In a stranger's mind, Quest Vocazione

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view post Posted on 24/3/2020, 10:41
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Il Fato

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Il sole era già tramontato, lasciando che le ombre si allungassero su una Diagon Alley che, a dispetto di ciò, continuava la sua attività – più attutita, forse, ma mai del tutto soffocata. Pochi lumi resistevano dietro alle vetrine, dove garzoni e proprietari finivano di stilare l'inventario della giornata, impazienti di chiudere a chiave e mettere qualcosa sotto i denti dopo una lunga giornata di lavoro. Figure di ogni altezza e corporatura transitavano a passo svelto davanti ai negozi, i volti catturati per pochi istanti dal bagliore caldo delle lanterne al bordo della strada. Qualcuno aveva il cappuccio calato sulla fronte, altri si stringevano al collo la sciarpa – in qualche modo tentavano di proteggersi dal freddo inaspettatamente mordace della sera, trasportato da un vento che a tratti faceva sbatacchiare le insegne più sbilenche.
Più di un tragitto trovava la sua meta in uno dei locali che punteggiavano gli isolati, i cui affari cominciavano davvero solo in quel momento. Alcuni erano poco più che catapecchie fatiscenti, come guerci si affacciavano al mondo da un'unica finestra stretta che di giorno doveva a malapena bastare ad illuminarne gli interni. Altri, al contrario, riversavano anche in strada la loro atmosfera di festa, riempiendo l'aria del suono confortante di risate e voci allegre.
Uno in particolare avrebbe potuto attirare l'attenzione dei passanti: infilato tra un negozietto di cianfrusaglie e una villetta in mattoni, appariva in qualche modo schiacciato tra le costruzioni adiacenti, come se fosse stato infilato in una strada che una volta le dividesse. I muri in pietra rilucevano levigati, il grigio tramutato in rosso e giallo e arancione tra le fiamme danzanti di due lanterne che fiancheggiavano l'uscio d'entrata. Ma era l'insegna che sovrastava quest'ultimo ad offrire una vista curiosa: rappresentava un pensatoio sul cui bordo si agitava il manico di un cucchiaio di legno intento a rimestare al suo interno, mentre autentici riccioli di vapore si sprigionavano da esso e si disperdevano nell'aria in un chiarore azzurrognolo. Al Pensatoio di McKee, recitava la scritta sottostante. Si mormorava che fosse quello strano vapore a spargere tutt'intorno alla locanda un profumino delizioso di cibo appena preparato, sempre diverso a seconda di quello che era il piatto speciale del giorno. In quell'occasione doveva trattarsi di qualcosa a base di carne speziata: ci si sentiva riscaldare anche solo a sentire quel profumo, e non si poteva fare a meno di indugiare con lo sguardo sulle finestre ben illuminate dietro a cui si scorgevano innumerevoli avventori, alcuni seduti e altri in movimento tra i tavoli.
«Andiamo, Nelly, sbrigati. Gli altri ci staranno già dando per disperse.» Due streghe di mezz'età si affrettavano verso il locale. Ad aver parlato era quella più alta: smilza come un fuscello, ad ogni passo faceva ondeggiare una veste da strega inverosimilmente lunga. Nelly le trotterellava dietro su due gambe che erano la metà di quelle dell'altra.
«Come se si ricordassero di pensare quando hanno davanti i piatti. Cos'è oggi?» Nelly inspirò rumorosamente. «Sunday roast?»
«Lo scopriremo, se ti sbrighi.»
Raggiunsero il locale e la Strega più alta tenne la porta aperta a Nelly, sempre continuando a parlottare. I loro commenti vennero soffocati dai rumori provenienti dall'interno, un concerto di voci e tintinnare di posate. Una vampata di calore si spinse fino in strada mentre le due entravano; per poco l'amica di Nelly non ci lasciò il cappello a punta, che si piegò paurosamente contro lo stipite della porta prima che sgusciasse dentro.
Forse non erano quelle le uniche ritardatarie della serata, perché il posto non era di certo sfuggito all'attenzione di un altro passante: Derek poteva percepire distintamente le sue attrattive, nessun senso andava escluso dalle promesse che Il Pensatoio intesseva tra calore, luminosità, suoni di festa e il delizioso profumo che da solo era in grado di far venire l'acquolina in bocca. Stava solo a lui decidere se cedere o meno a tali lusinghe.

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Derek, benvenuto nella tua quest! A te la scelta di come imbatterti nel Pensatoio ed eventualmente entrare. Ti chiedo inoltre di postare statistiche ed un inventario plausibile.
Per qualsiasi dubbio o richiesta puoi contattarmi tramite MP. Buon gioco!


 
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view post Posted on 28/3/2020, 17:01
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Stava rientrando dal retro bottega quando si accorse che il sole stava tramontando. Era quasi impossibile che potesse accorgersene prima, considerando che il magazzino del negozio aveva una sola finestra, troppo sottile per far entrare luce perfino in una giornata soleggiata. Guardò speranzoso l’orologio posto dietro il bancone, era quasi ora di chiusura. Non poteva chiedere di meglio dopo tre ore passate ad inventariare per l’ennesima volta le scorte.

Poco dopo arrivò Mr. Elegant, in quei giorni sempre più assente dal negozio, e Derek ebbe la certezza che stessero per chiudere. Ultimate le operazioni di cassa, i due si diressero alla porta, Elegant la chiuse e dopo un breve saluto si ritrovò da solo a camminare per la via principale di Diagon Alley. Era stupefacente come quel posto non dormisse mai. Di giorno la via era piena di maghi e streghe che si affrettavano dentro i negozi per acquistare. Di notte, benché la via principale fosse deserta al confronto, il tutto veniva compensato dal vociare lontano, a volte vicino, dei pub che iniziavano a lavorare.

Il rumore delle insegne mosse dal vento lo accompagnava, ogni tanto i rumori di altri passi destavano a sua curiosità. Come il guardare dalle finestre dentro i pub, alcuni erano davvero ben illuminati, in altri non ci sarebbe entrato per nulla al mondo. Molti altri negozi seguivano l’esempio di Vestiti&Vestiti. Il vento lo costrinse ad avvolgersi meglio nel mantello acquistato anni prima da Magie Sinister, utile in casi eccezionali lo portava sempre con se.

Camminava ormai da un po’, quando si fermò di colpo, dapprima incuriosito dalla luce emessa da una locanda vicina, poi dall’odore, anche se non riusciva a capire da dove arrivasse nello specifico. Poco importava comunque, era di certo un’ odore che non poteva ignorare. Sapeva di carne speziata. L’odore entrando dalle sue narici lo faceva già sentire caldo, un po’ come il camino della sala comune dopo una lezione di cura delle creature magiche in pieno inverno. Sbirciando dalle finestre era possibile vedere che dentro vi era molta gente e udire i rumori di piatti e posate. Chissà se c’era posto. Alzò la testa per leggere l’insegna. Al Pensatoio di McKee. In quel momento era affamato ed infreddolito, tutte sensazioni che quel posto prometteva di migliorare. Era inutile resistere oltre, d'altronde era ora di cena, si avvicinò alla porta, notando solo adesso il pensatoio dell’insegna, il cucchiaio che rimestava e gli sbuffi di vapore azzurro chiaro che ne uscivano, sembravano essere quelli ad attirare nuovi clienti grazie all’odore che emanavano per strada. Alzò la mano e prese la maniglia pronto ad aprire la porta ed immergersi nei suoni e negli odori di una cena che stava per essere servita.


 

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Salute: 215 ▲ Corpo: 156 ▲ Mana:168 ▲ EXP:23.5

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- Bacchetta:Legno di acero, dente di drago, 11 pollici, flessibile
- Ciondolo della scaglia di drago
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view post Posted on 9/4/2020, 14:39
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Non ci fu esitazione nella scelta di Derek e, prima ancora che la porta si chiudesse alle sue spalle, venne completamente travolto dalla vitalità del posto. Innumerevoli candele fluttuanti illuminavano una sala molto più vasta di quel che si sarebbe potuto pensare dall'esterno e, insieme alle piccole lanterne poste su ciascun tavolo, avvolgevano tutti in un'atmosfera piena di calore. Muri e pavimento erano in pietra, così che l'intero locale dava l'impressione di essere stato scavato in una parete rocciosa. Lo spazio era scandito da alcune colonne a base quadrata che lo tagliavano per il lungo esattamente a metà, offrendo un sostegno a chi era solo di passaggio – ed infatti qualcuno vi si appoggiava con la spalla o l'intera schiena mentre scambiava gli ultimi saluti con gli amici seduti ai tavoli. In massiccio legno scuro e segnati dal tempo, questi ultimi vedevano raccolti intorno a sé Maghi e Streghe di ogni età, chi da solo chi in compagnie numerose, tutti assorbiti più o meno intensamente dai propri piatti fumanti. Di tanto in tanto qualcuno sovrastava con la propria voce il vivace cicaleccio generale, e allora si potevano sentire esclamazioni come «Un'altra porzione di Sunday roast qui, che sbranerei un ippogrifo!» o «Ehi Mandy, versami dell'altra Burrobirra!».
I suoni del Pensatoio avrebbero travolto chiunque: a maggior ragione Derek, provvisto di un udito insolitamente sensibile, si ritrovò per un attimo come smarrito in mezzo a quel vortice disordinato di stimoli. Le voci parevano arrivare da ogni parte, risuonavano nelle sue orecchie indifferentemente da quanto fossero lontane.
«...e quello è stato tutto, almeno per quella volta...»
«...con una faccia tosta così, come se nessuno se ne fosse accorto!»
«...passi il sale?»
«...pelliccia d'orso, dicono che…»

Era pressoché impossibile attribuire un significato a quegli stralci confusi che si impilavano uno sull'altro e sgomitavano per affacciarsi alla mente del Corvonero. La sensazione era quella di trovarsi invischiato in cento conversazioni diverse, all'apparenza tutte sconnesse tra di loro.
Gli avventori discutevano, si spostavano da un tavolo all'altro tra passaggi angusti. Derek avrebbe potuto scegliere di farsi strada a propria volta nella direzione che preferiva. Sembrava impossibile trovare un tavolo interamente sgombro, tuttavia si potevano scorgere, sparpagliate qua e là, alcune sedie ancora libere.
La più vicina si trovava ad un tavolino da due, esattamente di fronte ad un piccolo Mago dai grandi occhi acquosi. Un paio di folti baffi scuri fremeva come se quello stesse mormorando tra sé e sé, mentre appariva intensamente concentrato su una mappa stesa sul tavolo. Era difficile, dalla posizione di Derek, distinguere le terre che vi erano rappresentate, anche perché l'omino non faceva che girare e rigirare la pergamena.
Un po' più avanti e sulla sinistra, invece, poteva individuare un posto un po' in disparte ad una tavolata piuttosto lunga, dove un gruppo di cinque o sei Streghe abbastanza anziane faceva baldoria tra risate sguaiate. Una svettava sopra alle teste di tutte le altre col suo cappello a punta, ora tutto tremolante per il riso incontrollato che scuoteva la donna.
In fondo al locale, poi, il bancone offriva ancora qualche posto su degli sgabelli stretti e alti. Una ragazza sottile si muoveva svelta dietro di esso, prendendo ordinazioni e riempiendo calici. Appena aveva un attimo di respiro si fermava a parlottare con un Mago avvolto in quello che sembrava un lungo cappotto da signora di foggia Babbana. Entrambi lanciavano occhiate furtive all'imboccatura delle scale posta a qualche metro da loro e la ragazza, in particolare, sembrava sulle spine.
Con un po' di attenzione si sarebbe potuto notare come le scale fossero, in realtà, il punto focale dell'intera sala. Molti erano gli occhi che guizzavano verso di esse, e il disordine provocato dalle differenti realtà di ciascun avventore era solo apparente. C'era una direzione comune, appena sotto la superficie: ma quale?

 
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view post Posted on 29/4/2020, 22:06
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Deciso ad entrare aveva ormai abbassa la maniglia ed mise il primo passo dentro il locale. Tutte le promesse erano mantenute, l’odore della cucina, i rumori conviviali, in più si aggiungeva un leggero tempore che impossessandosi piano piano di tutto il corpo erano un balsamo rispetto al vento che vi era fuori e alla frizzantezza della serata. Si fermò pochi passi avanti la porta per evitare che chicchessia entrando lo trovasse come ostacolo. Il locale era evidentemente pieno. Tra tutte le sensazione che poteva provare, quella che stava arrivando era di gran lunga la peggiore, ne aveva già fatto esperienza in sala comune ed in sia grande. Grazie al suo udito molto sviluppato ma poco allenato capitava che tutti i rumori arrivassero alle sue orecchie e quasi sgomitassero per chi dovesse entrare per primo. I discorsi di tutti erano adesso con ad un incrocio stradale che portava alle sue orecchie e l’ingorgo era dei peggiori. Pezzi di discussione. Parole. Sconnesse. Non riusciva a capire nulla. Prima di poter mangiare doveva ovviare a quel piccolo seppur cruciale problema. Agì come sempre aveva fatto con più o meno successo. Chiuse gli occhi ed iniziò a respirare, profondi e diaframmatici respiri per calmare la su mente ed iniziare a dirigere il traffico di quelle informazioni uditive. Sperava di aver raggiunto il suo obiettivo.
Aprì gli occhi ed iniziò a scrutare per cercare un posto a sedere ma con tutta quella gente non era poi così facile trovate un posto. Allora allungando il collo qua e là iniziò a vedere quali posti iberi c’erano. Vi era un sedie libera ad un tavolo per due dove sembrava che un mago dai buffi baffi stesse cercando l’arca dell’alleanza su una mappa che non faceva altro che girare, come riusciva a capirci qualcosa? *Propenderei per altro* Pensò senza troppi indugi, sapeva quanto strani potessero essere certi maghi. Anche se avrebbe voluto tanto tendere le orecchie per sapere cosa aveva da borbottare. Un altro posto era ad una lunga tavolata alle quale erano già sedute delle streghe che allegramente, forse un po’ troppo, stavano consumando la cena e ridevano così forte che probabilmente la risata della donna con il cappello a punta avrebbe potuto attirare l’attenzione di avventori fuori dal locale. *Non vorremmo mica scherzare?!?* . pensò sorridendo alla sola inda di sedersi in quel posto. No Meglio vedere cos’altro offriva la casa. I suoi occhi si soffermarono sul bancone del locale posto in fondo al locale, e non potè fare a meno di notare come la ragazza corresse a destra e sinistra per adempiere al suo lavoro, e ringraziò di aver trovato in una bottega di vestiti, certo a volte i clienti erano un po’ strani, più che altro le richieste, ma almeno non aveva mai corso il quel modo per tutto il giorno. Vicino allo sgabello vuoto c’era seduto un uomo che indossava un cappotto fin troppo babbano per il luogo in cui trovavano, forse sembrava scelta più ovvia da fare, sedersi al bancone accanto a colui che sembrava il più silenzioso tra tutti. Anche perché, e si chiese come mai lo avesse visto solo in quel momento, sia la cameriera che l’uomo guardavano delle scale, che non credeva di non aver visto subito, sembrava quasi che il locale ci fosse stato costruito attorno. Osservando la sala in molti si giravano di tanto in tanto a guardarle. E adesso anche la sua attenzione era rivolta alle scale più che al posto in cui sedersi, fu solo un crampo allo stomaco che lo ridestò il suo interesse per un posto a sedere. Vediamo, il vecchio strambo, le pettegole acute o lo straniero che avrebbe potuto avvelenargli il succo di zucca? La decisione era semplice, anche perché avvicinandosi al bancone avrebbe potuto chiedere a chi lavorava lì cosa succedeva di sotto. Dopo aver fatto tutte quelle considerazioni andò verso le pettegole al tavolo lungo per sedersi, un secondo pensiero gli diceva che quelle streghe, per come parlavano, si sarebbero sbottonate più facilmente a parlare di qualunque cosa. Non che, al momento avesse molta importanza, ma chi poteva mai dirlo? Non disse nulla per non interrompere la cena.



 

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view post Posted on 10/5/2020, 10:13
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Dietro alla barriera delle palpebre serrate, Derek riuscì a costruirsi un rifugio contro la spropositata quantità di stimoli. Un respiro controllato dopo l'altro, le voci degli innumerevoli avventori vennero ridotte ad un brusio in fondo alle orecchie. Tornò così padrone dei propri pensieri, cessando quella invasione all'interno della sua stessa mente.
Si fece strada fino alla tavolata più chiassosa di tutte. Più si avvicinava, meno erano gli ostacoli che potessero impedirgli la visuale delle Streghe lì sedute: poté così accorgersi che erano esattamente in cinque, ciascuna più o meno segnata da un'età ormai lontana dalla giovinezza. La conversazione doveva aver preso una piega più seria, a giudicare dalle loro espressioni. Vi erano talmente immerse che in un primo momento non gli badarono, nemmeno quando prese posto sull'unica sedia libera, ad un'estremità del lungo tavolo. Il legno era appena visibile, tanto era ingombro ti piatti: dovevano avere un appetito notevole.
«...che poi, non ci vuole niente ad essere prepotenti con Mandy, è tutta pelle e ossa. Avrei voluto vederlo con McKee, avrei voluto, sicuro non avrebbe fatto tante storie per il prezzo della stanza.» Ad aver parlato era stata una Strega piccola e tonda che, a giudicare dalla foga con cui gesticolava con forchetta e coltello in mano, prima o poi avrebbe fatto qualche danno.
«Chissà a che sarà abituato dalle sue parti. Ve lo dico io, in Germania non hanno la minima idea di cosa siano le maniere...»
«Non è tedesco, è svedese. Ne sono sicura.»
«E che, tu l'hai visto? Mandy dice che per lei è russo.»
Le donne si scalzavano a vicenda nel proferire battute rapide, a volte si parlavano sopra e, nonostante questo, davano l'impressione di comprendersi alla perfezione. Si conoscevano così bene da terminare una le frasi dell'altra.
«Questo mi ricorda quella volta, tanti anni fa...»
«Venticinque, Hannah, sono venticinque.»
«Quando era arrivato quello dall'Islanda, dite? Quello che...»
«...con la pelle trasparente, anche lui aveva fatto storie, i Doxy lo avevano morsicato nel sonno. Allora questo posto faceva proprio schifo.»
A quel punto, qualcosa mutò nella visuale di Derek. Fu questione di pochi attimi: d'un tratto non stava più guardando dei volti segnati dalle rughe, non c'erano più ciocche grigie sfuggite alle pettinature severe. Le Streghe sedute al suo tavolo erano ora molto più giovani – se prima dimostravano almeno una sessantina d'anni, ora non parevano nemmeno raggiungere i quaranta. Gli occhi brillavano in volti lisci, ma la luce d'intesa che emanavano era la medesima, le bocche erano altrettanto mobili nel conversare, nel ridere. Non ci furono altri cambiamenti visibili se non un notevole peggioramento dell'illuminazione, ma non poteva essere quello a creare un simile effetto. Fu come se, per qualche istante, alla realtà si fosse sostituita una vecchia fotografia: identica al presente in tutto, fuorché nell'intervento del Tempo, che era trascorso inesorabile. Era come essere catapultati in un ricordo.
«Ragazzo, vuoi startene ancora per molto lì senza mettere niente sotto i denti?» Rapida come era comparsa, la visione sparì, lasciando di fronte a Derek un volto profondamente scavato che ora era rivolto verso di lui.
«Via, Hannah, più garbata.» Anche la Strega tonda ora dimostrava tutti i suoi anni, al pari delle altre. «Se devi ancora ordinare, ragazzo, prendi pure qualcosa da noi, tanto abbiamo cibo per un esercito. Ora che ti arrivano le robe fai in tempo a morire di fame.» Gli sorrise cordialmente, facendo apparire ancora più piene le guance da roditore.
«Nemmeno tu sei di queste parti, vero? Non ti ho mai visto qui dentro, riconosco un viso familiare quando ce l'ho davanti.» Era la donna con il cappello a punta, questa volta, che lo guardava incuriosita.

 
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view post Posted on 10/5/2020, 16:40
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Sperava tanto di aver preso la giusta decisione nel sedersi insieme a quelle signore. Erano cinque e tutte parlavano, lui era seduto nella sesta sedia, l’unica libera del lungo tavolo. Ovviamente l’argomento era sconosciuto a Derek, come poteva sapere di ciò di cui parlavano? Anche se dal sentire i loro discorsi sembrava che parlassero di un uomo dalla origini alquanto dubbie, almeno per le anziane signore davanti a lui. Stavano elencando tutta l’Europa alla ricerca della nazione giusta. Non riusciva proprio a capire come riuscissero a parlare tutte insieme e capirsi! Ognuna aggiungeva qualcosa che un’altra usava per il suo discorso, non poteva mentire a se stesso, ne era affascinato. Sorrise allo spettacolo alla quale stava assistendo. Guardava le signore quando accadde qualcosa che Derek non riuscì a spiegarsi, tutto si fece più soffuso, sembrava vedere tutto nelle sfumature del color seppia, quello tipico delle fotografie di anni prima. Ma ciò che lo sconvolse erano le stesse cinque signore, in tutto e per tutto intende a fare ciò che stavano facendo anche prima, ma semplicemente molto più giovani. La pelle ben tirata in viso, labbra meno rugose e forse più carnose. Non sapeva come descrivere ciò che stava provando e vedendo *Per tutti i gargoyle!* Cosa stava accadendo? Proprio come era stato rapito da quella visione, qualcosa lo riportò alla realtà. Era la voce di una delle donne sedute al tavolo con lui, non aveva ben sentito ciò che diceva. Ma davanti a suoi occhi aveva nuovamente le cinque donne con tanto di rughe. Le sue palpebre erano leggermente aperte, le pupille fisse a guardare le donne. Avrebbe tanto voluto toccare i loro visi, per capire cosa gli stava capitando. L’unica cosa chiara era che non vi era nulla di normale in quanto accaduto. Che fosse legato alla sua condizione? Le parole che lo riportano alla realtà erano adesso chiare nella sua mente, e solo in quel momento si rese conto di quanto stupido doveva essere mentre guardava una scena dei tempi andati, sempre che non fosse un parto della sua immaginazione. Di sicuro doveva aver avuto la bocca leggermente aperta come in quel momento. Guardò prima la donna che parlo ed inseguito colei che la riportava all’ordine chiedendole di essere più garbata. Portò una mano verso la fronte ed iniziò a massaggiarla, le dita era poste al centro, linea con il naso. Il pollice andava verso destra ed indice ed anulare verso sinistra e così aprendo fino alla tempie e chiudendo fino al naso riusciva ad aver un po’ di conforto. Gr…grazie…Disse alla donna che gli offriva il suo cibo, era sicuro che con la folla che c’era avrebbe dovuto attendere molto per mangiare, ed in quel momento aveva come l’impressione che potesse svenire da un momento all’altro. Era meglio mangiare. Si guardò attorno come ad essere sicuro che quanto accaduto non accadesse nuovamente. Non si era reso conto di quanto divertenti avrebbe trovato le fattezze delle donne, ma i suoi pensieri non erano proprio semplici da interpretare in quei momenti in cui l’emozione prendeva il sopravvento. Un misto d’inquietudine e paura. Comunque si voltò di scatto verso la donna che gli rivolse la parola, la donna dal cappello punta. E mentre guardava le signore come a voler capire cosa era successo, rispose cadendo sullo schienale non del tutto sconfitto. Io? No…No…Disse evidentemente pensando ad altro. In realtà non aveva idea di dov’era realmente. Anche se avrebbe potuto articolare la risposta in mille modi differenti. Poteva dire dove lavorava o dove studiava, ma in quel momento era il massimo che poteva permettersi. Un’altra idea balenò nella sua mente, e se avesse chiesto alle donne? Magari era successo anche a loro, anche se dal loro comportamento, normale, non avrebbe mai detto che avessero visto ciò che aveva visto lui, si morse la lingua, l’avrebbero preso per pazzo. Che fosse una magia del locale?


 

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La Magia era in grado di piegare la realtà in modi del tutto inaspettati. Si passavano anni e anni a studiarne il funzionamento, così da imparare a padroneggiarla, eppure bastava così poco per rovesciare le aspettative, così poco per svelare una carta che fino a quel momento era rimasta nascosta. Ciò che era appena accaduto a Derek ne era la prova: un'esperienza singolare, difficile da catalogare – con le conoscenze a disposizione del ragazzo, quantomeno. L'inquietudine che si risvegliò in lui era del tutto legittima, ma all'apparenza nessun altro al loro tavolo la condivideva. Di qualsiasi cosa si trattasse, si era mostrata solo ai suoi occhi.
Ciò che tutte le altre videro, invece, fu il suo strano contegno: l'atto di massaggiarsi la fronte, le risposte striminzite quasi gli costassero fatica. Si scambiarono una rapida occhiata eloquente: doveva essere uno timido, cosa che le portò a prenderlo subito in simpatia.
«Via, via, non fare complimenti. Hai l'aria di chi è appena stato attraversato da un fantasma, mettere qualcosa sotto i denti ti farà bene.» La donna più vicina a lui – aveva un paio di occhialetti a mezzaluna sulla punta del naso sottile – gli fece scivolare di fronte un piatto fumante di carne e purea di patate, il tutto cosparso da una salsa densa dal colore scuro.
«La cucina da queste parti non è niente male. C'è un motivo se veniamo qui da più di vent'anni, non è vero, ragazze?» Le altre mormorarono i loro consensi. L'osservazione avrebbe potuto avere più di un significato, per Derek.
Passò qualche momento in cui le donne si concentrarono sui propri piatti, quasi a voler dimostrare che il cibo valesse la pena anche di qualche secondo di silenzio. Ad un certo punto Hannah si voltò sulla propria sedia, sbirciando in direzione delle scale. «Se quello lì si fa vedere questa sera ne vedremo delle belle.»
«Oh, ma tu probabilmente non sai niente dello straniero che è arrivato l'altro giorno, vero?» La Strega alta e sottile si rivolse nuovamente a Derek, fissandolo con occhi luminosi in cui si leggeva un qual certo entusiasmo di fronte alla prospettiva di qualunque imprevisto che potesse svoltare la serata. «Uno rissoso, non come te, che sei tranquillissimo. Si fa chiamare Usher, anche se tutti giurano che non sia di qua.»
«Sembra che ieri abbia fatto una scenata con Mandy. La accusava di volerlo imbrogliare sul prezzo della stanza, anche se lei non gli aveva ancora detto niente. Sesto senso, l'ha chiamato lui, ma è solo maleducazione e voglia di piantar grane.» Smorfie gemelle si dipinsero su tutti e cinque i volti intorno a lui, a testimoniare l'antipatia che quel curioso Mago suscitava loro.
«Sì, come no. Di', a te è mai capitato di fare casino perché il sesto senso ti faceva vedere cose strane?» Una domanda palesemente ironica all'indirizzo del Corvonero, volta ancora una volta a gettare una cattiva luce su quel certo Usher.

 
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view post Posted on 14/7/2020, 08:56
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Tutto avrebbe potuto immaginare, tranne la strana evoluzione di quella serata. Seduto al quel tavolo si stava chiedendo ancora cosa fosse accaduto. Le signore che lo circondavano lo stavano squadrando per bene. Ed il fatto lo infastidiva parecchio. Ma non poteva evitarlo, se qualcuno si fosse comportato come lui negli attimi precedenti probabilmente anche lui lo avrebbe guardato quanto meno strano. Respiro ancora, gli odori della cucina che percepiva lo portano ad assaporare con gusto quando stesse mangiando. Dopo pochi morsi sembrava aver recuperato le sue facoltà mentali, la donna aveva ragione: doveva mettere qualcosa sotto i denti. Purtroppo il proseguo della conversazione non era così leggero come si sarebbe aspettato. Il riferimento al fatto che da venti anni quelle stesse signore frequentassero il locale gli diede da pensare, nuovamente, su quanto accaduto in precedenza. Non era tanto l’informazione che aveva destato la sua curiosità, quanto più il fatto che lui avesse visto una scena che potesse riferirsi al passato, a quell’esatto passato, quante possibilità c’erano che avesse avuto l’opportunità di vedere nel passato? Ma erano solo speculazioni, come avrebbe potuto mai vedere qualcosa accaduta nel passato? Non che avesse mai avuto modo di apprezzare particolarmente le sue doti divinatoria, ma anche se fosse, erano poche le pratiche legate alla visione di eventi passati, si concentravano molto più sulla predizione del futuro. Effettivamente il cibo è molto buono. Disse, ancora una volta con la mente da un’altra parte. Anche in quel caso i suoi pensieri vennero interrotti dal parlare delle commensali. Evidentemente c’era qualcuno che doveva avere un bel carattere. Ancora una volta qualcuno guardò verso le scale, forse quella storia era l’avvenimento più interessante che fosse mai accaduto in quel locale da molti anni, probabilmente le stanze si trovavano li sotto. Aveva una sola domanda, come faceva a sapere che lo stesse prendendo per i fondelli? Che quello non fosse il reale prezzo delle camere? Evidentemente le signore al tavolo erano più interessante a spettegolare su quanto accaduto che a farsi domande. Derek per sua curiosità, ma sopratutto per suo carattere, non avrebbe mai giudicato scapito di capirci qualcosa. Ma la situazione richiedeva del tatto. Sesto senso? Chiese interessato, il suo interesse era reale, aveva gettato l’amo. Poi continuò. Magari voleva ottenere uno sconto. Disse in risposta alle smorfie delle signore, come dargli poca importanza, era in ballo: tanto valeva ballare. Tornò al suo cibo, adesso però aveva sete, la situazione si faceva interessante e per quanto Derek non fosse proprio nel suo elemento voleva capire. Avrebbe proprio voluto qualcosa di fresco, il caldo del locale iniziava a farsi sentire, in più mangiando era inevitabile che iniziasse a sentire quel fastidio. Ciò che lo lasciò di stucco fu la domanda della donna, per quanto retorica diede ancora a Derek il tempo di riflettere su quanto accaduto in precedenza, anche se la domanda avrebbe potuto portarlo ad esplorare il suo passato andando per sentieri che era meglio non calcare. Eppure una frase era rimasta impressa nella sua mente. Quel certo Usher l’aveva accusata ancor prima che la stessa potesse parlare. Strano. Tornando a guardare le signore, sorrise beffardo alla domanda della donna, come ad incoraggiarla nel suo intento e vedere dove tutto questo lo avrebbe portato.


 

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A quella tavolata tanto rumorosa, Derek si distingueva per la parsimonia con cui concedeva le proprie osservazioni. Stava definendo il proprio ruolo come quello dell'osservatore, colui che sceglieva di esporsi solo quel tanto che bastasse a far parlare gli altri. Si teneva le sue riflessioni per sé, e di certo aveva materiale su cui rimuginare: le prime note stonate erano già lì, palesate come possibili indizi di qualcosa che ancora gli sfuggiva. Assistere a scene che forse provenivano dal passato, leggere intenzioni non ancora palesate: due casi curiosi che, inconsciamente, una delle presenti aveva riunito sotto la definizione di sesto senso. Quella particolare formula sembrò destare la sua attenzione, ma le Streghe non vi fecero caso; sembravano più preoccupate dall'osservazione sullo sconto. Una scoppiò a ridere, altre due si mostrarono piuttosto scocciate da quello che ritenevano una sorta di affronto, ma presto l'argomento venne lasciato cadere – al pari di qualsiasi altro, poiché d'un tratto il brusio nel locale era diminuito percettibilmente.
Il primo scricchiolio delle scale era passato inosservato ai più, ma l'enorme figura da orso che fece capolino dai gradini era difficile da ignorare. Alto e spropositatamente largo, con una pelliccia irsuta gettata sulle spalle massicce, l'uomo rispose agli sguardi incuriositi o maliziosi degli avventori con una rapida occhiata in tralice. Era vecchio, indubbiamente, ma sprigionava ancora una sensazione di forza pronta ad esplodere da un momento all'altro. Al tavolo di Derek, una delle commensali punzecchiò la vicina con il gomito, per poi portare eloquentemente lo sguardo sull'uomo: Usher era arrivato, alla fine.
C'era da domandarsi, a quel punto, se quell'individuo avesse davvero qualcosa di speciale, o se si fosse solo ritrovato nel posto sbagliato, un covo di vecchi conoscenti pronti ad aggrapparsi a qualunque novità pur di spezzare la monotonia delle loro serate. Usher rimase in perfetto silenzio mentre a grandi passi marciava tra i tavoli: sembrava incredibile che un omone della sua stazza riuscisse ad andare tanto spedito in quella sorta di serpeggiante percorso ad ostacoli, ma non indugiava, pareva deciso a raggiungere l'uscita.
Stava passando accanto al tavolo di Derek e delle comari, quando una di loro, Hannah, pensò bene di dire: «Certa gente è così poco civile che diresti che è cresciuta in mezzo ai giganti». Era stato un tipico sussurro da teatro, studiato per trasportare in ogni angolo della stanza il suo carico di disprezzo generico e scontato.
I passi pesanti di Usher, che avevano risuonato sul pavimento fino a quel momento, all'improvviso si arrestarono. L'uomo dardeggiò un'occhiata al loro tavolo: di certo non gli era sfuggito di essere lui il bersaglio di quelle parole. Per qualche secondo rimase fermo, esattamente alle spalle della Strega che aveva fatto quel commento; Derek poteva vedere il suo volto, leggermente girato nella loro direzione: gli occhi, piccoli e luminosi nelle pieghe profonde che vi scavavano intorno, si posarono su di lui per un unico istante. Era un volto arcigno ma, per il resto, impassibile.
Infine Usher si girò a dargli il profilo, e già un nuovo passo colpiva pesantemente le assi del pavimento. Proprio mentre lo straniero se ne stava andando, Derek ebbe l'impressione che la sua vista si facesse sbiadita: in un lampo, vide il braccio di Usher scattare verso il suo tavolo, e quest'ultimo tremare con una violenza tale da scagliare i piatti contro tutti quelli seduti intorno. Sorprendentemente, Derek vide come uno colpiva lui stesso – o, meglio, una versione approssimativa di se stesso, priva di dettagli, come se non fosse messo completamente a fuoco.
La visione singolare terminò così com'era venuta, senza preavviso, lasciando il ragazzo sconcertato nel capire che nulla di ciò a cui aveva assistito era accaduto davvero. Uno scatto del braccio di Usher, invece, gli arrivò subito come indubbiamente reale: un movimento fulmineo come in preparazione di un attacco improvviso, facilmente ricollegabile a ciò che aveva appena immaginato di vedere.

 
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view post Posted on 24/9/2020, 11:01
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Poteva dire con assoluta certezza che la quantità di stranezze accadute fino a quel momento era di gran lunga superiore a ciò che si poteva vedere nelle cene ad Hogwarts quando studenti particolarmente brillanti o sciocchi si davano alle più bizzarre magie ed incantesimi sperimentali. Dopo le visioni, l’essersi seduto in quel tavolo a condividere il pasto con quelle signore singolari, talvota troppo sgradevoli a suo avviso. L’arte del taglio e cucito era evidentemente la loro passione, quanto a Derek la detestava. Parlare male di qualcuno era già qualcosa che mai avrebbe fatto, per di più in assenza dell’obiettivo di turno. Ebbene sì, considerata la sopraffina arte con la quale svolgevano i loro doveri quel tale Usher doveva essere solo l’ultimo di una lunga serie di “privati ludibri” che le signore avevano eretto a conversazione da pasto. Ciò non di meno, la loquacità delle compagne di cena, che erano anche state così gentili (probabilmente perché non aveva ancora dato loro motivo di fare altrimenti) da offrire un po’ di quanto ordinato per la cena, era per lui una manna d'informazioni anche non richieste. Dubitava molto che quell’Usher avrebbe avuto un trattamento simile al suo. I suoi pensieri sulle maldicenze furono fermati da un rumore di passi, il brusio generale sembrò calare, e tutti guardarono verso le scale, i volti erano fermi in un’espressione di attesa e timore, chi mai stava per fare il suo ingresso? Fu la figura di un uomo alto, simile ad un orso, che evidentemente che in molti lo conoscevano, Derek poteva solo presumere che si trattasse di Usher. La figura era ormai tutta visibile ed iniziò a camminare tra i tavoli. Era massiccio, anziano si, ma dava una sensazione di solidità e prontezza di riflessi. Dall’espressione del volto era una di quelle classiche persone che conveniva avere per amiche più che parlarne a sproposito. Passò accanto al suo tavolo, Derek non fece nulla, non lo fissava minimamente nonostante gli occhi dei presenti lo seguivano in ogni sua mossa. Derek lo guardò solo nel momento in cui la signora ebbe, seppur a voce bassa, a che dire sulle maniere e sull’educazione di chi proprio in quel momento stava passando da lì. Considerato il silenzio che si era creato non serviva di certo il suo udito per sentire le parole pronunciate, almeno pensava. Ovvio che l’uomo si fermò di botto ed inclinò leggermente la testa verso di loro, gli occhi piccoli e luminosi leggermente scavati guardavano nella loro direzione. Si girò sempre più dandogli il profilo, uno scricchiolio delle assi annunciava il passo che stava per compiere. Il momento non era dei migliori, le sue sensazioni erano pessime al riguardo. Fu proprio in quel momento che la sua vista si annebbiò nuovamente, non era il caso, ma non aveva la possibilità di fermare ciò che stava accadendo. Vide il corpo dell’uomo girarsi verso di loro, il braccio alzarsi e ciò che era sul tavolo volare, era un visione annebbiata ma il pericolo sembrava reale. Senza accorgersene vide un piatto volare nella sua direzione e gridò d’istinto ATTENZIONE portandosi le braccia verso il volto per coprirlo per non essere colpito in pieno. Non c’era tempo per prendere la bacchetta. I suoi occhi erano già chiusi e non riuscì a vedere che ciò che aveva visto stava per accadere realmente.


 

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La situazione precipitò in fretta. Il grido di Derek perforò il relativo silenzio che era calato sul locale nell'ultimo minuto e, come un confine, segnò il principio del disordine. I commensali si voltarono in direzione del ragazzo nel tentativo di comprendere che cosa lo avesse allarmato; anche gli occhi delle Streghe al suo tavolo corsero tutti verso di lui, spalancati non tanto per il timore, quanto per la sorpresa di udire la sua voce alzarsi inaspettatamente con tanta veemenza. Non agirono immediatamente, i riflessi rallentati dal pasto abbondante e dalla sensazione di sicurezza suscitata dall'ambiente familiare, in cui era difficile immaginarsi un disturbo della quiete più reale di qualche nuovo bersaglio per le loro chiacchiere.
La sicurezza di Usher traballò leggermente, traducendosi tuttavia nell'esitazione di un unico istante. Con rapidi movimenti di braccio e polso ruotò la bacchetta e la puntò contro il loro tavolo; senza una parola, dette concretezza a quanto preannunciato da Derek. Essere stato colto di sorpresa, ad ogni modo, lo deconcentrò abbastanza da imprimere all'incanto solo una parte della forza prevista. Così, da dietro le palpebre serrate, il Corvonero poté percepire il tavolo scuotersi in una cacofonia di piatti e bicchieri che andarono prima a sbattere gli uni contro gli altri, per venire poi sbalzati verso i commensali. Un paio delle Streghe ebbe la prontezza di imitare Derek e coprirsi la testa, ma Hannah lanciò un grido quando il suo boccale di Burrobirra volò ad impattarle contro il naso, spandendo poi l'intero contenuto sulle sue vesti. Anche Derek venne colpito: il piatto che aveva davanti venne scagliato contro il suo braccio destro, macchiandolo prima di infrangersi a terra.
Grida, stridore di sedie raschiate contro il pavimento, scalpiccii di passi e le più disparate invettive assaltarono l'udito sviluppato del Licantropo nel caos più totale. Gli avventori che non erano rimasti paralizzati ai loro posti si accalcarono per raggiungere il suo tavolo, mani apprensive si posarono sulle spalle della Strega colpita e c'era già una mezza dozzina di fazzoletti tesi per fermare l'epistassi causata dall'impatto del boccale. Chiamavano lei e le sue compagne per nome – un coro disordinato di Hannah!, Nelly!, Violet! – e, visto che Derek non era né ferito né conosciuto da quelle parti, la sua presenza venne relegata in secondo piano.
Degli occhi piccoli e luminosi, però, erano intenti a studiare proprio i tratti del ragazzo: era Usher, che, stranamente, non approfittò subito della confusione per defilarsi. La reazione che Derek aveva avuto poco prima non quadrava del tutto: pronta, fin troppo, e sorprendentemente mirata, tanto che si era protetto proprio come se avesse saputo in anticipo che, qualunque cosa significasse lo scatto del vecchio, lui ci sarebbe andato di mezzo. Sui suoi tratti arcigni la curiosità si traduceva in un'espressione quasi inquisitoria, mentre il luccichio dietro alle iridi azzurre tradiva un lavorio di pensieri turbolenti.
In mezzo a tanta confusione, tra i frammenti indistinti di discorsi, Derek poté allora udire una voce nuova, bassa e ruvida. A dispetto del suo tono – pacato in confronto agli eccessi di tutti gli altri –, quel particolare timbro riuscì a far arrivare fino al ragazzo il suo messaggio, seppur non del tutto completo. ...ci fai in mezzo a queste teste di Troll, ragazzo?
Usher non aveva aperto bocca, le labbra sottili erano perfettamente serrate. Eppure, potevano esserci dubbi che fosse stato lui a farsi sentire? Un passo pesante lo portò più vicino a dove sedeva Derek, che catturava ancora tutta la sua attenzione. Non sembrava curarsi del fatto che tra poco la tempesta di tanti consumatori si sarebbe abbattuta interamente sulle sue spalle, non appena fosse calata l'iniziale preoccupazione per le vecchie donne.

 
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view post Posted on 10/11/2020, 09:36
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Non era ancora del tutto conscio di quello che stava accadendo. Il suo braccio era ormai in posizione difensiva, pararsi dal piatto che lo avrebbe colpito era fondamentale. Eppure questo non arrivò subito, passarono alcuni instanti prima che il rumore di piatti e bicchieri annunciasse ciò che Derek aveva già visto, possibile? Era davvero possibile che avesse visto o percepito in qualche modo qualcosa che non era ancora accaduto? Il seguito fu molto confuso, il rumore di piatti era solo l’inizio, arrivarono senza troppe pretese le grida indistinte di altri commensali che evidentemente conoscevano le signore che gli stavano offrendo la cena e volevano sincerarsi della salute di colei che ricevette un bicchiere di burrobirra in pieno volto. Forse avrebbe potuto fare di più per loro. Abbassò il braccio, prima che potesse prendere un tovagliolo per potersi pulire tutte le voci, proprio come al suo ingresso nel locale, arrivarono tutte insieme alle sue orecchie. L’effetto fu il medesimo, chiuse gli occhi come a ripararsi in qualche modo da quel rumore, l’espressione del suo volto era un po’ sofferente. Sapeva più o meno cosa fare in quei momenti in cui il suo udito era più un nemico che un alleato. Tentò di rilassarsi come fatto in precedenza guardando un punto fisso e respirando con cadenze regolari.

In tutto quel trambusto non si era nemmeno accorto che l’uomo che diede iniziò a tutto lo stava fissando. Gli occhi, simili a delle fessure, lo osservavano senza sosta. Lo guardava come se avesse davanti una rara creatura magica, ecco forse era come uno studente che, suo malgrado, vedesse per la prima volta un thestral con tutto ciò che ne conseguiva. Per un momento ebbe come l’impressione che il rumore divenisse un sottofondo, come se in quella stanza fossero rimasti solo loro due. Lo guardava di rimando come a voler capire se stesse per completare l’opera appena iniziata. Suo malgrado nulla accadde, solo un’altra stranezza. Aveva sentito la sua voce? Possibile che il suo udito gli avesse permesso di sentite? Eppure le labbra dell’uomo erano del tutto serrate. Non era nemmeno sicuro che fosse stato lui a pronunciarle, non conoscendo il timbro della sua voce, ma ebbe come l’impressione che fosse proprio lui. L’unico pensiero nitido che attraverso la sua mente fu *Per la barba di Merlino!! Che sta succedendo?!?*. Un pensiero che era estrema sintesi di ogni sua domanda, di ogni avvenimento stesse accadendo.




 

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Centro di innumerevoli stranezze, Derek non poté fare a meno di esprimere tutta la sua confusione. Rispecchiava in pieno l'atmosfera del locale, con il suo vortice di presenze di secondo in secondo più pressanti. Sentì qualcuno urtagli una spalla, nessuno sembrava stare fermo per più di una manciata di secondi. Solo Usher, tra tutti, rimaneva ancorato nello stesso punto come un gigantesco tronco d'albero. Nel momento di maggiore confusione, Derek scorse il rapidissimo movimento con cui l'uomo sollevò le sopracciglia, forse a dimostrare una traccia di sorpresa. Forse, il ragazzo avrebbe potuto aspettarsi una risposta alla sua imprecazione mentale; sarebbe stato solo l'ennesimo evento improbabile della serata. Tuttavia, ciò non avvenne.
Fu un altro il timbro che si impose sopra a tutti gli altri: «Ehi, vecchio orso, cosa credevi di fare? Ti sei bevuto il cervello? Qua Hannah si è fatta male, si sarà rotta il naso...». Era il piccolo mago dai baffi scuri e gli occhi acquosi che Derek aveva notato al suo ingresso, la sua voce scricchiolava di rabbia. Il commento suscitò un coro di approvazione, scandita da imprecazioni colorite. Presto, l'indignazione popolare estese il proprio bersaglio oltre a Usher.
«E il ragazzo? Nemmeno lui non l'ho mai visto qui. Te lo sei portato dietro tu, forse, straniero?»
«Non mi sorpredderebbe, priba lo sdava difeddeddo a spada tratta.» Hannah parlò da dietro un fazzoletto che teneva premuto sul naso, suscitando subito nuovo sdegno. Non era chiaro quando Derek avesse parlato così ardentemente a favore di Usher, ma nel giro di qualche secondo c'era almeno mezza dozzina di teste ad annuire in conferma, come se tutti sapessero sul suo conto più di quanto lui volesse lasciar intendere. Era un meccanismo curioso, quello dell'ira di una folla così affiatata, un meccanismo che presto individuava gli elementi estranei per rigettarli senza pietà. Qualcuno travisava i fatti, e allora una mezza verità dava vita ad una valanga di menzogne che acquistavano credibilità per il semplice fatto di essere rincarate dagli altri. Era ora chiaro che Derek era stato esiliato, al pari di Usher, e sembrava del tutto ininfluente che fosse stato proprio il Corvonero ad aver lanciato l'allarme contro all'azione violenta del vecchio.
«Fareste meglio ad andarvene subito, o...»
«Ho pagato quella stanza a peso d'oro, non mi lascerò cacciare.» Derek riconobbe la voce di Usher, marcata da un accento che prima non aveva notato, martellante e di difficile collocazione. Questa volta non c'era possibilità di sbagliarsi: l'uomo aveva parlato davvero, raggiungendo le orecchie di tutti i presenti. Usher si voltò verso le scale, palesando la sua intenzione di tornare sui propri passi, ma prima di avviarsi gli lanciò un'occhiata da dietro la spalla: «E tu che fai, rimani qui perché ti becchino gli occhi come delle arpie? Seguimi piuttosto, se vuoi capirci qualcosa, per la barba di Merlino». Senza attendere replica, si diresse verso le scale. Derek poteva seguire quella curiosa figura, o restare a subire le conseguenze di qualcosa che non aveva nemmeno fatto.

 
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view post Posted on 20/11/2020, 17:57
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La situazione stava degenerando, effettivamente il colpo basso di quell’uomo non era stato molto apprezzato, e d’altra parte come poteva? Ciò che accadde dopo fu la prova di come una folla potesse arrivare alla follia interpretativa di un evento. Non servì molto tempo prima che Derek, nuovo cliente, venisse, metaforicamente, messo all’angolo, anzi alla porta letteralmente parlando. Tutti sembravano essere concordi sul fatto che i due stranieri si conoscessero, ma chissà quale proprietà transitiva. Era ormai chiaro che il giovane Corovnero non fosse più gradito. Solitamente si sarebbe soffermato sul riflettere su come fosse possibile che da una menzogna nascesse una verità comune, eppure non conosceva l’uomo, anche la sua voce gli era estranea, anche se adesso non vi erano più dubbi su quale fosse. Nella sua testa balenò uno strano pensiero. Menomale che non aveva commesso nessun crimine, o per meglio dire che non si fossero inventati nessuna storia che lo ritraesse come un criminale , o il pubblico ludibrio alla quale era stato sottoposto senza colpa avrebbe finito per mandarlo ad Azkaban. Ovviamente tutti pensavo che, seppur non si trattasse di condotta contraria alla legge, la sua era di sicuro contraria alla loro legge, a quella di quel locale. Non era mai stato messo alla porta da nessuno, in genere non aveva mai dato problemi a nessuno, ed anche in quel caso la situazione non era così diversa. Si sentì offeso, ma non poteva fare nulla. La via d’uscita gli fu offerta, con sua somma sorpresa, da Usher che rifiutandosi di lasciare il locale stava per tornare nella sua stanza. Anche Derek diede un’occhiata alle scale come sua possibile via di fuga. Ma non aveva nessun motivo per andare lì. Iniziò a credere che fosse costretto a lasciare il locale. Almeno aveva mangiato qualcosa. Inaspettatamente, prima che potesse alzarsi per andare via, l’uomo che, dopo aver sbraitato contro il barista, iniziò a camminare verso le scale, passando accanto lui disse una frase che lo lasciò interdetto per qualche secondo. Quel suo rimarcare ciò che aveva pensato. Guardò l’uomo camminare. Era evidente che lui sapesse qualcosa di quanto stesse accadendo, ne era sicuro, qualcosa che ai più era rimasta un’incognita non presa in considerazione nella storia, forse fondamentale per comprenderla fino in fondo. Rimanere lì aveva poco senso. Chi era stato gentile con lui fino ad un momento prima adesso lo condannava, accusandolo di conoscere l’uomo che tanto disprezzavano, come se fosse un crimine disdicevole. Fino a quel momento aveva solo visto come quelle donne ed il locale fossero un po’ prevenuti nei riguardi di colui sembrava avere la solo colpa di essere scorbutico. Forse poco gradevole, ma non capiva quell’accanimento di ciance nei suoi confronti, forse perché mai lui si sarebbe solo sognato di mettere alla gogna qualcuno . Si alzò di scatto e liquidò le commensali con un laconico e freddo Grazie per la cena. Ed iniziò a seguire l’uomo, preso da una curiosità che voleva soddisfare. Lo avrebbe seguito al sol fine di capire cosa stesse accadendo, se le risposte non gli fossero piaciute sarebbe tornato sui suoi passi.



 

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view post Posted on 7/12/2020, 16:59
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Derek e Usher lasciarono la sala tra commenti pronunciati a voce più o meno alta, il cui tono rispecchiava appieno le fronti aggrottate e gli sguardi ora diffidenti, ora apertamente ostili con cui gli avventori seguirono il loro allontanamento. Davanti al Corvonero, Usher era una figura torreggiante dal passo pesante ma svelto; non impiegò molto a raggiungere le scale ed imboccare la rampa verso il piano superiore. I gradini scricchiolarono vistosamente sotto al suo peso e, quando furono al primo piano, lo stretto corridoio che si srotolava davanti a loro veniva riempito dal vecchio mago quasi da un muro all'altro. Costretto in spazi così angusti, Usher non sembrava tanto goffo quanto impaziente, traboccante di un'energia che non poteva dispiegare in pieno.
Si fermò alla prima porta sulla loro destra. «Nessun ficcanaso ha tentato di entrare mentre ero via, vero?»
Usher copriva interamente la vista della porta, così Derek non comprese subito con chi stesse parlando. Ma vi fu una risposta, acuta e gracchiante: «Vedi dita mozzicate qui in giro, per caso? Nessuno è interessato alla tua tana, vecchio orso».
Usher grugnì una risposta incomprensibile, prima di aprire la porta e sparire oltre alla sua soglia. Allora Derek poté vedere il suo interlocutore: una piccola testa mozzata, dalla pelle raggrinzita e coriacea, era appesa alla maniglia per una treccia di capelli scuri. Non era più grande del suo pugno, sembrava appartenere ad un orripilante pupazzo. «E tu? Il vecchio ha visite?» Sghignazzò.
«Entra in fretta e chiudi quella porta, ragazzo. Lascia perdere quel mostriciattolo.»
L'interno della stanza appariva piuttosto vuoto che spazioso; l'arredamento era essenziale, componendosi di un letto angusto, un armadio, un tavolo dall'aria traballante ed un paio di sedie rosicchiate dai tarli. Usher era di spalle, voltato verso l'unica finestra, che, a quell'ora, non serviva ad aumentare l'illuminazione incerta di alcune lampade accese lungo le pareti. Usher non doveva avere molti bagagli, oppure li aveva nascosti nell'armadio, perché erano pochi gli oggetti che si potevano notare: sul tavolo si trovavano un cofanetto di legno ed un mappamondo dello stesso materiale. Quest'ultimo continuava a ruotare su se stesso, apparentemente senza criterio. Alla sua destra, uno specchio dalla solida cornice di ottone era appoggiato alla parete e, anziché rimandare l'immagine dell'ambiente, mostrava l'agitarsi di indistinte sagome scure.
«Sette galeoni per questo buco che non è degno nemmeno di un ghoul, e poi dicono che non è un furto. Siediti, credo che abbiamo un po' di cose da dirci.» Usher si girò a fronteggiare il Corvonero. In una mano teneva una pipa, nell'altra una scatola di tabacco che fece sparire nella pelliccia. «Hai visto o sentito cose strane, questa sera? Oltre alla mia voce nella tua testa mentre ero perfettamente in silenzio. È così che hai capito quando avrei giocato quello scherzo, non è vero?» I suoi occhi, piccoli e chiari, sembravano perforare Derek da parte a parte. Usher attendeva una risposta, e l'attenzione vigile sul suo volto ne testimoniava tutta la curiosità di sentire quanto il ragazzo avesse da dire.

 
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