi coraggio e leggere ad alta voce le domande che il direttore aveva appositamente studiato per l’occasione. Le dita affusolate di Amber scavarono appena nella tasca della tracolla, fermandosi solo a contatto con la pelle della copertina del taccuino. Lo afferrò saldamente; l’avrebbe adagiato sul ginocchio, momentaneo cavalletto per quella giornata. Un respiro appena più profondo e finalmente le iridi verdi si concessero di spaziare. Apprezzò l’ordine della scrivania e sostò più di qualche istante sul mappamondo piccolo. Per qualche ragione, aveva sempre avuto una certa attrazione per mappamondi e planisferi, c’era così tanto da vedere oltre i confini di Hogwarts che una parte di lei immaginava viaggi ai confini del mondo sempre più spesso. E, nonostante i poster e i libri che fecero impallidire la libreria del suo salotto, lo sguardo di giada si fermò sulla macchina da scrivere. Il cuore malinconico perse un battito sebbene l’uomo non potesse ancora intuirne le ragioni, una parte di queste venne impressa nel tono più lieve che la ragazza usò per dire: « E’… originale?», indicando la Olivetti. Non ne sapeva moltissimo, ma Eveline ne aveva una simile nel suo studio, era con quella che aveva scritto il suo romanzo. Amber l’aveva sempre trattata come un cimelio intoccabile, così come aveva fatto il padre, ma sapeva che si trattava di una riproduzione contraffatta, che però dava alla donna l’impressione di scrivere con un’autenticità tutta sua. Cosa che l’editore non apprezzava granché, ma che aveva finito per accettare. La Tassorosso si era sempre chiesta come sarebbe stato provare a sfiorarne i tasti, ma non avrebbe mai osato. L’attenzione – rapita – passò dal macchinario al Vice Ministro. Non si accorse di aver trattenuto appena il respiro.

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R7t0Uh6Il respiro della signorina Hydra mi turba per qualche secondo e deglutisco piano. Avverto il battito del suo cuore, un moto continuo, leggermente accelerato da quella che credo sia una lieve agitazione. Non la biasimo: non dev’essere semplice avere a che fare con un Viceministro. Cara Amber, vorrei dirle, sei fortunata: potevo essere un pomposo stronzo, e invece sono solo uno che, quando è partito dall’Alsazia qualche mese fa, non aveva la minima idea di arrivare fin qui. Invece non dico nulla, sorrido accondiscendente e mi bagno appena le labbra d’acqua. In questo gesto, dissimulo l’attenta osservazione che rivolgo alla mia intervistatrice. La vedo indugiare qualche istante sul mio mappamondo, poi lo sguardo smeraldo si posa sulla Olivetti. Solitamente quegli aggeggi Babbani (di cui vado matto) attirano lo sguardo degli altri Maghi, soprattutto i giovani. Perciò non faccio molto caso alla concentrazione di Amber e poso il bicchiere sul tavolo. Sono pronto per cominciare (se avessi il cuore ancora in grado di battere, forse potrei dire di essere un pizzico agitato), ma la domanda della ragazza mi blocca.
Batto le palpebre un paio di volte, socchiudendo le labbra. Non me l’aspettavo e la sorpresa deve essere chiaramente visibile sul mio volto pallido.

« Sì. » Rispondo, riprendendomi dall’esitazione. Amber aveva trattenuto il respiro nell’osservare la mia Olivetti. Ho percepito il cambiamento nella vibrazione dell’aria, il che significa solo una cosa: è genuinamente sorpresa, così come lo sono io.
Bene, mi dico, questa intervista potrebbe essere meno tediosa di quanto avevo preventivato.
« È una Olivetti Emme Quaranta del Trentanove. Era un cimelio di famiglia di un mio vicino di casa Babbano e quando mi sono trasferito qui, me l’ha regalata. » <i>Mento abbastanza fluidamente: ormai fa parte del mio essere e se all’inizio lo detestavo, ora mi importa il giusto. In fondo è una mezza verità: è sicuramente un cimelio, apparteneva certamente ad un Babbano ed è una M40 originale del ‘39. Preferisco evitare di raccontarle la parte che narra di come l’ho trovata in una rimessa abbandonata in Italia qualcosa come quarant’anni fa, mentre cercavo un nascondiglio per il mio aereo.

« È un’appassionata di oggetti Babbani, signorina Hydra? » Le domando, visibilmente interessato.



Edited by Noah D. Von Heinrich - 12/3/2019, 10:42
 
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«Non è proprio come l'originale ma...» mentre le dita di Eveline scartavano con lentezza esasperante - e voluta - il regalo, John fremeva d'impazienza. Non gli era sfuggito lo sguardo sognante della giovane moglie quando si erano fermati davanti l'ennesimo negozio di cianfrusaglie babbane. In verità a lui non sfuggiva nemmeno un sospiro. D'altro canto, lei aveva il vizio di suo padre, ma l'amava anche per quello. Il sorriso che attendeva lo raggiunse con potenza inaudita, così come l'abbraccio dal profumo di fiori d'arancio. La strinse come fosse la prima volta. Ignaro di quanto si avvicinasse "l'ultima". «Buon compleanno, Ev.» sussurrò tra i capelli biondo miele. Un ricordo che Amber non avrebbe mai posseduto.

✎ ✎ ✎

Non aveva potuto fare a meno di concentrarsi su quell'oggetto. Come una falena attratta da una luce notturna, aveva gravitato inutilmente attorno al resto dell'arredamento, ma poi era finita lì. Incastrata in un telaio di ricordi che non le appartenevano del tutto, non era riuscita a mantenere il controllo dovuto e, contro ogni logica, aveva poggiato un piede oltre la linea "nemica". Quell'intervista sarebbe stata molto più difficile del previsto. La domanda sincera era stata solo la prima delle conseguenze che il giovane cuore avrebbe dovuto sopportare. D'un tratto, la mise della giornalista divenne ancora più stretta, come la doppia pelle di cui si sa di doversi liberare. Ma era solo all'inizio, ed aveva già sprecato una domanda per una cosa che avrebbe importato ben poco al Profeta. V'era poco di razionale nello sguardo che Amber aveva rivolto a Von Heinrich mentre attendeva di carpire la storia di quella macchina da scrivere. Probabilmente neanche lui si aspettava una domanda simile e quando rispose, lei non perse una sola parola. Registrò a mente quello che sembrava essere il modello specifico dell'oggetto ed un cassetto della memoria si aprì all'improvviso. Ricordava bene di averne vista una simile, anni prima, quando finalmente aveva avuto libero accesso allo studio di Eveline, e data la rarità dell'occasione si aveva fotografato mentalmente il momento ed in quell'ipotetica diapositiva spuntava una scritta differente. «Capisco...» sussurrò, quasi, imponendosi di concentrarsi altrove; sull'intervista, per dirne una! Amber non poteva sapere - John non gliel'aveva mai raccontata - la storia dietro la Remington di sua madre, ma nella sua ingenua ignoranza, l'uomo si era convinto di aver preso un'imitazione della Olivetti adocchiata dalla moglie, mentre invece aveva semplicemente scelto una marca differente. L'unica cosa che la ragazza sapeva, era che era stato un dono per incentivare Eve a scrivere il primo romanzo. Non le sfuggì - nonostante la distrazione - il dettaglio sul vicino di casa Babbano, e di conseguenza aprì il taccuino.

Prima però che potesse dar voce ai pensieri, il mago ricambiò con un altro quesito, al quale diede una prima e fin troppo frettolosa risposta. «No» Si rese conto presto di aver usato un tono decisamente sbrigativo e, non volendo essere classificata nella categoria dei purosangue snob - da quando le importava così tanto il pensiero altrui? - abbassò lo sguardo sulle gambe e trasse un sospiro; l'anticipazione ad una spiegazione migliore per la sua curiosità. «Mia madre-» esitò appena, prima di alzare il capo e guardare il Vice dritto negli occhi. Non avrebbe macchiato di tristezza una mattinata già di per sé carica di aspettative e intenzioni. «Lei era l'appassionata di casa. Io ne so davvero poco, so solo che aveva una macchina da scrivere, una Remington starndard... dieci o dodici.» dipinse d'incertezza l'ultima specifica, poi indicò la Olivetti, «Me l'ha ricordata.» Distolse lo sguardo, la matita appuntita fece il giro delle sue dita. Non amava le piume autoscriventi, non riuscivano mai a cogliere i punti chiave su cui preferiva concentrarsi. «Quindi... lei ha vissuto tra i babbani?» chiese, attenta.

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R7t0Uh6Non c’è bisogno di essere un Legilimens per capire che la mamma della mia giovane intervistratrice, con molta probabilità, era morta prematuramente. Mi spiego così la strana attrazione che la mia Olivetti ha esercitato sulla ragazza, e comprendo l’esitazione avvertita prima di rispondere alla mia domanda. Mi limito ad annuire col capo, lasciando cadere l’argomento: non voglio rievocare brutti ricordi in lei. Nonostante gli anni trascorsi, ci sono dei momenti in cui anche io mi lascio trasportare dalla malinconia. L’occhio mi cade sulla cornice che ho sulla scrivania; Amber non può vederla, così come nessun altro può farlo. Il giovane me stesso mi guarda immobile, così come mia madre e mia sorella. Chiunque potrebbe pensare che sia una vecchia foto di famiglia, qualche antenato a cui magari sono molto affezionato. Nessuno potrebbe immaginare invece che quel ragazzino imberbe sono io, più di sessant’anni fa. Trattengo un sospiro e alzo lo sguardo verso la ragazza.
« Non viviamo tutti fra i babbani? » Rispondo un po’ enigmatico, sollevando le sopracciglia. Poi addolcisco l’espressione sul mio viso: dovrò pur raccontare qualcosa a questa giornalista, mi dico. Non mi è mai piaciuto parlare di me, ma mi rendo conto che agli occhi del popolo inglese sono un tizio qualunque, capitato per caso su una poltrona da lungo tempo vacante: devo dar loro qualcosa da sapere, motivi per cui fidarsi. Quindi abbozzo un sorriso e irrigidisco la schiena.
« Sì, comunque, ho vissuto fra i babbani. » Mi affretto a spiegare con tranquillità. « Mia madre era una Strega, ma mio padre era un Babbano. Ovviamente sapeva di noi, aveva giurato di mantenere il segreto. » Mi trattenni un secondo, ed un tono amaro minacciò di intromettersi nel mio racconto. Qual era il segreto che suo padre aveva mantenuto? Che sua moglie e suo figlio maggiore erano Maghi o che proprio sua moglie era ebrea e sposata ad un tedesco? Ricordavo bene che il Reich aveva imposto a tutti i tedeschi di presentare richiesta di divorzio dalle mogli ebree: avevo origliato una conversazione e non avevo mai sentito mia madre così addolorata prima di allora. Mi inumidisco le labbra con un altro sorso d’acqua, camuffando così quella pausa di riflessione con un semplice e quotidiano gesto. « Abbiamo vissuto a cavallo della Germania e dell’Inghilterra perché mio padre era un soldato, perciò ci stabilivamo nei campi dell’esercito. Non è facile trovare dei Maghi lì, perciò ho imparato a mimetizzarmi fra di loro e ho assorbito un po’ da tutti e due i mondi. Posso dire di non avere alcun pregiudizio nei loro confronti. Sono esseri umani, come noi. » E lo penso sinceramente mentre lo dico. Quand’ero giovane ho preferito rifugiarmi nel mondo Babbano perché sentivo che era quello di cui avevo bisogno. Non potevo nascondermi nella Magia, quando tanti morivano come Nargilli.
« E lei signorina Hydra? So che uno dei motti del signor Bagley è: “Prima i Maghi”. La pensa anche lei così? » Non ce la faccio a resistere, devo stuzzicare la mia curiosità. Sono stato avvisato che la Gazzetta del Profeta è fortemente anti-ministeriale e voglio capire con chi ho a che fare.

 
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view post Posted on 12/3/2019, 15:16
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AMBER SERENITY HYDRAPREFETTO TASSOROSSO ✧ 18 Y.O. ✧ MINISTERO DELLA MAGIA ✧ LONDRAForse ricordare Eveline non era stato il modo migliore per rompere il ghiaccio, ma Amber non poteva negare quel picco di strana sintonia che aveva provato. Il mago avrebbe potuto liquidare la domanda sulla macchina da scrivere in men che non si dica e ricordarle come fosse lì per un motivo ben diverso, forse anche incalzandola perché "certo non ho tempo da perdere", e invece no. Aveva chiesto se anche lei fosse interessata alla tecnologia babbana o al mondo non magico e così le aveva dato modo di iniziare in sordina il suo compito. Non c'era nulla - che potesse vedere - del funzionario borioso ed arrivista che si era immaginata prima di varcare la soglia, nell'uomo dietro la scrivania. Ora che il pericolo era scampato, poteva ammettere di sentirsi sollevata anche nel marasma delle preoccupazioni che quell'intervista ancora le regalava. Non aveva davanti a sé un vecchio alla stregua di Bagley, o un uomo talmente tanto spaventoso da incutere timore anche negli Auror fuori dalla porta. Niente energumeno rigido che la guardava dall'alto al basso, proprio no. Una prima analisi portava quel Noah ad un livello quasi troppo umano per essere vero. Quel suo essere accomodante e per niente frettoloso, avrebbe reso più complesso alla ragazza il dar voce alle domande velenose scribacchiate con forza ed intenzione da Seraphinus. Pronta a prendere appunti, tese le orecchie istintivamente quando entrambi imboccarono la strada indicata dalla prima domanda. Un vago sorriso le mosse le labbra, nel momento in cui abbassò il capo per segnarsi nel dettaglio le parole usate dal Vice. "Non viviamo tutti fra i Babbani?". Non sapeva con esattezza come avrebbe usato quella frase ma scelse di non preoccuparsene. Aveva già deciso un linea guida da seguire per il tempo che avrebbe trascorso con lui, e consisteva nel prendere appunti delle cose più difficili da ricordare, dei momenti che avrebbe voluto citare con precisione chirurgica, e basta. Solo dopo avrebbe spremuto commenti e meningi per assemblare ogni tassello e dare vita all'articolo. Ogni minuto che passava, però, si rendeva conto di come sarebbe stato complesso scrivere un'intervista che Bagley avrebbe apprezzato.

«Io?» Si sentì rispondere di getto, con stupore, nel vedersi rigirata la domanda. Non era passata inascoltata la frecciatina al Direttore della Gazzetta - un modo per Von Heinrich di testarla? - ed il cuore aveva appesantito un paio di battiti. Quanto poco professionale sarebbe stato dire che sperava di non avere proprio niente in comune con l'omino fastidioso per cui lavorava? Tanto. Probabilmente troppo. Aveva giust'appunto fatto in tempo a segnarsi lo stato di sangue del mago quando decise che vi avrebbe tracciato una linea sopra che si ritrovò ad alzare ancora lo sguardo su Noah. No, non avrebbe scelto di seguire il filone di Bagley al punto da mentire spudoratamente ad una delle più alte cariche mai incontrate. Non avrebbe avuto il coraggio di presentarsi lì dopo due anni a fare un colloquio per diventare spezzaincantesimi, altrimenti. Scosse il capo, arricciando appena le labbra. La matita immobile. «No, non la penso così.» avrebbe potuto fermarsi lì, ma non lo fece. Troppe volte aveva letto nello sguardo di altri suoi coetanei supposizioni che - dato lo stato di sangue e la famiglia altolocata - non avevano nulla di vero o nulla che la riguardasse. «Non ho la pretesa di sapere come vivano, perché ho sempre vissuto tra maghi, ma....» il profumo dell'infuso alla ciliegia della signora McCramble la sorprese, costringendola ad un'espressione più dolce. «... non ho nulla contro la loro esistenza, assolutamente. Né vieterei loro gli stessi diritti che abbiamo noi.» Concluse. Si tenne alla larga dal dire come Nonno Hydra non la pensasse minimamente così. O spiegare il suo stato di sangue, quel che importava era che passasse il giusto messaggio: non la pensava come il direttore. Istintivamente sistemò una ciocca bionda dietro l'orecchio, compiendo quel suo solito gesto involontario che confermava come si stessero già inoltrando in luoghi bui in cui sarebbe stato meglio non accendere alcuna torcia. «Germania... interessante, quindi non ha studiato ad Hogwarts?... o si?» in caso affermativo avrebbe compiuto le sue ricerche dove possibile. Quella sua evidente confessione d'appartenenza, però, la convinse a non aver avuto completamente torto nemmeno con la prima intuizione che collocava il mago più vicino alla culla degli Hydra di quanto avrebbe creduto. Non volle calcare la mano sul passato in viaggio tra campi militari, subodorava la possibilità di esporre un dolore di cui ancora non sapeva nulla, e sapere di poter premere su una ferita non del tutto rimarginata non le avrebbe reso alcun onore. Era quindi un figlio dell'esercito?

INTERVISTA AL NUOVO VICE MINISTRO DELLA MAGIA: Noah Dietrich Von Heinrich
 
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view post Posted on 23/3/2019, 10:30
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«I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno.»

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Noah Dietrich Von Heinrich
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R7t0Uh6Percepisco un vibrante cambiamento nel battito del cuore della ragazza. Un suono sordo, lento, che smuove il mio istinto e che mi spinge a respirare piano per non concentrarmi sul profumo che sento. Mi disgusto un po' quando la natura di vampiro prende il sopravvento. Ho ancora una morale, grazie al cielo, ma ogni anno che passa si fa più complicato mantenerla. Cristiano, un vampiro che ho conosciuto in Italia, mi ha detto che molti sono morti perché non riuscivano a convivere con la propria natura. Trattengo un sospiro e ascolto il vacillare della fanciulla che mi è di fronte. Non sta mentendo quando si dissocia dal comportamento di tanti suoi simili. Non ne ho la sicurezza certo, ma la fermezza nel suo sguardo (che non ha abbandonato il mio) sembra volermi dire, con tutte le sue forze: "non sono così". Sorrido più dolcemente e questa sua sincerità acuisce la simpatia che provo nei suoi confronti. Mi rassicura sapere che in quel giornale non c'è solo disprezzo ed odio. Poi, alla sua domanda, ridacchio: non ho di fronte un'incapace, ma un'abile intervistratrice.
« Non si fa sfuggire ogni virgola, eh? » Mi permetto di canzonarla un pochino, incrociando le braccia. « È esatto, non ho studiato ad Hogwarts. » Ma mi sarebbe piaciuto. Vorrei aggiungerlo, ma freno la lingua. Non ho mai nascosto che le storie sulla scuola inglese mi hanno sempre affascinato. Certo Durmstrang è stata per me meno dura di quanto si dica in giro, ma non era certo rose e fiori. E non lo è tuttora.
« Come immagino abbia già intuito, ho studiato a Durmstrang. » Decido di non aggiungere altro, voglio mettere alla prova Amber e vedere cosa mi chiederà, ora che sono stato più laconico. La faccenda mi diverte, ma devo stare attento: Rhaegar e Camille si sono raccomandati: nessuno deve sapere che sono un vampiro, non ora. Qualsiasi paradosso o contraddizione potrebbe essermi fatale se finisse nelle mani di Bagley.

 
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view post Posted on 25/3/2019, 09:23
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AMBER SERENITY HYDRAPREFETTO TASSOROSSO ✧ 18 Y.O. ✧ MINISTERO DELLA MAGIA ✧ LONDRA Frenò il tamburellare del piede sollevato, prima che questo indicasse più del dovuto sul suo status. Non era mai stata la ragazzina che il nonno avrebbe voluto veder crescere tra le mura della grande villa. Senza contare il fatto che dagli Hydra aveva passato pochissimo tempo, per volere dello stesso John. Non si era mai lasciata trascinare dalle onde perpetue di pregiudizi e insinuazioni, ed ancora meno aveva accettato l'essere classificata in base al contenuto presunto della sua camera blindata. Babbani, magonò, mezzosangue, purosangue, per Amber erano semplici classificazioni che volevano dire poco o nulla, ma sapeva benissimo che per gran parte del mondo magico la questione del "come" etichettare qualcuno, aveva radici molto profonde. Si aspettava, da un Vice Ministro in cui avrebbe voluto credere, di trovare una linea di pensiero comune oltre la scrivania, e così sembrava essere. Fu quella la ragione di una vago ammorbidirsi della labbra, in concomitanza ad un complimento a doppio taglio. Era vero, a lei non sfuggiva nulla, e vantava una memoria invidiabile, ma quella il più delle volte si attivava involontariamente, avvolgendola in vortici di ricordi che sarebbe stato meglio dimenticare. Ed ecco quindi la nota amara trasformare il sorriso in qualcosa di ben più forzato. «Già... così pare» guardò altrove. Avrebbe vissuto meglio ignorando i dettagli?

Un'affermazione così semplice, non richiese di essere scritta, e la penna rimase immobile nella mano ferma della studentessa. Durmstrang. Kaius le aveva raccontato di tutto sulla scuola nordica, ma la maggior parte erano esagerazioni volute, appositamente studiate per leggere sempre più interesse negli occhi della cugina. Crescendo, Amber aveva imparato a diffidare del novanta percento delle frasi del biondo. E, nonostante tutto, non poté non chiedersi se qualcuno del ramo germanico fosse entrato in qualche modo in contatto con Noah. Ma più di tutto, le parlò il silenzio che ne seguì. Era entrata troppo presto nell'ordine di idee che "un'affermazione tira l'altra e vedrai che in men che non si dica la chiudiamo"; il canto della vittoria le era morto in gola. Ignorando il bruciare di quel foglietto stropicciato che sembrava agitarsi nella piccola borsa, ammonendola affinché tornasse sui binari delle domande obbligatorie di Bagley, proseguì. Non era solita rivelare dettagli personali, oltre a quelli riconducibili con ovvi ragionamenti, ma quel che disse fu così naturale che non si pose alcun problema. «Tre quarti della mia famiglia ha studiato a Durmstrang» le iridi chiare si sollevarono dal blocchetto quasi intonso, inclinato in costante bilico sulle ginocchia, per tornare a cercare informazioni, senza rendersi cosciente che il moto che la spingeva a chiedere non proveniva dal ruolo che ricopriva per il Profeta. «... a detta loro, ad Hogwarts impariamo a malapena le basi della sopravvivenza.» proseguì, rievocando un'espressione che la diceva lunga su quanto poco desse credito a quelle "voci". Non sembrava più un'intervista, nella giovane mente della strega, quanto piuttosto un'investigazione in piena regola; un modo come un altro per accettare al meglio quello che stava per fare. «Immagino sappia cosa è successo qualche mese fa, durante gli esami di un mio compagno. » Non gli avrebbe dato il tempo di negare, era impossibile che non lo sapesse, ma un preludio era d'obbligo. «Di cosa si occupava all'epoca?» Da dove era partito, per arrivare ad avere un ufficio al I°livello?

INTERVISTA AL NUOVO VICE MINISTRO DELLA MAGIA: Noah Dietrich Von Heinrich
 
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view post Posted on 3/4/2019, 16:23
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R7t0Uh6Sapevo che le domande scomode sarebbe arrivate. Anzi, mi sentivo alquanto stupito del fatto che l'intervista fosse partita così... in sordina? Non ho mai rilasciato interviste nella mia vita, forse perché tutti i miei ruoli sono sempre stati piuttosto umili o privi di qualsiasi forma di ostentazione. Non mi sono mai voluto mettere in mostra, non solo successivamente per la mia natura vampiresca, ma anche perché io, come persona, sono sempre stato schivo e incline alla discrezione. Essere catapultato su questa poltrona mette a dura prova la mia natura che stenta ad abbandonarmi, nonostante tutti gli anni passati. Accolgo tuttavia la domanda della signorina Hydra con tranquillità. Ho glissato sorridendo al suo commento su Durmstrang (non ha tutti i torti, Hogwarts è rose e cespugli farfallini al confronto), poiché sono convinto di aver avuto qualche Hydra nelle mie classi e non voglio rischiare di sollevare altre domande scomode. Perciò il mio sorriso svanisce, ritrovando nella linea delle labbra un'espressione più consona e seria. So cosa è successo durante i G.U.F.O. di Patrick Swan, chi non lo saprebbe? Non ero ancora insediato al Ministero, ma non posso permettermi di dirlo: ho una copertura che devo mantenere, se voglio che i conti quadrino. Durante i giorni antecedenti all'attacco, ad esser sinceri, stavo discutendo proprio con Camille sul mio ruolo qui in Inghilterra. Si era parlato persino di farmi infiltrare tra le file oscure, ma... beh. È andata diversamente, e non so se è stato un bene o un male. Credo che solo il tempo saprà dirmelo.
« Ero segretario del Ministro. O per meglio dire, sostituivo, nel ruolo, proprio quel Patrick Swan che era impegnato con i suoi esami. » Un alibi perfetto: Rhaegar ha falsificato la documentazione per farmi avere un mandato che attesti la mia presenza al Ministero durante quel periodo. « Ho dato una mano al Ministro a tenere sotto controllo la situazione. Un'emergenza tale ha richiesto un grandissimo impiego di forze e la signorina Pompadour doveva poter contare su tutti noi. È per questo motivo che è stata, successivamente, decisa la mia nomina. Questo Ministero... » Mi piego leggermente in avanti con il busto, guardando negli occhi la ragazza. Ancora una volta mi rendo conto di quanto sia giovane, ma freno la domanda che so non riuscirò a trattenere ancora a lungo. « Ha bisogno di tutto l'aiuto possibile, signorina Hydra, ed io voglio darglielo. » Sorrido con più gentilezza, mentre mi ritraggo e mi riappoggio allo schienale. « E lei? Lei era lì suppongo. Posso chiederle di quel terribile giorno? » Ed ecco che le parti si invertono e mi ritrovo io ad essere intervistatore. Ma non posso farci niente, quella domanda che a fatica avevo trattenuto, alla fine ha trovato il modo di liberarsi. Non me ne pento; piuttosto guardo con curiosità quella ragazza fragile, ma che credo essere molto più forte di quel che dimostra.

 
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view post Posted on 4/4/2019, 12:31
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AMBER SERENITY HYDRAPREFETTO TASSOROSSO ✧ 18 Y.O. ✧ MINISTERO DELLA MAGIA ✧ LONDRAEra lì da pochi minuti, eppure l'altalena di emozioni in ballo non sembrava volerle concedere una tregua, neppur minima. Il timore reverenziale imposto dal titolo dell'uomo di fronte a lei, si sommava alla tensione di un ruolo che Amber aveva assunto e che non sentiva calzarle così tanto a pennello, dando il via ad un miscuglio di intricati intrecci che finivano per farla sentire a tratti fuori posto ed a tratti inadatta. L'opinione su di lui variava con la stessa velocità. Meno formale di come l'aveva immaginato, per fortuna, ma più difficile da decifrare, e quello avrebbe dovuto aspettarselo. Non era un colloquio.

Più che consapevole di aver introdotto un argomento per nulla leggero - non aveva idea di cosa potesse aspettarsi il Vice Ministro, ma tant'è che i tasti dolenti li avrebbero toccati prima o poi - s'impose un religioso silenzio. L'espressione più seria del mago la spinse ad assumerne istintivamente una non dissimile. Fisse, le iridi acquamarina non lasciarono per un solo istante il volto dell'intervistato. Perfino il corpo si tese come la corda di un violino. Non era proprio con quei termini che Seraphinus aveva trascritto la domanda da porre tassativamente - "una delle" - ma il concetto di base era esattamente quello: da che punto aveva osservato la battaglia di Giugno? Inspirò, e per un cruciale attimo l'aria parve bruciare nei pomoni, esattamente come quando il boato aveva scosso le mura della Sala Comune, facendo tremare ogni cosa. La distruzione, sommata alle vacanze estive, aveva lasciato nella ragazza un senso di vuoto quasi totale. Non era riuscita a sapere quel che avrebbe voluto, a capire davvero come fossero andate le cose da ogni angolazione, ed i corridoi avevano iniziato a sussurrare talmente tanto, al suo rientro, che aveva scelto di non dar loro retta. Non poteva nemmeno immaginare la frenesia che doveva aver colpito il Ministero, al raggiungimento della notizia, ma non faticava a figurarselo come un enorme macchinario ad ingranaggi. Alimentato da ognuno di quei piccoli bulloni, che di norma si muovevano sempre, ma con una calma quasi impercettibile, posizionati in modo che valessero abbastanza da non fermare mai il moto... ed improvvisamente impazzito al punto che gli stessi ingranaggi si sarebbero mossi così velocemente da rendersi quasi invisibili, in fiamme. E lei, un giorno, sarebbe stata proprio uno di quei bulloncini d'ottone, con la speranza - e la determinazione - di non finire tra le gerarchie più basse, ma conquistare un posto degno dell'impegno che avrebbe profuso affinché la Macchina-Ministero continuasse a muoversi. Non v'era rabbia, nello sguardo della strega, ma era impossibile non notare il velo d'accusa che inevitabilmente segnava gli occhi chiari quando si trattava di ripercorrere i passi della vicenda. Qualcuno non aveva fatto abbastanza per rendere sicura Hogwarts, qualcuno non era stato così veloce da prevenire l'infiltrarsi del male così in profondità. E lo sapeva, ah lo sapeva benissimo, che molte cose non avrebbe potuto prevederle nessuno, ma ne soffriva ugualmente. Registrò la risposta del mago con precisione, memorizzando la posizione di "segretario" assunta in mancanza di Swan. Quasi pronta a mettere una spunta su uno dei quesiti obbligatori da porre, sentì gelare il sangue nelle vene quando Von Heinrich rigirò la domanda. "Posso chiederle di quel terribile giorno?"

N O

Tuonò l'anima, dall'alta torre d'osservazione. Amber non poteva essere tanto sciocca da non immaginare che - dato l'andazzo - fosse quello il tipo di gioco che stavano conducendo. Ma la ferita scavata dall'attentato non era ancora rimarginata. «I-io..» avrebbe voluto dire che non era lei l'oggetto dell'intervista, e probabilmente l'avrebbe fatto se non si fosse trovata davanti il Vice Ministro del Ministero inglese, probabilmente l'unica persona in grado di imporle di rispondere. Gli occhi, animati da un bagliore triste, deviarono la traiettoria dello sguardo su uno spigolo della scrivania. L'espressione cupa fece il resto. «Non credo di aver mai avuto così tanta paura di non tornare più a casa, signor Von Heinrich.» viscido, il senso d'impotenza che l'aveva resa incapace di sostenere il suo sguardo, si palesò in un amaro sorriso. Preludio dell'angoscia con cui stava lentamente rivivendo. «C'è chi ha combattuto, chi ha perso... chi era lì per vedere l'orrore in presa diretta e...» la voce appena spezzata, si rinsaldò. «... e poi c'eravamo noi.» Immobile, liberò un fragile sospiro. «Sono rimasta tutto il tempo nei Sotterranei, nella mia Sala Comune. Nessuno doveva uscire, era quella l'informazione. Sigillare le porte e rimanere nascosti finché tutto non fosse finito. Con l'ansia per chi non era con noi e l'incertezza di che fine avremmo fatto tutti.» Nel ripercorrere i passaggi, lo sguardo si perse in un mondo di vetro e frammenti, liquido come il velo che minacciava di commuoverla e infuocato come la rabbia repressa di chi avrebbe voluto poter fare di più. «E' stato un incubo lungo un'eternità» ammise, risollevando il capo e stringendo i denti. Cercò solo allora lo sguardo del vice. «E quando le fiamme si sono estinte, le ceneri di Hogwarts erano ovunque» E forse nessuno aveva mai smesso di portarle con sé. «Ma non è la mia intervista, questa, quindi..» eppure la frase le morì in gola, e lo sguardo rischiò di perdersi ancora, in loop.

INTERVISTA AL NUOVO VICE MINISTRO DELLA MAGIA: Noah Dietrich Von Heinrich
 
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view post Posted on 13/5/2019, 17:55
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R7t0Uh6L'inquietudine di Amber Hydra risuona nel suo petto come una campana. I suoi rintocchi cupi fanno vibrare il suo sguardo che fugge lontano dai miei occhi e si aggrappa allo spigolo della scrivania. La giada che ne contorna le pupille è adombrata da una vacuità, da un terrore puro che mi mette i brividi mio malgrado. Ho visto l'orrore molte volte, nel corso della mia vita, e quegli occhi che Amber mi mostra sono gli stessi che ho visto in molti, troppi visi; spesso troppo infantili, troppo innocenti per quegli sguardi così adulti. Provo un forte moto di empatia nei suoi confronti e se solo il mio cuore battesse ancora, sono sicuro che avrebbe palpitato seguendo il moto del suo. Ascolto in silenzio, pendendo dalle sue labbra e non mi preoccupo di nasconderle quell'interesse. È sincera e la sua voce, dopo un momento di incertezza, è debole ed accorata. So di averla spinta al limite di un baratro che probabilmente si è sforzata di lasciarsi alle spalle. Vorrei pentirmene e dispiacermene ma nonostante quell'empatia provata poco fa, non riesco a rimproverarmi per averle chiesto di quel giorno. Ho bisogno di sapere quanto più possibile su quello sfortunato evento: c'è molto di più di quanto è apparso, di questo ne sono certo. Alla puntualizzazione di Amber, tento di abbozzare un sorriso pacificatore. Mi chiedo se prova rancore nei miei confronti per averle chiesto di rivivere quei ricordi.
« Mi dispiace molto, signorina Hydra. Non era mia intenzione rievocare brutti pensieri,ma le sono grato per avermi raccontato il suo punto di vista. » Mentre la guardo distogliere ancora gli occhi da me, mi dico che la ragazza che ho di fronte è un'ambra incastonata in una pietra scura e polverosa, inconsapevole del proprio valore. « Trovo che lei sia stata molto coraggiosa. Combattere, perdere, anche solo osservare: sono tutte cose ben lontane dal difendere. » So che non è il caso di continuare su questo discorso, è la mia intervista, ma non posso fare a meno di dire la mia. « Per quel che vale, signorina Hydra, credo che Hogwarts e il Ministero debbano essere grati a chi, come lei, ha protetto gli studenti e li ha tenuti al sicuro. Se non ci sono state morti è anche e soprattutto merito vostro. Non è un compito facile né scontato, lo so bene. » Mi tengo vago, ma il ricordo di mia sorella Liesel mi sale alla memoria. Taccio, mentre ripenso a lei e al suo coraggio quando correva per le strade a raccogliere quante più persone possibile per portarle sotto alla nostra cantina, dove nostra madre stava facendo del suo meglio per proteggere la casa dagli attacchi aerei. La malinconia minaccia di trasportarmi in una realtà molto distante da quella in cui mi trovo, perciò sbatto le palpebre e scuoto la testa.
« Torniamo alla nostra intervista, sì. » Il sorriso che s'era spento sul mio viso torna ad addolcirmi le labbra. « Ho come l'impressione che il signor Bagley abbia preparato per me qualche domanda in particolare che tuttavia lei non mi sta ponendo. Mi sbaglio? » Mi accorgo di aver di nuovo spostato l'attenzione su di lei e così rido, sforzandomi di far risuonare quella risata quanto più possibile umana.
« Oh giusto cielo, mi scusi! Ho di nuovo dimenticato che è lei che intervista me! Forse dovrei dedicarmi alla carriera giornalistica! » Ironizzo, mentre penso che non lo farei nemmeno sotto tortura.

 
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view post Posted on 7/6/2019, 11:01
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AMBER SERENITY HYDRAPREFETTO TASSOROSSO ✧ 18 Y.O. ✧ MINISTERO DELLA MAGIA ✧ LONDRA "Let me show you what it's like to never feel, feel
............. Like I'm good enough for anything that's real, real"


Tacque, vittima di una paura primordiale che risaliva le viscere come il più subdolo dei parassiti. Poteva illudersi di aver imparato a conoscerla, ma quello era stato solo il primo di chissà quanti incontri futuri con la vera piaga mortifera del Mondo Magico. Soffocante, l'ansia del voltarsi indietro non si era mai spenta sul serio, e già solo dover ripercorrere i propri passi aveva spento la breve luce che aleggiava nell'ufficio. Si accarezzò il collo lentamente, tamburellando lieve con i polpastrelli candidi, solo per calmare il ritmo forsennato del cuore. Un gesto istintivo e dolce, per consentirle di tornare a vedere il mondo reale senza lo spettro dell'evento passato. Ma fu solo la voce di Noah a sciogliere il nodo che le si stringeva in vita. «No, no... non si preoccupi è...» riemerse con un filo di voce dai suoi pensieri, aveva ancora bisogno di tempo per dimenticare l'espressione spaventata di chi quel giorno l'aveva implorata di aprire la porta. Si era sentita un carceriere, più che un difensore... ma tenne per sé quel giudizio. «... normale che lei lo chieda, ed io dovrei essere perfettamente in grado di rispondere ormai» concluse, con un tono appena più formale, ma screziato dall'andamento estremamente colloquiale dell'intervista. Si guardò da sottolineare come non si sentisse proprio così in grado di assolvere al suo compito di "testimone". A ben pensarci, aveva quasi assunto i tratti di una confessione, non fosse stato che non era Amber a doversi innalzare su un piedistallo. Tornò a guardare il mago negli occhi solo quando il calore di una conferma giunse a sanare lo strappo. Era stata coraggiosa, aveva difeso i suoi compagni, aveva agito nel modo giusto... ma bastava? Annuì, in silenzio, cercando di convincersi ad aggrapparsi all'approvazione di chi, sicuramente, ne sapeva più di lei. «Grazie, Vice ministro» soffiò, lieve, riabbassando il braccio e chiudendo la faccenda a modo suo.

Tornare all'intervista era l'evoluzione più logica del discorso, e lei non vedeva l'ora di richiudere il portone aperto per errore e spalancato per necessità. Il cambio d'atmosfera giocò al punto che la biondina quasi rise quando il centro di un secondo bersaglio, ben più lieve, venne colpito dal mago. Oh, lui proprio non voleva sapere quante e quali - soprattutto - domande aveva preparato Bagley, ma anche in quel caso non aveva tutti i torti. Colpevole, Amber annuì quasi divertita. «Non si sbaglia, ho ancora molte domande da farle ed alcune di queste sono decisamente più... Beh, diciamo che capirò se non vorrà rispondere.» sfogliò il taccuino fino alla pagina in cui aveva segnato i punti più critici da toccare per forza. Che poi, la criticità per lei era data dal non voler rispondere se quella stessa domanda fosse stata rivolta a lei. Magari a Von Heinrich non avrebbero dato tanto fastidio quanto supponeva la strega. «E' la mia prima intervista, ma sono abbastanza sicura che farebbe un lavoro migliore lei al posto mio» ammise, sorridendo più di prima, non c'era traccia di vittimismo nel suo tono, solo pura onestà. Magari avrebbe potuto risparmiargli un paio di punti in agenda, ma doveva ancora recuperare abbastanza informazioni per scrivere un articolo aderente a quanto richiesto. «Vorrei rimanere il più possibile nell'ambito della sua professione, quindi le chiedo...» un ultimo sguardo al taccuino e le iridi di giada tornarono a posarsi con serietà sul volto del Vice Ministro. Come molte domande erano fuori dalle sue corde, alcune sentiva di poterle porre lei stessa. «... perché questa carriera?» le pupille si dilatarono appena. «Era questo che voleva? Cosa l'ha spinta ad accettare il ruolo e tutto ciò che ne deriva?» Tacque e si concentrò su di lui.

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