| 丂usan ムwen 刀ieranth 13 anniA vanti e indietro come al solito, la giovane Tassorosso si spostava di continuo dalle cucine alle sale, con le pause che a volte si mimetizzavano con lo sparecchiare i tavoli mentre braccia e, soprattutto, gambe reclamavano un po’ di riposo. Tra le varie faccende, si era accorta che due ragazze babbane erano andate a sedersi in una zona riservata ai maghi, non era un problema per Gwen che ancora non riusciva a spiegarsi tutta quella premura nel rispettare lo Statuto di Segretezza, ma non poteva di certo lasciare che rimanessero lì per ovvi e molteplici motivi. Già la semplice presenza di purosangue tra i clienti di Himiko’s, che non avrebbero tollerato per nessuna ragione al mondo la vicinanza di babbani, ne era un esempio. Infatti se ne lamentavano spesso, senza però voler rinunciare agli ottimi sapori che lo chef riusciva a fornire. «Il cibo qui è così buono, ma non capiamo perché continuate a far entrare certa gente. Dovreste aprire il locale solo ai maghi, si respirerebbe un’aria migliore.» A queste parole o simili Gwen avrebbe voluto rispondere a tono, dimenticandosi totalmente di garbo e rispetto, ma si limitava a sorridere, senza mostrare i denti, e a rispondere umoristicamente che il cibo non si può vietare ai clienti, cercando di allontanare qualsiasi tipo di conflitto. Ovviamente, tra i motivi per cui le due ragazze babbane non potevano rimanere sedute a quel tavolo non c’erano solo i purosangue, non si poteva rischiare che vedessero qualche magia, sia che provenisse dai piatti sia che derivasse da qualche buontempone che non riusciva a tenere la bacchetta in tasca, cosa vietata lì come lo era fumare; capitava che la giovane cameriera si trovasse a dover chiedere di riporre la bacchetta, allo stesso modo in cui chiedeva di non accendere sigarette, sigari, pipe o quant’altro. Avere una zona riservata ai maghi non dava comunque la possibilità di eseguire magie a proprio piacimento, non c’era nessun incantesimo utile a nascondere il tutto ai babbani ed erano pur sempre a Londra, quindi riproponeva la banalissima rima: «In rispetto di regole e garbo non si usa la sigaretta, allo stesso modo neanche la bacchetta»
Invece, per le due babbane, con la scusa che quel tavolo fosse già prenotato, riuscì a spostarle ad un tavolo più consono, inventando qualcosa per il fumo che avevano visto. «No, era solo il vapore dei fantastici ravioli dello chef, li consiglio vivamente! ... Se ti è sembrato fumo verde è solo perché c’era una pianta lì vicino, è stata una semplice illusione ottica te lo assicuro! ... Avete già idea di cosa ordinare? Preferite cibo cinese o giapponese?» Deviando il discorso per far passare la faccenda in secondo piano, un impegno che avrebbero potuto risparmiarsi tutti se solo ci fossero state regole meno scialbe.
U na volta sistemato il tutto, ritornò in cucina per recuperare i piatti da servire al prossimo tavolo, ma mentre attraversava la sala si rese conto che una persona aveva bisogno di qualcosa e stava cercando qualcuno del personale. Fece subito un cenno per comunicarle di aver capito e man mano che si avvicinava al tavolo, la sua espressione concentrata mutava in un cordiale sorriso: conosceva la ragazza lì seduta! «Konnichiwa Elhena! Ciao, è un piacere vederti qui» Le disse appena la raggiunse, poi si voltò verso il ragazzino che era con lei: «Ciao anche a te, benvenuto!» Accennò un altro sorriso, aveva qualche incertezza però credeva di aver già visto quel volto da qualche parte, ma in quel momento non riusciva proprio a collocarlo. Pensò che avrebbe cercato di ricordarlo più tardi e tornò a guardare la concasata: «È la prima volta che venite da queste parti?» Chiese con curiosità, sperando che poi Elhena gliene avrebbe parlato con più dettagli, quello poteva essere un incontro romantico? Anche se la differenza di età era evidente e probabilmente c’era tutt’altra storia da ascoltare.
Si rese conto poco dopo che su quel tavolo non erano presenti menù, «Oh, mi dispiace non avete ancora avuto la possibilità di sfogliare il nostro menù» Non era chiaro se quella fosse una domanda o un'affermaziona, ma in entrambi i casi, senza essere troppo precipitosa, corse al carrello che raccoglieva il necessario per apparecchiare i tavoli, prese due menù e tornò subito indietro. «Ecco a voi! Scusate, nella fretta probabilmente ho dimenticato di posizionarli sul tavolo. Non è da molto che lavoro qui e mi capita ancora che mi sfugga qualcosa» Tentò di giustificarsi, sperando che entrambi non glielo facessero pesare.
©harrypotter.it
|