Order or Chaos?, Privata

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view post Posted on 20/1/2020, 23:26
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Order or Chaos?
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Erano state settimane nere quelle che si erano succedute in quel di Hogwarts; nonostante Justin faticasse ancora a star dietro a tutta la mole di lavoro che uno studente doveva portarsi dietro le spalle, ad aggravare la sua precaria situazione si erano aggiunti anche i doveri da Prefetto che l’ottenimento di quella preziosa Spilla avevano comportato. Sin dal momento in cui aveva varcato i cancelli di quel castello magico, il verde-argento non si sarebbe mai aspettato che la sua carriera scolastica sarebbe mai potuta arrivare a tanto: non era mai stato un asso con i compiti, non era mai riuscito a raggiungere il massimo, eppure quel “poco” (come lo reputava lui) che faceva, era bastato a portargli grandi soddisfazioni di cui non sapeva neanche di aver avuto bisogno; sino a quel momento si era limitato a starsene al suo posto, osservando da lontano il resto degli studenti ed evitando il più possibile di farsi amici – perché assolutamente incapace, convinto di non poter stare simpatico alla gente. L’incarico da Prefetto lo aveva smosso, gli aveva permesso di uscir fuori dalla bolla di cristallo che si era costruito intorno poiché era un compito per il quale, inoltre, serviva interloquire con la gente: non erano stati rari i momenti in cui, durante le ronde ricoperte, si era intrattenuto in chiacchiere con studenti anche più grandi di lui, per quanto difficile potesse essergli sembrato inizialmente.
E se quell’importante ruolo gli aveva portato molte responsabilità, allo stesso tempo erano stati tanti i privilegi che gli aveva dato: come quello di potersi recare a Hogsmeade senza doversi fare accompagnare da un Prefetto, visto che il Prefetto adesso era lui. Era una cosa di cui andava fiero, uno dei motivi che gli davano modo di chiudere un occhio dinanzi al costante timore di poter sbagliare qualcosa e di svolgere nel modo errato il ruolo che gli era stato dato.
Quel sabato pomeriggio Justin aveva indossato un paio di jeans scuri ed un maglioncino grigio, sul quale aveva poi sistemato un cappotto blu notte e delle scarpe comode; non era molto elegante, ma tanto quanto bastava visto il weekend oramai giunto; dopo aver osservato per qualche istante la propria immagine riflessa allo specchio, il ragazzo sarebbe sceso in Sala Comune e chiamato in raccolta tutti gli studenti del primo anno che avevano espresso la volontà di voler fare un giro a Hogsmeade.
Il Serpeverde, dopo un’ora scarsa, si trovava già a calpestare – con le mani in tasca – la ghiaia della strada trafficata di High Street; nonostante il freddo gelido che caratterizzata il mese di gennaio, quella giornata era particolarmente soleggiata. Osservati gli studenti dirigersi verso Mielandia, il ragazzo valutò l’idea di far spese di caramelle per averne sempre pieno il comodino nel caso in cui ne avesse avuto “bisogno”, tuttavia decise di dirigersi altrove per poter fare un giro in autonomia.
Non si prefissò una meta precisa durante la camminata, ma lasciò le sue gambe muoversi liberamente: con gli occhi bassi, continuò ad andare avanti, finché sollevando il capo non si ritrovò (dopo aver compiuto un bel po’ di metri e passato qualche minuto) dinanzi la staccionata malconcia della Stamberga Strillante. Non ci aveva mai riflettuto più di tanto, eppure quella casa “infestata” lo aveva da sempre incuriosito, seppur non si fosse mai azzardato ad avvicinarsi più di tanto al suo perimetro. Smuovendo un mucchio di neve, Justin avanzò fino alla staccionata in legno scuro dove vi appoggiò le braccia, limitandosi ad osservarla da lontano.
Sarebbe potuto entrare lì, superare quella recinzione e constatare con la propria pelle la “pericolosità” di quel luogo, che tanta paura poi non gli faceva. Quanto gli sarebbe costato, in quel caso? A quali conseguenze avrebbe portato un simile gesto? Probabilmente non l’avrebbe mai compreso, oramai troppo ligio “al dovere” che quella Spilla aveva comportato in lui.
Si piegò in avanti per raccogliere un po’ di neve, della quale ne formò una sfera ben levigata con entrambe le mani; con un movimento lesto del braccio, sospirando, si gettò alle spalle tutto ciò che aveva raccolto, in un gesto forse un po’ troppo teatrale e colmo di significato.
Avrebbe preso posto ad una panchina poco più distante da lì, se un tonfo non l’avesse obbligato a voltarsi di scatto: addosso a chi era finita quella palla di neve?

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