Camillo Breendbergh vs. Jessica Treask, Studente vs Adulto

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view post Posted on 23/4/2020, 10:19
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Il Fato

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Benvenuti, tra breve il duello avrà inizio.

Il mio compito è quello di arbitrare il duello.

Vi prego di postare i vostri punti statistica prima del mio via al duello,

e vi ricordo che dovrete aggiornarli una volta finito il duello.

Se vincete potrete avere fino a 4 punti statistica per ogni campo.

Se perdete potrete avere fino a 2 punti statistica per ogni campo.

Se fate parte di una casata, guadagnerete anche dei punti per la Coppa. Fino ad un massimo di 100.

La quantità precisa verrà scelta da me, alla fine, in base ai vostri meriti e demeriti.

Siete pregati di non fare i furbi perché tanto nel registro duelli c'è segnato quanti punti guadagnate per duello.

Il limite di tempo standard per postare è di tre giorni, ma, in caso di problemi nel rispettare queste tempistiche, è possibile concordare con me, via mp, la quantità di tempo concessa per postare.

In caso di mancata risposta entro l'arco di tempo concesso, avviene il richiamo. Al terzo richiamo avviene l'espulsione e la conseguente vittoria dell'avversario.

Potete usare gli incantesimi innati e quelli appresi durante le lezioni, le quest, gli apprendimenti o tramite esperienza (raggiungendo il tetto massimo di una classe).
Per castare un incantesimo siete pregati di seguire le indicazioni che trovate in Descrizione Incanti nel Reparto Apprendimenti della Biblioteca.

Non si possono usare le Maledizioni senza perdono e incantesimi oscuri e incantesimi letali.

CONSULTATE IL REGOLAMENTO DEI DUELLI PER TUTTE LE REGOLE, L'AMBIENTAZIONE, L'ENTITÀ DEI DANNI E LE ECCEZIONI D'USO.
BUON DIVERTIMENTO!

Iniziate!

 
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view post Posted on 25/4/2020, 16:12
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CodiceApprofittare delle vacanze scolastiche per svolgere attività ad alto rischio era diventata un’abitudine imprescindibile per Camillo, quasi una tradizione consolidata ed un tacito contratto tra lui ed il San Mungo. A Natale scartava i regali trovati sotto l’albero, a Pasqua l’uovo di cioccolato e, quando le belle giornate di sole lo permettevano, non perdeva occasione di scavezzarsi il collo. D’altro canto, se la prigionia scolastica lo confinava sotto una campana di vetro per la quasi totalità dell’anno, quando arrivava il momento di fare delle sane esperienze di vita?
Il tassorosso si era posto quella domanda più e più volte, convincendosi del fatto che doveva approfittare della propria libertà riacquisita e sfruttare al meglio il poco tempo a disposizione. Così, dopo la rissa con l’ungaro spinato in fase prepuberale e quella con la mafia giapponese nella bisca clandestina, alla capitale non rimaneva molto da offrire.
«Lunga vita e prosperità!» Breendbergh era montato goffamente sulla pedana, elargendo ai presenti il saluto vulcaniano. La mano destra volgeva il palmo all’aria e le dita, spalancate ed opposte a coppie, mimavano quello che era uno dei simboli più noti nella cultura di massa babbana; dall’equazione rimaneva fuori il pollice, che si apriva e si richiudeva contro il palmo in modo spasmodico, in una riverenza del tutto indipendente, quasi anacronistica – perché il mondo ancora non era pronto a comprendere la valenza delle bino ossequio, ma era certo presto lo sarebbe stato. D’altro canto la sberrettata era fuori discussione, non portava il cappello.
La voce non vibrava di alcun timore e nemmeno Camillo sembrava esserne intimamente scosso. Al contrario si era tuffato nell’ignoto col cuore colmo di buoni propositi, come quello di sperimentare l’inedito, di imparare. Era lì solo ed unicamente per quello. Oltre che per divertirsi, questo è scontato. Mentre gli occhi scadagliavano pigramente i dintorni, l’olandese aveva estratto il Salice da una delle tasche interne della giacca color antracite. Le pupille catturavano la luce che filtrava dalle ampie finestre e si rifletteva sugli elementi d’arredo: nei gargoyle e nelle armature posizionate agli angoli della sala, nei due comodi puff e nelle file di dieci sedie schierate su entrambi i lati della pedana, così come un po’ in tutto ciò che riempiva quello spazio, riconobbe uno schema a lui familiare. Non era vergine di quell’esperienza e per quanto la sua memoria fosse ormai sbiadita, consumata dal tempo trascorso, i ricordi tornarono a tingersi di colori vividi, ridefinendosi nelle loro forme. La Congrega dei Saggi Duellanti di Londra ed il Club scolastico erano fin troppo simili, tanto da scaldargli il petto con un tepore quasi domestico. Coglieva una discreta ironia ripensando alla gioia provata per aver finalmente abbandonato il proprio nido solamente per trovare il suo facsimile. Allo stesso modo pensò che conoscere il campo di gioco lo avrebbe aiutato a non sentirsi troppo estraneo a quel mondo. In fin dei conti lui era l’ultimo arrivato, probabilmente il suo sfidante si sarebbe presentato in vestaglia e ciabatte.

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view post Posted on 11/5/2020, 15:57
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BENNY SEASHOREUn certo vociare, un cicaleccio entusiasta, rimbombò per tutto il corridoio del club dei duellanti. Una dopo l'altra, le teste fecero capolino dalle aule per scrutare la strana novità di quella mattinata, domandandosi il motivo di un tal baccano in uno dei massimi templi della magia della Gran Bretagna. Le domande si dissolsero allo sbucare dal portone centrale di un grosso grumo di folla concitata, che prendeva forma di un mezzo limone dietro un singolo uomo: Benny Seashore.
Sembrava che il Club dei Duellanti di Londra si fosse trasformato tutt'a un tratto in una sorta di sfilata. Il mago in testa al corteo era vestito di uno stravagante abito a coda di pinguino viola smagliante con un papillon rosso su colletto azzurrino, e lanciava sorrisi a trentadue denti a destra e a manca, intento a firmare autografi e a mettersi in posa per le fotografie. Con la sua mano inanellata d'oro e d'argento ne stringeva altre, salutava verso gli obiettivi, mentre le persone si facevano vicendevolmente lo sgambetto per pararglisi davanti e fargli qualche domanda. A quanto pareva una star aveva messo piede lì dentro, e la popolazione magica non si era lasciata sfuggire la sua presenza.
«Benny!» Un uomo grassoccio e dalla pelata lucida lo raggiunse a braccia spalancate dall'altro capo del corridoio, e un'ondata di flash e penne auto-scriventi lo investì separandosi dalla fiumana centrale.
«Oh Gavin, mio vecchio amico!» Benny lo ricambiò con un abbraccio un po' distratto, mentre ammiccava alla macchina fotografica di una delle inviate del Settimanale delle Streghe, per poi rivoltarsi dopo pochi secondi verso gli astanti e farsi scattare una fotografia per intero.
«A-ehm, il mio nome è Kevin» cercò di correggerlo imbarazzato il primo, ma il suo flebile tono di voce venne travolto da quello squillate di una donnina rinsecchita di mezza età, che brandiva un taccuino e indossava uno di quei cappelli all'ultimo grido firmato Malkin's, che per l'appunto gridava alle persone di fare largo alla sua padrona quando passava.
«Mr Seashore, lei è venuto a Londra per la presentazione del suo libro "Batterli tutti in un battito di ciglia". Ha ricevuto l'accoglienza che si aspettava? Come si è trovato da noi?»
«Per la verità non avrei mai creduto di poter ricevere tanto calore da questa città, Patricia - si chiama così, nevvero? Ci siamo incontrati ieri alla presentazione, ricordo sempre i nomi di tutti i miei collaboratori, dal lucida-bacchette al giornalista che mi intervista.»
Un "ooooh" generale seguito da sguardi commossi e mani al cuore, compresa quella della strega che annuì con dei lucciconi che le sporgevano dagli occhi, e un altro paio di giornalisti si catapultò in prima fila dopo aver preso a pedate negli stinchi chi stava davanti.
In effetti era proprio vero: una star era arrivata nella capitale inglese. Bernard, per gli amici Benny, Seashore, era uno dei duellanti americani più famosi del ventennio, vincitore di uno dei più antichi tornei del Nuovo Continente. Quell'anno aveva illuminato le librerie dell'intero Mondo Magico con la sua prima pubblicazione.
Jessica in tutto ciò era rimasta ad osservare la scena impietrita sul ciglio della porta del salone dei duelli. Era arrivata al Club con largo anticipo, come al solito, si era messa a fare i suoi esercizi di stretching e aveva stretto la mano professionalmente al suo avversario e a Kevin, prima che egli sparisse per accogliere Seashore.
«Buongiorno a tutti, sono qui per il duello di oggi. Piacere mio, sono Jessica Treask.» Aveva squadrato Camillo per bene: era piuttosto giovane, di quattro o cinque anni rispetto a lei, e dunque parte della normale agitazione che anticipava le sfide era sparita. Rilassare la mente le fu più facile, anche se non si sarebbe mai permessa di abbassare la guardia. Tuttavia, riconoscere in quell'uomo appena entrato nel "tempio" Benny Seashore le fece tornare quell'agitazione con un bel po' di interessi. La grande ammirazione che provava nei suoi confronti l'avrebbe spinta a chiedergli l'autografo su ognuno dei volumi che aveva comprato appositamente negli States, e tenerlo giorni interi a rispondere a tutte le domande che avrebbe voluto porgli.
«Mr, allora non è qui per il duello che sta per iniziare? Che peccato, sarebbe stato davvero un privilegio vederla all'opera come arbitro in prima persona! »
«Un duello dite? Oh, ecco perché eri qui Gavin! Ma perché no, questo sì che è pane per i miei denti. Non ti dispiace, vero Gav, se prendo il tuo posto? Su, accontentiamo i lettori!»
Ancora una volta, la folla in visibilio aumentò il volume del suo chiacchiericcio e i flash si intensificarono così tanto da ridurre le pupille del povero Kevin a un buchino fra le palpebre.
«Oh be'... Sì, insomma io-»
«Perfetto, sublime! Ti devo un duello, Gav. »

***

La fiumana dunque deviò ben presto nella sala centrale. Parte dei presenti si accomodò sugli spalti, con gli occhi puntati solo su Seashore, mentre un'altra, piuttosto abbondante, di giornalisti era filata dritta in redazione per buttar giù i loro articoli per anticipare le altre testate.
«Questi sono Camillo Breendbergh e Jessica Treask, i due maghi che si sfideranno oggi» disse Kevin con tono leggermente malinconico.
Jessica si sentì il sangue gelare quando comprese la novità. La sorte aveva voluto che il supervisore del suo duello fosse il famigerato arbitro americano, e non si sarebbe potuta permettere di perdere. Si avvicinò al mago, mostrandosi decisa, e si presentò.
«Mr, è davvero un onore averla qu-»
«Jessica, eh?» Gli occhi di Benny, appena fatta menzione della signorina presente, si illuminarono e furono subito tutti per lei. «Il piacere è tutto mio.»
Il nuovo arbitro si cambiò gli occhiali per scrutare la moneta presa dal taschino. Facendola roteare con nonchalance fra le dita, guardò i due sfidanti mentre Kevin gli sussurrava qualcosa all'orecchio.
«Bene, uhm... Manilo. Mi dicono che sei arrivato prima tu quest'oggi. Kelpie o Kappa?» gli chiese con aria dubbiosa. Era evidente che i nomi non fossero il suo forte, per lo meno quando non si trattava del gentil sesso.

JESSICA TREASK





Sei ufficialmente il benvenuto al Club dei Duellanti di Londra! Ti ricordo che da qui in poi non potrai editare i tuoi post senza il previo assenso del Master. A te la scelta della faccia della moneta.
Buon gioco!
 
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view post Posted on 28/5/2020, 18:20
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CodiceCamillo osservò con una curiosità frammentaria ciò che gli stava accadendo intorno. In un certo senso l’arrivo di un ospite inatteso, per via della stravaganza di quest'ultimo, aveva catturato la completa attenzione dell’olandese. Più per una questione di mimetismo sociale che per altro. I presenti, tutti, parevano riservare per l’uomo un’immensa stima. Lui, mai affacciatosi al microcosmo delle celebrità magiche, non poté far altro che cercare di cogliere le sfumature di una personalità tanto carismatica. Insomma, voleva comprendere la ragione per cui gli veniva attribuita una tale importanza, sebbene il suo interesse fosse a dir poco superficiale. Dire che non gliene fregava granché era a tutti gli effetti un eufemismo, ma gli pareva brutto fare l’indifferente come al solito ed estraniarsi nella beatitudine dei suoi pensieri in attesa che gli eventi scorressero.
Breendbergh aveva salutato la sua avversaria con una stretta di mano salda, senza tuttavia stritolarla - guai a darle l’opportunità di lamentare qualche scorrettezza da parte sua - ed un sorriso disteso che aveva preceduto le presentazioni ufficiali. Sua mamma gli aveva suggerito di rispettare l’etichetta dei Duelli alla Congrega. Lo aveva tradito il tempismo. Non sapeva se quell’intermezzo fosse stato il momento opportuno o avesse dovuto attendere che ogni questione non inerente alla sfida fosse sistemata e tutti fossero pronti prima di farlo. Ciò nonostante, senza pensarci troppo e con un lieve imbarazzo, accennò la riverenza nella speranza di non essere frainteso.
Era per l’appunto mentre rimuginava sulla questione che si svolse l’evento inatteso. Benny Seashore, ancora sconosciuto a Camillo, aveva monopolizzato la sala nell’esatto momento in cui vi aveva messo piede. Il Tassorosso si dimenticò completamente della sua probabile gaffe e rovistò alla rinfusa tra le sue memorie, sperando di trovare qualcosa che lo riguardasse. Un manifesto, magari, anche solo una chiacchiera scambiata distrattamente. Nulla. Il vuoto assoluto si impadronì della sua mimica facciale, conferendole la caratteristica conformazione del tilt Andreottiano.
*Sai che forse ho capito…*
- Sappiamo entrambi che non è così, non t’azzardare. -
Il giudice si era posizionato e così anche tutto l’ambaradan di giornalisti e curiosi presenti allo spettacolo era filato ad occupare i posti a sedere che gli erano stati riservati. Quando questo si rivolse a Manilo Bestburger, lui mandò definitivamente a nanna la ragione.
«Signore, è un onore. Mia madre è una sua grande fan. Head Hunters? Un capolavoro indiscusso!»
Era ormai palese che l’olandese l’avesse scambiato per un’altra persona, colto da un fiume in piena di ricordi fuorvianti, perlopiù di natura musicale. In effetti la somiglianza con l’autore citato c’era, ma avrebbe dovuto capire si trattasse di un semplice caso. La prosopagnosia colpì con forza. «Bando alle ciance, scelgo il Kappa.»
Mostrando un accenno di decisione, lo studente aveva optato per la scelta che foneticamente gli era più congeniale. Non aveva la più pallida idea di cosa fosse un Kappa, ma in qualche modo sentiva che gli avrebbe portato sfortuna. Del resto le cose belle erano fatte così.
Bacchetta alla mano, appostato sul suo ritaglio di pedana, si convinse di essere pronto a partire. In realtà aveva fin troppe domande, la maggior parte delle quali da rivolgere a sé stesso.
*Kalpia?*
- Keppie! -

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JESSICA TREASKUn respiro profondo, due, tre... Era necessario distendere i nervi, renderli recettivi e pronti a qualsiasi evenienza. Jessica nelle sua breve carriera aveva già affrontato molti duelli, e dalla maggior parte di essi era uscita vittoriosa. Si poteva dire che aveva trovato la sua strada nell'azione, nel confronto e nell'adrenalina. Infatti non le era mai successo di provare tanta felicità nel fare qualcos'altro, né a scuola né al di fuori di essa. L'emozione di vivere a pieno ogni attimo nella sua più totale incertezza la faceva sentire viva, nel presente e nei lassi di tempo che separavano un duello da un altro. Nemmeno la presenza intimidatoria di un mago così noto nel ruolo di arbitro avrebbe potuto distrarla. Poi con quel ragazzetto come sfidante la vittoria sembrava assicurata...
Passato lo sconvolgimento iniziale, Jessica lasciò scivolare lo sguardo da Breendbergh a Seashore in attesa che i due si decidessero a porre fine ai loro relativi teatrini. Mentre i due si disperdevano in inutili dettagli riguardo la notorietà dell'americano, lei aveva già cominciato a ripassare mentalmente gli incantesimi trasfigurativi che aveva in serbatoio.
«Che Kelpie sia» disse decisa. Poco importava chi avrebbe mosso per primo. Non era quello che determinava le sorti dei duellanti.

***

Il signor Seashore, rapito da quanto chiesto da Camillo, sgranò gli occhi confuso, non capendo a cosa volesse riferirsi. «Oh sì, certamente. Quell'articolo è infatti incorniciato nel salotto del mio attico a New York. Che duello che è stato! Memorabile.» Non aveva idea di cosa stesse parlando, ma fece finta di saperlo per non rischiare di fare la figura del fesso. D'altronde ne aveva passate molte nella sua lunga vita, e soprattutto così tante testate avevano parlato di lui e tuttora. Di sicuro gli doveva esser sfuggito qualche articolo di provenienza britannica, e forse Manilo si riferiva proprio a uno di quelli. Comunque scrollò il capo e accolse con un cenno la presa di posizione della Treask. Entrambi gli sfidanti sembravano pronti, e così lo era lui.
«Ai posti allora!» disse posizionandosi sulla poltrona da arbitro. Gli sguardi degli astanti si tesero nella sua direzione non appena scagliò in aria la moneta. Presa al volo, Seashore schiuse il palmo e ratificò il verdetto: «Manilo, a te la prima mossa. Pronti... via!». Il suono del suo fischietto segnò l'inizio del duello.

BENNY SEASHORE



Bene, Camomillo, tocca a te. Ti cito la descrizione della sala e degli oggetti presenti, che trovi già in questo topic.

CITAZIONE
Sala del Duello
La Sala è molto ampia, con alte finestre luminose e il soffitto a non meno di sei metri da terra. Vi sono molti oggetti e arredamenti...

Lista Oggetti Presenti

Un lungo tappeto, sulla pedana dove i due si sfidano;
Due armadi, uno con libri e un altro con coppe e trofei, addossati alle pareti laterali alla pedana;
Quattro armature, una per angolo
Otto torce, che oscillano nella sala;
Un enorme lampadario in ottone, con 36 candele, appeso al soffitto esattamente sopra il centro della pedana;
Due candelabri a tre braccia;
Una quindicina di quadri;
Arazzi e stendardi alle pareti;
Lunghe tende alle finestre;
Quattro statue gargoyle poste agli angoli della sala;
Due puff;
Due file da dieci sedie poco distanti dai due lati lunghi della pedana;
Un tavolo accostato al muro;
Quattro ganci appesi al soffito per appendervi gli stendardi.

Per qualsiasi dubbio rimango a disposizione via MP.
Prossima scadenza: 7/06 h16.00
 
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view post Posted on 7/6/2020, 14:20
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Codice*Beh, se non altro ora sappiamo che non è Herbie Hancock!*
- Ma dai? -
Camillo inquadro il giudice Seashore come una sorta di bonaccione dalla memoria corta. Già dal primo fallimento nel rivolgersi a lui con le generalità corrette, gli aveva dato l’impressione di non essere particolarmente attento ai dettagli; subito dopo, fatta menzione della meravigliosa opera, se n’era uscito citando un duello memorabile, tutt’altra cosa rispetto al riferimento. Quel suo modo di fare aveva fatto comparire sulle labbra del marmocchio un sorriso accondiscendente, accompagnato dalla sincera speranza che ciò non si riflettesse sul suo modo di arbitrare. Quello, a giudicare dal comportamento dei suoi fan, doveva essere un pezzo grosso! Dubitava fosse un allocco a tutti gli effetti, ma non si poteva mai sapere. Decise di fidarsi, altro non poteva fare.
Il Tassorosso si mise in posizione sulla pedana, dando il fianco sinistro alla signorina Treask. Di duelli sua madre ne aveva fatti tanti in gioventù e, avendo maturato una discreta esperienza in merito, gli aveva suggerito di aprire le danze in questo modo. Esporre solo un lato del corpo, secondo la donna, avrebbe ridotto la sua silhouette, assottigliando l’area entro la quale l’altra avrebbe dovuto mirare. In tutta risposta Breendbergh non si era trattenuto dall’esprimere qualche perplessità di natura tecnica. Prima tra tutte il fatto che non fosse un gran schivatore e che per quanto stretta la sua figura - qualche cornetto alla crema in meno gli avrebbe fatto bene - sarebbe stato davvero difficile mancare un bersaglio pressoché immobile. Mamma Breendbergh aveva liquidato la questione con un amorevole “Lì sono Kappa tuoi”. In secondo luogo, per come la vedeva lui, sarebbe stato più logico dare il fianco dominante, nel suo caso il destro. Nella scherma si faceva così e le analogie tra i due sport non mancavano. Un buffetto sul naso ed un sospiro distensivo avevano preceduto un’interminabile analisi sui motivi per cui era meglio non sventolare la bacchetta sotto il naso dell’avversario. Il concetto, scremato sinotticamente, prendeva in considerazione tutte quelle situazioni di emergenza in cui avrebbe potuto proteggere la bacchetta con la propria figura; estrarla per attaccare e difendersi richiedeva molto meno tempo che ritirarla e ruotare il corpo per farle da scudo. Nella scherma sportiva spada, fioretto e sciabola andavano a cercare il contatto fisico con l’avversario, ma il catalizzatore funzionava perfettamente a distanza. “E poi sei ti disarmano? E se subito dopo si appellano alla tua bacchetta? Te la trascinano praticamente addosso, vuoi mettere?”. Ogni volta che osava ribattere, la mamma tirava fuori una ragione a favore di quella sua insolita posizione di guardia, ragion per cui decise di arrendersi e darle retta. Doveva solo stare attento a non darsela contro i vestiti, ma aveva fatto pratica a casa.
Al netto di tutto ciò, poco prima di ricevere il via dal buon Seashore, Camillo si era allineato ai lati lunghi della pedana, pur stando perfettamente al centro, esattamente dove avrebbe dovuto essere in quel momento. Il Salice, saldo nella mano destra, era schierato parallelamente al corpo, mentre la sinistra restava lievemente estesa in avanti con il palmo aperto rivolto verso Jessica, per conferire una maggiore stabilità al fisico del Tassorosso. L’olandese la osservava incuriosito, pronto ad attaccare non appena avesse avuto il benestare del famosissimo duellante d’oltreoceano. Con il suono del fischietto a decretare l’apertura ufficiale dello scontro, Breendbergh agì, senza sprecare tempo prezioso.
Volse la punta del catalizzatore in direzione della donna, prestando attenzione a non intralciare la linea di tiro contro il proprio corpo. Puntare, o per meglio dire mirare al bersaglio, era il primo atto necessario affinché l’incantesimo da lui scelto potesse avere esito positivo. Si trattava di una procedura tanto delicata quanto fondamentale, ragion per cui si concentrò profondamente; aveva cercato di visualizzare nella propria mente l’immagine della bacchetta della signorina Treask, attribuendole col pensiero una sensazione di calore straziante. Era quello il suo obiettivo: renderla rovente, tanto quanto avrebbe potuto esserlo la superficie di un ferro da stiro in funzione. Immediatamente dopo provò ad effettuare una piccola rotazione del polso dominante in senso antiorario, così da tracciare con esso un cerchio. La mano si sarebbe mossa quanto più rapidamente possibile, tenendo fede ad un adeguato rapporto con la precisione. Se accuratezza e velocità di esecuzione erano per forza di cose inversamente proporzionali, avrebbe fatto del suo meglio per stabilire un equilibrio tra le due cose che rispecchiasse le proprie esigenze. A quel punto avrebbe enunciato la formula con decisione, marcando l’accento sulla seconda A ed imprimendo nel suo tono di voce la volontà di ferire Jessica: «Flagrate!».
Per quanto non vi fosse odio o disprezzo nei confronti della propria avversaria, per quanto il desiderio di arrecarle danno avesse fini prettamente sportivi, avrebbe conferito al sortilegio una sonorità aggressiva. Flagrate sarebbe risuonato nella stanza con una ferocia indesiderata.
Camillo era mosso dall’istinto, mente e corpo agivano in armonia cosicché pensieri ed azioni non si intralciassero, ma fossero sintonizzati l’un l’altro per seguire il flusso di un’idea. Era determinato a colpire la bacchetta della donna, a disarmarla, ma se così non fosse stato si sarebbe accontentato di incantare i suoi vestiti. In seguito gli sarebbe piaciuto poter capitalizzare sulla sua prima giocata e, che fosse per averla privata della bacchetta o per averle inflitto una sofferenza in grado di minare la sua concentrazione, era di vitale importanza andare a segno.

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JESSICA TREASKLa tensione saliva, i battiti pure. Senza dar troppa importanza alle persone in platea, Jessica si mise in posizione dalla sua parte della pedana. Aveva seguito quella prassi centinaia di volte, per esercizio e negli eventi ufficiali. La sua mente era reattiva, il suo bagaglio in quanto a duelli possedeva ormai un buon numero di incanti pronti all'uso. Solo la presenza di quel noto arbitro e duellante del Nuovo Continente rendeva la giornata singolare. Perdere di fronte a lui non era un'opzione stando alla sua ambizione; così Jessica acuì i sensi, si concentrò sui movimenti dell'avversario nel tentativo di prevedere le sue intenzioni.
Un inizio era pur sempre un inizio, e aveva già sulla punta della lingua la concretizzazione del suo incantesimo. La prima mossa dell'altro avrebbe sancito la partenza dello scontro. Il braccio era già steso in avanti senza rigidità, come da posizione, ed era solo necessario dar sfogo alla propria immaginazione e all'ardente desiderio di vittoria. Una mezza dozzina di api, grosse come ciliege gialle e nere, dalle ali forti e vibranti, prese forma nella sua mente. I pungiglioni scuri e appuntiti avrebbero dovuto mirare alla pelle dell'avversario per conficcarcisi dentro e inocularvi il loro fastidioso veleno come siringhe. Si sarebbero spedite leste verso di lui dopo esser fuoriuscite dalla punta del catalizzatore, mentre il suo incantesimo sarebbe andato a segno. La formula, breve e concisa, risuonò fra le pareti della sala: «Apis!». Il catalizzatore puntato verso Camillo.

***

Seashore se ne stava beato sul suo trono, coi palmi poggiati sulle cosce e il busto eretto. Gli sguardi dei pochi presenti rimasti si concentrava soprattutto sulla sua figura, resa affascinante dalla notorietà, che sull'azione. Più che alle strategie dei duellanti il pubblico era interessato alle sue reazioni in merito. Era interessato? Oppure stava lì solo perché glielo era stato chiesto? Un sorrisetto soddisfatto permeava sul suo volto e, reale o di circostanza che fosse, la sua attenzione era tutta per gli avversari.
L'inizio non poteva essere dei migliori. Sia Camillo che Jessica avevano intenzione di studiarsi, muovendosi con destrezza e privi di impazienza. Il primo, com'era giusto che fosse, aveva voluto tentare un duraturo disarmo dell'altra; la seconda, consapevole del generale andazzo dei duelli, si era preparata all'evenienza evocando una bella gatta che Camillo avrebbe dovuto pelare.
Il Flagrate andò a segno: un cerchio, un movimento conciso e veloce, che tuttavia non riuscì a bloccare totalmente la fuoriuscita di qualche ape dalla bacchetta di Jessica. Quattro grossi insetti fuoriuscirono dal catalizzatore e volarono con intenzioni palesemente malevoli verso il collo di Camillo. Nel mentre la mano di Jessica dovette mollare istantaneamente la presa sull'arma, lasciandola cadere ai suoi piedi per il bruciore (-14PS). Quasi simultaneamente, le api grassottelle andarono a colpire il collo e il braccio sinistro di Camillo lasciandogli due bozzi per parte e avvelenandolo (-9PS).
Seashore osservò incuriosito prima l'uno e poi l'altra. Come avrebbero reagito? Camillo avrebbe continuato ad attaccare pur nel dubbio di un avvelenamento, date quelle dimensioni, o si sarebbe tolto quell'impiccio prima di ogni altra cosa? E Jessica come e quando avrebbe deciso di recuperare la propria bacchetta?

***

Un sorrisetto si dipinse sul volto di Jessica, seppur poco visibile. Il ragazzo aveva agito bene, ma non poteva pensare di ritrovarsi davanti a una sprovveduta. Le api gli avrebbero causato qualche problema mentre la sua bacchetta si raffreddava. Consapevole dell'effetto dell'incantesimo - quante volte le era accaduto di bruciarsi stupidamente? - si affrettò a bloccarla con la suola spessa dello scarpone destro, ponendo il sinistro avanti. La mano doleva parecchio, ma sarebbe passato presto.

BENNY SEASHORE



Camillo
PS: 222/231
PC: 161/161
PM: 208/208

Camillo è stato punto su guance e braccia da qualche ape. Perderà 2PC a turno a causa del veleno delle api finché non vi porrà rimedio.

Jessica
PS: 86/100
PC: 150
PM: 100 (in caso di Trasfigurazioni 180)
Il Flagrate le ha colpito la bacchetta che è caduta ai suoi piedi disarmandola. Questa rimarrà rovente per un turno. Le ha causato una lieve ustione alla mano dominante.
Prossima scadenza: 21/06/2020 h 16.00

 
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CodiceSconcerto. Se Camillo avesse dovuto descrivere con una parola ciò che aveva provato nel vedere l’avversaria perdere la bacchetta, non avrebbe potuto trovarne una più adatta. Non pensava di andare a segno al primo tentativo, di centrare il catalizzatore di Jessica con una tale precisione. Nella più rosea delle ipotesi, si era visto colpirla di striscio, scaldare il tessuto degli indumenti che indossava e provocarle una sofferenza gratuita; una bella gatta da pelare per la signorina Treask, ma nulla che avesse potuto compromettere drasticamente la sua capacità di attaccare e difendersi. Invece l’aveva privata della sua unica arma e protezione ed ora era libero di fare come voleva, o almeno così pensò. Magnifico.
Non percepiva alcuna esaltazione, nessun sentimento di onnipotenza ad animarlo. Del resto si era imposto di mantenere i piedi per terra e guardare in faccia la realtà. Si trattava di un piccolo vantaggio che sarebbe svanito se non ne avesse approfittato, cosa che fece gravare su di lui tutta la pressione che la fretta era in grado di esercitare. In più lei non era rimasta immobile, ma era stata in grado di lanciare una controffensiva. Uno scarnissimo sciame d’api, quattro o cinque ad occhio, aveva attaccato l’olandese al meglio delle sue possibilità. Se l’era cavata con delle dolorose punture sul collo e sul braccio sinistro, quello rivolto alla contendente. Si ritenne fortunato ed incassò il danno che gli insetti avevano causato stringendo lievemente i denti, senza perdersi d’animo. Istintivamente, per via del terrore generato dalle loro dimensioni, aveva abbandonato quella ridicola posizione difensiva in favore di una più classica.
Tempo. Ne aveva poco e doveva sfruttarlo al meglio, sia perché era conscio che la bacchetta colpita dal Flagrate presto sarebbe tornata alla sua temperatura normale, sia perché voleva agire prima che il veleno delle api entrasse in circolo. Breendbergh strinse il salice in pugno con decisione, mirando al petto di Jessica, poi cercò di compiere una flessione del braccio dominante così da portarlo vicino al proprio corpo. Tentò di farlo con fluidità ed accuratezza, per caricare l’attacco in modo più rapido e naturale. Quindi si apprestò a distenderlo, in modo tale da volgere la punta del catalizzatore nuovamente contro il torace della ragazza. Mentre scaricava la forza accumulata con quell’ultimo movimento, saturò la formula di una decisione profondamente sentita: «Stupeficium!».
Se tutto fosse andato come da programma, avrebbe cercato di indirizzare il raggio scarlatto scaturito dal salice contro la porzione bassa del petto, qualche centimetro più in alto della zona dove i polmoni si incontravano con il diaframma. Avrebbe dovuto funzionare sia se l’avesse presa alla sprovvista e colpita in pieno, sia la donna avesse cercato di abbassarsi per cogliere la propria bacchetta, o almeno questo era quello che la fisica gli suggeriva. In realtà le incognite erano tante e temeva qualcosa potesse scombinare i propri piani, primo tra tutti un eventuale secondo intervento delle api, ma non aveva escluso la possibilità di fare cilecca. Ciò a prescindere, si impose di avere fiducia nelle proprie potenzialità. Con quella a mancare, un esito disastroso era inevitabile.

222/231 PS - 161/161 PC - 208/208 PM

 
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BENNY SEASHOREBenny Seashore si era sporto in avanti interessato per contemplare meglio la pedana. Doveva aver sottovalutato Camillo, forse a causa del suo volto così giovanile. Il ragazzo si muoveva fulmineo e in maniera astuta nonostante non possedesse tutta questa eleganza. Non credeva nemmeno che avesse dalla sua incantesimi simili. A giudicare dall'età doveva essere ancora un allievo della prestigiosa scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Attaccare era la sua prerogativa, far incassare all'avversaria più colpi possibili dopo il disarmo la sua strategia. Lo Stupeficium dipartì netto e potente dalla punta del catalizzatore nel tentativo di prendere in pieno il ventre di Jessica senza alcuna pietà. Cosa scioglieva il preside di quell'istituto nel succo di zucca dei suoi allievi? Sangue di Re'em?
La giovane donna nel mentre, che doveva essere quella più avvezza ai duelli essendo frequentatrice stabile della Congrega, si era avvalsa della suola della scarpa per fermare la bacchetta. Il piede destro dunque salvò il catalizzatore bollente mentre il sinistro si pose in avanti per coprirlo; un escamotage che non solo le permise di rimanere pronta a coglierlo e a impugnarlo di nuovo ma anche di assottigliarsi come bersaglio. Infatti ponendo un piede davanti a un altro roteò di conseguenza il busto donando il fianco a Camillo. L'incantesimo per quanto efficacie e potente andò a toccarla per metà colpendo fianco e schiena (-30PS). Fu come se qualcuno le avesse dato un poderosissimo calcio alle spalle e cadde in avanti impattando contro il terreno, seppur tentando di parare il tutto ponendo le mani avanti. La bacchetta sotto di lei era ancora un po' calda e le provocò una leggera bruciatura alla pancia rovinandole la maglia (-2PC).
La situazione non sembrava delle migliori per la ragazza ma non era ancora detta tutta. Per quanto riguardava l'altro, era nettamente in vantaggio, anche se braccio e collo avevano preso a pulsargli per il veleno delle api (-2PC). Seashore contemplò entrambi e cercò di costruire nella sua mente le possibili mosse che avrebbero potuto architettare. Si grattava il mento e continuava a chiedersi dei segreti di Peverell.

JESSICA TREASK



Camillo
PS: 222/231
PC: 159/161
PM: 208/208

Camillo perde 2PC a causa del veleno delle api.

Jessica
PS: 56/100
PC: 148
PM: 100 (in caso di Trasfigurazioni 180)
Lo Stupeficium era molto potente ma l'ha colpita solo parzialmente alla schiena e al fianco sinistro facendo cadere Jessica in avanti. Sotto di lei c'è la bacchetta, ancora un po' rovente, che le causa una leggera ustione alla pancia.
Prossima scadenza: 11/07/2020 h12.00

 
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Codice*Forse sto esagerando.*
Breendbergh andò a segno, colpendo con un vigore inaspettato Jessica. L’incantesimo l’aveva centrata in pieno, o per meglio dire la sua mira era stata dignitosa e questo gli aveva permesso di ottenere un esito quantomeno soddisfacente. Aveva osservato l’altra piegarsi all’impatto con il raggio, violento ed energico - immaginava anche doloroso - per poi capitombolare al suolo prona. Era indifesa. Il rimorso per il gesto compiuto aveva alimentato una profonda ed intima tristezza e quasi si era pentito di aver dato sfogo ad una tale prepotenza. Ripudiava ogni brutalità, almeno finché questa non era necessaria alla difesa, ma in quel contesto specifico il tutto sembrava essersi ridotto ad una vessazione gratuita, non commisurata al trattamento che gli era stato riservato. Gli era venuto spontaneo domandarsi se si fosse comportato correttamente, come l’etichetta e la morale suggerivano. Non si dedicò abbastanza alla questione da elaborare una vera e propria risposta, il tempo era poco e doveva sfruttare il lieve vantaggio ottenuto sulla sua avversaria. Quella competizione era regolata da una delle più antiche leggi dell’esistenza, come in fin dei conti lo era ogni gioco a somma zero. Mors tua vita mea. Ci sarebbero stati un vincitore ed un vinto, il resto non contava. Ciò non gli avrebbe impedito di fare i conti con quel dilemma una volta conclusa la tiritera della Congrega. In fondo era lì per maturare ed imparare a combattere.
Scansata quella frazione di secondo filosofica, Camillo si beò con una repulsione abissale del tonfo emesso dall'urto di quel corpo gracile contro il suolo. Teneva il Salice ancora stretto in pugno e terminato il movimento, quasi immediatamente i muscoli si erano attivati per dare origine al successivo. Per quanto lo riguardava la sua condizione non era mutata minimamente rispetto a pochi istanti prima, almeno riferendosi a quello che si poteva osservare nel mondo sensibile. Era stata la sua volontà a subire gli effetti delle sue azioni crudeli e spregiudicate. Il suo animo pareva essersi ammorbidito, ma la determinazione era rimasta intatta. Quella che sulla carta poteva sembrare un'antitesi, in termini concreti non lo era affatto.
Nel mentre le punture d’ape avevano iniziato a pulsare fastidiosamente. Cercò di ignorarle, per quanto possibile.
Camillo rilassò la presa sulla bacchetta, mantenendola comunque stabile e salda nella mano dominante. Il rispettivo braccio a sua volta era stato ritratto, così che la metà superiore fosse verticale e rispettasse una discreta perpendicolarità alla pedana, rimanendo allineata al fianco. Il gomito quasi a contatto con il corpo. L’avambraccio era stato invece posizionato in modo da accompagnare agevolmente il catalizzatore, che con la punta avrebbe dovuto indicare la signorina Treask. Seguendo i movimenti di preparazione, controintuitivi ma concilianti con quella che era l’anatomia umana, il Tassorosso avrebbe enunciato la formula, cercando di non tradire la propria risolutezza con una pronuncia mangiucchiata. «Vermilius».
La concentrazione era alle stelle, come poteva non esserlo? Breendbergh si era posto l’obiettivo di scomodare Jessica, rispettando le proporzioni che riteneva adeguate tra l’efficacia della sua fattura e la sofferenza inflitta. Il corpo della duellante copriva la sua bacchetta, neanche il fato avesse intuito che sin dall’inizio lui aveva puntato quella e soltanto quella, per non trasformare quella competizione sportiva in un gioco al massacro. O forse, si era detto, l’altra aveva disperatamente tantato di aggrapparsi ad essa per non perdere l’unica difesa contro le angherie di quel giovanotto che l’aveva sfidata. Non voleva più ferirla inutilmente. L’avrebbe fatto, se necessario, ma avrebbe preferito chiudere quella pratica e fare invece i conti con la propria coscienza. Ciò nondimeno, Camillo non aveva sottovalutato la ragazza e ancora temeva potenziali assi nella manica. Per questa ragione provò ancora una volta a privarla della sua arma, confidando e rispettando la tenacia che lei aveva dimostrato. Se da un lato aveva contato su di essa, nella speranza che la aiutasse ad osteggiare il suo tormento, dall’altro sperava che non la portasse a compiere gesti azzardati. In quest’ultimo scenario sarebbe stato lui a pagarne le conseguenze.
Doveva solo scansarla, trascinarla lontano da quel dannatissimo attrezzo ed appropriarsene. Ogni cosa aveva il suo tempo e lui avrebbe fatto il possibile per accelerare il processo.

222/231 PS - 159/161 PC - 208/208 PM



Proroga concessa dal Master.
 
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JESSICA TREASKNon stava andando affatto bene. Nella sua visione dell'insieme era tutto tremendamente sbagliato: lei disarmata e umiliata da un ragazzino che odorava ancora di latte.
Il poderoso colpo alla schiena le aveva causato un male cane, per non parlare della botta cadendo in avanti e l'ustione alla pancia. L'istinto le diceva che aveva sottovalutato di troppo il suo avversario, che ora ne stava pagando le conseguenze. Se davvero era così, allora avrebbero dovuto duellare davvero ad armi pari, senza che lei si sforzasse di provare compassione per uno studentello in fasce.
Stordita e indolenzita, non avrebbe lasciato ai pensieri di rallentarla ulteriormente. Il desiderio di rialzarsi per mostrare a Camillo che niente, nessuno e nemmeno lui le avrebbe strappato dalle mani la vittoria era forte, ma di sicuro una scelta poco saggia in quel frangente. Prima di tutto occorreva recuperare la bacchetta ormai fredda, poi levarsi di mezzo. La cosa più semplice era quella di portare la destra sotto il ventre il più velocemente che poteva per riprendersi l'arma. Avrebbe seguito questo piano avvalendosi di tutta l'adrenalina che quel tormentoso fastidio le dava. Non appena le dita si sarebbero avvinte all'impugnatura, con una spinta dello stesso braccio avrebbe cercato di rotolare fino allo scalino della pedana per cadere giù, in modo tale da coprirsi da eventuali altri attacchi.
***

C'era qualcosa di tremendamente strano che teneva incollato Seashore agli eventi che scandivano il duello in atto. Stranamente affascinato, forse non tanto dalle capacità stesse che muovevano quegli incantesimi, ma dal concetto di duello in sé. Lui e il resto dei presenti erano rannicchiati sulle loro poltrone e sugli spalti ad osservare la pedana dall'alto, come se si trattasse di qualcosa di molto lontano e di totalmente intangibile per loro. Quei due, Camillo e Jessica - o forse più Camillo che Jessica - si lanciavano addosso incantesimi entro piccolissime frazioni di secondo, rendendo il tempo e il presente dinamico, euforico, carico di elettricità. Bisognava avere un occhio e, in generale, dei sensi molto lesti nel captare le novità e i micro movimenti dell'altro per sopravvivere lì sopra. Lui lo sapeva molto bene, e nei decenni aveva fatto suoi tanti trucchetti oltre allo stesso manuale di incantesimi, imparato a memoria per collegare braccio e mente in mezzo battito di ciglia. Ma quanto di ciò che accadeva sulla pedana era realmente voluto e studiato e quanto invece era frutto del Caso? Era questa domanda che gli mandava sempre in pappa il cervello. Se avesse potuto leggere nelle loro menti avrebbe compreso la risposta più azzeccata per quel particolar momento, ma ciò non poteva avvenire e, dunque, rimase a contemplare lo scontro affascinato dai suoi stessi quesiti.
La signorina Treask, di fatto, ricevette un bel Vermilius, in parte depotenziato dal suo movimento, proprio nella direzione in cui voleva andare, superando il gradino di legno e atterrando sul pavimento duro della sala provvista persino di bacchetta (-11PS)! Diciamo che, tuttavia, non doveva passarsela benissimo, anche se l'altro continuava ad accusare il fastidio inflittogli dalle api (-2PC). Jessica avrebbe dovuto raccogliere tutte le forze rimanenti per rimettersi in pari, ma non era scontato. Rotolando giù e oltre, la pedana non la nascose poi così tanto, e permise a entrambi di guardarsi in pieno volto senza barriere. Sarebbe stato un vantaggio per i due sfidanti o uno svantaggio? Per chi, poi, per inciso sarebbe stato l'uno e per chi l'altro? Ad ogni modo solo una cosa era certa: se si trattava veramente del Caso, questo avrebbe sempre operato per conto suo.
***

L'immagine era già chiara nella sua testa. Conosceva l'incantesimo, eccelleva in quel campo. Il colpo assestatole fu scoraggiante, ma non le permise di dimenticare quanto prefissato. Quando si ritrovò l'avversario davanti l'unica cosa che i suoi occhi ardenti di rivalsa andarono a cercare fu la di lui mano dominante. Il catalizzatore, finalmente agguantato, si sarebbe alzato con tutta la velocità che la spossatezza le permetteva per puntare alle dita di Camillo aggrovigliate alla sua arma.
Nella mente di Jessica l'intera destra del ragazzo aveva già raggiunto le dimensioni di una noce. Tenere e sottili dita perdevano la forza necessaria per trattenere quanto cingevano, scomparendo sotto la manica troppo lunga per la manina di un neonato. Tutto quel lavorio imaginifico non sarebbe stato d'ostacolo per i suoi tempi: era il frutto di un lungo allenamento, se non di un incredibile talento che aveva nutrito sin dalla sua prima lezione di Trasfigurazione a Beauxbatons.
«Manus Transmutus!» disse a voce alta e con determinazione. Avrebbero giocato con la stessa cattiveria, ma di sicuro lei conosceva il modo per rendergli le prossime ore parecchio ostiche da vivere.

BENNY SEASHORE



Camillo
PS: 222/231
PC: 157/161
PM: 208/208
Camillo è stato punto su guance e braccia da qualche ape. Perderà 2PC a turno a causa del veleno delle api finché non vi porrà rimedio.

Jessica
PS: 45/100
PC: 148
PM: 100 (in caso di Trasfigurazioni 180)
Il Vermilius l'ha colpita di striscio mentre rotolava giù dalla pedana, oltre il lato più corto del rettangolo. Le toglie 11PS. La bacchetta ormai si è raffreddata.
Prossima scadenza: 11/08/2020 h 11.30

 
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CodiceCamillo, che al pari di un giocatore di scacchi si era preparato le mosse in anticipo ancor prima di metter piede nella sala dei duelli, aveva ricevuto l’ennesimo assaggio di una verità a lui fin troppo familiare. L’inesorabile susseguirsi degli eventi, specialmente quelli adrenalinici, non ammetteva progetti a lungo termine. L’apertura aveva dato un esito ben oltre le sue più rosee previsioni. Togliere la bacchetta a Jessica gli aveva permesso di accumulare un discreto vantaggio, che ormai si protraeva da qualche lancio di incantesimo. Ciò a prescindere, la donna proprio non aveva voluto saperne di separarsi dalla sua fidata compagna, sempre protetta dal suo corpo gracile ed al contempo infaticabile. L’olandese ci aveva provato in tutti i modi e lei, caparbia, prima l’aveva trattenuta con lo stivale, poi sdraiandocisi letteralmente sopra, nonostante lo schiantesimo appena ricevuto l’avesse notevolmente debilitata; infine se l’era trascinata giù dalla pedana. In una situazione di calma si sarebbe domandato se quella fosse stata una prassi da seguire o se fosse stata la sua natura ad imporglielo. L’ambizione, la sete di vittoria aveva sicuramente giocato un ruolo fondamentale in questo processo. In quel frangente, tuttavia, si era limitato a concedersi una lamentela interiore durata l’intero scontro, senza indagare ciò che non era necessario comprendere ai fini del suo svolgimento. Scocciato com’era, il Tassorosso decise di abbandonare ogni strategia convenzionale e lasciare da parte qualunque progetto conforme al buon senso o all’etichetta della Congrega.
La Treask era rotolata al di fuori della pedana, come già accennato. Gli occhi dello studente non si erano staccati per un singolo istante dalla sua figura malconcia ed il suo sguardo l’aveva seguita sin dove il moto si era arrestato. Comprendere quale fosse la posizione di Jessica al termine della sua corsa era un dettaglio estremamente rilevante. Non voleva starsene con le mani in mano, ma scattare non appena avesse potuto agire in sicurezza, sapendo che si sarebbe piantata in un punto e che a quello avrebbe dovuto mirare. Così, nonappena l’altra avesse abbracciato la sedentarietà, il ragazzo si sarebbe attivato per scagliare l’ennesimo sortilegio, punture d’ape permettendo.
Camillo avrebbe puntato la bacchetta in alto, accompagnandola con l’estensione del braccio, cosicché questo non fosse parallelo al suolo, ma sollevato ben oltre il livello della spalla. Poi, come un boia che calava la sua ascia, lo avrebbe ricalibrato verso il basso; il Salice, seguendo quel repentino spostamento, si sarebbe trovato prima ad indicare una posizione sopra il corpo e la testa di Jessica, poi quest’ultima. In questo modo avrebbe simulato la discesa degli ananas, che già nella sua mente avevano iniziato a delinearsi. Si era immaginato dei frutti grossi e pesanti, quattro o cinque, ricoperti da quella caratteristica scorza dura, insidiosa e coronata di spine fastidiosissime. Quest’ultimo dettaglio sulla loro composizione gli aveva permesso di scartare altri alimenti ben più pesanti, come i Jackfruit - mai si sarebbe azzardato a crearli, conosceva i propri limiti - o i cocomeri, per una o per l’altra ragione. In quello che pareva un rapporto tra familiarità ed efficienza, non esisteva nulla che potesse egualmente soddisfare l’esigenza dello studente. In fin dei conti erano stati anche i primi a venirgli in mente e lui non disponeva del tempo necessario per vagliare le possibili alternative. Quindi, a conti fatti, mentre ancora l’incantesimo era in fase di esecuzione, la concentrazione di Camillo raggiunse il suo picco e tutto divenne vivido tra i suoi pensieri, tanto quanto era appassionato il desiderio di trasporre la propria fantasia in una nitida realtà. A lui il compito di realizzarla. «Macedonis!».
Breendbergh avrebbe cercato di essere quanto più celere possibile durante tutta l’esecuzione, per poter attaccare senza lasciare tempo all’altra di riassestarsi e preprarare una controffensiva. Sapeva di trovarsi in una posizione favorevole, sia per quanto riguardava l’ubicazione sulla pedana, sia per quanto riguardava le proprie condizioni fisiche. Un sortilegio tanto semplice, se eseguito correttamente, gli avrebbe permesso di sfruttare il vantaggio accumulato in precedenza, di schiacciare la propria avversaria sotto quella pressione che mai aveva smesso di esercitare e che ben presto, sperava, avrebbe spezzato definitivamente il suo spirito tenace. Con stile ed arroganza, ovviamente. Chi altri, nella storia della Congrega, aveva mai usato degli ananas per stendere il proprio avversario? Se il fato voleva, sarebbe stato ben lieto di aggiudicarsi un primato tanto scandaloso.

222/231 PS - 157/161 PC - 208/208 PM

 
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BENNY SEASHORE



Il duello continuava. Nonostante i duri colpi subiti Jessica non era intenzionata a farlo finire subito, ma nemmeno l'altro, Camillo, sembrava tanto motivato a impartirle il colpo di grazia. Secondo il modesto parere di Seashore il giovane Hogwartsiano aveva in pugno l'avversaria, stesa a terra, completamente scombussolata e dallo stato emotivo alterato. Cosa lo tratteneva dal tornarsene a casa? Che per caso fosse un sadico desideroso di generare scompiglio nelle performance altrui o semplicemente un ragazzetto che si era ritrovato a duellare con quei quattro buoni incantesimi nella saccoccia e che adesso era a corto di idee? Non era esattamente così che ci si comportava coi valorosi membri del Tempio dei duelli, a qualsiasi nazione magica esso appartenesse.
La signorina Treask, arrabbiata fino al midollo per gli affronti, aveva finalmente deciso di sfoderare tutta la sua abilità e tutta la sua grazia nella sottile e complicata arte della Trasfigurazione. Benny non aveva avuto il tempo di leggere il suo curriculum vitae, ma era evidente che fosse portatissima. A pochi maghi e streghe sarebbe venuto in mente, allo stremo delle proprie forze, di scagliare un Transmutus sulla mano dominante del proprio avversario, rendendogli praticamente impossibile sollevare la bacchetta. Camillo non avrebbe avuto la forza necessaria per sollevare la sua dieci pollici e mezzo con la manina di un bebè. Come si sarebbe comportato da lì in avanti? Di sicuro quella trasformazione non sarebbe durata poco.
Nonostante tutto il giovane rampollo di Peverell aveva avuto modo di scagliare il suo attacco. Seashore, che aveva già o occhi interessati puntati su di lui, aveva seguito il suo catalizzatore domandandosi quale altro mirabolante colpo avesse in canna. Mai si sarebbe aspettato di veder comparire attorno alla signorina Treask della frutta, perlopiù degli ananas. Le labbra gli si schiusero per lo sconcerto, ma era assolutamente convinto che dietro quella mossa così ridicola ci fosse una strategia più complicata. Almeno questo era ciò che gli auspicava. Ad ogni modo il Transmutus di Jessica bloccò a metà il processo di evocazione del Macedonis, sballando la mira e lasciando al concreto solo tre frutti grossi e aranciati piombare sul pavimento. Uno di questi andò a colpire la coscia sinistra dell'avversaria (-4PC), gli altri rimbalzarono sul suolo e rotolarono via sotto lo stupore di tutti i presenti. Nel mentre bacchetta di Salice di Camillo cadde a terra, troppo pesante per quelle fragili dita paffute, proprio a un passo davanti a lui. Seashore di fronte a quello spettacolo incrociò le braccia e attaccò la schiena alla poltrona. Mai visto nulla di simile in una Congrega, questo era ciò che pensavano tutti. Il noto americano, invece, si era estraniato in quella posizione con una sola domanda nella testa: di che sapevano i frutti evocati? In cinquant'anni di vita, poco più o poco meno, non aveva mai assopito quella curiosità. Forse rubarne uno dopo il duello per darsi una risposta era un azzardo, troppa gente e soprattutto troppi paparazzi. Magari ci avrebbe tentato una volta tornato nella sua camera d'albergo.

JESSICA TREASK



Camillo
PS: 222/231
PC: 155/161
PM: 208/208

Camillo perde 2PC a causa del veleno delle api. La sua mano dominante è diventata delle stesse dimensioni di quelle di un neonato, il che non gli permette più di sostenere la bacchetta magica. Questa cade a terra a un passo da lui. Si ritrova disarmato.

Jessica
PS: 45/100
PC: 144/150
PM: 100 (in caso di Trasfigurazioni 180)
Uno degli ananas le cade sulla coscia sinistra togliendole 4PC.
Prossima scadenza: 25/08/2020 h17.00

 
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CodiceMagari agire nel buon nome della Scienza non era stata una grande idea. Magari lanciare un incantesimo, mentre si era in preda ad un delirio di onnipotenza, non era la scelta migliore per portarsi a casa la vittoria in un duello alla Congrega. Camillo se ne rese conto quando gli ananas da lui generati fallirono nell’impresa di mandare l’avversaria al tappeto, procurandole una lieve - lievissima - contusione alla coscia. Ne ebbe la certezza mentre la mano dominante si rimpiccioliva, raggiungendo dimensioni a dir poco ridicole, tanto da non essere più in grado di reggere la bacchetta. Stava per essere disarmato. Se il tempo fosse stato dalla sua parte si sarebbe soffermato per qualche istante a fare esperienza di una nuova sensazione fisica, per gustarsi un momento di ilarità procurato dall’incanto trasfigurativo che aveva modificato le proporzioni del suo arto. Ne avrebbe certamente riso, se avesse potuto. Si sarebbe pure complimentato con Jessica per avergli mostrato una magia sconosciuta. A giudicare dalla sua espressione era ormai evidente quanto fosse divertito da quella vicenda. Ciò nondimeno, la fretta che governava i suoi movimenti rendeva impossibile scattare un'istantanea dell’olandese che non fosse sfocata e distorta. Mentre ancora perdeva la presa sul catalizzatore, già si era attivato per recuperarlo. Il legno di salice aveva raggiunto la pedana, fermandosi ad un passo da lui.
Con la destra fuori gioco, Breendbergh avrebbe tentato il tutto per tutto in uno slancio contenuto, approfittando delle condizioni in cui verteva la Treask, per afferrare la bacchetta con la mano sana. La sinistra protesa in avanti ed il corpo piegato per permetterle di raggiungerla, quasi sarebbero parsi un riflesso automatico all’offesa subita. L’intento di riappropriarsi della sua arma, così come dell’unica sua difesa ad un’eventuale seconda offensiva, e l’urgenza di farlo prima che l’altra potesse approfittare del suo svantaggio, furono per Camillo una scarica di adrenalina. Carburante per quel suo corpo pigro, che necessitava di stimoli psicologici per mettersi in moto. Un rapido passetto, un modesto inchino, poi sarebbe stata sua, se lo promise. Avrebbe fatto del suo meglio per riconquistarla, cercando di ignorare il dolore procurato dalle punture d’ape.
Nel caso in cui fosse riuscito nel suo intento, lo studente avrebbe cercato di far scudo alla propria figura con il braccio destro, dato ormai per spacciato. Se prima aveva fatto lo stesso avvalendosi del meno capace, ora gli sembrava un’ottima strategia sacrificare una parte del corpo che, almeno per il momento, non gli sarebbe più stata utile. Sapeva quanto fosse difficile lanciare incantesimi con la mano sinistra: ci voleva una maggiore concentrazione, un’attenzione quasi maniacale affinché i movimenti fossero corretti e sincronizzati alla pronuncia. Non poteva permettersi che venisse danneggiato ulteriormente. Al contrario, sperava di utilizzare quello più rapido e preciso per assorbire eventuali incantesimi, scongiurando la minaccia. Nemmeno temeva che si ferisse, voleva solo continuare a farsi valere sulla pedana, in previsione di una performance già abbastanza maldestra di suo. Prima o poi le ferite sarebbero guarite. Il suo orgoglio invece...

222/231 PS - 155/161 PC - 208/208 PM

 
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JESSICA TREASKL'incantesimo andato a segno ebbe su Jessica lo stesso effetto rinvigorente di un'endovena di caffè. Finalmente in lieve vantaggio, cominciò a desiderarne sempre più. Si sarebbe posata sul fianco per poi darsi una spinta con gambe e mani tentando di rimettersi in piedi, o anche solo di accucciarsi sulle ginocchia per direzionare meglio la bacchetta verso il suo avversario. Agendo in fretta forse sarebbe riuscita a mandarlo al tappeto prima di crollare per la stanchezza e i colpi subiti. Aveva già in mente cosa fare: infierire, infierire, infierire.
Una volta in piedi, il polso avrebbe roteato di trecentosessanta gradi in senso antiorario per poi puntarsi verso Camillo. La formula sarebbe stata pronunciata con fermezza e con tutto il vigore che la Treask possedeva ancora nel suo corpicino: «Orbus!» Se l'incantesimo fosse andato a segno - magari prima che Camillo recuperasse la sua arma - allora sì che avrebbe avuto buone probabilità di vincere!

***

Nonostante la sua mente fosse travolta da improvvise questioni metafisiche, non si poteva dire che Seashore fosse assente. Osservava i due contendenti con estremo interesse, tentando di pronosticare le loro mosse e le loro strategie. Ancora sotto shock per la scelta degli ananas, i suoi occhi si soffermavano più a lungo su Camillo e sulla sua manina, che aveva raggiunto dimensioni ancor più piccole di quelle del suo nipotino di tre anni. Comunque sia, il giovane era riuscito a prendere in tempo la bacchetta con la sinistra. Scelta saggia quella di non perdere il proprio catalizzatore, anche se la mano dominante risultava inutilizzabile. Nonostante tutto il colpo sferrato dalla Treask si abbatté su di lui con tutta la forza data dalla frustrazione che ella aveva immagazzinato nel corso del duello. L'Orbus sollevò Camillo in aria, lo capovolse e lo scaraventò a terra come un pupazzetto (-18PS;-5PC). Sbattendo la testa contro il pavimento della pedana il ragazzo avrebbe perso i sensi, non riuscendo ad alzarsi e a comprendere chi fosse, dove fosse e cosa stesse succedendo, mentre il veleno delle api continuava ad agire su di lui (-2PC). Presto si sarebbe ripreso, ma ancora per una manciata di secondi rimaneva fra le grinfie della sua avversaria, a cui dava la cima della testa, disteso a pancia in su e coi piedi in direzione dell'estremità della sua porzione di pedana.
La Treask nel mentre era riuscita a rimettersi in piedi con ginocchia tremanti per il grande sforzo. Seashore si chiedeva quanto ancora sarebbe dovuto rimanere lì prima di poter assaggiare il suo ananas magico. Di sicuro quella ragazza non avrebbe mollato l'osso, sembrava troppo ostinata. Manilo, invece, dava tutta l'aria di fare strambi esperimenti. Per quanto Benny non credesse che quello era il posto giusto per lasciarsi andare a robe come "Il piccolo Pozionista" o "Acchiappa il Murtlap", aveva la sensazione che lui e il sottoscritto avessero qualcosina in comune.

***

Jessica sorrise, soddisfatta e venefica. Dopo tutte le umiliazioni infertele da quel ragazzino poco le importava se gli si rompesse la scatola cranica. Toccava a lei, e non avrebbe esitato nell'impartirgli una bella lezioncina per rimandarlo a ficcare il nastro in mezzo ai libri scolastici.
Adesso che lui era a terra, stravolto, lei aveva tutto il tempo di concentrarsi per dar luogo a un raffinato lavoretto trasfigurativo. Raccolse le sue energie; la fervida immaginazione che aveva sempre contraddistinto le sue trasfigurazioni come le migliori arrivò in suo aiuto, lasciandole sentire persino la sensazione della pietra sulla pelle. La camicia di Camillo doveva irrigidirsi, diventare una vera e propria camicia di forza in grado di impedirgli ogni movimento. Se lui aveva intenzione di giocare con lei con quei mezzucci da quattro soldi, lei gli avrebbe fatto capire fino a dove la fantasia poteva spingersi per danneggiare concretamente il proprio avversario.
La sua bacchetta, puntata verso il ragazzino, avrebbe compiuto due cerchi concentrici a partire dal basso. Alla fine del gesto, un colpetto verso il basso in direzione della camicia carina che lui aveva scelto di indossare per l'occasione. «Duro» avrebbe detto nel mentre, incanalando nella bacchetta, tramite la voce, tutta l'energia mentale di cui l'incantesimo necessitava.

BENNY SEASHORE



Camillo
PS: 204/231
PC: 148/161
PM: 208/208
Camillo riesce a raccogliere la bacchetta con la mano sinistra ma subito dopo viene travolto da un Orbus, perdendo 18 PS e 5 PC. Ad essi si aggiungono anche i 2 PC del veleno delle api. E' sdraiato di schiena sulla pedana con la testa rivolta verso Jessica, privo di conoscenza. E' fermo un turno.

Jessica
PS: 45/100
PC: 144
PM: 100 (in caso di Trasfigurazioni 180)
Riesce a rimettersi in piedi.
Prossima scadenza: 20/09/2020 h 16.00

 
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