Prima il Piacere e poi il...Dovere!

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Dany*
view post Posted on 29/10/2019, 21:23





Neville Peter


Hardy

♔ hufflepuff - I anno - character sheet
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♔narrato parlato pensato

Era da un po' di tempo che Neville stava pensando di assaggiare qualcosa da mangiare che non fosse "babbano". A quanto pare era così che i maghi chiamavano quelli senza magia. A scuola aveva sentito parlare di un locale dove si poteva mangiare sia del cibo magico, che del cibo "babbano" appunto. A detta di qualcuno, certe pietanze potevano avere degli affetti stranissimi su chi li ingurgitava, come ad esempio, causare la fuoriuscita di fumo dalle orecchie. Doveva assolutamente provarli! Qualcuno gli aveva consigliato di provare queste pietanze esilaranti da un certo Himiko Taste ed è così che si ritrovò lì il prima possibile. Doveva completare i compiti di Storia della Magia e quelli di Erbologia… "Prima il dovere e poi il piacere" avrebbe detto sua madre, ma per questa volta avrebbe fatto un'eccezione e sarebbe stato il contrario: prima il piacere e poi il dovere!
Non indugiò un istante prima di entrare, la curiosità aveva sempre la meglio su tutto, quando si trattava del giovane Neville. Il locale era completamente arredato in stile orientale, almeno per quel che Neville poteva vedere all'entrata. Iniziò a guardarsi un po' in giro per decidere dove accomodarsi e sperando che qualcuno che lavorava lì, potesse aiutarlo nella scelta.

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Ho modificato il post per cambiare il codice. :quote:

Edited by Dany* - 5/12/2019, 10:33
 
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view post Posted on 31/10/2019, 12:17
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L
avorare da Himiko diventava sempre più stimolante, col passare del tempo era riuscita ad ottenere un bel ritmo, ottimizzando i suoi sforzi per non stancarsi troppo. C'erano le giornate particolarmente pesanti, durante le quali non riusciva a fermarsi neanche un attimo, e quelle invece in cui aveva tempo persino di rileggere gli appunti delle lezioni, che portava sempre nel suo zaino quando si recava al ristorante, insieme ad un buon libro per non essere costretta a dover studiare nelle pause, o soprattutto per rilassarsi a fine giornata durante il viaggio di ritorno.
Quel giorno era da inserire nel primo caso: il locale era abbastanza affollato ed ormai aveva perso il conto delle volte in cui era entrata ed uscita dalla cucina. Sì, letteralmente, c'erano giorni in cui contava tutte le volte che spingeva la doppia porta che divideva la cucina dalla sala, altri giorni invece, contava ogni mano alzata che la chiamava da un tavolo; probabilmente così facendo rendeva il lavoro solamente più complicato, ma contare la rilassava e nei momenti di stress le risultava parecchio utile. Per una giornata come quella però, portare il conto era difficoltoso, la gente continuava ad ordinare piatti, bevande e altre cose che doveva ricordare, quindi aggiornare i numeri, insieme a tutto il resto, non era facile in quella testolina, rischiava di fare cadere qualcosa se continuava a pensare mille cose contemporaneamente! Paradossalmente però, non contando Gwen si stancava più facilmente e forse per inesperienza, oppure per distrazione, si ritrovò a doversi scusare con un uomo che diceva di aver richiesto una bottiglia d'acqua già da molto tempo: «Se fossi stato sul punto di strozzarmi sarei morto!» Per fortuna la donna che era con lui prese le difese della giovane cameriera indaffarata, ma inutile dire che la mancia da quel tavolo venne casualmente dimenticata. Comunque, la giovane Tassorosso non era molto legata alle mance, quindi non si dispiacque per quello; lei apprezzava soltanto l'idea di doverle meritare, a prescindere dalla quantità di monete ricevute, era come se fossero una sorta di dimostrazione o, per meglio dire, di apprezzamento del suo lavoro e non riceverle era un motivo a spronarla a fare meglio.

M
entre attraversava la sala per l'ennesima volta, guardandosi intorno alla ricerca di qualcuno che avesse bisogno di lei, si rese conto di un ragazzino fermo davanti la porta d'ingresso: si guardava intorno curioso, ma non le era chiaro se avesse intenzione di sedersi o meno. Effettivamente i tavoli vuoti non erano molti, l’indecisione era comprensibile, fortuna che Gwen aveva ormai la piantina del locale stampata in mente, quindi si avvicinò al nuovo cliente.
Indossava una delle divise che mettevano a disposizione per il personale del locale, molto simili ai classici yukata giapponesi con ovvie modifiche utili per il lavoro in questione, come per esempio il grembiule e relativa tasca in cui contenere il blocchetto per le ordinazioni. Il tutto aveva sempre un incredibile effetto quando la ragazzina inclinava leggermente la schiena, abbassando il capo con riverenza e Gwen, che si appassionava per qualsiasi cosa, adorava calarsi nella parte dell’orientale, anche se era sicuramente lontana anni luce dalle loro tradizioni. Proprio per avvicinarsi il più possibile, conoscere ed imparare, aveva riempito lo chef cinese di domande a riguardo ogni volta che aveva tempo libero.
Non fu risparmiato neanche il giovane all’ingresso: «Huanyíng!» disse con l’ossequio di saluto diventato abituale, poi sollevò la testa traducendo, «Benvenuto» e fermò lo sguardo negli occhi del suo interlocutore *sono color cioccolato!* pensò distogliendo subito i suoi per voltarsi verso la sala e proseguire: «Vuole sedersi da qualche parte? Ci sono dei tavoli liberi oltre l’arco di fiori che vede lì» Indicò l’ingresso della sala giapponese e tornò a guardarlo sorridendo «Se vuole seguirmi, faccio strada!»
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Il "color cioccolato" è colpa della tua immagine profilo. Mi ha costretto Gwen a scriverlo :ph34r:
la vedo male tutta questa faccenda
 
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Dany*
view post Posted on 19/11/2019, 00:09





Neville Peter


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Una marea di buoni odori si faceva strada nelle narici del ragazzo. Neville era molto ansioso di assaggiare cibi che non avevano mai toccato il suo palato, anche se si impose di non spendere troppi galeoni. Mentre aspettava all'entrata, una ragazza dall'aria familiare andava verso di lui. Indossava una divisa molto simile a quella che Neville aveva visto in un film giapponese di cui non riusciva però, a ricordare il titolo in quel momento. Quando la giovane lo raggiunse lo salutò con gentilezza. Neville dedusse dal suo viso che più o meno potevano essere coetanei. Il ragazzo restò molto colpito dal corvino dei capelli della ragazza: erano così lisci e lucenti e non superavano le esili spalle. Sicuramente l'aveva già vista da qualche parte. Ma dove?
Mentre lei gli faceva strada fra i tavoli, lo sguardo di Neville cadde inevitabilmente sul suo fondoschiena. Non guardarle il sedere, Neville! Si impose, ma non riuscì a distogliere lo sguardo dal di dietro della giovane fanciulla. Improvvisamente un ricordo affiorò nella sua mente. Non aveva passato molto tempo nella sala comune ma, era abbastanza sicuro di averla vista lì una volta. Ma tu sei una Tassorosso, giusto? Mi pare di averti già vista...e sicuramente non mi sbaglio. Sentenziò. Difficilmente mi sarei dimenticato un visino come il tuo.
Neville nonostante la giovane età, era un dongiovanni, e sicuramente questa era una frase che già aveva usato con altre. Il suo repertorio era abbastanza vasto, non cadeva quasi mai nel banale, ma questa volta non riuscì a fare di meglio; forse perché la ragazza in questione era particolarmente carina da riuscire addirittura a metterlo in imbarazzo: cosa che non capitava mai.
O quasi.

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Edited by Dany* - 5/12/2019, 10:35
 
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view post Posted on 27/11/2019, 18:32
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I
l ragazzo, probabilmente nuovo cliente del locale visto il modo in cui ne guardava ogni elemento, fece intendere che avrebbe seguito la giovane cameriera verso uno dei tavoli liberi e quindi Gwen gli fece strada con tranquillità, osservando la sala per assicurarsi che nessun altro cliente avesse bisogno di lei.
I due attraversarono l’arco che separava gli ambienti e il profumo intenso dei fiori di loto invase le narici di Gwen, che non si trattenne dall’inspirarlo con premura, a causa del lavoro mentale e fisico che spesso aveva mentre lo attraversava, non le capitava spesso di poterlo fare, ma questa volta il passo non era svelto e in mano non aveva alcun vassoio, quindi poteva godersi con più tranquillità quel docile profumo. Pochi passi più avanti il ragazzo avrebbe potuto notare una sala poco meno piena di clienti rispetto alla precedente, mentre nella mente di Gwen si formava una certa indecisione: Himiko’s era un locale sia per babbani che per maghi ed era per questi ultimi che venivano riservati dei tavoli speciali, che i clienti più abituali conoscevano bene. Infatti tali tavoli si trovavano nelle zone più appartate, spesso dietro una pianta particolarmente larga o fra alcuni divisori a ventaglio tipici, decorati da bellissimi disegni orientali, oggetti apparentemente semplici ma che erano utili a nascondere ai babbani le particolarità dei piatti magici, oltre che le fantastiche sedie incantate; in particolare, nel caso della sala giapponese in cui si trovavano adesso, le sedie si trasformavano in simpatiche, o a volte agghiaccianti, teste rosse con baffi scuri che di certo un babbano non avrebbe dovuto notare, quindi il dilemma di Gwen riguardava proprio il dove far sedere il ragazzo, non sapendo se fosse o meno un maghetto. Si voltò trattenendo appena il respiro, pronta a fare la tipica, furba, utilissima, domanda che lo chef le aveva sempre consigliato di utilizzare in caso di dubbi: “possiede una bacchetta personale?” Un mago avrebbe subito capito a cosa si riferisse tale domanda, mentre un babbano poteva pensare tranquillamente alle posate con le quali si mangiava in quei locali o comunque avrebbe fatto domande più specifiche a riguardo. Semplice ed efficace! Ma questa volta non fu necessario poiché, nel momento in cui Gwen si voltò verso il ragazzo trattenendo appena il respiro per l’inquietudine, egli le rivolse una domanda che avrebbe cancellato ogni dubbio riguardo tutta la faccenda. Il respiro della giovane cameriera tornò impercettibilmente normale e sorrise al cliente mentre muoveva la testa affermando le sue parole, senza dare peso a quella che, per altre orecchie, era palesemente una lusinga. Gwen stava solo cercando nei menandri della sua memoria quel volto, che non riusciva a credere di averlo già visto, eppure quegli strani nei a forma di costellazione avrebbe dovuto ricordarli. «Sì, sono una Tassorosso! Perdonate, ma io non mi ricordo proprio di..voi..» si fermò per un brevissimo istante, riferirsi in terza persona ad un suo coetaneo era parecchio strano, anche se per seguire i costumi orientali a cui tanto le piaceva adeguarsi, avrebbe dovuto farlo comunque, «Studia ad Hogwarts anche lei?» In attesa della risposta, istintivamente le mani di Gwen raggiunsero il lembo del grembiule ed iniziarono a giocarci con le dita, mentre spesso i suoi occhi si spostavano dal ragazzo alla sala, quasi fosse in attesa che venisse chiamata da qualcuno. «Questo comunque è il suo tavolo» Gli disse poi, liberando il grembiule per indicare con la mano la sedia che avrebbe dovuto occupare, poi alzò appena il braccio per indicare il menù sulla tovaglia, «Può sfogliare con calma il menù! Troverà sia piatti tipici cinesi che giapponesi, a lei la scelta!» Sorrise infine abbassando le mani, «Mi richiami appena è pronto per ordinare» Concluse prima di pensare a voltarsi per tornare nell’altra sala e controllare la situazione.
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~modifiche comunicate



Edited by Suguni - 2/12/2019, 10:54
 
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Dany*
view post Posted on 5/12/2019, 10:01





Neville Peter


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Neville continuò a seguire la ragazza che gli faceva strada fra i tavoli non potendo fare a meno di notare quanto fossero lucenti i suoi capelli corvini. Aveva avuto come l'impressione che la fanciulla avesse qualcosa da dire ma per qualche strana ragione… non sputava il rospo!
Oh, è proprio in questi momenti che vorrei poter leggere la mente. A Neville aveva sempre affascinato questa abilità. Poter leggere nella mente delle persone sembrava una cosa favolosa per uno tanto curioso come lui. Di certo non era una cosa molto nobile entrare nella teste altrui invadendo spazi che non dovrebbero essere mai violati.
La giovane si girò verso di lui con aria timida, finalmente pronta forse, ad esprimersi, ma Neville la precedette chiedendole se fosse una Tassorosso, domanda alla quale la risposta fu positiva.
Si, in effetti non è strano che non ti ricordi di me...siamo un sacco di Tassi e non abbiamo parlato nemmeno una volta. Comunque ovviamente si, sono anche io uno studente di Hogwarts! Neville sorrise gentilmente. Aveva intuito quanto la ragazza fosse timida e non voleva metterla in imbarazzo più di quanto avesse giá fatto con i suoi precedenti commenti.
Oh, bene, mi siedo qui allora. Grazie!
La ragazza indicò a Neville il menù sulla tovaglia e disse che poteva chiamarla non appena fosse pronto ad ordinare.
Il ragazzo cominciò a sfogliare il menù e notò che era stato suddiviso in due parti: Menù Cinese e Menù Giapponese, e c'erano un sacco di cose che avrebbe voluto provare, ma doveva contenersi, non poteva spendere molto. Quando finalmente era deciso ad ordinare si guardò in giro in cerca della ragazza e quando la vide alzò la mano a mo' di saluto per farle capire che era pronto. Che stupido. Non le ho nemmeno chiesto il suo nome.

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view post Posted on 13/12/2019, 16:34
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G
wen osservò il ragazzo prendere posto, furono pochi istanti in cui lui non aveva gli occhi puntati su di lei e si sentì finalmente libera di guardarlo più attentamente; non riusciva a decifrarne l’età, probabilmente erano coetanei, ma all’orfanotrofio molti bambini sembravano più piccoli di quello che erano, a volte persino più grandi, non era facile. E poi era addirittura un Tassorosso! Avrebbe potuto averlo visto alla cerimonia di smistamento per esempio, ma niente: la sua mente proprio non collaborava. Stava quasi per essere colta in flagrante e spostò subito lo sguardo verso un tavolo dove un uomo stava rimproverando la testa rossa sul quale era seduto, aveva tentato di rubarsi uno dei nigiri sul tavolo, come spesso facevano quelle ladruncole. Tornò poi a guardare il ragazzo, nascondendo il suo imbarazzo e rispondendogli con un riverente «do itashi mashite(nota1)» prima di fuggire letteralmente via e lasciarlo libero di sfogliare il menù. Un po’ si sentiva in colpa di non ricordare quel volto, anche se forse aveva ragione, ci sono così tanti Tassorosso in Sala Comune, o al tavolo della Sala Grande, che non si possono mica riconoscere tutti, però lui aveva detto di averla già vista, quindi al contrario suo si ricordava di lei, ed era proprio questo che le dispiaceva.
Quando si rese conto che nell’altra sala non c’era bisogno di lei, si rifugiò in cucina per dare una mano con le stoviglie o qualsiasi altra cosa che le facesse cambiare pensieri, ma la sua mente continuava spesso a tornare sul volto del ragazzo, inutilmente alla ricerca di qualche indizio, fin quando non si rese conto di stare diventando più un intralcio che un aiuto. «Gwen torna in sala, potrebbero avere bisogno di te!» Si sentì dire prima di liquidarsi in fretta. Troppo sovrappensiero per rimanere in cucina, forse era meglio se tornava a contare i richiami dai tavoli, che però erano tutti stati serviti e nessuno era intenzionato a richiedere la sua presenza. Non ci volle però molto a notare un tavolo in cui tre ragazze sembravano aver finito di mangiare e si stavano intrattenendo con chiacchiere varie; ne approfittò quindi per ritirare i piatti vuoti e chiedere se avessero bisogno di altro.

Mentre usciva nuovamente dalla cucina, dopo aver ritirato il vassoio con una gustosa ordinazione di Cioccolata Cotta da consegnare al tavolo 14, si rese conto che il ragazzo suo concasato la stava chiamando. Gli fece un sorriso accennando il consenso e si precipitò a consegnare il dolce che aveva in mano prima di dirigersi al tavolo 21, così da poter prendere l’ordinazione: «Pronto per ordinare?» Chiese con un altro sorriso; chissà come si chiamava.

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nota1) Significa "di niente" e si pronuncia "do itashi mashtè"; in Giappone si usa per rispondere al grazie sia nei contesti formali che in quelli informali.
:fru:
 
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