Brivido Felino, privata

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Clarissa Scott
view post Posted on 16/12/2019, 23:45




A
vrebbe potuto dire o fare tante cose quel giorno, ma di certo mai avrebbe pensato di finire nel luogo che più detestava all'interno del magico castello: i sotterranei.
Clarissa era una ragazzina tutto sommato alquanto coraggiosa, ma la sua più grande paura era -e sarebbe sempre stata- quella rivolta ai fantasmi. Quegli esseri ectoplasmatici erano per lei un vero tormento, motivo per cui evitava di ritrovarsi nella stessa stanza con uno di loro a meno che ciò non fosse strettamente necessario ma mai, mai e poi mai ne avrebbe sfiorato uno di sua spontanea volontà.
Le era successo, una volta, di passare attraverso il Barone Sanguinario e per poco non era svenuta: il freddo che aveva percepito era stato fastidioso, quello senza alcun dubbio, ma era stata la spiacevole sensazione di tristezza e isolamento a sconvolgerla; fu come fare una doccia gelata, per poi sentirsi completamente asciutta e svuotata. Per un attimo, le era parso di trovarsi in un limbo senza via d'uscita.
Clarissa evitava di andare nei sotterranei a meno che non fosse assolutamente necessario, e recuperare il libro che aveva lasciato sotto il banco quella mattina lo era eccome, dato che il giorno dopo avrebbe avuto un compito in classe.
A passo svelto e senza guardarsi indietro, comprendeva perfettamente il perché avesse tanta fretta di abbandonare i sotterranei: il Barone Sanguinario non era tra i suoi amici più intimi e il vociare dei fantasmi tra quelle mura di umida pietra la faceva rabbrividire.
Giunta nell'aula si chiuse la porta alle spalle, chissà perché poi, per dirigersi verso il banco più a sinistra della seconda fila e cercare il proprio libro.
Che ovviamente non trovò.
«Maledizione! Era qui, ne sono certa!»
Finì per controllare tutti i banchi di quella fila, ma del suo libro nessuna traccia.
«E adesso... che faccio?»
Si lasciò scivolare su una seduta e poggiò i gomiti sulla superficie lignea del tavolo da lavoro, finendo per portarsi le mani tra i capelli e sospirare.
Come avrebbe fatto a svolgere il compito senza il libro e gli appunti su di esso? Avrebbe potuto chiedere a qualche compagno se per caso non avesse preso il suo testo per sbaglio, o magari domandare a qualche studente degli anni successivi se avesse degli appunti sull'argomento. Era talmente impegnata a pensare a come uscire da quella situazione, che non sentì il rumore dei passi di uno sconosciuto nel corridoio su cui si affacciava l'aula, né il lieve cigolio della porta che si apriva, intenta come appariva a imprecare a bassa voce.
Fu solo quando un gatto nero dall'aria familiare saltò sul banco che Clarissa, trattenendo un urlo di paura, si irrigidì sullo sgabello rischiando di perdere l'equilibrio. Quando la ragazzina si rese conto di chi si trovasse davanti, tuttavia, si rilassò all'istante, portando la mano destra ad accarezzare il pelo color pece del suo gatto.
«Salem, mi hai spaventata. Come sei arrivato qui? Ero sicura di aver chiuso la porta.»
Disse aggrottando la fronte, prima di voltarsi e scoprire di non essere più sola.
 
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view post Posted on 17/12/2019, 09:11
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Sim Salem bim!
Lezione di Trasfigurazione fatta, Divinazione svolta...Pozioni? Completata.
Si alzò con tranquillità dal suo banchetto, pronto a scappare con il suo zaino in Giardino per godersi un paio di ore di pausa prima della lezione di Incantesimi quando uno studente Tassorosso si avvicinò a lui con un tomo di Pozioni di secondi anno.

*Ma che ci devo fa con sto coso mo?*

Si domandò mentre il giovane dai capelli lunghi come un centauro gli indicava di aprirlo.
Sorridendo inebetito, senza star troppo a considerare tutte le parole da dirsi in quella circostanza, notò che il libro era di Clarissa Scott, prefetta della sua casata.
Quello si che era un buon modo per poter fare una conoscenza della studentessa! Quale miglior inizio di chiacchierata che una situazione di disagio da parte sua? Che poi la conosceva solo di viso era giusto che prendesse contatti anche con lei.
Sorridendo beffardo, mentre gli altri si dirigevano verso lidi migliori, lui rimase nella sala con il tomo in mano cercando di capire come fosse meglio agire.
Era preferibile nascondersi lì? O raggiungerla più tardi nel dormitorio?
Di certo la seconda opzione era la più comoda, ma in quel caso la comodità non gli permetteva quella entrata a sorpresa che gli avrebbe permesso di ridere e tanto.
Rimase una decina di minuti con il libro in mano nella sala sfogliandolo più per mera curiosità di come fosse quella ristampa, piuttosto che reale interessi per gli argomenti.
Alla fine della fiera quelle pozioni le aveva fatte e strafatte e non voleva più sentir parlare fino a che non fossero realmente utili a lui per qualcosa.
Proprio mentre stava per osservare un calderone rimestante girare per tre volte consecutive un intruglio dal color rosato, sentí la maniglia iniziare a muoversi.

*Finalmente!*

Pensò, mettendosi rapidamente dietro la scrivania del professor White.
Se fosse stato fortunato, non avrebbe dovuto aspettare più di tanto per entrare in scena; se la Corvonero era lì mancava poco alla sua apparizione.
Rimase acquattato per alcuni secondi, cercando di far attenzione a non far sbattere il suo corpo sulla sedia vicino a lui.
Non poteva perdere quel momento di gloria in un modo stupido, non ora.
Osservando il pavimento, dopo alcuni secondi, la sentì imprecare. Indubbiamente era lei e la riconosceva per quella voce che squillava costantemente nella Sala comune, nella loro sala comune dove gli piaceva osservare i cadetti della loro prestigiosa casata.
Ci volle poco per sedersi sulla sedia senza far rumore. Poggiando una mano sulla cattedra, fece in modo di rimettersi in posizione eretta in maniera da non farsi scoprire.
Era silenzioso come non mai, un felino se la vogliamo mettere in questo modo, un po' come il gatto che era entrato nella stanza per accertarsi che la padrona stesse bene.

*Che tipo*

Pensò tra sé e sé mantre poggiava il suo corpo sulla sedia e alzava il tomo con il braccio all'altezza del suo petto.
Era giunto il momento di fare casino o meglio, di conoscersi.
Senza sforzarsi troppo, lasciò il tomo cadere alla bell'e meglio sulla cattedra per fare baccano, quindi senza lasciare margini di risposta, disse:


-Signorina Scott, stava per caso cercando questo?-

Il suo sorriso si fece beffardo, mentre lo sguardo divenne divertito dall'evoluzione degli eventi.
Ora era la mossa della Prefetta di casa, cosa avrebbe fatto? Quello era ancora tutto da scoprire.

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Clarissa Scott
view post Posted on 17/12/2019, 16:39




E
videntemente Clarissa poneva attenzione alle cose sbagliate. Si era concentrata sui fantasmi, sui rumori che riecheggiavano tra le mura di pietra dei corridoi, sulla presenza di Salem e sull’eventualità di aver lasciato la porta dell’aula socchiusa, non badando minimamente alla persona che, con il chiaro intento di porre fine alla sua vita, aveva appena preso posto alla scrivania del professore, come se nulla sulla faccia della terra potesse distoglierlo dal suo intento.
Ora, con i nervi a fior di pelle, non appena Clarissa sentì l’impatto del pesante libro contro la superficie lignea della cattedra sobbalzò dal posto facendo stizzire Salem, che di conseguenza saettò via dal banco su cui si era appollaiato, miagolando spazientito.
Lei, nel mentre, rischiò di cadere rovinosamente a terra, un’imprecazione strozzata le fuoriuscì dalle labbra quando le iridi di ghiaccio si posarono sul volto noto del Caposcuola Corvonero.
Merda.
Che diavolo ci faceva lì Daddy? Quando era entrato?
Che fosse divertito era indubbio e un’ombra di stizza andò a deformare i lineamenti del volto dell’orgogliosa Corvonero che, ridendosi un contegno e sistemando la giacca della divisa, andò a rivolgersi a lui.
«Cos’è, ora ti diverti a spaventare le studentesse indifese?»
Lei di “indifeso” aveva ben poco, ma lasciò correre. Tirò un sospiro e si decise ad avvicinarsi alla cattedra, dove il ragazzo si divertiva a fingersi insegnante.
«Se non sai cosa fare dopo il diploma, potresti sempre pensare all’insegnamento. Ci stai bene lì dietro.»
Gli disse con l’ombra di un sorriso sghembo mentre recuperava il pesante tomo dalla cattedra. Ne sollevò la copertina e vide il proprio nome inciso sulla prima pagina: non c’era alcun dubbio, era il suo.
«Stavo cercando proprio questo, in effetti. Grazie.»
Sollevò lo sguardo verso il volto del ragazzo e si morse l’interno guancia, mentre si domandava il motivo per cui lo avesse lui. Era stata talmente colta dallo spavento che non si era soffermata a riflettere su chi si era trovata davanti. Che Daddy la mettesse in soggezione non era una cosa che aveva mai nascosto e non era un caso che Megan amasse sfotterla al riguardo, motivo per cui in quel momento gli diede le spalle e andò a sedersi al primo banco disponibile.
Era in quella scuola da due anni e non aveva mai avuto modo di scambiare più di qualche parola con lui, nonostante le cariche che ricoprivano e che avrebbero dovuto far sì che entrassero in contatto più facilmente.
«Che... cosa ci fai qui?»
Emozioni contrastanti finirono per affollarle la mente, combattuta tra il desiderio di andar via, la necessità di non sentirsi a disagio in presenza di quello che di base era un estraneo e la curiosità di entrare in contatto con il Caposcuola.
Con Megan era stato quasi facile -per gli standard di socialità della mora- stringere una qualche sorta di rapporto, ma con i ragazzi Clarissa aveva sempre palesato una certa difficoltà; l’unica eccezione era stata rappresentata da Justin, che la rossa sospettava fosse gay.
A quel punto fu quasi tentata di chiedere al Corvonero se anche lui non preferisse quella sponda, poiché in quel caso sarebbe stato molto più semplice per lei fare una sana chiacchierata.
E chissà quale divinità la trattenne dall’aprir bocca... almeno per il momento.
 
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view post Posted on 17/12/2019, 19:15
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Sim Salem bim!
Quanto amava quelle situazioni!
Adorava vedere il disagio, osservare i volti di chi veniva colto alla sprovvista dalla sua stupidità facendogli ricordare che era un burlone.
Continuando a sorridere nei confronti della ragazza che aveva portato nel bel mezzo di quella conversazione, iniziò a pensare a quante ne aveva fatte.
Era poco lontano da quella stanza in cui aveva derubato gli elfi della scuola delle cibarie natalizie, qualche piano più sotto rispetto a quella stanza che aveva riempito di caccabombe e qualche metro più lontano rispetto a quel luogo in cui si era fatto un bagno in tutta la sua semplicità.
Ne aveva fatte tante, troppe, rischiando e perdendo qualche punticino della sua casata ma ne era valsa decisamente la pena. Era cresciuto con il sorriso e non voleva perderlo.


-Ha deciso dove sedersi?-

Domandò alla ragazza mantenendo il lei.
Aveva capito che la ragazza si era iniziata a prodigare nella sfida di mantenergli testa, ma non sapeva che lui era tosto come un caprone.
Cercando di passarle il tomo così che lo potesse conservare nel migliore dei modi la osservò per poi alzare le mani.


-Signorina! Quante domande! Sono stato per caso accusato di qualcosa?
Comunque si da il caso che sono qui perché mi è stato dato questo libro dal professore, il quale mi ha detto che era il suo.
Ha aggiunto che è stata per tutta la lezione con la testa fra i Fiammagranchi e non se ne capacita visto che lei è una delle sue studentesse maggiormente brillanti.
Cosa ha da dire a sua discolpa?-


Il tono di voce, dal proferir la parola "professore" divenne solenne.
Ne diceva tante, troppe, ma alla fine era sempre un modo come un altro per prendere alla sprovvista l'interlocutore e portarlo nell'insolito, proprio dove non si aspettava di arrivare.
Tirando la sedia all'indietro, appoggiò entrambi i piedi sulla scrivania quindi le fece l'occhiolino come aveva fatto durante Halloween in ben altre vesti.
Sapeva bene che quello era un comportamento scorretto, per nulla conforme a quanto stabilito dal regolamento scolastico, ma era certo che non se la prendesse o meglio, sperava non fosse una bacchettona.


-A parte questo, sai, effettivamente mi piacerebbe fare il professore...Ma a modo mio.
È troppo noioso farlo da qui, da dietro una scrivania, stando soltanto a parlare senza dare nulla in cambio a chi mi sta di fronte.
Per crescere serve il confronto, non soltanto la teoria e la pratica suggerita dai libri, non so se mi spiego.
-


Aggiunse per non farle sentire troppo la pressione. Il limite tra divertirsi e esagerare era veramente flebile e come un chimico doveva dosare sfrontatezza e cordialità onde evitare degli inutili battibecchi.
Ai suoi occhi Clarissa era una come una caramella da scartare. Doveva capire come era, di che pasta fosse fatta e questo perché amava avere un buon rapporto con tutti gli studenti della sua casata e conoscerne i loro caratteri.
Amava avere tutto sotto controllo, anche e soprattutto per stare tranquillo nell'esercitare il suo ruolo.
Certo però la prefetta poteva ancora stupirlo, offrirgli altro. Doveva solo aspettare e capire.


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Clarissa Scott
view post Posted on 17/12/2019, 22:42




E
sprimere a parole lo stato d'animo di Clarissa era di solito estremamente complicato, ma la cosa sembrava peggiorare a dismisura quando si trovava in compagnia di chi non conosceva affatto e che, per un qualche motivo, la metteva in estremo imbarazzo.
Dopo gli avvenimenti della notte di Halloween, in effetti, la rossa non aveva avuto modo di parlare con il ragazzo che, per uno strano scherzo del destino, si era ritrovato sotto l'influenza di uno spirito particolarmente affine a quello che si era impossessato di lei, se di possessione si poteva parlare. Per giorni aveva creduto che si fosse trattato unicamente di un sogno e, a dirla tutta, non era certa di aver cambiato idea al riguardo. Ma in quanti potevano aver fatto lo stesso incubo?
Aveva cercato di evitarlo il più possibile, complici gli occhiolini e le carezze da lui ricevuti e a cui la ragazzina non riusciva a non pensare senza diventare rossa come un peperone, cosa che accadde anche in quel momento. Per tale motivo si era voltata, cercando di porre una certa distanza dal ragazzo che, povera vittima innocente, non aveva fatto nulla di male: come lei e come gli altri non era stato padrone delle sue azioni e parole, ma questo non la faceva sentire meglio.
Alla domanda dell'altro, lei rispose con un mezzo sorriso.
«Il più lontano possibile da Lei, professore.»
Avrebbe continuato quel gioco se il Caposcuola così avesse desiderato, restando poi ad ascoltare le sue parole mentre prendeva posto a un banco in prima fila.
«Una delle sue studentesse migliori? Ma pensa.»
Pozioni era una delle materie che più preferiva, in effetti, complice la buona dose di razionalità necessaria a non esplodere con tutto il preparato. Lei, puro e indomito istinto, trovava affascinante riuscire in una disciplina tanto meticolosa, e forse era quello il motivo che la spingeva a dare il massimo.
«E comunque non ero affatto distratta! Non sono sempre... insomma, di solito sono una tipa in gamba, sul serio. E non balbetto... quasi mai. E...»
Si rese conto di aver abbassato lo sguardo, cosa a cui pose subito rimedio sollevando le iridi d'argento sul ragazzo, combattendo l'imbarazzo. Le dita della mano destra stuzzicavano l'angolo superiore della copertina del pesante volume, mentre la ragazza si costringeva a rilassare i muscoli, lasciandosi andare contro lo schienale della seduta.
«Ricordami perché sto dicendo a te certe cose, dato che è palese che mi stai prendendo in giro.»
Aveva sentito dire che il Caposcuola dei corvi fosse un tipo alquanto burlone, motivo per cui non si sorprese a pensare di essere vittima di uno dei suoi scherzi.
Lo lasciò tuttavia esprimersi circa la possibilità di diventare un docente, una volta finita la scuola, una prospettiva che fece rabbrividire la ragazza: avrebbe realmente dovuto dargli del "Lei"? Ma soprattutto, trovava così esilarante l'idea di restare nell'ambiente scolastico>? Lei già non vedeva l'ora di affacciarsi su nuovi lidi.
«Non tanto, in realtà.»
Ammise con franchezza quando lui chiese se fosse stato abbastanza chiaro. Le dita della mano destra andarono a raccogliere una ciocca dei lunghi capelli ramati per portarla dietro l'orecchio, mentre i denti torturavano l'interno guancia.
«Se escludi la teoria e la pratica, cosa rimane di una lezione? La morale? Il confronto? Sei fin troppo idealista, Daddy.»
Non che fosse un male.
Incrociando le braccia al petto e traendo un sospiro, tuttavia, si rese conto di essere incuriosita da quanto il concasato le stava dicendo.
«Perché non mi fai vedere cosa intendi? Ti sei già immerso nel ruolo di un insegnante pochi minuti fa; ora io cercherò di fare la brava studentessa.»
Si disse assumendo un'espressione più rilassata in volto, inclinando il busto in avanti e poggiando i gomiti sul banco, mentre il mento sostava sul palmo della mano destra.
«Ma non farmi più l'occhiolino, Clyde, non sarebbe professionale.»
In effetti la situazione era già abbastanza difficile, non serviva renderla ancor più complicata usando epiteti come, tanto per dire, "bambolina".
 
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view post Posted on 19/12/2019, 09:08
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Sim Salem bim!
Presa.
L'aveva accalappiata e portata nella conversazione come aveva stabilito dal principio e lo aveva fatto cercando di sembrare il meno invadente possibile.
Non appena i suoi occhi argentei sfiorarono i suoi cangianti, in quel momento di un color verde scuro data la presenza di molta oscurità nell'aula, si ricompose per mettersi in una posizione maggiormente congrua per un professore.


-Signorina pensa davvero che sia così? Che rimanga soltanto la morale? La magia non è nulla di così definito come le vogliono far credere. È vero che ci sono incantesimi che richiedono precise esecuzioni, pozioni che prevedono particolari preparazioni, ma non pensa che ragionare senza tener principalmente conto della teoria e della pratica possa portare altro?-

Rimase in attesa di una risposta, curioso di capire quanto fosse Corvonero e cosa la rendesse una dei principali responsabili della casata assieme a lui.
Non voleva farla filosofeggiare, non gli interessava nemmeno se sapesse o non sapesse di cosa stavano parlando. Era il modo di fare che faceva la differenza.


-Pensi solamente ad un solo secondo se la sua vita fosse scolastica non fosse stata riempita di testi e riassunti ma le avessero dato anche solo un giorno a settimana per ragionare e pensare, per confrontarsi con qualcuno. Cosa sarebbe successo?-

Aveva fatto un ulteriore cappio sull'argomento. Non sapeva se Clarissa si rendeva conto che man mano che passavano i secondi le sue domande diventavano maggiormente precise e vincolanti, ma alla fine era importante? Quello che voleva sapere era lì nella testa della sua interlocutrice e non vedeva l'ora che fuoriuscisse.
La osservò nella sua interezza, cercando di capire qualcosa dai suoi comportamenti. Era attento agli atteggiamenti umani e ce ne era uno che aveva notato in lei ma che non voleva scoprire, non ancora, dopotutto un professore non scopre i suoi trucchi tutti il primo giorno.


-... Tralasciando per un secondo la lezione, dimmi un po'...A cosa stavi pensando alla lezione del Professor White?
-


Appogio i gomiti sulla scrivania, permettendo al mento di appoggiarsi sulle mani.
Per essere burloni fino in fondo era necessario mantenere un certo tono, un po' di serietà per venir creduti e lui ci doveva riuscire, in un modo o nell'altro.


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Clarissa Scott
view post Posted on 20/12/2019, 18:01




L
a razionalità era ciò che di più lontano potesse appartenerle e spesso, nei mesi antecedenti, aveva commesso l’errore di associarla alla Casa in cui era stata smistata. Più di una volta Clarissa aveva pensato di non essere fatta per indossare i colori dei Corvonero, ritenendo lecito il fatto che il Cappello Parlante avesse finito per confondersi e dunque non assegnarla alla Casa che la meritava realmente: Grifondoro.
Aveva convissuto con quella sicurezza per tutto il primo anno, nonostante le parole di Jean e di Megan, le uniche persone il cui parere per lei aveva importanza all’interno di quel castello.
Aveva finito per convincersene, ma non del tutto.
Se avesse saputo che Daddy stava solo cercando di comprendere cosa la rendesse degna di indossare i suoi stessi colori, probabilmente gli avrebbe risparmiato la fatica, rispondendogli che neppure lei era al corrente del motivo secondo cui il Cappello aveva preso quella scelta al posto suo.
Ad ogni modo, la razionalità che il corvo le aveva richiesto per poter rispondere alla sua complessa domanda, faticò ad arrivare nella ragazzina che, contro ogni regola, rispose di getto, d’istinto.
«Credo... che non sarei arrivata a nulla di concreto. Tra l’agire e il pensare preferisco nettamente il primo e forse questo non mi rende propriamente una degna Corvonero.»
Disse nell’ombra di un sorriso di resa, come a scusarsi di un qualcosa per cui in realtà non aveva alcuna colpa. Si strinse nelle spalle sotto lo sguardo dell’altro, mentre le iridi di ghiaccio andavano a cercare di comprendere di che colore fossero quelle che le specchiavano.
Alla successiva domanda, che poneva fine a quel gioco contorto e per nulla chiaro che i due avevano ideato, la ragazzina scovò un’assonanza con ciò che le era stato chiesto poco prima. Era quasi chiaro che il Caposcuola stesse cercando di capire cosa si aggirasse nella mente contorta della ragazzina, ma la grave difficoltà era una e una soltanto: neppure Clarissa ne era consapevole, e da un bel po’ di tempo ormai.
Si limitò a sorridere alla sua domanda, mentre lo vedeva farsi notevolmente più attento e poggiarsi sulla superficie lignea della cattedra.
«Un penny per i tuoi pensieri, non è così?»
Disse mentre una flebile risata andava a liberarsi dalle labbra socchiuse e le dita arricciavano l’angolo superiore delle prime pagine del tomo.
«A volte mi domando se io sia la persona giusta per stare qui. Sai, nella Casa dei più saggi e intelligenti, addirittura Prefetto... ma la verità è che non so più neanche chi sono. Questo mondo mi sta cambiando lentamente, non avrei mai pensato di poter raggiungere certi risultati, ma neppure di sparare a sangue freddo contro una bambina, per quanto macabra potesse sembrare.»
Un brivido la percorse lungo la spina dorsale nel ricordare quel bizzarro sogno che aveva avuto la notte di Halloween, se di sogno si poteva parlare.
«Oppure mi faccio troppi problemi. Basta guardare te... a volte invidio il modo in cui riesci ad essere tanto spavaldo ed estroverso, allegro e burlone.»
Lo aveva guardato molte volte, come negarlo? Era il Caposcuola della sua Casa e da quando aveva ottenuto la spilla era stato impossibile non notarlo. Era il classico ragazzo più grande e anche alquanto carino, molte ragazzine in effetti avevano perso la testa per lui, eppure la tal cosa non sembrava sfiorarlo neanche lontanamente.
Ma in fondo, non lo conosceva affatto.
«É a tutto questo che penso, delle volte, ma ad essere sincera, durante l'ora di Pozioni immaginavo solamente cosa ci sarebbe stato per cena.»
E nel dirlo scoppiò in una breve risata, passandosi una mano sul volto stanco e poi tra le ciocche di capelli ramati.
«Perché mi stai facendo tutte queste domande? Non credo affatto che il professore ti abbia detto che ero distratta, dato che ho realizzato una pozione praticamente perfetta.»
 
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view post Posted on 29/12/2019, 09:50
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Aveva sentito la resa.
Quel piccolo frangente in cui Clarissa pensò di non essere adeguata alla casata e ai suoi canoni.
Senza starci troppo a pensare, si alzò, mentre le parole di lei continuavano a concatenarsi tra di loro per farla rimettere in piedi e buttarla nuovamente nella mischia.
Non lo aveva capito o forse non lo voleva capire, consapevole che in lei c'era qualcosa di diverso rispetto a quello che normalmente richiedeva la sua casata.


-Anche io preferisco agire.
Con la domanda che ti avevo fatto prima volevo solamente chiederti se fosse utile stare sempre a fare ciò che ti viene imposto da libri o dal programma scolastico oppure se fosse il caso di permettere allo studente di guardare oltre gli schemi, di allargare i propri orizzonti.
Ti faccio un paio di esempi. Se tu ti soffermassi sul Diffindo come incanto penseresti che serve solo a lacerare oggetti, ma mai ti verrebbe da pensare che in molto lo potrebbero usare per raschiare la troppa schiuma dalla loro Burrobirra. Se ti mettessi a pensare all'Evanesco come incanto, anche solo per un secondo, capiresti che il dono che abbiamo tra le mani è molto più devastante di come lo fanno apparire. Siamo in grado di decidere se una cosa può esistere oppure no, se sia degna di essere in questo Mondo o bisognerebbe annullarla.

A questo serve il pensiero, di certo non ad elucubrare sermoni privi di senso. Quelli non fanno bene a nessuno e diciamocelo... Annoiano anche un pochino.-


Sorridendole, si poggiò sul suo banco mentre lei snocciolava i dubbi senza alcun timore, probabilmente acquisendo quel pizzico di sicurezza in più per parlare con lui.

-Sai, mi sono sparato tutte queste menate da solo più o meno alla tua stessa età.
Non è che se si agisce si è Grifondoro, se si è razionali Serpeverde o se si mangia si è Tassorosso.
Secondo quest'ottica ora come ora dovresti ritirarti nelle stanze qui vicino.-


Proseguì senza starci a fare troppi pensieri al riguardo, dopotutto ce ne aveva fatti e ne poteva continuare a fare sul perché non fosse finito in altre casate e anzi fosse addirittura diventato caposcuola Corvonero.
Sicuramente Swan era tutta un altra impostazione rispetto a lui.


-Penso il Cappello agisca in base alle sfumature del tuo carattere. Se sei creativo magari dovresti essere più Corvonero rispetto a Tassorosso, se sei più amichevole invece dovresti essere più giallonero che bronzoblu.
Insomma, sinceramente penso che il Cappello ti dia un indirizzo e poi noi proseguiamo la nostra strada con le nostre idee. Nel momento in cui capirai che sei solo tu che decidi come essere vedrai che capirai perché sei degna di essere prefetto della nostra casata.
È solo accettando ciò che succede che si capisce perché e per come ci si ritrova in un determinato ruolo.
Probabilmente io sono Caposcuola solamente perché mi ritenevano molto simpatico e dovevo risollevare di umore tutti quanti per via delle sonore bastonate che abbiamo ricevuto nel corso degli anni.-


Sdrammatizzò.
Il modo migliore per far capire a Clarissa che se quel posto gli era stato affidato era perché se lo meritava, era facendogli acquistare sicurezza in se stessa e nelle sue capacità, anche se poco inclini ai valori di casata.
Senza tralasciare il discorso maggiormente rilevante, sempre curioso della ragazza anche se avevano avuto il loro primo contatto, si rivolse a lei ironico.


-... Comunque le domande le faccio perché devo controllare il vostro operato. Tu sei sicura di aver fatto una pozione perfetta? Quella è una capacità unica della nostra casata. Quasi un marchio di fabbrica.-


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Clarissa Scott
view post Posted on 8/1/2020, 22:45




S
Clarissa rimase ad ascoltare Daddy con una curiosità quasi estrema, seppur facesse particolarmente fatica a seguirlo. Non era una sciocca e a livello intellettivo aveva tutto in ordine, dunque capiva perfettamente ciò che l'altro stava cercando di dirle, di farle comprendere... peccato che la ragazzina non faceva altro che domandarsi il perché di quella conversazione.
Sapeva bene che la magia donava un potere immenso, poiché con alcune conoscenze si era persino in grado di piegare il mondo e chiunque altro al proprio volere, ma per lei al momento si limitava unicamente a eseguire qualche incantesimo letto sfogliando le pagine di un libro. Che ancora non avesse ben capito ciò che aveva tra le mani era chiaro persino a lei.
Si limitò dunque ad annuire, cercando un significato nascosto che probabilmente quelle parole non avevano, prima di lasciarsi andare a una mezza risata e distogliere finalmente lo sguardo dall'altro che, nel mentre, si era avvicinato al banco su cui si era fermata.
«Sei più saggio di quanto credessi.»
In realtà, non si era mai soffermata a chiedersi se lo fosse.
Alle successive parole dell'altro, tuttavia, Clary gli riservò uno sguardo piuttosto irritato, nonostante l'espressione imbronciata lasciasse intendere come non si fosse arrabbiata, quanto più offesa.
«Mi stai dando della serpe? Sul serio? E comunque no, grazie tante: vacci tu a vivere con i fantasmi... bleh!»
Un brivido la percorse lungo l'intera lunghezza della colonna vertebrale e lasciò che l'immagine di se stessa, con indosso la divisa verde-argento e arresa a vivere nei sotterranei, scivolasse via dalla sua mente.
Le successive parole del Corvonero la fecero ridere e sì, in quel momento finì davvero per pensare che in fondo qualcosa di simpatico lo avesse... e lei riteneva che fosse molto più che simpatico.
A quel pensiero sentì le proprie gote andare a fuoco, eppure il pensiero di una Megan che la prendeva in giro a causa dell'impellente disagio che provava ogni qualvolta quel ragazzo era nei paraggi, la costrinse a darsi un contegno.
Si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio con fare nervoso, ma non poteva negare che le parole dell'altro le avessero fatto estremamente piacere. Riteneva forse che lei meritasse quella spilla?
«Parli come se tutto ciò che ci capita nella nostra vita dipenda unicamente da noi. "Volere è potere", non è così?»
Asserì con espressione crucciata, mentre portava le braccia verso l'alto per stirare i muscoli assopiti.
«Ma credo che tu non sia diventato Caposcuola unicamente per la tua simpatia... credo, cioè, che ci sia altro in te. Sembri un po' toccato, in effetti, ma penso che il tuo sia solo un modo di fare... magari mi sbaglio, ma credo sia solo una facciata, come se non volessi farti prendere troppo seriamente dalle persone...»
Stava balbettando. Santo cielo, Clarissa Scott stava balbettando! E aveva persino abbassato lo sguardo in evidente stato di difficoltà!
«O magari non ho capito nulla di te, cosa molto probabile, in effetti. Insomma, voglio solo dire che... che hai altre qualità, ecco. Credo.»
Tipico suo ritrattare quando le cose si mettevano male, ma non lo aveva fatto del tutto.
Infine, alla domanda circa la pozione, Clary sembrò recuperare tutta la sicurezza che di solito le apparteneva e un chiaro segno di ciò fu lo sguardo cristallino che tornò a sostenere quello del compagno.
«Certo che sono sicura. Io sono brava in Pozioni, su questo non ci piove.»
Aveva molte insicurezze, ma sapeva riconoscere i propri punti forti e se in Difesa contro le Arti Oscure, una materia che amava, non riusciva a raggiungere i risultati sperati, in Pozioni non aveva di questi problemi.
«Sono certa di essere brava quasi quanto te.. o magari di più.»
Ammise con strafottenza, condendo il tutto con un ghigno provocatorio che si distendeva sul viso lentigginoso.
 
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