Il patto d'acciaio, Germania-Giappone

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view post Posted on 25/2/2019, 00:11
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isshonome
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Perso nella lettura, nei pensieri e nelle mille applicazioni che quelle parole stampate su carta bianca e oramai ingiallita potevano vantare: L'arte della guerra, di Sun Tzu. Lo aveva ricevuto in dono da un amico, studente della Mahoutokoro ma emigrato dalla Cina, al suo quarto anno. Gli anni lo avevano segnato come l'uomo, ma il contenuto e gli ideali dietro rimanevano sempre attuali, mai tramontati. Non si era mai troppo sicuri e studiosi se taluni libri non venivano portati accanto al proprio letto, ogni notte, per leggerne una pagina e trarne una conclusione...e Issho in questo era pessimo; sempre una conclusione diversa nonostante le letture fossero fatte sempre allo stesso modo e con lo stesso approccio: un eterno dubbio, quello del giapponese. Pronto per l'ordine, signore? Fu interrotto da un esterno individuo....piu' che esterno, era l'orientale il fuori luogo. Non ricordava nemmeno come o per quale motivo si ritrovasse in quel posto: Un ristorante raffinato, quasi dinanzi il ministero, di alto rango; luoghi da pochi ma selezionati coperti, tutti occupati se non quel suo tavolo da due ma imbastito per il pover'uomo. Ricordava adesso perche' si perse nella lettura: per dimenticarsi e nascondere un certo imbarazzo che quella situazione poteva creargli ma che, in fin dei conti, poco ancora lo avrebbe interessato. Poso' il libro momentaneamente alla sua sinistra, per prendere il menu'. Scusi gentiluomo, do' una rapida lettura al menu' e saro' subito pronto a farmi servire un buonissimo manicaretto dalla sua abile portanza. Nel mentre, un bel rosso di carattere credo sara' il compagno di pranzo... scelga lei. Sorrise, ponendo un leggero inchino che piu' che scuse era un ulteriore modo per mostrare assoluta incompetenza per l'alta ristorazione inglese. Camerieri simil piu' a maggiordomi che utenti di un locale alberghiero, insieme a un'ampia cucina a vista, locale di una certa raffinatezza e una clientela che lo soffocava con l'eta' avanzata...come se lui fosse un fresco giovane in fasce; NO, non lo accettava, per partito preso. Apri' il menu' non appena il cameriere si allontano' con un sorriso leggermente stanco...dopo tutto anche quel modo di illudere il cliente era una delle mansioni cadenti in quel lavoro: offrire quanto piu' tempo e pazienza si possa possedere, mantenendo sempre il morale alto e il sorriso vigoroso. Rapide occhiate, piu' ai volti nella sala gremita che nelle immagini e descrizioni delle pietanze del giorno. Adocchio' da una coppia vicina di tavolo un buonissimo arrosto misto con salsa demi-glace d'accompagnamento, con qualche patata novella saltata in padella con qualche spezia. L'avrebbe cercata sul menu' per tener poi ben in mente il nome del piatto e conservarlo fino al ritorno della servit---maggirdom----cameriere. Visto che l'attesa era ancora indefinita, ritorno' a ripassare il libro, leggendone ad alta voce un punto di chiusura pagina: ``gli esperti nell'arte del combattere inducono gli altri a far la prima mossa e non vengono indotti a farla.`` Un sorriso corono' il suo volto.
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Edited by Keyser Söze. - 25/2/2019, 12:49
 
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La neve si era sciolta ed il mattino era stato caldo. Ekaterina camminava sul marciapiede poco fuori dal ministero ed il vento le scompigliava i capelli e le apriva il cappotto di lana, andando a gonfiare le code. Il rumore dei tacchi sull'asfalto e il fruscio rigido del cappotto color bordeaux andavano all'unisono mentre la donna, rigidamente, avanzava appoggiandosi sempre più vistosamente al bastone.
La vanità e l'eleganza severe, di altri tempi, della figura la facevano apparire quasi comica, di un umorismo pirandelliano, e, forse, fuori luogo. Molti si giravano, tra i babbani, a guardarla intravedendo l'abito nero lungo da toccare il suolo ma a lei non importava. Alta, eretta e snella continuava, a passo di marcia, verso la sua meta.
Era, per qualche strana ragione, tesa: una sensazione che, da tempo, non provava più. Non perché qualcosa la preoccupasse, tutt'altro, ma sapeva di aver trovato qualcuno con il suo acume.
Per trovare luogo e ora per l'appuntamento si erano scambiati alcuni messaggi e, frugando quella grafia e le parole come si fruga dentro una borsa, aveva trovato un interlocutore che poteva rappresentare l'oriente così come lei rappresentava, a suo dire perfettamente, i peccati e i vizi dell'occidente. Con le sue politiche oscure, le sue trame nascoste, i capillari marci che scambiavano veleno con organi dai poteri non leciti, Ekaterina si sentiva perfettamente a suo agio nell'Occidente mentre, d'altro canto, l'oriente non era mai stato a lei così comprensibile. Più volte si era scontrata con quel muro, aveva vissuto anche anni in oriente, eppure mai era riuscita a cogliere la loro serafica placidità, la loro imperscrutabile visione del mondo.
C'era una trama, dietro, che turbinava e si disfaceva ed ogni filo che lei agguantava non era mai quello giusto per disfare la matassa. Aveva rinunciato da anni a capirci qualcosa e aveva assunto, quando era necessario, qualche interprete della loro cultura per gestire i traffici verso quelle zone.
Hic sunt dracones aveva stampato sulle mappe dell'oriente, nella sua mente.
Non che non conoscesse alcuni degli idiomi di quelle vaste terre, ma non li parlava mai. Nel novero delle lingue a lei conosciute vi erano anche sporadici tratti di "quelle laggiù" come più volte diceva.
Aveva cercato informazioni circa l'uomo che doveva incontrare ma scarse erano state le risposte che arrivavano dai suoi archivi e quelle poche che aveva ricevuto erano state insufficienti a produrre un completo disegno di chi si sarebbe trovata davanti.
Virò in una viuzza parallela che ospitava il suo ristorante preferito per le pause pranzo, già pregustandosi l'agnello Armistan, la specialità della casa.
Aveva fissato lì il luogo, concorde con il suo onorevole collega, perché aveva sempre ritenuto il buon cibo un collante universale, un filo che riuscisse a tenere insieme diverse culture e diverse idee.
Specie se innaffiato con abbondante vino.
Si avvicinò al portoncino e lo aprì, con una leggera pressione, venne accolta dal solito cameriere che l'aiutò a togliere il cappotto e prese i guanti.
A quel punto venne accompagnata al tavolo.
Ekaterina non era mai in ritardo; erano gli altri ad essere in anticipo, sovente. In questo caso vide il suo collega seduto ad attenderla con la carta delle ordinazioni tra le mani.
Era sul serio la carta delle ordinazioni? .


Senza darlo a vedere rallentò il passo e si fece più dritta prima di entrare nella sala, poi, cercando di appoggiarsi il meno possibile al bastone, fece risuonare i passi nella sala per poi avvicinarsi al tavolo dalle tovaglie candide.
"Buongiorno, onorevole collega" disse con tono altero e dignitoso.
 
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Erano passate oramai svariate manciate di minuti da quando si assolse nuovamente dalla lettura per osservar il cameriere avvicinarsi. Yare yare... sospirava, quasi rassegnato nel non posseder piu' scuse per questo ritardo d'ordinazione. Teneva gli occhi bassi per non incrociare piu' lo sguardo con Baptiste, oramai lo conosceva pure per nome...erano bastate una manciata di parole all'inizio per attaccare bottone e capirne la storia: emigrato dalla Francia in cerca di lavoro, beh...l'aveva ottenuto a quanto pare. Si, ha ragione, ma--.... Fu interrotto, per divina provvidenza, dalle parole di una donna d'altri tempi. Longinea, slanciata e elegantemente fine nella sua adulta e matura eta'. Vestiva raffinati indumenti, coronati da un altrettante prezioso ma non sfarzoso bastone d'appoggio, quasi da passeggio, cosi' come poteva aver il giapponese con il suo Bambu' appoggiato di fianco la propria seduta. Tranquillamente si alzo' dal proprio posto, senza girar attorno al tavolino per via del passaggio preciso per i cameriere fra tavolo e tavolo...avrebbe causato un ingorgo con la sua stazza non prettamente orientale. Mezzo inchino rispettoso e con sorriso, prima di porre una mano dinanzi a se' per aver la buona educazione di scambiar la stretta. Un buon giorno a lei, milady. La carta da lettere firmata finalmente svela un volto. Sorrise ancora. Era decisamente curioso il come si venne a divenire colleghi di piuma con la signora dai caratteri nobili. Comincio' il tutto con una circolare di presa visione da svariati uffici del quinto livello, circa le generalita' e dati anagrafici a contorno di una lunga lista di nomi. Se tanti passarono inosservati, quello della signora Obraztova non pote' far a meno di esser palese dinanzi a un quasi coetaneo. Non tutti i giorni aveva il piacere di intrattenersi con gente piu' anziana o vicina a lui con gli anni...non si sarebbe fatto scappare quella donna che addirittura portava vanto a un ufficio per il quale aveva l'onore di lavorare. Avrebbe atteso che Baptiste aiutasse con la seduta l'ospite del pranzo per seguire con il proprio posto subito dopo. Finalmente l'imbarazzo dell'attesa solitaria si dilato' e Issho pote' cominciar a scioglier la propria retorica solita. Mi son permesso di ordinar un rosso di corpo, credo possa aiutare una piacevole conversazione anche se non nascondo che possa addirittura fare compagnia con i propri effetti tanto decantati. Puo' esser scontato, ma nel mio mondo questo non trova uno spazio cosi' ampio... mi sono impegnato, diciamo cosi'. Sorrise ancora, mettendo subito a tavola e in maniera implicita la non ottima conoscenza dei modi di fare inglese, in modo tale da non peccar subito di poca galanteria. Interessanti si mostravano anche i tratti della donna; poco di inglese, doveva riconoscere e confermare anche in virtu' delle parole scambiate...vedeva molto dell'est, extra Europa, ma non avrebbe saputo dire con certezza la precisa nativita' e tanto meno ricordava se avesse letto nella circolare ministeriale qualche riferimento a essa. Credo sia giusto anche presentarsi di persona, milady.... l'influenza giapponese dei titoli veniva traslitterata ora con il continuo suffisso di ``lady``; non sapeva per bene come porsi in questo momento e tanto meno riteneva opportuno invadere subito il campo. Issho Fuji, dalle lontane terre del sol levante di qualche anno fa, regione di Kyoto. Piacere. Baptiste arrivo' subito dopo, stappando la buona bottiglia di rosso e facendo provare le fragranze e frescure del vino a entrambi gli ospiti, riempiendone i calici. Decide la signora, Baptiste-san. Si lascio' scappare il suffisso giapponese. Il tono era leggermente rauco ma possente nonostante l'eta'.salaristorante

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L'uomo, galantemente, si alzò in piedi per salutarla. Un ricordo attraversò la sua mente circa i dipendenti del suo Dipartimento che scattavano in piedi e battevano i tacchi quando lei entrava in ufficio. Era uno dei suoi ricordi più cari. Ormai non vi erano più giovani così.
"È vero, anche, che una lettera contiene sempre il volto di chi la scrive e, per la maggior parte delle volte, senza che lo scrittore lo sappia." disse apparentemente conciliante "Pur, bisogna ammettere che finalmente vedere chi scriveva quelle lettere sia fonte di grande soddisfazione."
Il cameriere l'aiutò a sedersi e, non appena la sedia fu avvicinata al tavolo, lei tese verso l'alto il bastone da passeggio.
"Lo metta con il cappotto" disse secca rivolta al cameriere. A quel punto i lineamenti duri si distesero e concesse la sua attenzione interamente all'uomo che le si era seduto davanti.
Si soffermò ad osservare i lineamenti dell'uomo di fronte a lei. Mentre parlava gli occhi glaciali si soffermarono senza apparente pietà sui lineamenti dell'uomo, setacciavano la figura di fronte analizzandone ogni aspetto.

Era stata indubbiamente stupita di vedere un altro nome straniero nel novero delle presenze ministeriali e non fu troppo sorpresa nel ricevere il messaggio che seguiva. La circolare era una delle solite tiritere circa le norme di sicurezza del ministero ed era stata mandata, sicuramente, all'arrivo del nuovo viceministro che, sperava, avrebbe voluto incontrarla presto.
"Apprezzo, indubbiamente, molto il suo impegno, un vino rosso è sempre accompagnamento gradito. Spero vorrà spiegarmi, ahimé non ho mai avuto modo di visitare il vostro incantevole paese che so essere ricco di nobili tradizioni, a me quasi del tutto ignote. "
Si chiese da quanto potesse essere in Inghilterra il suo onorevole collega: la conoscenza della lingua, per iscritto, ed i modi occidentali erano quasi ineccepibili. Notò che portava un bastone poggiato vicino a lui, per quanto fosse molto più giovane notò che subiva anche lui i feroci morsi del tempo. Se ne dispiacque.
Attese in silenzio che l'uomo si presentasse e si stampò in mente il nome che sapeva già aggiungendovi il luogo di nascita, o perlomeno una vasta area di provenienza.
"E' un piacere Signor Fuji, io sono Ekaterina Elena Sergeyevna Obraztsova von Kraus nata sotto una splendida nevicata nella meravigliosa San Pietroburgo… Leningrado. Per comodità utilizzo soltanto Ekaterina Obraztsova, che va benissimo. " descrizione molto romanzata ma a lei piaceva farlo: arricchire i racconti di infiorettature e il fatto che non usasse spesso von Kraus non era soltanto per comodità ma non era il caso di parlare di tali argomenti.
Il cameriere versò, in maniera competente e accettabilmente professionale, il vino nel bicchiere.
Aveva sempre amato la professionalità nei camerieri, apprezzava la discreta competenza e l'ossequioso contegno che sapevano dimostrare; come imponeva il suo rango non rivolgeva mai loro parola, oltre a quelle imposte dalla necessità. L'aveva sempre detto ai numerosi leccapiedi e ruffiani che si erano avvicendati al suo servizio: "Servire non deve essere frutto di una necessità, per necessità si coltivano patate o si fa il mezzadro. Servire è una vocazione, un'arte e spesso anche un privilegio."
Delicatamente sollevò il bicchiere con le dita messe quasi a sfiorare soltanto il cristallo e portò alle labbra secche il vino.

"Bene" si limitò a dire fissando gli occhi di ghiaccio sul cameriere e battendo entrambe le palpebre una volta. Il cameriere, che il suo ospite aveva chiamato Baptiste, pareggiò il vino nei bicchieri e lasciò la bottiglia. "Grazie" disse, quasi non volesse farsi sentire, la vecchia signora.
Era lievemente assorta a pensare all'ultima volta che era stata a San Pietroburgo, nella sua casa, all'ultima volta che aveva visto la neve scendere su quella città e pensò che era trascorso troppo tempo e che doveva tornarc
i.
"Ha già mangiato qui, Signor Fuji?"
 
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Issho rispose con sorrisi e movenze alle parole dell'onorevole signora, tutt'altro che legata alle canoniche limitazioni degli anziani. Vedeva in lei una certa propensione al sociale e alla dialettica, mostrandosi convinta e sapiente delle proprie affermazioni, freddamente elegante e legante con il circondario. Lineamenti da dura ma mutabile natura comportamentale...una condottiera che non poteva che confermarsi dietro alla esaustiva e suntiva biografia natale. Oooo Leningrado...era da un po che non la sentivo chiamare cosi'. Sorrise ancora, mostrandosi ferrato alla storia con i suoi periodi precisi. Una meta da scoprire indubbiamente per chi non ha mai avuto modo di metterne piede, ricca di storia, monumenti...politica. Inarco' un sopracciglio, portando al palato il proprio bicchiere parato di vino al tempo stesso della signora. Il freddo mi intimorisce; scarsa abitudine la mia, quella per i famosi inverni Russi; insomma, hanno bloccato l'avanzata dei carri e truppe nemiche in guerra, cosa potrebbero fare addirittura a un uomo in solitaria che ha lasciato da parecchio l'eta ...``meno anziana``? Si concesse una battuta dal chiaro riferimento documentato e arcaico, prima di riprendere a risponder alle parole di Ekaterina che sempre piu' la incuriosiva con quelle sue tematiche lanciate repentinamente e al tempo stesso delicatamente in campo. Diciamo in questo modo: il Giappone e' una terra cosi' ricca di nobili tradizioni, come dice lei, che e' addirittura difficile capire cosa e' effettivamente nobile e cosa no, come un paradosso. Ci si abitua alle antiche usanze, agli antichi modi di fare che spesso, studiandoli, se ne cerca una continua contestualizzazione moderna che ripetutamente cade nel nuovo, creando dunque altro che va a sommarsi al vecchio. E' diventato caos, da un certo punto di vista. Nobile? Devo ancora capirlo pure io. Poso' il calice fino ad'ora tenuto in mano, prima di proseguire. Saro' della campagna, avro' fatto lavori usuranti, ma non credo che sia tutto oro che luccica cio' che appartiene alle terre di tutti. Aperto al nuovo, ma molto critico al riguardo. Credo che consigliare sia il modo giusto per aiutare qualcuno ad approcciarsi a cio' che vuole scoprire. Quindi, ecco...diciamo che le consiglio di toccar con mano le terre orientali. Il farlocco e' sempre dietro l'angolo, insieme allo snaturato e all'importato. Fu leggermente duro nella sua descrizione delle terre orientali, ma credeva che l'approccio per scoprir la sua terra risiedesse nella colta ignoranza desiderante la scoperta; credeva che andasse scavato e portato alla luce il suo mondo, non studiato. C'e' un qualcosa che porto sempre con me a livello di concetto, ovvero che la Storia e' scritta dai vincitori. In questa chiave, invito sempre qualcuno a diventar storico e cercar da se le proprie letture, i propri saperi. Sorrise ancora, avendo in questo modo delineato non solo la sua natalita' umile e del basso ceto del tempo, campestre sotto certi punti di vista, ma piena di riscatto e autodidattismo per esser adesso li', in quel ristorante raffinato, a dialogare con una signora che mostrava altre indubbie e validissime qualita' e ideologie. Mi venga scusata la digressione... so riconoscermi logorroico. Ad ogni modo, devo ammettere di non aver mai mangiato in questo posto. Non mi appartiene, diciamo cosi. Tuttavia, come le menzionavo prima, son aperto al nuovo...quindi, perche' non provare Mrs Obraztsova? Venne malissimo all'orientale pronunciare quella parola...di base il linguaggio sillabico giapponese procurava gia' un malus per l'inglese, figuriamoci per il russo. Non nascondero' tuttavia di aver adocchiato un buonissimo arrosto e patate. Credo cadra' su quello la mia scelta. Nuovamente una bevuta per poi concludere. Scommetto che lei abbia una storia piu' interessante della mia da raccontare; gia' solo la sua nomenclatura e le parole fedeli e affezionate riservate alla sua Pietroburgo mi consigliano di puntare a una vita dinamica e prettamente statalista, di ceto piu' che onesto e elevato. Si fermo' un attimo a rimuginar su cosa avesse detto; si era ripromesso di non esser troppo invadente. Scusi ancora la mia natura sin troppo curiosa.
salaristorante

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view post Posted on 26/2/2019, 19:11
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"Sono stata molto felice quando ho saputo avessero ripreso a chiamarla San Pietroburgo, ma per la maggior parte della mia vita sono stata costretta a chiamarla Leningrado"

Disse appoggiando il polso destro al bordo del tavolo e tenendo lo stesso braccio stretto al fianco, mentre, con l'altro braccio appoggiato al fianco corrispondente andava ad afferrare il polso stringendolo con la mano sinistra.
Al polso della mano sinistra, da sotto un'ampia manica, brillava un Reverso del 1931 che ticchettava silenziosamente.
Era stato un dono per il suo matrimonio da parte del cugino Cesare, l'Italiano. Il suo umorismo era sempre stato pungente: si definiva "zitello inveterato" malgrado fosse sposato da tanti anni con una donna che lo rispettava e, forse, gli era anche affezionata.
Faustus aveva così apprezzato il dono di Cesare che aveva cominciato a regalarle un orologio ad ogni compleanno. Faustus l'aveva sempre riempita di regali malgrado lei lo maltrattasse, o, forse, proprio perché lo maltrattava. Si ricordò quando, doveva essere il 1961 , lui si presentò in casa con una collezione di dipinti, di statue, di opere d'arte dal valore incalcolabile. Sapendo la sua passione per l'arte lui, per dodici anni, aveva fatto incetta di tutto ciò che un'amante d'arte potesse desiderare e l'aveva fatto ad insaputa di lei. Forse quella fu l'unica volta che Ekaterina si commosse davvero. Adesso la collezione era in mano al figlio. La collezione di orologi, invece, era tra le proprietà a lei più care. Aveva sempre avuto una perversa passione per il tempo: un amore e odio. Ora era, decisamente, soltanto odio.


"Beh, onorevole collega, ciò che, ormai, temo di più della Russia, più che gli inverni, sono le estati!" sorrise affabile "Vede, il Generale Inverno non è così temibile come lo era tanti anni fa. A maggior ragione non dovendoci arrivare a piedi ma potendo prendere un comodo treno." buttò un'occhio sulla carta ma sapeva cosa avrebbe preso. Lo sapeva già prima di arrivare.
"E poi, mi permetta, come può dire di aver lasciato l'età meno anziana? Sa come diceva la mia adorata nonna Leonilla?" donna acida, spregevole e assolutamente odiosa. Un po' come lei era tirannica, capricciosa e dispotica. "L'anzianità comincia sempre tra trent'anni. Lei è stata, forse, la donna la cui giovinezza è durata più a lungo tra tutte le persone che ho conosciuto."

Ascoltò interessata la descrizione che il Giapponese fece del suo paese. E nell'ascoltare quelle parole, notò che non vi era così grande differenza con l'Occidente. La disanima era stata severa ma soppesata e gli accenti sulle ombre non erano stati troppo gravi.

"La sua descrizione di quelle terre lontane è assai affascinante e, mi sembra di capire, che l'anima del suo paese non sia così diversa da quella che scorre nelle vene del, cosiddetto, vecchio mondo."

Non si trovò così d'accordo sull'affermazione che i vincitori scrivano la Storia. Perché anche coloro che non vincono la scrivono o l'hanno scritta. La questione è la narrazione che ne abbiamo, e la narrazione è sempre fittizia: lei lo sapeva bene. Quante volte la penna costruiva una storia migliore, più accattivante ed avvincente di ogni realtà. I vincitori scrivono la Narrazione. La Storia è qualcosa che si muove parallelamente. E si trova, questo sì, in alcuni libri, in alcuni racconti e nella tara tra il vero ed il falso si ottiene qualcosa che può avvicinarsi alla conoscenza del Vero.
L'uomo le parve, per certi versi, modesto e ciò la incuriosiva. Amava distinguere coloro che facevano ed erano modesti o coloro che, modesti, meritavano ben più alta considerazione.


"Signor Fusji, non la scuso affatto…" disse prendendo un altro sorso di vino e, in cuor suo sperando che arrivasse qualche cameriere a chiedere le ordinazioni perché sentiva un certo appetito. Lasciò abbastanza tempo perché il suo collega afferrasse e digerisse quella frase detta in modo apparentemente serio, ma non abbastanza perché potesse rispondervi. Fu una pausa teatrale.
"Non la scuso, dicevo, perché non c'è nulla da scusare!" si distese in un sorriso a modo "La sua digressione è stata estremamente interessante. E, si fidi, quando le dico che la logorrea è tutt'altra cosa. Ben più grave, rispetto a quello di cui ha dato prova lei."
Sbirciò nuovamente la carta delle ordinazioni cercando l'arrosto con patate.
"Si è molto buono, in effetti, ma preferisco l'agnello. L'agnello è sempre stata la mia carne preferita. Con mio marito avevamo una piccola fattoria, fuori Berlino, dalla quale ci arrivava la carne da mangiare due, tre volte a settimana al massimo, quando non bastava la compravamo. E, quando arrivava il periodo degli agnelli, era per me un momento davvero felice. Mio marito ci scherzava su, sa?, la chiamava la strage degli innocenti. Era così impertinente."
Ciò che provava per Faustus era controverso. Forse si erano amati davvero? D'altronde era l'unico marito che contasse. Degli altri non ricordava nemmeno i nomi: anche loro erano stati come gli agnelli; una strage di innocenti. Di Faustus, invece, continuava a parlare e, talvolta, ne usava ancora il cognome. Lui l'aveva amata? Indubbiamente, lo aveva fatto. E lei? Lei forse si. D'altronde l'aveva fatto uccidere dai suoi migliori uomini e lei gli era a fianco rischiando la vita con lui: questo era stato forse il più grande segno di stima che lei gli avesse mai rivolto, sicuramente il più alto segno di affetto.
"La mia vita è stata lunga, certo, e ha avuto i suoi episodi interessanti come ad esempio la fuga dalla Russia a causa delle persecuzioni contro i maghi, la privazione delle case, dell'influenza sulla corte: mio nonno aveva anche ricevuto altissime onorificenze Imperiali. Ma, a parte tutto ciò che venne perso prima della mia nascita o quando ero giovanissima, la mia vita si è svolta principalmente al servizio della Cancelleria Tedesca. Con le gioie ed i dolori di ogni vita ma non porto rancore verso chi mi ha fatto torto. Non voglio diventare una vecchia rancorosa! "
Era sincera, non portava più rancore verso coloro che l'avevano esposta alla luce del sole: erano morti e portare rancore verso i morti è cosa sciocca. Una pietra era stata calata sopra di loro, e su quella pietra vi erano incise data di nascita e data di morte.
"… Ed eccomi qui. E lei? Come è finito in Inghilterra? Immagino che anche lei fosse ministeriale nella sua terra natìa"
 
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Tornando con la mente studentesca al primo ventennio studentesco, ricordava dai libri e dai saggi che Leningrado venne presa in considerazione circa dopo la morte dello stesso politico, Lenin, e il fatto che Ekaterina dicesse di esser stata ``costretta`` a chiamarla in quel modo, faceva supporre che avesse vissuto una parte di quell'annata che si concluse nel '91, il che' dava da riflettere allo stesso orientale non solo sull'eta' ben portata della donna, ma anche a una sua possibile ottica e visione di genere; una costrizione poteva illuminare solo una poca propensione alla stessa persona che diede nome a una cosi bella e ricordata Pietroburgo, dunque quella politica prettamente di stampo marxista dello stesso Lenin poteva non esser nelle vene della Russa. Ai ai... lascio' scappare il dialetto giapponese per il ``Si si``... se mi dice che non e' piu' cosi' terribile il ``generale``, sottolineandomi la tratta di treno e la mia giovane eta', allora mi sta invitando a visitarla. Come potrei non accettare. Accenno' un sorriso adesso udibile sotto un nascondere rapido della stessa delicata battuta. Pero'... sua nonna sapeva benissimo come giocare le proprie carte, mi sembra di dedurre. Concluse, osservando perennemente l'anziana signora, che con quello sguardo sembrava ben reggere la discussione, sperando di non tediarla pur troppo con quel suo modo di proporre tematiche e discussioni; non poteva farci nulla, sin dalle prime lettere scambiate con la Obraztsova non si era fatto altro che cercar di leggere le carte di uno e dell'altro per capirne scorci di ideologie e chiavi di lettura, e quell'appuntamento non doveva essere altro che un'allegra e confortevole estensione di quel dialogo cominciato per corrispondenza. Rimase successivamente ad ascoltare cio' che lei aveva da dire al proposito non solo della sua terra, ma anche di un aneddoto del pasto che avrebbe voluto ordinare; non nascose un iniziale accenno di sconsolazione quando duramente, ma in buon'ottica, Ekaterina lo ammoni' circa il non scusarsi. Per tutti i salici, allora non me lo faro' dire due volte. Schiettamente e ironicamente disse, portando il bicchiere in alto, facendo un brindisi astratto verso la donna e bevendone un ulteriore sorso. Storia interessante la sua, Mrs., davvero; non avrei mai immaginato la sua ascesa in Germania. E' sempre lodevole incontrare gente che lascia tutto per trovare il nulla da un'altra parte, con la speranza, per non dire certezza, di poter e dover costruirsi da se', con sacrificio e fatica. Poso' il calice, poggiando le mani una sopra l'altra sul tavolino, in maniera confortevole. Dalle mie parte si e' soliti dire che il rancore va lasciato ai morti. Non e' segno ne' di maturita' ne' di saggezza; il ``De ira`` di Seneca mi sembra abbastanza chiaro su cio'. Per di piu' le diro', che in un certo senso e' bene tener tutto cio' che e' negativo lontano dalla ragion d'essere del pensiero. Preferisco passare oltre e coltivare al piu' quello stesso torto per mutarlo in qualcos'altro di positivo. Una cura sociale, quella che propongo. Sorrise, preannunciando un lungo discorso su quell'ultima affermazione sulla quale voleva portare l'elitaria donna; Quando prima affermava che le anime fra il mio paese e questa Inghilterra o vecchio mondo non son poi tanto diverse, dice il vero. Il diverso oramai e' sintomo del passato; viviamo nella globalizzazione e nell'importazione e esportazione non solo di prodotti commerciali, ma di personalita', ideologie e etnie differenti; inevitabile dunque che si diluisca questa concentrazione dell'innato possedimento di identita'. Ovviamente tanto piu' nascono cooperazioni nazionali, penso all'Europa, tanto piu' crescono le uguaglianze, nonostante i mille problemi socio-economici di dottrine vigliacche e prettamente capitaliste non abbiano fatto altro che generare negli ultimi tempi disagi e ``rivoluzioni``. Pensi alla nostra in corso ``Brexit``, o alle insurrezioni ultime francesi, o ai disagi italiani. Tossi', non solo per schiarirsi la voce, ma per tagliare corto un preambolo sin troppo lungo. Io non sono altro che uno di quei prodotti, modelli utopici dei finali anni '80 che voleva importare la propria societa' e modello culturale in terra ancora straniera. Una crociata la mia, per la mescolanza giusta e democratica di pensieri e azioni. Ecco, una delle nobili cose che ancora mantiene integra il Giappone e' il rispetto. Questo e' sempre stato il mio asso iniziale...cosa che qui ho imparato a riconoscere poco da parte di altri, quasi come se fosse preziosa e nascosta arte potente. Un ragazzo che tirocino' nel proprio ministero, che imparo' l'arte oratoria e che fu indirizzato non solo alla filologia e sociologia, ma anche all'antropologia e psicologia dell'uomo che sapevano sarebbe stato differente in un'altra nazione. Sono quel ragazzo...speranzoso e voglioso non solo di portare ideali, fonderli e ricostruirli in qualcosa di democraticamente valido e funzionale, basato sul rispetto e sul valore delle cose, ma anche politiche sociali giuste, certe e a favore di tutti. Concluse, chiamando Baptiste con la mano appena alzata e subito intravista. Ovviamente se sono qui a discuterne con lei, vuol dire che il lavoro e' cosi' tanto che sara' necessario diverso tempo. Ma sono molto determinato e ottimista a portare un'utopia alla realta'. Sorrise, volgendo con educazione lo sguardo verso il cameriere. Per me un agnello ``innocente`` - mostro' un sorriso iconico - che la signora decantava...ci faccia finire di mezzo anche delle patate. Per la lady...
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Certamente il Giapponese sapeva come tenere le redini di una conversazione e le piaceva, pur non essendo abituata a che qualcun altro conducesse il discorso.
D'altro canto le avevano insegnato che in una buona discussione, come nel valzer, bisogna lasciare sia l'uomo a condurre e a decidere la lunghezza dei passi. E così, pur non fidandosi, continuò a far condurre il suo onorevole collega.

"Beh è sicuramente un invito ad andarla a visitare! Io non credo riuscirei più ad andare. Mi accoglierebbero troppi ricordi spiacevoli. Sa, nel 1951, per la prima volta dopo vent'anni di assenza, andai a vedere per acquistare la vecchia casa di famiglia; era, in origine, un palazzo di 117 stanze, con un vasto cortile che la mia famiglia aveva fatto progettare da Le Notre, il famoso architetto. Bene, la trovai per metà rasa al suolo, e ciò che ne restava era stato lottizzato ed occupato mentre i grandi giardini erano stati riempiti di baracche e case posticce. Era diventato un posto di miseria e dolore." sospirò ancora ricordando il senso di perdita che le aveva dato quella visione. "Riuscì a riscattare la proprietà di campagna, a Velikij Novgorod, che però persi per una serie di, veramente, sfortunati eventi. E pensare di vedere un nuovo cambiamento mi provocherebbe un dolore insormontabile. Temo"
Accolse il brindisi con un sorriso ed un lieve cenno della testa. Si ricordò il giorno della morte di sua nonna, prima che partissero per la Germania. Leonilla non aveva voluto partire diceva che era nata in Russia, si era sposata in Russia e sarebbe morta in Russia. Allora, ormai preda di qualche illusione o allucinazione, le ghermì il vestito con le mani secche e ossute e l'aveva tirata a sé con forza. L'aveva guardata negli occhi con lo sguardo confuso e pieno di spavento "Ekaterina, dì che sono morta giovane" aveva 130 anni, su per giù.

"Mi sembra esagerato definirla ascesa, diciamo che feci quello che andava fatto senza eccedere in zelo. Chiaramente non fu una libera scelta, fosse stato per me e per la mia famiglia, saremmo ben volentieri rimasti nel rango sociale, e nel luogo, cui apparteniamo, veder messo in dubbio il proprio valore dalle nuove borghesie è sempre stata una cosa dolorosa e umiliante, tuttavia non avevamo alternativa e così lasciammo tutto"
Ascoltò a quel punto il lungo discorso programmatico del collega trovandolo, a tratti, molto interessante.
Rimaneva assorta, appoggiata comodamente al dorso della mano, e concentrata a sentire di alleanze internazionali, di uguaglianze, di "mescolanza giusta e democratica". Le sembrava che un orrido incubo stesse prendendo forma davanti ai suoi occhi, che tutto ciò contro cui aveva combattuto negli anni si stesse materializzando, come orrida furia, a chiedere vendetta. Non lasciò trapelare il disgusto che provava per alcune parti del discorso, esclusa forse cooperazione internazionale, che erano tutte delle idee figlie della rivoluzione francese.

Prima che potesse iniziare a parlare giunse il cameriere così, anche lei, poté ordinare l'agnello. Una volta che lui si fu allontanato, prese a parlare:" Noto con piacere che viene subito al dunque. Apprezzo questa dote" disse "Certo è molto interessante ciò che dice e perciò va analizzato con massima cura. Innanzitutto penso che l'uomo sia sempre l'uomo, in entrambe le varianti di tempo e di spazio, ma, pur, l'uomo è sempre diverso da sé stesso. Intendo dire: l'uomo che fece la rivoluzione francese è, bene o male, lo stesso che oggi protesta. E' per questo che tendiamo a dire che la storia si ripete: perché l'uomo resta sempre uguale eppure bisogna incentivare la diversità tra individui. Perché non è vero che siamo tutti uguali. E' banale, lo so, ma è spesso necessario ricordarlo. Siamo diversi per intelligenza, per indole, per ceto, per educazione, per idee e per attitudini e, e questo è chiaro, per abilità: c'è chi può fare magia e chi no. Questo ci rende uguali per specie ma diversi per individui, o gruppi di individui. E fermarci alla visione puramente macroscopica, di - siamo tutti uomini, siamo tutti uguali - incentiva, a mio parere, la frustrazione degli individui che più possono dare alla comunità." Si interruppe per bere un goccio di vino poi avrebbe potuto continuare dicendo che "le cooperazioni internazionali devono essere estremamente mirate per mantenere, nel popolo, la coscienza di sé. Miro all'autodeterminazione degli stati, miro alla comprensione di sé come popolo e come nazione. Solo allora le cooperazioni su grande scala avranno un vero successo perché la distinzione tra me e l'altro è qualcosa di imprescindibile per la comprensione di sé e io voglio un popolo che sappia chi è, un popolo educato, conscio di ciò che è bene e di ciò che è male, di ciò che è vero e di ciò che è falso. Ma non bisogna, e questo l'ho imparato rimanendo quarant'anni nella Cancelleria di cui trenta nel ruolo di Sottosegretario al Dipartimento Rapporti interni, che si occupa delle relazioni con tutto ciò che c'è all'interno dello stato: dai maghi ai subumani, dicevo non bisogna cedere alle pressioni dei rivoluzionari. Ogni volta che abbiamo ceduto la situazione è peggiorata drasticamente. Guardi la Rivoluzione Francese o quella Americana, guardi la Rivoluzione Russa, guardi i moti che portarono alle dittature europee del ventesimo secolo. Le rivolte devono essere sedate nel sangue ed i capi gettati in prigione senza processo o eliminati senza pietà. La protesta della plebe è sterile o dà figli malati, degeneri e ciò che uno stato saggio deve fare è disinnescare, in qualsiasi modo, la sciocca protesta e rimettere in fila gli scioperati, i perdigiorno, gli ingrati che alzano la testa." Questo era il pensiero lucidamente folle di Ekaterina, ma non lo espresse, questo aveva messo in pratica per trent'anni: omicidi programmati, attentati e violenze. Nessuno si era accorto che dietro tutto c'era lei, all'inizio, nessuno si era accorto che tutto ciò che accadeva era preventivo. La Germania magica sembrava, in apparenza, stranamente tranquilla eppure gli incidenti accadevano di sovente e i gruppi armati erano sempre ben controllati. Quanti soldi ministeriali aveva devoluto ai terroristi interni per fare in modo che le venisse accordato sempre più potere. Il suo trono era stato posto sempre più in alto sopra la pila di cadaveri che lei aveva costruito; dicono che San pietroburgo sia costruita sui cadaveri: se è vero, lei aveva attinto a piene mani da quella fonte e, anche lei, prendendo esempio dall'immortale città degli Zar, si era eretta sopra quelli dei suoi avversari o, anche soltanto, di figure scomode e pensatori liberi.
Invece, del suo reale pensiero, disse "Certo il nostro scopo è garantire una collaborazione fruttuosa e libera di tutti gli stati, specialmente in un momento così difficile. Pur mantenendo una linea salda contro le bordate che gli arruffapopolo da mercato cercheranno sempre di darci. Ho sempre pensato che sia compito del buon politico, dello statista, saper chiamare a sé tutti, e tendere una mano a chi ha più bisogno, per fare in modo che l'essere umano e l'individuo, come anche lo stato, possano giungere ad una completa e soddisfacente realizzazione di sé. Perché un individuo bistrattato forma un popolo infelice, un popolo infelice è uno Stato debole ed uno stato debole indebolisce tutte le alleanze che lo legano agli altri stati. E' interesse di tutti che l'individuo sia felice e, certo, sta alle diverse correnti filosofiche che, giustamente, devono formare la trama di un Ministero, proporre le ricette che rendano l'individuo, e gli uomini tutti, realmente felice. " sorrise conciliante, accomodante, senza dar sfogo a ciò che in realtà ribolliva in lei: una smania di potere, una fame insaziabile che, avesse potuto, avrebbe scatenato contro questo piccolo Ministero in crisi.

Edited by Katherine Lee-Carter - 27/2/2019, 17:02
 
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In qualche modo il dialogo procedeva bene e dava i primi frutti ideologici da cogliere sia dall'una che dall'altra parte. Ascolto' in silenzio le eventuali risposte riservate a quelle velate curiosita' indette dal giapponese, finche' per lo meno anche la donna avesse ordinato la propria pietanza, uguale al giapponese. Da quel momento, forse, sarebbe cominciato il primo ``contraddittorio``, da intendersi nel senso politico del termine, del dire cose opposte o contrarie o compromesse per trovare altre strade a soluzioni che in partenza possono presentar due bivi netti. Con la sua eleganza e leggiadria in movenze, persino nel bere, la donna portava avanti una premessa ben calibrata in senso di ``uguaglianza e differenze`` ma una argomentazione non superficiale, ma poco dettagliata da poter somministrare un vero e proprio ideale schierato nel vasto campo che la politologia potesse discutere. Quasi a sentimento, a intuito, a tutto quel modo di vedere la questione, poteva mancare qualche pezzo nella normale routine introspettiva del giapponese che, dunque, non manco' di porsi filosofo del ``perche'`` delle cose, arrivandoci con un tutto suo filo discorsivo, quasi a sillogismi. Mi permetta prima di ricambiarle la dote apprezzata; non tutti i giorni si puo' giocare una cosi' pacifica partita. In seconda analisi... Afferro' la bottiglia di rosso che poco prima il cameriere lascio' dentro al freddo ghiaccio del suaglass, per pareggiare nuovamente i bicchieri dei due, a cominciar dalla donna. Onorevole collega, vorrei osservare come possa portare un problema ancor maggiore l'incentivazione delle differenze. La macroscopicita' del ``siamo tutti uomini, tutti uguali`` e' semplicemente dovuta a una volonta' innata dello stesso uomo nel voler far gruppo unico. Le nostre civilta', citta', sono nate da ammassi di persone di accampamenti o caverne diverse...vennero i stanziamenti, le tribu', le palafitte, le corti, i borghi, municipi e citta' intere, per finire in nazioni e continenti. Siamo chiamati a far unica famiglia e societa'. Penso sia l'esatto contrario di cio' che mi argomentava lei. Il caos, le rivoluzioni, nascono dall'incentivazione delle differenze, del ``ritenuto elitario``; l'affidamento stesso di titoli, razza, provenienza, e' a modo suo censimento su base di differenze...le differenze, queste sono il vero male. Il frustrato individuale che volle dare di piu' alla societa', divento' dittatore. Non e' questa la soluzione o cura da somministrare a una nazione gia' allo sbando e sicuramente piu' multietnica trovabile al mondo. Non e' l'assolutismo o dispotismo di pochi a dover prevalere. Sorrise, sorseggiando il calice nuovo riempito, per render umido il dotto orale, che avrebbe assaporato, preso dai morsi della fame, un grissino posto sul cesto del pane al centro tavola. Tuttavia non e' affatto banale questo suo punto di vista, anzi; aiuta piu' delle volte un ragionamento per assurdo piu' che un chiaro percorso. Scendere al microscopico...ci fa scoprire pericolosi e mai studiati elementi. La minoranza vince con la differenza. La societa', dunque, con i strumenti a sua disposizione, la fa la maggioranza e in maniera democratica. Una maggioranza che vuole che l'inglese sia linguaggio mondiale, che la pasta sia trovabile anche in Kazakistan e che la politica sia unica. Su questo bisognerebbe lavorare...se vogliamo la totale comunita', bisogna che venga studiato SOLO li' il dettaglio della nazione individuale, in modo tale da stilare un corpus quanto piu' soddisfacente, rispettato e attuabile da tutti, senza pro e contro per nessuno. Tanto vale per la magia il discorso, tanto vale per i Maguru. Ecco come venivano chiamati in Giappone i babbani. Aveva sempre odiato la distinzione per magia e abilita'; si era uomini allo stesso modo....la magia era quasi un'ulteriore scusa per dar via agli animi incendiabili del mondo sociale in attesa di scatenare caos, alimentandone il fuoco con odio, disprezzo e superiorita' morale. Li', dunque, entriamo in gioco noi come istituzione. Con i nostri strumenti, da rivedere si', ma non da ricreare, dobbiamo proprio fare cio' che dice lei: chiamare a noi tutti, tendere la mano al piu' bisognoso per fare in modo che l'essere umano e l'individuo e lo stato possano giungere ad una completa e soddisfacente realizzazione di se'...nella comune e democratica societa', aggiungo. Era tipico del giapponese quella di riprendere le parole degli stessi interlocutori e rigirarli dalla sua parte, con giusto una propria personale correzione. Non lo faceva ne appositamente ne tanto meno con cattiveria...gli veniva naturale. Concordo poi in toto circa il fatto che deve essere interesse di tutti la sanita' e giustizia sociale, del ministero in primis che dovrebbe proporre le ricette giuste...e qui, mia carissima signora, credo che comincino le beghe. Sorrrise ancora, tornando a poggiar le mani sul tavolo e adocchiarsi intorno, per evitare di esser troppo osservato o far ricadere l'attenzione sul tavolino dei due. Saro' pure uno straniero in terra straniera e con la visione utopica del far sociale comune...ma qui, beh, vedo disinteresse e scarsa capacita' politica. Tutti troppo a pensare a lanciare incantesimi e riporre segreti in qualcosa o qualcuno. Quando si capira' che son le parole, la diplomazia, le vere formule e veri incanti a disposizione NON solo del mago MA ANCHE del maguru? Sospiro', quasi sconsolato da quella sua nefasta ultima domanda gia' tante volte pensata. C'e' davvero bisogno di formare queste giovani generazioni? Di dar un indirizzo politico e socio-economico? Pensavo che gli studi e l'informazione fossero oramai alla merce' di tutti ma.... Ticchetto' sul tavolo tre volte, come le campane di inizio messa: Ci son i giusti insegnanti? I giusti modelli? I giusti canali di pensiero, dove far confluire anche piu' pareri discordanti ma che si impegnano per un bene comune, nonostante gli stessi strumenti siano distanti? Mi interrogo ogni giorno su cio' e non le nego che il mio timore e' leggermente avanzato. Un'altra fetta di pane, prima di riportar le spalle ben a contatto con la spalliera della propria comoda seduta. Delle volte son arrivato addirittura a pensare che pur di fare bene il mio lavoro, preferirei aver un'opposizione politica vera e palpabile nelle mura ministeriali, in modo tale da poter portare quanto piu' alla luce dei piani alti un evidente correzione a quelle manovre che si dovrebbero reputare giuste per tutti...la discussione, il confronto, il torto contro il giusto ...portano la soluzione.
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"E' una volontà innata, certo. " iniziò pacifica " ma una cosa di per sé irreale. Lei ascrive le cause delle rivoluzioni alle differenze; eppure non credo sia così. Esse sono figlie della pretesa di uguaglianza. Questa spinta illusoria, irreale ed irrazionale ha portato abbastanza danni." inspirò chiedendosi se potesse permettersi una sigaretta." In realtà tutte le dittature europee sono derivate proprio da rivolte degli ultimi, dei disperati, per un'eguaglianza, certo contro disuguaglianze ma perché in loro avevano il germe della pretesa di una uguaglianza fittizia e impossibile. Io diffido molto da coloro, esclusi i presenti chiaramente, che pretendono un principio di eguaglianza universale: hanno portato solo dolore, rivoluzioni e morte.Ora, tuttavia non credo sia il caso di affrontare la condizione babbana, non ho mai seguito con troppa attenzione le loro beghe considerando che noi abbiamo sempre avute le nostre. Lasciamo che se la sbrighino da soli! Per fortuna lo statuto magico di segretezza ci difende dalle loro guerre e dalle loro violenze. La pace è salda tra le due categorie. E dovremmo ringraziare l'esistenza di questa divisione. La sua assenza provocherebbe guerre che si porterebbero avanti per anni, se non ventenni!"
Mostrò un po' di disappunto quando le "concesse": * Tuttavia non è affatto banale questo suo punto di vista, anzi; aiuta piu' delle volte un ragionamento per assurdo più che un chiaro percorso. *
"Sono lusingata" disse non nascondendo di essere un po' piccata ma con un tono piuttosto algido "che mi conceda che il mio discorso, per quanto un ragionamento per assurdo, non sia banale. Attendevo questo privilegio dall'inizio"
Poi, rasserenandosi, seguì l'esempio del collega e prese del pane dal cesto e dopo averne strappato un bocconcino e averlo mangiato, masticandolo con discrezione, posò il rimanente, nel piattino preposto.
"Vede lei è sicuramente di nobili intenti ma non esiste un trattato che sia neutrale, non può esistere! E' qualcosa di assolutamente irreale: i contratti sono fatti proprio per gestire i rapporti di forza tra potenze e devono concedere regalie proprio per fare in modo che nessuno abbia intenzione di romperlo. Un uomo della sua intelligenza, mi perdoni, non dovrebbe lasciarsi scivolare in questi discorsi così naif."
Gli sorrise indulgente, come se guardasse un bambino che sta imparando a camminare. Il discorso, malgrado fosse all'inizio, cominciava a tediarla, le posizioni del collega erano piuttosto insolide, a suo dire, e non si sostenevano in un continente come l'Europa. Non aveva mai creduto in quel genere di discorsi, era più facile per un babbano credere agli unicorni volanti rispetto che per lei credere a quei discorsi. Aveva già sentito queste frasi, solo che invece di maguru, che faceva parte delle quattro parole che conosceva, c''erano i babbani, i subumani e quali altre minoranze sventurate si volessero trovare. Le minoranze o i deboli fanno sempre pena ma in guerra la pietà non si concede a nessuno e nessuno avrebbe avuto la pietà di Ekaterina. Ciascuno, soleva dire a differenza del detto originale, è fabbro delle proprie sventure. Doveva, anche per via della fame, spingere il discorso su qualcosa di più abbordabile, meno inutilmente elucubratorio, qualcosa che facesse reclame: i pettegolezzi valgono il loro "peso" in oro, si disse.
"I nostri discorsi sono fondamentali, in uno stato solido, ora però che il paese è in difficoltà, abbiamo bisogno di un compromesso che ci porti alla pace, una pace in cui potremo costruire il futuro.Negli ultimi mesi, al Ministero ho avuto modo di sentire discorsi molto preoccupanti da parte di giovani impiegati dei quali non rivelerò il nome. Discorsi che mi hanno anche piuttosto preoccupare. Vede io nella mia vita precedente, se mi concede questo modo di dire, ho avuto spesso dei comportamenti cinici e scorretti perciò conosco bene quei discorsi che ho sentito. Mi sono ravveduta con gli anni ma, certo, come dissi al Ministro Pompadour tanti anni fa, conosco bene tutti i trucchi del mestiere e so capire quando c'è aria cattiva. Ed ora c'è aria cattiva nel ministero. "
Stava cominciando a tessere la sua tela. *E fila e fila Kikimora pensieri malvagi contro l'intera umanità.* ricordò.
"Tralasciando i discorsi astratti e, spesso, vani, mi devo confessare profondamente preoccupata. Io ho la più incrollabile fede nelle istituzioni, perciò ho deciso di servirle, ma vedo che spesso falliscono. Falliscono nella difesa delle giovani menti, falliscono nella difesa dei cittadini, falliscono nella costituzione, per quale via si voglia, di una pace duratura per lo meno tra i maghi. Invece, quando parlo con altri ministeriali, mi sento parlare dell'inettitudine di chi governa solo per saggiare la mia fedeltà alle cariche, dell'oliare ingranaggi!" S'interruppe come fosse preda di un qualche sacro fuoco "di oliare ingranaggi… E' ammutinamento! Dovremmo ora più che mai stringerci attorno alle isituzioni e dare loro la forza di guidarci oltre la tempesta."
Vide con la coda dell'occhio che giungeva il cameriere con i loro piatti fumanti. "Mi porti anche un posacenere" disse con voce autoritaria al cameriere dopo che ebbe posato i piatti con cura e con gesto elegante.
"Vede, Signor Fusji, io sono preoccupata perché ovunque ci si giri si sentono discorsi oziosi o di scalzare le alte cariche. Questa è insubordinazione, tradimento, ammutinamento! Quando dovremmo semplicemente rimboccarci le maniche e lavorare in maniera coesa! Per tale ragione sono felice che vi sia un nuovo viceministro che spero sappia formare un gruppo saldo tra ministeriali e formare dei saldi contatti con il corpo docenti di Hogwarts. E sono felice di aver incontrato qualcuno che sembra così ragionevole e ben più giovane di me, meno cagionevole, che sappia portare avanti qualcosa! Che, seppur da me non condiviso appieno, sembra combattere per la concordia e non sia unito alle forze che disgregano e che ci dividono!"
Finalmente poté concedersi a rimirare quello che era una sorta di stufato di agnello dal profumo particolare.
 
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Rimase fermo e incuriosito ad ascoltare quel fiume in piena della russa; ribatte' al ragionamento del giapponese senza risparmiar critiche costruttive e implicitamente affilate; noto', forse, anche una certa vena sarcastica da parte della donna, riguardo al ragionamento per assurdo, all'impossibilita' di totale uguaglianza e insurrezioni nate non da differenze. La pretesa di uguaglianza, milady, nasce dalla volonta' di esser considerati uguali da cio' che dovrebbe tutelare la stessa uguaglianza. Non c'e' nulla di impossibile e fittizio nel voler veder riconosciuti da, per esempio, borghesi i stessi diritti di altri altolocati; non c'e' pretesa fittizia o impossibile per coppie omo, altro esempio, per vedersi riconosciuti i diritti di famiglia e matrimonio, cosi' come non ci sarebbe pretesa fittizia o impossibile per i maguru esser considerati tali e quali a maghi...sempre che qualcuno ne abbia conoscenza. Prima di esser maghi, siamo umani...moriamo, viviamo e maturiamo come loro, ed'e' solo chiacchiera il contorno di magia e segretezza; una regola del gioco molto importante ma che non ci fa elevare di natura razziale. Dovremmo cominciare a collaborare molto piu' attivamente con la societa' babbana. Anche loro sono nostri fratelli e necessitano aiuto. E inoltre... sorrise ancor prima di affermare quanto seguisse: ``lasciamo che se la sbrighino da soli``....non so lei, ma ricorda tanto la Maria Antonietta: ``Se non hanno più pane, che mangino brioche``, lascio a lei la parafrasi. Ancora rispettoso e sorridente si proponeva alla donna che prese a saziar la fame momentanea con lo stesso tocco di pane del cestino dinanzi. Non dava colpe, ne tanto meno accusava qualcuno di sbagliare; era un discorso e tutto poteva esser messo in discussione, dal giusto, allo sbagliato, per finire con l'ipotizzato. Scivolare nei discorsi Naif, onorevole, fa parte dello stesso modo di ragionar per assurdo che le dicevo prima; la cosa bella e' che spesso si finisce per pensare a qualcosa di giusto e piu' profondo. Nessuno afferma sia facile...ma non diro' mai che sia impossibile. Tossi' per schiarirsi la voce, con educazione, per riprendere. Nuovamente, mi trovo sulla sua stessa frequenza d'onda. Il ministero agisce in modi delle volte surreali, altre volte poco chiare e delle volte in maniera troppo passiva. Inarco' un sopracciglio quando la strega parlo' nei riguardi di qualche dipendente che faceva discorsi preoccupanti. Non volle subito ammonire in pensieri il giovane Remar, ma non era tanto difficile che la campana che stesse riportando l'anziana signora fosse proprio quella del serpeverde che, diciamolo, non nascondesse al mondo come fosse contrariato alla Pompadour e suo organigramma. Quando c'e' aria cattiva mia signora, si aprono le finestre. Affermo', ora piu' serio per via del tema sicuramente piu' delicato e preoccupante. Le finestre aperte portano aria nuova e carica di ossigeno...allora cominceremo a respirare meglio e ragionar tanto meglio ancora. Attese che Baptiste portasse il posacenere alla signora; non avrebbe mai immaginato che fumasse ancora a quell'eta'. Un giorno mi raccontera' anche come si puo' condurre uno stile di vita cosi' soddisfacente e salubre come il suo. Credo di esser invidioso. Sorrise brevemente, per tornare al tema principale, con tono piu' sconfortato dalla verita' dietro le parole di Hell. Non me la sento di chiamar tali voci di corridoio, idee e pensieri come ``ammutinamento`` o ``tradimento``. Identifico quei pesanti simboli alle azioni in condotta totalmente negativa. Credo che, proprio come le dicevo, le nuove generazioni manchino di arte oratoria e veri ideali politici e programmatici. Finche' pensano, sono democraticamente a posto e liberi di proporre... il problema e', ancora una volta, l'assenza fino a questo momento del giudizio ministeriale, della sua supervisione e partecipazione attiva alla vita d'ufficio generale. Ha totalmente il mio supporto, nonostante gli evidenti approcci differenti ai miei, quando afferma che ci si dovrebbe rimboccare le maniche e lavorare in maniera coesa, ma vede... Un profumino molto dolce e speziato usciva adesso dalle cucine, portando per una manciata di secondi il giapponese a distrarsi in favore della cucina a vista, dove osservava lo chef preparar probabilmente i loro piatti. Torno' lucido subito dopo, fissante la donna negli occhi con la totale serieta' e piacere interesse. Se mi chiedesse chi potesse essere fino ad'ora il simbolo di questa societa' e istituzione, il suo punto di riferimento, io le avrei risposto: Non e' ho completamente idea, dal momento che ognuno gioca per la propria personale partita e per i propri porci comodi. Ecco l'esempio che dunque il giovane di turno segue, senza basi e presupposti. Allora la prossima sua domanda dovrebbe essere: Lei ha fatto i suoi porci comodi, dunque? Le risponderei: No, sono rimasto fermo e immobile ad aspettare. Aspettare chi? Che qualcuno facesse la propria mossa per cominciar a tessere il filo come Penelope. Sorrise, un'ultima volta, cominciandosi a sistemare il tovagliolo bianco sopra le proprie gambe, in modo tale da liberare il grande piatto dinanzi a se e protegger i propri indumenti dallo sporcarsi. E forse, ora, fra vice-ministro e lei, beh, ho da iniziare a lavorare in maniera effettiva. Lei porta un'ideale, giustamente, io un altro e il vice-ministro chi lo sa? Ritengo che la crasi fra le ideologie e l'arbitraggio del potere decisionale, possa portare non dico il mio mondo utopico, ne tanto meno il suo, forse, ma probabilmente una via di mezzo per il momento accettabile. DRIN. Il campanello di servizio risuono'. Contratto di governo, lo chiamano adesso ... In Germania avra' avuto modo di vederlo funzionare.
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Arrivarono in tavola i piatti portati dal primo cameriere ed un posacenere che venne poggiato a centro tavola alla destra di Ekaterina. Prima di lasciarli il cameriere riempì il bicchiere della donna, che fece un cenno di assenso con lo sguardo
"Tagliare la carne con coltello, quando è tenera come questa, è un insulto al cuoco."
Dopo questa breve spiegazione affondò i rebbi nell'agnello e ne trasse un boccone che iniziò a gustare.
Subito dopo aver deglutito, Ekaterina si aggiustò sulla sedia perché il tessuto del vestito cominciava a premere sulla schiena dolorante. Ma non diede a vedere la fitta che le pervase il fianco sinistro e che si estese fino al ginocchio e oltre, lungo la gamba.

"Io non sono dell'idea che ci debbano essere diritti diversi. I diritti devono essere uguali, siamo nel ventesimo secolo, dobbiamo concedere diritti eguali a tutti. Ciò che dico io è che per quanto i diritti siano gli stessi la differenza tra nobile e borghese, tra la plebe e l'aristocrazia esisterà lo stesso. Per quanto la nobiltà d'animo esista dovunque e la grettezza generi anche tra i nobili, essi saranno delle eccezioni. Con ciò non intendo dire che il popolo non debba nutrire aspettativa d'elevarsi culturalmente; ben venga, se lo fa! Tuttavia bisognerà sempre dire che tra borghese e nobile c'è diversità. Non nei diritti ma nella stirpe. Un nobile deve essere migliore, educato meglio e deve superare le aspettative di chi lo guarda: la nobiltà deve essere un esempio che i parvenù non saranno mai capaci di essere: perché troppo sguaiati e fracassoni. Il mio discorso non era imperniato sui diritti ma su quelle differenze, forse morali, che dovrebbero essere SEMPRE" calcò bene la parola" percepibili."
Ekaterina fissava intensamente l'uomo davanti a sé come se ne stesse sezionando il cranio. Aprendo i pensieri e studiandone il contenuto. Poi si voltò di nuovo verso il piatto e prese un assaggio di carne occasionalmente e mangiandola con discrezione.
"Si, mi ricordo quando la cara Maria Antonietta lo disse, chiaramente era una frase che aveva preso in prestito da me…" si concesse una risata moderata e secca. Un filo d'aria che scivolava tra i denti e, a stento, fuoriusciva dalle labbra sottili.
"Posso dirle per esperienza personale che se c'è qualcosa che marcisce nella stanza, aprire la finestra serve a poco. Prima ci si deve liberare di ciò che puzza, poi si cambierà aria. Io non saprei suggerire come mettere in pratica questa metafora, perché potrebbe sembrare tutt'altra cosa di ciò che intendo. Ma per esempio un modo saggio sarebbe esporre alla luce coloro che scivolano nell'ombra e che sussurrano seminando zizzania. Perché essi lavorano nella notte o col favore delle tenebre. "
Il suo interlocutore fece un apprezzamento che fosse stata di qualche decina di anni di meno avrebbe anche potuto farla arrossire.
"Ho iniziato a fumare che avevo diciassette… venti anni al massimo, e sono più di quarant'anni che lo faccio. Solo sigarette senza filtro importate. Per quanto riguarda l'alimentazione sono abbastanza ferrea. A cena solo zuppe piuttosto "contadine". Pesce a pranzo sei volte a settimana, carne una sola volta, due al massimo. A colazione del salmone con del tè, di inverno, o del caffè con croissant ripieno di crema, d'estate. Alcool senza particolari limitazioni. Vino, Vodka, Whiskey, Sherry, Porto: quanto basta. Questa dieta me la fece il mio medico che era mio dipendente alla Cancelleria. Wilhelm Joseph, si chiamava, conosciuto da tutti come lo zio Jo, un bravo dottore. Ha fatto nascere lui tutti e tre i miei figli, era un vero mago, davvero!"
Lo zio Jo, era da un po' che non le veniva in mente quel nome: era un ometto piccolo e tarchiatello con due grandi baffoni che lo rassomigliavano a Stalin, perciò ebbe il soprannome zio Jo. Sapeva sezionare un corpo umano con la delicatezza di una zanzara, era un artista nel suo campo. Era un notevole esperto anche nel settore torture; se lo ricordava ancora quando lei lo faceva chiamare e arrivava questo signore anzianotto canticchiando qualche canzoncina leggera magari di Vera Lynn o Marlene Dietrich, con la sua borsa da scolaretto, la salutava "Buondì Madama, scommetto di sbrigarla in cinque minuti o le offro il pranzo" e finiva, comunque, per offrirle il pranzo ogni volta con la scusa che sarebbe stato indegno per una signora bella come lei pagarsi il pranzo da sola. Che clima meraviglioso che c'era in quell'ufficio, lo rimpiangeva molto.

"Vede, ciò che dico è che questa gente potrebbe essere solo inabile ad esprimere le proprie idee, potrebbe essere solamente non avvezza al gioco pericoloso della politica, ma potrebbe essere altro. Viviamo in tempi pericolosi. Io sono sempre stata una donna spericolata, per questo mi offro a parlare con lei in questa maniera, ma i giovani spericolati, così come lo ero io, sono sempre piuttosto pericolosi: che siano seri o che non lo siano. Perché parole così hanno un peso, ed un peso ben considerevole, lei lo capisce."

La donna sorrise "Il mio è un mondo che c'è sempre stato, in Europa, ed io lo conosco bene perché ho vissuto in quel mondo lunga parte della mia vita. Forse è quello che mi ha mantenuta piuttosto in forma: vivere i miei sogni. O forse è che son rimasta vedova giovane, chi lo sa." Emise nuovamente quella sottile risata, poi, un po' saltando di palo in frasca, disse "Le piace l'agnello?"

Edited by Katherine Lee-Carter - 1/3/2019, 15:55
 
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Mangiava in silenzio e in ascolto di ogni minima parola della donna; doveva riconoscere che era un tema cosi' succoso da mettere in secondo piano la prelibatezza dell'agnello, davvero morbido, tenero e umido. Se quel piatto avesse potuto parlare, sarebbero uscite solo parole di vergogna a confronto con la squisitezza fredda e stimolante delle parole della russa, piu' che mai palesata in ingegno e in nitidezza di pensiero. La fissava negli occhi, fra un boccone e l'altro, accompagnando con il silenzio quelle sue affermazioni che non avrebbe saputo identificare in invettive, se non in alcune parti, ma al contrario in vere e proprie esperienze che l'avevano formata, forse anche forzata, verso una direzione che ne ora e ne mai il giapponese avrebbe potuto riconoscere come valida e arguta, se non in contesti in cui se ne facesse magistral uso, come la strega forse sapeva fare, abilmente avrebbe aggiunto. Sorrise, molto, alla battuta ben rigirata su Maria Antonietta, delineando nella sua risposta seguente ancor piu' l'ottica della donna: Fine ed avara visione del controllo e gestione di un caso... una complottista al contrario, del prevenire; se qualcosa era malato in un germoglio, l'avrebbe potato subito, senza aspettare eventuali correzioni del piccolo essere in crescita; selettiva e visionaria del tornaconto. Forse tutte supposizioni quelle del giapponese, pero' doveva ammettere che se fosse stato cosi' non c'era da meravigliarsi di una vita lunga e simbolicamente premiata da altri; una giocatrice abile, furba e indubbiamente forte. Ho fatto bene a fidarmi di lei; l'agnello e' semplicemente superbo. Oserei dire tanto buono quanto il suo modo di illustrarmi il suo bel mondo ideologico. Apprezzo, davvero. Fece una sosta, per gustarsi al meglio quel piatto con una deliziosa nota dolce e corposa di vino. Ritengo che la cultura non sia elitaria e tanto meno piu' presente in abiti nobili o meno. La nobilta' non e' il dio quattrino nella tasca di un giacca, cravatta e cilindro; tanto-meno ritengo che la stirpe sia trasmissione di quello stesso gene nobile o ignobile, in base alla situazione, o eredita' ideologica e lobbistica. L'etica e la morale che tende a sottoscrivere come parte della ``razza`` altolocata, non sono classificabili e declinabili in dovere o potere, tutt'altro... Poso' il bicchiere, prendendo il tovagliolo per pulirsi bocca e mani educatamente, per riporlo e riprendere: Chi ha deciso che siano sguaiati e fracassoni i, come li chiamava? Parvenu'. Cosi' come chi e' a decidere che il borghese dovrebbe aspirare e venerare di arrivare all'intellettiva dell'aristocratico? Non son questi i problemi sociali...non son queste le differenze da imputare al male delle cose. Il male sta nella giustizia non applicata allo stesso modo e livello. E' un mondo dove etica e morale sono svendute per dignita' e orgoglio, dove il commercio stocca e piazza a vendita quei giusti propositi, giusti pensieri e giuste azioni per farle scadere e gettare da qualche parte nel dimenticatoio sociale. Il baratto torna in campo con servizi loschi e occulti per ottenere NON quelle merci in scadenza ma il semplice soldo di sostentamento. E' questo che dovrebbe esser preso in esame come ``equita' sociale``, non solo l'ideologia del nobile e del borghese, ma la qualita' della vita che dovrebbe essere indistinta, dignitosa, orgogliosa, sia dell'uno che dell'altro, eliminando quelle barriere di classe e pensiero arcaiche e gettando le basi della cooperazione fra loro per trovare una giustizia sociale equa nelle sue forme. Questa e' la nobilta': superar le barriere sociali per condividere il tutto con tutti o provare a farlo, senza tornaconto. Sorrise ancora, tornando a prendere un boccone, accompagnato dal pane questa volta e pensando alla propria vita con rapidi flaschback. Il giapponese era a tutti gli effetti un esempio di quella differenza sociale che cercava nella sua calma rivoluzione ideologica di importare quel senso di societa', giustizia che aveva fatto propria con gli insegnamenti della famiglia e della nazione nel suo ambito lavorativo. Per quanto riguarda la sua esperienza personale, mi trova d'accordo anche se modificherei un'azione discorsiva. Inforco' una patata, osservandola cripticamente, per riprendere subito dopo: Perche' non portare avanti entrambe le azioni in parallelo? Perche' non aprire la finestra e al tempo stesso ripulire. L'aria entra e il marcio viene pulito allo stesso momento. Si riducono i tempi e si agisce con efficienza. Poso' forchetta e coltello ai fianchi del piatto, per scandirsi un tempo discorsivo che non diventasse pesante e non interessante e cercar allo stesso tempo le parole ultime per rispondere alle affermazione della donna finali. Avevo capito che era spericolata dal momento esatto che ha chiesto il posa-cenere. Sorrise maliziosamente e incuriosito. Si, i tempi son difficili e cattivi consiglieri delle parole per giovani inesperti e si, i pericoli son dietro l'angolo pronti a essere alimentati da qualche approfittatore. Concordiamo sul fatto che vanno indirizzati e indottrinati sul fare ``politica`` con meno azioni e meno parole, ma entrambe giuste e al momento opportuno. Tossi', ancora, con tovagliolo dinanzi per schiarir quella sua rauca voce. Sa', credo di averla capita per certi aspetti, meno per altri... il mondo c'e' sempre stato, dice bene lei, e mi dice anche che l'ha mantenuta in forma il suo ``vivere i sogni``. Bene, allora perche' negar questa possibilita' ad altri? Dai giovani ai vecchi, dai nobili ai borghesi, dai maguru ai maghi. Ha praticamente confermato le mie parole e questo non va bene per il proseguo della discussione. Il mio stesso mondo utopico dell'uguaglianza e' vivere un mio sogno, in corso d'opera oserei dire. Perche' non dovrebbe esser concesso ad altri? Poggio' mano con mano e i gomiti sul tavolo, ponendosi in riflessione con la testa poggiata, a sua volta, sulle mani unite, fissando la donna con fare sereno e in attesa di una risposta. Invero, la domanda era retorica e poco studiata appositamente...facile a risponder da parte della donna. Voleva capire solo che comportamento avrebbe assunto, troppa la curiosita'. La divertiva in senso positivo, una valida compagnia e valida fonte di confronto.
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"Sono deliziata dal sentirlo." Disse laconica mentre dava battaglia agli ultimi bocconi dell'agnello.
Lui illustrò in maniera, come sempre, piuttosto convincente il suo pensiero; ma d'altronde questo era politica, checché ne dicesse lui: costringere con le parole o con i fatti una maggioranza a pensarla come a condividere il proprio pensiero. Eppure Ekaterina non aveva vissuto per quasi un secolo solo per venir messa sotto scacco da qualche evoluzione retorica dallo stile brillante.
Attese di finire il suo piatto, che aveva mangiato con considerevole lena, e, incurante che l'altro avesse finito o meno, estrasse una sigaretta dal portasigarette d'argento, la inserì in un bocchino d'avorio, finemente lavorato, e l'accese con un accendino dalle forme deco, in argento e smalto nero. Probabilmente un Dupont.
Era abituata che quando lei avesse finito di mangiare anche agli altri sarebbero stati portati via i piatti. Così non era al ristorante, ma non ne fu dispiaciuta.
Il fumo si levò denso e di colore grigiastro dall'odore sgradevole e pestilenziale.
La donna bevve un sorso di vino in silenzio mentre rifletteva sulla risposta.

"Doveva essere, più o meno, il 1950 o 1952. Io ero nella Cancelleria già da qualche tempo. E, non mi ricordo più per quale ragione, ma venni mandata in Francia per una Convenzione Internazionale. Lì ebbi modo di ascoltare un discorso assai saggio ed avveduto dal Ministro Inglese dell'epoca. Diceva che poche persone negherebbero ad un'individuo quale che sia il suo colore, la religione o il sesso il diritto fondamentale: cioè il rispetto. E questo deve essere garantito così come il diritto all'istruzione, al lavoro e quanto ne consegue. Ma una società non è semplicemente un insieme di individui ammassati casualmente: per poter funzionare l'industria, la politica e il sociale debbono essere strutturati, suddivisi, tra coloro che prendono le decisioni e coloro che le mettono in pratica, tra coloro che guidano e coloro che seguono. Sono dispiaciuta dal fatto che lei ritenga che le mie parole le diano ragione, ma non posso fare niente per cambiare quella che è meramente una sua impressione, forse, incentivata da una muro linguistico che ostacola due stranieri che parlano in lingua straniera." Prese un'altra boccata di sigaretta e la espirò parlando "Tuttavia posso dire che rischia di esserle pericoloso questo suo ottimismo, perché potrebbe farle vedere sostenitori anche dove non ce ne sono. Io sono più dell'idea che un sano realismo sia una via migliore ma ciascuno ha il suo giudizio e questo, a sostegno di una eventuale tesi sulla diseguaglianza tra uomini, è ciò che rende bello il mondo." La discussione era avvincente e piuttosto spiritosa: permetteva di sviscerare alcune tematiche .
"Vede la differenza tra me e coloro di cui parla lei è che io non ho costruito il mondo a immagine e somiglianza del mio sogno, è avvenuto il contrario. Io ho sognato il mondo che c'era già: fatto forse di ingiustizie, cinismo e altre terribili piaghe ma che è capace di meravigliose dolcezze e splendidi doni a chi osa abbastanza. Quindi, se qualcuno vuole vivere tra i suoi sogni ha solo da sognare qualcosa che esiste ed è reale. Ma certo i miei tempi erano tempi, e luoghi, in cui niente veniva concesso. Ora siamo arrivati all'eccesso: ogni comodità, assistenza, sostegno non è graziosa concessione ma è garantito per legge. Che mondo!" sbottò divertita dall'insensatezza della cosa" ormai ad una cornacchia è concesso essere cigno solo perché è il suo sogno. Non pensavo di vivere abbastanza anche per vedere questo; supera ogni legge della trasfigurazione?"
Aveva sempre provato fastidio e insofferenza verso coloro le cui stirpi non fossero antiche; avessero o no ingenti patrimoni, fossero maghi o fossero babbani. I nouveau riche erano dei, citando il famoso titolo di Hugo, miserabili. Gente gretta, priva di vere ambizioni o reale cultura, insolida, instabile e volgare; che si affanna a mostrare più di ciò che è, priva di umiltà o sobrietà che sono insiti nella vera nobiltà antica, di puro lignaggio di ottimo pedigree. Perciò aveva malsopportato il matrimonio del figlio con la discendente di una famiglia di industriali. Ekaterina non odiava quella gente ma meno vi si mescolava meglio era: perferiva, piuttosto, la compagnia della gente semplice, della plebe, di coloro che, senza pretese, lavoravano onestamente e si rompevano la schiena senza pretendere d'essere grandi signori ma impegnandosi per assomigliarvi, almeno la domenica.
"Posso… tentarla con una sigaretta, mio onorevole collega?" disse spingendo verso di lui il portasigarette d'argento.
 
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L'ultima boccata del prezioso agnello fu mandata giu', soddisfacendo quel senso di fame che da minuti lo aveva colto; fu lieto di osservare che la donna termino' prima di lui, era oramai raro che l'altro gentil sesso mostrasse la vera fame e non la semplice volonta' fuggitiva del cibarsi come dovere, piu' che come impegno nel tempo. Aveva ascoltato ogni minima parola, lasciandosi a sorrisi piu' che espliciti che andavano in contrasto con quelle fiorettate che la strega piu' anziana lanciava, per vincere il proprio match. L'educazione, tuttavia, gli impose di sorbire il discorso che ancora piu' la delineava e alla quale puntava sin dalle prime battute; gli occhi glaciali e adesso quel fumo uscente dalla prestigiosa e nobile sigaretta, sottolineavano ancora quella sua durezza e fermezza di carattere, come l'arco del trionfo francese o la porta di Brandeburgo in pieno piede di guerra, nella nebbia immaginata nel variegato fumo grigiastro smog uscente da quella bocca adesso carrarmato delle fila naziste. Un immagine forte e molto espressiva, cosi' come evidentemente la donna voleva palesarsi con l'uomo, nella schiettezza da tanto ricercata. Cedo nella tentazione, milady; puo' darsi che non mi passi piu' cosi' vicino. Sorrise, afferrando quella sigaretta dal proprio ``posto`` per rigirarsela fra le mani, spenta. Non era un fumatore; nella sua vita, aveva solo provato alla Mahoutokoro qualche tiro, ma non era compatibile con quelle mescolanze a lungo andare velenose; per di piu', cari amici avevano visto la compagna morte per colpa di queste. Questa - mostrava la sigaretta - e' in commercio grazie a quella suddivisione tra coloro che prendono decisioni e quelli che le mettono in pratica. Una grande fortuna, no? Sorrise, sarcastico, per metter sempre in bocca quella sigaretta ma mantenendola spenta; si poneva comodo sullo schienale, poggiando gli arti sulle comode imbottiture dei braccioli. Ben venga la suddivisione fra queste classi, ma vediamo di affidare al giusto posto e alla giusta categoria i due poteri. Quando l'economia e l'industria fanno politica al posto della societa', ecco che il male, le differenze, il caos e le rivoluzioni si scatenano. Non e' un complotto, e' logico rapporto di causa effetto, dettato da un sistema ``giustizia`` non funzionale dove la politica viene esautorata per trasformarsi in altro, ora tirannia, ora lobby elitaria....lasciando fuori il vero erede di quel potere di proposta e esecuzione, il popolo. In questo modo si accende la fiamma maligna che generera' caotico fumo. Si tolse la sigaretta dalla bocca, afferrandola come se la stesse fumando realmente, con indice e medio, per togliere la finta carta bruciata finale pigiando lestamente col pollice il mancante filtro. Il sogno che lei allude, quello da vivere nel reale, si chiama ``Convenienza``, una partita giocata a difficolta' ``facile``. Non e' una mia personale e buona attitudine quella di cavalcar l'onda di qualcosa, di approfittare di uno status quo piacevole alla propria individualita' o accontentarsi della fortuna giocante al nostro fianco. Questa e' retorica che fa male, nuoce a quell'ottimismo che mi prefiguro di portare avanti come lei dice. Quando cominceremo a pensare come qualcosa di unico e accomunato riusciremo forse a veder un interessante senso della vita e della politica a essa legata, a favore di tutti e non di pochi, soddisfacente la maggioranza senza arginare la minoranza, prima che tutto venga consumato come la stessa carta attorno al tabacco. Fece un altro falso tiro, per concludere successivamente la propria fumata, spegnendo con violenza quella sigaretta ancora intatta sul posacenere. In questo modo si spegne la fiamma, non consumando la carta, ma lasciandola integra prima che possa prender fuoco e avvelenarci. Sorrise, sperando di esser stato chiaro nel ragionamento, senza peccare di maleducazione nell'aver consumato una sigaretta integra in malo modo. La comodita', l'assistenza, il sostegno sono quei piccoli traguardi che gli anni di storia ci hanno concesso e che da tempo lasciamo oramai incolti. Forse dovremmo cominciare a coltivare, anziche' spargere sale e pesticidi, per la sopravvivenza di pochi e la perdita di molti. Questo e' pericoloso, non l'essere ottimista: io non vedo sostenitori, li cerco per poterli coltivare; non forzo, ma induco; non vieto, ma arbitro. Non c'e' un problema di linguaggio ``straniero``, ma di approccio. Sorrise, ancora, alzando la mano al cameriere, per farlo avvicinare e ordinare subito: Due sake', la bottiglia che le ho fatto mettere da parte; vorrei farlo assaggiare alla signora. Chino' rispettoso il capo, prima di volgere nuovamente lo sguardo su di lei: E' una buona annata; non sara' Rum, Whisky o Vodka, ma vale la pena sperimentarla qualche volta. Torno' a poggiarsi con le braccia sul tavolo, per concludere: A proposito del neo-eletto vice ministro: conosce gia' il tipo? Mi ritrovo a concordare con la gazzetta, ahime'. ``..un nome straniero mai udito prima, uno sconosciuto salito al potere..`` Citava la gazzetta, facendo le virgolette con le dita di entrambe le mani.
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