Il lato oscuro, Rowena

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view post Posted on 11/4/2020, 22:26
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L'aveva sentito dentro di sé, il richiamo del Male. Un fruscio nel buio, flebile come un batter di ciglia, eppure nitido nel silenzio mortifero della notte. Dalle pieghe dell'oscurità, come rigettata dalla Terra stessa, emerse una figura. Il corpo era ricoperto da una anonima veste nera, che rendeva la sua presenza del tutto grottesca e indecifrabile. Erano le vie di Hogsmeade a fare da contorno al ragazzo che avanzava lento tra i viandanti del luogo. I suoi erano dei passi incerti, non pienamente consapevoli di ciò che gli si prostrava davanti, e carichi di tensione per l’incontro che da lì a pochi istanti sarebbe avvenuto. Raramente erano mancate le certezze negli sguardi e nelle espressioni di Lucas, ma in quel momento si sentiva tentennante, come una goccia di brina che scivola giù da una foglia, che si tiene aggrappata alla punta urlando, temendo il duro impatto con il terreno sottostante. Probabilmente perché il suo sangue era puro, ma la magia scorreva più forte in lui e talvolta lo avvertiva dei pericoli.
Aveva dimostrato più volte in passato di essere degno di far parte di quella schiera, degno di poter sedere al tavolo del male, ma la sua ultima e lunga assenza dal mondo magico Londinese, aveva fatto crollare ogni sua certezza.
Concedendosi sani minuti di pura osservazione. Scosse il capo, scacciando via quei pensieri: il fatto era fatto e, ad onor del vero, pur essendo dispiaciuto per gli anni ormai perduti, quella sua condizione non aveva poi scompensato molto i suoi equilibri. Tirando le somme, infatti, i cambiamenti nella sua vita, per quanto notevoli fossero stati, non avevano mutato i luoghi frequentati, nè le persone. Continuando a camminare impiego pochissimi minuti per raggiungere il locale designato per l'incontro. Un cigolio, una porta che si spalanca, un dolce tepore sfiorò il viso del ragazzo, che girò il viso verso il locale affollato.
Afferrò saldamente la porta tra le mani e dopo averla aperta ancora un po’ vi entrò.
L’atmosfera alla testa di porco era sempre quella. I tavolini, quasi tutti occupati da streghe e maghi di tutte le età, ma quel trambusto rese ancor più semplice al giovane accolito passare inosservato.
Riflettendo sulla propria condizione, cominciò a svicolare con fatica tra le persone, per poi andarsi a sedere ad un tavolo libero in un angolo. Appoggiando i gomiti sul legno, si prese la testa fra le mani, gemendo appena. Odiava sentirsi indifeso in quel modo, preferiva lui tenere il coltello in mano, o, per meglio dire, la bacchetta magica. Fermo, cominciò a perdersi fra i suoi mille pensieri che lo tormentavano da giorni, sulla fatica fatta per arrivare fino a lì, le difficoltà, le fughe, i nascondigli.
 
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view post Posted on 12/4/2020, 17:29
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LA MANGIAMORTE

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L’insegna di legno oscillava pacata nella brezza primaverile, cigolando nella sua staffa arrugginita sopra la porta che venne aperta da una mano sottile lasciando che un ampio raggio di luce polverosa entrasse nel locale. L’uscio venne rapidamente richiuso alle spalle dell’avventore che una volta all’interno si guardò brevemente attorno. Fece un paio di passi muovendosi verso il bancone,abbassò il cappuccio liberando una massa di capelli corvini che caddero morbidi sulle spalle. Nonostante gli anni che erano trascorsi dal loro ultimo incontro, Lucas non avrebbe avuto difficoltà a riconoscere Rowena: il volto dalla mascella dura e definitaera ancora liscio, privo di rughe sebbene oramai fosse prossima ai trent’anni, probabilmente qualche pozione miracolosa o il fascino del male la manteneva ancora sorprendentemente giovane, gli occhi scuri erano gli stessi malevoli e curiosi di un tempo eppure, malgrado avesse guardato anche in direzione dell’ex corvonero, non l’aveva riconosciuto. Tante cose erano successe dopo che lei si era allontanata dal castello e gli incontri in villa Malfoy tra i subordinati dell’oscuro signore, si erano fatti sempre più segreti e radi.
Posò le mani sui bancone che portava alcune macchie scure e con un saluto del capo, inerpicandosi poi su di uno sgabello dove prese posto. Il gomito sinistro venne sollevato, la mano aperta per accogliere il viso osservando il garzone indaffarato e in attesa di fare quindi la sua ordinazione. Apparentemente sembrava stanca e difatti lo era. Se n’era tornata giusto in quell’istante da un indagine per la gazzetta: a quanto pare vi era una serra nel mezzo del Devonshire che allevava piante illegali tra cui il pericoloso tranello del diavolo ma alla fine si era rivelato tutto un enorme buco nell’acqua e l’informatore della gazzetta aveva scambiato la temibile pianta per una stupida frullabulbo. Avrebbe preferito di gran lunga passare la giornata ad oziare sul divano o mettere mano alle pergamene recuperate nella Domus, ma ogni tanto, doveva sottostare ai capricci di Bagley se voleva portare a casa galeoni sufficienti per poter mangiare. Non che se la passasse male, per carità, ma l'avidità la portava ad accumulare più galeoni di quelli che potesse spendere. Che fatto bizzarro.


//pronta ad ordinare//
 
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view post Posted on 12/4/2020, 19:16
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Nel caos che regnava in quell’angusto e cupo posto, pareva essersi instaurato un equilibrio di tranquillità impareggiabile. Perlacei raggi solari filtravano dai vetri delle finestre, poste in maniera discontinua per tutto il perimetro del locale, creando un ormai conosciuto gioco di luci e ombre agli occhi del ragazzo: ad ogni fascio di biancastra luce, si alternava una zona totalmente oscura che procedeva per svariati metri, per poi essere interrotta da un altro barlume di luce.
Fu solo qualche istante dopo essere tornato alla realtà che Lucas si accorse dell'incombente presenza a qualche metro da lui di Rowena. Strinse lievemente gli occhi per focalizzare meglio il volto della mangiamorte, e, quando la riconobbe appieno, essi si spalancarono. Era passato parecchio tempo dal loro ultimo incontro, avvenuto durante una delle sporadiche riunioni che si tenevano nell'enorme villa dei Malfoy . E ora eccola lì, l'espressione stanca, il gomito sinistro leggermente piegato in avanti, cercando di richiamare l’attenzione del giovane garzone di turno, la donna dalla folta capigliatura corvina sembrava essere molto stanca .
Con un movimento lento, impercettibile, Lucas si alzò dalla propria postazione, cominciando ad avvicinarsi in maniera silenziosa. Dopo neanche un metro percorso, si fermò.
Fece un altro passo, questa volta annunciando sonoramente la sua presenza toccando il pavimento con il piede, con più energia. I suoi occhi fissavano con un timore celato la figura che gli stava praticamente accanto ormai.
Altrettanto lentamente, chinò la gamba sinistra, poggiando poi le braccia sul ginocchio a 90°. Un inchino dovuto, ma allo stesso tempo malizioso.

- E’ vero allora, passano gli anni ma in certi casi la pazzia continua a riflettere la bellezza esteriore ... -
Sorrise ironico dopo aver lanciato una chiara provocazione. I rumori intorno si attenuarono, lo sguardo di cristallo puntato sulla giovane e affascinante donna, l'espressione del volto inizialmente beffarda di chi si diverte molto, poi turbato, di chi non comprende i propri moti interiori. Solo con un'altra persona provava quelle cose, il cuore gli batteva così forte. Al cospetto di Rowena aveva sempre avuto come l'impressione di essere un cerbiatto che scappa da un puma. Un puma grosso e affamato. E lui aveva un pezzo di torta legato alla testa.
Dopo tutto però, non gli dispiaceva continuare a coltivare quella strana “amicizia” con la mangiamorte, perché contrariamente a quello che si poteva pensare, lei si sarebbe potuta rivelare utile in qualsiasi momento, e nulla poteva essere lasciato al caso in quelle condizioni così precarie.

 
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view post Posted on 12/4/2020, 21:53
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LA MANGIAMORTE

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Se ne stava tranquillamente in attesa che venisse considerata, voleva godersi il suo whiskey incendiario con calma, avvertire il calore scenderle nella gola e rinfrancare le membra. Stava li come se fosse ferma in attesa di qualcosa e quel qualcosa, infine avvenne. Dei passi alle sue spalle e il suono di una voce verso cui voltarsi attirarono la sua attenzione, obbligandola a voltarsi. Gli occhi scuri incrociarono quelli azzurri di un giovane, ben alto e ben messo, particolarmente grazioso. Reclinò leggermente il capo di lato con fare interrogativo, cercando di capire chi avesse davanti ma le parole di lui e quel lieve inchino, servirono a schiarirle le idee. Sorrise appena, con fare affabile, uno schiocco della lingua sul palato in attesa che lui si raddrizzasse.

-Lucas, Lucas Scott-

Roteò il busto sul duro sedile dello sgabello in legno, appoggiando il piede destro sul piolo di questo e accavallando le gambe. Il braccio che prima sorreggeva il viso venne disteso sul bancone, le dita tamburellarono leggermente su legno, prendendosi il lusso di squadrarlo di nuovo, dall’alto verso il basso in tutta la sua interezza.

-Guarda guarda chi si è tornato a camminare su questa terra…-

si umetto le labbra per poi continuare

-Mi chiedevo dove fossi finito, Ti attendevo molto tempo fa…-

disse con un ghigno bieco sul volto.
 
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view post Posted on 13/4/2020, 10:35
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Le parole seguenti della donna, tuttavia, fecero ben presto scemare l'ilarità, della quale si era caricata l'aria, e non poté non rimanere leggermente perplesso, per certi versi turbato, dalla piega iniziale con la quale era partita la conversazione. Il fiume in piena che lo travolse, ben presto, prese il nome di impotenza e, conoscendo quanto potente essa potesse essere, Lucas si limitò ad annuire appena, riflettendo bene sulle seguenti parole da utilizzare. Uno scalpiccio insolito e quasi inaspettato mentre le grandi iridi di Lucas si riempivano di amara consapevolezza mista alla più pura delle preoccupazioni. Ogni secondo che passava risuonava sul terreno freddo, vibrando fino al ginocchio appoggiato al suolo del giovane. La vicinanza di Rowena lo intimoriva, una sorta di timore sordo e impercettibile, sepolto sotto strati di autocontrollo e prudenza reverenziale. Sapeva bene di camminare sopra un filo sottile, e avrebbe dovuto muovere ogni pezzo della sua scacchiera mentale con la dovuta perizia: il prezzo era la sopravvivenza. Tuttavia non poteva fare a meno di provare una certa ammirazione per quella strega, cieca di fronte a tutto pur di perseguire i suoi scopi maligni in passato. Potè avvertire la scarica di stizza pungente nelle sue parole , e un brivido impercettibile gli scosse le interiora. Ma all'esterno, l'impassibile simulacro di indifferenza non cambiò di una virgola. Solo, abbassò il capo verso il suolo, a voler intendere delle scuse, era tempo di cambiare linea d'azione. Tornò in posizione retta, posando gli occhi sulla figura che aveva davanti, osservando attentamente ogni sua singola movenza. Con espressione neutra, ma seria e naturale, il giovane accolito rispose a Rowena:
- Ho deciso di apportare qualche modifica alla missione originale, così sono scappato insieme alla ragazza. Il mio scopo principale era quello di riuscire a plagiare la sua mente, sconvolgerla del tutto, per poi portarla dalla nostra stessa parte … -
Senza muovere alcun tipo di muscolo, con fermezza, combattendo l'impulso di distorcere lo sguardo e continuando a fissare davanti a sè. Remissivo e rispettoso: un dipinto impeccabile del perfetto Mangiamorte. Il viso contratto in una smorfia di dolore. Il suo cuore batteva furiosamente, in maniera a dir poco incontrollabile, e per un attimo temette di vederlo saltar fuori da un momento all'altro, intento a lanciargli contro una furiosa invettiva. Aveva così tanto sofferto l’abbandono di Jane, ancora così preponderante nel suo animo, che si risvegliava al benchè minimo graffio ed era in grado di innalzare un'allucinante parata nel caso in cui veniva scalfito più del dovuto. Un fiume di pensieri e supposizioni sembrò avvolgere la mente del giovane. Forse troppi ricordi ancora lo frastornavano. Qualcosa aveva da sempre suggerito a Lucas che un nesso logico con quella ragazza in particolare era sempre esistito: sapeva quanto lui stesso odiasse l'instabilità nei rapporti, eppure quella sembrava essere stata da sempre una componente nella relazione tra i due. Può un’assenza essere così eloquente da spiazzare persino un essere così freddo e distaccato emotivamente come Lucas, che costretto a subirne il peso, con conseguente consapevolezza della ragione che questo supporta, divenendo ancor più pesante e significativo di quel che all'apparenza può avere semplice forma di scorgimento visivo?. Ciò che stava accadendo nella testa del ragazzo, non doveva però trapelare dinnanzi lo sguardo interrogatorio di Rowena. Così sorrise sarcastico, incrociando le braccia sul petto. Muovendo le labbra quasi impercettibilmente ed inclinando il viso tornò a parlare.
- Ma le cose non sono andate per il verso giusto. Pensavo che tutto l’autocontrollo che avevo su di lei alla fine avrebbe prevalso, però mi sbagliavo. Quella ragazza ha soltanto approfittato di alcuni miei stupidi sentimenti che nutrivo nei suoi confronti per scappare e nascondersi, cambiando per sempre vita. -
Quanto era patetico, si sentiva esattamente così nel pronunciare il suo stesso monologo, come se in realtà stesse assistendo ad uno spettacolo decisamente lugubre. Erano mesi che Lucas continuava a rivangare i suoi comportamenti come se corrispondessero in tutto e per tutto al presente in cui stava agendo ora, ma lui non era più il giovane incosciente di un tempo, lui adesso era diverso, era terribilmente e perfettamente diverso dal vecchio ragazzino moccioso di prima.

 
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view post Posted on 13/4/2020, 13:38
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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Tentare di abituarsi al "Testa di Porco" non fu un compito poi così semplice. Lyvie non vi era mai stata prima della sua richiesta di lavoro come garzone, di conseguenza rimase oltremodo stupita alla sola vista esterna del posto, del cinghiale penzolante che dava ad esso un tocco in più. Di certo era un po' anonimo, ma al tempo stesso e a tratti regalava un'atmosfera cupa e misteriosa, poiché era pressoché impossibile osservare l'interno attraverso le finestre. La cosa le piacque immediatamente, e quel che vide una volta varcata la soglia della struttura le piacque ancora di più.
Non era un posto molto popolato, e ciò era sicuramente un vantaggio per la giovane Serpeverde, alle prese col suo primo lavoro. Era solamente una ragazzina di undici anni, ma ciò non le impedì di impegnarsi al massimo: prese mentalmente appunti, decise di stare - almeno all'inizio - alla larga dalle cucine. Prese immediatamente in mano le redini della situazione, senza molte esitazioni. Non era per niente timida o particolarmente goffa, e ciò era un vantaggio per lei: almeno, non avrebbe messo a disagio nessuno. Oltre ad essere una taverna ed anche pub, il "Testa di Porco" disponeva anche delle stanze in cui i clienti potevano alloggiare ma, per quel giorno, i suoi servigi furono richiesti per di più ai piani inferiori.
Fu uno dei suoi primi giorni quello, e la taverna sembrava essere molto più affollata rispetto al giorno prima. Con un po' di panico iniziale da tipica novellina, alla fine si disse che era il momento di ricomporsi: poteva farcela. I clienti che servì dietro il bancone ampio e in legno non sembravano particolarmente amichevoli, dunque Lyvie rivolse a tutti dei sorrisi cordiali e di circostanza, senza spingersi troppo oltre. Di certo, non voleva ritrovarsi nei guai.
I suoi occhi non persero di vista nemmeno l'ultimo cliente che aveva varcato la soglia d'ingresso, ostinata com'era a fare un buon lavoro. Doveva guadagnarsi quei Galeoni perché se lo meritava davvero. L'uomo si sedette ad un tavolo libero ma, siccome si trovava ancora dietro al bancone, ancora non poteva avvicinarglisi. Decise dunque di temporeggiare prima di approcciarglisi, almeno per il momento.
Fu dopo aver servito l'ennesimo cliente che posò le iridi verdi su una bellissima donna, poggiata al bancone con una mano ad incorniciarle il viso: era inutile negarlo, la ragazzina la trovava davvero bella e la cosa si poteva notare dallo sguardo che le rivolse. L'uomo appena arrivato la raggiunse, facilitando anche il lavoro della ragazza. Lasciò che parlassero un po' per non disturbarli - notando inevitabilmente il tono ambiguo della conversazione -, restando in disparte volutamente e servendo nel frattempo altri clienti. Solo pochi attimi dopo decise di avvicinarsi ad entrambi, in modo da accennare un sorriso cordiale mentre si preparava a servirli, strofinandosi velocemente le mani bambinesche con uno straccio che teneva legato su un fianco.
Menù sottobanco e passavano tutte le paure.


« Salve! Come posso esservi utile? Posso proporvi qualcosa di alcolico o...? »


Scusate l'attesa :unsure:
 
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view post Posted on 13/4/2020, 16:50
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LA MANGIAMORTE

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Ritrovarsi davanti Lucas le portò alla mente una valanga di ricordi che aveva con cura accantonato, c’era Emily e le loro chiacchierate negli uffici della scuola, la scala che portava alla torre di astronomia, i suoi adepti del male, quella piccola schiera di fedeli che accettavano i suoi ordini quasi come fosse l’oscuro signore a darli. La faceva sentire incredibilmente potente l’ascendente che aveva su di loro e lo sguardo mite che l’ex corvonero le donò per poi abbassare il capo, come se stesse cercando una scusa convincete, le gonfiò il petto in un moto di puro orgoglio. Timore e reverenza, quello era l’atteggiamento più giusto da esibire anche se, quanto venne detto dal ragazzo, non riusciva a soddisfarla.

-Qualche modifica?-

Il tono della voce era gretto e infastidito, ritrovandosi a sollevare il sopracciglio sinistro perplessa, il volto contrito in una smorfia di disgusto. Non le piaceva quello che stava udendo, a quanto pare non gli aveva insegnato abbastanza. Lucas, come Nicholas, come molti altri, si era rivelato quindi un fallimento. Dove aveva sbagliato? Aveva spiegato a tutti i sacrifici da dover affrontare per ottenere il marchio ma sembrava che nessuno fosse in grado di ascoltarla a sufficienza. Raven si era creato un suo minuscolo esercito, fallito prima ancora di nascere, Nicholas aveva deciso di seguirlo ritrovandosi con il braccio che possedeva il marchio tranciato di netto e gli altri, si erano dati alla macchia più scura e nessuno sembrava essere abbastanza coraggioso per tornare e subire il castigo quanto mai meritato. Erano degli sciocchi e Lucas non faceva eccezione: aveva lasciato che il cuore soverchiasse la mente e aveva perso.
Lo guardò con disapprovazione e avrebbe voluto aggiungere altro ma la presenza del garzone, annullò ogni possibilità di continuare il discorso anche perché quello non sembrava il luogo giusto. Eppure il testa di porco aveva il luogo giusto.
Ordinò per entrambi

-Due bicchieri d’incendiario. Senza ghiaccio e se la stanza zero è al momento disponibile sarei interessata ad occuparla per un po’ di tempo…-

Fece scivolare sul bancone una manciata di galeoni sufficienti in teoria per pagare le bevande e la stanza.
 
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Impossibile nascondere il sorriso divertito che gli si dipinse sul volto: in fin dei conti, la fiera sincerità delle sue parole lo giustificava, mentre le espressioni contrariate della donna, stuzzicavano il suo interesse analitico. Si rialzò in piedi, ora sovrastando la strega per quei pochi centimetri che li separavano. Passo dopo passo, la verità si dispiegava come un gomitolo ingarbugliato, con evidente soddisfazione del ragazzo. Finalmente aveva qualcosa con cui distrarsi. L'ideale per allontanare la mente dalle preoccupazioni presenti. Del resto, credeva difficile che Rowena si fosse aspettata quella spiegazione da parte sua, il quale aveva da sempre mantenuto una spiccata tendenza per l'essere schivo e per il non cercare mai nessuno, salvo rare occasioni. Quella storia con Jane poteva perfettamente essere catalogata ed inserita nel brevissimo archivio di eccezioni, che assai saltuariamente si presentavano nella quotidianità dello stesso. In tutti quegli anni, per quanto fermamente si fosse ripromesso di mutare quella sua fredda staticità e quel suo tremendo ed impermeabile orgoglio, non era mai riuscito a scalfire più di tanto la corazza che, fiero della sua resistenza, esibiva il suo fascino vanaglorioso ed immutato negli anni. Il carattere di Lucas, salvo qualche piccolo pregio che continuava a sopravvivere, rendeva lo stesso ragazzo terribilmente contorto non solo agli occhi altrui ma anche ai suoi: aveva piena coscienza di ogni suo piccolo difetto, dei limiti che nessuno doveva oltrepassare e delle giornate che richiedevano una completa solitudine, ond'evitare inutili litigi causati da lui, ovviamente.
Plaudendo mentalmente al suo freddo autocontrollo, Lucas non potè fare a meno di sorridere, sbuffando divertito. Eppure, non avrebbe risposto come la situazione avrebbe forse richiesto: non ci riusciva, era più forte di lui, più difficoltoso di quanto chiunque avrebbe mai potuto immaginare. Sospirò e volse lo sguardo nuovamente verso la mangiamorte posta di fronte a lui, muovendo qualche passo verso di essa.

- Come puoi dubitare di me od avere dubbi? Il motivo per cui mi trovo qui con te ora, è lo stesso motivo che ci ha fatto incontrare in passato. Ho voglia di rimediare ai miei errori, e sono sicuro che tu potresti aiutarmi, se solo lo volessi. –
Assunse un'espressione compiaciuta, decisamente sicura di ciò che aveva detto, quasi fosse un qualcosa di talmente evidente da non poter essere messo in discussione. Quanto sottile poteva essere il confine tra attrazione e potere? Tra desiderio e crudeltà? Esistevano persone che sembravano nutrirsi giocando a fare gli equilibristi sul quella fune quasi inesistente; solo i più bravi sembravano riuscire a sopravvivere e Lucas Scott era sempre stato uno di questi. Terminò di ascoltare la richieste della donna rivolta al garzone di turno, che con fare timoroso si era appena avvicinato ai due. In un atto istintivo, forse il solo atto istintivo compiuto da Lucas in quella situazione, un ghigno gli si dipinse sul volto: non era intenzionato a vedere dispersi tutti gli sforzi fatti per riportare il consenso di Rowena dalla sua parte. La lucida spietatezza di quell'analisi era pari solo al persistere di quel suo vago sorriso. Stava esercitando le sue capacità, di rapportarsi con la donna e di scavarne pensieri ed esperienze. Di quel fascino che può avere una spugna rara per un biologo marino, o un cadavere per un anatomo patologo.
Persistette nella sua indagine, cambiando fronte. Le sopracciglia si incurvarono, in uno sguardo contrito e compassionevole. Il sorriso si attenuò, e la voce si fece più bassa, con un inflessione accomodante.
- Una sola ragazza è riuscita a dimostrarsi abbastanza per Lucas Scott, nella stanza zero vuoi per caso dimostrare di esserne all'altezza Abyss? –
Udì con placida soddisfazione le proprie parole uscire di bocca, sentendo il proprio orgoglio fremere, stimolato dal risultato della sua composizione artistica. Era finalmente tornato alla ribalta il vecchio e sadico Lucas?
Chinò il capo come a voler assecondare i propri pensieri ma poi lo allontanò quasi subito, tornando a gustare con lo sguardo pieno di golosità, il collo di quel corpo così perfetto e ambito.

 
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view post Posted on 14/4/2020, 17:33
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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Dovevano conoscersi da molto tempo, i due. Sicuramente non scorreva buon sangue tra loro, dunque Lyvie decise automaticamente di lasciarli parlare senza disturbarli più di tanto. Fu un miracolo che la donna non la guardò male, quando la ragazzina le rivolse la parola.
Così si limitò ad annuire, lanciandole un'ultima occhiata di assenso.


« Certo, è libera. » replicò a quel punto, dando uno sguardo breve ai Galeoni con cui l'avrebbe pagata.
Non li prese ancora tuttavia, decidendo di preparare i due bei Whisky incendiari, che si presentavano in bicchieri alti e stretti. Il contenuto era di un azzurro acceso, assenti di ghiaccio come richiesto. Non aveva mai bevuto un intruglio del genere, per fortuna. Piazzò i due bicchieri avanti ai clienti e subito dopo andò a recuperare la chiave della stanza 0, che sapeva fosse libera: non era una vera e propria stanza, bensì si trovava nel piano interrato ed era pressoché vuota. Non sapeva perché fosse catalogata come stanza singola, ma Lyvie preferiva evitare di fare domande che potevano risultare scomode. Solo dopo aver lasciato la chiave alla donna prese i Galeoni, in modo da porgerle il resto.


« Sono 3 Galeoni e 10 Falci in totale, ecco il resto. Grazie! » farfugliò velocemente lei, strofinandosi di conseguenza le mani e allontanandosi quindi dalla coppia.
Si chiese quale fosse la loro storia ma, al tempo stesso, sapeva che non erano affari propri. Così si limitò a continuare a servire altri clienti, ora che aveva terminato di svolgere il proprio dovere.
 
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Parole e presenza non bastavano, non sarebbero mai bastate. Ogni verbo che Lucas diceva erano soffi nel vento per Rowena che al momento, non sembrava considerarlo alcun che. Uno sguardo in tralice all’ennesima battuta doveva in teoria bastarlo a zittirlo. Se avesse voluto rispondere a quella provocazione avrebbe potuto farlo benissimo ma non era dell’umore. Al momento voleva altro

-Prendi il bicchiere e seguimi…-

disse una volta che, messo i galeoni di resto nella bisaccia, afferrò la chiave e il bicchiere, borbottando un

-Grazie-

in direzione della giovane ragazza, verso la quale si era rivelata cortese nonostante il fastidio di quella situazione. Allontanandosi con passo veloce dal bancone prese a scendere le ripide scale che portavano al seminterrato, sapeva dell’esistenza di quella stanza perché già in passato l’aveva usata e nonostante fosse priva di sedie o di sgabelli e ovviamente, assente di ogni comfort, era quello che le serviva al momento: un luogo insonorizzato e lontano da occhi indiscreti. Lucas si era dimenticato forse cosa volesse dire vivere nel segreto, di come quello che facevano era agli occhi di tutti terribilmente illegale ma Rowena no. L’esperienza le continuava a ricordare continuamente di non commettere gli stessi errori nei quali era già inciampata in passato.
Infilò la chiave nella toppa e girò, aprendo l’uscio su una stanza sudicia, come il resto del locale, priva di finestre e con fiaccole alle pareti che gettavano ombre scure e tetre sul pavimento in legno.

-Entra…-

Solo SE Lucas fosse entrato, avrebbe chiuso la porta, lasciando la chiave dentro la toppa in modo che non dovesse poi cercarla. Rimase con le spalle voltate, sorseggiando il suo drink. Dopo aver tratto un sorso profondo, si lasciò andare ad un sospiro.

-Lucas, io credevo di averti insegnato bene, di averti mostrato dove e come parlare ma ti sei dimenticato tutto…-

la voce appariva quasi rassegnata, mentre gli occhi scuri, puntellarono una macchia scura di muffa sul soffitto.
 
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view post Posted on 15/4/2020, 10:42
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Il sarcasmo con cui parlava non gli apparteneva: dietro quel comportamento, si celava un divertimento folle che Lucas a stento tratteneva in quell'atteggiamento così insolito. L'intervallo con cui le diverse emozioni si susseguirono sul volto della donna, lo fecero sorridere maliziosamente, intento nella peculiare osservazione delle movenze di Rowena: un misto di delusione e rassegnazione si riprodussero sul volto della stessa, fin quando non parve perdersi per diversi istanti nei suoi pensieri, lontana nel tempo, probabilmente immersa nei ricordi. Lucas sapeva bene fino a che punto la mangiamorte preferiva farsi carico dei problemi altrui piuttosto che palesare i propri e riversarli sugli altri; da quando aveva memoria della loro lunga e consolidata amicizia, non l'aveva mai fatto, nè fuori dalla scuola, nè tanto meno all'interno: aveva sempre anteposto i suoi piccoli adepti del male a se stessa, a volte anche errando, non crucciandosene tuttavia. Il viso del ragazzo ancora inclinato, non si perse neppure una sfumatura delle sensazioni che attraversarono i lineamenti marcati della donna: da attento osservatore qual'era, non potè non notare la sottile vena di stizza e di fastidio che lo sguardo della stessa palesò, subito dopo aver rivolto a Lucas un invito a seguirla.
Neppure lo stesso Lucas, diffidente e gelido in determinate occasioni, avrebbe potuto figurarsi quel risultato a distanza di così tanto tempo da parte di Rowena, nonostante le avversità cronologiche verificatesi. Schiuse le labbra quando ritenne fosse giusto, pronto a proferir parola nei confronti della donna, se non che questo, con sguardo munito di rinnovato spirito e vigore.

- Sempre così ligia al dovere Abyss. Come farebbero due buoni amici di lunga data, cercavo di stemperare l’atmosfera, ma non preoccuparti, rammento ancora chi tra noi due è il cavallo, e, chi la regina! -
Conducendo la mano destra alla ricerca del bicchiere, lasciato sul bancone qualche secondo prima dal garzone, Lucas cominciò a seguire la donna lungo un corridoio, silenzioso e freddo, completamente spopolato in quell'istante.
La vita sociale del giovane accolito era pressochè inesistente in quel periodo, così come tale era l'energia che il ragazzo era solito serbare nell'animo: non capitava di rado che andasse a letto molto tardi e si svegliasse dopo appena quattro ore di sonno, il letto cosparso di pergamene e il volto patito come non mai. In quelle ultime settimane, infatti, l'affaticamento aveva portato Lucas ad essere schivo, irritabile e fortemente disinteressato a quel che lo circondava; il suo essere ligio al dovere, anno dopo anno, l'aveva reso eccessivamente incauto e, col passare dei giorni, le sfumature che solitamente mitigavano gli aspetti più difficili del suo carattere venivano meno. Quando udì la voce ormai più che familiare di Rowena, si riscosse dai suoi pensieri e, senza indugiare ulteriormente, varcò piano l’uscio di una porta, in modo tale che lui potesse fare il suo modesto ingresso nella stanza zero. Un ambiente scarno e decisamente poco arredato fu lo sfondo di una lugubre scena che il ragazzo ebbe modo di osservare una volta entrato. Rimase per qualche secondo in silenzio, aspettando che la porta alle proprie spalle venisse chiusa dalla donna senza fare eccessivamente rumore.

- Devo dissentire in questo, se oggi sono ancora vivo e libero lo devo soltanto ai tuoi insegnamenti, pochi di noi possono vantare questo stato delle cose. -
Sul volto perfetto del ragazzo si palesò un'espressione di pura gratitudine mista a devozione. Schiarì la voce quando sentì che gli venne a mancare, tossendo appena. Sin da bambino, almeno dal momento in cui aveva memoria, questa sua particolarità di riconoscenza l’aveva sempre avuta, scatenando in lui sentimenti contrastanti con la sua personalità; tuttavia non era mai stato un difetto per lui, anzi. Stava lentamente riportando l'assetto della situazione sul rapporto di forza che l’aveva fino a poco prima condotta. La complicità, accompagnandosi alla facilità, non lo stimolava a sufficienza.
- I mie atteggiamenti sbagliati appartengono al passato, al vecchio Lucas. Ogg sono qui, per chiederti la possibilità di dimostrare che posso ancora essere utile alla causa... -
Il suo vero scopo era quello di ricongiungersi alla schiera di seguaci dell’Oscuro, aveva bisogno di mettersi in mostra però, far sentire la sua presenza, in modo da compiacere il suo signore, e magari di riconquistare la fiducia di Rowena, era certo che a breve ne avrebbe avuto modo.

 
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view post Posted on 15/4/2020, 22:07
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LA MANGIAMORTE

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La fiducia l’era stata rubata fin troppe volte e Rowena altrettante ancora continuava a rompersi. Il suo cuore, il suo animo illuso, già a lungo fratturato in più punti si era del tutto spaccato e i cocci che giacevano nella sua gabbia toracica non potevano mai più essere rimessi assieme. Non vi sarebbe riuscito nessuno, non Jolene, non Lucas, nemmeno Severus se fosse stato ancora in vita e men che meno il suo Signore Oscuro. Voldemort stesso l’aveva oramai forgiata come un arma letale e priva di sentimenti che non fossero malevoli o vendicativi.
L’ex studente di Corvonero faceva riferimento al fatto che conoscesse la sua posizione ma Rowena sembrava dubitarne. Il solo fatto che avesse messo una volta in discussione un ordine bastava a rammentarle che non aveva appresa abbastanza o che comunque, non aveva appreso bene. Certo davanti a se non aveva più un ragazzino di quattordici anni, Lucas stava oramai diventando uomo ma l’esperienza ancora era parte di lui.

-Hai avuto fortuna Lucas…-

si voltò, gli occhi scuri brillavano alla fioca luce delle lanterne e il liquido azzurrino che oscillò all’interno del bicchiere, sembrava luccicare come uno zaffiro in quell’ambiente cupo e sciatto. Indossava ancora la mantella scura, non si vedeva traccia delle vesti che portava sotto né della bacchetta, che dimorava nella fondina alla cintura.
Bevve ancora, mandando giù il resto della bevanda in un sorso vasto, che le tinse le gote e le orecchie di un rosso acceso ma che Lucas non poteva vedere per via della poca illuminazione. L’incendiario era sempre qualcosa di forte e nonostante fosse oramai abituata a berlo, le sensazioni erano sempre quelle: un calore nelle viscere inaspettato. O era forse rabbia quella?
Scosse il capo ridendo in modo velenoso alla sua proposta.

-Utile alla causa? Quando mai sei stato utile Lucas? Ti avevo mandato una volta a prendere un libro e te la sei data a gambe levate, abbandonando la tua compagna d’arme da sola a sbrigarsi con i centauri e non ti ho punito, non so nemmeno io il perché. Hai poi deciso di utilizzare la maledizione cruciatus su di lei per il semplice fatto che non hai saputo accettare la situazione. Arrogante e presuntuoso, tanto da commettere quell’errore di fidarti di quella ragazza con la quale sei poi fuggito...-

Disse quella parole con un fil di voce, stringendo le dita attorno al bicchiere in una presa ferrea continuando a parlare. Lo faceva con una certa stizza, un incrinatura nel verbo che lasciava trasparire fin troppo, ma non capiva, o forse non voleva ammettere, perché fosse così tanto infervorata. Era forse invidia quella che provava nei confronti di Lucas che si era preso il lusso di vivere la propria vita, di cercare la sua strada. Rowena tutto questo sembrava non averlo mai avuto, sembrava destinata a percorrere quel sentiero da sempre e il fatto che non avesse avuto altre scelte, che vi fossero quei sogni fatti di maternità e famiglia che ogni tanto le martellavano la testa e che avrebbe voluto staccare stracciandosi il cervello con le dita esili, a lei l’infastidiva. Avrebbe voluto una possibilità nel suo passato, ma non l’aveva trovata ed ora, era talmente legata a Voldemort e al suo ideale che non sarebbe mai potuta tornare indietro. Sarebbe morta per lui, pur di tradirlo.

-TACI!-

Sollevò il braccio destro quanto bastava per portarlo ad altezza della testa, caricandolo nel tentativo di scagliare il bicchiere verso Lucas. Non aveva preso una mira accurata, quindi non si aspettava di poterlo colpire. Probabilmente si sarebbe infranto contro la parente in un rumore sordo, schizzando frammenti di vetro a caso, una forma di distrazione che le sarebbe bastata per portare la mano alla bacchetta, stringere saldamente le dita attorno all’elsa e tentare d’estrarla.
 
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view post Posted on 16/4/2020, 11:30
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La tensione all’interno della stanza continuò a farsi sempre più pressante. Lucas sorrise amareggiato; la sua lunga esperienza tra le schiera oscure, così ardentemente voluta, si stava già per concludere. Il naso gli si storse spontaneamente, al pensiero di una simile prospettiva, ed il suo corpo, riluttante alla possibilità di dover abbandonare il sentiero intrapreso. Cercò di non pensarci, cominciando a farsi flessibile e celere nei pensieri. Aprì ancora di più gli occhi, cercando in qualche modo di abituare il suo sguardo al furioso buio che albergava dentro quella stanza. Gli pareva di esser tornato bambino, quando il Nulla ghignava sotto il suo letto a baldacchino troppo grande e spazioso per le sue ridotte dimensioni. Niente, non riusciva, non riusciva. Non vedeva niente. Ma sentiva, eccome se sentiva. Sbarrò maggiormente gli occhi, una rabbia che montava nel suo cuore, la gola secca e i denti stretti in un digrignare irritato. Come si permetteva quella donna? Entrare nelle vita delle altre persone a giocare a fare Dio. Portò il bicchiere carico di assenzio sulle labbra, per trarre un breve sorso della bevanda e godersi la sensazione di puro bruciore che questa gli trasmise attraversandogli il petto, per poi andare a sbuffare, in ferina risposta alla provocazione di quelle parole udite. Non riuscì a farsi venire in mente niente di meglio. Avrebbe potuto formulare una qualsiasi risposta chiara, nei confronti della mangiamorte, ma la situazione alquanto pericolosa non lo permetteva. Dietro quegli occhi sbarrati, intanto, una mente allenata macchinava elucubrazioni sulle parole usate da Rowena, per cercare di rendersi conto, del pericolo che di lì a pochi istanti avrebbe incontrato, inondando quella lercia e fetida serata di una particolare atmosfera, di un clima che sapeva di dolore, di morte e di piccoli rimpianti. I suoi occhi spaziarono da destra a sinistra, dardeggiando in cerca di pericoli. La mano, infilata in tasca, tastava il legno rassicurante della bacchetta. Di colpo, si appoggiò ad un muro, nero e sudicio come tutto ciò che lo circondava. Tacque un istante, ascoltando i sordi e ripetitivi ritmi del suo cuore. Cercò di non pensarci, tornando nuovamente con il proprio sguardo fisso su quello della donna.
- Ogni livido è una lezione, e ogni lezione ci rende migliori. E’ grazie a questi fallimenti se oggi sono diventato quel che sono! -
Disse a voce bassa come il vento. Fissò il vuoto di fronte a sè: non sapeva più cosa fare per convincerla a cambiare opinione. Poi un urlo. Un urlo quasi disumano, colmo di dolore e di rabbia, quel “taci” spezzo quel silenzio che si era venuto a creare da qualche secondo. Inspiegabilmente, forse per l'impossibilità di scorgere chiaramente la situazione, quell’urlo agitò in lui l'antica e mai scomparsa tendenza alla paranoia. Fu come un lampo nel buio. Lanciò uno sguardo in direzione di Rowena, riuscendo ad intravedere il braccio destro della donna scattare in alto, pronta a colpirlo. Di riflesso Lucas, fece rapidamente un passo indietro, portando subito il braccio sinistro ben teso di fronte a sé, per cercare di parare la colluttazione qualora fosse avvenuta. Tuttavia, l’oggetto scagliato, andò ad infrangersi contro la parente in un rumore sordo, schizzando frammenti di vetro un po’ ovunque. Un brivido impercettibile gli scosse le interiora. Ma all'esterno, l'impassibile simulacro di indifferenza non cambiò di una virgola. Era la prima volta che il giovane accolito incontrava una rabbia così feroce. Si dipinse un sorriso mite sul volto, concedendosi qualche secondo, per poi riprendere a parlare con un tono pacato e deciso, rivolto all’unica persona presente.
- Quando la neve cade e il vento soffia, il lupo solitario muore e il branco sopravvive. Ricorda bene queste parole, per quando arriverà il momento e ti ritroverai sola. -
L'ennesima espressione malefica, si andò a chiazzare lentamente lungo il volto del giovane, in seguito al suo ultimo pensiero. Tutto quell'alone misterioso quanto pericoloso che si era venuto a creare, cominciava ad indispettirlo e non poco. Cercò di aggiustarsi il colletto della lunga veste nera, per poter respirare un po' e nel frattempo riprese a parlare.
- Questo incontro finisce qui, vado via; se vuoi colpirmi dovrai farlo di spalle, mentre sono girato. -
Disse mentre lanciava un ultimo sguardo fugace al volto deluso e arrabbiato della donna, da sempre epicentro del suo interesse. Portando le mani al cappuccio lo alzò sul capo, lo sistemò in modo tale che gli coprisse maggiormente il volto, senza esser però d'impaccio alla vista. Parve fermarsi un attimo, il tempo di guardarsi distrattamente intorno, per poi girarsi di spalle e proseguire verso la porta chiusa e uscire dalla stanza . Un gesto istintivo e la mano corse verso la tasca, a stringere l'impugnatura della bacchetta in legno d'acero in caso ve ne fosse stata necessità: a poco sarebbe di certo servita ma, se la situazione lo avrebbe richiesto, non sarebbe mai stato così poco combattivo da lasciarsi incastrare senza aver combattuto. Sorrise, allentando la presa sul manico ma mantenendo la mano in prossimità di esso: qualcosa gli suggeriva che non ne avrebbe fatto uso quella sera, bensì la strada sua con quella di Rowena un giorno si sarebbero di nuovo incrociate sullo stesso cammino.



Edited by ~ Lucas Scott - 16/4/2020, 12:00
 
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view post Posted on 16/4/2020, 18:08
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Apparentemente, nulla si frappose tra lei e l’estrazione della bacchetta, così mentre Lucas rispondeva, snocciolando proverbi di dubbia origine, lei agiva. Tentò di puntare la diletta con una lesta rapidità in direzione del giovane uomo che aveva davanti enunciando nel medesimo istante, la formula dell’incantesimo. Non vi erano incrinature nel suo verbo, non c’erano ripensamenti nel gesto fatto che stava compiendo.

-Crùcio!-

In quel movimento, che avrebbe annunciato attimi di grande dolore per Lucas se fosse andato a segno, Rowena rovesciava su di lui tutta la rabbia che si agitava turbolenta dentro di lei da tempo. Aveva avuto una sola occasione nel suo recente passato per disfarsi di quel sentimento fastidioso e iracondo, ma l’aveva sprecata, lasciando spazio al suo ego e all’adrenalina del pericolo. In seguito poi, si era risvegliato più forte e disturbante di prima: la sfortuna o forse l’incuria nello scegliere i suoi alleati o apprendisti che fossero, la stava tormentando. Rivedeva Nicholas un numero imprecisato di volte nella sua testa prima d'addormentarsi, lo sentiva come se fosse il suo quel braccio tranciato nei sogni, quel marchio nero oramai perso e a sprazzi, l’incubo continuava trascinandola in punizioni che andavano persino oltre l’immaginazione dell’Oscuro Signore. Ma non era più Black il suo più recente fallimento. C’era Vath Remar. Il ministeriale dagli occhi di ghiaccio e la faccia di bronzo si era rivelato un emerito idiota, facendosi cogliere assieme ad un cadavere in un luogo pullulante di auror e antimago, Lei non aveva nessuna colpa a riguardo, ma ancora non si era presentata a villa Malfoy. Il fatto che non fosse colpa sua ma del ministeriale sapeva che a Voldemort non interessava. Le avrebbe probabilmente detto di fare scelte più accurate sui suoi alleati, per poi punirla.
In cuor suo, già vedeva tutta la scena: l’Oscuro l'avrebbe derisa, con quella voce flebile pari ad un sibilante sussurro, si sarebbe poi irato e riversato la sua collera contro, senza alcun preambolo, senza possibilità di difendersi. Rowena avrebbe tentato di non urlare, subendo in silenzio quella punizione che più di altri meritava, piangendo da sola, non tanto per il dolore, ma per il fatto di non averlo soddisfatto. Desiderava il suo consenso, desiderava che lui la portasse su di un piedistallo di fronte agli altri ma prima, c’era da provare a ristabilire l’ordine delle cose. Prima c’era da rimettere Lucas al suo posto, togliergli di dosso quella spocchia da ragazzo vissuto e sentirlo implorare il suo perdono.
Desiderava quindi il suo dolore. Bramava le sue urla, i suoi occhi azzurri vagare rapidi da un angolo all’altro della stanza annaspando per una via di fuga, desiderava vederlo contorcersi, sentire i muscoli di lui scrocchiare sotto il peso della maledizione. Voleva colpirlo e punirlo, come se stesse punendo se stessa. Si stava odiando per i suoi errori, si stava odiando per la fiducia che continuava a riporre in persone che immancabilmente, non erano in grado di soddisfarla. Non imparava mai, continuando a ricadere negli stessi peccati e Lucas probabilmente, era solo uno dei tanti.
 
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view post Posted on 16/4/2020, 20:50
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I suoi riflessi, minati dalla concentrazione del momento erano pronti a poter erigere una qualsiasi tattica difensiva per tempo; mentre la mano destra del ragazzo continuava a stringere saldamente la bacchetta in legno d’acero, in caso ve ne fosse stato necessità. Osservò con cautela quanto lo circondava. Strinse i denti mentre la porta della stanza era sempre più vicina, garantendo di conseguenza una distanza di sicurezza ragguardevole rispetto alla posizione della donna. Nonostante la situazione delicata, il giovane riusciva ad emanare un'aura di assoluta calma e sprezzo di ciò che lo circondava. Tutto merito delle sue doti dissimulatorie matuarate con l’avanzare dell’età. Continuò a camminare, nonostante le spalle voltate alla donna, la mano di Lucas non aveva mai abbandonato il contatto con la sottile asticella, così tanto familiare al tatto. La vita sembrava fuggire velocemente dalle sue pallide e deboli membra durante quei secondi, come l'acqua delle onde del mare che s'infrange sulla sabbia già bagnata della battigia. Cosa sarebbe successo ora?. Rowena avrebbe attaccato o come suggerito coscienziosamente dal ragazzo la cosa sarebbe terminata lì. Un attimo di esitazione, e già tutto si fece più chiaro per l’udito del giovane. La stanza deserta e priva di qualsiasi altra fonte di rumore estraneo, faceva si che ogni più piccolo e minuscolo rumore non passasse inosservato. Non appena sentì la mangiamorte muoversi, fulmineo Lucas passo alla difesa. Fissai l'immagine di ciò che volevo evocare nella mia mente non appena udii la donna muoversi, con l’ardito desiderio di torturarmi. Difesa! Il Colosso che immaginai nella mia mente era alto poco più di 2 metri, quanto sarebbe bastato per ergersi nell’alta stanza o, in alternativa per coprirmi completamente. Sarebbe stato lui la mia speranza, il mio scudo. Il mio fedele compagno in quella battaglia; il mio strumento per uscirne illeso. Non pensai ad altro, quanto a visualizzare quell'enorme, forte, impareggiabile colosso di roccia. Lo feci vivo nella mia mente. Feci in modo che esistesse, che fosse parte di me, carne della mia carne, sangue del mio sangue. Le sue possenti mani sarebbero state mie in quella battaglia. I suoi occhi, sarebbero stati miei.
La mia anima, nel suo corpo. Ora, o mai più.

- Colossum! -
Accarezzò quelle parole con tono amorevole, mentre con un guizzò rapido, fece perno sul proprio piede destro e ruotò in senso anti orario, per girarsi in una piroetta. Con lo stesso movimento, muovendo braccia e gambe contemporaneamente, alzai la mano con la bacchetta facendola arrivare poco sopra la mia testa. Era quella l'altezza a cui volevo che il colosso arrivasse. Stendendo tutto il braccio avrei potuto optare per un’altezza ancora più grande, ma la gittata dell’arto sarebbe stata troppo lunga, così decisi di guadagnare millesimi di secondo preziosi. Un unico movimento atto a farlo nascere. Vivere o soffrire, tutto in quei pochi attimi.
Lì sarebbe toccato al Fato decidere se l’incantesimo di Rowena si sarebbe scontrato con la pietra del golem, o se quel infido senso di tortura avrebbe penetrato nella mia carne concedendomi l'eterna punizione che ormai da tempo meritavo. Nuovamente si chiamava in causa il destino, che tutto muove doveva tornare ad esprimersi, d'una sentenza inviolabile, ed indiscutibile, cosa sarebbe successo? A chi avrebbe arriso? Tutti, o nessuno? Non era certo una bella decisione. No, non sarebbe successo. Me lo sentivo. Era ancora troppo presto per lasciarla vinta alla donna

 
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