Mottetto, Privata.

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view post Posted on 18/2/2020, 21:32
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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 29 anni ✧ Mottetto
Andavo raramente da Madama Piediburro, un posto troppo frequentato da coppiette e studentelli per suscitare il mio interesse. Forse qualche anno fa un giovanissimo Maurizio avrebbe trovato interesse in quel posto, ma oggi mi è utile soltanto perché lontano dalla via principale di Hogsmeade ed è un posto più felice dove parlare con le persone. Sono giusto all'entrata del locale a parlare con Vivaldi, uno scommettitore che si occupa di corse clandestine con le scope, ha chiesto il mio aiuto perché si è messo nei guai con pezzi troppo grossi e in cambio mi ha dato proprio i nomi di chi lo aveva gabbato, abbiamo fatto uno dei classici scambi della quale sono diventato protagonista. Il mio lavoro è diventato molto più semplice da quando lavoro in questo modo.
Siamo all'entrata del locale, sono appoggiato con la gamba destra sulla parete del locale, abbiamo entrambi un Red Devil in un bicchiere di plastica.
Lui si congeda da me con la solita frase.
"Hey! Quell'elfo se lo vuoi e tuo! Te lo regalo."
Penso sia la quarta volta che prova ad affibbiarmelo ma ho sempre odiato questa usanta degli Inglesi, elfi domestici che si impicciano nei tuoi affari soltanto perché vogliono servirti, non voglio uno schiavo con me.
Rifiuto ancora con un cenno del capo ma questo insiste ancora e ancora. Gli faccio capire che sto entrando per pagare e lui mi saluta rinnovando l'offerta. E ovviamente io rinnovo il rifiuto.
Entro nel locale per parlare con la proprietaria. E con la scusa ne ordino un terzo.
Allora, ti pago questi due e un Red Devil per me.
Mi siedo su un tavolino ripensando a quanto sarebbe stato bello partecipare ad una corsa con le scope.

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view post Posted on 2/3/2020, 14:44
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Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno.

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Amo il mio equilibrio instabile tra saggezza e follia, serenità e rabbia… perché mi rende maledettamente vera.

Quella mattina non fu sicuramente tra le migliori della mia vita. I litigi con mia madre erano diventati sempre più frequenti e mi stavano facendo esasperare. Era cambiata da tempo. Il suo carattere già non molto accomodante era peggiorato, era diventata scontrosa e irascibile e la cosa che mi faceva più rabbia era il fatto che mio padre ormai facesse finta di nulla, come se la questione non gli riguardasse più. Se ne stava seduto a sorseggiare tè caldo, limitandosi a dire di tanto in tanto "Cordelia, tesoro, non rivolgerti a tua madre in questo modo" come se fosse la battuta di uno squallido film e lui fosse un attore di serie B, per nulla credibile.

Se non vi amate più, lasciatevi… diamine! Era evidente ormai che le cose tra loro non andassero bene. Mamma sopportava a malapena la sua presenza e mio padre ormai era diventato un fantasma che appariva di tanto in tanto, per non farsi dimenticare del tutto. Rendete nervosa anche me con il vostro atteggiamento… non sopporto più l'aria che si è creata in questa casa… è nociva per il mio umore.

Allora esci e vai a respirare un po' di aria pulita, tesoro. Quando ti sarai calmata tornerai qui. Disse mio padre con tono pacato, come se non avesse sentito nulla di quello che avevo detto. La mamma intanto stava salendo al piano di sopra come se l'unica a cui importasse di quella situazione… fossi io. E in realtà era proprio così. Adesso basta! Urlai battendo i pugni sul tavolo facendo tremare il piattino con la tazzina di tè, ormai vuota, poggiati su di esso. Voglio sapere cosa c'è che non va… e voglio saperlo adesso.

Mio padre finalmente sembrò avere una reazione. L'espressione apatica che aveva avuto in questi giorni facendolo sembrare un burattino, venne sostituita da una smorfia di rabbia che mi fece sentire leggermente meglio.

Si alzò da quella stupida sedia bianca, le sopracciglia aggrottate e la vena che si era gonfiata sulla fronte, lo fecero sembrare più arrabbiato di quanto lo fosse mai stato.

Finalmente una reazione.

Adesso basta Cordelia, non ti sopporto più! Alzò la voce stringendo i pugni talmente forte da far gonfiare anche le vene sulle mani. Quelle rabbia non era per me. Sparisci dalla mia vista! Quelle parole non erano per me.

Finalmente si stava sfogando. Finalmente era tornato a sembrare umano.

Vado a prendere un po' d'aria.

Mi incamminai verso la porta e lo sentii piangere. Mi fermai con la mano sulla maniglia. Avrei tanto voluto correre da lui e abbracciarlo forte. Avrei tanto voluto dirgli che andava tutto bene mentre piangeva sulla mia spalla. Oh papà… non sai quanto vorrei… ma non ci riesco… non posso...

Una volta fuori, dopo essermi chiusa la porta alle spalle, sentii un nodo alla gola che mi fece mancare il respiro. Avrei tanto voluto abbracciarlo, ma le dimostrazioni d'affetto non facevano proprio per me. Abbracciare qualcuno mi era sempre risultato difficile… questa era una cosa che avevo senz'altro preso da mia madre. Ma cavolo, quanto avrei voluto non essere così… orgogliosa.

Con il cuore colmo di tristezza mi diressi verso l'unico posto che avrebbe potuto risollevarmi il morale, almeno un po'. Madama Piediburro e le sue leccornie mi avrebbero fatta sentire un po' meglio.
Una volta lì, l'odore di zucchero mi arrivò subito al naso facendomi fiorire un leggero sorriso sulle labbra, che morì appena il ricordo di come avevo lasciato mio padre...mi tornò alla mente.
Lì dentro faceva abbastanza caldo e mi tolsi subito il cappotto, appoggiandolo su un tavolino. Facendomi strada tra le coppiette che erano nel locale, mi diressi in bagno per rinfrescarmi il viso. Una volta uscita dal bagno, cercai con lo sguardo il tavolino dove avevo adagiato poco prima il mio cappotto e vidi che un uomo… ci si era seduto sopra. Andai immediatamente verso di lui e mi schiarii la voce cercando di trattenere il più possibile la rabbia.

Scusami… credo proprio che tu sia seduto sul mio cappotto! Gli occhi non li usi!?

Non ero riuscita a trattenere la rabbia. A mia discolpa, il cappotto era un regalo di Elliot, e ci tenevo troppo.

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Edited by Miss Fortune - 20/6/2020, 20:22
 
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view post Posted on 24/3/2020, 12:00
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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 29 anni ✧ Mottetto
Ah, il Red Devil. Uno dei motivi più belli per amare Londra, certo i miei alcolici preferiti sono quelli babbani ma alcuni maghi sapevano il fatto loro. Barney è un Dio dell'alcool sotto alcuni punti di vista.
Do un primo sorso al Red Devil, il più importante, il sorso benedetto, nessuno è più importante del primo. Ma vengo interrotto, come sempre. Poggio il bicchiere seccato e la guardo mostrando tutti i miei sentimenti di odio misto a rabbia.
La ascolto con poco interesse, ma devo ammettere che ha ragione, mi sono seduto su di un cappotto. Non so da dove tiro fuori il tono, perché la prima cosa che mi viene in mente è l'idea. Raddrizzo la schiena e il mio tono diventa calmo, serafico, supponente, come quello di un lord che parla con uno schiavo. Faccio roteare un paio di volte il whisky.
"Si sbaglia."
Sentenza. La mia sentenza arriva rapida e dolorosa. Non seguo un piano preciso ma il classico e stupido piano alla Maurizio, seguo il flusso finché la gente non mi scopre.
Così tolgo il cappotto dal caldo abbraccio delle mie natiche e inizio ad indossarlo, noncurante del giubbotto di pelle che ho addoso.
"Questo è il MIO cappotto."
Non lo indosso del tutto, anzi, indosso soltanto un avambraccio per paura di strapparlo. La ragazza è minuta in confronto a me, non voglio romperlo.

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view post Posted on 1/5/2020, 10:57
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Amo il mio equilibrio instabile tra saggezza e follia, serenità e rabbia… perché mi rende maledettamente vera.

L'uomo sembrò infastidito dalla mie parole, sicuramente l'avevo disturbato mentre era intento ad ubriacarsi. Non ero di certo una di quelle che giudicavano dall'apparenza, ma potevo comunque trarre delle deduzioni da quello che mi si presentava davanti agli occhi. A quel punto disse che mi sbagliavo e che il cappotto in realtà fosse suo, non mio. Così si alzò e fece per infilarselo da sopra al suo giubbotto di pelle che faceva tanto "motociclista ubriaco", il tutto con la più assoluta nonchalance.

Lo guardai sconcertata e pensai che quell'uomo avesse palesemente voglia di litigare. Non riuscivo a trovare parole adatte in quel momento, avevo soltanto voglia di far sparire quell'espressione sicura di sé dalla sua faccia da schiaffi. Se con me avessi avuto delle bombe denudanti, le avrei usate di certo: anche se dubitavo che si sarebbe sentito umiliato restando in mutande davanti a tutte quelle coppiette con quella faccia tosta che si ritrovava.

Co… come ti permetti? Sentivo la vena pulsare sulla fronte Sei ubriaco forse? O pensi semplicemente che oggi sia la giornata perfetta per prenderti gioco di una ragazza qualsiasi? Mi avvicinai con fare intimidatorio anche se dubitavo che potesse avere qualche effetto su quell'uomo. Lo guardai dritto nelle iridi scure senza batter ciglio; se credeva di aver davanti una ragazzina impaurita dalla sua stazza o dal fatto che fosse un uomo… si sbagliava di grosso!

Lo dirò solo una volta con calma. Ridammi il mio cappotto prima che quel briciolo di pazienza che mi è rimasta svanisca del tutto. Se il cappotto si fosse strappato allora si che avrei perso la pazienza e non avrei risposto delle mie azioni. Mi ero ripromessa di mantenere la calma di fronte a certe situazioni che mettevano davvero a dura prova il mio self control… e quella era decisamente una di quelle situazioni. Allora, mi hai sentita? Sei sordo o sei solo idiota!?

In un'altra circostanza magari avrei riso di fronte ad una persona con un comportamento così bizzarro e singolare, ma quella non era decisamente la giornata giusta per farlo.

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Edited by Miss Fortune - 20/6/2020, 20:22
 
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view post Posted on 14/5/2020, 18:20
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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 29 anni ✧ Mottetto
In un primo momento quasi non capisco che succede, una reazione del genere così esasperata e furiosa non me la aspettavo proprio. Espiro lentamente nel tentativo di mantenere la calma. Sono io che scherzo troppo con tutti e non tutti sanno cosa significa scherzare, ok, devo solo prenderne atto.
Prendo il cappotto e lo poggio nello sgabello accanto in religioso silenzio. Mi muovo compassato di nuovo verso il bancone e tiro fuori una sigaretta, me la ficco in bocca, prendo l'accendino e il bicchiere e mi fiondo fuori dal locale.
Subito fuori vado nel vicoletto accanto al locale e mi siedo su di una piccola panchina che da sulla porta sul retro del locale. Poggio il bicchiere e provo ad accendere la sigaretta ma sto rilasciando piano piano il nervosismo e la tensione di quel momento in cui ho provato a mantenere la calma serafica che, chiaramente, non mi appartiene.
"AHHHHHHHHH!"
L'urlo assume come al solito delle note ferali, come se il mio lato di lupo fosse uscito per un istante salvo poi rientrare nel mio petto.
"Che razza di idiota."
Quasi stupito da me stesso per la calma mantenuta torno al mio lavoro e accendo la sigaretta dando ogni tanto qualche sorso al whisky.
Sono quasi divertito dalla mia reazione così contenuta perché era da tanto che non riuscivo a controllare i miei istinti primordiali, evidentemente la mia galanteria è maggiore persino della maledizione del lupo.
Divertito mi perdo in una risata mentre osservo il cielo completamente abbandonato alla panchina, una visuale piuttosto strana di un'uomo che adesso sembra più un ubriacone, eppure perfettamente a suo agio e felice della situazione.

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view post Posted on 14/5/2020, 22:27
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Non appena pronunciai quelle parole avvertii il pentimento farsi strada nel mio petto. Lo avevo fatto ancora: prendermela con qualcuno che non c'entrava assolutamente nulla con quello che stava capitando alla mia famiglia. In quel momento mi vennero in mente alcune delle frasi del repertorio di nonna Fortune: "non è così che si comporta una signora", "nipote mia, dovresti mettere più zucchero in quel tè", o la mia preferita… "Fortune, cara, sembra che tu abbia fatto colazione con l'acido solforico." Si, era una vera stronza la mia nonnina, ma non aveva tutti i torti, almeno non quando si trattava del mio caratteraccio.

Cosa ero diventata? Una specie di bulla?

Avrei voluto scusarmi immediatamente, ma faticai a trovare le parole in un primo momento. L'uomo sembrò sorpreso dalla mia reazione e sicuramente ci era rimasto male; ero stata una maleducata, niente di più e niente di meno: dovevo assolutamente rimediare, e se quel tipo mi avrebbe risposto per le rime… me lo sarei senz'altro meritato; ma non si scompose minimamente, almeno all'apparenza. Adagiò il mio cappotto su di uno sgabello accanto e si diresse verso il bancone infilandosi una sigaretta tra le labbra. Così… senza dirmi nemmeno una parola, uscì fuori dal locale con un bicchiere in mano, con dentro quel che probabilmente era alcol. Restai per un po' interdetta, io non avrei mai potuto reagire così con calma dopo una sfuriata immotivata come la mia. Avevo voglia di chiedergli scusa, così lo seguii fuori dal locale, ma non vi era nessuna traccia di lui, così pensai subito che si fosse materializzato lontano da qui. Il senso di colpa si fece prepotente nel mio petto: non avrei avuto più modo di scusarmi. Stavo per entrare di nuovo nel locale per chiedere a qualcuno informazioni sul tipo; magari avrebbero saputo dirmi chi era e in qualche modo avrei potuto rintracciarlo, ma prima di mettere piedi oltre la porta un urlo mi fece sobbalzare, seguito da un "che razza di idiota". La voce era sicuramente di un uomo e proveniva dal vicoletto che portava sul retro del locale. Mi indirizzai da quella parte per capire se fosse l'uomo che stavo cercando e con mio grande piacere si trattava proprio di lui: era seduto su una panchina con il viso rivolto verso il cielo e inaspettatamente cominciò a ridere, anche se non riuscivo a capire cosa ci fosse di così divertente.

Forse è pazzo? Mi chiesi.

Mi avvicinai lentamente, non sapevo se si fosse accorto della mia presenza prima di essergli accanto. Mi sedetti dalla parte opposta rispetto a lui con fare incerto; mi ero posizionata così distante di proposito perché non volevo essere troppo invasiva, soprattutto dopo averlo praticamente insultato… e minacciato. Ero tesa, stringevo i pugni sulle ginocchia, non ero molto brava con le parole, ma qualcosa dovevo pur dire… ci ero troppo dentro, ormai.

Mi dispiace... Il mio tono dispiaciuto aveva interrotto quel silenzio imbarazzante. ...per il mio comportamento di poco fa. Sono stata pessima. Non meritavi le cattiverie che ti ho detto. Avevo gli occhi puntati a terra. Odio dare questa brutta impressione di me… sono migliore di così. Cosa posso fare per farmi perdonare? Chiesi voltandomi verso di lui.

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Edited by Miss Fortune - 20/6/2020, 20:23
 
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view post Posted on 5/6/2020, 00:59
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MAURIZIO PISCIOTTUsquadra antimago ✧ 29 anni ✧ Mottetto
Una sensazione particolarmente bella, abbandonarsi al freddo quasi completamente, sento le mie braccia cedere sotto il mio stesso peso, abbandonate a loro stesse come due rami troppo pesanti che stanno per abbandonarsi al peso del fusto cui sono attaccate.
A una certa sento persino il collo finire quasi dietro la panchina stessa, gli unici muscoli ancora in flessione sono quelli della mano che ancora a fatica provano a reggere il bicchiere. Vedo i rivoli del fumo coprire le stelle ogni tanto con i suoi splendidi giochi di grigio che si perdono nel nero della notte, ancora perso nei miei pensieri che tanto mi fanno pensare di stare diventando un pochino narcisista.
"Uh?"
Non mi sono nemmeno reso conto che, improvvisamente, non sono più solo nella panchina. Una ragazza si è seduta accanto (anche se in realtà è nel lato più lontano) a me, stupidamente non mi rendo subito conto di chi è realmente, salvo collegare il tutto al "mi dispiace". Solo a quel punto alzo per bene la testa e mi risistemo, stando bene attento a toccarle la spalla mentre faccio il movimento. Così, come per aggiungere altro peperoncino in una situazione di cui veramente non ho capito na mazza.
Do un piccolo tiro alla sigaretta salvo poi farne cadere la cenere per terra, sento il classico "TZZ" del piccolo tizzone che si spegne una volta scontratosi con la neve. Solo a quel punto trovo il modo di darle una risposta.
"Hmmmm."
La lascio ancora un po' sulle spine e le rispondo col tono greve, di chi non ha ancora fatto la sua scelta, sono un giudice col martelletto pronto a decretare la propria sentenza, voglio godermi ancora un po' questo momento.
"Spiegami cosa ha causato questo...turbamento. Non è un perdono, ma almeno posso capire che cosa ti ha fatto sbottare."
Le dico con tranquillità ma sempre senza flettere il tono della mia voce, sempre distaccato.

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