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■ Sangue
BANSHEE■
P. Antimago (?)
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Ex-Grifondoro■ OUTFIT
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Scheda PGSeduta su quella comoda poltrona, il bicchiere di vino vuoto appoggiato sulla massiccia scrivania, Mìreen ascoltava e mentalmente elaborava le parole del preside, cercando di capire su quale direzione stesse andando la conversazione e se stesse volgendo a suo favore o no.
Eppure, benchè gli sforzi, non riusciva a dire se al Preside stesse facendo una buona impressione oppure se si stesse pentendo di aver organizzato quel colloquio. Quell'uomo era bravo a nascondere non solo cosa gli stesse passando per la testa, ma addirittura lo stato emotivo in cui si trovava in quel momento, rendendole difficile anche solo intuire se era felice, deluso o interessato a quei discorsi. I quali, già da un paio di battute, stavano ruotando tutti sulla sua concezione di magia, ad una sua possibile classificazione in bianca e nera, buona e oscura, intervallati da domande perfettamente inerenti al colloquio e al suo possibile futuro metodo d'insegnamento, all'approccio che avrebbe avuto con gli studenti, ma soprattutto sulle sue reali intenzioni.
Aveva più volte ribadito lo stesso concetto di neutralità della magia - a parte per certi singoli casi da lei ritenuti così "estremi" da non poter esser considerati neutrali - e che a fare la differenza era il motivo, lo scopo per cui veniva utilizzata.
Lo aveva ripetuto più volte, ma non pretendeva che la sua considerazione fosse accettata come unica e assoluta. Era stata cristallina, aveva risposto senza riserve, poichè riteneva importante instaurare un buon rapporto di fiducia con l'uomo che in quella scuola tirava i fili di ogni decisione e azione.
Inoltre non riteneva sensato nascondergli lati della sua personalità che sarebbero stati sempre in mostra, come il suo legame con la propria religione "non-convenzionale" o il suo esser fin troppo sincera.
Eppure proprio non riusciva a capire: perchè l'uomo davanti a lei continuava a chiederle pressoché la stessa cosa, anche se in modi differenti, rimettendo in discussione le sue affermazioni senza mai commentare con un qualche giudizio personale.
Schivo e riservato, le sembrava la studiasse anche nei movimenti, non solo nelle parole da lei pronunciante, sempre senza sbilanciarsi... fino a quel momento.
"Ma su un aspetto sono piuttosto sicuro: Magia è Magia, non è né Oscura né tanto meno Chiara. Come sottolineava lei, prima di perdersi su qualche aspetto, sono le intenzioni a qualificarla, pur non mutandone minimamente la natura."Le aveva detto finalmente cosa ne pensasse sull'argomento! Una risposta chiara in mezzo a tante domande e dubbi, e per giunta era ciò che aveva detto lei fin dall'inizio. Sapere che la pensassero uguale era bello, soddisfacente, con tutto quel suo ribattere aveva iniziato a credere che Peverell avesse una concezione diversa dalla sua.
Certo per lei non sarebbe stato un problema, anzi sarebbe stato un bel motivo di dibattito in un possibile futuro incontro, ma era rassicurante sapere che una cosa tanto importante come la neutralità della magia era tra loro condivisa.
Ma allora, se la pensavano allo stesso modo, perchè aveva continuato a metterla in discussione?
Perchè ad ogni sua affermazione ne era seguita sempre una domanda, tanto da doversi ripetere?
"Il che indirettamente mi ha spinto a farla riflettere su quelle che prima che tornasse al Castello, ad esempio questa mattina, potevano essere sue comprensibili certezze."Fu proprio quella frase che le diede la risposta allo strano comportamento del Preside, e di colpo ogni richiesta, ogni insistenza, acquisirono un senso.
Per tutto quel tempo, oltre a farle domande "necessarie", atte a capire se era adatta al ruolo per cui aveva fatto richiesta di assunzione - considerato anche quello che stava lasciando al Ministero - possibile che la stesse valutando anche moralmente, su quanto credesse, quanto ferma fosse sulle proprie convinzioni inerenti alla magia?
Voleva capire se era sicura delle proprie parole?
La stava mettendo alla prova? Voleva controllare se la persona presentatasi per il ruolo fosse una che prendeva posizione e la manteneva fino alla fine, senza mai cambiare idea e senza lasciarsi ingannare o deviare da un interlocutore mostratosi così poco convinto da mettere in discussione le sue risposte e magari fargliele cambiare?
Con una simile tecnica poteva capire sia se la ragazza credeva veramente in ciò che affermava, sia se invece era tanto astuta e subdola da modificare la propria versione pur di andare incontro all'opinione del Preside e guadagnarsi la sua approvazione.
Stupore e anche un poco di ammirazione comparvero sul volto della strega, adesso consapevole del gioco condotto per tutto il tempo dall'uomo seduto difronte a lei.
Non solo le stava facendo il colloquio da docente, ma al contempo la stava testando in uno degli aspetti più importanti per una figura tanto rilevante come il professore: sicurezza e decisione nelle proprie idee, che poi ci siano opinioni differenti, se ne può sempre discutere e magari scendere a "compromessi", ma sempre credere fermamente in qualcosa.
Quella scoperta, unita al successivo strano sorriso dell'ex-docente, la lasciarono un attimo stordita.
Perchè sorrideva? Felicità? Ne dubitava.
Aveva un qualcosa di sinistro che non sembrava promettere bene, eppure lui stesso aveva detto che condividevano la questione magia ed era certa di esser rimasta fedele alle proprie affermazioni fin dall'inizio, ma allora cos'era quell'espressione?
Forse la sua era più soddisfazione, per aver gestito così egregiamente quel test che la ragazza non si era minimamente accorta delle sue vere intenzioni?
Se Peverell fosse stato uno dei suoi libri, sarebbe stato sicuramente tra quelli antichi e preziosi che sua nonna teneva al sicuro in una teca. Le pagine leggermente ingiallite e consumate dal tempo, la copertina in pelle scura, lavorata a mano, una decorazione fine ed elegante sui bordi, ma nessun titolo, nessun simbolo o immagine che facesse capire cosa vi fosse scritto al suo interno, avvolto in un'aura difficile da definire, un misto di tenebra e mistero.
Come Mìreen da piccola guardava curiosa quei libri da dietro un vetro di protezione, immaginando quali storie e avventure vi fossero nascoste al suo interno, i segreti in essi custoditi con tanta cura, ora la Mìreen adulta, seduta su una comoda poltrona, osservava l'anziano uomo, senza riuscire a leggervi niente, ne un solo pensiero ne una singola emozione sfuggivano su quel volto che da giovane doveva esser stato particolarmente attraente e, benchè l'età, mostrava ancora un discreto fascino.
Non poteva che restare in attesa, il cuore che batteva lento, timoroso di poter esser sentito e interrompere le sue parole, il respiro controllato per non mostrare quanto fosse agitata, quanto quell'assenza di indizi, di segni su come stesse andando il colloquio la stesse logorando dentro.
[Respira. Resta tranquilla. Respira lentamente...]Nelle mani di Albus vi era il suo futuro.
Quella scuola era stata la sua seconda casa.
Si era rifugiata tra le sue solide e familiari mura quando il padre era morto e la vita a Londra che conosceva era crollata, dovendosi trasferire di nuovo dalla nonna in Irlanda.
Tornare in quel luogo per il
Ballo delle Ceneri, era stata un'emozione meravigliosa... Appena varcate l'enormi porte d'ingresso, la sensazione di perdita e di abbandono lentamente era scemata per lasciare il posto ad un senso di protezione e calore che non sentiva da tempo.
Cos'avrebbe deciso? Darle quell'agognata possibilità e cambiarle la vita per sempre, o rimandarla al Ministero sostenendo che per lei era meglio continuare col percorso dell'Antimago o dell'Auror?
Un'attesa carica di aspettativa, la speranza di una ragazza ancora abbastanza giovane da poter riscrivere la propria storia, ma con tanta esperienza in più.
E di colpo quelle parole...
"Direi semplicemente splendido, se non ha sostanziali domande che richiedano una poltrona, e un secondo calice, penso sia tempo di mostrarle il suo nuovo ufficio. Come ricorderà il 1 settembre è la data fatidica, la aspettiamo e non manca più così tanto. Andiamo?"La gioia che provò in quel momento non poteva esser descritta.
A stento resistette dal saltare in piedi dalla poltrona per abbracciare l'uomo che le aveva appena dato una seconda possibilità, per poter diventare la donna che voleva essere, seguendo la propria strada, senza cercare di imitare altri o cambiare in ciò che non era e che non sarebbe mai potuta essere.
Un treno che aveva percorso strade incerte e sterrate, vagando alla ricerca della sua meta, della giusta direzione, era finalmente tornato suoi propri binari, quelli che l'avrebbero portato ad una destinazione.
Adrenalina ed eccitazione iniziarono a scorrerle nelle vene, mentre mille domande e curiosità le affollavano la mente, rincorrendosi e spingendosi nel tentativo di esser pronunciate, ma qualcosa le diceva che non era il momento.
Ci sarebbe stato, dopo aver consegnato i documenti con le sue dimissioni dalla squadra speciale come agente Antimago, sarebbe tornata subito lì con tutto quello che sarebbe riuscita a portare per iniziare il trasferimento.
Aveva così tanto da fare e così poco tempo rimasto prima dell'inizio del nuovo anno accademico.
Le dimissioni, i suoi colleghi da salutare e a cui chiedere l'indirizzo per restare in contatto. Lasciare l'appartamento a Londra avrebbe forse recato dispiacere all'anziano ex-collega del padre ora in pensione? Probabile, ma era anche certa che avrebbe compreso e sarebbe stato felice per lei.
Come avrebbero reagito sua nonna e sua madre della lieta notizia?
E suo fratello? Era pur sempre studente lì ad Hogwarts...
Tanti cambiamenti ne sarebbero seguiti, soprattutto nella gestione del suo apprendistato da sacerdotessa. Per prendere il posto della nonna nel loro clan doveva ancora studiare parecchio e far pratica, ma ce l'avrebbe fatta, anche a distanza, anche nei piccoli ritagli di tempo tra un compito e una lezione.
Non era spaventata, anzi era emozionata! Sentiva che stava riprendendo in mano le redini della sua vita, una storia la cui trama si era persa in tante, troppe deviazioni, stava tornando a scriversi, ricomponendo quel libro le cui pagine erano state strappate e scarabocchiate per troppo tempo.
Cercando di mostrarsi composta e tranquilla, si alzò dalla poltroncina e con un grande sorriso, rispose al Preside, una voce felice, leggermente instabile, l'emozione malamente celata:
<< Grazie di questa opportunità... Non... non se ne pentirà!>> allungò la mano destra in attesa che il preside ricambiasse come gesto di cortesia, la mano sinistra stringeva la borsetta forse con troppa forza, ma era un tentativo di contenere l'ondata di sentimenti contrastanti che si stava abbattendo nel suo petto minacciando di far vacillare quell'immagine di autocontrollo che era determinata ad ostentare.
<< Domande che richiedano una poltrona e un secondo calice ci saranno sempre, ma per il momento, sarebbe mia somma gioia poter vedere il mio - respiro veloce -
nuovo ufficio... E se possibile, chiederei di esser accompagnata anche al mio futuro alloggio, così da avere un'idea su cosa portarmi durante il trasferimento da Londra.
Ah, e naturalmente, vorrei vedere le Serre... sento il bisogno di andarci...>> l'ultima parte della frase l'aveva detto più simile ad un sussurro.
Come una madre preoccupata per le sue creature, come fosse la voce della Natura stessa, sentiva il loro richiamo, suscitando in lei il desiderio di andare da loro, e iniziare subito a creare un legame con quei "piccoli angoli di vegetazione" che presto sarebbero diventati per lei così importanti e familiari da chiamarli
casa.
In attesa che il Preside la raggiungesse da dietro la scrivania, diede una veloce ultima occhiata alla stanza circolare, soffermandosi un attimo sulla meravigliosa fenice che per tutto il tempo, ad intervalli regolari, aveva attirato la sua attenzione, permettendole di riorganizzare idee e concetti, potendoli poi esprimere a voce alta.
Nel momento in cui avrebbe varcato la porta di quell'ufficio per uscirne, il suo sguardo si sarebbe posato infine su quello che forse, tra tutti, era l'elemento più importante.
Di forma a punta, la stoffa nera ormai spiegazzata e rovinata dal tempo e dagli utilizzi per chissà quanti anni, forse secoli... il Cappello Parlante era rimasto per tutto il colloquio in silenzio, immobile sul suo ripiano, come in contemplazione.
Gli occhi azzurri della giovane strega, si sarebbero rivolti a quel misterioso e magico oggetto, a cui doveva tutta la sua gratitudine per esser stata smistata nella casata dei Grifondoro, e soprattutto grazie al quale in passato ebbe inizio la sua vita scolastica come studentessa di Hogwarts.
Eppure, in quel preciso momento, a distanza di 14 anni, non c'era una spensierata e ingenua bambina di 11 anni a guardarlo, ma una strega adulta, segnata mentalmente e fisicamente dagli ostacoli della vita, e che, benchè ciò che aveva passato, ancora credeva nel futuro, e in quella nuova ed emozionante avventura che aspettava solo di esser vissuta.
Il volto luminoso, non più teso e confuso, gli occhi leggermente lucidi, un sorriso che non accennava ad andarsene dalle rosee labbra. Camminava sicura e determinata, caricata da quel nuovo inizio, da quel capitolo che aspettava di esser scritto, a cominciare dal suono dei suoi passi mentre, poco tempo prima, percorreva il lungo corridoio per arrivare a quella stessa torre da cui ora si stava allontanando.
Il cuore che batteva emozionato, il cui suono era coperto solo dalla voce della ragazza quando poneva una qualche semplice e veloce domanda al Preside.
Eppure, fisso nella sua mente, vi era un unico meraviglioso pensiero:
[Sono tornata... sono tornata a casa...]