La tensione all’interno della stanza continuò a farsi sempre più pressante. Lucas sorrise amareggiato; la sua lunga esperienza tra le schiera oscure, così ardentemente voluta, si stava già per concludere. Il naso gli si storse spontaneamente, al pensiero di una simile prospettiva, ed il suo corpo, riluttante alla possibilità di dover abbandonare il sentiero intrapreso. Cercò di non pensarci, cominciando a farsi flessibile e celere nei pensieri. Aprì ancora di più gli occhi, cercando in qualche modo di abituare il suo sguardo al furioso buio che albergava dentro quella stanza. Gli pareva di esser tornato bambino, quando il Nulla ghignava sotto il suo letto a baldacchino troppo grande e spazioso per le sue ridotte dimensioni. Niente, non riusciva, non riusciva. Non vedeva niente. Ma sentiva, eccome se sentiva. Sbarrò maggiormente gli occhi, una rabbia che montava nel suo cuore, la gola secca e i denti stretti in un digrignare irritato. Come si permetteva quella donna? Entrare nelle vita delle altre persone a giocare a fare Dio. Portò il bicchiere carico di assenzio sulle labbra, per trarre un breve sorso della bevanda e godersi la sensazione di puro bruciore che questa gli trasmise attraversandogli il petto, per poi andare a sbuffare, in ferina risposta alla provocazione di quelle parole udite. Non riuscì a farsi venire in mente niente di meglio. Avrebbe potuto formulare una qualsiasi risposta chiara, nei confronti della mangiamorte, ma la situazione alquanto pericolosa non lo permetteva. Dietro quegli occhi sbarrati, intanto, una mente allenata macchinava elucubrazioni sulle parole usate da Rowena, per cercare di rendersi conto, del pericolo che di lì a pochi istanti avrebbe incontrato, inondando quella lercia e fetida serata di una particolare atmosfera, di un clima che sapeva di dolore, di morte e di piccoli rimpianti. I suoi occhi spaziarono da destra a sinistra, dardeggiando in cerca di pericoli. La mano, infilata in tasca, tastava il legno rassicurante della bacchetta. Di colpo, si appoggiò ad un muro, nero e sudicio come tutto ciò che lo circondava. Tacque un istante, ascoltando i sordi e ripetitivi ritmi del suo cuore. Cercò di non pensarci, tornando nuovamente con il proprio sguardo fisso su quello della donna.
- Ogni livido è una lezione, e ogni lezione ci rende migliori. E’ grazie a questi fallimenti se oggi sono diventato quel che sono! -
Disse a voce bassa come il vento. Fissò il vuoto di fronte a sè: non sapeva più cosa fare per convincerla a cambiare opinione. Poi un urlo. Un urlo quasi disumano, colmo di dolore e di rabbia, quel “taci” spezzo quel silenzio che si era venuto a creare da qualche secondo. Inspiegabilmente, forse per l'impossibilità di scorgere chiaramente la situazione, quell’urlo agitò in lui l'antica e mai scomparsa tendenza alla paranoia. Fu come un lampo nel buio. Lanciò uno sguardo in direzione di Rowena, riuscendo ad intravedere il braccio destro della donna scattare in alto, pronta a colpirlo. Di riflesso Lucas, fece rapidamente un passo indietro, portando subito il braccio sinistro ben teso di fronte a sé, per cercare di parare la colluttazione qualora fosse avvenuta. Tuttavia, l’oggetto scagliato, andò ad infrangersi contro la parente in un rumore sordo, schizzando frammenti di vetro un po’ ovunque. Un brivido impercettibile gli scosse le interiora. Ma all'esterno, l'impassibile simulacro di indifferenza non cambiò di una virgola. Era la prima volta che il giovane accolito incontrava una rabbia così feroce. Si dipinse un sorriso mite sul volto, concedendosi qualche secondo, per poi riprendere a parlare con un tono pacato e deciso, rivolto all’unica persona presente.
- Quando la neve cade e il vento soffia, il lupo solitario muore e il branco sopravvive. Ricorda bene queste parole, per quando arriverà il momento e ti ritroverai sola. -
L'ennesima espressione malefica, si andò a chiazzare lentamente lungo il volto del giovane, in seguito al suo ultimo pensiero. Tutto quell'alone misterioso quanto pericoloso che si era venuto a creare, cominciava ad indispettirlo e non poco. Cercò di aggiustarsi il colletto della lunga veste nera, per poter respirare un po' e nel frattempo riprese a parlare.
- Questo incontro finisce qui, vado via; se vuoi colpirmi dovrai farlo di spalle, mentre sono girato. -
Disse mentre lanciava un ultimo sguardo fugace al volto deluso e arrabbiato della donna, da sempre epicentro del suo interesse. Portando le mani al cappuccio lo alzò sul capo, lo sistemò in modo tale che gli coprisse maggiormente il volto, senza esser però d'impaccio alla vista. Parve fermarsi un attimo, il tempo di guardarsi distrattamente intorno, per poi girarsi di spalle e proseguire verso la porta chiusa e uscire dalla stanza . Un gesto istintivo e la mano corse verso la tasca, a stringere l'impugnatura della bacchetta in legno d'acero in caso ve ne fosse stata necessità: a poco sarebbe di certo servita ma, se la situazione lo avrebbe richiesto, non sarebbe mai stato così poco combattivo da lasciarsi incastrare senza aver combattuto. Sorrise, allentando la presa sul manico ma mantenendo la mano in prossimità di esso: qualcosa gli suggeriva che non ne avrebbe fatto uso quella sera, bensì la strada sua con quella di Rowena un giorno si sarebbero di nuovo incrociate sullo stesso cammino.
Edited by ~ Lucas Scott - 16/4/2020, 12:00