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| Prosegue dalla quest lavorativa A colpo d'occhio. Fuoco. Dietro le palpebre chiuse, precipitava in una voragine ardente. Le fiamme lambivano il suo corpo in una carezza distruttiva. Elizabeth urlò e, destata dal suo stesso grido, aprì gli occhi. Intorno a lei, sagome bianche si muovevano, silenziose e frenetiche, su uno sfondo ancora più bianco. Bianco, non rosso. Il respiro affannoso si calmò, mentre un barlume di coscienza si faceva spazio tra le fiamme che, indomabili, ancora la facevano da padrone nella mente annebbiata della strega. Non era nel mezzo dell'incendio. Era al San Mungo. Non stava bruciando Stava guarendo. Seguendo con lo sguardo i Medimaghi che si affaccendavano sulla sua carne martoriata, strinse i denti e ricacciò indietro le lacrime di dolore che si affollavano agli angoli degli occhi. Quel tormento atroce, dopotutto, era un buon segno: significava che il fuoco non aveva morso troppo in profondità, non aveva lesionato i nervi, non aveva danneggiato il suo corpo in maniera irreparabile. Certo, per essere un buon segno faceva dannatamente male. Richiuse gli occhi e si concentrò sul proprio respiro - inspirare, espirare - mentre i ricordi delle ultime ore riemergevano lentamente. Aveva avuto la meglio sull'attentatore che aveva manomesso l'anello, rischiando di provocare chissà quanti morti. Ogni muscolo di Elizabeth si contrasse di rabbia al pensiero, per poi irrigidirsi allo spasmo di dolore che ne seguì. Quella testa di bubotubero avrebbe fatto meglio a sperare di essere messo sotto chiave e di rimanerci a lungo, perché se mai se lo fosse trovato davanti gli avrebbe fatto rimpiangere di essere nato. Strinse i pugni, sussultando per l'improvvisa fitta alla spalla che quel pur piccolo movimento aveva causato. Una mano gentile le strinse il braccio in una muta ingiunzione: doveva stare ferma. Meglio distogliere la mente da quel tizio, allora, o entro pochi minuti sarebbe saltata giù dal letto per andarlo a cercare. Inspirare, espirare. Di cosa fosse successo dopo il suo disperato - ma riuscito, ripeté a se stessa con profonda soddisfazione - tentativo di fermare l'incendiomagico, Elizabeth ricordava molto poco. Dovevano averla sedata, ma con un residuo di lucidità aveva riconosciuto Alastor nella tondeggiante sagoma che le si avvicinava. Aveva visto la bocca del mago muoversi, ma non era riuscita a cogliere le sue parole. Prima di cedere al sonno indottole, aveva guardato Alastor negli occhi e, sollevando faticosamente la testa, aveva sputato fuori poche lettere: «Leah?» Solo quando lo aveva visto annuire rassicurante si era abbandonata all'oblio. Il seguito era avvolto nella nebbia. La strega sollevò a fatica le palpebre, guardandosi intorno: in effetti, anche il presente si stava facendo insolitamente nebbioso. L'ultima cosa che Elizabeth vide, prima di scivolare nuovamente in un sonno agitato, fu un guizzo rosso alla propria sinistra. PM: 113/123 PS: 131/186 PC: 93/123
Ustioni estese su entrambe le gambe. Scheggia nella spalla destra.
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