Symphony, Privata.

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view post Posted on 28/5/2019, 20:19
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss
‹ Auror ‹ Ex Grifondoro ‹ 27 anni ‹ Irlandese


L’ora di punta era ormai terminata da un pezzo e l’Atrium del Ministero della Magia non era più così intasato come poche ore prima, in cui i dipendenti di vari livelli si davano battaglia per uscire e godersi in santa pace la pausa pranzo, sgomitando, spingendo o pestando i piedi ai propri vicini. Aiden e Maurizio però avevano avuto la brillante idea di avviarsi mezz’ora in anticipo, battendo per un soffio la calca di persone in arrivo dagli ascensori.
Dopo una mattinata spesa in ufficio a riordinare alcuni fascicoli, ci voleva proprio un pranzo in compagnia di una faccia amica e per fortuna poteva sempre contare su Maurizio, oltre ad un buon tavolo riservato soltanto per loro nel locale in cui andavano spesso a rifocillarsi. E mentre mangiavano - l’appetito di Weiss era aumentato a tal punto da consumare ben due kebab! - presero a scherzare su quanto era accaduto alla Fiera di San Patrizio, ridendo sguaiatamente per il pezzo improvvisato davanti allo stand di Sinister.
«La prossima volta proverò a minacciarla di farle chiudere bottega, voglio vedere come reagisce!» sghignazzò tra i denti una volta che finì di divorare il secondo kebab.
Una volta terminato il pranzo e bevuto un caffè degno della patria di Maurizio, Aiden salutò l’amico e prese la via del ritorno al Ministero, consapevole che un’altra pila di documenti lo attendeva sulla sua scrivania, avidi della sua elegante firma.

Quando mise piede nell’Atrium del Ministero, non fu affatto sorpreso nel notare un po’ di traffico nella zona dei camini, in cui Maghi e Streghe di ogni età andavano e venivano a seconda dei propri impegni.
Il giovane Auror avanzò lentamente, sistemandosi le maniche della camicia bianca che aveva indosso quel giorno, abbinata a dei pantaloni eleganti neri e un gilet del medesimo colore. Non si vestiva spesso in modo così raffinato ed ordinato, specialmente quando doveva andare in missioni o ronde; però quando si trattava di una giornata di servizio unicamente in ufficio, poteva concedersi quel lusso e lasciare l’abituale abbigliamento casual nell’armadio.
«Giovanotto, fa attenzione! Mi stai pestando la tunica!» sbottò un uomo più basso di lui, piuttosto tarchiato e con una tunica più lunga del normale. Aiden dovette abbassare la testa per poterlo guardare in volto, trovandolo grossomodo simile ad un grosso tricheco mezzo stempiato e con la faccia paonazza, mentre ansimava pesantemente. Il fulvo non seppe dire se l’uomo avesse corso a causa di un ritardo o perché il suo piede stava trattenendo la tunica e quindi, di conseguenza, lo stava strozzando.
Levò il piede il più rapidamente possibile. «Mi scusi, signore. Non avevo visto che...»
«Sì sì. Ho notato che non hai visto un accidente di niente!» sbottò l’uomo, irritato. «Gioventù… Puah! Sempre più distratti!» E se ne andò in fretta e furia, per quanto la sua stazza lo consentisse, sollevando appena la tunica come una sorta di sottana.
Aiden rimase interdetto e batté le ciglia con aria confusa. Aveva chiesto scusa per una cosa che poteva capitare a chiunque, non riteneva quindi opportuno prendersela per così poco. «Bah!» mormorò, scrollando le spalle. Non erano affari suoi se certa gente nasceva maleducata.
Si avvicinò sempre di più verso la zona degli ascensori, guardandosi intorno mentre attendeva in fila il proprio turno.



Si può avere il titolo con questo colore #232b2b? :fru: Grazie.

Maurizio è stato citato con il suo benestare, KC non è stata bullizzata :secret:
Qui trovi il font usato nel mio code se vuoi vederlo [x]

 
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view post Posted on 29/5/2019, 23:54
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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V Livello << Come la signora può notare questa casa del XIX secolo è molto luminosa. E, come da lei richiesto, indipendente. >> disse il signore dell'agenzia immobiliare che Ekaterina aveva contattato per l'acquisto di una casa Londinese. <<sì, sì lo noto… e il giardino?>> chiese monocorde l'anziana donna. << Il giardino sarà ottimo per delle feste, è piuttosto grande e la siepe impedisce gli sguardi indiscreti >> si affrettò a dire l'agente. << Mi prende in giro?>> chiese seria la Ministeriale << Che feste dovrei organizzarci? Mi ha presa per una selvaggia proveniente dalle colonie? >> l'uomo, con un accento chiaramente americano, sembrò piccato dall'espressione "colonie". << Sarà già un grande successo se la casa sarà pronta per la mia veglia funebre >> disse pensosa. Questa volta, però, l'uomo decise bene di non intervenire ma di cambiare discorso << Nel caso decidesse di avere una famiglia di badan- ... domestici c'è un piccolo appartamento all'ultimo piano che può essere usato in tal senso >> . L'anziana, vestita di un tailleur grigio antracite, gonna e giacca abbinate, si aggirava guardando ogni particolare e, quando il giovane menzionò l'ultimo piano, fissò lo sguardo su per la tromba delle scale appoggiandosi interamente al bastone che scomparve, assorbito dalle pieghe dell'impermeabile beige << Non credo sarà il caso. Rufus normalmente dorme sotto il lavandino, mi sembra, ma grazie dell'informazione >> a quest'affermazione il babbano strabuzzò gli occhi non sapendo come motivare la cosa e si chiese se fosse il caso di chiamare la polizia o se l'anziana donna dai bianchi capelli scolpiti in una posa severa fosse vagamente picchiatella e stesse parlando di un gatto. Finì per pensare che si riferisse ad un gatto; sì, si disse, Rufus era il degno nome di un grasso gatto marroncino, magari instupidito dagli anni. Già cominciava a figurarsi la bestiola, girare per la casa con la testa costantemente inclinata da un lato e la coda costantemente in movimento, quando la vecchia, interrompendo il filo dei suoi pensieri, disse << Ci penserò molto attentamente, anche perché chiedete una cifra niente male. Arrivederci >> e pronunciato ciò sorrise come se, in realtà, il denaro non fosse un problema. Uscì, prima che il giovane potesse salutarla, accendendosi una sigaretta e sistemandosi un foulard a tinte porpora e nere stretto in testa ad impedire che il vento le scompigliasse i capelli. Guardò l'orologio: la pausa pranzo stava giungendo al termine.

La donna entrò nell'Atrio del ministero pensierosa, si fermò un istante a sciogliersi il nodo del foulard che lasciò poi scivolare attorno al proprio collo. Era già la quarta casa che vedeva e, con orrore, le si affacciò in mente l'idea di esser costretta a comprare un appartamento. "Appartamenti" pensò "Roba da pezzenti che s'indebitano per comprare le case, da terzo stato". Eppure la grande casa di Thornton era distante da Londra; avrebbe voluto cominciare ad usarla solo nei fine settimana e per i ricevimenti ufficiali. Così da poter vivere a Londra, più vicina al cuore pulsante del potere Britannico. Mentre Ekaterina si avvicinava a quelle gabbie per uccelli che l'avrebbero condotta verso il suo ufficio, aiutandosi con il bastone, notò una scenetta tra un giovane ben vestito ed un vecchio a dir poco opulento, quasi pachidermico. Il vecchio ringhiò qualcosa e, corricchiando, si diresse nella direzione di Ekaterina e la oltrepassò. Lei trattenne a stento un sorriso quando incrociò lo sguardo infuriato dell'uomo con la tunica larga e, facendolo , si distrasse con il risultato di mettere un piede in fallo. Con una sveltezza che sorprese soprattutto lei stessa riuscì a puntellarsi con il bastone, salvandosi da una rovinosa caduta, ma nell'affrettarsi le cadde la borsetta che sparse alcuni oggetti, tra cui numerose brochure di case signorili, un portasigarette d'argento e alcune monete, sulle piastrelle della grande sala. Lo sforzo di rimanere in piedi le aveva causato una fitta al bacino che la fece rimanere immobile, come pietrificata, per qualche istante. Cercando di nascondere il dolore pungente e secco, sorrise in direzione del giovane. L'imbarazzo la pervadeva tanto quanto il dolore. << Sarebbe così gentile da usarmi la cortesia di… >> disse indicando con lo sguardo la roba sparsa per terra.

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view post Posted on 31/5/2019, 17:22
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Aiden Weiss
‹ Auror ‹ Ex Grifondoro ‹ 27 anni ‹ Irlandese


Lo sguardo vigile dell’Auror tornò nel punto in cui aveva visto l’uomo scorbutico scomparire qualche attimo, inghiottito dal resto della folla, venendo attirato dal tonfo di un oggetto caduto a terra. Evidentemente quel grosso tricheco, oltre ad avere gli abiti eccessivamente sformati e la mancanza di educazione, non possedeva nemmeno il senso del tatto nei confronti di una donna. Gli occhi di Aiden, infatti, intercettarono una figura snella ed elegante, appesantita dall’età avanzata, ma che comunque sapeva trasmettere una certa autorità e compostezza. Notare come persino al Ministero vi fossero uomini privi di riguardo nei confronti di una povera signora, lasciandola in serie difficoltà a causa della sua più che naturale condizione, fece stizzire l’Irlandese al tal punto che serrò la mascella per la rabbia; ma non durò a lungo, giusto quel tanto che bastava per far comprendere alle due persone che lo separavano dall’anziana Strega di spostarsi e cedergli il passo.
Con poche e lunghe falcate, l’Auror non fece nulla per estrarre la propria bacchetta e consegnare la borsetta alla legittima proprietaria con tutti i suoi effetti perfettamente in ordine, piuttosto si chinò come un qualsiasi Babbano e cercò di riservare alla signora la cortesia che le era stata negata. E non lo fece per insultarla, semmai per dimostrare che un vero uomo rispettoso delle buone maniere e del bon-ton si sarebbero esposto volentieri nel compiere qualche fatica per una donna, anche senza l’ausilio della magia. Se non altro suo nonno non si sarebbe mai potuto lamentare su quell’aspetto che aveva impresso a fuoco nel nipote, istruendolo con il pugno di ferro affinché diventasse un perfetto gentiluomo.
«Ecco qua, Madame.» mormorò con garbo una volta riempita la borsetta con tutti gli oggetti che erano sfuggiti, porgendola infine alla donna. «Sta bene? Vuole che la accompagni al suo livello?» Voleva accertarsi che la Strega non avesse riscontrato problemi o qualsivoglia disturbo nel tentativo di recuperare lei stessa i propri effetti personali.
Osservandola bene, più nell’aspetto fisico che nell’abbigliamento, il giovane Weiss avrebbe potuto facilmente concordare che la donna un tempo doveva essere stata davvero attraente agli occhi degli altri uomini. In un certo senso - pensò - le ricordava sua nonna Aoife: anche lei aveva conservato una parte della propria bellezza e in gioventù, come spesso aveva raccontato ai nipoti, aveva fatto strage di cuori, ma venendo conquistata soltanto dal suo Regan.
Continuò a fissare la donna, in silenzio, attendendo una risposta o anche un semplice gesto da parte sua.




 
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view post Posted on 6/6/2019, 08:22
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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V LivelloTempestivamente il giovane contro cui il signore aveva avuto da ridire si avvicinò a raccogliere il contenuto della borsetta precipitata al suolo. Un moto di repulsione la colse vedendo l'estraneo sfiorare i suoi effetti sparsi per terra, moto che venne nascosto mentre la mano ossuta recuperava la borsetta e la faceva scorrere sul braccio sinistro fino a raggiungere l'incavo del gomito.
« Le sono molto obbligata, signor…?» disse aggiungendo una punta interrogativa sul finale. Scrutò l'uomo con attenzione e senza pudore. Si immerse negli occhi intensamente blu, scandagliò la fronte ed i capelli rossi e fiammeggianti. L'uomo la superava in altezza di parecchio ma lei non si sentiva intimidita.
Attorno a loro la folla si accalcava, in file più o meno ordinate, per poi raggiungere gli ascensori. Ekaterina non aveva mai amato la folla: era caotica e imprevedibile. Infatti come la nebbia e le foreste, la folla, offriva dei vantaggi e degli svantaggi tattici: offriva rapida via di fuga per chi volesse nascondersi ma poteva celare il sé la mano armata di chi voleva colpire. Non diede a vedere il proprio fastidio nel rimaner ferma in mezzo alla corrente tormentosa di persone.
« Lei non è un visitatore, mi sbaglio? » aggiunse notando l'assenza di spille identificative, mentre tendeva verso l'uomo la mano destra. « È raro incontrare ancora dei giovani galantuomini, in questo periodo. » disse tendendo un sorriso formale da guancia a guancia. « Pur essendo molti più di quanto si possa sospettare »
Temporeggiò disinvoltamente prima di presentarsi e certamente non avrebbe acconsentito a farsi scortare prima di una presentazione formale.
Non aveva ragione di temere nessuno ma sarebbe stato stupido sottovalutare ogni pericolo; aveva, d'altronde, organizzato scenette ben più elaborate in luoghi altrettanto insospettabili per i più disparati scopi. Ci voleva poco a organizzare la scenetta dell'ascensore e si sarebbe raccomandata di trovae un modo di far perdere l'equilibrio al soggetto interessato, lei in questo caso, così da poter soccorrerla con solerzia e intessere un legame empatico, così da poter sfruttare l'empatia per disinibire ogni possibile muro del contegno e della riservatezza ed aprire la porta alla conversazione che, si sa, conduce alle confidenze. E se questo fosse stato il piano, se effettivamente fosse stata una trappola, lei ci era caduta senza opporre resistenza così come cade dall'albero un fico maturo. La prudenza non è mai troppa, soleva dire in un'altra vita. Si vedeva, ormai, senza sforzo che stava diventando sbadata. Tornò a concentrarsi sull'interlocutore.
Il bell'abito che indossava l'uomo lo faceva apparire importante ma, d'altro canto, a chi non piace apparire importante? In un contesto lavorativo, molto più che la sostanza, è l'apparire che permette una rapida ascesa, specialmente se il contesto lavorativo è in ambito politico. Ekaterina sapeva quanta politica fosse necessaria pur nella burocazia e quanta cura servisse per dischiudere le porte di una promozione.
Magari, d'altro canto, si trattava di un giovane caposezione. Il ministero britannico sembrava essere piuttosto generoso con i meno esperti. Spesso più che un Ministero pareva d'essere in un concorso per giovani di talento, nei quali si vedono dodicenni con le più strabilianti capacità.
L'uomo che aveva difronte non sembrava, però, una scimmia ammaestrata. Non aveva l'apparenza che hanno gli enfant prodige, né sembrava il tanto arrogante, quanto inesperto, giovinotto posto in alto per amicizie paterne. No, ad un primo sguardo, dalla scelta di non estrarre la bacchetta per raccogliere la borsa e dal modo di porsi, sembrava qualcuno che lavorasse sodo. Perfino troppo.
Era forse uno zelante? Ekaterina odiava gli zelanti. Nello zelo c'è l'errore molto più che nell'inattività. Si disse.

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view post Posted on 11/6/2019, 17:51
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Aiden Weiss
‹ Auror ‹ Ex Grifondoro ‹ 27 anni ‹ Irlandese


«O’Connor. Murtagh O’Connor.» rispose prontamente, con naturalezza, nella speranza che passasse per una cosa vera e autentica. Non era un caso che la lingua dell’Irlandese si fosse mossa a briglia sciolta, sancendo una falsa identità che neanche lontanamente gli apparteneva, ma che gli era quanto mai necessaria per la propria sopravvivenza. L’istinto si era innescato come una molla, perpetrato da un’abitudine che a stento si sarebbe spenta e che aveva iniziato ad adottare dalla sua assunzione come Auror. Troppe volte si era promesso di non cadere vittima dello stesso errore di suo padre, di non concedere facilmente la propria fiducia o altro terreno fertile per poterlo colpire a tradimento.
Non era la prima volta che assumeva un’identità fittizia con un estraneo e pertanto non provò alcun rimorso a riguardo; non più di tanto per lo meno. Certo, odiava mentire, però sapeva anche che non aveva altra scelta e che simili maschere erano il solo modo per vivere il più a lungo possibile e quello era il suo scopo primario, specialmente in qualità di Auror. Era anche vero, tuttavia, che la propria natura diffidente e guardinga aveva rafforzato questa sua prassi e che, di conseguenze, non poteva farci proprio nulla.
Ahhh Weiss, il solito volpone! si disse mentalmente.
Non poteva sapere che tipo di persona fosse l’anziana Strega, era la prima volta che la vedeva al Ministero, ma sebbene si presentò in maniera molto educata e - in un certo senso - affabile, Aiden non se la sentì di comportarsi diversamente, in toni troppo confidenziali. Era molto più matura di lui, sapeva esattamente come funzionavano le cose nella vita e quindi non era di certo una sprovveduta. Non che nutrisse alcun tipo sospetto, semplicemente la sua fu una mossa del tutto preventiva.
«A chi ho avuto il piacere di dare assistenza?» domandò di rimando, con un sorriso gentile. «Oh no, sono solo un umile dipendente della Divisione Bestie, Esseri e Spiriti. Sono per lo più fuori sede, salvo riunioni o questioni burocratiche.» L’ennesima cavolata partorita sul momento, ma la sputò fuori con una tale convinzione, pur di farla passare per veritiera, che ci avrebbe creduto lui stesso. Del resto gli adulti erano tutti bravi attori, il difficile era capire fin dove si spingevano con la recitazione.
Abbozzò un secondo sorriso, le guance tinte di una sfumatura più rosata, palesando quanto quel commento l’avesse toccato nel profondo. «Dovere, Madame. Mio padre diceva sempre che le cortesie fanno gli amici e la maleducazione crea nemici.» Fece un segno piuttosto eloquente alla fila di dipendenti che stavano attendendo il proprio turno per accedere agli ascensori. «Prego, le cedo il posto.»



Pardòn, con sto caldo i neuroni fondono come una la gelatina lasciata al sole.
@-@
Spero di aver scritto in modo chiaro.
Perdona il volpone, ha pessime abitudini ù-ù

 
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view post Posted on 12/6/2019, 10:23
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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V LivelloIl nome le si stampò in mente, a fuoco. « Allora, Signor O'Connor, mi protesto onorata di fare la sua conoscenza. Io sono Ekaterina Elena Sergeevna Obraztsova. » simultaneamente allo scandire del nome fece una leggera riverenza con il capo. Movimento che ripeteva spesso, era un gesto vestigiale degli insegnamenti di etichetta impartitile durante il breve periodo della sua giovinezza, in cui i Regni e gli Imperi stavano rapidamente collassando sotto il peso dei cadaveri della seconda guerra mondiale babbana, con la speranza che, dopo la nuova Restaurazione chiamata a gran voce dalla sua famiglia, potesse essere presentata come debuttante tardiva presso le corti europee. Così non avvenne, chiaramente, e alla giovane Ekaterina rimase un bagaglio di gesti beneducati ed inutilizzabili in un mondo svuotato delle corti, come lo era la perfetta riverenza che ancora sapeva fare, come lo era la postura da seduta che spesso avevano scambiato per retaggio di un passato di danza classica, come lo erano i gesti posati e l'arroganza celata dietro un velo di parole gentili. Questi modi le avevano permesso di essere il luccio nella vasca dei pesci rossi, il predatore formidabile che era stata in un passato distante tanto quanto le corti e gli zar.
Non aveva idea di cosa fosse la Divisione Bestie, Esseri e Spiriti, sapeva di disinfestazione. Un mestiere poco nobile ma necessario. D'altronde qualcuno doveva occuparsi dei subumani in crescente numero, delle riserve in cui stipare i relitti di un'era medievale in cui bestie ed altri animali mostruosi terrorizzavano la gente per bene. Anche lei, a suo tempo, aveva organizzato una branca di questo lavoro ed, infatti, il numero di centauri, maridi, goblin, troll e lupi mannari e altri animali fantastici e fantasiosi era drasticamente diminuito durante la sua operosa permanenza ai vertici dello stato. Non che si fosse mai curata di quelle responsabilità, il Dipartimento Rapporti era vasto e sotto le sue cure ricadevano anche le relazioni con i cosiddetti esseri, che lei preferiva definire "scherzi della natura" o "subumani" e le relazioni erano state gestite nei migliori dei modi: se venivano trovati fuori dalle loro zone come la Foresta Nera o quella della Turingia venivano liberamente cacciati. La cosa divertente, che, in un primo momento, nessuno aveva notato, era che il disboscamento di quelle zone da parte dei babbani era ancora in atto e dunque il limitare del bosco non era altro che un cappio che si stringeva attorno a loro. La sua convinzione era semplice: il mondo è degli umani, non c'è spazio per altri. Esseri da zoo, ecco cos'erano, fatti per vivere nelle fiabe dei Grimm. E fosse rimasta un po' più a lungo al timone, la Germania sarebbe stata epurata da quelle simpatiche bestiole che non volevano arrendersi al fatto che erano essere mitologici e fantastici e, perciò, alla fantasia e alla mitologia dovevano essere relegati. E nemmeno gli spiriti le andavano a genio, ombre di egoisti che vogliono permeare le stanze che hanno abitato in vita e che diventano, alla lunga, infestanti come i doxie e perciò meritevoli, anche loro, di essere oggetto della disinfestazione.
« Non ho mai avuto il piacere di collaborare con questo dipartimento. Vi occupate della regolamentazione di tutto quel mare magnum di realtà animali e di esseri? » scosse la testa simulando un certo qual sconcerto « deve essere un pasticciaccio, se mi permette! Non saprei proprio come occuparmi di cose del genere, dovrebbero dedicarvi una statua per averci evitato invasioni di troll rivoltosi! » rise educatamente.

A quel punto, cambiando discorso in risposta all'uomo, non cessò di sorridere e sentenziò: « Suo padre aveva ragione, ma talvolta anche le persone verso cui siamo gentili sanno colpire nel ventre molle. Bisogna tenere a mente che fidarsi è bene ma tutelarsi è meglio. » aveva ciò che le serviva, il signor O'Connor poteva essere dunque fascicolato.
« Obbligata. » disse mentre entrava nella gabbia e non appena fu dentro continuò « Posso offrirle un tè per esprimerle mia gratitudine? » camminando zoppicò un po' meno di quanto avrebbe fatto se fosse stata da sola, la caviglia le doleva così come l'anca e la schiena. "Prima o poi" pensò "dovrò farmi vedere al San Mungo".

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No problema, perdona il manifesto alla disinfestazione ma mi hai dato lo spunto per esprimere ciò che pensa la vecchia di queste cose. Perché non era ancora odiosa abbastanza. :gelato:
 
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view post Posted on 2/8/2019, 14:53
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Aiden Weiss
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Fu strano per Aiden assistere ad una così corretta ed elegante dimostrazione dell’etichetta: prima di allora non aveva visto quasi nessuno esibirsi in quel modo, sentendosi come un’anomalia, un relitto proveniente da un tempo ormai morto e sepolto; ma, in fondo, quella donna doveva avere - su per giù - la stessa età di suo nonno e di certo era una delle poche persone che ancora sapevano tenere vivo il ricordo dei meccanismi del passato. Regan, infatti, aveva sempre calcato con mano severa e autoritaria l’istruzione dei propri nipoti, non badando a spese o altro, pur di preservare ogni piccola sfaccettatura delle cosiddette tradizioni di famiglia. Il bon-ton era sempre stato all’apice di tutto, persino della carriera Auror che aveva caratterizzato la famiglia Weiss da secoli.
Se era un perfetto gentiluomo era solo per merito del vecchio Orso.
«Molto lieto, Madame Obraztsova.» esordì, a seguito della presentazione della donna, il cui nome venne subito accostato alla vasta Russia, oltre a venire racchiuso in uno dei tanti compartimenti mentali che affollavano la mente del giovane Occlumante alle prime armi.
Si ritrovò a sorridere dinanzi alle parole della donna, comprendendo quanto una simile occupazione potesse lasciarla costernata se non - addirittura - disgustata dalla natura di alcune creature poco gradevoli ai sensi umani. «Non si preoccupi, ci mancherebbe!» disse in tono tranquillo e morbido. «Beh… Io mi occupo di Fantasmi e Poltergeist, a volte dei Folletti. Giusto alcuni Folletti, ogni tanto, causano problemi. Nulla di così rilevante però.»

Annuì energicamente all’affermazione della donna, come se volesse comunicarle un semplice “ben detto!”, visto che in certi casi le parole potevano rivelarsi superflue.
Una volta dentro a quella sorta di gabbia per uccelli meccanizzata, Weiss volse appena il capo per sorridere con cordialità all’anziana Strega. «Solo se la prossima volta mi permetterà di portarle una bottiglia di buon Porto.» le fece eco, accettando di buon grado l'invito.





Perdonami il ritardo e il post striminzito, vedrò di recuperare al prossimo giro @-@
 
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view post Posted on 20/8/2019, 23:00
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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V Livello
« Li causano davvero, signore, senza ombra di dubbio » disse annuendo con allusiva e categorica delicatezza.

Sì una drastica diminuzione di bestie non avrebbe fatto che bene a questo mondo. "L'ho sempre pensato" si disse mentalmente. « Non deve sottostimarsi, signor O'Connor! » disse con il suo solito modo energicamente incoraggiante. « Non deve cedere alla tentazione di farlo, mi creda » Non era incoraggiante di natura, aveva imparato ad esserlo con l'unico fine di tessere relazioni sociali. Aveva imparato che le relazioni sociali passavano tramite gli spazzini, tramite le segretarie ed i dirigenti. Fin quando non sarebbe stata temuta avrebbe fatto il possibile per spargere le sue allettanti promesse come pollini in aria.
« E poi non rende giustizia al suo dipartimento, non crede? Non avrebbero fatto un ufficio dedicato a ciò se non fosse, a suo modo, vitale. » Rise gentilmente. E scosse la testa vistosamente assentendo con piacere all'offerta della bottiglia « Lo gradirò di certo, non rifiuto mai una buona bottiglia di Porto »

L'ascensore si fermò al suo livello e lei, aiutandosi con il fido sostegno, si avviò per il corridoio. « Se vuole seguirmi… » disse senza voltarsi. Il suo interlocutore sapeva bene a chi era diretto e non necessitava un contatto visivo « O' Connor è un cognome irlandese, sbaglio? » continuò fermandosi davanti alla porta del suo ufficio « Per quel poco che so della storia del Regno Unito, lei deve essere un uomo dalla grande capacità di perdonare» fece scattare la serratura e dischiuse la soglia entrandovi « Prego, si accomodi, chiamo il domestico cosicché ci prepari un tè » disse raggiungendo la scrivania e suonando un campanellino. « Intendevo dire: con tutto quello che l'Inghilterra vi ha fatto passare deve essere piuttosto difficile vivere proprio nel suo vero cuore pulsante. O no? » lo guardò in faccia per la prima volta e lo studiò con attenzione, assicurandosi di non averlo mai visto. Poi con la stessa attenzione lesse alcuni fogli che aveva sulla scrivania, alcuni giunti dagli uffici amministrativi del Ministero e prese qualche appunto a margine; la sua memoria non era più quella di una volta, si disse mentendosi. « Mi perdoni» spiegò « Tenevo un appunto a mente dall'atrio, se non me lo fossi segnato sarebbe scomparso per sempre! » rise
" Murtangh O'Connor" si disse.

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Ho postato striminzitamente anche io u_u tu perdoni me io perdono te, una mano lava l'altra e nessuno lo scoprirà mai... signor O'Connor :ue:
 
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view post Posted on 13/9/2019, 14:41
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Aiden Weiss
‹ Auror ‹ Ex Grifondoro ‹ 27 anni ‹ Irlandese


Conosceva l’indole dei Folletti e vi erano alcune specie davvero fastidiose, alle quali piaceva particolarmente seminare il Caos, eppure Weiss si limitò ad abbozzare un flebile sorriso, più di circostanza che una vera e propria smorfia; non voleva di certo mostrarsi irrispettoso o particolarmente suscettibile agli occhi di quella donna. In un certo senso, l’Auror si convinse a seppellire alcuni aspetti di se stesso per poter abbracciare meglio quella falsa identità che si era andato a costruire.
Scosse lentamente la testa a seguito della frase della donna: non si era sottostimato e forse non l'avrebbe mai fatto, a meno che la situazione non lo richiedesse. «Quello che intendevo dire, Madame, è che ormai siamo talmente specializzati a riguardo che qualsiasi disturbo generato dai Folletti verrebbe risolto con la stessa semplicità con cui alla mattina ci allacciamo le scarpe. Inutile aggiungere che siamo dei Maghi, quindi suppongo che possa trarre le sue conclusioni da sé.» mormorò con semplicità.

Quando quel frastagliante trabiccolo fermò la propria corsa, l’uomo seguì l’anziana Strega lungo il corridoio di quel piano traboccante dei cosiddetti “Ministeriali diplomatici”. Aveva già camminato all’interno dell’Ufficio della Cooperazione Magica Internazionale e tutte le volte che vi metteva piede pensava alla stessa identica cosa: se al posto di fare l’Auror fosse stato assunto come impiegato di quel livello, probabilmente sarebbe morto dalla noia. Odiava a dismisura sedersi dietro ad una scrivania e riempire scartoffie, ma ancor di più quello di mettersi al tavolo con altre per stabilire accordi con altri Paesi, mentre preferiva di gran lunga rendersi utile direttamente sul campo, con la bacchetta in pugno e vigilando sulla popolazione.
Adattò i propri passi a quelli della Obraztsova, senza eccedere con le sue lunghe falcate, ma affiancandola e sincronizzandosi con lei per non mancarle di rispetto. La domanda che ella gli rivolse, gli strappò un sorriso sincero. «Precisamente! Del Connacht, la provincia più occidentale dell’Irlanda.» Manteneva sempre invariate le sue origini, il suo accento così marcato non sarebbe mai potuto passare inosservato, così come lo erano la sua carnagione ed il colore dei capelli, benché vi fossero perfino degli Scozzesi con tratti del genere; eppure, nella mente attenta e guardinga dell’Auror, nulla era da lasciare al caso o truffare con delle carte che sarebbero saltare all’occhio facilmente.
«Non c’è nulla da perdonare, Madame. Se può consolarla, nemmeno io so molto del suo Paese. Eccetto l’ottima Vodka. Mi dica, il Palazzo d’Inverno è così bello come viene descritto?» domandò a sua volta, incuriosito nell’apprendere qualcosa di più su quella donna e voleva partire proprio dalla sua patria.
Si accomodò su una sedia, faccia a faccia con la donna, sebbene rimase molto affascinato dallo studio e dal fatto che avesse a disposizione di un domestico tra quelle quattro mura ministeriali. «Solamente qui a Londra, Madame. Tuttavia trovo molto confortevoli il Galles e la Scozia. Certo, non potranno mai competere con la mia terra natia, ma hanno il loro fascino, specialmente la Scozia. Conserva ancora degli aspetti selvaggi, sa?» esordì, fissandola a sua volta. La trovò alquanto magnetica ed interessante, aveva un modo di parlare e di muoversi che la rendeva a tutti gli effetti una perfetta dipendente di quell’Ufficio. Discreto ma attento, la scrutò cimentarsi con alcune carte in silenzio, come se non se ne curasse, per poi sorriderle raggiante. «Si figuri...»




 
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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V LivelloL'ufficio aveva in sé l'aura opprimente della sua proprietaria: l'odore di sigaretta era pervasivo e tirannico, aleggiava con pertinacia nell'aria. Quei mobili avevano assistito agli ordini più svariati di persecuzioni e omicidi, di torture e inquisizioni. Quelle librerie, come quella scrivania, avevano accompagnato Ekaterina in molti anni di potere dal Palazzo del Dipartimento Sicurezza.

« Il suo paese ha una storia interessante, me ne parlarono vagamente durante una visita che feci a Dublino » posò la penna nel suo alloggiamento sotto il calamaio e tese la mano a cogliere una campanella che agitò delicatamente « fu solo una toccata e fuga, non mi spiacerebbe tornarci » notò la disinvoltura con la quale l'uomo si era seduto senza attendere un suo implicito permesso e se lo segnò.

« Oh se lo è » fece con una nota di nostalgia nella voce poi aggiunse: « o, per lo meno, lo era. Ora ci sono i turisti. » pronunciò quest'ultima chiosa con un certo qual disprezzo impossibile da celare. Non era un segreto che non gradisse l'esistenza dei turisti: il loro essere sgradevoli, villani, impertinenti e curiosi li rendeva una razza infame, peggiore, perfino, degli arricchiti. « Ma non posso dire con certezza come fosse ai tempi d'oro degli Zar: non li ho vissuti. » Leonilla le aveva raccontato, e le raccontava tutt'ora, con nostalgia dei balli a Palazzo, dei quali era sempre gradita ospite. Raccontava dei giri in slitta, sotto la neve, avvolti nelle pellicce d'orso.
In quel momento comparve Rufus, indossava una casacca logora e cucita autonomamente con i brani, logori, di tessuti, accostati con un gusto inusuale, per un elfo, che andavano dal broccato alla seta, che, dopo una breve e secca riverenza del capo attese immobile gli ordini della padrona.

« La terra natia ha nel proprio cuore un posto del tutto particolare e tutto ciò che ce la ricorda assume uno status unico, come fosse un collegamento diretto con essa, non è così? »
Guardò poi l'essere « Rufus, vorresti preparare per il signore, e per me, un tè, per favore » poi rivolgendosi all'ospite « uso bere del Darjeeling, a quest'ora, può essere di suo gradimento o ha delle altre preferenze? » attese la risposta prima di dare il via libera all'elfo.

« In Russia ho ancora una proprietà, nell'Oblast' di Sverdlovsk, e amo andarci, quando posso, per rilassarmi, camminare tra i boschi ed ammirare i monti nella completa solitudine. Le profonde gole montane, le foreste di larici, le fitte nevicate ammirate attraverso i vetri nelle ampie stanze scaldate dalle alte stufe in maiolica. Tutte le bellezze dell'Inghilterra non sapranno soddisfare la nostalgia che provo per i paesaggi della mia patria. » non parlava sovente del suo Eremo, era notoriamente un luogo in cui, era spesso andata a riposarsi e, salvo qualche evento ufficiale, era tornata ad essere l'unica forma di sé che non era stata del tutto corrotta da sé stessa, dal potere conquistato, ma dall'eredità che aveva ricevuto. Lì, per quanto la casa fosse acquistata ed i terreni comprati lotto per lotto in anni di espansioni, era la discendente di una potente famiglia Russa, che, magica o no, aveva, nei secoli, influenzato i territori governati prima dai Rurik poi dai Romanov. Lì era la Signora di un feudo più che la funzionaria di uno stato corrotto, per giunta straniero, ed i cittadini le portavano rispetto non per ciò che aveva acquisito ma per ciò che era. Era il segno che, malgrado il tempo passato sotto una dominazione ottusa e prepotente, il nome della sua famiglia, e dunque il proprio, aveva ancora un valore intrinseco.
« Ma immagino che allo stesso modo un Inglese o, certamente, anche un Irlandese, direbbe le mie stesse parole si trovasse a dover lavorare in Russia. La Scozia ha saputo, certamente, interessarmi quando ho dovuto trovare un alloggio consono alla mia indole e alle mie necessità, ma non è stata all'altezza dei requisiti: le dimore storiche sono ahimé rimaste ai tempi medievali e sono troppo umide per le mie povere ossa. » poi, con disinvoltura, scivolò su un'altra questione « Certe comodità, portate dal progresso, sono, indubbiamente, indispensabili al giorno d'oggi. Dobbiamo abituarci ad alcune novità… nella vita di tutti i giorni così come in politica. Non è forse così? » gli sorrise prima di alzarsi dalla sedia della scrivania « Se vuole, saremo più comodi nel salottino… » disse indicando l'angolo dell'ufficio dominato dai leziosi mobili in legno scuro dalle gambe sinuose e le fodere rosa antico con i merletti sulle spalliere. Al centro di quell'area, delimitata da tre poltrone ed un divanetto a due posti, c'era un tavolino da tè. Sopra il piano di legno erano stati schiacciati dei fiori secchi con una lastra di vetro sopra la quale l'elfo avrebbe poi depositato le tazzine con fare sussiegoso; sotto i piattini si potevano notare, tra i petali delle margherite ingialliti dal tempo, anche tre fotografie in bianco e nero, sbiadite dal tempo e dalla polvere: nella prima un giovane in giacca e cravatta stava in posa severa davanti ad un fondale di tessuto, la seconda aveva catturato un altro giovane indossante la divisa di Durmstrang e nella terza c'era una giovane di vent'anni, dai capelli corvini, che sembrava guardare Ekaterina con un sorriso di sfida sul volto. L'anziana si accomodò su una poltrona, evidentemente la sua abituale perché più lisa delle altre, e, dopo aver pizzicato il bastone tra la gamba e il bracciolo della sedia, mosse il polso e la mano con il palmo rivolto verso il soffitto, come a reiterare, con cortesia, l'invito di accomodarsi sul divanetto posto di fronte a lei.

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Aiden Weiss
‹ Auror ‹ Ex Grifondoro ‹ 27 anni ‹ Irlandese


L’odore del tabacco bruciato non gli dava alcun fastidio, benché fosse più pesante di quello che lui stesso produceva all’interno del proprio ufficio e del proprio soggiorno a casa. Tutto sommato era abituato a simili ambienti, i pub irlandesi di certo non profumavano di rose appena raccolte ma erano saturi di un mix pungente che solo i veri uomini sapevano sopportare senza storcere il naso.
Fissò con estremo interesse il campanello che madame Ekaterina si premurò di far suonare e da un lato non ne fu affatto sorpreso: aveva avuto modo di notare nella donna una certa aria altolocata, con rimembranze di un’epoca ormai sempre più prossima all’estinzione così da far spazio alla modernità che governava il mondo, e forgiata a fuoco da un’istruzione che non aveva più nulla a che vedere con quella attuale. Ad ogni modo il rosso memorizzò quel dettaglio nella propria mente, una cassaforte che si stava sempre di più temprando con l’Occlumanzia.
«Troverà davvero interessante la collezioni di quadri al Dublin Castle, madame Obraztsova. Soprattutto il ritratto della Regina Vittoria.» Non osò tirare fuori nessun argomento circa la storia del Paese, per alcuni individui particolarmente patriottici era ancora assai bruciante l’intenso e difficile rapporto che l’Irlanda aveva avuto in passato con la Gran Bretagna e l’America, in cui erano infuriate aspre lotte per l’Indipendenza e per non rimanere schiacciati dai soprusi razziali durante l’epoca della carestia. Aiden però era più legato ad una storia del proprio Paese ancora più vecchia ed antica, quando ancora il Cristianesimo non era approdato sulle coste dell’isola e la popolazione era ancora conosciuta con il nome di Celti. Quella fu decisamente l’Età dell’Oro del proprio Paese.
Rimase ancora più sbalordito quando la donna parlò del Palazzo d’Inverno e di come ormai fosse preso d’assalto dai turisti, strappandole una certa dose di disprezzo. Immaginò che ella preferisse che certi luoghi rimanessero privati e non messi a completa disposizione di una massa di curiosi, ma ad ogni modo era quello il prezzo per la modernità: la società si evolveva, portando con sé pregi e difetti.
Non ebbe modo di esprimere il proprio rammarico per lo sgradito assedio turistico del Palazzo d’Inverno che una figura minuta apparve all’improvviso: avvolto in una logora casacca cucina con svariati tessuti, Weiss osservò con interessa la creatura. L’Elfo Domestico si guadagnò la sua totale attenzione, giusto il tempo per studiarlo ed accertarsi che stesse bene, data la sua attiva partecipazione come Portavoce dei C.R.E.P.A. a favore degli Elfi. «Uhm?» grugnì tornando a fissare la donna; solo allora si rese conto della domanda che gli era stata rivolta. «Assolutamente. Un po’ di sano patriottismo ci deve essere.» convenne, annuendo. Lo sguardo tornò sull’Elfo una volta che Ekaterina espresse la propria richiesta affinché venisse servito il the, con un certo garbo e senza maltrattare la creatura come molti padroni dispotici si sentivano in dovere di compiere verso quello che reputavano come un mero schiavo. Il solo pensiero di ciò fece rivoltare le budella al giovane tanto che avrebbe potuto schiumare di rabbia, ma si diede un certo contegno che nascose dietro un cortese sorriso. «Volentieri, madame Obraztsova.»

Quando l’Elfo Domestico scomparve, Aiden percepì che la rabbia che aveva quasi rischiato di bruciarlo dall’interno finì con il placarsi del tutto. Si ritrovò dunque ad ascoltare con vivido interesse il resoconto di Ekaterina, intuendo quanto ella fosse molto legata alla propria patria e al suo stile di vita; in un certo senso, più ella parlava, più Aiden percepì la stessa nostalgia per Galway. Pareva essere passata un’eternità dalla sua ultima visita al Maniero dei Weiss, posto nell’entroterra e in aperta campagna, anche se erano passati pochi mesi. Aveva passato una vita intera lontano da casa, dai suoi mattoni rossi e dalle ampie finestre, dalle alte siepi che ornavano il giardino come un labirinto assieme alle statue e alla fontana centrale, dalle mille armature che sostavano nei corridoi e dalla collezione dei ritratti di famiglia che suo nonno sfoggiava con immenso orgoglio.
C’era talmente tanta nostalgia nella voce di Ekaterina che spinse l’Auror a desiderare il proprio ritorno tempestivo a casa, alzandosi da quella sedia e correndo all’Atrium per Materializzarsi a destinazione. E invece rimase inchiodato lì, come un Gargoyle, ad ascoltare con curiosità e rispetto piuttosto che defilarsi con fare villano.
«Immagino che non tutte siano state ristrutturate a dovere. Io ho dovuto optare per un modesto appartamento ad Edimburgo.» sentenziò, per poi imitare Ekaterina, alzandosi dalla sedia e seguendola. «E’ così.» Annuì, facendole eco e ammirando al tempo stesso l’angolo adibito ad un salottino. Le sorrise con garbo quando venne invitato ad accomodarsi e lo fece con una certa calma, mostrandosi a suo agio.
«Mi dica, madame, in quale scuola di Magia è stata istruita?» chiese educatamente, senza sembrare troppo invadente.




 
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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V LivelloLa conversazione continuava con argomenti di circostanza e così era giusto che andasse.
« Indubbiamente saranno molto interessanti, tuttavia, per ragioni di carattere personale, non ho l'abitudine di visitare musei che usavano essere residenze private. » aspirò un po' della sigaretta e, dopo aver allungato la mano alla propria destra, fece cadere la cenere in un posacenere in pietra rossa adagiato su un esile tavolinetto sorretto da una colonnina a spire intagliata nel legno che, a pochi centimetri da terra si divideva in tre gambe striminzite.
« Trovo sia un uso davvero di cattivo gusto, quello di rendere musei le antiche residenze o riutilizzarle come alberghi, luoghi ad uso pubblico o, peggio mi sento, trasformale in lotti di appartamentini popolari. Come ad illudersi che chiunque possa abitare in una reggia. » scosse la testa abbastanza infastidita. Mentre parlava aveva notato l'interesse del giovane per l'elfo. Finse di non accorgersene fintanto che non avesse finito di esprimere il proprio pensiero. Poi, sorridendo, fece: « Esserini interessanti, gli Elfi. Non crede? » malgrado Rufus fosse presente lei ne parlava come non ci fosse « Mi fu ceduto da mia nonna in occasione del mio matrimonio e devo ammettere che è stato il più fedele dei miei servitori: unisce un'intelligenza brillante, una lealtà che sfocia nella venerazione e, soprattutto, un gusto sopraffino. » gli scoccò uno sguardo che poteva quasi contenere un briciolo di affetto « Anche se qualche volta tende ad essere fin troppo ortodosso nel seguire le tradizioni. Credo disapprovi il fatto che io abbia invitato uno sconosciuto a prendere il tè. Non è così, Rufus? » gli chiese canzonatoria. L'elfo non rispose ma le rivolse un'occulto sguardo di rimprovero, come quello che potrebbe rivolgere un tutore nei confronti di una giovane troppo esuberante, mentre si avvicinava per versare il tè nelle tazzine. « Sa cosa apprezzo maggiormente di loro? Che risolvono il problema di trovare ed istruire un sostituto perché non si licenziano » parlando aveva preso un cucchiaino di miele e lo aveva fatto sciogliere mescolandolo nella bevanda calda.
« Oggettivamente avevo considerato di prendere un pied-à-terre qui a Londra ma non avrei trovato la pace che posso avere con una casa circondata da un terreno tutto mio, la riservatezza che mi piace avere circa le mie abitudini ed i miei ospiti » gli sorrise « d'altronde perché i miei vicini dovrebbero interessarsi al fatto che lei oggi è venuto a prendere un tè quando c'è già Rufus a disapprovare ? » scoccò un'occhiata all'essere e si fece una risata.
Il volto che Ekaterina mostrava, di donna abituata alla dolce vita, di socialite, era una maschera che nascondeva la donna che andava in missione e che, di quei giorni, aveva gustato appieno la brutalità e la durezza. Dormendo nei solai scoperchiati, facendo gli appostamenti sotto la pioggia, insozzandosi i vestiti di sangue e fango aveva scoperto il suo divertimento e scegliendo di proseguire la carriera dietro la scrivania aveva negato a sé un piacere che aveva dovuto sublimare altrove. « Durmstrang. » bevve dalla piccola tazza di porcellana « Ovviamente » sorrise « La mia famiglia ha avuto ottimi rapporti con quella scuola fin da quando venne fondata.» poggiò la tazzina vuota sul tavolino

« Immagino lei sia stato a Hogwarts, è così?. »

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view post Posted on 23/1/2020, 13:35
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Aiden Weiss
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«Assolutamente comprensibile!» esordì, una volta che ebbe seguito i movimenti dell’anziana Strega nel deporre la cenere della propria sigaretta in un posacenere in pietra rossa e al suo successivo commento. Non una smorfia increspò le sue labbra sottili contornate da una fitta e ben accurata barba rossiccia, ma si dimostrò impeccabilmente composto, annuendo in maniera appena percettibile, in virtù di quanto aveva appena udito. Per quanto non amasse i commenti che divideva le persone in base al proprio reddito economico, Weiss dovette convenire che c’era del vero in quella triste affermazione: non tutti potevano permettersi di vivere nell’agiatezza, ma non era colpa loro se non potevano permettersi certi lussi; lui aveva avuto la fortuna di rientrare nella categoria dei più fortunati, ma non aveva nutrito una cosa spiccata propensione a dare sfoggio ai propri privilegi, piuttosto aveva scelto di vivere con quanto guadagnava di mano propria, in una casa piuttosto modesta in mezzo alla natura, godendosi uno stile di vita semplice e rustico. Gli andava bene così, dopotutto era un uomo scapolo e che non nutriva grandi aspettative per una vita coniugale con una donna con tanto di figli.
Percepì un’improvvisa voglia di fumare a sua volta, di scaricare i pensieri sulla propria vita solitaria, così prese ad armeggiare nelle tasche del pantaloni. «Le dispiace se...» Educato, l’uomo intraprese la formula di rito nel voler chiedere il permesso alla padrona di quelle quattro mura nell’unirsi a sua volta a quella pratica a dir poco salutare. Tabacco e thé sarebbero stati un accostamento perfetto per il proseguimento di quella loro conversazione. «mi unisco a lei?» Concluse mostrarle dunque la propria scatolina di latta contenente le proprie sigarette accuratamente preparate la sera precedente.

«Reputo la loro lealtà invidiabile.» commentò, continuando a studiare l’Elfo. In quanto attivista del Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti sentiva di dover agire, eppure la creatura che aveva davanti non sembrava per nulla vittima di soprusi o qualsivoglia altro atto crudele che si riservava ad uno schiavo, ma sembrava davvero in ottima salute e da come ne parlava madame Ekaterina godeva di quello che sembrava essere un solido rispetto; ma non conosceva la donna così bene da poter affermare con assoluta certezza quanto voleva lasciar intendere, pertanto doveva concederle il beneficio del dubbio. «Affascinante… Rufus, giusto? Mi piacerebbe sapere come mai disapprovi, ma non sei tenuto a rispondere, soltanto se ti va’ è ovvio.» mormorò mentre mise mezzo cucchiaino di zucchero nel proprio thé e mischiandolo lentamente, per poi riportare l’attenzione sull’Elfo. Non voleva forzare la creatura a fare perché costretto, ma voleva permettergli di scegliere autonomamente come farebbe qualsiasi essere senziente, senza trattarlo come uno schiavo che doveva sottostare alla supremazia degli umani. Si batteva per dare loro la libertà fisica, ma per il momento si sarebbe limitato a dare a quell’Elfo la possibilità di esprimersi verbalmente come più gradiva.
Sorrise al commento di Ekaterina e sollevò la tazza di thé fumante all’altezza del proprio viso, accennando un cortese gesto d’assenso. «Vedremo di non dirlo a nessuno, allora.» mormorò con prontezza di spirito, sfoggiando un sorriso gioviale.
Prese un sorso a sua volta, beandosi del calore e leggero retrogusto amaro della bevanda ancora moderatamente bollente, per poi palesare la propria curiosità in merito a Durmstrang. «E come vengono gestiti gli studenti? Vengono smistati in delle Casate o non si fanno distinzioni di sorta? E il piano di studi?» Poi, alla domanda della donna, Aiden annuì lentamente. «Proprio così. Un fiero leone come qualsiasi altro membro della mia famiglia. E’ una tradizione di noi O’Connor: “Udite il nostro ruggito!»


Perdoname, Granny, per il ritardone :flower:

 
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Ekaterina ObraztsovaRussia87 anniPurosangueNeutrale MalvagiaMinisteriale V Livello« Se mi dispiace? » chiese sorridendo giuliva « Ma si figuri! Nessun disturbo. » poi rivolgendosi all'elfo « Porta un posacenere al signore, Rufus! » e, con solerzia, l'elfo poggiò un posacenere in cristallo vicino al Ministeriale.

La donna, con sguardo sereno, ascoltava e, quando necessario, annuiva con comprensione tirando di quando in quando una boccata dalla sigaretta. Quando l'uomo si rivolse all'elfo direttamente Ekaterina si trovò a chiedersi cosa fosse andato storto in questo mondo.
Da quando era concesso ad un ospite si rivolgesse alla servitù come se fossero persone vere? Come se avessero opinioni, pensieri, piaceri, sogni e passioni? La servitù, umana o elfica, non è considerabile come composta di "persone" ma per l'appunto da servi che, in realtà, non dovrebbero essere nemmeno visibili. Solo perché Ekaterina pareva essere affezionata a Rufus questo non poteva pensarsi nemmeno lontanamente libero, fintanto che era al suo servizio, e non l'avrebbe fatto nemmeno se Rufus fosse stato un uomo ottantenne al servizio della sua padrona, per come la pensava Ekaterina: un servo per pensare ha bisogno del permesso del suo padrone. Anche il respiro è concesso per gentilezza, anche se talvolta irritante. Un domestico è pagato per servire, non per avere opinioni, interessi, passioni o giudizi e, per grazia Celeste, un elfo non era pagato affatto.
Rufus, imbarazzato quanto lei da questa domanda direttamente rivolta a lui piuttosto che alla sua padrona, si girò di scatto e fissò con malcelato fastidio l'uomo, poi guardò la donna che gli fece, sempre sorridente, « Ti prego, Rufus, condividi con noi ciò che pensi… non vediamo l'ora di sentire cosa avrebbe pensato mia nonna su di una situazione come questa » sul volto di Rufus si dipinse una smorfia di divertita complicità con la donna. Erano un'associazione a delinquere da tempo consolidata. Rufus si fece avanti di un passo e fece con tono solenne « L'allora Kneginja avrebbe probabilmente disapprovato, ma l'attuale Kneginja, la Signorina, disapproverebbe molto di ciò che la Signora, sua nonna, faceva. I tempi cambiano, Signore, ecco cosa penso. »

Ekaterina alzò gli occhi al soffitto e dopo pochi istanti gettò indietro la testa ed esplose in una risata ben poco contenuta. Ebbe un leggero accesso di tosse e si portò la mano che stringeva la sigaretta alla bocca, aspirando con forza.

« Un vero politico »
disse tra lo scherzo e l'ammirazione « Davvero Rufus sei il grigio: stai bene in qualsiasi situazione ». Poi continuò a rispondere alle domande del suo ospite « Ai miei tempi non eravamo divisi in case, non so ora. Preferivano un sano "tutti contro tutti". » bevve un goccio di tè, fino a terminare la tazzina, poi fece schioccare le labbra « Disciplina e punizioni, questo era il metodo educativo per gli studenti e studentesse, un sistema egualitario: chi poteva guadagnarsi dei vantaggi lo faceva, chi no doveva combattere. Per quanto riguarda le materie di studio immagino fossero tali e quali a quelle di tutte le altre scuole: incantesimi di offesa, di difesa, di trasfigurazione, un'infarinatura di Storia, pozioni, et similia. Ma già quando ci sono andati i miei figli avevano ridotto le punizioni corporali » disse con una certa qual malinconia « Andando avanti di questo passo sarà già diventata una scuola per smidollati, frignoni teste vuote: sempre pronti a parlare di come si sentono, cosa provano. Come al mondo importasse qualcosa » ridacchiò. « Leone? … Ah Grifondoro? » fece con tono interrogativo poi, assumendo vagamente una posa più fiera « Coraggiosi, onorevoli e schietti, non è così? » fece un sorriso riprendendo la sua posa severa ma più rilassata. "Udite il nostro ruggito"… un vero grido di battaglia, ben distante dal motto degli Obraztsov:" Vulgus vult decipi, ergo decipiatur ", il popolo vuole essere ingannato, che allora sia ingannato! Avevano mandato i suoi nipoti a Hogwarts, contro il suo parere: ed infatti ne erano usciti un branco di cani rognosi da tenere a bada col bastone. Feroci sì, ma senz'arte: facili prede di ogni babbeo che sapesse picchiarli come meritavano e come lei non aveva mai potuto fare. D'altro canto lei, cresciuta con un padre irascibile che, per poco che facesse, la gettava nei pozzi le notti invernali, la malediva, o semplicemente la percuoteva, era stata temprata meglio, più forte e più determinata. "Il Coraggio, l'onore!" rifletteva "stupidi attributi degni dei martiri. Ma, certo, meglio che ci siano dei martiri, altrimenti chi riempirebbe le prime linee degli eserciti?"

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Aiden Weiss
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Fumare era un vizio che l’Irlandese non sapeva proprio come eliminare: era un’ottima compagnia nei momenti di solitudine, di contemplazione e di riflessione, oltre ad aiutare l’animo a rilassarsi nei momenti di maggiore stress. E dato che tale abuso era come una costante nella propria vita quotidiana, il rosso prediligeva le sigarette preparate in maniera autonoma, avvalendosi di un tabacco di ottima qualità che poi andava ad arrotolare in cartine apposite. Ma, per quanto fosse poco incline a sperperare i propri guadagni in cose di poco conto, i gusti dell’Irlandese erano particolari ed esigevano determinati requisiti che soltanto alcuni prodotti di ottima qualità sapevano soddisfarlo; e i vizi, per quanto negativi fossero, andavano appagati: lo era per il fumo e lo era per l’alcol.
Estrasse un clipper in oro con il rilievo di un’arpa celtica, che lui stesso aveva fatto fare appositamente una volta che quello regalatogli da Maurizio - un altro clipper con dei panda - si era scaricato, ma che aveva conservato su una delle mensole del proprio ufficio. Per colpa dell’amico Italiano, ora aveva iniziato a sviluppare una forte mania per gli accendini. Dannato Pisciottu! pensò con una nota divertita, mentre si accese la sigaretta.

Il fastidio che intravide nello sguardo dell’Elfo, lo lasciò interdetto, ma ciò nonostante non lo diede a vedere. Se c’era una cosa che aveva imparato nel tempo, benché ancora piuttosto giovane, era che le persone non era necessariamente tutte uguali tra loro, e pertanto non lo erano nemmeno gli Elfi Domestici. Quel Rufus non sarebbe stato né il primo né l’ultimo nel mostrarsi perfettamente a suo agio con la propria posizione e ad essere stato educato nell’assecondarla come i loro Padroni volevano; non tutti desideravano essere liberi, altri - invece - si sentivano in pace con quello stile di vita.
«Affascinante!» esclamò, nonostante provasse una certa delusione, che nascose dietro ad un cortese sorriso. E lasciò che la questione terminasse lì.
Ascoltò con attenzione le parole della donna e non poté fare a meno di percepire una nota di disappunto per tutti quei continui cambiamenti dettati dal progresso evolutivo della società; ma era solo un’impressione, probabilmente scaturita dalle note malinconiche con cui Madame Obraztsova stava esponendo i fatti. Ad ogni modo l’Auror si portò la tazza di thé alle labbra una volta scostata la sigaretta e soffiata una densa nube di fumo, annuendo sommessamente nel mentre, sebbene non fosse del tutto dello stesso avviso dell’anziana Strega.
«Esattamente, Madame.» esordì una volta appoggiata la tazza nel proprio piattino e riportandosi la sigaretta alle labbra sottili. «Sono i principali valori con cui i Quattro Fondatori si basavano nella scelta dei loro studenti. Uno standard, insomma. Nulla che impedisse agli adepti di avere anche altre peculiarità nascoste, ma di certo non rilevanti quanto quelle di base.»
E Weiss ne aveva eccome di qualità nascoste, più di quanto la gente pensasse di lui; ma era anche questo il bello: il fatto stesso che le persone non lo conoscevano così bene come dovrebbero, garantiva all’Auror un notevole vantaggio, quello di servirsi della propria imprevedibilità come meglio riteneva opportuno. Era una volpe nascosta in mezzo ad un vasto pollaio.
«E’ da molto tempo che si occupa di interagire in ambito burocratico con gli altri Paesi, Madame? O ha fatto anche altri mestieri? Mi sembrate una donna di mondo, se mi permettete l’azzardo.»






:flower:
Per farmi perdonare dell'immenso ritardo.
 
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