... Prima del Ballo ...
Un'esplosione rompe il silenzio del villaggio.
Un edificio sta crollando, cade come un fragile castello di carte.
Detriti volano ovunque, vetri e schegge grandi e pericolose cadono dal cielo come lame mortali.
Un terremoto spacca la pietra sotto i piedi, la terra inghiotte gli sfortunati troppo vicini alle crepe e sbilanciati dalle scosse.
Corri cossi! Salvali!
Una continua corsa incontro al pericolo per salvare quanti più innocenti possibile, l'orrore negli occhi di chi non aveva mai visto tanto sangue e feriti in vita propria, quei piccoli frammenti ancora attaccati all'ultimo respiro, sospesi tra la vita e la morte...
Morte. Morte ovunque guardasse.
Corpi immobili, pallidi, gli occhi sgranati in una maschera di terrore. Chi consapevole che era giunta la loro fine, chi stupido che fosse arrivata così improvvisa, forse troppo presto.
La forza di volontà a non farsi abbattere, a continuare a lottare vacilla ad ogni nuovo pericolo, ad ogni vita persa una sconfitta... Ma contro cosa lottano?
Il gioco di un destino capriccioso o qualcosa di più?
Sta correndo, il respiro corto e le palpitazioni irregolari, l'adrenalina scorre nel corpo per tenerlo attento e pronto ad intervenire.
E' circondata dallo scintillio della magia, pervade ogni cosa, ogni spazio.
La vede librarsi verso il cielo a protezione dai detriti del palazzo distrutto, la vede insinuarsi nei corpi dei feriti per curarli, la vede nell'aria, incantesimi lanciati per chissà quale dei tanti possibili scopi.
E di colpo quei piccoli fiori luminosi che scendevano lenti dal cielo, vorticavano nell'aria cullati da una leggera brezza che li faceva ballare delicati...
Troppo luminosi per esser fiori...
Forse barlumi? Fiammelle che col gas nell'aria avrebbero causato un'esplosione devastante?
Fermali!Mìreen si svegliò di soprassalto.
Quella voce, un sussurro al momento della battaglia, le era sembrata un grido disperato adesso che, stesa nel suo letto, tra le mura di casa sua, avrebbe dovuto sentirsi viva e al sicuro, gli eventi della profezia lontani... Eppure non era così.
Ancora le capitava di avere brividi di terrore se ripensava a ciò che era successo al villaggio, ancora le pesava il petto al pensiero di tutte quelle vite spezzate, come che, invisibile e silenzioso, fosse passato tra loro il tristo Mietitore e con la sua nera falce avesse reciso il gambo di tanti innocenti fiori, alcuni erano ancora germogli...
Guardò fuori dalla finestra del suo appartamento.
Il sole non era ancora sorto, ma in lontananza le prima luci stavano iniziando a rischiarire la cupa notte di quel freddo inverno.
Si alzò e lentamente si diresse alla finestra.
Abitava al piano più alto, per questo poteva godere di un minimo di paesaggio al di sopra dei lampioni e delle luci della città... era una magra consolazione se si considerava quale meraviglioso spettacolo notturno poteva godere se fosse stata nella sua camera a casa sua in Irlanda.
Spostò delicata le leggere tende e osservò il sole salire lentamente all'orizzonte.
Era stata fortunata a sopravvivere a ciò che era successo ad Hogmeade, altri non avevano avuto la sua stessa sorte... altri non avrebbero mai potuto rivedere l'alba, come stava facendo lei in quel momento.
Si strinse in un solitario abbraccio nel tentativo di scaldarsi.
Per anni aveva combattuto gli incubi dell'incendio e della morte del padre, la cicatrice nel petto che a volte sembrava volerglielo ricordare con prepotenza.
Ora avrebbe dovuto aggiungere anche gli orrori visti quella mattina, l'attacco al Villaggio, una profezia che lentamente stava tessendo la propria tela, fato inesorabile e inarrestabile.
Si morse il labbro inferiore come quando era nervosa.
Quando ci sarebbe stata la prossima mossa? Quante vite sarebbero riusciti a salvare questa volta... e quante ne avrebbero perse?
Il sole era ormai comparsi all'orizzonte. Un'altra giornata era iniziata.
Aveva scelto di seguire le orme del padre, e benchè lo scempio a cui aveva assistito, non se n'era ancora pentita.
Come aveva detto alla madre, che disperata aveva cercato di riportarsi la figlia a casa dopo l'accaduto, per lei non c'era gioia più grande di aver contribuito a salvare degli innocenti. Grazie a loro, tante famiglie non avrebbero dovuto piangere la perdita di un proprio caro, come ancora stava facendo la sua.
Era bastato il "
Grazie" di un bambino salvato dalla caduta nella crepa del terremoto per far svanire ogni dubbio, per farle accettare anche quei nuovi e terribili incubi, quella stretta al cuore.
Appoggiò la mano al freddo vetro, con la speranza che i raggi del sole potessero trasmetterle un po' di calore, ma ciò non successe, erano freddi, come il gelo che sentiva dentro da quel giorno.
Lasciò la tenda, la quale tornò al suo posto, schermando un poco la luce che avevano iniziato a illuminare la città, cacciando le tenebre... Ma chi avrebbe rischiarato quelle del suo cuore?
Il suo sguardo si posò sul vestito che aveva preparato per il ballo di quella sera ad Hogwarts.
Suo fratello l'aveva invitata nel tentativo di distrarla, ma aveva rifiutato.
Quando poi il suo capo aveva detto che gli agenti Antimago avrebbero affiancato gli Auror nell'occuparsi della sicurezza del ballo scolastico, non aveva potuto tirarsi indietro.
Doveva tornare alla sua normale vita, lasciarsi alle spalle gli eventi passati poichè aveva ormai capito che altri sarebbero successi, non serviva la chiaroveggenza di sua nonna, poteva sentire il fato osservarli dalla sua onnipresenza e sorridere, un sorriso malvagio di chi sta preparando il prossimo gioco a cui sottoporre il loro coraggio, la loro forza fisica e soprattutto mentale.
Se doveva sopportare tutto ciò per soddisfare una qualche divinità annoiata, le andava bene, che le lanciassero addosso tutto quello che passava da quella loro testa onnipotente, ma che lasciassero stare la povera gente innocente!
<< La vera forza non sta solo nel vincere ogni battaglia, ma nel superare gli orrori della guerra e riuscire a tornare a vivere sereni, ringraziando di dono della vita che ancora c'è stato fatto. >>Erano le parole che aveva detto Ryan a Sheryda quando lo aveva raggiunto all'ospedale dopo un cruento duello contro un Mangiamorte, e lei in lacrime, lo aveva pregato di lasciare il lavoro da Auror.
Le aveva ripetute alla figlia, quando, ormai persa la speranza di convincerla a lasciare Londra per tornare in Irlanda "al sicuro", la era andata a trovare al San Mungo.
Da quello che le aveva raccontato il fratello, sembrava che la madre fosse letteralmente impazzita nell'arco di tempo in cui Mìreen stava "combattendo" la profezia al villaggio. Avevano dovuto trattenerla lui, la nonna e altri maghi chiamati con in aiuto, o si sarebbe letteralmente materializzata dalla figlia.
Lyam le aveva descritto ancora spaventato, lo sguardo e le grida disperate della donna, una maschera di pura angoscia che Mìreen poteva ben immaginare quale fosse, avendola vista una volta mentre piangeva sulla tomba del marito.
Aveva messo paura a tutti, tranne alla nonna, che aveva continuato a ripeterle all'orecchio
<< Andrà tutto bene. Si salverà. Se intervieni metterai a rischio solo la sua e la tua vita. Adesso fermati!>> finchè non l'aveva calmata quel tanto da non farla più scalciare, limitandosi a stringersi all'anziana madre tanto da conficcarle le unghie nelle braccia, rigida e tesa con le lacrime che non accennavano a fermarsi.
Accarezzò con la mano la leggera veste di tulle rosato con ricami e pizzo bianchi.
Lentamente sollevò e percorse il nastro rosso che stringeva il vestito sotto il seno, per poi lasciarlo ricadere in modo scomposto in mezzo a quella purezza, ora interrotta dal cremisi del fiocco.
Dopo aver saputo il tema del ballo, si era incuriosita ed era andata a leggere la storia, o meglio a guardare qualche rappresentazione teatrale con l'aiuto del fratello e del famoso "internet babbano".
Aveva deciso come vestirsi solo il giorno prima, ma alla fine le era piaciuta tanto l'immagine dipinta in uno dei testi letti da voler prenderne spunto.
La veste sembrava così leggera, semplice, i capelli sciolti, legati solo da un fiocco, mentre Clara piroettava col suo amato schiaccianoci tra le braccia.
Aveva voglia di sentirsi come lei: sognatrice, spensierata, ballare e volteggiare libera, una semplicità che sentiva di star perdendo.
Un trucco minimal dava colore al viso divenuto fin troppo pallido, l'ombretto quasi rosso, faceva un contrasto tra caldo e il freddo dei suoi occhi azzurri; invece nelle labbra un semplice rosa forse più pesca che aurora.
I lunghi capelli erano ancora del biondo di quel giorno, e così volle lasciarli, cadevano liberi ad onde sulle spalle semi scoperte, poche ciocche erano legate da un alto fiocco completamente nero.
Aveva comprato scarpette simili a quelle delle ballerine di un bel rosso, coordinate al nastro del vestito, ma aveva fatto un'importante modifica: per il fiocco hai capelli, che sarebbe dovuto esser del medesimo colore del nastro, scelse il colore nero, un segno di ciò che pochi mesi prima era successo al villaggio di Hogsmeade.
Orecchini e collana rappresentavano gli altri due "protagonisti-antagonisti" della composizione di Čajkovskij: lo schiaccianoci e i topi.
La prima volta che provò l'intero outfit davanti l'alto specchio, si stupì di come le cadeva...
Così leggero, una stoffa quasi impalpabile, eterea, che lasciava intravedere l'aderente "costume" bianco sotto, atto a nascondere le intimità del corpo femminile, lasciando completamente libere gambe, braccia e un ampio scollo sui seni.
Faceva un passo e e il vestito si muoveva come avesse una volontà propria, ondeggiava come spinto da un vento dispettoso, fece una giravolta e l'abito la seguì, avvolgendole i fianchi con più giri di leggiadra stoffa, per poi tornare al suo posto pur continuando a muoversi benchè lei stesse ferma.
Una piccola risativa le sfuggì, le sembrava di esser una di quelle piccole fate nelle fiabe, creaturine vestite di foglie, o petali, e in alcuni libri di pura magia, impalpabile meravigliosa magia che le seguiva coprendo il minuscolo corpo dalle accennate fattezze femminili.
Si sentiva così libera e leggera... benchè il bianco costume sotto fosse così aderente da non lasciar niente all'immaginazione, il pallido tessuto sopra che poggiava sulla sua liscia e nuda pelle sembrava una continua delicata carezza, le ali di una farfalla che ad ogni passo si alzavano e abbassavano con dolcezza, su quel corpo alto e slanciato, con una semi-trasparenza che bastava uno sguardo un po' più attento per poterne veder le forme sotto.
Forse era troppo trasparente? Forse doveva coprirsi di più? Avrebbe avuto sicuramente freddo se non fosse per il lungo cappotto bianco rivestito in pelo che le aveva dato sua nonna. Sperò che dentro la sala della festa ci fosse stato lo stesso il caldino dell'anno precedente, con l'enorme falò. E pensare che pure il Ballo delle Ceneri era stato organizzato per ricordare una tragedia successa propria ad Hogwarts, ora ce n'era un'altra da ricordare.
... Arrivo al Ballo ...
Era strano arrivare al ballo senza esser accompagnata da qualcuno.
Si era ormai abituata a partecipare col fratello o con la sua nuova e che tanto adorava Jolene.
Lei era uno dei motivi che l'avevano spinta ad accettare il lavoro come supervisore lì al ballo, si trovava così bene con lei che aveva un bisogno, quasi fisico, di vederla e di parlarle, anche banali chiacchiere da salotto le sarebbero andate bene, tutto pur di distogliere l'attenzione dai ricordi.
Avrebbe così tanto voluto farle conoscere Lia, ma lei stessa non sapeva che fine avesse fatto, figuriamoci riuscire ad organizzare un'uscita tra loro.
Era lì per lavorare, ma forse un po' di atmosfera festosa le avrebbe fatto bene, infondo sua madre le aveva sempre detto "Sorridi, ridi, gioisci, per la vita che ti è stata donata e di cui giorno ringrazi la Dea Madre. Vivi, anche per chi non può più farlo."
Anche se era difficile, lo avrebbe fatto, perchè ciò che era successo non doveva ostacolare il suo percorso, non avrebbe dovuto impedirle di andare avanti e vivere la propria vita, sia i dolori, sia le gioie che l'aspettano.
La Sala da ballo era stata splendidamente addobbata, come ad ogni festa, e ciò bastò a farla sentire meglio. Lo sguardo si perdeva ad ogni decoro verde e oro, alle fate che ballavano con gli schiaccianoci di legno appesi all'enorme albero di natale (che anche quell'anno non l'aveva delusa) illuminato da candeline su ogni ramo, la cui luce veniva riflessa e conferiva uno splendido scintillio a delle preziose e sgargianti decorazioni fluttuanti dai colori più vari.
L'effetto di astri celesti con tanto di Via lattea era stato meravigliosamente realizzato, tanto da lasciarla a bocca aperta, mentre con la testa alzata verso la volta, girava su sè stessa per ammirare ogni più piccolo particolare di quella sala tanto finemente addobbata.
Sentiva il peso sul petto farsi leggero, più si spostava al centro della sala e la musica dell'orchestra si faceva più chiara, più sentiva la nube temporalesca sopra la sua testa diradarsi, cullata dalle note a volte dolci a volte incalzanti.
Le tavolate erano apparecchiate con brocche e posate d'antiquariato, ma ciò che attirò di più la sua attenzione fu proprio la casetta di pan di zenzero.
Si avvicinò curiosa e imitando alcuni ragazzi, fece tintinnare un bicchiere con un cucchiaino, il piccolo topolino che vi uscì, vestito da schiaccianoci, la fece sorridere divertita, era adorabile, tanto da allungare con dolcezza un dito per accarezzagli la testolina pelosa.
In risposta la piccola creaturina le fece un balletto che le ricordò un poco quello che del musical solo un po' più buffo per i vestitini fuori misura del topolino. Quando ebbe finito gli fece un piccolo applauso e gli chiese con gentilezza qualcosa da bere di analcolico, visto che era in servizio.
Con la sua fresca bevanda stretta nella mano destra, si guardò intorno curiosa degli invitati per la maggior parte studenti, scorse addirittura il fratello che la salutò con un cenno della mano per poi seguire gli amici concasati da qualche parte della sala.
Quando vide un volto da lei decisamente conosciuto, si diresse in quella direzione... infondo quella sera, come per l'attacco ad Hogsmeade, erano colleghi, voleva parlargli e mostrare a sè stessa che poteva andare avanti e superare anche quello che aveva provato per lui.
Arrivò che
Aiden stava dando qualcosa al ragazzo che da lontano non aveva riconosciuto perchè girato di schiena, ma ora che si era avvicinata non potè che esser felice di vederlo.
<< Buona sera! E Auguri di Natale a tutti, o meglio Buon Yule per noi "pagani" >>Sorrise, sperando che la battuta fosse gradita.
Si girò prima verso
Oliver e allungando la mano in attesa che gliela stringesse disse:
<< So che lo abbiamo già fatto tempo fa', ma ancora non siamo riusciti a presentarci e a chiacchierare come mi avrebbe fatto tanto piacere, per questo ricomincio da capo...
Piacere Mìreen Fiachran,
sorella maggiore di quel incontrollabile Grifondoro al 4° anno di nome Lyam e che, non si sappia in giro, ti venera così tanto che manco della Dea Madre vengono tessute simili lodi.>>Rise e rivolta questa volta ad Aiden, con un leggero nodo al petto provò ad instaurare una conversazione questa volta "normale fin dall'inizio":
<< Stupito di vedermi? Forse più stupito che aggiungessero gli Antimago tra gli addetti alla sicurezza del ballo scolastico...
Dai, non preoccuparti, ora che ci sono io, puoi andare a berti una birretta che qui me ne occupo io.>>Lo stava prendendo in giro, cercando di mascherare quanto la sua vicinanza ancora le facesse un poco effetto.
Alla festa di Natale ad Hogwarts dell'anno prima, aveva provato a spezzare il loro legame, proprio per ricominciare da 0 anche con lui, senza sentimenti passati in ballo.
Avrebbe potuto scommettere di aver visto un filo rosso prima unirli, per poi spezzarsi bruciato dall'enorme fuoco posto nella sala... Lo aveva visto, lo aveva chiamato, si era addirittura allungata verso di lui nella speranza di afferrarlo, di richiamare il suo sguardo, ma non aveva mai avuto occhi per lei.
Aveva fatto lo stesso anche alla sua prima festa di Natale di Hogwarts, in quel grazioso cottage di montagna dove lo aveva visto in atteggiamenti affettuosi con una ragazza.
Lo aveva rivisto altre volte, senza la ragazza, eppure non le aveva mai degnato della più piccola attenzione, non voleva soffrire, non voleva star male per un amore non corrisposto, per quello era scappata da lui, così lontana che mentre lui spariva dietro l'enormi porte della Sala Grande, seguendo chissà chi, lei recideva col fuoco il legame che aveva creato al loro primissimo incontro.
Così stupida da tracciargli il simbolo sacro alla sua famiglia, così stupida da baciarlo in un improvviso impetuoso bisogno di toccarlo.
Gli sorrise, forse era arrossita, forse era un po' incerto quel volto falsamente sereno in sua presenza, ma stava cacciando ogni sentimento per lui nell'angolo più profondo del proprio cuore.