Merry Xmas!, Ma è già marzo?

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view post Posted on 3/3/2019, 21:09
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"Sekhmeth, ho bisogno di vederti urgentemente. Sulla Torre di Astronomia. Ora.”
Poche, concise, parole scribacchiate in fretta su un pezzo di pergamena. Il tono non ammetteva repliche e lasciava bene intendere che se non si fosse presentato celermente ci sarebbero state delle conseguenze.

«Se tutto va per il meglio, dovrebbe essere qui da un momento all’altro.» comunicò Atena, seguendo con lo sguardo il volo del rapace, in picchiata verso una delle tante finestre del Castello.
Non aveva dubbi che “tutto sarebbe andato per il meglio”: Hermes, la sua civetta bianca, era un volatile particolarmente ligio al dovere, forse il più efficiente che avesse mai avuto, e sembrava possedere doti di persuasione piuttosto convincenti - a suon di strilli acuti e arruffamenti di penne, a detta di quanti le avevano sperimentate.
Sulla Torre di Astronomia era ormai sceso il crepuscolo; le lezioni erano terminate, la cena si era conclusa e gli studenti si stavano appropinquando pigramente verso le proprie Sale Comuni. II pianerottolo della Torre era deserto, eccezion fatta per le loro cinque figure: lei, Amber, Niahndra, Eloise e Thalia. Prefetti ed ex-Prefetti della sua Casa; quanti, negli ultimi anni, avevano avuto la responsabilità di vigilare sul rispetto delle regole e che si distinguevano quali guide ed esempi per gli studenti più inesperti. Erano divenuti l’uno il supporto dell’altro e nel tempo, a legarli, più ancora del senso del dovere, era stata una sincera amicizia.
Accanto a loro si trovava un tavolino, su cui erano posizionati diversi dolcetti e stuzzichini, quanto bastava per uno spuntino veloce per poche persone. Sul muretto della Torre, lì accanto, una bottiglia di champagne e sei calici.
Via via, un po’ di vino non ha mai fatto male a nessuno.” aveva asserito poco prima, notando gli sguardi incerti – tra il furbo e il titubante - della giovane Eloise. Un sorriso sghembo le era sfuggito dalle labbra.
A qualche metro da loro riposava un silenzioso abete di Natale, ancora addobbato, ciò che restava dei festeggiamenti che, come di consuetudine, si erano tenuti ad Hogwarts durante il mese di dicembre. Chissà perché – aveva notato Atena - al momento di riporre le decorazioni se lo dimenticavano sempre, quell’abete, e lei per i mesi successivi si trovava a fare lezione in compagnia di quell’insolita mascotte.
Ma non era per una lezione che si erano recati sulla Torre, quella sera.
Atena aveva accettato di assecondare le ragazze e rendersi complice di quella sorta di incontro tasso-clandestino. Le Tassorosso le avevano espresso il desiderio di avere un momento solo per loro – loro ed Horus – e nonostante lei fosse poco incline ai facili sentimentalismi, non se l’era sentita di negare loro il permesso.
Purché, aveva detto, si trattasse di qualcosa di intimo, sobrio, essenziale.
Lui, ovviamente, non avrebbe dovuto sapere nulla. E così era stato.

♦ ♦ ♦


Il cigolio dei cardini in metallo sancì la fine dell’attesa ed annunciò l’arrivo imminente dell’ex Caposcuola. Atena fece un cenno con il capo in direzione della porta, per accertarsi che le ragazze portassero l’attenzione verso di lui, interrompendo i loro discorsi o le fila dei propri pensieri.

«Ti stavamo aspettando» disse, non appena Horus avesse fatto il suo ingresso. Il tono era placido, ben diverso da quello usato nella lettera; sorrise, un po’ per scusarsi, un po’ perché in fondo era lieta che fosse arrivato.
Avrebbe quindi lasciato che le ragazze lo accogliessero: tutto era stato deciso ed avevano una cosa importante da fare. Lei, nel frattempo, si sarebbe tenuta in disparte, con discrezione - non le dispiaceva, era invece una posizione più consona alle naturali inclinazioni del suo carattere - permettendo ai ragazzi di godersi a pieno il loro momento.

ATENA MCLINDER | CAPOCASA TASSOROSSO



Enniente, sorpresa! Non c'era forse qualcosa in ballo da un po' di tempo? :flower:
Quando vuoi, senza alcuna fretta, raggiungici sulla Torre; il turno passerà poi alle ragazze, che ti spiegheranno il reale motivo dell'incontro. *frufrù
 
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view post Posted on 7/3/2019, 18:23
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19 Anni ▴ Tassorosso▴ V anno

Horus R. Sekhmeth

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I
gradini si ripetevano identici uno dopo l’altro, infiniti. Li saliva a due a due, lo sguardo fisso davanti a sé, il cuore che batteva forte. Gli sembravano ore che stava correndo su quei maledetti scalini e per un momento aveva persino ceduto alla paura di esser rimasto fregato proprio dalla volubilità delle scale; in realtà, l’unica cosa che lo stava fregando era solo la sua ansia. Il messaggio che il gufo gli aveva recapitato —un foglietto scritto abbastanza frettolosamente da Atena— non ammetteva replica ed il tono che traspariva semplicemente da quelle poche parole non faceva presagire nulla di buono. In tutti quegli anni ad Hogwarts, non gli era mai successo di esser convocato in fretta e furia, figuriamoci a quell’ora.
Aveva lasciato la spilla ad Amber soltanto da pochi giorni: il passaggio di testimone era andato come previsto, senza alcun intoppo, la documentazione era stata fornita al Preside e firmato dalla Capocasa. Poteva essere andato storto qualcosa? Animato da quell’insolita e disturbante angoscia, Horus camminava a passo svelto nei corridoi deserti. L’ora di cena era appena terminata e ormai quasi nessuno si attardava fuori dalle Sale Comuni.
E se fosse successo qualcosa a sua madre? Era in effetti accaduto che alcune volte degli studenti venissero convocati dal proprio Caposcuola o Capocasa per essere avvisati di qualche disgrazia. Di quei tempi, pensò cupamente, non era nemmeno così impossibile.
Deglutì allora rumorosamente, mentre prendeva l’ultima rampa di scale che conduceva alla Torre di Astronomia. A fatica rallentò il passo e quando la porta dell’aula gli si parò davanti, Horus arrestò bruscamente il suo cammino. Si premette una mano sul petto e respirò piano, cercando di calmare l’affanno e la momentanea debolezza. Il gufo l’aveva colto in una Sala Comune semivuota, sommerso da una valanga di compiti che lo avevano costretto a saltare la cena. Aspettò così qualche secondo, tendendo le orecchie per cercare di percepire qualche suono oltre la porta, ma nessun indizio giunse in suo soccorso. Allora si ravviò i capelli con le mani, rimandando indietro le ciocche rosse e sistemandole alla bell’e meglio: non voleva dare l’impressione di essersi praticamente scapicollato —cosa che in effetti era accaduta. Infine, prendendo un bel respiro e col cuore in gola, aprì la porta della Torre.
Nel momento in cui la sua mano si era posata sulla maniglia, fu colto da un’epifania: se era davvero successo qualcosa di grave, perché era stato convocato lì e non nell’ufficio di Atena? Quando varcò la soglia, il dubbio era appena accennato sul suo volto, ma di lì a qualche secondo sarebbe stato più che palese.
« Professo...ressa? » La voce sfumò appena ed Horus si arrestò sull’uscio, spalancando gli occhi. Si era aspettato di trovare Atena da sola, ma quando vide i volti familiari delle sue Prefetto —no, errore, non erano più sue— rimase interdetto. Passò lo sguardo su ognuno di quei visi distesi: Eloise, Thalia ed Amber erano radunate vicino alla loro Capocasa. E… era un tavolino con del cibo, quello lì in fondo?
A quel punto, sentendosi dare il benvenuto da Atena, Horus era più che sicuro di avere dipinta sulla faccia un’espressione smarrita e confusa.
« Ma… che… sta... succedendo? » Domandò a tutte loro, le braccia lungo i fianchi e gli occhi che saettavano ora sul viso di Atena ora su Amber.
Questo sì che era un risvolto che nemmeno la sua più assurda paranoia avrebbe mai prospettato.


Role scheme © ˜Serenitÿ




:ow:

E fu così che si rivelò un pestaggio di gruppo
 
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view post Posted on 8/3/2019, 09:47
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Aveva chiuso gli occhi solo un secondo, quel debole e famigerato istante tra "giusto cinque minuti" e "adesso conto fino a dieci e li riapro". Subdolo, il suo organismo aveva aggirato facilmente i richiami della ragione e aveva vinto: erano passate due ore. Le foglie del piccolo alberello avevano iniziato a planare tra i suoi capelli come se nulla fosse, come se Amber non potesse rappresentare altro che il proseguo della distesa erbosa. E lei, addormentata, non aveva opposto resistenza. Docile, si era adagiata sopra il mantello aperto, convinta di potersi permettere di guardare il cielo per un attimo in silenzio. Il tempo di un sospiro sfinito e poi il vuoto l'aveva colta. Cercare un posto isolato del grande giardino le aveva permesso di dormire indisturbata ed il suo organismo l'avrebbe ringraziata, tanto quanto la sua mente l'avrebbe maledetta; faticava a trovare il tempo per studiare, come poteva permettersi di dormire? Aprì gli occhi e l'agitarsi del petto la costrinse a grandi boccate d'aria mentre tornava a sedersi di scatto. La mano aperta stretta al cuore. Ci volle qualche respiro profondo per scacciare il torpore che le si era incollato addosso, giusto il tempo necessario a chiedersi che ore fossero. A rispondere fu il suo stomaco: era ora di cena. Era in ritardo! Quella sera, oltretutto, aveva un impegno programmato da giorni e proprio non poteva arrivarci con la cera di uno straccio calpestato.

Sapendo del "piccolo rinfresco giusto per spiluccare due cosucce" che la Professoressa avrebbe generosamente offerto, non aveva esagerato con l'arrosto e si era limitata a riempire poco il piatto quel tanto che bastava alla sua sopravvivenza, prima di lasciare a grandi passi il salone e rinchiudersi in dormitorio. Era riuscita a nascondere uno sbadiglio alla piccola tassina accanto a lei. Dire che la giornata fosse stata faticosa, sarebbe stato un eufemismo, per di più aveva cercato di non incrociare eccessivamente lo sguardo di Horus per tutto il tempo, non perché non sapesse tenere un segreto simile - anzi, in genere la sorprendeva la sua stessa capacità di non dire nulla, né rilasciare indizi - ma perché temeva che la stanchezza depositata sulle ossa sottili si ripercuotesse sulle sue abilità mentali, e l'espressione del volto parlasse più del dovuto. Eppure l'idea di sorprenderlo quella sera con qualcosa che certo non si sarebbe aspettato, smuoveva il suo spirito a tal punto che si ritrovò a sorridere come una sciocca, a Fergus. Dal canto suo, il gufo si limitò a guardarla alzando l'immaginario sopracciglio e replicando l'espressione tipica di quando proprio non capiva quale problema avesse la sua padroncina. Il pacchettino rettangolare, di un bel color ottanio scuro, giaceva accanto ad Eve, sul copriletto. Una cordina dorata teneva ben saldo il coperchio del contenitore ed Amber perse qualche istante ad ispezionarlo: doveva essere tutto perfetto.

In piedi, circondata delle altre ragazze, dopo giorni di attesa si concesse di respirare. Era tutto allestito a dovere, il banchetto semplice ma funzionale faceva da sfondo - assieme ad un albero di Natale? A Marzo?? - al pianerottolo della Torre di Astronomia, messa a disposizione dalla McLinder. E c'erano loro, i pilastri di Tassorosso che nel tempo avevano stretto un legame che andava ben oltre la semplice appartenenza alla casata e la persona che Amber sentiva di dover ringraziare avrebbe presto varcato la soglia della torre, inconsapevole. Horus era molto per lei, a volte anche più di quanto credeva di meritare. Guida, compagno di banco, appoggio e... amico. Era stato così complesso stringere legami tanto forti da quando aveva messo piede ad Hogwarts, che per i primi tempi aveva quasi pensato di non averne bisogno. Ma dopo aveva compreso. Non c'era debolezza nel chiedere aiuto alle persone giuste e non c'era inadeguatezza nell'appoggiarsi a qualcuno di cui ci si poteva fidare. Quasi tutte le persone su cui sapeva di poter contare all'interno del castello, erano proprio lì quella sera. Mancava solo la "vittima".

Ebbe il tempo di guardare con orgoglio le sue compagne. Ognuna di loro aveva un compito cruciale quella sera! Ed in ultima ancora un cenno ad Atena, la Capocasa il cui supporto sarebbe stato essenziale per gli anni a venire. Erano tutte lì per lui ed implicitamente anche per Tassorosso. Il successivo cigolio dei cardini fu il segnale e lo sguardo di giada non attese l'incitazione tacita della docente, per posarsi sulla porta. Il cuore tamburellò, fremente. Le dita si strinsero appena attorno al pacchetto che teneva saldamente dietro la schiena con la mano sinistra. Aveva nascosto a dovere le occhiaie che minacciavano di scomporre la figura serena quella sera, anche se sapeva benissimo che Horus avrebbe letto della stanchezza nei suoi occhi, ma poco importava: al centro dell'attenzione doveva esserci lui. Un dolce sorriso le illuminò il volto quando finalmente il festeggiato fece il suo ingresso. Dovette sopprimere una risata nel vederlo effettivamente spaesato e confuso, e fu alquanto faticoso. «Horus» fece un passo avanti verso di lui, il sorriso appena più convincente. «Noi...» allargò il braccio destro perché il gesto coinvolgesse ognuna delle ragazze nella stanza, «... volevamo farti una sorpresa e...» lo invitò a fare qualche passo in più verso di loro, così da non limitare le interazioni nel metro quadro dell'uscio. Poi gli porse il pacchetto, ignara di come un pizzico di emozione avesse illuminato le pagliuzze dorate dell'iride destra. «... questo è per te.»

Non avrebbe detto altro, nell'attesa che lui lo aprisse, perché quel che vi avrebbe trovato sarebbe stato presto spiegato dalla prossima compagna. Era tutto racchiuso nello sguardo che gli aveva rivolto nel consegnargli il dono, condito dalla speranza che gli piacesse. Fece un passo indietro, pronta ad afferrare un calice nel momento opportuno e sollevarlo per lui.

Lui che era stato il faro di Tassorosso per anni.
Lui a cui sempre si era affidata nel momento del bisogno.
Lui che aveva difeso i suoi concasati a spada tratta senza fermarsi mai.
Lui che aveva servito la spilla con una forza che lei avrebbe faticato a replicare.
Lui che era l'esempio e l'amico che avrebbe sempre portato nel cuore.
Lui che non si sarebbe mai liberato di Amber...

Lui che era la Stella Polare.
* a Horus*


Ma guarda chi c'è. 💛
Nel pacchetto ottanio con il nastrino dorato, Horus trova una papera di gomma.
un bracciale:
Ogni sfera ha incisa una lettera, il cui significato ti verrà presto spiegato, stay tuned.

🍷 "a Horus"

PS: lo sai, non devo nemmeno dirlo.


 
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view post Posted on 20/3/2019, 16:39
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Thalia Jane Moran

Il sassolino liscio e nero come i suoi pensieri passò da un palmo all'altro, prima di esser lanciato con forza nelle acque scure e profonde del Lago Nero. Thalia lo osservò fluttuare in aria in quei pochi secondi, prima che la superficie increspata dal moto ondoso s'infrangesse sotto il suo peso leggero. Il vento spirava da est e fu in quella direzione che Thalia si voltò, richiamata dal gracchiare rumoroso di un stuolo di cornacchie. Un brivido le percorse la schiena, partendo dalla nuca, e si riscosse ancora una volta dai propri cupi pensieri al ricordo di ciò che l'aspettava proprio quella sera. Sfregò le mani tra loro per liberarsi di quei pochi rimasugli di sabbia ruvida e continuò ad osservare assorta le acque sospinte fino alla riva, a pochi passi da lei. Si era aspettata una chissà quale reazione dagli abitanti del Lago a causa di quel sassolino lanciato senza rifletterci troppo - un Avvincino infuriato o almeno un Maride minaccioso -, ma nulla era accaduto. Sospirò, volgendosi a braccia conserte verso il Castello, finalmente pronta a lasciarsi la distesa d'acqua alle spalle. Era tempo di tornare al proprio dovere, tra i compagni rumorosi e in vista di una cena di cui non avrebbe beneficiato come al solito. Quella serata sarebbe stata speciale.

Un capitolo si era chiuso ed un altro stava per cominciare. Aveva interpretato in quel modo l'accaduto: i G.U.F.O. di Patrick, la decisione di Horus di lasciare la spilla di Caposcuola e la successiva nomina di Amber. Aveva sorriso raggiante alla compagna, non appena la notizia aveva raggiunto lei ed Eloise, ma allo stesso tempo aveva provato un enorme senso di sconforto. Horus era e sarebbe rimasto il suo Caposcuola, la figura di riferimento a cui tutti - senza nulla togliere ad Amber - si sarebbero rivolti in caso di difficoltà. Non aveva avuto il modo né il tempo di elaborare un breve discorso di commiato per Sekhmeth, ma aveva intenzione di farlo quella sera stessa, con l'aiuto di Amber, Eloise e Niahndra. Il coinvolgimento attivo della McLinder non l'aveva sorpresa e, ancora una volta, apprezzò la capacità della Capocasa di essere ben più che una figura preposta a vigilare su tutti loro per conto del sistema. «Abbiamo tutto, non è così?» chiese, tesa per l'emozione. Lo sguardo cercò quello di Amber e le sembrò che anche la ragazza avesse pensato la stessa cosa: manca soltanto lui. Sorrise volgendosi alla porta, immaginando lo stupore tingersi sul volto di Horus non appena avesse varcato la soglia.

Aveva pensato molto a lui in quelle settimane e a tutto il lavoro svolto per la loro Casa nel corso degli anni. Se pensava al suo primo ingresso nella Sala Comune giallo-nera, ricordava una sensazione di rancore verso il Cappello Parlante stringerle la bocca dello stomaco per giorni interi. Col tempo, però, aveva imparato ad apprezzare quella stanza circolare nel cuore dei sotterranei, accerchiata dalle persone che ora attendevano insieme a lei l'arrivo della vera colonna portante di quella che era diventata una vera e propria famiglia. Non aveva bisogno di guardare Eloise, Niahndra o Amber per sapere che anche loro la pensavano allo stesso modo. Tutte loro avevano condiviso con lui momenti importanti, gioie e sconfitte incluse. Lottare con Horus per Tassorosso era stato un onore ed avrebbe portato per sempre nel cuore la sensazione che una parte di lei sarebbe rimasta legata a quel periodo. Era certa che non si sarebbe mai abituata all'idea di non incrociarlo al quarto piano, uscendo dall'Ufficio dei Caposcuola, dopo aver studiato i turni di ronda. Sorrise tra sé ricordando il provino per la squadra di Quidditch, le piccole festicciole passate insieme in Sala Comune e l'avventura con la Scuola di Atene. Ciascuna di quelle occasioni aveva visto Horus con loro, nonostante la stanchezza e la fatica di perseverare ogni giorno nell'adempiere al proprio dovere.

Il cigolio dei cardini annunciò, finalmente, l'arrivo del ragazzo che tanto aveva dato - e avrebbe continuato a dare - a quella Casa straordinaria. Lo sfarfallio del cuore nel petto testimoniò l'emozione crescente nell'ammirare lo stupore farsi strada sul volto del ragazzo. Giunse le mani davanti al volto sorridente, gli occhi lucidi a cercare lo sguardo delle compagne. Erano riuscite a sorprenderlo con l'aiuto di Atena, alla quale Thalia rivolse un cenno del capo come ringraziamento implicito per quella piccola festicciola privata. Attese che Horus si ridestasse dall'impasse emotiva a cui era stato sottoposto, prima di muovere un passo verso di lui. Temeva che la voce potesse tremare, così tacque per qualche istante prima di prendere un lungo respiro e cominciare. «Tassorosso è famiglia e tu ne sei il fondamento.» esordì, abbracciando con lo sguardo i presenti con commozione «In tutti questi anni ci hai guidato, consigliato e protetto.» Gli sorrise, non poté farne a meno, mentre le dita scioglievano il nodo della cordicella dorata e si apprestavano a strappare con cura la carta da regalo. «Sei fonte di ispirazione, Horus.» proseguì «E vogliamo che tu sappia che non ti libererai mai di noi, nemmeno per un istante.» Un sorriso malizioso le increspò le labbra, mentre lacrime di commozione s'impigliavano tra le ciglia; si avvicinò allora di qualche passo ancora, indicando il braccialetto che ora era ben visibile agli occhi di entrambi. Le lettere A -T -H -E -N -A svettavano nette sullo sfondo colorato. «Sono le nostre iniziali. Per ricordarti che ovunque tu vada, qualsiasi cosa farai... noi saremo con te.» Era una vera promessa e non soltanto parole.

Indietreggiò senza dire una parola in più, pronta a lasciare spazio alle altre. C'era ancora così tanto da dire e molto per cui ringraziare. Quando fosse giunto il momento giusto, Thalia emulò Amber, con un calice pronto per il brindisi finale. Tergendo la guancia umida, si sentì sciocca per un istante; poi, un unico pensiero le impegnò la mente, accompagnato da un tuffo al cuore.

*A Horus... che mi ha insegnato molto e continuerà a farlo.*

© Thalia | harrypotter.it

 
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view post Posted on 15/5/2019, 23:45
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all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

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Then you better
start swimmin'
Or you'll sink
like a stone









«Sparaschiocco.»
«Sparaschiocco?»
«Sì, Sparaschiocco. Sono seria.»

Lo sguardo di Eloise enfatizzò la frase, lasciando intendere che questa volta non stava scherzando. Camillo la osservò incerto, ma parve convincersi che non si trattava di una presa in giro.
Da quando l’idea di un momento celebrativo per il Caposcuola uscente era iniziata a balenare nelle teste dei Prefetti Tassorosso, la rossa si era subito posta il problema di come evitare che la Sala Comune esplodesse. Non che i membri dello staff fossero onnipresenti: c’erano momenti di buco, ma qualcuna bazzicava sempre dalle parti delle cucine. Per arginare la questione la Lynch aveva proposto di mettere su un torneo di Sparaschiocco - tradizione che non rispettavano da un bel po’ - e aveva fatto di Camillo il suo luogotenente per l’occasione. «Ma niente scommesse, okay?» Un guizzo furbastro balenò nello sguardo del Tassorosso, e non poté che rispecchiarsi sulle labbra di Eloise. Rivoltogli un saluto militare, la rossa si volse alla ricerca di Niahndra.
Pur avendo insistito a lungo al fine di essere lasciata in pace in quanto “Prefetto in pensione, ormai fuori luogo”, la mora non aveva avuto occasioni di scamparla: Eloise era stata irremovibile, e aveva insistito quotidianamente affinché partecipasse. Nonostante la questione pensionistica, Niah era rimasta a loro disposizione anche dopo aver lasciato la spilla, e non c’era ragione di escluderla da un momento così importante. E adesso, che era arrivato il momento dell’ascesa dei sette piani di Hogwarts, non sarebbe sfuggita alle sue grinfie.

In un bagno di luce vivida e intensa, la chioma della Tassorosso veniva stuzzicata dal vento giocoso che si infilava tra la sommità delle guglie di Hogwarts. Come sempre, di giorno, la Torre di Astronomia era deserta, un vantaggio che le concedeva di accedere liberamente all’uscita secondaria del suo personale passaggio segreto, e di godere di qualche momento di solitudine tra lei e l’Aria. Mancavano poche ore all’appuntamento che si era data con la fazione femminile dello staff di Tassorosso, e non voleva rinunciare a un’occasione preziosa di fare il punto. Esigenza che, ultimamente, si stava rilevando sempre più pressante.
Il suo mondo stava cambiando: Horus, una pietra miliare della Casata, cedeva il posto ad Amber nella carica di Caposcuola. L’entusiasmo e la cura che aveva infuso nel suo lavoro erano stati capaci di far sentire Eloise parte di una famiglia, di guidarla per tanto tempo, di responsabilizzarla e farla crescere. Era giusto che venisse celebrato. E Amber, che ora ereditava la sua spilla, aveva per certo un’attenzione per gli altri e una lungimiranza capaci di continuare con saggezza quel lavoro.
Lei stessa stava cambiando, e comprendeva appieno la scelta dell’amico. Se un anno prima qualcuno le avesse rivelato la piega che gli eventi avrebbero preso, era sicura che sarebbe rimasta spiazzata, sgomenta e delusa, ma ormai non era così. Il tempo aveva intessuto trame troppo grevi e profonde per essere trascurate in favore delle aspettative pregresse, e aveva inciso in ogni membro dello staff scolastico dei marchi inestinguibii. Sapeva quanto la Battaglia di Hogwarts e gli eventi successivi avevano inciso, sapeva quale era stato il percorso mentale che aveva spinto Horus fin lì, e gran parte di quel percorso lo condivideva lei stessa.
Il vento aveva preso a soffiare con persistenza, lì sulla guglia e nelle loro vite, e non poteva essere ignorato. I palmi delle sue mani lo percepivano, e lo comprendevano: il vento le suggeriva di abbracciare quel cambiamento, di spiegare le ali.

Arrivarono al pianerottolo della Torre di Astronomia con largo anticipo. Da un lato, una Niahndra taciturna e pronta alla fuga, dall’altro, un’Eloise loquace e spensierata, che faceva volontariamente orecchie da mercante all’implicita protesta. Aveva pregustato quel momento Tassorosso già da un po’ e, non appena aprirono la porta, notò con ammirazione l’accurato allestimento della stanza - albero incluso. Con le labbra all’ingiù e le sopracciglia agrottate, segno evidente della sua ammirazione, spostò lo sguardo dalla bottiglia champagne al volto della Capocasa, che le servì immediatamente una risposta pronta. «Che buffet di classe!» Sinceramente ammirata, si mise a studiare gli stuzzichini che li attendevano.
Fu felice di constatare che era lì, in cima Torre di Astronomia, il luogo in cui aveva vissuto uno dei momenti più sereni del suo percorso scolastico - e proprio in compagnia di quei colleghi. In nell’occasione Atena aveva mostrato tutto il suo talento nell’insegnare e affascinare con la conoscenza, facendo della masterclass dedicata al Vernal Equinox una delle lezioni che più le erano rimaste nel cuore. Quel tetto di stelle era al suo posto, a fare da sottofondo a una serata già magica. Prese posto accanto alle compagne, preparandosi ad accogliere l’arrivo del Caposcuola uscente, ma entrante a breve.
Era abbastanza sicura che non avesse sospettato nulla del piano malvagio architettato a dovere, ma non ne ebbe la certezza finché non vide il suo volto fare capolino dalla porta. La sua aria trafelata e sbigottita, unita al rossore appena percettibile sulle gote e all’interrogazione impressa nello sguardo, le diedero un brivido di esultanza - ci erano riuscite! L’avevano colto alla sprovvista e non si erano tradite.
Pur credendo di essere preparata a quel momento, la solennità del passaggio avvolse anche la sua gola. Era la fine di un’era, di un periodo in cui la Casata aveva visto la gloria e aveva dovuto sopportare fatiche per cui nessuno dei suoi membri era pronto. Vittorie e sconfitte si erano susseguite, e in ogni occasione Horus era stato un pilastro per ogni studente di Tassorosso.
Imprecò mentalmente contro le compagne: le parole che uscivano dalle loro bocche erano talmente pertinenti da lasciarla sgomenta, da suscitare quel classico nodo alla gola che chissà come si converte in un luccicare di lacrimucce. Sapeva di non essere in grado di esprimersi altrettanto solennemente, così, quando Thalia concluse, si concesse un momento per respirare e per lasciare a Horus il tempo di osservare il bracciale.
Alla fine, la cosa più sensata da fare fu di stringere il collo della bottiglia di champagne. «Insomma, goditi la serata e non illuderti di startene più tranquillo, da ora in poi...» La voce tremolava lievemente, mentre le sue dita trafficavano con la gabbia del tappo. Una modesta pressione alla base, e comprese che era pronto per saltare. «A Horus!» Un sonoro POP! annunciò che la bottiglia era stata stappata, e un piccolo sbuffo di vino frizzante sgorgò dalla punta. Colmò il primo calice e subito lo porse al ragazzo, incrociando il suo sguardo: se prima c’era stata una punta di commozione, ora i suoi occhi tradivano una chiara e riconoscibile nota di furbizia.


For the times
they are a-changin'







(non mi emoziono mica)
 
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4 replies since 3/3/2019, 21:09   277 views
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