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| PS 160 » PC 110 » PM 110 » EXP 24 Ascolto' la ragazza risponderle, e mentalmente si ritrovo' a ribatterle: *Si, certo che ci finisci all'ospedale, al manicomio*. Ana era tutto fuorche' socievole, questo lo sapeva, ma almeno una volta ogni tanto si sforzava di essere umana, almeno all'apparenza, percio' quelle parole si limito' a pensarle invece che dirle ad alta voce. Non si sorprese piu' di tanto quando le rivelo' di essere Medimaga - insomma, a quel commento sull'ospedale le spiegazioni erano due: o era una paziente in pianta stabile e aveva istinti suicidi, o ci lavorava. All'improvviso, si ritrovo' a dover trattenere un sorriso. Quella ragazza era una contraddizione ambulante: medimaga che non si ricorda che potrebbe prendere freddo con quelle temperature; sempre medimaga che faceva jogging, ma fumava. Dio, cos'altro nascondeva sotto quel bel faccino? Di colpo, piu' che a una ragazza giovane, tremendamente sbadata e incazzata con il mondo intero vide un esserino interessante, qualcosa che valeva la pena studiare, in un certo senso. O almeno osservare per un altro po'. Oltre alla storia a lei piaceva la psiche umana, e quella ragazza aveva abbastanza opposti e conflitti dentro di se da far godere un qualsiasi strizzacervelli. E distarre lei per almeno un quarto d'ora.
- Si, certo, perche' no? - acconsenti'.
Se si sentiva in dovere di offrire un caffe' ad una sconosciuta che le aveva suggerito di coprirsi, quella "Lia" doveva avere una vita piu' deludente di quella di Ana, il che era tutto dire. Non provo' dispiacere per lei - da quello che le risultava la compassione non rientrava tra quella manciata di emozioni che era in grado di provare - ma ritenne uno spreco che una ragazza cosi' giovane, bella e con una carriera promettente non vivesse una vita rosea e felice. A riconferma che la vita e' una gran puttana e la prima che ti frega.
- Mi chiamo Ana, comunque - le disse alla fine, avvicinandosi con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni.
No matter how much success you have — no matter how many opportunities, fame, fortune, no matter how many people accept you to your face — the person that really needs to accept you is you.
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