Il piacere della riscoperta

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Selene Bennet
view post Posted on 3/3/2020, 20:44




<< Kori quante volte ancora te lo devo ripetere? Non possiamo continuare a comportarci come fossimo ancora al tempio di Xiao Feng, dobbiamo ritornare alle vecchie abitudini o non riusciremo mai a tornare al vecchio stile di vita...>>

Detto fatto, parole al vento.
Anche lei, in cuor suo, sapeva che stava mentendo a sè stessa. Non sarebbe mai tornata ad essere la stessa ragazza che era partita, pochi anni prima, alla scoperta del mondo. Una scoperta che l'aveva portata in molti posti, uno solo dei quali però le era rimasto dentro. Conoscenza, scoperta, amore...
L'Oriente le era rimasto dentro in tutti i sensi.
Era stato difficile per lei dire addio alle persone che l'avevano accolta come fosse di casa, ai luoghi che erano stati la sua dimora per un lasso di tempo non troppo lungo, ma ampio abbastanza da permetterle di stabilire delle connessioni che ancora oggi le costavano molto.
Forse quella, oltre ai molti ricordi fisici e immateriali che aveva portato con sè, era l'unica occasione che aveva per rievocare un po' del suo periodo orientale.

Non sapeva come si era imbattuta nell'Himiko's Taste di preciso, ricordava solo che passeggiando per Londra si era ritrovata a Soho. La sua missione era fare shopping, dedicarsi un'intera giornata al puro piacere di spendere soldi comprando vestiti di foggia babbana per rimpolpare il suo guardaroba, finchè ancora aveva il tempo di farlo.
Quando il suo nuovo incarico fosse iniziato, le occasioni come quella sarebbero diventate certo più rade.
Aveva pensato che Shaftesbury Avenue fosse perfetta, ma arrivata all'ora di pranzo, con diversi sacchetti alla mano, aveva cominciato a vagare senza meta, guidata solo dal suo stomaco.
Che combinazione l'aveva condotta lì. Un caso?
Piuttosto il Destino, pensava.

Si era accomodata ad uno dei tavoli dedicati alla comunità magica, che certo dovevano apparire come normalissimi ai babbani che si accingevano come lei a gustare un delizioso pranzetto in stile cinese.
La sua morbida seduta la mise subito a suo agio

*Ah, comodo però*

Non le ci volle molto per decidere cosa mangiare.
Presto tornò con la mente a Xiao Feng.
 
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view post Posted on 5/3/2020, 19:16
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LA MANGIAMORTE

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La mattina era trascorsa cercando di farsi passare i postumi della sbornia del giorno prima: non aveva fatto altro che starsene alla sua scrivania, la matita ferma in un punto imprecisato di un foglio bianco, la bocca dischiusa e l’espressione da pesce morto stampata sul viso, sorretto dalla mano destra. Era mezza stravaccata sulla sedia, guardava gli altri lavorare mentre lei boccheggiava, cercando d’inglobare aria. Per fortuna la pressione alla gazzetta non era eccessiva e il fatto che in passato avesse fatto un buon lavoro, le permetteva ogni tanto di prendersela comoda, aiutata dal fatto che il capo non fosse presente per via di una riunione.

-Rowe hai una faccia…-

Fece Rasha, una giovane donna del medio oriente che se ne stava alla scrivania opposta.

-Vedi di metterti in forma per pranzo, ho sentito che abbiamo una riunione…-

le bisbigliò, afferrando un aeroplano volante, contenente chissà quale messaggio che le vorticava vicino alla testa.
La mangiamorte accolse la notizia con una smorfia, crollando con la faccia sulla scrivania e sbracciando parole incomprensibili.
Fu in quel momento che notò l’orologio alla parete che la fece sollevare con un moto repentino, facendo svolazzare pezzi di pergamena a destra e a manca, annunciando al mondo il suo unico pensiero

-Ora di cibo!-

Svelta raccolse le sue cose, inforcò degli occhiali da sole e si fiondò fuori sulla strada. L’aria frizzante dell’inverno sembrò ridestarla a sufficienza per permetterle di avere la brillante idea che un abbondante porzione di ramen le avrebbe allietato lo spirito e il corpo. Non era però in forma per una materializzazione quindi le toccò camminare tra i babbani, mugugnando imprecazioni ogni qualvolta che veniva spintonata o squadrata da uno di loro, nonostante l’abbigliamento, non fosse del tutto fuori luogo. Indossava infatti una tunica verde scura fino al ginocchio, a collo alto e a maniche lunghe, collant scuri e spessi, stivali in pelle di drago logori e una mantellina nera, che sembrava più simile ad un poncho, con tanto di sciarpa verde argento consunta ma sempre stretta al collo. Forse era per il suo modo schivo di camminare o forse ancora, perché non andava perfettamente dritta.
Raggiunto Himiko fece il suo ingresso, il locale, gremito come sempre a pranzo, non aveva molto modo di accontentare il suo bisogno di un tavolo appartato, così, dovette accettare di accomodarsi in uno di quei tavoloni da condividere con estranei. Sperò solo che nessuno dei presenti avesse voglia di fare conversazione. Per sua fortuna era al momento vuoto, ma non per molto.
Era già seduta quindi, il menù stretto tra le mani e una caraffa di gelida acqua accanto, quando, una donna giovane dai capelli color del fieno, venne fatta accomodare sulla panca imbottita, a un solo coperto di distanza. Abbassò appena il menù e le concesse un sorriso cortese, per poi tornare a pensare che mangiare assieme alla zuppa.
 
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view post Posted on 6/3/2020, 15:03
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Joachim Wolff
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Londra non era ancora riuscita ad entrare esattamente nelle sue corde, anche se ormai non era più nuovo in quella città.
Per uno come lui era troppo caotica, troppa gente e anche la stessa popolazione magica nella città era fortemente vincolata dai ritmi e dalle abitudini di quella babbana.
Le giornate, seppur non avesse ancora iniziato a lavorare, erano per lui frenetiche.
Da quando suo padre era morto, anni prima, nessuno si era davvero occupato di quanto sua madre aveva ereditato dai genitori in Inghilterra.
Il che era assolutamente comprensibile, dopo tutto la donna non era neanche del tutto a conoscenza di ciò che era di sua proprietà.
In cuor suo non vedeva l’ora di poter iniziare a lavorare.
Il lato positivo di essersi trasferito in Inghilterra stava in alcuni suoi parenti che aveva avuto modo di incontrare.
Ma i pro, fino a quel momento, non erano poi così tanti.
Quando uscì dall’ufficio del notaio, l’ennesima volta tra l’altro in quelle settimane, si trovò nuovamente invaso tra i babbani. Scostò la manica del cappotto per andare a vedere il quadrante dell’orologio che portava al polso. Sospirò.
Non c’era da stupirsi per quella ressa, era da poco passato mezzogiorno e tutti si stavano recando nei vari locali a mangiare.
Si strinse quindi il cappotto nero addosso, come se tale gesto potesse assicurargli una certa immunità dai babbani attorno a lui.
Va da sé che con quella confusione attuare il suo piano originale di smaterializzarsi direttamente a casa sarebbe stato difficile, se non impossibile. E chiaramente camminare fino a casa non è un’opzione.
In suo salvataggio arriva però il ricordo di una chiacchierata con suo cugino inglese, il figlio del fratello di sua madre, che gli aveva parlato di un ristorante asiatico che si divideva a metà tra maghi e streghe e poco distante dallo studio del dottor Smith, cioè il suo notaio.
Nonostante la carriera lo avesse portato in ambito internazionale, per cultura e preferenze alimentari era piuttosto tradizionale.
Le alternative non erano però molte: o la camminata a casa circondato da babbani, o il ristorante asiatico.

<<vabbè, c’è di peggio.>> Mormorò tra sé e sé mentre si incamminava.
Il suo disappunto crebbe però quando si accorse che il locale era pieno. Avrebbe dovuto immaginarlo.
Quando un membro del personale lo invitò ad accomodarsi ad un tavolo con altre persone per poco non fu tentato di uscire e chiudersi la porta dietro di sé, ma ormai era arrivato lì.
Un lieve cenno del capo per ringraziare e poi si diresse verso il tavolo. Quanto meno erano tutti maghi.
Ed indubbiamente era una strega la donna davanti alla quale prese posto: gli abiti lo testimoniavano, soprattutto la tunica verde.
Accanto a questa sedeva un’altra donna. Scostò la sedia, un altro cenno del capo verso queste come per salutarle, anche se dentro di sé sperava che nessuna di loro fosse per fare conversazione.
Si sfilò quindi il cappotto riponendolo con cura sulla sedia per poi sedersi sulla stessa.
Si era già pentito della scelta fatta.








Giuls || © harrypotter.it

 
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Selene Bennet
view post Posted on 19/3/2020, 19:39




Non era mai stata una ragazza invadente, anzi. Si poteva dire che fosse esattamente l'opposto.
Molto spesso veniva considerata come quella schiva per via della sua indole perlopiù solitaria, e fin da bambina sia in famiglia che tra gli amici lei era "quella silenziosa".
Non che non le piacesse conversare o stare in compagnia; se si trovava in una di queste situazioni si sentiva più che a suo agio, e diceva la sua senza alcun problema, prendendo parte alle discussioni in atto e facendosi coinvolgere volentieri nelle attività proposte.
Tuttavia essere la miccia che dava vita al tutto era tutt'altra cosa. Le capitava spesso di sentirsi strana quando si trovava a dover pensare a cosa dire, non riuscendo effettivamente a trovare argomentazioni.
Della serie, a domanda rispondo, ma non chiedermi di pensare a cosa dire.
Non sapeva esattamente quale fosse il suo problema, ma per lei risultava spesso difficile capire come esordire in una conversazione.

Si trovava in una situazione del tutto nuova per lei, come nuova era la vita che stava iniziando, pertanto si rendeva conto che la sua indole doveva in qualche modo essere messa da parte per lasciar spazio a quel lato di lei che era in cerca di novità.

Le due persone che vennero fatte accomodare al suo tavolo sembravano belle persone, per quel che poteva leggere sui loro volti, ma era davvero sicura che avrebbero ben accettato la sua volontà di conversare?

Sapeva solo che da quando era tonata alla sua vita a Londra si era ripromessa di non rinunciare più a nulla nella vita a causa della sua timidezza che, per quanto negli anni fosse andata affievolendosi, era sempre lì in agguato pronta a rovinarle tutto.

Avrebbe davvero rinunciato a ricominciare da capo solo per via uno stupido tratto caratteriale?
No di certo.
Se fosse andata bene avrebbe trovato delle persone con cui probabilmente instaurare un qualsivoglia tipo di rapporto.
Alla peggio sarebbe solo andata incontro ad una conversazione unica nel suo genere con persone che sarebbero tornate ad essere degli sconosciuti.


<< Buon appetito! >>
Rivolse a entrambi i compagni di tavolata un sorriso gentile, appoggiando le braccia sul tavolo, in attesa di ordinare.
 
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view post Posted on 19/3/2020, 21:10
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LA MANGIAMORTE

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Era lì per lí per ordinare la sua zuppa quando al tavolo, venne fatto accomodare un altro visitatore. Sollevando lo sguardo dal menù, gli occhi si fermarono all’istante sul viso dell’uomo fatto e finito che prendeva ora posto. Era un pezzo di marcantonio notevole nonostante i capelli e gli occhi chiari, preferiva uomini di altro genere ma se lo sarebbe fatto andare bene per una sveltita nel bagno, e non potè trattenersi dall’osservarlo in modo accurato, indugiando sul fondoschiena quando questi volse le spalle per mettere il cappotto sulla sedia. Era vestito in modo decisamente impettito, forse usciva da una qualche riunione di lavora dal ministero e il capello ben pettinato, le suscitò qualche sordido pensiero. Da un certo punto di vista le ricordava Vath, ma il viso dai tratti più definiti era a suo parere più piacevole. Sorrise di rimando in modo un po’ lascivo al suo cenno del capo e se la figura accanto a lei, non avesse parlato, probabilmente si sarebbe totalmente dimenticata della sua presenza.
Trasalì quindi, muovendosi leggermente sul posto obbligandosi a roteare il busto e il capo in direzione della donna e borbottare un

-Grazie e altrettanto-

il tono era cortese e nonostante la sua poca voglia di conversare, elargì alla sconosciuta un sorriso che probabilmente sapeva d’incoraggiamento. La maschera che Rowena al momento indossava era quella della brava cittadina, disposta a chiacchierare del tempo e del prezzo delle erbe di Misurino che si erano fatte troppo elevate, anche se in realtà, avrebbe tanto desiderato piantarsi il coltello nel cranio per non sentire più il mal di testa post sbornia. Un cameriere nel frattempo aveva portato al tavolo una caraffa d’acqua, posata vicino a SELENE. Un cenno della mano, allungandola in direzione della donna, parlando nuovamente

-Me la può passare per favore?-

Aveva bisogno di dissetarsi, il menù era oramai chiuso sotto il palmo della mano destra. Dato la presenza del tipo al tavolo aveva già cambiato idea su cosa prendere. Con lui, probabile preda da trascinare sotto le lenzuola non poteva certo ordinare una zuppa di ramen: primo di tutto non se la sarebbe goduta come voleva lei, con risucchio finale ad ogni spaghetto, secondo, si sarebbe sbrodolata malamente e non era qualcosa che avrebbe potuto fare presa su di un uomo. No no.
 
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view post Posted on 19/3/2020, 22:16
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Joachim Wolff
27 - Durmstrang - Deutschland
« ubi maior minor cessat »
Sul grande tavolo erano posati alcuni menù del locale. Non era nuovo alla cucina asiatica e, se avesse potuto fare a meno, non sarebbe finito lì. Tuttavia era un posto che non aveva mai provato e tanto valeva dargli una possibilità. Passò quindi in rassegna il listino spaziando tra i piatti della cucina giapponese a quella cinese, il tutto ignaro degli sguardi che gli venivano rivolti dalla sua vicina.
Anzi, non aveva davvero prestato molta attenzione alle due commensali se non quando aveva rivolto quel veloce cenno per salutarle quando si era accomodato, ma si ricordò ben presto della loro presenza quando una delle due augurò a loro buon appetito. Alzò lo sguardo dal menù andando a cercare con gli occhi azzurri la donna. La sua vicina ebbe la prontezza di rispondere molto più velocemente rispetto a lui, ancora indeciso se ordinare giapponese o cinese.

<<grazie e altrettanto.>> Cordiale a sua volta. Lo sguardo che spaziò di nuovo tra le due.
Tornò quindi al menù per poi richiuderlo poco dopo. Avrebbe ordinato cinese, era inutile continuare in quella indecisione. Prima avrebbe ordinato, prima avrebbe mangiato e prima sarebbe potuto tornare a casa. Lo posò quindi poco avanti a sé liberando la sua porzione di tavolo.
La donna vicino a lui poi riprese a parlare. Era assorto nei suoi pensieri e quasi sobbalzò quando la sua vicina chiese di passare qualcosa, per un momento si domandò se stesse parlando con lui. Poi vedendola riferirsi all'altra loro commensale si rispose da solo.
In tutta onestà un bicchiere d'acqua non gli sarebbe dispiaciuto. Attese quindi che la donna ricevesse la caraffa e ne disponesse per poi rivolgersi a lei.

<<mi scusi, potrei chiederle la caraffa?>>



code © psiche
 
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view post Posted on 28/3/2020, 22:29
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I primi giorni, dopo essere stata assunta da Himiko’s, le era capitato di sbagliare il tavolo in cui doveva servire. Certo era facilmente giustificabile, poteva dire tranquillamente di aver iniziato a lavorare da poco e che non aveva mai fatto la cameriera in vita sua, ma spesso i clienti iniziavano a guardarla di sottecchi. Raramente non si disturbavano sentendola scusarsi per quei motivi, qualcuno era gentile, pochissimi scherzavano dicendole di poter portare qualche piatto in più senza alcun problema, ma più di frequente le era capitato il rabbioso di turno che se la prendeva –anche giustamente– con lei e che, oltre a rovinarle la giornata, chiedeva di essere servito da un cameriere più esperto. Era sconfortante e decisamente sfiducioso, a maggior ragione per lei che si lasciava appesantire dalle parole della gente. Cercava di darsi forza e passarci su, di prendersi in giro per sorridere, ma non poteva negare quanto la affliggessero certe parole.
Per fortuna, comunque, il capo cuoco cinese era spesso dalla sua parte: l’aveva presa a cuore come una figlioccia e continuava ad incoraggiarla per darle forza. Grazie alla complicità che si era creata tra loro, Gwen aveva iniziato a farsi insegnare qualche termine orientale, finendo spesso col domandargli come si traducesse quella parola o cosa significasse quell’altra, come fosse un gioco per passare il tempo. Ma oltre al divertimento che ci trovava nell'imparare nuovi termini, era totalmente affascinata dalle tradizioni e dai significati che la cultura orientale dava ad ogni piccola cosa. Il Rei per esempio, lo aveva sempre utilizzato per immedesimarsi, per rendere ancora più piacevole ai clienti l'idea che il locale voleva dare, ma sapeva che era qualcosa di molto complesso rispetto a quel che sembrava.
❛❛Non è solo un semplice inchino o un saluto formale, il Rei ha il significato più profondo di prendere coscienza di se stessi e della persona alla quale è rivolto. Si tratta di dimostrare rispetto per chi si ha di fronte, ma oltre a questo, è un puro segno di umiltà. Umiltà intesa come un atteggiamento costante che bisogna assumere nella vita. È infatti spesso praticato prima di un incontro di Karate, o altre discipline orientali, a dimostrazione che la prima lotta che bisogna vincere è quella contro la propria presunzione.❜❜ Erano state le parole del cuoco. Per Gwen il rispetto e l'umiltà non erano di difficile comprensione, gli insegnamenti dell’orfanotrofio gliele avevano fatte rendere ben chiare, quindi supponeva di riuscire bene con l’esecuzione del saluto, anche se non ne era del tutto certa.
In ogni caso, con tutti i giorni ormai passati al ristorante, aveva acquisito una certa esperienza ed ora era raro commettesse errori. Raro, non totalmente assente; poteva sempre capitare qualche svista.

Terminò di servire un nuovo tavolo, augurando buon appetito ai clienti utilizzando i termini che aveva imparato; prima di tornare in cucina si voltò verso la sala alla ricerca di qualcuno che avesse bisogno di lei. Non vedeva nessuna mano alzata, ma aveva memorizzato quasi tutti i tavoli e ce n’era uno che si era probabilmente riempito da poco, al quale erano sedute tre persone con il menu posato e ben chiuso. Potevano aver già ordinato o essere in attesa di farlo e l’unico modo per scoprirlo era quello di avvicinarsi. «Huanyíng» Disse una volta raggiunto il tavolo, cercò di effettuare il Rei nella maniera corretta e una volta raddrizzata la schiena tradusse: «Benvenuti!» Guardò alternativamente i commensali mentre proseguiva: «Avete già ordinato?» Chiese con garbo frattanto che estraeva il taccuino dalla tasca del grembiule. «In caso negativo, se siete pronti, ditemi pure!»
 
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