Exsurgere

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 25/2/2020, 17:06
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,264
Location:
TARDIS

Status:


La tazza di tè ai frutti di bosco che Oliver stringeva tra le mani si stava facendo sempre più fredda; si era concesso soltanto un sorso, appena sufficiente per bagnarsi le labbra di un sapore dolciastro, con più cucchiaini di zucchero del previsto. Era un ripetersi quasi schematico, un ritmo scontato e sempre più meccanico: le dita strette sotto la ceramica bianca, la tazza sollevata tra le mani e l'attimo seguente poggiata per l'ennesima volta sul tavolino di legno in Sala Comune. Quando aveva preso posto su un divanetto libero del pianoterra, gli altri concasati erano già andati via: qualcuno diretto in dormitorio per studiare con più tranquillità, molti invece direttamente in Biblioteca prima della cena. Mancava poco, il ritrovo in Sala Grande sarebbe stato tra i più semplici in assoluto e Oliver avrebbe potuto così parlare con Penny di un argomento che gli stava a cuore. Nell'attesa, si era fermato a sua volta nell'alcova rosso-oro, aveva recuperato uno dei tanti libri che aveva acquistato nei giorni precedenti e aveva sperato in quel modo di dedicarsi alla lettura; aveva alcuni compiti arretrati, lo sapeva bene, e rimpiangeva quella deconcentrazione che non gli apparteneva affatto. Non c'era neanche il piccolo Timothy per una partita a scacchi magici, un po' improvvisata e un po' scontata come da prassi; quando anche le prime battute del testo gli erano parse leggere, fin troppo, i pensieri di Oliver si erano fatti più insistenti e di lì a breve l'espressione si era resa drasticamente distratta. Aveva immaginato di essere stanco, nelle ultime settimane aveva ripreso ogni dovere a sprono battuto, ma sapeva segretamente che non potesse trattarsi di quello; perlomeno, non pienamente. C'era qualcosa, lì nei dintorni. Qualcosa che percepiva fin sottopelle, un po' come una sensazione curiosa, quasi un invito a cercare e ricercare senza più arrestarsi, neanche una volta. C'era qualcosa che gli apparteneva, così aveva creduto fin dal principio, e la consapevolezza di non essere riuscito ancora a coglierne il peso generico relegava al petto una nota di stizza vera e propria. Con un leggero colpetto sulla tazza ormai fredda, la portò alla bocca per un sorso lungo, veloce, tutto d'un fiato - il sapore già meno intenso, l'acre dei frutti rossi in un retrogusto poco piacevole, tutto sommato il calore faceva la differenza. Con il té consumato quasi del tutto, capovolse la tazza su un piattino sul tavolino; la girò l'attimo dopo e le impresse un moto per tre volte in senso orario, a quel punto la Lettura apparve tra le foglioline più mature. Seguì il contorno screziato dall'acqua, impresse alla Vista l'equilibrio necessario per coglierne il valore più mistico, infine collimò al bluastro dei mirtilli solitari - più di una forma estinse il disordine, e in quel gioco d'incastri si inserì una prima, leggera stretta al cuore. Lasciò la tazza proprio lì, sul banchetto, e scattò in piedi sotto lo sguardo curioso del Preside Dippet nella sua cornice. Dove vai, sentì gridarsi dietro; si volse un'ultima volta e il candore della ceramica bianca rese il sapore in bocca perfino più acidulo.

Scelse così di accantonare lo studio, perlomeno per le prossime ore; con il favore della fine delle lezioni pomeridiane e l'approssimarsi della cena usuale, Oliver coltivò subito l'idea di fare visita ad un vecchio amico. La distanza tra la Sala Comune e l'Ufficio di Sirius White non era molta e da parte propria, il Caposcuola Grifondoro si era sempre chiesto se quella scelta dipendesse da un ordine casuale voluto dal Preside di Hogwarts oppure dalla nostalgia dell'ex adepto di Godric per un luogo di così preziosi ricordi. Gli piaceva pensare che si trattasse della seconda opzione, un po' come se Sirius volesse essere più vicino, perfino accanto a lui. Quel tardo pomeriggio, tuttavia, Oliver avrebbe avuto bisogno tanto del Docente quanto del Mentore, e in quel connubio si inseriva una consapevolezza profondamente vivida nel suo cuore. Si accorse di essere ormai a pochi passi, la fila di ultimi dipinti alle pareti circostanti gli rimandò al giusto corridoio dell'ampia Torre d'Astronomia; si ripromise di fare un salto all'esterno, di lì in serata, e magari di portare con sé la mappa lunare e il suo Lunascopio, il cielo tutto sommato prometteva bene per una visuale d'eccezione. Se fosse stato il caso, avrebbe porto lo stesso invito a Sirius. Quando Oliver sollevò la mano destra per bussare alla porta, tuttavia, si astenne per un altro momento di incertezza: l'ultima volta che era stato lì, non aveva portato con sé buone notizie. Il pensiero scivolò presto alle Ombre, al loro significato non troppo velato, infine ad una strana rassegnazione; si domandò infatti se Sirius considerasse il suo arrivo come un auspicio di malaugurio. Il paradosso non gli piaceva e soltanto con un sospiro veloce Oliver guadagnò autocontrollo ancora una volta e lasciò che le nocche battessero sulla superficie di fronte. Sistemandosi la cravatta rosso-oro al collo, si pentì di non aver scritto prima a Sirius e si augurò di pari modo che il Docente fosse ancora o già in ufficio a quell'ora. Mancava un po' di tempo per la cena, sperò così di aver colto un buon momento.
Wandering in wonder, pondering what wandering we'll do
See I don't care about what, when or where
[...] In you I found my home from home
 
Top
view post Posted on 8/3/2020, 16:03
Avatar

Group:
Mago
Posts:
3,513

Status:


Era trascorsi mesi senza grossi né importanti cambiamenti. La sua attività di docente proseguiva ininterrotta tra lezioni e correzioni di pile di compiti che sembravano finire mai. La supplenza di pozioni e l’incarico di Volo gli sottraevano molto tempo eppure nonostante tutti gli impegni non accademici, vi si era dedicato senza sosta e lamentale. Era la sua vita, la sua scelta. E lui, ormai, sapeva molto bene come convivere con le proprie scelte e ancor di più con le relative conseguenze. Gli era servito per prendere le distanze dal mondo, per ponderare, per capire.
E anche il quel giorno la sua attività continuava senza sosta, tra i compiti, alla sua scrivania, qualche ora prima della cena, quando solo la fama e la noia lo avrebbero probabilmente distratto da quella attività. Ma ancora non sapeva che qualcuno giaceva in piedi davanti alla sua porta, pronto a bussare, una vecchia conoscenza che per lui era stata l’unica costante di diversi mesi.
Sentì bussare la porta e la sua mente venne distolta da tutto quanto il resto, la sua concentrazione focalizzata a capire chi lo cercasse a quell’ora.
<< Avanti … >>
si ritrovò a dire curioso di capire. Le mani intrecciate nell’attesa. Qualche novità, un cambiamento? Qualcosa di nuovo bussava alla sua porta. Presto o tardi avrebbe capito.



Scusa il ritardo. Partiamo ;)
 
Top
view post Posted on 11/3/2020, 18:24
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,264
Location:
TARDIS

Status:


Nei pochi istanti che si ritrovò ad attendere di fronte la porta dell'ufficio, Oliver continuò ad indagare una e più riflessioni; una parte di sé - forse la più intima, la più preoccupante per giunta - sapeva tutto sommato che non fosse lì soltanto per un motivo; c'era più di un argomento che avrebbe potuto e voluto trattare con Sirius, perfino più di un dubbio e più di una richiesta, e mai come in quell'occasione avrebbe avuto bisogno del Docente ancor prima dell'Amico. Era abituato a scindere i due aspetti per una questione tanto pratica quanto necessaria: durante le lezioni, il suo mentore restava il Professor White, e da quando aveva sostituito magistralmente Camille Pompadour, la stessa Aula più buia dei Sotterranei aveva cominciato ad apparire ai suoi occhi ben più interessante. Il rispetto che nutriva nei riguardi di Sirius White era così grande, e così maturo ormai da lungo andare, che tutto ritornava al principio di una consapevolezza preziosa: lui era da sempre stato il suo esempio. Avrebbe voluto vedere in suo padre quello che Sirius era diventato per lui nel corso del tempo, avrebbe voluto sentire la rassicurazione dell'amico nel tono di voce di Emmett Brior; era una rivelazione così attesa da spogliarsi di ogni sorpresa, e in quel momento fu chiaro per Oliver di aver fatto la scelta giusta. Ancor prima di una domanda accademica, c'era in ballo una confidenza che avrebbe potuto trovare più di una risposta. La fortuna di avere l'ex concasato a pochi passi dalla propria Sala Comune, proprio ad Hogwarts, rappresentava ben più di quanto il Caposcuola potesse auspicare. In più, con Sirius non avrebbe dovuto avere freni, e parlare liberamente era qualcosa che gli mancava.
Colse la voce dell'amico all'interno dell'ufficio e si rassicurò di non essersi presentato inutilmente; con un leggero colpetto della mano destra, aprì in quel modo la porta e fece il suo ingresso. Ancor prima di chiudersi il varco alle spalle, aprì bocca con un tono gentile. «Buonasera, Professor White.» Cercò la figura del Mago e gli parve che fosse da solo, nessun altro studente nei dintorni né ospiti d'altro genere; da quando aveva avuto spiacevoli incontri nell'Ufficio del Preside Peverell, tutto poteva capitare. Si lasciò andare ad un occhiolino, il sorriso divertito sul volto più in salute; per un attimo, gli parve di tornare a mesi e mesi prima in un letto d'infermeria, le coperte più spesse a solleticargli fastidiosamente la pelle. Una parte di sé non poté fare a meno di chiedersi se la sua presenza, per Sirius, significasse di pari modo un timore di lì a breve nel tempo. Un uccello del malaugurio, così gli aveva detto Penny in argomento.
«Disturbo, Sir? Avrei bisogno di un aiuto. Se hai un momento te ne sarei grato, prometto di non trattenerti molto e di lasciarti libero già prima di cena.» Era passato ad una forma più confidenziale soltanto all'impressione di essere da soli; la loro amicizia era importantissima per Oliver, c'era un rapporto d'intesa così grande e così vivida da non avere paragoni per lui. «Nulla di preoccupante.»
Sollevò entrambe le mani in un gesto casuale, a sottolineare di non essere lì con messaggi infausti, non quella volta. Attese così - tra il divertito e il contento -, ad un passo dalla porta e ancora in piedi: se non fosse stato il momento adatto, avrebbe fatto dietrofront senza troppi giri di parole. Comprendeva tanto il ruolo quanto il peso della persona all'interno della stanza, per giunta non era nelle sue corde presentarsi senza appuntamento. Le idee brillanti capitavano sempre a fine serata.
Wandering in wonder, pondering what wandering we'll do
See I don't care about what, when or where
[...] In you I found my home from home
 
Top
view post Posted on 15/3/2020, 19:20
Avatar

Group:
Mago
Posts:
3,513

Status:


Lo trovò, lì, sulla soglia della porta come se niente fosse accaduto, come se il cielo non si fosse mai aperto e la catastrofe non fosse mai avvenuta. Quel potere innato che solo qualche tempo fa aveva fatto capolino nella vita dell'amico aveva messo radici e cresciuto ben oltre il previsto. Nessuno di loro avrebbe mai potuto dire ove li avrebbe condotti nè di fronte a quali pericoli. Ma non potevano farci niente. Nessuno dei due.
<<buonasera Oliver...>>
Gli sorrise con la medesima naturalizza di sempre. Nonostante tutto il grifondoro era uno dei suoi migliori amici, un figlioccio a dirla davvero tutto. Vederlo lì, alla soglia del suo ufficio sarebbe stato sempre un privilegio oltre che un piacere.
<<entra. mettiti comodo.>>
Convenevoli a parte la cosa più importante era comprendere la ragione di quella visita. Che fosse accaduto qualcosa di brutto? Una nuova visione? Il dono che nuovamente tornava a farsi sentire? Non ebbe modo di aprire bocca a riguardo. Come se l'amico avesse letto nei suoi pensieri si affrettò a fargli capire che non c'era nulla per cui preoccuparsi.
Se anche lo fosse stato, lo sai, puoi, anzi voglio che ti senta libero di dirmi tutto. Ci sono sempre per te, per tutto>>
Ed era la verità perchè mai e poi avrebbe più abbandonato un amico.
<< Ti posso offrire qualcosa innanzitutto >>

 
Top
view post Posted on 16/3/2020, 12:10
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,264
Location:
TARDIS

Status:


Aveva creduto di poter disturbare, anche solo in minima parte; la sua presenza lì avrebbe aperto una e più possibilità, una e più preoccupazioni, Oliver ne era consapevole. Involontariamente, infatti, fu trasportato ancora una volta indietro nel tempo, in un contesto non troppo lontano, e in quel ricordo di una lettera scritta in fretta e furia, una piuma ricaricata di un inchiostro privo di ogni innocenza, si esprimeva in lui un vero e proprio imbarazzo. Il messaggio recapitato con una confusione più grande di lui, perfino la certezza di poter mettere l'amico in allerta, senza dettagli di alcun genere, tutto quello intimoriva Oliver più di un Molliccio. Le Ombre, aveva segnato sulla carta pergamenata. Una parola, un plurale, un monito - non aveva aggiunto altro, aveva precisato di aver avuto sentore di un dramma, di una tragedia, di un pericolo a tutti gli effetti. Di che genere, in che quantità, perfino entro quanto tempo - lui che ne era Osservatore più vivido - non avevano ottenuto valore alcuno, nessuna informazione aggiuntiva. Si chiese per un attimo, lì nel presente, se quella previsione fosse stata accolta in qualche modo dal Docente; se avesse avuto conseguenze, se fosse stata resa partecipe di nuove supposizioni, se la stessa interpretazione di base fosse stata ampliata per davvero. Una parte di sé - la più curiosa, quella innata - avrebbe tanto voluto aprire bocca, lì nell'Ufficio, al sicuro, e porre domande che forse non avrebbe dovuto. Un'altra parte di sé - la più intensa, la più empatica - si slegò da ogni sensazione e comprese il prezzo e l'onore, di pari modo, dell'affetto che nutriva nei riguardi di Sirius. Qualsiasi cosa fosse già stata, qualsiasi cosa sarebbe stata, per lui andava tuttora bene. Sperò con tutto il cuore che per Sirius la sua disponibilità fosse parimenti certa, perché da parte propria, Oliver non avrebbe avuto bisogno di pensarci una seconda volta in più, nel caso Sirius fosse stato in bisogno. Di ogni tipologia. «Ti ringrazio, apprezzo molto.» Sorrise, sinceramente coinvolto dalle parole dell'altro; prese posto rapidamente, lasciandosi la porta chiusa per bene alle spalle. «Sbaglio o l'ultima volta che sono stato qui avevo portato un Idromele di Rosmerta? Non sono stato al Villaggio questa settimana, ma appena ci passo, prometto ti fartene scorta.» Un occhiolino, prima di accorgersi di poter essere frainteso di lì a breve. Si tolse il cappotto che appese allo schienale della sedia e mentre si sistemava per bene, riprese in fretta. «Non era un modo per chiederti qualcosa di forte, ci mancherebbe. Un tè qualsiasi andrebbe benissimo, grazie.» Avrebbe atteso qualche istante, la gentilezza nel suo tono a fare da contorno. Non aveva idea di dove cominciare, ne era consapevole, e in quell'incertezza si nascose un leggero imbarazzo. Oliver aveva sempre la parola giusta al momento giusto, era una dote naturale che aveva scoperto di possedere fin da bambino. In quel momento, però, c'era così tanto da poter condividere, così tanto da poter chiedere, perfino di cui poter confidarsi. Sirius non era un Docente qualsiasi, non per lui, e in quella sintonia si esprimeva un potenziale vero e proprio - il più intenso, il più versatile, il migliore in assoluto. Tentò di fare ordine tra i pensieri. «Sono qui per chiederti aiuto e consiglio su alcune questioni, e poi per una richiesta che spero tu potrai accogliere. Se posso...» Un cenno disponibile, la certezza di non accavallare i discorsi né di affrettare i tempi, e solo a quel punto avrebbe iniziato. «C'è una Visione ricorrente, nell'ultimo periodo. Per la prima volta, però, è piuttosto frammentaria. Ho provato a ricostruirla, a cercare un filo conduttore, ma nulla. Quello che vedo è una serie di immagini, Sir.» Una mano sul bracciolo della sedia, un cipiglio confuso sulla fronte; non aveva rimostranze, non aveva paura, e si accorse di aver sperato e atteso con ogni parte di sé un incontro così liberatorio. Non avrebbe potuto con nessun altro, lo sapeva. Non più. «C'è un cavallo, quasi un busto; poi c'è un tempio, un frontone più o meno, e infine un lampo luminoso, come le scintille di un ampio, grande braciere. Di volta in volta c'è anche un profumo, come di incenso, di biancospino, di fiori. E quello che sorprende di più, Sir, è l'ultimo scorcio.» Annuì, ripercorrendo le sensazioni dell'ultimo periodo, quasi anche per se stesso. «Quello che vedo è il mio volto, proprio il mio volto. Ma è folle, è completamente in disordine, come se occhi e bocca fossero invertiti, e in più...» Non riuscì a fare a meno di cambiare posizione sulla sedia, spostandosi leggermente di lato come in disagio; le gote sul volto si tinsero di un pizzico di rossore, l'attimo dopo. «Il volto è su un altro corpo, non è il mio, lo riconosco.» Non aggiunse altro, la bocca leggermente dischiusa come sul punto di spiegarsi meglio. Invece tacque, concludendo. «Speravo potessi aiutarmi a capirci qualcosa.»

C'era qualcosa di nuovo, però. Da più giorni, infatti, le sue Visioni avevano cominciato a spezzarsi - una serie di dettagli, di forme, di immagini, di continuo e prive di senso. Non c'era ordine, non c'era equilibrio, ancor più del solito. Una mancanza, quella, che Oliver non comprendeva. Aveva cercato risposte nelle pratiche mantiche, il loro ricorso diveniva per lui sempre più frequente, ma era un circolo vizioso: un cavallo, un braciere, un tempio. Percepiva un lampo d'oro, un fascio luminoso, e niente di più.

- Cassandra
Wandering in wonder, pondering what wandering we'll do
See I don't care about what, when or where
[...] In you I found my home from home
 
Top
view post Posted on 29/3/2020, 16:34
Avatar

Group:
Mago
Posts:
3,513

Status:


In breve tempo Oliver fu oltre la soglia della porta. L’invito ad entrare, colto con piacere e rapidità li avrebbe portati presto a dipanare altre questioni che solo il tempo avrebbe consentito di apprendere appieno. Con il caposcuola grifondoro, il suo talento, la sua dote, c’era ben poco da fare se non quello di domandare, interrogarsi, dubitare. Se di visioni si trattava l’unico modo per comprenderle era che si avverassero. Sirius lo sapeva molto bene. L’aveva vissuto sulla proprio pelle.
<< Ma non dirlo neanche. Beviamoci sù, decisamente. Non sappiamo neanche lontanamente ove questo discorso potrà portarci>>
disse levandosi per recuperare la bevanda appena citata dall’amico. Sirius non poteva immaginare il motivo che avesse spinto Oliver a bussare alla sua porta ma alla parola, visione ricorrente, non ci fu alcun dubbio sulla necessità di consumare qualcosa che fosse opportunamente forte.
I bicchieri, pronti ad essere levati, giacevano ora l’uno di fronte al destinatario designato. Qualcosa gli suggeriva che sarebbe stato il primo a farne uso.
<< Sembra un tempio, il profumo di incenso, il braciere….>>
Rantolava nel buio ma da qualche parte doveva pur partire.
<< Hai mai visto qualcosa del genere? Si tratta di immagini nuove? Lo scenario…niente che ti possa lasciar intuire ove tutto questo possa trovarsi? >>
Si era sforzato ma se non riusciva a capire un veggente, pensare di poterci riuscire lui era davvero da stupidi. Il peggio peraltro doveva ancora giungere. E fu lì che sollevò il bicchiere portando il liquido che ne era contenuto alle labbra.
<< Modificare i tratti del viso è possibile con degli incantesimi ma… se mi assicuri che quello non è il tuo viso….ci serve qualche altro elemento Oliver. Sforzati di ricordare qualcos’altro se puoi. Le visioni spesso non sono letterali ma abbiamo bisogno di tutti gli elementi per capire. Mi puoi dire altro?>>
Voleva aiutarlo ma la verità era che non ne aveva la più pallida idea. Sembrava un sogno, come un incubo, e come tale senza significato alcuno eppure lui sapeva che nascondeva qualcosa di più importante. Lo sapeva perché lo aveva sperimentato. Il segreto forse stava nel farlo pensare e parlare. Giungere insieme alla verità era davvero così impossibile.
<< E sopratutto se dovessi parlare d’istinto, senza ragionarci, cosa pensi vogliano dire? Iniziamo da questo>>

 
Top
view post Posted on 17/4/2020, 10:45
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,264
Location:
TARDIS

Status:


Alla fine accettò la scelta di Sirius per un drink ben più forte, e l'idea mai come in quel momento gli parve ben più che accurata; osservò distrattamente i calici sospesi a mezz'aria, la bottiglia di Idromele Barricato e le azioni rapide dell'amico, mentre più di un ricordo faceva capolino tra i pensieri. Avrebbe potuto riportare a chiare lettere, e allo stesso modo di un tempo, il messaggio che aveva scritto con quel dono, e ne fu così coinvolto da sentire il peso della nostalgia fin nel battito più accelerato del cuore. Tra tutti, Oliver ne aveva conferma continua, Sirius White era l'unico di cui avrebbe sempre potuto fidarsi; per la prima volta da lungo andare, il Veggente non percepiva veli né ombre all'orizzonte, e la situazione di quell'incontro - uno tra tanti, uno tra i più preziosi in assoluto - si poneva come cristallina, e limpida senza occorrenza di prove. Un mentore, un amico, un sostegno preciso, Sirius era l'uno e l'altro, e il dispiacere di una vecchia solitudine in un letto di Infermeria si sciolse come nodo già più invalicabile; Sirius era stato il primo a rispondere al suo appello, e non aveva posto obiezioni né domande. Aveva accettato, aveva compreso, aveva scelto di essere soprattutto presente: in quella differenza, e in quella spontanea semplicità, si esprimeva il bene più autentico del Mago che Oliver aveva sempre ammirato da lontano e che ad oggi poteva avere al suo fianco, per davvero. Ringraziò con un cenno del capo, lasciando che il calice si posasse sulla scrivania; non avrebbe bevuto, non fin da subito, tanto per rispetto quanto per scelta. Per quei primi scambi di battute, Oliver aveva necessità di restare lucido.
«Questo è il punto, Sir.» Condivise la domanda dell'amico, pienamente. «Non ho mai visto nulla del genere, ho avuto percezioni di luoghi in passato, anche più di una, ma erano sempre legati ad altro. Come una simbologia, un legame ben più intenso, un elemento che conduceva per assonanza e analogia ad un altro, e via dicendo. In questo caso, invece, è solo un luogo, come se non comprendessi la cornice d'insieme, il punto d'aggancio tra l'uno e l'altro scorcio.» Si portò avanti, piegandosi di poco; le mani scivolarono dalle ginocchia al petto, si strinsero insieme - l'una sull'altra, come in fugace preghiera. Quando riprese, l'espressione sul volto di Oliver si fece ben più pensierosa. «È come dici tu, le Visioni spesso non sono letterali, e sento che ci sia dell'altro. Il braciere è sempre acceso, è esteso, e nelle sue volute di vapore appare e scompare, talvolta prima del frontone del tempio, talvolta dopo. C'è il cavallo, come ti dicevo, ed è come di pietra, come statua. Ad istinto, ho due supposizioni.» Sciolse le mani, tornando a poggiarsi contro lo schienale della sedia; il bicchiere di Idromele restava intatto. «Nell'ultimo periodo, già da più settimane, c'è una simbologia che continua a seguirmi. Il cavallo, simbolo ambivalente - l'idea di un moto continuo, di un portarsi oltre, di libertà e ricerca che ne consegue, è l'emblema del Viaggio spirituale e materiale, sul piano divino e su quello terrestre. Le Visioni di cui ti parlo iniziano sempre con una forma, appare come un cerchio, simbolo di principio e fine, l'eterno contatto - ancora una volta, è una metafora di un mutamento infinito, di un percorso. E poi, Sir.»
Si schiarì la gola, sollevando lo sguardo sul volto dell'altro.
«Come sai, seguo il corso di Rune Antiche, e c'è una runa, tra tutte, che continua a palesarsi. La prima che recupero dal sacchetto, la prima che vedo. È la Runa Perthro.»
Lasciò in sospeso l'ultima rivelazione. «Il corpo spezzato, l'ordine fisico compromesso, è proprio così. Io... io credo di riconoscere l'altra metà del corpo, pensi sia possibile?»
Non continuò, non da subito. C'era già molto che aveva detto, e Sirius gli stava dedicando un'attenzione che Oliver avrebbe portato per sempre con sé.
Wandering in wonder, pondering what wandering we'll do
See I don't care about what, when or where
[...] In you I found my home from home
 
Top
view post Posted on 19/4/2020, 14:37
Avatar

Group:
Mago
Posts:
3,513

Status:


Mentre si approfondiva nei discorsi e nelle speculazioni sue e dell’amico, Sirius White ebbe modo di distogliergli per qualche attimo dal peso e dal senso di colpa che si trascinava dietro ormai da tanti mesi. I problemi di Oliver erano i suoi, ed era bellissimo avere la possibilità di parlarne con qualcuno, di sfogarsi, di liberarsi dal peso dei suoi pensieri, dalle preoccupazioni di tutti i giorni. Il voto infrangibile gli aveva sottratto tutto ciò che nella sua vita aveva avuto importanza. La sua anima, la sua morale, il sollievo dell’amicizia, tutto. Come avrebbe voluto potersi sfogare con Oliver esattamente come faceva lui, raccontargli tutti, cercare insieme una soluzione, combattere fianco a fianco come avevano già fatto in passato. Ma non poteva. Era solo ed esclusivamente colpa sua.
Aiutare Oliver poteva essere un modo per espiare le sue colpe? Per ricostituire la sua morale andata a farsi benedire? Probabilmente ma non era così facile come credeva. Quanto avesse desiderato che fosse così facile.
Era da un po' di tempo che una idea fissa gli girava ormai per la testa. L’unica sua soluzione per risolvere il problema era morire. Il più grande quesito era capire come farlo sopravvivendo alla sua fine. Per ogni magia c’era sempre una scappatoia ma non era quello il momento per approfondire la questione.
<< E se in questo caso la tua visione oltre ad avere una simbologia contenesse invece qualcosa di decisamente più esplicito ? >>
Gli era venuta in mente una idea ma non sapeva se fosse quella giusta. Valeva la pena di approfondire.
<< Voglio dire….pensi che quel tempio, quelle immagini di frontoni, il cavallo di pietra, il braciere possano rimandare ad un luogo ben preciso? E se cercassimo un luogo ben definito? Un posto reale, un tempio con tali caratteristiche? Questo potrebbe aiutarti a capire. Trovare quel posto potrebbe fare chiarezza sulla tua visione. Aiutarti a comprendere il significato. >>
Era azzardato ma quando si parlava di visioni e divinazione ogni strata poteva essere plausibile.
<< La runa Perthro, il corpo che non riconosci come completamente tuo potrebbero alludere a una trasformazione che ti coinvolge in prima persona? A una rinascita che magari potrebbe subire proprio in quel tempo che vedi spesso nelle tue visioni? >>

 
Top
view post Posted on 26/4/2020, 19:16
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,264
Location:
TARDIS

Status:


Non ci aveva mai pensato. Un altro punto di vista, un angolo di osservazione differente, e per giunta - paradossalmente - perfino più concreto di quanto non fosse mai stato. L'idea che la Visione non fosse da interpretare, per la prima volta in assoluto, ma che fosse essa stessa parte viva, parte attiva, parte realistica. Rimase interdetto, per un lungo istante. Le parole di Sirius avevano aperto uno spiraglio incredibilmente corretto, lo stesso che neanche lui - come Veggente - era stato in grado di prendere in considerazione fino a quel giorno. Sembrava un gioco d'insieme, una partita di scacchi magici: il Re in posizione instabile, la Regina in stato precario, e poi lì sulla pedana, a poche fila di distanza, un Pedone solitario, il più comune, il meno gettonato, la chiave di svolta. Così apparivano i pensieri di Oliver in quel momento, e si sentì parte di una rivelazione tanto semplice, all'ordine di ogni riflessione: non ci aveva pensato, neanche una volta, e non riusciva a capire se fosse un bene o un male. Una parte di sé aveva sempre immaginato di trovare un nesso, di qualsiasi genere e di ogni entità, nelle sue Visioni; come se il Dono stesso fosse versato in simbologia, plasmato e governato da un'energia occulta più grande di ogni altro aspetto. Tuttavia, era vero; Sirius aveva ragione. Le Visioni potevano anche essere chiare, fonte di un messaggio ancor più nitido. L'esperienza dalla sua, in effetti, permetteva il raccolto più maturo, e i tempi lo erano di pari modo. «Non ci avevo mai pensato.»
Lo ripeté, intimamente convinto di trovarvi vantaggio, nel mettere quell'idea nero su bianco, a voce alta. Portò le mani in grembo, di nuovo, e si lasciò sostenere dallo schienale della sedia. «Un luogo concreto, perché no. Tornerebbe tutto - la simbologia, il valore che ne consegue, l'interpretazione associata, anche e soprattutto l'idea di una rinascita.» Annuì con un leggero cenno del capo, tornando con lo sguardo sulla figura del Docente. Per la prima volta, a dispetto della ruga concentrata sulla fronte, Oliver sorrideva. C'era un messaggio nuovo, c'era un indice vero e proprio. La Visione - frammentaria che fosse - poteva finalmente, ed effettivamente, avere un senso... un senso concreto.
«Di che rinascita potrebbe trattarsi, mi chiedo. E perché c'è quel corpo. Credo...» Si sentì improvvisamente imbarazzato, sapeva quello che avrebbe voluto dire ma non era sicuro di poter farlo così, al volo, senza passare per un folle visionario. *È Sirius*, pensò. Lo era, lo era davvero, e la consapevolezza di essere lì, nel suo Ufficio, aiutò ogni confessione. Non sarebbe stato giudicato, Oliver lo sentiva.
«Credo di aver riconosciuto l'altra parte del corpo, Sir. Ha una carnagione olivastra, più scura, e negli ultimi scorci che ho avuto aveva anelli alle mani, con un lungo bracciale serpeggiante sul polso sinistro.» Avrebbe voluto un sorso di Idromele, in quel momento. Respinse il desiderio, riprendendo in fretta; forse il Docente aveva già capito, aveva di certo avuto modo di scorgere i suoi alunni e quella descrizione, in effetti, non era comune. «Credo sia Penny Laurence, Grifondoro. Sai, seguiamo le lezioni insieme, l'avrai visto.» Un formicolio lungo le braccia, il sorriso un po' forzato sul volto; percepiva un velo di vergogna, sebbene forse non ne avesse avuto chissà quale motivo. Penny non era soltanto un compagno di banco né era un semplice concasato: negli ultimi mesi, e fin dall'episodio del Ballo delle Rose e delle Spine, lui aveva saputo essergli accanto più di molti altri, amici e conoscenti. Penny poteva essere, ad oggi, tra i suoi migliori amici. Il suo collegamento non era stato affrettato, viveva quelle Visioni da più tempo di quanto avesse per davvero ammesso; il bracciale a forma di serpente, stretto all'avambraccio sinistro di Penny Laurence, era tanto familiare quanto il colore della pelle dell'amico. Cercò di lasciare in sospeso il commento, approfittandone per recuperare la borsa a tracolla. Qualsiasi cosa Sirius avesse voluto dire, Oliver avrebbe ascoltato per bene, prima di concludere. Strinse infatti le mani sulla cerniera dello zaino, sollevando di nuovo lo sguardo. «Ero qui per un altro motivo, Sir, e ti chiedo scusa per averti trascinato ancora una volta nelle mie problematiche. Ma sai, non potrei parlarne con nessun altro.» Sorrise, la gentilezza e l'affetto evidenti nella sua voce. «Se vuoi lasciar perdere, lo capisco. Sono piombato nel tuo Ufficio, senza avviso, e con più domande e dubbi del previsto. Se invece vuoi, io potrei...» Una pausa, veloce. «Io potrei mostrarti quello che vedo.»

Wandering in wonder, pondering what wandering we'll do
See I don't care about what, when or where
[...] In you I found my home from home
 
Top
view post Posted on 1/5/2020, 16:20
Avatar

Group:
Mago
Posts:
3,513

Status:


Si rese conto di aver aperto uno spiraglio nella mente di Oliver dal modo in cui il grifondoro reagì alle sue supposizioni. Sirius White non era mai stato un veggente, non era avvezzo a visioni né tantomeno meno alle sue interpretazioni ma aveva fatto tutto il possibile per aiutare l’amico. Che avesse avuto ragione o meno il sorriso sul volte Oliver contribuì a sollevare in qualche modo il suo umore. Essergli stato utile, in qualche modo, gli avrebbe fatto davvero tanto piacere. Gli sorrise di rimando buttando giù qualche altro sorso della bevanda che aveva appena versato. Un posto reale apriva alla mente tanti nuovi scenari. Avrebbe dovuto indagare.
<< Potrebbe essere una possibilità, sì. Ma a questo punto dovremmo cercare di capire effettivamente ove questo luogo possa fisicamente trovarsi. Penso sia necessario qualche ricerca >>
Niente di più difficile in effetti ma una volta anche lui era stato capace di trovare un posto semplicemente seguendo quello che il suo istinto gli suggeriva. Probabilmente, non ne aveva motivo per dubitane, Oliver avrebbe potuto fare altrettanto. Un veggente, in qualunque modo lo fosse, era intimante connesso alle sue visioni. In un modo o nell’altro il futuro e il suo destino lo avrebbe raggiunto. Era inevitabile.
Il resto delle parole dell’amico gli giunsero chiare fin da subito, forse un po' meno nella loro simbologia ma nessuno aveva detto che sarebbe stato facile. La visione di Oliver infatti si concentrava su uno scenario ben preciso, un corpo spezzato e su fattezze che rimandavano a una persona ben precisa. Non conosceva Penny Laurence, almeno non direttamente né era a conoscenza del rapporto intimo che poteva esserci stato tra i due. A parte Oliver, tutti gli altri erano semplici studenti.
Se ne rallegrò di una tale confessione. Gli suggeriva e rammentava quanto fossero legati.
<< Nei sogni, non so quanto questo sia applicabile a una visione, spesso unirsi ad altre persone, specie se in senso fisico, vuol dire voler appropriarsi in qualche modo delle virtù di altri. >>
Era sempre stato un appassionato dell’argomento. E aveva letto qualcosa a riguardo durante la propria vita.
<< Un sogno resta per molti un semplici sogno ma i sogni sono stati per qualcuno l’unico modo con il quale il destino si metteva in contatto con l’uomo >>
Immaginava che Oliver avrebbe capito.
<< Voglio dire che in qualche modo il tuo subconscio potrebbe desiderare che tu acquisisca qualcosa che vedi appannaggio solo del tuo amico. E’ azzardo, come al solito, ma tutto possibile. Cosa ti piace di questa persona? Cosa reputi che di lui ti manchi? Potrebbe essere forse questa la trasformazione a cui il tuo spirito anela? All’acquisire questi caratteri che sono solo propri di Penny Laurence?? Che ne pensi tu di una tale riflessione? >>
Qualche attimo dopo lo vide recuperare lo zaino nel tentativo di prendere qualcosa.
<< Assolutamente non devi preoccuparti. Ne parleremo fintanto che ne avrai bisogno. Non ho nessuna fretta. Quando verrà il momento giusto potrai parlarmi anche di quell’altro motivo per il quale sei qui…>>
Un sorriso interrotto solo dalla rivelata possibilità di aver visione personale della premonizione di Oliver.
<< In che modo? Non ti seguo. >>
Era curioso giacchè vedere con i propri occhi poteva contribuire a rendere tutto più chiaro.

 
Top
view post Posted on 13/12/2020, 12:03
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,264
Location:
TARDIS

Status:


Abbassò lo sguardo, le mani ad un tratto parimenti immobili. Fin dove poteva spingersi, si chiedeva; fin dove poteva arrivare, trascinando con sé l'affetto più prezioso che aveva. Era Sirius, continuava a dirsi. Tra tutti coloro che avevano costellato la sua vita, nessuno avrebbe potuto capire meglio di lui; nessuno, in effetti, avrebbe potuto capire prima di lui. Era lì, nella figura di un volto amico, il senso di ogni amicizia più veritiera, e quello di una fiducia che non ammetteva confini. Il cruccio esordiente, ancora una volta, era il pericolo che un bene come quello tradiva intimamente, fin nel profondo. Sapeva di essere legato al Docente più che a chiunque altri, e al pensiero di perderlo viveva un turbamento tanto estremo da stringergli il cuore in una morsa. Era esattamente il paradosso di una relazione come quella, si esprimeva nella singolare certezza di avere un porto d'approdo, pienamente, e nel dubbio di condurlo alla distruzione inarrestabile. L'aveva imparato sulla sua stessa pelle, nel corso degli ultimi anni: un conto era parlare, perfino arrivare a confidarsi circa la propria eredità, e un conto invece era permetterle di realizzarsi, fino a coinvolgere altri, e altri, e altri ancora. Sirius White, di nuovo, non era all'oscuro dei suoi timori, già aveva dimostrato di essergli accanto ad ogni prezzo, ad ogni sacrificio. E lui, così gelosamente attento ad un'identità che aveva reso vero e proprio segreto, sentiva di esserne altrettanto incline, altrettanto versato. Per la prima volta in assoluto, trovava semplice lasciarsi andare privo di reticenza, privo di rimostranza. Così semplice da aver sottovalutato il peso delle sue parole, e di aver spinto le mani - in scatto istintivo - verso la borsa a tracolla, lì ai suoi piedi. Ora che ne sfiorava il laccio pendente, ora che il profumo di cuoio inaspriva quello più pungente, ma dolce, dell'Idromele appena sorseggiato, solo ora ne ripristinava una minima, flebile titubanza. Quello che avrebbe potuto fare, quello che avrebbe potuto causare, tutto era in virtù di una decisione. Unica, singola, potente - nei termini di una rivelazione continua, e in quelli di un approssimarsi ben più intimo di quanto non fosse mai stato. Sirius White era sempre stato disponibile per lui, era stato tra i primi - e tra i pochi, aggiunse con amarezza - ad inseguire la sua degenza, a non andare via. Sirius White restava, più di tutti, oltre ogni pericolo. Ma il Cristallo, al suo Occhio, era vendicativo. Così incauto da spezzare ogni realtà in atto, così caotico da superare perfino il suo controllo, il suo equilibrio. Fin dove poteva spingersi, si chiese ancora. Fin dove.
Perché il Dono non era mai spento, e vedeva, vedeva ogni volto, vedeva ogni trama. Ne ricamava contorni, ne tesseva possibilità e direzioni; e Sirius, anche Sirius ne poteva essere coinvolto. Era sempre quello il suo cruccio: la consapevolezza di poter fidarsi, e di poter mettere l'altro in rischio involontario. Una parte di lui, solitaria, suggeriva che proprio quello realizzasse il compito di un'amicizia tanto solida come quella tra lui e l'Insegnante. Proprio quello, all'effettivo, era il pegno da accettare, ancor più che pagare. Accolse ad ogni modo il commento dell'altro come un salvavita, volgendo pensieri altrove, accantonando sensazioni che non aveva posto in considerazione. L'idea che le sue Visioni stessero comunicando un luogo concreto, ben tangibile, assumeva per lui i tratti di una scoperta. A malincuore, infatti, non una sola volta aveva immaginato potesse essere un luogo fisico: in parte stupidamente, perché altri scorci in passato avevano mostrato città, strade e sentieri conosciuti; in parte consapevolmente, perché quegli stessi scorci avevano ferito più a fondo di quanto avesse immaginato, e respingere l'eventualità di un ripetersi diveniva per Oliver una necessità. Aveva paura potesse trattarsi di un luogo permeato di ombre, tanto quanto accaduto per il Villaggio di Hogsmeade poco meno di un anno prima. Tuttavia, era diverso: lo sentiva, riusciva a percepirlo. C'erano elementi - il tempio, il braciere, il cavallo - che non era in grado di legare a nessun luogo già visitato. Concreto o meno, non poteva riguardare i suoi posti, ne era convinto.
«Cosa mi piace di Penny.» Ripeté a modo suo l'indicazione dell'amico. Era una domanda che si era già posto, ne era consapevole, ma non per quella circostanza in particolare. Da quando Penny Laurence era entrato a far parte della sua vita, dapprima come concasato, e poi come compagno di dormitorio, ne era stato certamente sorpreso. All'inizio mal sopportava l'altro ragazzo: la sua verve così ironica, la sua spiccata sfacciataggine, l'intromissione in argomenti, momenti ed incontri che non gli appartenevano, tutto aveva testimoniato Penny ai suoi occhi come un maledettissimo ficcanaso. Odiava tutte le minime cose del suo comportamento: dal tentativo sempre fallimentare di leggere i suoi diari fino all'utilizzo del suo dentifricio nei bagni della camerata. Momenti semplici, dettagli infinitesimali, che però in un modo o nell'altro non legavano con il carattere del Caposcuola Grifondoro. Di primo acchito, allora, avrebbe risposto "niente". Non c'era niente che desiderava di Penny, niente che lui non avesse già. Quando sollevò lo sguardo, però, tradì una scintilla di malinconia. Né gelosia né invidia, mai. Malinconia, era proprio quella. Perché lo sapeva, e riusciva a vederlo nitidamente: Penny non era superficiale, l'aveva imparato nel corso del tempo, e ad ora era uno dei suoi migliori amici; era empatico, sapeva emozionarsi e lasciar trasportarsi; quello che però aveva attirato Oliver, e continuava ad attirarlo vertiginosamente, era la semplicità con cui Penny conduceva la propria vita. Aveva l'incredibile dono di permettere a tutto, e a tutti, di scivolargli sulla pelle come gocce di rugiada; offese, ripicche, perfino azioni particolarmente difficili, nulla del genere attecchiva in Penny. Ed era un senso di libertà, quello, che Oliver forse aveva perduto.
«Penny è presente.» Lo disse così, con semplicità. Non era sicuro di come spiegare, non era neanche sicuro di come poter rispondere per bene. Ma l'insistenza sulla parola presente, in effetti, brillò dalla voce al suo sguardo, coinvolse il volto per intero. Penny era presente, nell'espressione più letterale possibile. E lui, Veggente, non lo sarebbe mai stato, non in modo completo. Accennò ad un sorriso, e annuì. «Riesce a mantenere un contatto con la realtà, costantemente. Un po' come... come radici, Penny per me è come le radici. Può riportarmi con i piedi per terra, e non nel senso dispregiativo, non spezza né blocca le mie aspirazioni, le mie fantasie e i miei sogni. Più come...» Strinse a sé la borsa, portandola sulle ginocchia. C'era affetto nel suo tono, forse come non c'era da tempo.
«Più come se mi riportasse a casa.»
Le gote, rapidamente, si tinsero di una sfumatura più rosea. Cambiò in fretta argomento, confermava nella gestualità del capo la condivisione con il commento di Sirius. I sogni potevano porre in comunicazione, era verissimo. Aveva letto al riguardo, sentiva di esserne affine.
«Pensi possa esserci qualcuno che mi stia chiamando, che mi voglia altrove? Al Villaggio di Hogsmeade, Sir, quando è...»
Quando è accaduto, sottintese. Come memoria eterna, la tragedia aleggiò nel suo richiamo, nell'eco di un tormento che sferzava il volto. Si umettò la bocca, riprendendo subito. «Ho incontrato una donna che era come me, che è come me. Era già nelle mie Visioni e mi ha parlato di un cambiamento. Mi ha detto "sei in ritardo, il tempo scorre". Ho dato per scontato si riferisse a quanto stesse succedendo, a quello che poi sia successo. E se avesse inteso altro, Sir? E se... e se il mio tempo stesse scorrendo?» Ne provò timore, inaspettatamente. La presa sulla borsa, ora al petto come una barriera, si rafforzò involontariamente. Batté le palpebre, una e più volte repentinamente.
«A Godric's Hollow, lo scorso Ottobre, ho incontrato un'altra Chiromante.» Vestiva smeraldo, ricordava. E nell'intreccio che i suoi stessi occhi smeraldini avevano catturato, Oliver ne viveva ogni dettaglio come se fosse accaduto appena il giorno precedente.
«Mi ha letto i tarocchi, mi ha detto che un viaggio mi stesse attendendo. E nel viaggio avrei potuto ritrovare me stesso, e riscoprire un amico inaspettato. Tu, Sirius Tornò sull'altro, punto fisso.
«Tu pensi possa essere tutto collegato?»
In che modo, aveva chiesto. In che modo avrebbe potuto mostrare.
Lasciò che la frase cadenzasse una pausa, e non la ignorò più.
«Posso mostrarti la mia Visione, ho strumenti per farlo. Ma non posso assicurare che non ne resterai coinvolto.»
Fin dove potrai spingerti, ripeteva. Fin dove.
Wandering in wonder, pondering what wandering we'll do
See I don't care about what, when or where
[...] In you I found my home from home
 
Top
view post Posted on 24/1/2021, 10:53
Avatar

Group:
Mago
Posts:
3,513

Status:


Più si approfondivano in quella discussione più tasselli si aggiungevano al puzzle restituendo una visione d’insieme. Sirius ne era confuso ma al tempo stesso non poteva fare a meno di interessarsi all’intera vicenda e al suo significato ancor più se quelle faccende coinvolgevano il suo pupillo, Oliver Brior. Il docente aveva ormai appreso a sue spese che ignorare una premonizione o sottovalutare le visione di un veggente poteva rivelarsi assai più deleterio che affrontarle faccia e faccia. E dopo le vicende di MoreAbyssin o la tragedia di Hogmeade, non poteva e non doveva permetterlo. Scrutò l’amico cercando di trovare una quadra e ponderando ciascuna delle sue considerazioni. Era difficile capire dove tutti quegli indizi volessero andare a parare ma in un certo qual modo erano giunti a una conclusione: un viaggio li attendeva anche se non era affatto chiaro dove. Comprendeva il timore del Grifondoro, ne percepiva l’esitazione. Aveva forse paura di coinvolgerlo più del dovuto? Che gli poteva capitare qualcosa di brutto? Sirius White aveva lasciato Oliver da solo già per altri motivo e non avrebbe mai permesso che questo accadesse di nuovo. Erano in ballo, lo erano entrambi. Dovevano ballare.
<< Penso che lo siano, Oliver. Questi diversi episodi portano tutti a una sola conclusione. Dobbiamo solo capire quale è la destinazione di questo viaggio. Doveva dobbiamo andare ma sopratutto perché…>>
disse ponderando ciascuno delle sue parole. Non poteva sapere se quel tempio che Oliver vedeva nelle sue visioni fosse davvero reale o solo una metafora ma se altri veggenti gli avevano parlato di un viaggio e del tempo che scorreva, era evidente quanto fossero in ritardo. Dovevano impegnarsi a capire prima che fosse troppo tardi. Se solo avesse potuto vedere anche lui…..
Restò in sospeso guardando negli occhi il grifondoro ignaro di quanto egli stesse per aggiungere. Sembravano essersi capiti dopotutto perché quella possibilità sembrò improvvisamente palesarsi come una possibile realtà e non come una semplice speculazione.
<< Se puoi farlo, Oliver, avere la possibilità di vedere potrebbe aiutarci non poco. In due le possibilità raddoppiano >>
Non esitava e non c’era incertezza nella sua voce affinché Olver capisse che in lui poteva sempre contare.
<< Sono coinvolto tanto quanto te. Ti aiuterò fino a quando le mie capacità mi permetteranno. Aiutami a capire e insieme verremo a capo di questa situazione…>>

 
Top
view post Posted on 19/12/2021, 13:46
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,264
Location:
TARDIS

Status:


Nonostante il tremito d'apprensione stretto al petto, Oliver sentiva di essere al sicuro in quella stanza: ogni più intima, vivida inquietudine s'apprestava ad estinguersi rapidamente, le parole di Sirius a guidarne chiarezza vera e propria. Avrebbe potuto ascoltare la sua voce per tutti i giorni futuri – una trama melliflua, di suoni e di promesse sincere, tuttora così resistente a distanza di anni e di tragedie. Non era mai andato via, era tra i pochi a non aver mai tentennato. Un tempo erano stati molto più vicini, complice un'appartenenza comune alle schiere di rubino, e tuttavia nulla, nulla avrebbe mai cambiato una verità assoluta: Sirius White gli voleva bene, e lui contraccambiava fin nel profondo del cuore. Al seguito del martirio che aveva vissuto in prima persona, Oliver aveva temuto d'aver perso chiunque – più per scelta che per reale conseguenza. Quando s'era ripreso dalla lunga degenza cui era stato costretto, aveva dimenticato il valore della condivisione. Nel paradosso di un'identità che lo ritrovava pubblicamente in più contesti, aveva preferito la solitudine peggiore – una bizzarra, folle idea di vendetta, che aveva avuto il prezzo di un'inutile scelta, e il sacrificio di un animo altrimenti presente.
Aveva dissacrato ogni intimità, imponendosi un distacco tanto netto quanto illusoriamente necessario. Per giorni non aveva voluto mettere piede al di fuori della camera privata, perfino quando era stato affidato alle cure degli affetti più stretti; per notti aveva aperto gli occhi, indagando i segreti del soffitto all'assenza d'una Vista da cui era stato ferito, e che per assurdo continuava a mancargli maledettamente. Quando i danni s'erano placati, aveva temuto l'esito dei loro confini. Sono io, aveva cercato cautamente di scoprire – una risposta che aveva avuto il peso di una domanda, zampillando nell'ansia del diniego completo. Perché... una parte di sé ne era stata convinta da sempre, perfino quando le bende avevano coperto ogni percezione: l'Occhio esigeva offerta e rinuncia, e spesso in un confronto che lasciava tutto da perdere. Finalmente lo comprendeva.
«Non hai paura.» Commentò ad alta voce, involontariamente. Soltanto quando ne ebbe concretezza, infatti, sollevò lo sguardo sul volto del Docente – una stilla d'imbarazzo s'affievolì brevemente nell'espressione del Grifondoro, mentre un quesito irrisolto s'insinuava per l'ennesima volta tra uno e più pensieri. Restava lì, sospeso in eterno: più tentava di negarlo all'attenzione, più capitombolava alla sua forza. Restava lì, la confusione ultima.
Perché, chiedeva. Perché Sirius non aveva paura? Avrebbe voluto dire d'esserne grato, e di certo lo era; a dispetto di quanto affrontato insieme, talvolta per sua stessa colpevole, indiretta intercessione, Sirius restava. Più volte aveva posto accuse severe verso di sé, più volte aveva temuto di aver affidato l'amico al pericolo – le Visioni che avevano sferzato mente e cuore, infatti, avevano coinvolto gradualmente Sirius White. D'altronde essergli vicino era un rischio.
Ma c'erano stati momenti in cui aveva addirittura pregato che andasse via, pur di proteggersi. Momenti che cercava di annullare in memoria.
«Grazie, questo significa molto per me.» Quello che s'accingeva a compiere, in effetti, confermava una fiducia estremamente rara. Il cenno di dubbio che sfumò nelle iridi smeraldine non sindacava al riguardo, non interrogava l'altra figura. Il dubbio era... per sé.
Occhieggiò la coppa d'idromele, quasi a richiederne coraggio. Poco dopo trafficò con la borsa a tracolla, recuperata dai piedi della sedia: incastrato tra i libri, infatti, sfilò via un fazzoletto color lavanda.
«Mi auguro possa funzionare. Qualsiasi cosa accada, non interrompere il contatto, altrimenti sarà come un tuffo nel vuoto.» Portò così tutto sulla scrivania, adagiandovi qualcosa dalla forma circolare. Quando scoprì un lembo del tessuto, tanto finemente ricamato, si presentò una sfera di cristallo, il manufatto divinatorio per antonomasia. Non chiarì l'ovvio, Sirius sapeva di cosa si trattasse; quello che non avrebbe potuto conoscere, invece, riguardava il legame che Oliver aveva instaurato con l'artefatto. Per anni la sfera di cristallo era rimasta assopita, volutamente dimenticata sul fondo del proprio baule: era stato un regalo da parte di una persona che tuttora gli mancava profondamente, una persona che aveva lasciato il segno in uno e più modi nella sua vita. Ma era stato un dono altrettanto sconosciuto, nato da una confessione personale e privo d'una conoscenza adeguata. Per molto tempo non era stato pronto – il timore che il Cristallo potesse fargli del male era stato intenso.
«Ho impiegato così tanto per scoprirne il valore e ancora oggi vi restano infiniti segreti. Quanto potere racchiude al suo interno, è...» Catturò il riflesso opalescente, in superficie. Il cristallo brillava in mistiche, occulte presenze, attingendo e intrappolando schegge di colore tutto intorno. Vestigia d'antica magnificenza, appariva bizzarramente innocua – un giocattolo tra le dita di un giovinetto.
«È bellissima.» Negli approcci d'esordio alla Divinazione, come disciplina e come esperienza soggettiva, aveva intravisto la sfera di cristallo come un traguardo ultimo – per molti lo sarebbe stato, e per molti altro non avrebbe rappresentato che un tramite assente. Per lui, fin da quando ne aveva avuto assaggio, era stato come ritrovarsi.
«Non ho paura.» Non più. Desiderò dirlo ad alta voce soprattutto per sé, cercando così la conferma di Sirius per procedere. Un attimo, soltanto un attimo, prima che si sporgesse delicatamente – senza titubanza – verso il banco. Sulle gote diafane, l'incarnato pallido di un volto che perdeva riposo da lungo andare, il Cristallo disegnò scintille argentee. Nulla più di un riverbero di luce, in una stanza solitaria del Castello di Hogwarts. Si ritenne pronto, e nella comune partecipazione con l'amico, proseguì senza più voltarsi indietro. Un sospiro, un soffio leggero – inspirò come in preparazione, come in un'immersione in acqua, e per un attimo... sorrise, sorrise follemente. L'Estasi del momento era tutta per sé, e dolce ne diveniva la consapevolezza. Dischiuse il palmo della mano destra in alto, in minuta distanza dalla sfera. Come in presagio, il Cristallo s'animò in spirali nebulose.
Avvicinati, sussurrava. Avvicinati, avvicinati adesso.

***

«Rivelati.» Conferì l'eco d'imposizione e delizia alla voce, nell'unicità del suono che tutto anticipava. Come un appello, un'intercessione – accoglimi, sembrava dire; accoglimi senza rimostranze, senza rinunce. Mutava il bagliore dello sguardo, s'invigoriva d'una affidabilità vera e propria; per un attimo quasi lasciò concretizzare l'impressione di essere altrove, e d'essere altri. Qualsiasi parola gli fosse giunta, lui non avrebbe potuto più ascoltare: l'Occhio s'apriva, nel risveglio di un torpore che a stento sopportava; un tremito all'altezza delle ciglia, il refolo dei tempi segreti scivolando sotto le palpebre.
Sono qui, ripeteva. Sei qui. Ascesa e rovina, il Sacrilegio visionario.
Non avrebbe saputo dire – né ricordare – in che modo e in che intensità le Simbologie della sfera di cristallo potessero concedersi allo sguardo esterno: aveva avuto prove, in passato, di come talvolta il Divenire s'offrisse in macerie. Per gli altri, e in principio perfino per chi come lui. Sirius avrebbe potuto vedere il moto perpetuo delle nubi catturate nel cristallo, la trama di magia più antica, di magia innata. Un vortice luminescente, sempre più caotico, già divampava all'intreccio dell'attenzione di entrambi; assolto in sensazioni che nessun'altra manifestazione avrebbe mai potuto donargli, Oliver reagì come intimamente rapito. Un movimento cadenzato, la carezza d'una mano aperta – sembrò guidare i nembi temporaleschi in maggiore equilibrio. Un lampo, una scintilla, un singulto tra i cieli, la progenie di Visioni in breve accennate; scintillò infatti in un cerchio, una spirale congiunta all'altra, a realizzare una geometria perfetta.
Il Cristallo vibrava all'assalto futuro, esigeva l'ordine che mai avrebbe percepito come naturale; quando il Veggente ne avvicinò l'indice alla superficie, nuove figure ne profanarono l'assetto d'insieme. Il contatto gli strappò un gemito, il singulto di una creatura in trappola.
Lo era davvero? Le pupille si dilatarono, spegnendo le iridi smeraldo in un guizzo; la bocca s'increspò nello spettro dell'ultimo sorriso, labbra trattenenti un singulto d'aria; e infine, come avvinto dalla seduzione in atto, si abbandonò pienamente alla Vista. Era vero, quello che aveva rivelato prima; frammenti della loro discussione ottennero testimonianza, mentre il crescendo iridescente s'arrestava in forme: il simulacro d'una testa di cavallo, nel busto in statua di pietra; il frontone, la trave maestra, a sorreggere colonne di un tempio; sparirono così com'erano apparse, avvinte nel gorgo luminoso. Le spirali di fumo cenere s'espansero a più non posso, invadendo l'intera superficie della sfera – dava l'idea di celarsi, l'idea d'essere coperta. C'era qualcosa, c'era altro: sentì la resistenza dell'Occulto, la certezza di essersi già spinto oltreconfine. Non bastava, non per lui.
Exsurgere. Dedicò insistenza, nuova pressione dell'indice sulla sfera. In risposta, in palese contrattacco, il Veggente cominciò ad esserne soggiogato. Era una relazione ambivalente, quella. Non osare troppo, non osare – ne aveva lucidità, oramai lo sapeva. Uno spasmo al petto, la gola ardente, gli mancò l'aria; il brivido lungo le braccia, la bocca tirata in una smorfia dolorosa.
D'improvviso la foschia si diramò, offrendosi nella simbologia di un serpente – un fulgido gioiello, un bracciale, l'avambraccio di un'ombra indefinita. Poteva essere Penny Laurence, il monile che aveva descritto era lì, sotto lo sguardo privilegiato di entrambi – lui e Sirius. Tuttavia, il rettile stilizzato s'animò lentamente, oltre l'incavo del collo, oltre il volto intangibile delle nubi del cristallo. Un volto, quello, che aveva sembianze assenti – cenni umani, colti dalla blasfemia non appena il serpente sgusciò nelle orbite vuote degli occhi. Tremò, il rantolo del respiro a segnare d'essere oltre. Avrebbe dovuto smettere, avrebbe dovuto evitare: l'esperienza che aveva guadagnato nel corso degli ultimi anni rappresentava l'unica strategia di salvezza, in altre circostanze ne sarebbe stato travolto. Invece, si controllava: al di là dei cenni sofferenti lungo il viso, non sembrava in vero pericolo. Riprese a respirare, deglutì in fretta. Una nota d'incenso, soltanto per lui, pizzicò le narici; era il tempo, era l'Infinito. Ovunque, tutto intorno, il Richiamo che tanto gli era familiare. Ma s'arrestò, come braccato.
*Non è possibile*, il primo pensiero. Il timore ancestrale colse il cuore, nella sfera di cristallo si manifestò una pira funebre, un cumulo di tizzoni e di tronchi – e infine...
«No, non di nuovo.» Perdeva vigilanza, sempre più rapido. Il battito frenetico del petto, la fronte s'imperlò di sudore, le mani tremanti; il cristallo sfuggì sotto la punta dell'indice, e le nubi sfilarono un'ultima volta. Mai dimenticata... l'immagine del fuoco divampante. S'avvinghiava attorno ad un fantoccio, come uno spettro.
«No Un grido, un singhiozzo, uno strappo.
Lasciò il Cristallo, interrompendo il contatto. Respirò in fretta, fino a spingersi contro la sedia. La sfera taceva, ma l'ultima rivelazione gli sembrò tuttora visibile: una figura dai tratti riconoscibili. Non è possibile, aveva pregato. Ma la sfera non mentiva.

Non hai paura, gli aveva chiesto.
Sono qui, Oliver. Sono sempre qui per te.

Orrore cremisi, lo stesso fuoco.
Sirius White bruciava.
Wandering in wonder, pondering what wandering we'll do
See I don't care about what, when or where
[...] In you I found my home from home
 
Top
view post Posted on 15/5/2022, 20:44
Avatar

Group:
Mago
Posts:
3,513

Status:


Si era affidato completamento all’amico, il loro era un sodalizio che non poteva essere infranto. Se Oliver aveva bisogno di aiuto, lui non poteva sottrarsi. Lo aveva promesso a se stesso, lo aveva promesso al caposcuola rosso-oro. Per questo lo aveva accompagnato, per questo lo aveva ascoltato, per questo gli aveva chiesto di mostrargli quelle visioni che gli impedivano di vivere la vita.
E quando la sfera di cristallo ebbe trovato il suo posto tra di loro, l’orrore che era già stato, tornò a ripresentarsi.
Non aveva paura, gli aveva detto, per lui ci sarebbe sempre stato ma un brivido freddo gli percorreva tutta la colonna vertebrale. Non aveva dimenticato l’ultima volta, ne portava ancora le cicatrici ma come poteva evitarlo? In fondo sapere non poteva essere un valido espediente per evitare risvolti non voluti? A questo serviva la divinazione. In più solo Merlino poteva sapere quanto Sirius White avesse bisogno di Brior.
Erano diventati una cosa sola e se dovevano combattere lo avrebbero fatto insieme.
Sempre.
La vista si posò sulla sfera di cristallo e presto o tardi quello che vide si materializzò in una nuova, reale minaccia.
L’orrore di una volta, il viso turbato dell’amico, il fuoco divampante, la sua figure avvolta da un orrore cremisi. Era forse la profezia della sua fine?
Trattenne il fiato dinanzi a quella visione ma non le avrebbe dato la giusta attenzione che meritava, no, non ancora. Oliver Brior aveva perso il contatto con la sfera, la fronte imperlata di sudore, le mani tremati, schiacciato su quella sedia sulla quale lo aveva fatto accomodare.
<< Respira Oliver, cerca di calmarti. Respira >>
Si era sollevato aggirando la sfera solo per raggiungere l’amico in difficoltà, la bacchetta protesa, pronta a far la sua parte se il caso lo avesse richiesto.
La mano si poggiava sulla spalla dell’amico cercando di restituirgli quel sollievo che sembrava aver perso da tanto. Avevano molto di cui discutere. Forse lo avrebbe fatto qualche momento più tardi ma in quel momento di fronte al terrore puro suo e dell’amico, c’era solo una cos che potevano fare: esserci l’uno per l’altro perché solo insieme avrebbe potuto affrontare l’orrore che il fato sembrava aver loro serbato.

 
Top
view post Posted on 12/9/2022, 20:42
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,264
Location:
TARDIS

Status:


La sfera, oramai spenta, dava l'impressione di trattenere istintivamente la scintilla ultima. Oltre la superficie di cristallo, brillava convulsamente fino ad incastrarsi allo sguardo comune – goccia di sangue in riflesso, tutto anticipava e tutto divorava in sé. Ancora una volta, evocata all'appello, la fiamma mutava nella bestia famelica che entrambi avevano a malincuore conosciuto, incontrato e vissuto sulla propria pelle. Ne recava ancora i segni, Oliver. Lunghe cicatrici di un bianco sinistro, che sfidavano l'equilibrio tanto del corpo quanto della mente – la memoria traboccava d'infamia e d'orrore, appena volgeva ai mesi trascorsi. Aveva fatto di tutto pur di dimenticare: il villaggio, il fuoco demoniaco, la schiera dei dannati che aveva visto morire davanti a sé. Aveva fatto di tutto pur di allontanarvisi: la camicia incrostata di sangue, le ferite aperte e vivide, il cielo rosseggiante di un'estate che non poteva più spazzare via. Per settimane aveva evitato d'uscire, andando controcorrente e pregando che il letto d'ospedale lo inghiottisse in un boccone – il San Mungo gli era apparso come l'unica via di fuga dal mondo, il porto d'approdo di un viaggio che non aveva voluto compiere. Credeva, ingenuamente, d'aver superato tutto: le notti d'insonnia, le occhiate vacue, le parole in sussurro lungo la bocca nefasta. Eppure in quella stanza tutto ripristinava un déjù-vu con cui non desiderava tornare a fare i conti. Era stanco, terribilmente. Chiudere gli occhi, sentirsi al sicuro, non avrebbe preteso di meglio. Forse, si diceva, non avrebbe avuto bisogno di altro.
Il fuoco tornava. Invadente, come ospite sgradito, distruggeva gli argini che il tempo – meschino, infinitamente meschino – aveva infine concesso. Quale dono era mai quello, si chiedeva. Quale dono sfidava la vita una, due, numerose volte? Il marchio che strideva sulle braccia gli sembrò pizzicare nell'ennesima circostanza di pericolo, e tremava, tremava nel profondo – è colpa mia.
Non si accorse d'essere scattato via dalla sedia, non si accorse neanche della striscia vermiglia che bagnava la bocca, là dove aveva spinto i denti più a fondo. Il petto s'alzava e abbassava ferocemente, il respiro invano acquietava i sensi in allerta. Il fuoco malediva il presente, ne offuscava ogni prosieguo nel più atroce, infido degli esiti. E lui, che rincorreva intimamente ogni condanna, sentì d'essere perduto ancora una volta, com'era già stato... forse, cominciò a temere, come sarebbe sempre stato. Non aveva guardato Sirius neanche un momento, il peso della rivelazione come un divario che non riusciva a fronteggiare. Colpa mia, colpa mia, gridava tacitamente. La bocca soffiava parole continue, all'apparenza così prive di senso. Non impiegò troppo, allora, per avvinghiarsi sulla sfera di cristallo – diede l'impressione di voler distruggerla, di stringervi mani più simili ad artigli. Il riflesso dei suoi occhi baluginò oltre, turbinando e confondendosi tra le nubi mantiche. Non c'era più risposta, per lui. Non ne voleva più una, non quella sera. Non sapeva, pur in anticipo sui tempi, di come il fuoco potesse zampillare lungo la vita di Sirius – l'incendio, la scottatura, il divampante diniego della vita, tutto non gli apparteneva più. Tremava all'idea d'aver tracciato una linea invalicabile, d'aver destinato Sirius all'epilogo peggiore. Eppure, già una volta aveva scoperto come il Divenire, perfino per lui, sfidasse ogni pronostico, ogni ideologia nascente. Colse la speranza con difetto, quasi titubanza. La presa sulla sfera non s'arrestò, spingendola contro il proprio petto tanto fortemente da mozzare il respiro.
«Non è nulla.» Sussurrò, alla fine. Non è nulla, si convinceva. Di fronte, d'altronde, c'era il mago più coraggioso che avesse mai conosciuto, e di gran lunga Sirius avrebbe avuto le sue carte da giocare. Ma lui... lui avrebbe fatto di tutto per prepararsi – arrivare a sventrare il tempo, scuoterlo alle fondamenta. Non avrebbe avuto compassione alcuna, pur di attingere all'ultimo anelito di salvezza. Per Sirius, per loro.
«Non lasciarmi.» Il sussurro di un cuore che peccava d'ordine, infine, sviscerò la paura che lo attanagliava più d'ogni altra cosa. Ne sperimentò l'imbarazzo, poi la rassegnazione, l'animo affranto di chi aveva conosciuto l'abbandono. Il contatto di Sirius sulla propria spalla, il modo in cui attendeva e confidava d'essere presente, tutto gli sembrò un pregio immeritato. Al suo posto, forse, lui stesso sarebbe scappato di fretta: Oliver portava il fuoco con sé, ne attecchiva le braci prima del tempo. Si staccò lentamente, indietreggiando. La borsa a tracolla di nuovo in una mano, la sfera con il fazzoletto d'indaco nell'altra, infine cercò la via della porta d'ufficio. Avrebbe voluto dire così tanto, avrebbe voluto rassicurare: l'immagine inceneriva ogni sensazione. All'uscio, allora, poté volgersi un'ultima volta. Un incrocio di promesse infrante, un tremito serpeggiante fin nel profondo. La mano destra stringeva la sfera e il cristallo catturò il restante riflesso dorato – di una coppa d'idromele, di un fuoco mai spento.

Si chiuse la porta alle spalle, in fretta.
E nel sortilegio che calò su di sé, scomparve come ombra.

Sirius White era parte di sé.
La paura bruciava terribilmente nel petto.

Wandering in wonder, pondering what wandering we'll do
See I don't care about what, when or where
[...] In you I found my home from home
 
Top
14 replies since 25/2/2020, 17:06   379 views
  Share