Lividi e sudore, Quest lavorativa

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view post Posted on 23/3/2020, 20:24
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Lividi e sudore
Sogni, sangue e cuore

coming

Il sole di quell'inizio di primavera londinese non si poteva definire che pallido. L'aria, pur avendo perso gran parte del rigore invernale, era ancora fredda e umida. Ciononostante, Elizabeth quel mattino non aveva voluto smaterializzarsi e aveva invece preferito muoversi a piedi. Aveva preso la metropolitana fino a Charing Cross Road per raggiungere il Paiolo Magico. Aveva dannatamente bisogno di un secondo caffè, ma il locale era già fin troppo pieno per i suoi gusti e la sua voglia di interagire era più scarsa del solito: non voleva sentire i commenti di qualche volenteroso sconosciuto sulle notizie del giorno, non voleva incrociare lo sguardo di nessuno.
Masticò un reticente «Buongiorno» all'indirizzo del vecchio Tom e si dileguò verso il cortile sul retro. Merlino, c'era gente anche lì. Raggiunse e superò il passaggio nel muro senza curarsi di celare il proprio fastidio.Attraversò la strada frugandosi nelle tasche alla ricerca delle chiavi. Giunta di fronte alla porta, infilò quella giusta nella toppa: due scatti e finalmente si ritrovò nella rassicurante solitudine di Accessori.
Aveva mezz'ora di tranquillità prima dell'ora di apertura. Si tolse la giacca e la spedì con un colpo di bacchetta sull'attaccapanni dietro al bancone. Cominciò l'abituale giro di ricognizione mattutino, necessario soprattutto quando, come in quel caso, il giorno prima a chiudere era stato il signor Morgan e non Leah. Riagganciò al suo posto sulla rastrelliera la Comet negligentemente appoggiata al muro e spostò una divisa di Grifondoro che, finita chissà come tra quelle di Serpeverde, avrebbe fatto inorridire qualsiasi bravo discepolo di Salazar e della sua animaccia dannata. Moderatamente soddisfatta, si diresse quindi verso il retrobottega: con un rapido sguardo, nonché con un certo sollievo, constatò che il magazzino non recava tracce del passaggio del suo disordinato capo.
Trasfigurò l'alto sgabello dietro al bancone in una più confortevole poltroncina e si servì una generosa fetta della torta di noci conservata in un cassetto magicamente refrigerato. Si accomodò meglio contro lo schienale, liberò il viso dai capelli e spalancò la bocca, già pregustando la meritata colazione.
Fu allora che la vide.
Fissata sulla cassa faceva bella mostra di sé una sgargiante busta da lettere gialla. C'era scritto "Per Caroline".
«Oh, Morgana, ora che c'è?»

PM: 123 / PS: 192 / PC: 123

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Anello difensivo - Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza.
Cappa della resistenza - Realizzata con scaglie di testuggine e cuoio di Trinoceronte e Drago, resiste a moltissimi colpi e folate di calore/gelo.
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0Eb28nN
Una giornata qualsiasi, un momento astratto, la Primavera pronta a sbocciare; i cieli londinesi tra l'azzurro terso e i primi accenni di nuvole, una brezza leggera e forse passeggera, un cicaleccio vivace di voci di passanti; il profumo del caffè dello Starbucks aperto già di mattina, il croissant che una bambina aveva sbriciolato tra le mani per una colomba solitaria, la bocca della metropolitana che fagocitava l'uno e l'altro viaggiatore, tutto nella norma; lo squillo di un treno in arrivo, l'altoparlante lanciato come sottofondo piuttosto annoiato, il commento soffuso di un ragazzino che aveva trovato apparentemente l'amore della sua vita; tutto nella prassi, ancora una volta.
Se il Mondo Non-Magico appariva vestito di una routine così stabile, lo stesso discorso poteva essere fatto per l'Altro Mondo; dietro una parete di mattoni, dietro un espresso incantato, a pochi metri da un vassoio di pasticcini stregati, là dove il Paiolo accoglieva i suoi clienti - di ogni genere, di ogni razza, di ogni nazionalità. Il vecchio Tom, sdentato e senza più quei capelli di cui un tempo aveva saputo vantarsi a dismisura, salutava l'uno e l'altro con un mugugno, talvolta un ghigno, mai un sorriso. C'era troppo lavoro di prima mattina, anche per lui, e il garzone che aveva assunto da qualche mese non si era ancora presentato. Non che fosse poi così tanto differente dopo il varco per Diagon Alley: la cittadella si risvegliava, sonnolenta, dal più comune torpore della notte; man mano che i negozi aprivano i battenti, comparivano i primi acquirenti, i commercianti, i ricercatori di ogni posto. Un turbinio di colori e odori, dalle spezie alla cannella e allo zenzero dei biscotti di una venditrice ambulante a quello ben più forte di vernice fresca su una trave a mezz'aria, sospesa da un colpo di bacchetta. Poco più avanti, sul viale principale, il negozietto dedicato al Quidditch attendeva soltanto di spalancarsi al nuovo giorno. Elizabeth non avrebbe avuto problemi, quello era il suo compito, quella la sua quotidianità. Il suo lavoro continuava ad essere eccellente, gli incassi andavano tutto sommato bene e si prospettava un incremento ancor più intenso con l'inizio del Campionato di Quidditch, di lì a qualche tempo. Se anche qualcosa all'interno di quelle mura così familiari poteva apparire fuori posto, per il resto rientrava tutto alla perfezione. Ad eccezione di una lettera, per l'appunto. Una di quelle grandi, voluminose, color panna; con un ghirigoro in superficie, uno svolazzo di lettere e parole, a formare un nome che lì, proprio lì, non aveva poi chissà quale motivo di esistere. Per Caroline.
Non c'era nessuna Caroline, però. Non Elizabeth, non Leah.
La missiva si presentava breve, poche righe e un colpo al cuore.

Buongiorno a te, mia dolce Lisetta.
Sono convinto di avertene già parlato, ricordo una buona tazza di tè ai frutti di bosco e una piacevole chiacchierata, ma si sa, l'età di un buon vecchietto lascia tutto il resto a desiderare. In ogni caso, sarò rapido come un boccino: quell'appuntamento di cui ti avevo sicuramente accennato, è proprio stamattina. Il Centro Sportivo McFly ti aspetta alle dieci in punto, non un minuto di più; Lion non è un grande amante dei ritardi, mi raccomando. Ti aspetta, come da accordi, all'ingresso della palestra per quella prova di cui ti avevo parlato. Mia Caroline, per favore, recupera una divisa Tassorosso, la più bella, e portala in omaggio al mio vecchio amico, ne farà tesoro. La Passaporta è una Pluffa, parte alle dieci in punto. Edimburgo, quella la meta.

Dovrei aver chiesto a Leah di passare in anticipo,
se così non fosse... chiudi pure il negozio.
Lion McFly ha la precedenza su tutto.
Su tutto, Lisetta.

Con tanti abbracci,
Morgan.


L'aveva detto, forse.
O la memoria compromessa del Capo aveva fatto cilecca per l'ennesima volta. In un caso o nell'altro, il succo restava confusionario, ma abbastanza nitido per ricostruire una vicenda di cui Elizabeth, tanto per cambiare, non aveva saputo nulla in precedenza. Era familiare a quel genere di comportamenti, il signor Morgan non era per lei l'ultima delle sue conoscenze. Quel giorno, però, l'aveva fatta grossa. Edimburgo, da tutt'altra parte; una Passaporta, in una serie di Pluffe l'una sull'altra, sul retro del negozio. Non c'era Leah, per giunta, e avrebbe dovuto chiudere in fretta ogni battente. In più c'era la divisa da recuperare. Un ticchettio veloce, l'orologio a forma di Boccino scoccò tre minuti alle dieci. Doveva sbrigarsi, in fretta.

Confido sia tutto chiaro, per iniziare. Divertiamoci un po', Morgan colpisce ancora! Hai tre minuti appena per trovare la Passaporta e recuperare quanto richiesto, se scegli di partire. Non c'è tempo, devi correre; una Strega brillante come te saprà trovare il modo. Non inserisco scadenze, cercherò a mia volta di mantenere un buon passo.
 
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view post Posted on 28/3/2020, 16:17
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squaffles

«Ma Merlino cane» sbottò Elizabeth. Abbassò gli occhi sulla fetta di torta che ancora stringeva delicatamente nella mano destra.
"Su tutto."
Lo sguardo le si tinse di rimpianto, mentre riponeva l'agognata colazione nel suo cassetto.
La lancetta dei secondi ticchettava implacabile, rosicchiando via preziosi frammenti di quei tre dannatissimi minuti.
Elizabeth si sporse a staccare le chiavi dal loro gancio e si issò sul bancone per scendere dall'altro lato con un salto fluido. Spiccò una breve corsa, si arrestò con uno scivolone proprio davanti alla porta: per fortuna non aveva ancora aperto altro. Due mandate, un gesto frettoloso per agganciare il portachiavi al passante dei jeans e, con un secondo scatto, raggiunse le divise da Quidditch. Ne prese dall'espositore una gialla, la appoggiò su un ripiano lì accanto e puntò la bacchetta, tenendo la punta dello strumento a debita distanza dalla stoffa: «Casalegnis» scandì. Quindi ripose l'indumento in una delle buste del negozio, avendo cura di non spiegazzarlo.
Un'occhiata all'orologio le rivelò che le restavano due minuti scarsi.
Corse sul retro, si fece strada nella penombra fino alla cesta delle pluffe: ce n'erano almeno una ventina.
E ora?
Tornò indietro, recuperò in volata la propria giacca e si infilò dietro al bancone, dove aveva lasciato la lettera: un'occhiata le confermò che non conteneva alcun indizio utile. Si infilò il foglio in tasca. Sulla busta, invece, annotò un breve messaggio per Leah:


IL SIGNOR MORGAN NE HA FATTA UN'ALTRA
DELLE SUE. NON SO QUANDO TORNO.
A PRESTO, SPERO.
LIZ


Un'ultimo sguardo all'orologio: poco più di un minuto. Elizabeth tornò in magazzino. Con il braccio sinistro reggeva la propria giacca e la busta con la divisa, la mano destra impugnava saldamente la bacchetta.
Osservò le pluffe con sguardo critico. C'erano buone probabilità che la passaporta fosse quella più in alto, ma naturalmente non poteva averne la certezza.
Certezza che, dannazione, le serviva e anche in fretta.
Poteva solo fare un tentativo e sperare ardentemente che nessun incanto fosse stato apposto a protezione del trasporto magico.
Indietreggiò di due passi e puntò la bacchetta verso il mucchio di pluffe. Spalle dritte, braccio teso e fermo.«Accio passaporta!» pronunciò decisa la strega.

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PcHUQri
Una torta lasciata in sospeso, una fettina che avrebbe soddisfatto la più dolce aspettativa, infine il ticchettio di un orologio dorato, lì alla parete principale del negozio di Quidditch; come un battito di ali appena accennato, un fruscìo indistinto di libellula, il Boccino spostò la lancetta lentamente e in quel moto apparve come un'inesorabile minaccia: non avrebbe fatto eccezione, per nessuno; né per la memoria farlocca di Mr Morgan né per la più paziente delle sue commesse. Elizabeth avrebbe dovuto fare tutto da sé, ancora una volta, e forse di gran lunga la sorpresa non l'avrebbe colta chissà quanto alla sprovvista. Abituata o meno a quel genere di circostanze, aveva scelto quella carriera prima di ogni altra; il buon vecchio babbano di passaggio avrebbe parlato di una zappa, di come la Strega avesse deciso di batterla sui piedi, di come in un caso o nell'altro tutto quello era pane per i suoi denti. Metafore e modi di dire che non avrebbero portato a nulla di fatto, e quando la lancetta vibrò del terzo minuto ormai restante, il tempo era scaduto. Pochi incantesimi, un colpo di bacchetta dopo l'altro, l'esperienza abitudinaria di una giovane Strega, tutto quello riuscì a realizzare una pronta soluzione; il lucchetto ben sigillato, le protezioni magiche attivate di pari modo, a quel punto non restava che agire verso il tassello mancante. Leah o chi per lei, al suo posto, avrebbe trovato la missiva e anche se con un pizzico di ritardo, Accessori per il Quidditch avrebbe riaperto i battenti. L'avventura che si prospettava per Elizabeth era invece destinata a svolgersi altrove, lontano dalla cittadella più variopinta di Diagon Alley. Un po' confusionaria, un po' astratta, la lettera che il signor Morgan aveva lasciato ad Elizabeth conteneva perlomeno un paio di dettagli che avrebbero potuto fare la differenza. Edimburgo, una meta; una Passaporta, un sistema di viaggio. Non era molto, era evidente, ma non era neanche poco. A suo tempo, e a suo modo, la Strega avrebbe trovato occasione per parlare con il Capo: si potevano dire molte cose su Mr Morgan, sulla sua memoria così approssimativa e sull'età veneranda che si trascinava dietro come un lumacone, ma altrettante preziose caratteristiche rivestivano come una seconda pelle l'identità dello Stregone. La sua passione per il Quidditch, prima tra tutte, e la sua esperienza in passato, in prima linea, di persona. La sua carriera come arbitro, la sua carriera come giocatore, l'una e l'altra avevano fomentato, coltivato, realizzato nel migliore degli esiti quel piccolo, prezioso regno che era a quel punto il negozietto presso cui Elizabeth lavorava. Non era un commercio qualsiasi né era una bottega di quattro galeoni, al contrario quel ritrovo di appassionati e di sportivi professionali si poneva come un porto d'approdo, a tutti gli effetti. Lì, sul viale principale di Diagon Alley, quel negozio attirava più gloria di quanta il tempo stesso potesse contenerne. Nulla toglieva che una botta in testa, per Mr Morgan, non sarebbe stata poi chissà quale perfida idea. Allo scoccare del terzo minuto, l'Incantesimo di Appello fu la sola, immediata soluzione per Elizabeth: non avrebbe in effetti potuto cercare con la cura necessaria la Passaporta vera e propria tra tutte quelle palle da gioco, e quando la magia giunse in suo soccorso - un pizzico di furbizia, quella la chiave vincente -, lo scintillio azzurrino, elettrico e luminoso le scivolò come un bagliore ad un centimetro dagli occhi. Il tempo di stringere la Pluffa, il contatto del rivestimento scarlatto della stessa al petto della Strega, e l'attimo successivo il familiare strappo all'ombelico lasciò intendere, prima di tutto, di come la Passaporta si fosse appena attivata.

MesK2Ur
Il viaggio durò poco, un battito di palpebre e un sospiro trattenuto; un turbinio di colori, l'uno più scuro dell'altro, fino ad uno scoppio iridescente lì di fronte. Quando la Pluffa scivolò dalle braccia di Elizabeth, il suo compito era già stato portato a termine: le pareti in legno e vetrinette, l'odore di vernice dei manici di scopa e il profumo dolciastro della saggina delle Firebolt, tutto quello era scomparso di pari modo. Un cielo terso, azzurro più di quello londinese, non un cenno di nuvole di passaggio; una brezza più fredda, un soffio di vento boreale, infine un'esplosione di giallo e di ocra a punteggiare un fazzoletto di terra tutto intorno. Le suole delle scarpe di Elizabeth batterono, come colpetti leggeri, sul terriccio sottostante, e fu immediatamente chiaro di non essere più nel negozio e di avere raggiunto, al contrario, un promontorio tutto al naturale. Ovunque si fosse girata, Elizabeth avrebbe infatti scoperto di essere sul picco di quella che sembrava una vera e propria montagna, e se si fosse spinta di qualche passo poco più avanti, verso l'ultimo baluardo di erba e roccia, avrebbe visto in lontananza lo scorcio di una città. Edimburgo accoglieva la sua visitatrice con gentilezza, un po' rassegnata e un po' pacata come soltanto una Capitale avrebbe potuto essere; nei dintorni, ciuffetti di quella che aveva il sapore di essere menta piperita, intervallata da un punto all'altro da ranuncoli e primule di un giallo luminoso. Di fronte, una discesa come un sentiero acciottolato, l'unica strada apparentemente percorribile per dirigersi da qualche parte che non fosse montagna solitaria. Se Elizabeth avesse voluto fare un pic-nic, quello era il posto ideale, ma c'era un nome - Centro Sportivo McFly - che sulla propria lettera svettava a chiare lettere, per quanto possibile. Poco più avanti, un secondo turbinio: uno stivaletto rotolò da una roccia all'altra, atterrando sui fiori, mentre un gruppetto di quattro persone appariva nello stesso punto. Un'altra Passaporta, era inconfondibile; un ragazzo giovanissimo, non più di quindici anni, con una camicia a quadroni magenta e nera; due ragazze, tra di loro molto simili, e a loro volta adolescenti; infine, un uomo in giacca e cravatta, in completo grigio, con una borsa a tracolla che pendeva dalla spalla. «Oh eccoci qui.» Non parve accorgersi di Elizabeth, a qualche metro più indietro, e l'uomo tra l'altro fu l'unico a non perdere l'equilibrio nel viaggio appena terminato.
«Claire, Abigail, da questa parte.» Cominciò a camminare, già a passo spedito, via verso il pendio. «Hey papà, grazie come sempre per calcolare anche me.» Il commento del ragazzino, stizzito, non si fece attendere. «Avanti, Seamus.» Così come erano arrivati, tutti e quattro si misero in moto. Non c'era nessun altro, e tutto sommato, Elizabeth avrebbe dovuto iniziare a cercare da qualche parte la giusta strada; McFly non apprezzava i ritardi, su quello il Capo era stato chiaro.

 
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Barcollò pericolosamente, mentre la pluffa rotolava nell'erba. Pochi attimi, qualche passo per recuperare l'equilibrio e far tornare lo stomaco al suo posto.
Elizabeth sollevò il viso verso cielo, di un azzurro netto e limpido che Londra poteva solo sognare, e lasciò che il vento le accarezzasse la pelle e tirasse indietro i capelli.
Un brivido: faceva ancora freddo. Scelse una porzione di prato libera da quei pittoreschi fiorellini gialli che sicuramente macchiavano qualunque cosa li toccasse e vi appoggiò la busta. Ripose la bacchetta e finalmente poté infilarsi la giacca. Dopo un secondo di riflessione, tirò fuori da una tasca il solito berretto blu e se lo cacciò in testa.
Girò su se stessa, abbracciando con una lunga occhiata lo splendido panorama che la circondava.
«Tutto molto bello» borbottò «ma che diamine dovrei fare?»
Doveva scendere fino alla città? O il centro sportivo si trovava proprio su quella collina, da qualche parte, e doveva solo attendere che qualcuno si palesasse?
Sovrappensiero, si chinò a raccogliere un ciuffetto di foglioline lanceolate e se le portò al naso. Le era sempre piaciuto il profumo della menta. Senza smettere di aspirare quell'odore freddo e pulito, si avvicinò al bordo del promontorio e si appoggiò a una roccia, osservando Edimburgo che, sotto di lei, si scaldava al sole, ricca di bellezze e fastidiosamente povera di indizi.
A riscuotere la strega dalle proprie elucubrazioni furono tre lievi tonfi alle sue spalle. Si girò giusto in tempo per vedere tre adolescenti, due ragazze e un ragazzo, alzarsi da terra lamentandosi e spazzolandosi i vestiti con le mani. Poco più in là, un uomo vestito come un qualsiasi impiegato babbano si guardava intorno soddisfatto. Richiamò i tre giovani, rivelando una voce squillante e tuttavia non fastidiosa, e tutti e quattro si avviarono verso il sentiero.
Elizabeth si riscosse, si alzò in tutta fretta. Si era chiesta se non dovesse aspettare qualcuno, no? Ebbene, ecco l'occasione per scoprirlo. E del resto era già pericolosamente vicina all'essere in ritardo e non sapeva quanto McFly avrebbe potuto essere propenso ad accettare come scusa il fatto che il signor Morgan era tanto uno stimato professionista quanto un inguaribile svampito. Dunque, tutto considerato, tanto valeva incrociare le dita e tentare.
Si infilò distrattamente in tasca le foglie che ancora stringeva in mano, recuperò al volo la busta precedentemente abbandonata e si avviò all'inseguimento.
«Mi scusi» chiamò, inutilmente. Alzò appena il tono: «Scusi?»
Ancora niente. Elizabeth accelerò il passo: «OI!» sbottò. Si schiarì la voce. «Mi scusi, salve.» proseguì pacata. «Cerco il Centro Sportivo McFly, sapreste indicarmi la strada?»

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NOTE:
"Oi" è un'interiezione cockney probabilmente derivante dalla contrazione di "Hey you" e può essere usata tanto per attaccare rissa quanto semplicemente per attirare l'attenzione, dipende tutto dal tono.
Insomma, non perdo occasione per ricordare al mondo che Elizabeth, sotto al faccino carino di Keira, rimane una buzzurra :fru:
Ah, è anche un sottogenere del punk, ma questo è tutto un altro discorso.
 
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view post Posted on 30/3/2020, 17:43
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MRvBbOo
Una lucertola sbucò da un ciuffetto di menta, portando con sé nel movimento della coda un profumo ancor più dolciastro e intenso di quel prato in fiore; la Primavera si era risvegliata, era evidente, ma a dispetto dei cieli umidi, grigi e piovani di Londra, quel giorno la Capitale Scozzese si stava esibendo nel migliore dei modi. Come una ballerina di danza classica, il tutù a tulle più pregiato e raffinato, Edimburgo si allineava ad uno sguardo incuriosito, ad una sensazione affascinante, ad un abbraccio di terra e di cielo. Il sole brillava più in alto, nei cieli cristallini, e il manto di quel fazzoletto di terriccio rigoglioso si espandeva di sfumature pastello, dal giallo limone all'ocra dei ranuncoli. Si stava bene, non si poteva dire altrimenti, e se anche l'appuntamento di Elizabeth non fosse andato in porto, avrebbe in ogni caso potuto godere di un'esperienza - anche solo un momento - che non aveva prezzo. Non c'era alcun turno di lavoro, non c'era cliente fastidioso, non c'era alcuna richiesta fuori dall'ordinario per tutti gli acquirenti e gli appassionati del Quidditch. Anche se quel ruolo custodiva un fascino indiscusso, anche se Elizabeth aveva scelto quel lavoro in prima linea e in prima persona, una pausa non avrebbe fatto male a nessuno e di gran lunga poteva essere apprezzata per bene. C'era un piccolo problema, però. Uno tra tanti, con Mr Morgan. La lettera aveva chiarito il luogo di un appuntamento che si prospettava confusionario, senza dettagli, ma necessario. Informata o meno che potesse essere, Elizabeth comprendeva che quell'incontro non avrebbe potuto tardare, in nessun modo. C'era una stima che Mr Morgan custodiva nei riguardi della Strega, più di ogni altra, più di ogni commessa, e lo aveva manifestato più e più volte. Elizabeth forse poteva già esserne in parte sicura, ma Mr Morgan le voleva bene, più di quanto l'altra potesse anche solo lontanamente immaginare. L'aveva scelta di persona, non si poteva affatto dimenticare, e nel tempo continuava a considerare lei e soprattutto lei per tutte le richieste più importanti. Vedeva in lei, in Elizabeth, la giusta persona, e ne era consapevole a dispetto di ogni memoria più compromessa. Con il sole a farle da cornice e un tappeto floreale ad accoglierla, Elizabeth non avrebbe dovuto perdersi d'animo. Si sarebbe accorta, in seguito, di come sulla lettera ci fosse ancor un altro errore, ben più grave: l'appuntamento, proprio quello; l'orario era infatti completamente sbagliato, Mr Morgan aveva segnato l'incontro tra Elizabeth e McFly alle dieci in punto, tuttavia aveva anche predisposto la Passaporta alle dieci in punto. L'uno e l'altro rendez-vous, alle dieci in punto, entrambi. Qualcosa non tornava, Elizabeth era forse già in ritardo? Non era colpa sua, non lo sarebbe stata in ogni caso, ma accusare un vecchietto, quello era un altro paio di maniche. In ogni caso, avrebbe potuto ragionare su quell'aspetto in un secondo momento. Prima, era evidente, avrebbe dovuto trovare il luogo effettivo d'arrivo. Quando il gruppetto fu raggiunto dalla voce della Strega, si volsero tutti insieme, come una sola macchina. Si bloccarono sul pendio in discesa, là dove il picco del colle già si stava amalgamando e congiungendo ad un viale ben più pianeggiante. Seamus, il ragazzo, sollevò una mano in segno di saluto, un sorriso un po' ebete e malandrino sul volto; al suo fianco, una delle due ragazze gli diede un pugno affettuoso sull'avambraccio. «Vada piano, signorina, è rischioso.» Alla fine, era stato proprio l'uomo in completo più elegante a parlare. Il più adulto tra tutti, poteva essere facilmente interpretabile come il padre di quella combriccola di adolescenti. Quando Elizabeth fu già più vicina, l'uomo l'accolse con un'espressione incuriosita, e così fu per le due ragazze e il ragazzo accanto. Avevano raggiunto tutti la fine della discesa e a lì a qualche metro, poco più avanti, una rampa di scale belle larghe si divideva in due direzioni: una in discesa, nei dintorni si intravedevano già alcune villette ad ambo i lati; l'altra rampa di scale invece in salita, sulla destra, si perdeva ad una prima curva con foglie e arbusti ad incorniciarne le pareti di mattone. «Centro McFly, dice?» L'uomo parve leggermente sorpreso.
«Segua la mia mano, signorina. Lì, in alto, ancora di più, proprio così.» Sollevò il braccio destro, voltandosi appena di lato per indicare sulla vetta più alta: un edificio imponente come un castello si diroccava tra rocce e arbusti rigogliosi. «Quello è il Centro Sportivo McFly, non può sbagliare, basta salire le scale fino alla fine. Un po' in salita, ma...» Tornò a rivolgere l'attenzione alla Strega. «Ne è proprio sicura?» Seamus, il ragazzo, avanzò di qualche passo, affiancando il Mago. «Papà, ma non è...» L'uomo annuì ancor prima di lasciare finire il figlio. «Già, il Centro Sportivo McFly è chiuso da dieci anni, mia cara.»

Questa è l'Elizabeth che ci piace ancor di più! Il punto indicato dall'uomo è esattamente l'edificio simile ad un castello in foto in alto.
 
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«Chiuso?» ripeté Elizabeth sgomenta. Ma insomma, possibile che quel mattino non ne andasse una dritta? Come se rinunciare alla colazione non l'avesse già resa abbastanza nervosa.
Già, la colazione. Se solo avesse potuto tornare in cima al pendio, su quel prato dall'aspetto così soffice, evocare la sospirata torta che aveva dovuto lasciare in negozio e godersi il panorama, il sole, l'aria frizzante... Ma no, aveva troppa stima del signor Morgan, nonostante l'indiscutibile capacità di metterla sempre in situazioni che mettevano duramente alla prova i suoi pur saldi nervi. Non l'avrebbe deluso, o quantomeno non si sarebbe arresa così facilmente. Del resto era soltanto il, cosa,
quinto imprevisto della giornata? Aveva affrontato di peggio.
Alla luce della nuova rivelazione, l'eventuale ritardo diventava chiaramente un problema secondario. Forse McFly aveva intenzione di riaprire il centro? Che fosse quello lo scopo della "prova" a cui il signor Morgan accennava nella sua lettera?
«E, che voi sappiate, non ci va proprio mai nessuno? Degli addetti alla manutenzione, o magari il proprietario...» chiese all'uomo. Sperava di raccogliere qualche informazione in più, ma qualunque risposta avesse ricevuto la mossa successiva non poteva che essere una: imboccare la strada indicatale, su per la scalinata, e verificare di persona la reale situazione del Centro Sportivo e, soprattutto, il motivo che l'aveva portata fin lì. Se tutto fosse andato bene, lassù avrebbe trovato qualcuno e avuto delle spiegazioni. Altrimenti, era pronta ad entrare nel castello di straforo: ormai era una questione di principio

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view post Posted on 5/4/2020, 18:47
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«No, cara.» Un commento veloce, una nota triste a fil di voce; l'uomo incontrato poco prima sostenne lo sguardo di Elizabeth ancora una volta, a lungo, e confermò la sua risposta con un'espressione un po' mesta e con la consapevolezza dispiaciuta di non poter veramente esserle d'aiuto. Da quel che ricordava, non c'era per davvero nessuno al Centro McFly, ormai da anni. Elizabeth non poteva saperlo, ma quel Mago così pacato abitava proprio quelle parti e in passato, soprattutto quando era stato adolescente, aveva visitato più e più volte il Centro Sportivo. I suoi ricordi erano preziosi, aveva trascorso gran parte delle vacanze estive proprio sulla cima del colle, e quando tornò a rivolgere l'attenzione verso l'edificio imponente lì in alto, non poté fare a meno di trattenere un singulto. Aveva avuto una cotta perfino per Isabella, la figlia del proprietario McFly, e tutto sommato erano stati davvero bei momenti. Tornò su Elizabeth e sorrise, non c'era altro dal canto proprio; con gli ultimi saluti e i convenevoli di circostanza, il gruppetto andò via per la sua strada, giù verso le rampe di scalini che conducevano al centro della cittadella. Il ragazzo, Seamus, non si trattenne più e scoccò un occhiolino malandrino, un po' bizzarro per giunta, in direzione della Strega. Le ragazze al suo fianco, sue sorelle, lo trascinarono via immediatamente e tutto quello che rimase, quasi sospeso a mezz'aria, fu il suono cristallino di uno scoppio di risa giovanili. Da parte propria, Elizabeth avrebbe dovuto effettivamente compiere una scelta: non c'era altro con sé, ad eccezione di una lettera sbagliata in più punti e di un pacchetto di una divisa giallo-nera da consegnare a Mr McFLy. Non c'era neanche un modo per contattare il Capo e tornare a Diagon Alley avrebbe richiesto più tempo del previsto: per giunta, e quella era una riflessione che prima o poi andava fatta, non c'era una Passaporta in programma per rientrare al negozio. Mr Morgan non ne aveva parlato, e tutto quello che richiedeva la sua presenza sfumava come neve al disgelo. Il sentiero che accoglieva Elizabeth, di tutt'altra parte, era in salita - un'accusa, quella, che avrebbe potuto aggiungere alla lista delle malefatte del suo datore di lavoro. Se avesse così deciso di tentare, almeno per essere in pace con se stessa, nulla le avrebbe vietato di procedere. Il primo tratto verso l'edificio diroccato, lì in alto tra arbusti e cieli, appariva più difficoltoso del previsto; ma era questione di pochi metri, per giunta lungo tutta la strada c'era - al centro esatto - un poggiamano che avrebbe potuto facilitare il tutto. Elizabeth era giovane, era in forma, un po' di attività fisica non l'avrebbe di certo posta al tappeto. In ogni caso, un guizzo fortunato riuscì a coglierla di sorpresa: di lì a breve, infatti, la scalinata presentò una svolta sulla sinistra; subito dopo, si schiudeva così su un percorso prettamente pianeggiante. Si snocciolava su un ampio viale, cesellato tra alberi in fiori violetti, ciuffetti della stessa menta che aveva accolto l'arrivo di Elizabeth sul colle solitario, e di lato uno stagno vero e proprio. Il sentiero si faceva stretto, sempre più stretto, e ad un tratto diveniva parte dello stesso stagno: lasciava intendere di essere poco battuto, ormai da lungo andare, e in effetti fra sterpaglia e un rivolo di acqua scura, una parte era completamente priva di roccia. Non c'era appoggio, si stagliava un canale non troppo grande, ma che difficilmente poteva essere superato con un saltello; di fronte, dopo quell'ostacolo, il sentiero procedeva. Non c'era molto da decidere: Elizabeth poteva bagnarsi piedi e stivaletti fino alle caviglie, entrando in acqua e avanzando fino all'estremità opposta, non era pericoloso. Certo, un po' scomodo, non sarebbe stato il massimo presentarsi bagnata di acqua di stagno, ma si ripristinava la domanda originaria: arrivare dove. Se avesse voluto tentare un pizzico di coraggio, poteva sempre saltare sul tronchetto al centro dello stagno; da lì, saltandovi sopra, avrebbe accorciato la distanza fino al lato opposto e con un altro salto, il gioco era banalmente fatto.
Non occorreva certo la magia, bastava un pizzico di semplicità.
Restava sempre da decidere se procedere o meno.

 
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view post Posted on 11/4/2020, 16:57
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pond

«D'accordo, grazie.»
Non c'era davvero altro da dire, l'uomo non aveva alcun indizio da offrirle. Salutò con un ultimo sorriso la famigliola, fingendo di non notare gli ormoni in evidente subbuglio del ragazzo, e si voltò a fronteggiare la scalinata. La salita era ripida e le condizioni dell'acciottolato denunciavano gli anni di abbandono, ma Elizabeth non se ne preoccupò: nonostante l'esistenza tranquilla condotta da quando si era stabilita a Londra, non aveva permesso a se stessa di abbandonare l'abituale allenamento. Con un sospiro rassegnato, imboccò i gradini. Scoprì, non senza un certo sollievo, che dopo la prima curva si apriva un sentiero quasi pianeggiante e piuttosto comodo, contornato da arbusti verdi e alberi rigogliosi, con tanto di idilliaco laghetto sulla destra.
«Ma che bel paesaggio bucolico.» borbottò Elizabeth tra sé, per nulla impressionata, avanzando a passo spedito sul terreno battuto. Il quale, a onor del vero, diventava meno confortevole ad ogni passo, rilevò la strega con disappunto, fino ad essere poco più di una traccia in mezzo all'erba alta.
Fu a quel punto, quando ormai era quasi rassegnata all'idea che peggio di così proprio non poteva andare, che Elizabeth dovette arrestare i propri passi: il sentiero, infatti, si interrompeva bruscamente, ingoiato da un'ansa del lago.
«Oh, ma andiamo!»
La grossa pozzanghera fangosa - perché di questo, in fondo, si trattava - non sembrava troppo profonda, ma si estendeva, a occhio, per una dozzina di piedi: impossibile farcela con un salto. «Ma magari con due...» mormorò la strega adocchiando il grosso ramo che occupava il centro del canale. Certo, il rischio di finire seduta in quell'acqua marroncina era tutt'altro che trascurabile, ma che alternative aveva? Non c'era modo di chiedere chiarimenti al signor Morgan: troppo distante per un Patronus e, pur con tutte le cianfrusaglie che si portava dietro, un gufo tascabile proprio le mancava. A Edimburgo era stata giusto un paio di volte da adolescente, anche scendendo in città non avrebbe saputo a chi rivolgersi.
No, quel dannato castello in cima alla collina rimaneva il suo miglior indizio, o meglio, il suo unico indizio, e comunque non bastava certo un po' di fango a intimorirla.
La decisione era presa.
Sollevò la busta del negozio davanti a sé e vi puntò contro la bacchetta: pazienza per i suoi jeans, ma comunque andasse era meglio preservare la divisa il più a lungo possibile. «Impervius» scandì, mantenendo lo strumento magico ben puntato sull'obiettivo. Quindi ripose con cura la bacchetta, così da non poterla perdere.
Indietreggiò di un passo, per garantirsi un minimo di slancio. Assunse quasi una posizione di guardia, con le gambe divaricate, una più avanzata e una dietro, e il busto piegato in avanti. Dondolò un po' sul posto, molleggiando sulle ginocchia. Espirò e finalmente scattò: un solo passo di corsa, un piede si slanciò in avanti e l'altro lasciò il terreno subito dopo. Se tutto andava per il verso giusto, sarebbe atterrata con il piede destro sul tronco e subito, senza fermarsi, lo slancio del sinistro l'avrebbe portata con un secondo balzo all'asciutto sulla riva opposta.

PM: 123 / PS: 192 / PC: 123

INVENTARIO:
Anello difensivo - Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza.
Cappa della resistenza - Realizzata con scaglie di testuggine e cuoio di Trinoceronte e Drago, resiste a moltissimi colpi e folate di calore/gelo.
Un fuoco d'artificio - Dalla scatola di Detonazioni Deluxe.
Un Detonatore Abbindolante.
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Eccomi, sorry for my tempi biblici
 
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jFnUsC5
Così vicina. Non poteva poi essere tanto complicato superare un tratto di uno stagno; un salto, un altro ancora, questione di slancio e di un pizzico di praticità, nulla che non si fosse mai visto in un negozio come quello del Quidditch, a Diagon Alley. Il paesaggio, di per sé, non ammetteva troppe scelte: una Materializzazione era possibile, ma era di pari modo uno spreco; un sortilegio, forse un'evocazione o relativa trasfigurazione, anche quella restava un'alternativa. Oppure, com'era ovvio che fosse, affidarsi alle buone, semplici, vecchie maniere. Quando il primo saltello condusse Elizabeth oltre il punto in cui si trovava, il piede destro batté di scatto - con un ticchettio di suola e di pietra - sul pezzo di tronco; il peso realizzò un moto concentrico, leggermente, là dove il contatto aveva fatto pressione sul legno e fin nell'acqua stagnante. Un lontano gracchiare di ranocchia parve essere l'unico suono, al pari di qualche cinguettio di passaggio, e per Elizabeth tutto poteva cominciare ad essere perfino più fastidioso e fuori dall'ordinario di quanto immaginato. Non c'era in programma una gita nei boschi di Edimburgo, né c'era una passeggiata tra i suo stagni e i suoi sentieri più in salita; da parte propria, la Strega non aveva bisogno affatto di rimettersi in forma, era soltanto capitata in una serie di sfortunati eventi. Letteralmente. Con l'accortezza di rendere impermeabili busta e dono che stringeva tra le mani, guadagnava velocemente vicinanza e ad un secondo saltello, sospesa com'era ad ora al centro del tratto di divisione sullo stagno, avrebbe potuto tranquillamente portarsi alla riva opposta. Il legno sotto i suoi piedi, tuttavia, cominciò a muoversi: in principio parve normalissimo, la presenza di un corpo estraneo aveva spinto il blocco più in profondità; le onde circostanti si propagarono sempre più velocemente, apparvero come scattanti, e paradossalmente non partirono tutte dalla zona d'origine movimentata da Elizabeth. Un vorticare continuo, dispersivo da un angolo all'altro, punti indistinti tra di loro - lo stagno si risvegliava interamente, anche a metri di distanza, e il torpore statico dell'attimo precedente cominciava a palesarsi con una certa insistenza. Ancor prima di poter spingersi oltre, con il secondo e ultimo saltello, Elizabeth sentì la caviglia del piede destro stringersi in un pizzicore senza precedenti (-10 PS); fu la volta poi di quella del piede sinistro, una morsa fino al tallone, superando lo stivaletto (-5 PS). Anche ad uno sguardo veloce sarebbe stato ormai evidente: il legno sul quale Elizabeth poggiava si stava animando, come richiamato a vita autentica, e si allungava in ramificazioni laterali - come una creatura, come un pesciolino, con una pinna sulla destra e un'altra sulla sinistra, interamente scure come il colore di un tronco. Questione di attimi, Elizabeth fu trasportata dal tronco spezzato sotto i suoi piedi sempre più verso il centro dello stagno - pochi metri, percorsi in modo velocissimo, e già raggiunse mezzo metro d'acqua sotto di sé. Se fosse caduta, e non sarebbe stato difficile in effetti, la Strega si sarebbe bagnata fino alle ginocchia. La riva si stava allontanando, saltare non era più possibile: sotto di sé, il tronco si animava e sembrava ammiccare, là dove sulla parte frontale si aprirono due fessure bianchissime, come due occhietti in miniatura. Tutto intorno, altri tronchi-pesce. Forse qualche vecchia lezione di Cura delle Creature Magiche avrebbe potuto aiutare, in quel momento; gli animaletti guizzavano tra i flutti movimentati, e già quattro erano prossimi a raggiungere le gambe e le caviglie di Elizabeth. Ne erano attratti, e come dare loro torto. Da quelle parti non succedeva mai nulla.

Tadan! Caduta nel tranello *upsy upsy
Di volta in volta aggiorna le tue statistiche con i punti persi.

Dugbog #1
Punti Salute: 80
Punti Corpo: 60
Punti Mana: 60
Dugbog #2
Punti Salute: 80
Punti Corpo: 60
Punti Mana: 60
Dugbog #3
Punti Salute: 80
Punti Corpo: 60
Punti Mana: 60
Dugbog #4
Punti Salute: 80
Punti Corpo: 60
Punti Mana: 60
 
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view post Posted on 23/4/2020, 18:04
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Sogni, sangue e cuore

rage

Il piede sinistro era già proteso verso la riva quando il destro, in procinto di staccarsi dal tronco, fu trattenuto da una morsa inaspettata. Elizabeth oscillò pericolosamente e, per non cadere in acqua, fu costretta a ritirare la gamba e riportare entrambi i piedi sull'unico appoggio disponibile: il tronco, o quello che fino ad un attimo prima era sembrato tale. Istintivamente, prima che la situazione peggiorasse, con un ampio movimento del braccio lanciò la busta che ancora aveva in mano: un tiro energico e preciso che avrebbe dovuto far atterrare l'oggetto al sicuro, lontano dall'acqua, lasciandole le mani libere. Subito dopo il calcagno sinistro fu stretto da un secondo morso e questa volta la strega ebbe il tempo di scorgere il movimento dell'animale e un balenio di denti aguzzi.
«Ma porca Morgana» sbottò in un mezzo grido, barcollando pericolosamente sui piedi doloranti. Appena si fu un minimo stabilizzata, il pensiero volò al signor Morgan: «Appena torno a Londra facciamo i conti» masticò tra un'imprecazione e l'altra, cacciando una mano in tasca.
Le dita erano saldamente strette sulla bacchetta - se l'avesse perduta sarebbe stata davvero nei guai - e le gambe erano divaricate, per quanto consentito dalla lunghezza del Dugbog, e leggermente piegate, a garantirle maggiore equilibrio e permetterle quindi di restare in piedi nonostante la dubbia stabilità del suo appoggio, che in pochi attimi l'aveva allontanata dalla riva già di qualche metro. Un'occhiata attorno bastò a informarla che era circondata da almeno quattro bestiole e altre ancora si avvicinavano eccitate. «Riunione di famiglia?» ringhiò Elizabeth. Non era troppo preoccupata: a parte il discutibile passatempo di azzannare i passanti, non le risultava che i Dugbog si cibassero di carne umana. Tuttavia, una nuotata con annesso corpo a corpo non rientrava esattamente nel suo programma della giornata, che già non stava procedendo come avrebbe dovuto. La strega lanciò uno sguardo colmo di sentito rancore agli inconsapevoli artefici di quell'ennesimo contrattempo, pronta ad assestare un violento calcio al primo che avesse cercato di morderla ancora.
Con un'ultima, irripetibile imprecazione, voltò le spalle alla riva e, inspirando, tese le braccia davanti a sé. «Frigus» pronunciò quindi, mentre muoveva la mano libera come a voler spingere qualcosa attraverso la - e poi fuori dalla - bacchetta. La temperatura dell'aria non le interessava, perciò la sua concentrazione era tutta volta ad ottenere un getto energico e prolungato. Se la sua idea avesse funzionato, l'incantesimo avrebbe causato una spinta a reazione che avrebbe portato lei e il Dugbog su cui poggiava verso la terraferma. Appena fosse stata abbastanza vicina Elizabeth si sarebbe spostata sul terreno solido e, con la bacchetta spianata e senza perdere di vista gli animali, sarebbe indietreggiata allontanandosi dallo stagno.

PM: 123 / PS: 177 (su 192) / PC: 123

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Qualche chiarimento:
- ho dato per scontato, alla luce del fatto che i morsi sono due e che non è altrimenti specificato, che il Dugbog azzanni repentinamente e poi molli; Elizabeth agisce quindi in libertà di movimento e per questo ho considerato prioritario raggiungere la riva. Se il maledetto la sta ancora assaggiando, ci penserà nel prossimo post ^^
- Frigus non è l'unico incantesimo che permette di generare un getto d'aria di potenza variabile, ma, rispetto al Calidus, ha un'esecuzione più semplice e più veloce e perciò Elizabeth lo predilige

Mi sa che questa volta il signor Morgan si ritroverà a gestire una bella sfuriata :ihih:
 
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view post Posted on 23/4/2020, 19:37
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jFnUsC5
Un pizzico, poi un altro, infine un terzo (-15 PS -5 PC). Come in successione, una triade perfetta, la forza energica di una comunità purtroppo disturbata. I Dugbog, era vero, non potevano essere creature così pericolose, e in effetti più di somigliare a pezzetti di tronco sospesi a filo d'acqua, con qualche pinna e una fila di denti aguzzi all'occorrenza, non avrebbero rappresentato chissà quale cruccio. Il problema, in quel caso, non era il potenziale inesplorato delle creature magiche, ma il numero. Da singolo che era, il finto-tronchetto sotto i piedi di Elizabeth aveva saputo attirare una discreta attenzione, e così gli altri esemplari guizzarono rapidamente fino alla sponda. Un vorticare improvviso, una schiera di macchioline da un punto all'altro dello stagno altrimenti placido: la Strega aveva ricevuto più di un morso, le caviglie dolevano per davvero, e una parte della scarpa al piede destro sembrava essere stata definitivamente mangiucchiata. Nulla tuttavia di così traumatico, non c'era neanche una stilla di sangue; la scelta da parte propria era stata accurata, mettere in salvo il pacchetto che avrebbe dovuto portare in omaggio a Mr McFly era stata un'ottima strategia - se fosse riuscita a trovare chi di dovuto, avrebbe ricordato quel giusto momento; anche l'incantesimo sortì l'effetto sperato e in uno slancio immediato, Elizabeth si ritrovò sospinta dal suo stesso Dugbog. Gli occhietti vispi, di nuovo visibili, battevano sulla parte frontale come un cipiglio curiosamente sorpreso, e neanche l'esserino riuscì a capacitarsi di cosa fosse appena successo; fu portato oltre, come in un getto a propulsione, e nella fretta sollevò uno e più flutti. Aveva seminato molti dei suoi vicini, e quando la riva parve ormai raggiunta, pizzicò un'ultima volta con la fila di denti sulla sinistra (-5 PC). A quel punto, Elizabeth avrebbe potuto semplicemente fare un saltello e via, tornare sul terriccio più stabile, al di là del divario superato. Nessuno tra i Dugbog parve voler inseguirla, lo stagno era un luogo ben più tranquillo. C'era però un problema e per Elizabeth non fu difficile accorgersene: il pacchetto che aveva portato con sé dal negozio di Quidditch era stato in qualche modo recuperato da una coppia di creaturine; forse una discesa impervia, forse uno scivolo, o semplicemente la possibilità di aver afferrato tutto con una pinna, non era stato così problematico. Al pari dei due apparenti pezzi di legno, il pacchetto si inabissò sempre più in lontananza, e pochi attimi dopo sparì alla vista della Strega. L'aveva perso per sempre, forse; era il caso di recuperarlo oppure di procedere una volta e per tutte, poteva scegliere. Lo stagno era ancora gremito di Dugbog e la fretta, purtroppo, scandiva un ritmo più maturo.

È esattamente come avevi interpretato, ben fatto! Solo che la situazione si complica.

Dugbog #1
Punti Salute: 80
Punti Corpo: 60
Punti Mana: 60
Dugbog #2
Punti Salute: 80
Punti Corpo: 60
Punti Mana: 60
Dugbog #3
Punti Salute: 80
Punti Corpo: 60
Punti Mana: 60
Dugbog #4
Punti Salute: 80
Punti Corpo: 60
Punti Mana: 60
 
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view post Posted on 30/4/2020, 14:28
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rage

La tentazione di salutare con una sonora pernacchia il dannato animaletto, ora che finalmente aveva rimesso i suoi martoriati piedi sulla terraferma, era forte, ma una fitta al tallone destro la costrinse a rinunciare a quell'infantile desiderio. Al sicuro, a debita distanza dall'acqua, Elizabeth esaminò con occhio critico le condizioni delle proprie scarpe, ruotando il piede per osservare meglio le diverse parti: un semplice Reparo sarebbe dovuto bastare, sempre che i pezzi di tomaia rimasti incastrati tra i denti dei Dugbog non fossero troppo consistenti. Prima di improvvisarsi calzolaia, però, era opportuno recuperare la busta del negozio, che ricordava di aver visto atterrare ai piedi di un cumulo di rocce poco distanti. Si voltò, quindi, già muovendo qualche passo in quella direzione, giusto in tempo per vedere il prezioso pacchetto alacremente trascinato via da un paio di creature. Troppo stupita per agire subito, non poté che guardarli raggiungere il lago e allontanarsi mentre lei boccheggiava sgomenta, indignata da tanta insolenza. «Ma allora volete la guerra!» esalò appena si fu ripresa. «Bene» masticò tra i denti, trattenendosi appena dal digrignarli. «Bene, ora vedremo.»
Frugò velocemente nelle molteplici tasche della giacca, finché trovò quello che cercava: una piccola scatola di cartone colorato, su cui campeggiava la scritta rossa
"Detonazioni Deluxe - Fuochi Forsennati by Weasley Bros". Elizabeth staccò la linguetta* brillantinata che consentiva di attivare l'artificio e caricò il braccio all'indietro inclinandosi con tutto il corpo, quasi come i giocatori di quel gioco che, quando lei era bambina, il padre guardava con il suo amico yankee**. Quindi si esibì in un tiro alto e lungo, che avrebbe fatto esplodere la scatolina sopra al lago, il più vicino possibile al punto in cui i due Dugbog si erano inabissati con la loro refurtiva. Quando, un attimo dopo, una cascata di fiamme e scintille si fosse riversata sul lago, la strega avrebbe puntato la bacchetta proprio verso il fuoco d'artificio, ruotando il polso in un movimento circolare continuo. «E-va-nesco» avrebbe quindi scandito, per moltiplicare le esplosioni pirotecniche ed essere certa che proprio tutte le creature si dessero alla fuga.
«HA! Chi è che viene colto di sorpresa ora, bestiacce?»
Se e quando il lago fosse stato sufficientemente sgombro, Elizabeth avrebbe puntato la bacchetta al suo centro e avrebbe infuso nel successivo urlo tutta la propria fermezza e irritazione: «Accio divisa!»
Un solo tentativo era tutto ciò che poteva o voleva concedersi. Se il fuoco d'artificio non avesse fatto il suo dovere, se i Dugbog non si fossero spaventati a sufficienza, se il pacchetto non fosse riemerso, se, insomma, avesse in qualche modo fallito, Elizabeth avrebbe ripreso il cammino, più decisa che mai a venire a capo di quello strano incarico. Il signor McFly avrebbe capito e, ad ogni modo, si sarebbe premurata di fargli pervenire la tanto agognata divisa via gufo, appena fosse tornata a Londra.
Ammesso e non concesso che ci riuscisse, prima o poi, a portare a termine l'incarico e tornare a Londra.

PM: 123 / PS: 162 (su 192) / PC: 113 (su 123)

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XUn fuoco d'artificio - Dalla scatola di Detonazioni Deluxe.
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*Non ho trovato cenni, presso Tiri Vispi, alla modalità di attivazione dei Fuochi Forsennati, perciò ho lavorato di fantasia. Che si moltiplichino sotto Evanesco è invece specificato.
**Il gioco è, ovviamente, il baseball.

Come specificato al termine del testo, Elizabeth è decisa a fare un solo tentativo: se non funziona, proseguirà nel cammino verso il presunto centro sportivo.
 
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view post Posted on 30/4/2020, 16:24
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OKxhI7u
Non poteva dirsi priva di inventiva, Elizabeth Ashton. Fin dal principio di quell'avventura improvvisata, aveva dato prova di avere una e più carte da giocare, con tanto di giusti assi nella manica; era stata scelta da Mr Morgan con una buona ragione, e neanche la sua memoria farlocca avrebbe mai potuto rinnegare il talento creativo di un'impeccabile commessa. Quando una scintilla violetta stabilì l'esordio dei fuochi d'artificio - marca Filibuster, i migliori in circolazione -, i Dugbog più vicini parvero percepire il pericolo imminente e lesti, come creature scattanti, scivolarono con pinne e zampette verso le rive dello stagno da cui erano sbucati. Questione di secondi, uno scoppio già più insistente, e nella frenesia crescente molti tra loro furono presi in pieno, qualcuno alla coda e altri fin sulla testolina più scura, dal turbinio di fuochi e colori luminosi. Un'esplosione in pieno giorno, il riverbero dei fuochi scintillanti in contrasto già più nitido sull'azzurro terso dei cieli scozzesi; a dispetto di ogni aspettativa, apparvero con una e più forme, in una e più direzioni - qualcuno in alto, sempre più in alto, a sfidare la gravità del luogo; altri fin nelle onde, immergendosi come natanti d'eccezione, alla caccia sempre più folle dei Dugbog più furfanti. Il viola, l'indaco, il nero, insieme al rosso più scuro si mostrarono come tempre ben più distinte, e quando anche l'ultima Creatura Magica si ritirò negli abissi, là dove tutto poteva essere più sicuro, lo stagno parve rispondere alla minaccia nell'unico modo possibile: rilasciò di scatto il pacchetto regalo di Elizabeth, attirato dall'Incantesimo di Appello della Strega. Quando scivolò tra le sue braccia, la bustina non bagnò neanche di una gocciolina d'acqua: l'Impervius di poco prima era stata soluzione vincente, ancora una volta. Così, con qualche morso alle caviglie e le scarpe un po' più sporche di terriccio fangoso, Elizabeth poteva procedere. Come ad attirare la sua attenzione verso la corretta strada da percorrere, in alto - là dove si scorgeva una guglia dell'edificio intravisto in principio - si propagò un frastuono simile ad un sibilo, e poi un fischio; un battito di ciglia, infine un altro scoppio d'artificio: scintille rosse, in pieno giorno, sotto lo sguardo della Capitale Babbana. Un po' come un Periculum appena scagliato dal basso, tra un guizzo di nuvola e un silenzio subito improvviso. C'era da chiedersi se gli Scozzesi nei dintorni avessero avuto qualche festa in programma, per quel giorno, oppure se si trattasse di un segnale - le coincidenze non erano così frequenti. In ogni caso, il sentiero per Elizabeth era semplice: sempre dritto, superando finalmente lo stagno; qualche arbusto secco, qualche cespuglio anche ai lati, per il resto una natura solitaria. Ad una curva sulla destra, dolcemente, si snocciolava però una rampa di scale, e in alto si vedeva perfettamente chiaro il Castello già adocchiato in precedenza. Lo stesso che quell'uomo scozzese aveva indicato come il vecchio Centro Sportivo Magico McFly. Valeva la pena procedere a quel punto, non c'erano altro che scale. Se così fosse stato, a metà strada in salita Elizabeth avrebbe incontrato un ostacolo: un tronco di un albero ostruiva il passaggio, per intero. Sembrava caduto da troppo tempo, perché intorno erano cresciute erbacce, sterpaglia e ortica. Scavalcare, quella volta, non sarebbe stato così semplice: il blocco era almeno due metri e non c'erano radici per poter arrampicarsi. In effetti, l'uomo era stato chiaro all'inizio: nessuno andava da quelle parti da almeno dieci anni.

Meraviglioso :ihih:
 
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treetrunk

Il pacchetto che le volò in braccio era perfettamente asciutto, a dimostrazione del fatto che quantomeno l'Impervius di poco prima aveva fatto il suo dovere. La linguaccia, questa volta, la fece davvero, un infantile ma di certo soddisfacente gesto di rivalsa contro i Dugbog ormai datisi alla fuga, quindi voltò le spalle al lago per riprendere il cammino.
Non aveva fatto che pochi passi quando la sua attenzione fu attratta da uno scoppio e da un fiotto di scintille rosse che sembravano provenire proprio dal castello abbandonato: possibile che fosse una richiesta d'aiuto? O si trattava solo di qualche buontempone in cerca di svago? Nel dubbio, con le sopracciglia aggrottate e la bacchetta ancora stretta nel pugno, Elizabeth accelerò il passo. Il sentiero procedeva dritto tra cespugli e sterpaglie per un lungo tratto, poi, dopo un'ampia curva, si congiungeva con una nuova salita, una scala di pietra non dissimile da quella percorsa in precedenza, un po' più stretta, forse più trascurata. La strega la imboccò senza indugi, nella speranza di raggiungere l'agognata destinazione in fretta e senza altri contrattempi, ma dopo qualche decina di gradini dovette arrendersi all'evidenza: era chiaro che non un solo minuto di quella giornata sarebbe stato privo di complicazioni.
Il grosso tronco che ostruiva il passaggio era sensibilmente più alto di lei e doveva essere caduto da parecchio tempo: la vegetazione ai suoi piedi era fitta e la corteccia era stata levigata dalle intemperie abbastanza da non offrire alcun appiglio. Elizabeth ne costeggiò la lunghezza per quanto possibile, solo per scoprire che, con i suoi venti metri abbondanti, l'albero occupava tutto lo spazio tra la ripida scarpata a destra e la parete di roccia a sinistra. Una vaga reminiscenza di qualche lezione di Erbologia le permise di ipotizzare che si trattasse di un olmo, ma non ne era certa. Non che avesse importanza, del resto: il punto fondamentale era che scalarlo non era possibile e aggirarlo ancor meno.
Elizabeth si allontanò di qualche passo per meglio osservare l'ostacolo: il lato che le si offriva era assolutamente liscio, ma sulla sommità, fuori dalla portata di qualsiasi essere umano, qualche mozzicone di ramo resisteva ancora. La strega si alzò in punta di piedi, si spostò per studiare il tutto da una diversa angolazione, rifletté per un paio di minuti mordendosi il labbro inferiore e infine decise. Sfilò la cintura dai primi due passanti e vi agganciò il pacchetto, per poi rimetterla a posto: in questo modo, la busta sarebbe stata al sicuro e al tempo stesso non l'avrebbe intralciata nei movimenti. Individuò quindi un grosso ramo, dall'aria particolarmente stabile, si mise di fronte ad esso - giusto un paio di metri più in basso,certo - e si avvicinò al massimo di quanto la fitta vegetazione le permetteva.
Puntò la bacchetta verso il ramo e mosse il polso circolarmente in senso orario: «Carpe», enunciò fermamente ripetendo il gesto, «retractum» concluse tracciando nell'aria la terza ed ultima circonferenza.
Avrebbe quindi aspettato che la corda magica scaturisse dalla bacchetta e si saldasse al ramo, quindi ne avrebbe saggiato la resistenza e avrebbe cominciato ad arrampicarsi, aggrappandosi ad essa e puntando i piedi sul tronco, mantenendo una posizione quasi seduta con la schiena curva e le ginocchia appena piegate. Se tutto fosse andata bene, una volta giunta in cima si sarebbe poi calata dall'altra parte nello stesso modo.

PM: 123 / PS: 162 (su 192) / PC: 113 (su 123)

INVENTARIO:
Anello difensivo - Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza.
Cappa della resistenza - Realizzata con scaglie di testuggine e cuoio di Trinoceronte e Drago, resiste a moltissimi colpi e folate di calore/gelo.
XUn fuoco d'artificio - Dalla scatola di Detonazioni Deluxe.
Un Detonatore Abbindolante.
Due Pallottole Puzzole.

 
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27 replies since 23/3/2020, 20:24   565 views
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