Ritorno al passato... per un Nuovo futuro, Colloquio di Assunzione

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view post Posted on 30/4/2020, 18:20
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Mireen Fiachran
Colloquio di Assunzione
- ERBOLOGIA -

■ 25
■ Sangue BANSHEE
■ P. Antimago
Ex-Grifondoro
■ OUTFIT 1 2
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<< Uff, non abbiamo più un professore di Erbologia!
E ora chi verrà al suo posto? E quanto ci vorrà per trovare un sostituto?
Peccato, era una delle mie materie preferite e una delle poche che ci permetteva di stare all'aria aperta...>>


<< Ehi Mìreen, lo sai che sei proprio brava con le piante? Mi hai dato un enorme aiuto a rimettere in sesto la serra e il giardino! Hai proprio un legame tutto speciale con la natura, non per niente hai preso il massimo dei voti nei M.A.G.O. di Erbologia!>>

Commenti scherzosi, detti con casualità, per chiacchierare, in momenti distinti e spensierati.
Eppure erano rimasti impressi nella mente della giovane Mìreen che se li ripeteva e ripeteva, sospesa dal ruolo di antimago per il tempo necessario a riprendersi dal trauma che molti avevano subito dopo gli eventi successi al villaggio di Hogsmeade.
Lei era stata contraria, voleva lavorare, voleva distrarsi buttandosi in quante più missioni possibili, ma lo psicomago che l'aveva analizzata, aveva ritenuto fosse meglio si prendesse una pausa dopo la tragedia che aveva già passato a 16 anni.
E così era tornata in Irlanda, a passare le sue giornate al lago, a riordinare la soffitta e ad aiutare in casa e in giardino.
Più il tempo passava, più si chiedeva cosa l'aveva portata a diventare antimago... Certo era un ruolo provvisorio, aveva pensato di approfittare di ciò che era successo al villaggio per chiedere all'ispettore Killian di intercedere per lei col Signor Wild nella speranza che la riconsiderasse negli Auror.
Ma poi perchè?
In quel periodo si era interrogata spesso sul perchè avesse scelto di diventare Auror. Tanto determinata a seguire le orme del padre da non essersi mai chiesta veramente "Chi sono io? Cosa voglio veramente nella vita?"
Diventare auror significava seguire le orme del padre, difendere innocenti, portare giustizia e avere un accesso alle sue future indagini per scoprire l'assassino del padre... E poi?
Mettersi al completo servizio del Ministero, annullare sè stessi, mettere da pare sentimenti ed emozioni per compiere scelte seguendo sì le leggi ma a volte anche difficili da prendere.
Si era posta più volte la domanda che le fece il capoauror quel giorno ormai lontano, la cui risposta decretò la sua non ammissione al dipartimento Auror: "Se uno dei suoi parenti commettesse un'azione illegale, lei sarebbe disposta a denunciarla andando così incontro all'infrangersi del vostro affetto? Sua madre ad esempio, se si vendicasse per la morte di suo padre."
A quel quesito rispose sincera e onesta, perchè infondo era inutile mentire e non ne aveva neanche l'intenzione:
"No… non la denuncerei. Il lavoro da Auror, come pure il mio personale senso di giustizia, non valgono tanto quanto l’affetto della mia famiglia. Io li amo, li proteggerei da qualsiasi cosa, anche da loro stessi… Se commettessero un’azione illegale, ipotizzando la peggiore, non li consegnerei agli auror, non li arresterei nel caso fossi io stessa un auror… "
" Non so come mi comporterei, è uno scenario che non mi ero mai immaginata, non so dirle con precisione come reagirei, ho provato a immaginarlo nella mia testa, ma non è facile… Solo di una cosa sono sicura: Non li denuncerei......"

E per quanto la ragazza in quegli anni si fosse sforzata a porsi di nuovo quella stessa domanda, la sua risposta restava sempre la medesima, anche dopo l'esperienza fatta negli Antimago.
Reghaer con un solo quesito, aveva capito ciò che Mìreen aveva ormai compreso solo dopo anni di esperienza sul campo: non era in grado di mettere l'autorità del Ministero prima della sua famiglia, dei suoi affetti, non era in grado di mettere da parte le proprie emozioni per essere un freddo e impassibile agente di sicurezza.

<< Cosa vuoi fare nella vita Mìreen? >>

<< Voglio fare un lavoro dove posso metterci tutta la passione e l'amore che provo per ciò che mi rende felice e mi fa star bene.
Voglio svegliarmi la mattina e sorridere per la giornata che mi aspetta... Senza dovermi chiedere "Su quale orrore dovrò indagare oggi? A quale lato del degrado umano-magico dovrò assistere e come potrò intervenire rispettando la legge ma senza andare contro i miei principi morali?">>


Lavori come l'auror richiedevano un'estraniarsi dalla propria vita personale, un giudizio oggettivo alla cui base vi era equità e giustizia uguale per tutti, che fossero cari o sconosciuti.
Era d'accordo, era giusto che fosse così...
Eppure lei non ce la faceva, non ne era in grado.
Sapeva cos'aveva passato la sua famiglia, soprattutto la madre, e quella domanda aveva esternato quello che sarebbe stata sempre una certezza: l'amore per la sua famiglia veniva prima anche di un loro possibile sbaglio.
Ma forse era perchè, una parte di lei, provava una mancanza di fiducia verso le autorità giuridiche del Ministero.
Troppe domande erano rimaste senza risposta su ciò che avvenne la notte della morte del padre, troppi indizi erano stati eliminati o nascosti, voci zittite su spie e ministeriali corrotti che avevano passato informazioni riservate ai Mangiamorte e avevano scoperto quanto le ricerche del padre lo stessero portando pericolosamente a verità scomode.
No, non avrebbe mai consegnato la madre al tribunale col rischio che finisse ad Azkaban. Si fidava di Reghaer, sapeva che se c'era ancora qualcuno in quel mondo che poteva essere ai suoi occhi considerato un "paladino" come lo era il padre, non poteva che essere lui, ma purtroppo non era d'accordo su tutta quella fiducia che dava al Ministero.

[ Ti chiedo scusa gran Capo, ma se tutto andrà bene, temo che la prossima volta che mangeremo ciambelle insieme, non sarà come colleghi. ]

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Tutum... Tutum...
Il cuore batteva così forte da sovrastare il silenzio di quel lungo corridoio dagli alti soffitti.
I ricordi si rincorrevano, mentre la ragazza avanzava poggiando un piede dopo l'altro, stretta alla sua borsa a tracolla in cui aveva portato tutto ciò che le potesse servire, blocknote con penna compresi.
In perfetto orario, camminava lenta, nelle sue ballerine color rosa pallido, facendo ondeggiare il lungo vestito ad ogni passo, mentre lo sguardo si perdeva tra quelle antiche mura.
Aveva passato ore indecisa su cosa indossare per quell'incontro pomeridiano, ma alla fine quello le era sembrato il più adatto a presentarla: una semplice manica a 3/4 color panna dallo scollo a barca, , copriva la parte superiore del suo corpo restando comoda senza troppo stringere. La sottana era lunga fin sotto il ginocchio com'era richiesto dal buon costume per incontri formali come quello, di un blu scuro, decorata con fiori dai colori pastello, cadeva leggera come una carezza, svolazzando ad ogni suo movimento. Sperava con quell'outfit elegante e giovane, un poco floreale, di portare la Primavera dentro quelle fredde pareti che lei avrebbe tanto voluto tornare a chiamare "casa".
Al collo vi era il suo antico amuleto col simbolo della sua famiglia: un triquetra incastonato con pietre a detta di sua nonna magiche.
Lo scollo della maglia copriva solo in parte la cicatrice di quell'incendio, la notte dell'assassinio del padre per mano di un Mangiamorte.
Aveva deciso di non coprirlo come di solito faceva, voleva presentarsi al preside così com'era, coi segni che l'avevano fatta diventare ciò che ora era.
I capelli lunghi e mossi, erano sciolti e benchè verso le punte avessero ancora i residui della sua precedente tinta blu chiaro, il resto era lasciato del suo colore naturale, come lo erano anni prima quando camminava per quella scuola: neri come la notte in contrasto con gli occhi di un azzurro intenso. Incastrato nella lunga chioma, un piccolo fiore rosato, raccolto nel giardino davanti casa sua, s'intonava a quelli stampati sulla gonna leggera e dava colore alla scura cascata che le incorniciava il viso dalla pelle chiara e delicata.
Erano passati anni da quando era salita su quello stesso piano, fino a quel momento aveva rivisto solo il piano terra, con la Sala Grande e quella da Ballo, a cui aveva avuto accesso grazie all'invito del fratello come sua accompagnatrice alle feste scolastiche.
Le ultime volte che era entrata nell'ufficio del Preside, si trovava ancora al 1° piano, una comoda stanza quadrata piena di quadri e oggetti di ogni tipo ed epoca.
La penultima volta fu a vacanze di Natale (Yule per la sua religione) finite, e lei, studentessa al 6° anno, che lottava col dolore lacerante della perdita, era stata convocata per ricevere le condoglianze per la morte del padre direttamente dal preside di quel tempo.
Infine, l'ultima volta che lo vide, fu all'inizio del 7° anno, per rifiutare la nomina di Caposcuola; con quello che la lei e la sua famiglia stavano ancora passando dopo quella tragica notte, era già molto che non avesse abbandonato anche la carica da Prefetto l'anno prima... l'unica cosa che voleva fare, era buttarsi a capofitto nello studio, nel tentativo di occupare la mente in modo utile ed efficace, scappando dal lutto e dai tristi ricordi.
Ma se quel giorno il colloquio fosse andato bene, avrebbe potuto ricordare quell'ufficio per un evento molto più piacevole e importante.
Raggiunse il 2° piano col cuore che batteva a mille, l'emozione di tornare in quella scuola era incalcolabile. Era rimasta un poco stupita nello scoprire che l'ufficio del Preside era stato spostato e ora si trovava in cima ad una delle torri, ma almeno avrebbe rivisto uno dei suoi ex-professori, quello di Storia della Magia, una materia in cui era sempre andata bene ma non una delle sue preferite ad esser sinceri, più attirata da altre come Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure.
Superata l'Infermeria, il suo pensiero andò subito all'amica Jolene, se quel colloquio fosse andato a buon fine, sarebbe stata più che felice di comunicarlo a lei per prima, ma in qualsiasi caso, sarebbe passata per farle almeno un saluto.
Arrivata dinnanzi all'enorme porta in pietra, fece un profondo respiro nella speranza di rallentare i battiti del cuore, per poi restare un attimo ad osservare i due gargoyle che sembravano far la guardia all'ingresso.
Erano stati incisi con una tale precisione da sembrare quasi reali, come che la stessero veramente guardando e controllando che non avesse cattive intenzioni nei confronti del loro, forse padrone?
Ebbe l'insana tentazione di toccarli, di sfiorare con mano una simile creazione così ben fatta da sembrare tanto realistica, ma fatto il primo passo verso la statua a lei più vicina si fermò rendendosi conto di quanto stupido fosse un simile gesto.

[ E ora cosa faccio? Busso? Ma che senso avrebbe, infondo l'ufficio non è più oltre la porta, se è in cima ad una torre significa che ci saranno delle scale prima di raggiungerlo, quindi come potrà sentire il mio bussare alla porta?
Forse c'è un modo per comunicare con l'ufficio e annunciarmi, o devo solo aspettare?
Sono arrivata in orario ma potrebbe esser occupato...]


I suoi occhi tornarono a posarsi sui Gargoyle.
Quei volti grotteschi le riportarono alla mente la notte che di nascosto aveva seguito la madre oltre la foresta e l'aveva vista piangere china sulla tomba del marito. Non l'aveva mai vista così afflitta e disperata, quando poi aveva lanciato quel lamento disumano, il suo bellissimo volto si era distorto, i lineamenti divenuti tanto simili a quelli che ora la stavano osservando, lo sguardo fisso e inciso in una pietra dall'aspetto dura e resistente.

<< Ditemi voi, se bussare è forse inutile, cos'altro potrei fare per annunciarmi?>>

Sapeva che non potevano risponderle, ma magari le sarebbe arrivato un segno, infondo il fato aveva modi alquanto singolari per intrecciare le sue trame.
Le sembrava un gesto stupido e inutile, ma ugualmente fece un passo avanti e bussò con forza alla porta in pietra, sperando che magari l'eco raggiungesse il Preside in cima alla torre.


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Catastrofe.
Crisi diplomatica.
Sul piede di guerra.
Il mondo sull'orlo del baratro.
Il Caos alle porte, e il Governo dorme.
Non si poteva certo affermare che la giornata fosse iniziata nel migliore dei modi, anzi, e più proseguiva più una buona dose d'insofferenza andava montando. Tutt'altro, certo, sarebbe potuta andar peggio, ma considerando tutto era da augurarsi il giorno successivo fosse migliore. Non era ancora iniziato l'anno, era ancora agosto, e sembrava potessero ancora godere del bel tempo, tiepidi raggi di sole, di un astro calante, brillante, fresco di un pomeriggio cheto, quasi di ritorno da una qualche scampagnata tutta digestiva. Sembrava quasi di poter sentire l'affrettato pigolare degli uccellini, mancava solo il fluire delle acque di un ruscello alpino tra i ciottoli del greto. Eppure, nulla stava andando come previsto. Se il buon giorno si vede dal mattino, sarebbe stata una giornata più che tetra, nefasta, come si stava palesando. Gli auspici erano stati tratti, difficilmente sarebbe andata diversamente.
Un Vecchio sedeva in poltrona davanti le antiche finestre, dietro l'imponente scrivania, di sbieco, gambe accavallate, con un mocassino purpureo che faceva capolino da una lunga veste verde pisello. Le enormi pagine di un giornale spiegate in grembo, tenute alte in gesto di sfida, e inondate di quella luce onesta e gentile, solare. Leggeva, il naso immerso nel giornale, tra foto che non sembravano avere proprio nulla di magico, cristallizzate com'erano. Che trattenessero il fiato? Il volto corrucciato, l'aria spazientita, le braccia alte e marmoree, una tensione latente, la stanza inondata dei baluginii dell'arcobaleno, di un solingo raggio di luce riflesso e scomposto dal cristallo delle lenti. Qualcosa l'aveva turbato? Per la verità, sembrava solo spazientito. Ma in fondo, a una certa età, poteva anche starci che non tutte le giornate trascorressero sotto la miglior stella.
Poco distante, sulla grande scrivania, sul lato opposto, una piramide irregolare di granelli di quella che in apparenza sembrava essere sabbia. Piccoli granelli, tra il bianco e il rosato, bagnati dai raggi del sole, come fossero corallo su una spiaggia caraibica. Una spiaggia che proseguiva oltre il lucido piano della scrivania, al di sotto, dove copiosi ricadevano sempre nuovi granelli, offuscando gli arabeschi e i mitici abitanti del tappeto persiano che copriva il pavimento. Una piramide, e una quantità di granelli in costante ed esponenziale crescita, prive di alcun freno com'erano. La causa? La follia di un pezzo di porcellana. Una zuccheriera, bianca e celeste, antica e cinese, armata di un cucchiaino d'argento, dalla stramba foggia, nascosta e forse naufraga in quel mare di quello che a quel punto sarebbe potuto anche essere riconosciuto come zucchero, sembrava risoluta nel continuare quella follia. Mulinando l'argento, proseguiva in quella perservante opera d'estrazione, ammucchiandone ai lati il contenuto. Mai si sarebbe potuto affermare, o pensare, che un contenitore così piccolo, avrebbe potuto offrire e vantare un contenuto così grande, che in cotali circostanze risultava essere tutt'altro che un bene. Da quando andava avanti? Per quanto ancora avrebbe proseguito? Nessuno sembrava saperlo, o poterlo indovinare, ed era forse quello alla base del problema? Cos'altro si celava sotto quella montagna di zucchero?
L'aria spazientita del Mago, non sembrava nulla rispetto all'irritazione che trasudava dai gesti stizziti della zuccheriera, e dalla schiva quiete della sbuffante teiera. L'allegra costante compagnia dello scoppiettante caminetto non sembrava in grado di contrastare il lugubre clima da quiete immediatamente antecedente o conseguente una tempesta tropicale. Per quanto un urugano potesse essersi anche appena abbattuto, sugli sventurati convitati colà riuniti, era nell'aria l'eventualità che in fondo ciò potesse ripetersi, e che a tale nuovo incidente di percorso non mancasse molto era convinzione dei più. Fortunatamente era agosto, ci si poteva anche ancora permettere che non tutte le giornate sorgessero e tramontassero nel migliori dei modi possibili. Presto non avrebbero più avuto quel privilegio. Presto sarebbe ripresa la normale routine. Presto tutto sarebbe tornato alla normalità, ma non era ancora tempo. L'autunno stava arrivando? Non lo si sarebbe affermato guardando fuori da quelle finestre, guardando quel parco quel giorno, eppure era così. Ringraziando il cielo anche quell'estate stava finendo, e con essa...
E poi l'inaspettato.
Qualcuno alla porta.
Che fosse un elfo?
Che fossero infine venuti a pulire?
Che fosse la Neurodeliri, di ritorno dalle ferie?


Avanti!

Chi era? Aveva dimenticato qualcosa? O qualcuno? Era possibile...
L'interesse scemò prima ancora di formulare il pensiero.
Girò di forza, quasi strappandola, una nuova pagina.
Quel giornale sembrava infinito. Quando l'aveva iniziato?
E ancor più importante: quando l'avrebbe finito?
In fondo, un tranquillo (non troppo) giorno di agosto era al giro di boa.
Era confidente che fossero venuti a farlo sparire.
Quella Storia era durata anche troppo.
Che doveva farsene di sale?
Buzzurri, e coloni, ecco.
Incompetenti.
Puah!




Ammettiamo pure che i Gargoyle ti abbiano fatta passare senza colpo ferire, e che sia giunta al termine della comoda chiocciola, davanti alla porta. O non finiamo veramente più. :ihih:
 
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view post Posted on 12/5/2020, 16:49
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Non dovette attendere molto.
La porta in pietra si aprì e varcando la soglia con attenzione, fece un sospiro di sollievo quando costatò che i Gargoyle la stavano lasciando passare.
Appena mise il piede sui primi scalini della scala a chiocciola, già pronta alla scalata che l'aspettava, questa con sua sorpresa si animarono, permettendole di raggiungere la cima senza sforzi.
Ora si spiegava perchè il preside continuasse a stare in una torre invece di un comodo secondo piano dov'era prima l'ufficio, non poteva trattarsi solo del panorama della maggior privacy e protezione, se poi ogni giorno gli fosse toccato fare tutti quegli scalini.
Si lisciò il vestito e ravvivò i capelli prima di bussare nuovamente alla porta, questa volta fatta in quercia massiccia.
Quando anch'essa si aprì, le bastò un solo passo dentro l'ufficio per perdersi nell'ammirare ciò che i suoi occhi vedevano, scattando da una parte all'altra curiosi come pure il volto.
La stanza, come aveva immaginato trovandosi in una torre, era di forma circolare, in alto, al lato opposto di dove si entrava vi era sottili finestre che dando sull'esterno fornivano luce naturale.
Ogni parete era coperta pressochè da librerie curve, forse in robusto legno di quercia ben lucidato come la porta, erano piene di libri dall'aspetto antico, posti in modo ordinato e rivestiti di pelle con la costola rossa o bianca, e incisi a caratteri dorati svolazzanti i titoli di quelle rare opere.
Davanti a queste file di volumi, vi erano strani e interessanti soprammobili probabilmente d'antiquariato, ninnoli di vario tipo alcuni dall'incerto utilizzo, soffermandosi un attimo in più su una pianta grassa in un bel vaso. Ad intervalli tra una libreria e l'altra, vi erano appesi grandi arazzi variopinti con scene di caccia, forse orientali ma di sicuro dalla pregiata foggia, come quasi gli stessi tappeti.
Negli spazi liberi sul muro, erano stati appesi i ritratti dei precedenti presidi che si erano succeduti in forse una decina di secoli... avrebbe potuto scommettere di aver visto il volto del preside del periodo in cui andava lei a scuola farle un cenni di saluto, ma distratta com'era dall'osservare la stanza, poteva essersi sbagliata.
Fece un altro passo verso il centro della stanza e potè notare, vicino al caminetto scoppiettante, il Cappello Parlante, a cui non potè non donare un sorriso di ringraziamento per aver smistato lei e il fratellino, ormai adolescente, tra i Grifondoro.
Il suo sguardo venne attirato come un magnete da quello che inizialmente le era sembrata solo una statua ben fatta, come i Gargoyle all'ingresso, eppure ad un'osservazione più accurata, partendo dal trespolo dorato in legno di quercia, più si avvicinava più capiva che non si trattava di una precisa e fine scultura. Il suo sguardo si allargò e illuminò di meraviglia, quando la creatura si mosse facendole capire che si trattava veramente di una fenice!
Non poteva crederci, per un qualche motivo non c'era nell'ufficio l'ultima volta che c'era stata da studentessa, e invece ora era davanti ai propri occhi, nello splendore dal suo manto dorato e purpureo... Le venne un brivido al pensiero che sulla sua schiena vi era tatuata quella stessa creatura magica, ma dalle sfumature verdi, come la sua amata Irlanda.

<< Buon giorno Signor Peverell, sono Mìreen Kathleen Niamh Fiachran... o più semplicemente Mìreen Fiachran. - avanzò un poco e alzò la mano per una presentazione educata con tanto di stretta - Sono qui per il colloquio per la cattedra di Erbolo...gi...a...>> e si fermò nell'intento.

Era rimasta così stupita dall'arredamento della stanza, rimasta calda e accogliente come ricordava, ma soprattutto dalla meravigliosa creatura che tra tutte quelle magiche, escludendo il suo piccolo snaso Ploùt, era quella che adorava di più in assoluto, da non accorgersi di cosa stesse succedendo... poteva dire "sulla scrivania"?
Un cucchiaino d'argento e dalla stramba foggia, piroettava in aria continuando ad aggiungere zucchero nello stesso identico punto da quando era entrata, prendendolo da una zuccheriera bianca e celeste, all'apparenza antica e orientale, anch'essa incantata.
L'azione doveva esser stata ripetuta parecchie volte per chissà quanto tempo se era riuscita non solo a formare una piramide di bianchi granelli sull'imponente scrivania, ma ormai arrivata al bordo del mobile, aveva iniziato a farlo cadere a terra, coprendo piano piano una porzione di arabeschi del bel tappeto.
La stanza era di per sè silenziosa, escludendo il bruciare del fuoco nel caminetto e una teiera che sbuffava da qualche parte, come spazientita del comportamento impazzito della bella zuccheriera con un cucchiaino volante come complice, in quello spreco di zucchero oltre al tentato occultamento della probabile tazzina da tea seppellita da tutta quella dolce e pallida sabbia.
Da quanto andava avanti per arrivare a quel punto?
Ma soprattutto, quanto zucchero c'era in quella zuccheriera all'apparenza delle normali dimensioni di una qualsiasi altra? Se era stata incantata per contenere un quantitativo maggiore di dolcificante, sicuro ora se ne stava pentendo il mago.
Certo che quella giornata non era iniziata nel migliore dei modi: durante la notte c'era stato uno di quei temporali estivi da chiedersi se non fosse arrivato il diluvio universale, facendo precipitare le temperature. Anche se il sole di quella mattina sembrava volersi scusare per ciò che avevano passato in sua assenza, ugualmente era stata costretta a modificare all'ultimo il proprio abbigliamento con uno più coprente seppur leggero.
E ora una zuccheriera impazzita minacciava di rovinare elementi d'arredo pregiati; con sua nonna che ne faceva la collezione, aveva ben imparato quanta attenzione richiedessero certi oggetti antichi per mantenerli protetti e allo splendore originale.
Ma almeno, se avesse avuto fortuna, avrebbe potuto sperare in una calda tazza di tea... sempre se quella sepolta non fosse l'unica tazzina disponibile.
Restò immobile, poco distante dalla soglia della porta, indecisa se era il caso di avvicinarsi, chiedere se aveva bisogno di aiuto o proporsi di ripassare in un momento migliore...
Aveva notato il preside comodamente seduto su una poltrona davanti le finestre, dietro la massiccia scrivania ora invasa dallo zucchero, nei suoi mocassini color porpora e una lunga veste verde pisello con un giornale tra le mani.
Non sembrava nell'atteggiamento da devo svolgere un colloquio per una possibile docente di Hogwarts... Che si fosse dimenticato dell'impegno? Oppure era solito mostrarsi così rilassato ai colloqui?
Certo a lei avrebbe fatto sicuramente piacere non sentirsi sotto un minuzioso e severo esame...

<< Ehm... Posso fare qualcosa per aiutarla? - lanciò un'occhiata veloce alla zuccheriera impazzita per poi tornare su di lui, indecisa se sorridere divertita o restare seria e formale - Oppure desidera che ripassi in un altro momento?>>

Pregò la Dea Madre che non rimandasse il loro incontro.
Un po' di zucchero nelle scarpe avrebbe potuto sopportarlo, ma non il suo nervoso per quell'importante colloquio e soprattutto l'ansia di sua madre che pretendeva d'interrogarla sul programma di Erbologia, manco fosse tornata su quei banchi di scuola.


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La foresta cristallizzata.
Era bastato quel distinto bussare.
Quella inaspettata richiesta d'attenzione.
Quel nemmeno troppo leggero colpire il legno stagionato dell'antica porta, per arrestare aoristicamente il tramestio che ormai da tempo andava affliggendo quello che in circostanze decisamente più normali poteva essere considerato un paradiso di pace, dove si trascorreva il tempo nella riflessione, e nel silenzio. Erano stati colti di sorpresa, dal primo all'ultimo. Quell'insopportabile zuccheriera aveva interrotto per un solo lunghissimo, dal sapore quasi eterno, istante la sua demoniaca infernale opera. Che ci fosse lo zampino del demonio in tutto quello? Che avessero fatto il malocchio alla sventurata e innocente ceramica in sua assenza? Si rifiutava di crederlo, era semplicemente fatta così. Fosse successo, con ogni probabilità si sarebbe comportata meglio. Che avesse inavvertitamente trovato la soluzione? Era quella la soluzione? O anche soltanto era quella una delle soluzioni percorribili?
Poi effettivamente tutto era tornato a cambiare. Una giovane fanciulla era entrata, come altro avrebbe potuto definirla? Persino Winston aveva più anni della nuova venuta, dall'aria allegra quanto meno, un mortorio e una lunga tediosa conversazione sarebbe stata di troppo persino ad agosto. Ma se l'aveva scambiato per un Elfo, evidentemente c'era un motivo. Che diamine ci faceva lì? L'Anno non era ancora iniziato, o inaugurato men che meno, ed aveva un'aria familiare indubbiamente. In una qualche maniera dovevano conoscersi, ma era sufficientemente sorpresa dall'ambiente da non essere una troppo assidua frequentatrice. Era troppo cresciuta per essere ancora studente, evidentemente si erano conosciuti molto tempo prima. Aveva forse degli impegni? Richiuse cauto il giornale, iniziando quella che sarebbe stata un'epica opera di guadagnar tempo. Tempo per cosa? Che si sbilanciasse. In quel frangente qualunque indizio sarebbe stato utile. Ed era anche piuttosto probabile che tacendo, si sarebbe offerto da sè. Il più delle volte non era necessario fare domande, almeno non subito. Seguendo lo sguardo dell'ospite, risalì proprio dove avrebbe fatto a meno. La zuccheriera.
In effetti non doveva essere il massimo accogliere qualcuno, per quanto inaspettatamente, proprio nel mentre di quello che non era altro che un tragico, disdicevole, infausto incidente domestico. Eppure, tant'era. Anche per quella volta era andata così. Poi una prima rilevazione trascurabile, sapeva chi avesse di fronte, il che era già sufficientemente incoraggiante, seguita da una seconda, ben più interessante. Aveva appena trovato la candidata alla cattedra di Erbologia, tombola. Quanto era cortese ammettere si fosse completamente dimenticato di quell'appuntamento? Si alzò a sua volta, dall'altro lato della scrivania, si fronteggiavano silenti, evidentemente in attesa di qualcosa. Un cenno? Un sorriso accolse la giovane donna, almeno un buon auspicio, mentre uno sguardo continuava a vagare per il piano di legno lucidato. Insomma, si era dimenticato, era vero, ma poteva capitare anche al più giovane e astuto dei dilettanti, chi avrebbe potuto dargli torto? Gli era quasi andato di traverso un The, aveva litigato con una zucchieriera, la scrivania sembrava una cava di sabbia, e il prezioso, antico tappeto persiano era coperto da uno strato di sale. Ed era estate. Cosa poteva andar peggio?
Eppure, buon viso, a cattivo gioco.
Un largo sorriso, un ampio e generoso gesto additando una delle due comode poltrone davanti alla scrivania. Non si sarebbero stretti la mano, e tentare altre manovre sarebbe chiaramente stato più che avventuroso, ma era comunque un benvenuto caloroso. Una sorta di rincorsa, la classica e tipica pezza, ma poteva starci.
Era appena iniziata.


Ah! M.lle Fiachran, quale piacere. Prego, si accomodi.
Deve scusare il caos, ma qualche stupido deve aver confuso i sacchi dello zucchero, con quelli del sale. Ora mi ritrovo con una zuccheriera sul piede di guerra, e l'intero ufficio coperto di sale dell'Himalaya, il che non rientrava nei miei piani. Come forse rammenterà senza The non sono particolarmente produttivo, e sono ormai ore che lo sto aspettando.
Insomma, un increscioso incidente domestico, ma che cessi questa farsa! Sei veramente insopportabile zuccheriera!


Il delicato pezzo del servizio, scomparve repentinamente in mezzo a quelle dune bianche, ancora prima che il mago concludesse l'invettiva. Che poi fosse veramente spazientito, furibondo, o semplicemente fingesse un'impropria disciplina quasi teutonica, non era di così semplice intellegibilità. Ma era servito. Così come era iniziata, così era anche finita. Restava il pregresso.
Si sedette, avvicinando la poltrona alla scrivania.
Aveva la sua attenzione.


Ottimo, si fa per dire.
Prima d'iniziare posso offrirle qualcosa da bere magari, evitando il The per questa volta? Poi con calma mi spiega il perché della sua domanda, e inizia a formulare una proposta su a cosa destinare tutto questo sale, che possa magari tornarci utile per le Serre. Che dice, un piano di volo accettabile?


Procedeva con un tono soave, e pacato, melodioso, tra un rotacismo e l'altro, trascinandosi in un gorgoglio di 'ro' stiracchiate, e accenti curiosi. Ma al netto del tono, la domanda rimaneva, lì, tra loro. Perché era lì? Una spada di damocle? Tra un ampio gesto e uno svolazzo, era lì. Rimaneva.
Tutto era iniziato un'altra volta.
Quando sarebbe finito?

 
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Fu ben felice che non posticipasse quel colloquio, tanto da rispondere al suo largo sorriso col suo sincero e grato.
Sedendosi su una delle comode poltrone, ebbe modo di allungare il collo per avvicinarsi e guardare meglio le due dune, e la sua espressione cambiò in stupore evidente quando le disse che qualcuno aveva sostituito lo zucchero col sale. Lo suo sguardo scattò dal preside a di nuovo le due montagnole di granelli bianchi e a fatica resistette nel farsi sfuggire un "Oh Cavolo" ben poco professionale.
Per di più era sale dell'Himalaya, mica comprato al supermercato babbano.
Attese che si sedette anche lui e con educazione rispose alla sua gentile offerta:

<< Nel caso prenda anche lei qualcosa, sarà mio piacere tenerle compagnia, ma in caso contrario non si preoccupi, sono a posto così.>> le tornò il sorriso trovando buffo bere qualcosa di diverso dal thè con quell'uomo vista la sua rinomata passione per tisane e infusi.
<< Mi dispiace per la sua zuccheriera sabotata e impazzita nonchè il suo thè mancato... - ci pensò un attimo e il volto sembro illuminarsi da una bizzarra idea: - Se non ha impegni nella mattinata, sarò ben felice di accompagnarla in una sala da tè veramente deliziosa che io e mia madre conosciamo e adoriamo. Offre una vasta scelta di tisane e infusi da cui abbiamo preso spunto per le nostre e servono anche pasticcini abbinati a seconda della bevanda scelta.>>

Sapeva cosa voleva dire aver voglia di una bella tisana calda, soprattutto dopo la nottata di tempesta passata, e non poterne godere, lei stessa viveva di caffè la mattina e thè caldo il resto della giornata fino a sera tarda. Sperò che la sua proposta non venisse fraintesa, il suo gesto era di pura cortesia senza altri fini nascosti, lo avrebbe accompagnato quasiasi fosse l'esito di quel colloquio.
E poi non era persona da usare sotterfugi o stratagemmi contorti per raggiungere i propri scopi, preferiva esser sincera e sè stessa.
Quando giunse la domanda "d'obbligo" sul motivo che l'aveva spinta alla fine, dopo tanto indugiare, ad inviare la richiesta per l'insegnamento, i lineamenti del viso si fecero dolci, gli occhi guardavano il Signot Peverell ma non lo vedevano, al suo posto scene di lei e la madre nel grande giardino mentre piantavano semi, innaffiavano e accudivano le piante insieme, chiacchierando e a volte bisticciando su quale pianta avesse più bisogno di sole rispetto ad un'altra o se era meglio un concime rispetto ad un altro.
Ricordò gli anni passati in quelle stesse serre a travasare piante curative, raccogliere foglie da far seccare in previsione di una qualche lezione di pozioni, o mentre tentavano di non farsi addentare da una pianta carnivora o svenire da una mandragora neonata.
Ed ogni volta, benchè i "rischi del mestiere" e il gran lavoro sotto il sole o nel caldo soffocante delle serre, lei era felice.
Era felice di vedere i primi germogli in primavera dopo aver passato tutto l'inverno ad accudire i vasi tenendoli protetti dal freddo, era felice quando le sue piante fiorivano o davano meravigliosi frutti o foglie, pronte per esser lavorate per delle pozioni e decotti o essiccate per una nuova miscela di tisana da sperimentare.

<< Ho deciso di far domanda per la cattedra di Erbologia, perchè adoro stare a contatto con la Natura, ascoltarla e aiutarla a crescere. Sento un particolare legame con la Natura, ogni elemento ad essa legata come l'acqua, forse è merito delle mie origini druidiche.
I nostri rituali, la nostra religione, prevede lo studio delle erbe per pozioni, decotti e tanti altri utilizzi, alcuni dei quali ho poi ritrovato a lezione di Erbologia e Pozioni, avvantaggiandomi così nella comprensione e applicazione della materia.
Fin da quando ero studentessa era una delle mie materie preferite, insieme ad altre sempre collegate alla Natura e alla Magia in sè, come Incantesimi o Trasfigurazione.
La mia passione nasce non solo sui libri di scuola, ma da esperienze personali importanti che tutt'ora coltivo e arricchisco.>>


Non si vergognava delle proprie origini, o della sua religione pagana, infondo era ciò in cui credeva, ciò che stava studiando per succedere sua nonna in veste di sacerdotessa del loro clan ad Antrim.
Il legame che aveva con la Natura era qualcosa di mistico difficile da spiegare a voce...
Come poteva dirgli che sentiva l'energia pulsare negli esseri viventi, sentiva gli elementi chiamarla ad ogni cerchio, ad ogni meditazione. L'acqua la rilassava al solo contatto o semplicemente sentendone lo scorrere, una meravigliosa melodia senza strumenti ma solo un insieme di molecole debolmente legate tra loro, creando un liquido misterioso e travolgente, in grado di nascondere all'occhio umano letteralmente interi mondi ed ecosistemi.
Le avrebbe dato della pazza se gli avesse confessato che gli Spiriti le sussurravano all'orecchio? Parole per lei ancora incomprensibili, finchè non fosse diventata pronta e degna di comunicare col mondo invisibile ed etereo.

<< Proprio perchè ritengo questa materia molto sottovalutato tra tutte le altre discipline scolastiche, ho sentito il bisogno, la volontà di riscattarla. Far capire quanto la conoscenza di certe erbe e piante può aiutare in numerose situazioni, anche le più critiche.
Voglio aprire la mente dei giovani studenti che spesso vedono unicamente l'importanza della materia di Pozioni, quando dietro, alla base d'essa, vi è un approfondito studio di Erbologia per la scelta degli ingredienti di origine vegetale necessari per la creazione della maggior parte, se non quasi tutti gli intrugli magici.
Istruire gli studenti di oggi, perchè saranno gli adulti del domani.>>


Il suo sguardo fu un attimo attirato dalla meravigliosa creatura che tranquilla poggiava sul proprio trespolo, passando poi dal fuoco scoppiettante prima di tornare sull'uomo seduto sulla poltrona affianco la propria.
Provò a ricordarlo com'era all'epoca, quando spiegava Storia dell'Arte, quasi 8 anni prima.
Infondo non sembrava cambiato più di tanto...
Forse il viso aveva qualche ruga in più, magari leggermente più marcate di quanto ricordasse, il volto le sembrava più stanco e i capelli di un bianco più uniforme... Eppure gli occhi verde smeraldo erano gli stessi di quelli che scrutavano la classe durante le lunghe lezioni in cui, seduta al proprio banco con quell'enorme libro aperto davanti, la sua mente si perdeva nella spiegazione del professore, immaginando i maghi del passato combattere, discutere, decretare, scrivere la storia con le proprie azioni e parole.
La stessa persona che tempo addietro le assegnava i compiti e le valutazioni alle prove e interrogazioni, era ora divenuta il preside di una delle scuole più famose e prestigiose di tutto il mondo magico.
Domande, di pura curiosità, restarono inespresse nella sua mente, mentre osservava Peverell parlare: cos'aveva provato al momento di quel grande cambiamento? E cosa provava adesso?
Ne era orgoglioso, sentendo di aver raggiunto un ruolo importante, o il peso di tante responsabilità e doveri gli pesava così tanto sulle spalle da portarlo ad un leggero pentimento?
Forse in futuro avrebbe avuto l'occasione porgliele, ma non era quello il momento più adatto.
Le fu difficile restare impassibile quando le chiese un possibile utilizzo di tutto quel sale, magari nelle Serre di Erbologia.
La sua attenzione si volse nuovamente verso i mucchietti bianchi, alla ricerca di una risposta scavando non solo tra i ricordi delle conoscenze accademiche acquisite proprio in quella scuola, ma soprattutto in ciò che aveva imparato a casa.
Eppure, più ci pensava, meno possibili utilizzi trovava ad un elemento poco usato in quella materia, poichè più nocivo che altro.

<< Purtroppo mi duole dirle che utilizzi del sale in botamica non ce ne sono molti se non addirittura nessuno.
C'è un motivo se nei libri di storia babbani si racconta che, vinte le guerre Puniche, dopo che i Romani assediarono e rasero al suolo Cartagine, uccidendo e schiavizzando i suoi abitanti, per ordine del senato vennero scavati dei solchi con l'arato per riempirli proprio col sale, rendend i terreni maledetti, infruttuosi per lungo tempo.>>


Aveva letto quella storia sui vecchi libri di sua nonna. L'anziana donna aveva una così vasta collezione non solo di oggetti antichi e preziosi, ma un quantitativo indescrivibile di libri, pergamene, volumi, trovati o comprati nei suoi numerosi viaggi per il mondo alla scoperta e apprendimento di culture e religioni anche diverse dalla loro. Più volte alla ragazza erano capitati tra le mani trattati storici, racconti e addirittura bibbie, sfogliate per curiosità più che per studio.
Secondo sua nonna era un errore limitarsi a conoscere solo la propria storia e cultura, escludendo quelle straniere e/o babbane, spesso era studiando origini e mentalità differenti che si potevano trovare soluzioni a problemi comuni.
Desiderosa di spiegare il motivo della sua risposta, soprattutto per chiarire che non si trattata di una conclusione data a caso e in fretta, ma ben ponderata secondo valide considerazioni e conoscenze, continuò col proprio discorso:

<< Il sale è una sostanza composta da Sodio e Cloro che se a contatto con la terra, si dissociano per poi legarsi a loro volta coi componenti del terreno e impedendo così alle piante di nutrirsene, rendendo l'ambiente così arido che neanche l'erba è in grado di crescervi.
Basta una bassa concentrazione di sale nel suolo superiore all'1%, per diventare tossico per la maggior parte delle piante.
Vi sono però alcune in grado di resistere a quantitativi maggiori, come quelle che crescono nelle zone salmastre, solo resistenti alla siccità e riescono a crescere addirittura a concentrazioni fino al 2% perchè in grado di accumularlo nei propri tessuti ed eliminarlo tramite speciali ghiandole.>>


Si concentrò un attimo, ripensando agli insegnamenti della madre e alle piante che avevano coltivato a casa in giardino e nella loro serra. Più volte erano state aiutate e consigliate da una signora che al villaggio aveva un grazioso negozio di fiori molto ben fornito e alla perenne ricerca di novità nell'ambito botamico, per poi accorrere sempre da loro per pareri e sperimentare qualche tecnica innovativa.

<< Adesso che ci penso, forse un qualche utilizzo sarebbe possibile anche nella materia di Erbologia... A casa mia in Irlanda, una mia compaesana babbana mi ha parlato della possibilità di miscelare l'acqua con piccolissimi quantitativi di sale e poi vaporizzarlo sulle piante che meglio resistono, nei punti più colpiti dagli insetti e parassiti; in particolare servirebbe per tenere lontane le lumache particolarmente danneggiate se a contatto col sale.
C'è da dire che nel nostro mondo magico, ci sono protezioni molto più efficaci, pozioni e incantesimi, contro minuscole creature a volte ben peggiori di lumache, afidi e lepidotteri.
Inoltre alcune nostre piante hanno caratteristiche particolari che renderebbero inefficace o addirittura pericoloso questo trattamento di acqua e sale.>>


Purtroppo non sapeva lì per lì come aiutarlo a riutilizzare tutto quel quantitativo di sarà, avrebbe quasi preferito fosse veramente zucchero.

<< L'unica altra opzione che mi viene in mente è utilizzare il laboratorio di Alchimia avanzata e scomporre il sale nei suoi due composti di Sodio e Cloro e utilizzare il cloro ricavato per legarlo al Potassio così da ottenere un antigelo meno dannoso del sale pure... ma anche in questo caso noi maghi abbiamo tecniche più sicure. - si concesse un profondo respiro dispiaciuta per non esser riuscita a trovare una soluzione soddisfacente per quel povero sale - Se giustamente non vuole venga sprecato buttandolo, potrei prenderlo io e utilizzarlo per le nostre pratiche magiche. Usiamo spesso il sale nei nostri riti di purificazione e protezione, o per simboleggiare l'elemento della Terra sui nostri altari.>>

Con la testa ancora intenta a trovare altre possibili soluzioni per l'oro bianco accumulato sulla scrivania e sul tappeto, toccò distratta la rosa che aveva incastrato tra i capelli, ma il gesto maldestro la fece sfilare da dietro l'orecchio facendola cadere a terra.
Scusandosi imbarazzata si chinò per raccoglierla, per fortuna poco distante dalla poltroncina su cui era seduta.


character sheet © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT

 
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view post Posted on 5/6/2020, 20:47
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Era una storia partita male.
Su quello non v’era discussione. Si fosse trovato nell’incresciosa situazione di dover trarre gli auspici in occasione dell’elezione dei consoli, l’anno che sarebbe seguito sarebbe stato dei più infausti. Eppure, non ne avevano colpe. O almeno non lei. Nessun margine di dibattito. Ma del resto, se il problema era tutto suo, non avrebbe certo potuto farne una colpa dell’ultima arrivata. La cosa peggiore che sarebbe ancora potuta accadere sarebbe stato un pranzo carbonizzato. Su quello erano però tutti sufficientemente tranquilli, non era mai successo, erano nelle mani di veri professionisti dei padellini, non correvano rischi. Almeno su quello. Un sorriso per stemperare gli animi? Quanto era agitata la giovane fanciulla? Ricordava ancora il suo primo colloquio? Quanti decenni erano ormai passati? Forse era pretendere un po’ troppo da una memoria che saltuariamente prendesse temporanea licenza.


Assolutamente no, nelle scelte importanti bisogna avere polso. Se lo ricordi sempre, la nave va guidata, non bisogna lasciarsi trascinare dalle correnti. E decidere cosa bere durante un qualunque incontro è dirimente delle sue stesse sorti. Potrei raccontarle di quella volta a Baghdad, staremo parlando di almeno mezzo secolo fa, in cui finii con il portare a bere qualcosa un mercante iraniano per strappargli uno sconto su una cassapanca di ebano, oppure anche di quella volta con un funzionario ceco che… ma sarebbe troppo lungo, morale della storia? Entrambe le volte un disastro, a fronte di due bevande sbagliate. Quindi, io prenderò del vino elfico, lei cosa gradisce invece? La cantina è decisamente ben fornita.

Proseguiva allegro, per la sua strada, paventando epici racconti che quasi altrettanto certamente sarebbero culminati in pomeriggi di lungo ciarlare, mulinando ora una mano, ora l’altra. Salvo poi tornare a tacere. Dopotutto un colloquio prevedeva anche l’eventualità di poter, forse anche dover, ascoltare qualcosa. Un’eventualità, che sarebbe stato anche utile far sì che avvenisse.
Ma pur con quell’incidente di percorso che avrebbe segnato buona parte del resto della giornata, i problemi sarebbero comunque venuti più avanti. Indipendentemente da cosa avrebbero ben presto deciso di bere, aldilà poi che effettivamente avvenisse. Il piatto forte era Erbologia, e vi si stavano avvicinando a piccoli passi. Piccoli certo, non eccessivi, ma era comunque importante mantenere almeno la direzione corretta. Si era fatta avanti decisa, aveva almeno apparentemente le idee chiare, o meglio, l’aveva affermato in più modi. L’aveva scritto, e a sostenere la bontà delle sue parole si era presentata anche a difenderle e sostenerle. Presentandosi davanti a uno Storico, quindi doveva aver fiutato più d’un problema, il fatto che fosse stata sua studente non doveva aver giocato a suo favore. Ma erano comunque lì. Qualcosa doveva pur contare. Sarebbe dovuto contare.


Ottimo, immagino che effettivamente apprezzare il proprio lavoro possa essere un ottimo primo passo, non molto, se vuole è più che altro bene o forse indispensabile per se stessi, e per molti versi ha delle ricadute positive anche sugli altri. È insomma un dettaglio che sicuramente non deve essere trascurato, ma non è comunque tutto. Se effettivamente però trova così indispensabile questo legame con la Natura, una domanda penso ovvia sarebbe: ma scusi, cos’è andata a fare l’Auror anche solo per pochi anni?

Era un problema? Sarebbe potuto esserlo?
L’ennesimo Auror, possibile che il Ministero avesse ben pensato di fare le proprie primaverili pulizie, e buona parte dei suoi dipendenti avesse inaspettatamente deciso di cambiare aria, e cercare fortuna… altrove? A quanti Auror erano arrivati in così poco tempo? Certo, c’era anche la non trascurabile considerazione che i numeri fossero e rimanessero decisamente altalenanti. Il tasso di successo non era dei più incoraggianti, e veniva sempre più spesso da domandarsi se effettivamente il risultato valesse la candela. Ma qualunque persona sensibilmente in là con l’età inevitabilmente doveva rimanere ottimista. Non c’erano alternative. Non c’erano scappatoie. Per quanti fossero i problemi, era comunque necessario andare oltre. Un inaspettato silenzio stava tornando ad avvolgere la scena, un delicato e polveroso sudario, che aveva un non so che in comune con il resto dell’ambiente. Antichi manufatti, delicati tomi di particolarmente linda e immacolata pergamena, uno zoo intero di fervidi abitanti, ma anche il silenzio. In tutte quelle occasioni che lo richiedevano. Eppure, la voce squillante e allegra tornò a imporsi, facendo eco alla giovane fanciulla.


Lasciamo per un momento stare Cartagine, le assicuro che di sale ne troverà ben poco. Magari un ‘io c’ero’ potrebbe sembrare fuori luogo, ma si fidi che non ne troverebbe. Ad ogni modo, quale crede che sia il compito di un nostro Docente? Un Auror e un Professore temo che per quanto vantino alcuni punti di contatto, per il resto abbiano funzioni leggermente diverse, e per altri versi addirittura antitetiche. Non trova?

Chi parlasse di più era forse scontato, in fin dei conti in un colloquio era una dinamica naturale. Ma chi dicesse di più, quella era tutta un’altra storia. In fin dei conti l’arte della parola offriva e immolava sull’altare tutta una serie di delicati equilibri, che nell’arco di una breve o lunga discussione venivano sistematicamente testati, in cerca di un punto debole, che potesse mettere a repentaglio l’intera architettura. Un’eventualità apparentemente remota, ma che invece era quanto di più probabile accadesse. Nessuno è perfetto? Avevano dunque trovato una brillante soluzione a quel piccolo increscioso salato problema? Probabilmente no. Era stato un fenomenale tentativo? Probabilmente nemmeno. Ci avevano provato una prima volta? Quello sì. Vi sarebbero tornati.

Ah! Alchimia! In effetti dovrei presentarle la nostra alchimista di fiducia, sono sicuro sarebbe molto interessante, sotto molteplici punti di vista, per entrambe. Ma sono altrettanto sicuro un buon primo utilizzo di almeno parte di questo sale sia a pranzo. Mi hanno detto giusto questa mattina a colazione che avremo un ottimo coniglio, magari si trattiene per pranzo? Ad ogni modo torneremo sull’argomento, tanto non siamo di fretta, giusto? Ha forse altri impegni per la mattinata?

Sorrise ironizzando. L’atmosfera era distesa, quasi allegra. Quanto diverso da quanto non fosse già accaduto in passato? Se effettivamente era stata una sua giovane studentessa, non doveva essere poi così sorpresa. Le domande erano il vero sale di tutto. Domande che come come un temporale estivo sarebbero andate avanti alternandosi, tiepide ondate e burrascose mareggiate. La nave sarebbe resistita all’eventualità di un naufragio?



Credimi, sono veramente desolato.
Non è una gran risposta, ma dobbiamo andare avanti.
Farò di meglio al prossimo giro! :ihih:
 
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view post Posted on 18/6/2020, 01:49
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Mireen Fiachran
Colloquio di Assunzione
- ERBOLOGIA -

■ 25 anni
■ Sangue BANSHEE
P. Antimago (?)
Ex-Grifondoro
■ OUTFIT 1 2
Scheda PG

Sorrise alle parole di Peverell e gli rispose in parte stupita e in parte divertita:

<< Allora sarò ben felice di tenerle compagnia col vino elfico che adoro, soprattutto quello dolce con un aroma floreale che a casa mia non manca mai per un bicchierino a fine cena.>>

Mentre aspettava che la bevanda venisse servita, ebbe un improvviso sussulto quando sentì la parola "Auror"...
Senza neanche volerlo, Peverell aveva toccato un tasto ancora incerto che in passato era stato anche parecchio doloroso, scambiandola per un Auror, cosa alquanto strana poichè era sicura di aver scritto "Polizia Speciale - Agente Antimago" nella sua domanda di assunzione, non certo Auror... ma infondo poteva ancora esser giustificata la confusione, lei stessa non era a conoscenza dell'esistenza di quel ruolo prima che le fosse proposto.

<< Signor Peverell, sono costretta a correggerla: non sono un Auror, sono un agente Antimago. - si cimentò subito nella spiegazione più breve e chiara che le riusciva, ipotizzando che l'uomo avesse sbagliato per una mancata conoscenza della squadra speciale al Ministero - Diciamo che entrambi si occupano della sicurezza dei cittadini, con mansioni molto simili ma a differenza dei primi, noi ci occupiamo solo di casi in cui non è implicata la Magia Oscura, e se da indagini e interrogatori viene il sospetto o risultano coinvolti maghi oscuri, veniamo affiancati da un auror, nelle situazioni peggiori ci viene tolto il compito per affidarlo agli agenti del Quartier Auror. >>

Aveva cercato di mantenere un'espressione neutra, spiegando tranquilla la differenza tra i due ruoli, tanto simili da trovarsi entrambi al II° livello del Ministero ma con un dettaglio non da poco che li distingueva: la Magia Oscura.
In quel periodo di sospensione dal lavoro, aveva riflettuto parecchio sulle scelte che aveva fatto dopo i suoi M.A.G.O., ma soprattutto su quella più importante che l'aveva spinta a trasferirsi a Londra: seguire le orme del padre e diventare un Auror.
Cosa l'aveva portata a scegliere quella strada? Ma soprattutto, perchè voleva cambiare?
Si prese un momento per pensare a cosa rispondere, voleva essere sincera col preside, ma soprattutto con se stessa.

<< Entrai nell'ufficio di Rhaegar Wild con l'intenzione di diventare auror come lo era stato mio padre. Volevo seguire le sue orme perchè fin da piccola trovavo affascinanti le storie che mi raccontava, avventure emozionanti e combattimenti bene contro il male, dove affrontava ogni tipo di sfida, anche le più pericolose e oscure, pur di salvare un innocente.
Ho sempre sentito parte di me il dovere di difendere e aiutare le persone in difficoltà, anche a costo di mettere a rischio la mia stessa vita, volevo sentirmi utile, l'eroe salvatore come lo era stato mio padre.
Ma quando il Signor Rheagar mi chiese, sempre in sede di colloquio, di scegliere tra l'affetto per la mia famiglia e i ciechi doveri verso il Ministero, non sono riuscita a fare il sacrificio che mi avrebbe fatta accedere al Quartier Auror.
Sono stata assegnata alla Squadra Speciale degli Antimaghi per far esperienza e lentamente avvicinarmi verso quella scelta, quel sacrificio necessario per ottenere il ruolo che credevo perfetto per me, dovevo riuscire a perdere il mio lato emotivo, empatico e moralista, per abbracciare impegni e doveri verso il Ministero, così da far seguire le leggi "ad ogni costo" portando un'equa giustizia che non ammetteva alcuna eccezione, anche se si trattava delle persone più importanti della mia vita verso verso cui provo un amore incalcolabile.>>


Mentre parlava, il suo sguardo era passato dalla meravigliosa fenice, poi al caminetto col fuoco scoppiettante, e infine al Cappello Parlante.
Ripensò all'emozione provata quando, anni e anni prima, venne smistata nei Grifondoro, alla sensazione di casa e famiglia provata tra quelle mura e l'affetto per i suoi concasati.
Un legame che l'aveva aiutata anche l'ultimo anno, quando suo padre era morto e lei cercava di isolarsi dai suoi compagni, con scarsi risultati perchè facevano di tutto pur di restarle accanto, anche con piccoli gesti, gli unici che riuscivano a penetrare in quella fredda corazza che aveva costruito per scappare dagli sguardi di commiserazione che le rivolgevano continuamente e che perennemente le facevano ricordare il motivo del suo dolore.
Sapeva che non aveva rivestito il compito di antimago per tanto tempo, un paio di anni o poco più, ma era strano che non avesse ancora risentito quell'emozione, quel senso di appartenenza che c'era stata lì ad Hogwarts.
Benchè i buoni rapporti coi colleghi e il rispetto per il suo capo, benchè i ringraziamenti ricevuti dalle persone che aiutava o salvava, non si era mai sentita veramente sicura della scelta fatta.
E anche se, dopo l'attentato ad Hogsmeade, avrebbe potuto sicuramente chiede una rivalutazione da parte del capo auror o dal suo ispettore, quel periodo di sospensione obbligatoria, l'aveva costretta a riflettere inevitabilmente sulla sua vita e sulle cose che stavano cambiando, lei stessa era cambiata, tanto che, con suo sommo stupore, la prospettiva di diventare Auror, il sogno che aveva tanto rincorso, non l'allettava più, non era più il suo obiettivo o aspirazione.

<< L'anticipo in quella che probabilmente sarà la sua prossima domanda:
Perchè ha deciso di cambiare lavoro, lasciando quello che sembra esser stato da sempre il suo sogno?>>


Sapeva che glielo avrebbe chiesto, se fosse stata nella sua posizione l'avrebbe fatto, infondo era lecito che volesse sapere cosa l'aveva spinta a quel brusco cambio di direzione, o magari anche solo per semplice curiosità.

<< Avrà sicuramente letto della tragedia che c'è stata al villaggio di Hogsmeade l'anno scorso.
Io c'ero, in veste di antimago. Ho visto scene di un'orrore indescrivibile, morte e sangue ovunque, il fato che continuava a mandarci minacce e pericoli senza concederci il minimo respiro, per non parlare dell'Ardemonio finale.
Eppure ho lottato, mi sono schierata in prima fila contro nemici umani e non, ho messo a rischio la mia vita per salvare quante più persone possibile, perchè era ciò che volevo, che avevo scelto di fare e che avrei voluto fare anche come Auror ufficiale.
- si mordicchio il labbro nervosa e pensierosa, mentre ricordava quei momenti d'incertezza e gran turbamento emotivo - Ma quando poi sono tornata al mio normale lavoro non era più lo stesso, non mi sentivo più come prima... non solo per ciò che avevo passato, ma nuovi dubbi si erano insediati nella mia testa.
Io e altri miei colleghi siamo poi stati sospesi, senza possibilità di replica, per riprenderci dal "trauma subito", ho avuto così modo di pensare e riflettere parecchio sulle mie scelte.
E più ci pensavo, più mi rendevo conto che, anche toccando con mano il mondo che era di mio padre e che credevo di volere per me, la risposta che diedi al Signor Wild al nostro colloquio di assunzione, sarebbe rimasta sempre la stessa.>>


Fece una piccola pausa, un velo di malinconia aveva spento la luce che l'aveva illuminata mentre spiegava al preside come mai non fosse possibile usare il sale per fini botanici.

<< A volte, per capire cosa si desidera veramente nella propria vita, si devono prendere anche altre strade che non sempre sono per forza "sbagliate", non ritengo che il mio periodo da Antimago sia stato un errore, anzi mi ha fatta crescere caratterialmente e mentalmente. - Se l'uomo le avesse in precedenza versato in un bicchiere il rosso nettare elfico, ora lo starebbe sicuramente facendo vorticare, lo sguardo sceso verso il basso per seguire i lenti movimenti del liquido, la rotazione della mano impostata in modo che il vortice restasse dentro le pareti del bicchiere, ma solo pochi millimetri sotto al bordo... Un continuo rischio di farlo fuoriuscire, se solo avesse aumentato la potenza quel poco per imprimere maggior forza alla forza centrifuga e superare la centripeta che ancora impediva al vino di uscire e macchiare tutto. - Ho scoperto il lato oscuro e nascosto della luna, l'ho studiato e combattuto. Ciò mi ha fatto aprire gli occhi su un mondo che all'epoca ancora vedevo con l'innocenza di chi credeva ancora nelle favole di paladini e cavalieri dalle armature scintillanti, che combattevano draghi cattivi e salvavano città... Città che credevo fossero state solo sfortunate nell'esser prese di mira dal drago, senza neanche lontanamente pensare che potevano esser stati gli stessi abitanti ad attirare l'attenzione del male scatenando le sue ire.>>
La conversazione stava creando un'atmosfera triste e alquanto seriosa, Mìreen si chiese se erano tutti così i colloqui di docenza, ma per fortuna il preside aveva sempre un asso nella manica per alleggerire la tensione.
Chissà perchè la sua affermazione Io c'ero" inerente al suo esempio con Cartagine non la stupì, sembrava più un'ammissione che una battuta, probabilmente quell'uomo aveva una conoscenza così vasta e approfondita della Storia sia magica che non, da poter dire di esserci quasi stato di persona.
Ciò le risollevò l'umore tanto che il sorriso tornò a far capolino sul suo giovane viso.
Era interessante parlare con quell'uomo, aveva tanti di quegli aneddoti e storie da raccontare che, un'appassionata come lei, avrebbe passato ore e ore ad ascoltarlo, risvegliata la curiosità di quando era bambina e ascoltava sua nonna raccontarle dei suoi numerosi viaggi per tutto il mondo.
Fermò il vortice scarlatto, il quale continuò a roteare ancora per po', finchè non tornò alla sua posizione originale.

<< Il ruolo dell'insegnante è complicato e difficile.
S'impegna a istruire giovani menti non solo perchè apprendano nozioni di magia, pozioni, trasfigurazione e tutte le altre materie che possono trovare ad Hogwarts e che potrebbero servir loro in futuro anche a seconda del lavoro che sceglieranno, ma li forma nei maghi che saranno un domani.
Coltiva le loro capacità e aspirazioni affinchè trovino la loro strada una volta fuori da questa scuola, dà loro speranza e soddisfazioni che li spronino a dare il meglio, tira fuori forza e volontà nel mettersi sempre in gioco, affrontando sfide e superando ostacoli senza abbattersi in caso di errore.
Il docente non si limita ad insegnare come eseguire un perfetto Wingàrdium Leviòsa o a prevedere il futuro nei fondi delle tazze da thè, ma è un esempio di comportamento e dedizione nello studio.>>


Ci pensò un po' su riguardo alle differenze tra Auror e Professore, erano sicuramente ruoli parecchio differenti con qualche punto in comune, ma entrambi l'avevano da sempre affascinata tanto che fino all'ultimo, era stata indecisa tra la carriera dell'insegnante e dell'auror, per poi scegliere la seconda spinta dal desiderio di seguire le orme del padre.

<< Sì, professore e auror, o nel mio caso antimago, hanno sicuramente pochi punti di contatto e in molti sono diversi se non addirittura opposti, ma alla base di entrambi ci sono conoscenze necessarie per svolgere una missione o lezione, lo studio e approfondimento di ciò che poi si dovrà affrontare direttamente in campo o da spiegare a ignari studenti.
Forse non ci crederà, ma anche gli antimaghi devono redigere resoconti e compilare parecchie scartoffie dopo ogni missione, oltre ad una moltitudine di altri documenti da leggere e scrivere seguendo e traducendo un linguaggio burocratico così complesso che mi ha fatto rimpiangere i suoi temi di storia della magia!


Era chiaramente una battuta, un piccolo break per tornare con la mante a quando lei era studentessa e lui il suo professore. Era stata sempre brava in quella materia forse perchè era tra le materie preferite di sua nonna, e ogni volta che tornava in Irlanda da lei, non solo voleva verificare che continuasse a prendere buoni voti, ma addirittura che le spiegasse cos'avevano finora studiato, interrogandola per esser sicura che fosse attenta in classe e studiosa a casa.
Resistette dallo scoppiare a ridere, per mantenere un atteggiamento educato e formale consono alla situazione, ugualmente un'espressione serena era ormai tornata a rischiararle il bel volto dai lineamenti delicati.
Fece un profondo respiro, per poi continuare il suo discorso, nella speranza che l'uomo cogliesse l'importanza di quella grande decisione a lungo ponderata.

<< Mi rendo conto che passare dalle investigazioni per vicoli bui e bettole di Nocturnalley, a dietro una cattedra in un'aula circondata da muri di pietra, sarà un grande cambiamento, come grande sarà l'impegno necessario per preparare il programma scolastico di ogni anno, insegnare in modo efficace una materia a tanti alunni, diversi per età e carattere, preparare prove ed esami con relative valutazioni, oltre al rispettare e a far rispettare regole e disciplina necessaria per mantenere l'ordine all'interno della scuola... - >>

Fece un altro respiro, il cuore che batteva impazzito, ancora tanto emozionato per quel colloquio e per il discorso che stava facendo al preside nella speranza di trasmettergli abbastanza fiducia dal prendere una decisione positiva e guadagnarsi quelle "paroline magiche" che le avrebbero cambiato la vita, chiudendo definitivamente un capitolo significativo della sua storia per aprirne uno nuovo e ancora più emozionante.

<<...Ma se io ora sono qui, davanti a lei, con l'intento di lasciare il mio lavoro da Antimago, senza neanche fare un ulteriore tentativo per diventare Auror, è perchè ho valutato OGNI minimo aspetto dei rispettivi ruoli, i pro e i contro, i cambiamenti che ne sarebbero seguiti, tutto ciò che ne sarebbe conseguito... E sono pronta a farlo.
Scelgo di osare e rischiare, sono determinata e sicura della mia scelta, affronterò ogni sfida che mi si presenterà con tenacia e volontà, chiedendo aiuto a lei o ai miei colleghi nel caso mi trovi in una situazione troppo difficile per affrontarla da neo-insegnante.
Ho dalla mia parte una buona dose di testardaggine e come ero disposta a mettere a rischio la mia vita per salvare le persone, ora quella stessa dedizione e coraggio, lo metterò a vostra disposizione affinchè gli studenti di Hogwarts trovino in me un esempio da seguire e rispettare, oltre ad un motivo d'orgoglio per lei e per la sua scelta di assumermi.
FORSE, se in passato ci fossero stati più insegnanti come quelli che ho avuto la fortuna di avere io a scuola, innamorati del proprio lavoro e sicuri di poter fare la differenza nella vita e crescita dei propri studenti, notando e concentrandosi soprattutto "sui casi difficili", oggi non servirebbero tanti auror e antimaghi contro maghi oscuri e malviventi.>>


"Risolvere il problema alla radice" era questo ciò che per Mìreen era veramente importante. Intervenendo e aiutando subito i ragazzi che manifestavano già da così giovani tendenze distruttive e autolesionistiche, avrebbe potuto "salvarli".
Se poi ogni sforzo fosse risultato inutile, come successe con alcuni suoi coetanei, almeno poteva dire di averci provato con tutte le proprie forze.
La successiva proposta del preside di presentarle la loro alchimista e mangiare lì a scuola le scaldò il cuore, provocandole un leggero rossore sulle guance.

<< Mi farebbe un gran piacere conoscere la vostra alchimista, adoravo Alchimia a scuola, la trovavo una materia emozionante e piena di sorprese!
E se per voi non è di disturbo, accetterei anche l'offerta del pranzo, sono proprio curiosa di riassaggiare un buon pasto cucinato dagli elfi domestici di Hogwarts, per scoprire se è rimasto come lo ricordavo... Se sarà delizioso come gli spuntini e dolcetti offerti ai buffet durante le vostre feste, a cui ho avuto la fortuna di partecipare, allora non potrò che gioire nel costatare che la cucina è ancora da leccarsi i baffi.
Ma...
- breve pausa di sospensione voluta, marcata dal tono di voce deciso - ...insisto nell'esser accompagnata, magari questo pomeriggio se è ancora libero, al salottino da thè che ho nominato prima. Per continuare quegli aneddoti e racconti da lei solo accennati e che vorrei tanto ascoltare interamente, e quale scenario migliore di comodi divanetti, sorseggiando un infuso dalle note orientali e gustando qualche dolcetto appena sfornato?>>

Prese un sorso di vino, gli occhi azzurri di lei luminosi come prima, tornarono a guardare quelli verdi dell'uomo dinnanzi a lei, colui che la stava studiando e valutando per capire se fosse adatta o meno al ruolo di docente di Hogwarts.
Qualsiasi fosse stato l'esito del colloquio, poteva almeno sperare in una gradevole giornata nella sua amata (ex-)scuola in compagnia di uno dei suoi ex-professori dai racconti più bizzarri e interessanti, alla pari solo di quelli della nonna.

[Forse potrei farli incontrare... Penso che potrebbe scattare una certa intesa tra seanmháthair e il Signor Peverell... Al massimo si faranno una piacevole chiacchierata, scambiandosi storie e avventure del passato.]


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view post Posted on 10/7/2020, 17:25
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Il caldo era qualcosa di estremamente molesto, al pari del più disprezzato degli ospiti, con una sostanziale differenza: gli ospiti alla peggio potevano essere più o meno gentilmente scacciati, laddove non letteralmente cacciati e abbattuti, mentre il caldo salvo interventi decisamente invasivi era decisamente un’altra storia. Il divertente era semmai che si trovassero in Scozia, e che lui avesse trascorso almeno una parte della sua lunga esistenza in Oriente, dove il caldo assumeva tutte altre declinazioni. Se ne derivava che dunque gli anni passavano per tutti, chiunque era soggetto agli strascichi dell’invecchiamento, e il vecchio mago non era escluso da quel decadentismo. Ma del resto ne era anche ben consapevole: se lo rammentava ogni mattina, discendendo dalla torre, raggiungendo il cicaleccio del resto della Scuola. Passavano gli anni, e non cambiava nulla. Ma era semplice apparenza. Tutto stava cambiando, forse troppo in fretta.
Due slanciati calici fecero la loro comparsa, inaspettatamente, senza però un ricciolo di zolfo. Già al posto più indicato, al centro della scrivania. Poco distante una bottiglia appena stappata zampettava al loro indirizzo. Era tempo di un brindisi? Probabilmente no, la giovane strega era particolarmente superstiziosa? Perché verificarlo, lasciando il tutto al caso. Un cenno gentile al suo indirizzo, onde lasciare l’iniziativa alla giovane aspirante. Incurvando un primo sopracciglio al suo nuovo pensiero. Auror e Antimago erano davvero così diversi? Qual era poi la differenza sostanziale? La risposta poteva essere sempre la Magia oscura?


Affascinante distinguo. Desumo quindi che al netto della differenza operata burocraticamente dal MInistero, lei concordi con tale visione del mondo, giusto? Ammettiamo quindi che effettivamente ci trovassimo del tutto per caso in una locanda e finissimo con il dibattere di tale argomento. O se invece preferisce, se un suo potenziale studente si dimostrasse dubbioso su tale distinzione. Cos’è questa Magia Oscura? Esiste? Se ne esiste di oscura, dovrà anche esistere il suo opposto. Cosa le differenzia?

Una domanda innocente, accompagnata da un largo sorriso. Non si conoscevano, almeno in quel senso, e i tempi delle Lezioni erano passati ormai da diverso tempo. Anni. Se qualcosa era cambiato, era pur vero che molto fosse rimasto lo stesso. Alcune cose era più verosimile cambiassero, altre era inevitabile restassero immutate. Cos’era la Magia Oscura? A cosa si sarebbe appellata l’erbologa? Del resto, che non dovesse vantare eccessive simpatie nei confronti di quella risma non era un mistero, nel corso dei decenni non l’aveva mai celato, ed anzi, sarebbe forse risultato strano il contrario. Gli Auror… qual era il fascino? Ne avevano? Si contendevano la palma delle leghe inferiori insieme ai giocatori di Quidditch, con una sostanziale differenza, quanto meno i secondi erano consci che il loro fosse un gioco.

Sì, immagino di poter capire il punto di vista di Mr Wild. Sovente si perde di vista il nocciolo duro della questione, è vero. Gli Auror sono uno strumento, al servizio delle istituzioni, e all’interno di una società democratica e sviluppata si limitano a eseguire quanto viene detto loro, al pari di soldati negli Stati babbani. Molto tempo fa facevo parte di quel gioco, molte cose sono cambiate, ma fortunatamente non nella sostanza. Anche se si tende spesso a dimenticarlo, oggigiorno. Capisce a cosa alludo? E perché continui a non vedere di buon occhio questa vicinanza tra Auror e Docenti? Ho la presunzione di dovermi aspettare dai secondi… qualcosa di più.

Effettivamente se era sempre stato il suo sogno, quanto era irrisolvibile il problema? Per molti versi che fosse stata fermata una prima volta, con sua buona pace, lasciava quanto meno ben sperare. Aveva cambiato idea nel corso del tempo? Se l’aveva fatto, doveva essere però successo prima che il tutto si arenasse nuovamente. Un percorso travagliato, un viaggio inaspettato, segnato da ricorrenti fermate in piazzole di sosta scomode, dotate di locande i cui letti finivano puntualmente con il dimostrarsi sensibilmente scomodi. C’era poi quella seconda questione: cosa l’aveva spinta a cambiare idea? Qualcosa doveva pur essere successo per cambiare di punto in bianco qualcosa, che era pur vero non fosse mai iniziata. Sarebbe stato un epico racconto come assaporava? Mentre la giovane proseguiva in quella sua storia, era anche la sua volta per concedersi un goccio di vino. Delicato, frizzante, leggero. Sicuramente non molto scozzese. Un dettaglio.

Capisco, ciò che è stato è stato, tanto vale accettarlo e capirlo. Un ottimo atteggiamento, ha l’approvazione di uno storico, se vuole saperlo. Ciò nonostante anche la perseveranza ha il suo valore, se tra un mese effettivamente dovesse trovarsi nella condizione di cambiare nuovamente idea? Sulla base di quanto mi ha detto sino a questo momento voleva fare una cosa, ma le hanno fatto cambiare idea, facendone un’altra. Ha saputo apprezzare i pro di questa nuova ‘soluzione’, e aldilà dei motivi si trova qui, ora, davanti a me, con una nuova terza idea. Se umanamente lo trovo encomiabile, per altri versi la cosa mi preoccupa, le pare? Posso convenire con lei sul ruolo che rivesta un insegnante, ma probabilmente guarderei anche alla sostanziale differenza che questa situazione mette a nudo. Se come dice lei un docente è forse prima di tutto un esempio di comportamento, se dovesse enunciarne la principale virtù quale sarebbe?

Vizi e virtù del mondo moderno. Quanto era cambiato nel corso dei secoli? Ciò che un tempo era ritenuto essere un pregio, poteva nel corso del tempo essere divenuto improvvisamente un difetto? O il tutto non era avvenuto precipitosamente, ma seguendo un lento percorso di rientro, che senza forzature aveva consegnato alla modernità archetipi completamente nuovi e inediti, per proseguire un’opera vecchia come il mondo? Il comun denominatore di tutto era e rimaneva la conoscenza? O era altro ad avere la precedenza? Chi avrebbe dovuto deciderlo? E se non fosse stato possibile farlo, come avrebbero potuto regolarsi? Le scartoffie, per quanto noiose, ricorrenti, endemicamente virulente, non avevano cambiato certo il mondo. Ed era improbabile un giorno avrebbero mai potuto farlo. Era bene esserne a conoscenza, essere preparati alla minaccia, accarezzarla convivendoci, ma non avrebbero fatto la differenza. Non a livello macro. Avrebbero fatto forse la differenza a quello micro.

Mi dica, dovendo operare una scelta arbitraria quanto binaria, chi sceglierebbe tra un professore particolarmente competente nella sua materia, ma incapace di trasmettere tale conoscenza, e uno invece virtuosamente comunicativo e coinvolgente, ma privo di un qualche spessore intellettuale, o comunque drasticamente meno preparato?
Sono ad ogni modo certo che anche la Prof.ssa Belecthor muoia dalla voglia di conoscerla, a patto certo che il tutto si risolva per il meglio, è sempre particolarmente affabile con i nuovi arrivati. Non che si risparmi sugli addii, ma penso sia ancora prematuro pensarvi.


La voce onesta, il tono allegro. Tra un cenno e un fare benedicente, la loro piccola storia proseguiva, fiaccata e sfiancata dalle ingiurie che la brutta stagione andava infliggendo loro, spavalda e fiera. Chi l’avrebbe persuasa ad abbassare la cresta? Quella era la vera domanda. Per quanto, sarebbe accaduto. Presto o tardi.

 
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view post Posted on 11/8/2020, 01:40
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Mireen Fiachran
Colloquio di Assunzione
- ERBOLOGIA -

■ 25
■ Sangue BANSHEE
P. Antimago (?)
Ex-Grifondoro
■ OUTFIT 1 2
Scheda PG

La domanda del preside la fece riflettere.
Quando una magia era considerabile "Nera" e quando "Bianca"?
Era simile al dilemma su cosa distinguesse il "Bene" dal "Male".
Termini che volevano dire tutto e niente, la cui risposta poteva variare per numerosi fattori, gli stessi che col tempo formavano carattere e comportamento di ogni individuo, come l'educazione, la cultura, i principi morali con cui cresceva e che lo portavano ad avere una concezione di "Giusto" e "Sbagliato".
Si prese il suo tempo per rispondere... Doveva pensare non solo a cosa dire, ma anche a cosa lei stessa pensasse su quell'intricato quesito.
Osservò il vino nel proprio bicchiere.
Alcune correnti di pensiero babbane mettevano in dubbio l'esistenza della stessa materia di cui ogni cosa - dalla pianta, al mare, alla stessa esistenza umana - era formata.
Miliardi e miliardi di molecole diverse con una base di carbonio simile, unite tra loro per comporre quel vino che con leggeri movimenti stava facendo roteare dopo averne bevuto un altro piccolo sorso, potevano essere in verità frutto di un'enorme e incredibile illusione?
Il loro mondo poteva esser solo un sogno? Magari frutto della vivida fantasia di una divinità onnipotente e onnipresente a loro sconosciuta?
La Magia stessa era per i babbani una manifestazione inspiegabile e spesso inaccettabile...
Scettici, superstiziosi, intimoriti da ciò che la loro fisica non poteva spiegare, davano per scontata la sua inesistenza, relegandola a miti e leggende, storie fantasy e "visioni" indotte da stati mentali alterati.
Era per quel motivo che nel loro mondo vigeva lo Statuto internazionale per la segretezza magica, una delle loro leggi più antiche e importanti a cui non vi era perdono in caso di inadempimento.
Quando vi erano domande tanto grandi a cui ancora non era stata data risposta unitaria, chi era lei per dire che differenza ci fosse tra Magia Nera e Bianca? Bene e Male. Giusto e Sbagliato.
<< Ad esser sincera non sono in grado di dare una precisa definizione di Magia Oscura...
Mi verrebbe da dire che la Magia nera è quella magia in grado unicamente di ferire, punire, addirittura uccidere e non fa altro, ne protegge ne respinge ne salva. Viene lanciata con l'intenzione di danneggiare fisicamente o mentalmente in modo irreparabile, col fine di ottenere un vantaggio personale, senza considerare le conseguenze non solo verso chi subisce, ma anche sull'anima di chi commette tali azioni.
Penso che certi gesti di pura malvagità e crudeltà lascino segni, a volte sul corpo, a volte invisibili.
Segnano l'anima, la lacerano e sporcano... lentamente annerisce, avvizzisce finchè non ne resta un grumo di nera pece senza più umanità e possibilità di tornare indietro.
Basti pensare alle Maledizioni Senza Perdono, alle fatture o ai veleni mortali, ottenuti per un chiaro fine: far soffrire e togliere la vita.>>

Parlava con voce triste ma ferma, credeva fermamente in ciò che stava dicendo, e sperava che Il Signor Peverell non stesse silenziosamente deridendo la sua religione, forse un poco "inusuale", ma ancora ben salta e apertamente praticata dai discendenti di quell'antico e magnifico popolo che erano i Celti.
<< La Negromanzia ne è un ulteriore esempio. Utilizza ingredienti... discutibili, come parti del corpo umane/umanoidi o riti con fini malvagi.
Il corpo dei nostri cari deceduti è sacro, quando il mondo degli Spiriti richiama a sè un'anima, è per sempre, e se non ha ancora finito il suo ciclo di rinascita per purificarsi dai propri "peccati", si reincarnerà fino a diventare degna di raggiungere i propri amati nel Regno degli Spiriti.
Deturpare un corpo è una mancanza di rispetto e sacralità per il morto e ancora peggio è risvegliarlo.
Se l'anima aveva già lasciato il corpo, ormai varcate le porte dell'altromondo, richiamarla per far muovere e parlare quel corpo, significa strapparla dal riposo eterno, farla tornare dall'aldilà contro la sua volontà. Infrange una delle leggi universali cosmiche più importanti, che domina lo stesso equilibrio tra vita e morte e le conseguenze non possono che esser devastanti.>>

Le sue parole provenivano da conoscenze legate alla sua cultura celtico-druidica, insegnamenti scritti e orali tramandati di generazione in generazione, soprattutto all'interno della sua famiglia, ormai divenuto tradizione il sacro compito che spettava alle donne Fiachran.
Prese un altro assaggio di vino, per poi continuare con la sua risposta, passando alla magia che considerava tra le più belle e pure, ma che con suo sommo dispiacere non era riuscita a far propria come avrebbe voluto.
<< Al lato opposto della bilancia vi è quella che possiamo chiamare "Magia Bianca".
Sono pochi gli incantesimi e le pozioni che possono rientrare completamente in questa categoria, e a ben pensarci, mi viene da affermare che si può considerare "bianca" solo la magia curativa.
- il bianco era il colore della purezza, del candore, dell'assenza di ogni altro colore che lo macchia togliendogli quella perfezione - Curare qualcuno, che sia una persona "buona o cattiva", sarà sempre considerato un gesto di bontà, che sia altruismo e buon cuore o di sola pietà. Anche con un secondo fine poco nobile, resta ugualmente un'azione buona perchè è lo stesso incanto o pozione curativa ad esser considerabili solo e soltanto "bianchi".>>
Che fossero mal funzionamenti fisici o mentali, ferite visibili o malattie interne, si trattava sempre di guarire una persona, darle sollievo e forza vitale necessaria per riprendersi o almeno superare il momento.
La magia bianca non cercava scorciatoie per raggiungere i propri scopi arrivando anche a rimetterci vite altrui, essa donava vita e pace senza pretendere niente in cambio, un effetto collaterale e una conseguenza sgradita come invece succedeva quando si aveva a che fare con la magia nera.
Gli esempi da lei trovati le sembravano così estremi da poter esser classificati direttamente senza il minimo dubbio, sperava fossero stati abbastanza chiari per spiegare il suo concetto di magia nera e bianca.
Ancora una volta non sapeva se l'uomo davanti a lei la pensasse al suo stesso modo.
Sicuramente sarebbe stata ben felice di discuterne, di ascoltarne il parere, uno scambio di giudizi e pensieri su argomenti tanto profondi era sempre ben apprezzato, specie quando ad incontrarsi erano pareri contrastanti che parlandone potevano giungere ad una versione in accondo.
Quello era un altro dei motivi che la spingeva a tornare ad Hogwarts: arricchire non solo le giovani menti con le sue conoscenze, ma anche apprendere e imparare lei stessa da loro, dai colleghi, da chi poteva pensarla diversamente o che, per la ormai lunga esperienza di vita, era in grado di fornire esempi e contesti a supporto o a contrasto delle sue tesi e affermazione.
Certo, al Ministero aveva conosciuto validi interlocutori su temi tanto complessi, ma non era la stessa cosa del trovarsi nel luogo ove le prime ideologie, i primi giudizi prendevano forma, dal bambino 11enne all'adulto 18enne e nascevano nuove correnti di pensiero
<< Ci tengo a precisare una cosa: a parte gli esempi da me fatti per distinguere i due tipi di magia, ritengo che in generale incantesimi, pozioni, ingredienti, non possono esser classificati come Neri o Bianchi perchè il loro utilizzo può essere sia a fin di bene sia per recare danno.
La maggior parte degli incantesimi, si possono definire "neutrali", la magia di mille sfumature grigie che sta in mezzo ai due colori opposti.
- un accenno di sorriso fece capolino sul suo volto, cercando di alleggerire l'atmosfera, divenuta leggermente tesa dopo che aveva provato a dare una definizione a due concetti tanto imprecisi dalle vaste sfumature - Gli incantesimi "normali" non possono esser classificati in una o in un'altra categoria perchè è solo il fine per il quale vengono utilizzati a dirlo, non hanno un proprio scopo intrinseco come le maledizioni e le cure.
Ogni docente, dal prof d'Incantesimi a quello di Pozioni o di Erbologia, spiega la propria materia sperando che quel sapere verrà usato con saggezza, ma alla fine sarà lo studente a decidere.
Possiamo insegnare loro che l'estratto di Dittamo è utile per molti rimedi tipo l'insonnia e come cicatrizzante, ma sarà l'alunno a decidere se usarne le ghiandole che secernono sostanze urticanti e potrebbero scatenare reazioni allergiche anche pericolose.
Non so se mi sono spiegata...>>

Un'espressione speranzosa fissò il volto del preside.
Non gli stava chiedendo di esser d'accordo col suo pensiero ma di accettarlo e magari discuterne insieme.
<< La magia non è ne Nera ne Bianca, ma ci sono casi limitati in cui è impossibile non fare questa distinzione.>>
Poteva capire perfettamente quella diffidenza verso il Ministero, gli fece un muto segno di comprendere perfettamente e di condividere la sua affermazione.
Hogwarts era e doveva restare su un piano ben separato dal resto delle istituzioni politiche e non, certo era soggetta alle stesse leggi poichè regolavano l'intero mondo magico, ma non potevano pretendere di aver potere anche sulla scuola, doveva restare terreno neutrale.
Potevano chiedere aiuto per la sicurezza, soprattutto dopo i recenti attacchi, ma nessuna pretesa che non fosse momentanea e necessaria.
<< La principale virtù di un docente...?>> si fece pensierosa, mentalmente ripensò ai propri professori, quelli che l'avevano seguita e istruita per 7 anni lunghi e indimenticabili anni.
<< Forse l' altruismo... Voler condividere le proprie conoscenze con altri, contribuire alla crescita di nuovi maghi, sperando che ciò che impareranno da noi sarà utile per la loro formazione e verrà usato a fin di bene in futuro.
Gli insegnanti mettono a disposizione degli studenti tempo, impegno e tanta pazienza, oltre a passione e alla voglia di insegnare da zero la materia che loro stessi a suo tempo amarono tanto da volerne fare un lavoro.
Ogni docente sa che non sempre è un compito facile, sia per la materia a volte complessa o esigente sotto alcuni punti di vista, sia per i diversi e numerosi studenti che si presenteranno ogni anno in aula e magari vorrebbero esser da tutt'altra parte rifiutandosi di impegnarsi, ma anche restare aggiornato sulle nuove scoperte e creazioni è importante, tipo nell'ambito Pozionistico e Erboristico.
Un bravo docente poi non lascia indietro nessuno, fa il possibile per aiutare anche chi non è particolarmente afferrato nell'argomento.>>

Quando l'uomo gli porse un dubbio perfettamente plausibile, Mìreen quasi se l'aspettava, si aspettava quella richiesta di chiarimento forse rassicurazione, fin dal momento che era stata tanto sincera da dirgli che prima aveva cercato di diventare auror non riuscendoci.
Certo, quando a casa aveva provato a simulare quel colloquio davanti allo specchio della sua camera, non poteva aspettarsi di dover rispondere ad una domanda simile.
<< Avevo fatto richiesta di colloquio col Capo Auror per entrare negli auror come lo era mio padre, ma confesso che non avevo ben chiaro cosa implicasse il diventarlo.
Rinunciare ai propri sentimenti, le emozioni che ci rendono vivi, al proprio modo di pensare, a quell'autonomia nel decidere cosa sia giusto o sbagliato, non era ciò che mi aspettavo.
Con questo non dico che bisogna sospettare del Ministero e/o dubitare della sua capacità giudiziaria, mi fido completamente di Rhaegar e dell'ispettore Killian, ho avuto modo di conoscerli e combattere al loro fianco, potrei mettere la mia vita nelle loro mani... ma non sono disposta ad annullarmi completamente, a servirli ciecamente. C'è chi è disposto a farlo e non si fa problemi ad accettarlo, ma io non ce la faccio, non sono in grado di zittirmi per lasciar decidere altri.>>

Voce e postura mostravano sicurezza in ciò che diceva, se lo stesso Rhaegar si fosse presentato alla sua porta per offrirle il ruolo da auror, lo avrebbe rifiutato, con o senza la possibilità di diventare docente. Piuttosto restava Antimago e seguiva un altro percorso lavorativo come l'ufficio misteri.
<< Come ho detto poco fa', Antimago e Auror non si differenziano poi così tanto.
Sono stata antimago per anni e ho fatto esperienza, posso dire che il ruolo del "paladino della giustizia" come lo chiamavo da piccola non è quello che credevo... Inoltre mi sono resa conto che posso diventare un eroe che salva la gente anche in altri modi, modi che tempo fa non avevo considerato e che ultimamente sto riscoprendo.>>

Fece una breve pausa per poi continuare spiegando il motivo della sua affermazione:<< Quest'estate ho fatto da tutor a mio fratello che è al 3° anno e aveva qualche materia un po' carente... E devo dire che mi è piaciuto!
Spiegargli i Beholder e la differenza tra Molliccio e Lowul, oppure interrogarlo sulle piante che coltiviamo nella nostra serra "speciale" e i vari utilizzi a Pozioni è stato bello e divertente... E quando mi ha scritto una lettera che gli era andato benissimo il test di DCAO e di Erbologia grazie alle nostre ripetizioni è stata una soddisfazione...
- non riusciva a descriverla, perchè lei stessa era rimasta tanto stupita da quella sensazione nuova e meravigliosa, qualcosa che non provava da tanto tempo - unica e bellissima! Mi sono sentita realizzata, utile, e felice oltre che sorpresa.>>
La sua voce si era fatta cristallina e allegra, gli occhi luminosi nel ricordare quel periodo di ripetizioni col fratello e i sentimenti provati quando gli aveva comunicato l'esito positivo di tutto il loro lavoro e impegno.
<< Sono qui a chiedere una cattedra ad Hogwarts e non nell'ufficio del capo auror a sostenere si esser pronta per una rivalutazione, perchè è ciò che voglio per me, per il mio presente e futuro.
Se prima di capirlo sono dovuta diventare antimago, mi va bene lo stesso, perchè non solo ho fatto una grande e importante esperienza lavorativa, ma soprattutto personale che mi ha fatto tanto crescere e prire gli occhi, ho visto quello che c'è e che tutt'ora esiste al di fuori delle nostre calde e sicure mura domestiche. E mi ha dato la certezza di cosa voglio e cosa non voglio.>>

Era determinata nel voler far capire al preside che non aveva motivo di dubitare di lei e poteva fidarsi di lei e di quelle che sarebbero state solo parole finchè non le avrebbe dato la possibilità di trasformarle in fatti.


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view post Posted on 2/9/2020, 11:33
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Un sorso di vino, un occhio pensieroso lasciato spaziare libero e agile in un ambiente familiare, interessante, appassionato, mettendo da parte almeno per un attimo molte incombenze, tanti problemi, infinite menate che sarebbero inevitabilmente andate accumulandosi, prima di essere falciate impietosamente con l'ascia e l'alabarda. Decisioni, tutti chiedevano e pretendevano decisioni, trascurando spesso il peso che ognuna costasse. Per quanto piccola, sommata ad altre cento aveva il rischio di poter vantare un peso finale ben superiore a una singola, il cui peso specifico fosse invece decisamente più alto. Moli ed Avogadro sarebbero stati semplicemente alfieri, latori di quella triste novella, che nonostante tutto e tutti sarebbe rimasta identica. Qual era dunque il senso di posticipare? Quale ne era il misterioso valore? Sarebbero stati sufficientemente superiori i pro, rispetto ai contro che inevitabilmente decidere di non decidere avrebbe invece comportato?
Intanto era tornato a calare un silenzio accogliere e rassicurante, intercalato con affabilità ora da uno scricchiolio, ora da un debole rumore argenteo, una nota sottile profonda e acuta, qualcosa bolliva in pentola, ma cosa fosse probabilmente era ignoto allo stesso tempo, piegato dal mistero di uno spazio indomato e incomprensibile. Silente e annoiato un pesce violetto sbatteva la coda nella penombra, assistendo all'improbabile incontro. Come avrebbe replicato alla giovane strega? Quella era la nuova domanda. Un sorriso accolse l'inizio delle elucubrazioni della giovane donna, si sarebbe scavata la fossa? Quanto profonda e in quanto tempo?

Affascinante punto di vista, dunque deduco che uccidere un assassino, per impedire un assassinio o in qualunque altra circostanza, sarebbe comunque magia oscura, giusto? Ma se la differenza tra l'una e l'altra è tanto labile e incerta, quand'anche non dipendesse dalle convinzioni di una persona, sulla base di cosa si potrebbe pensare di valutare? Sulla base di quanto mi dice, categoricamente e comunque l'Avada è sbagliato, senza perdono, mentre almeno in parte lascia aperta la porta a una valutazione più attenta dell'anima di una persona per trarre determinate conclusioni. Il che mi spinge a domandarmi come si possa condurre una tale valutazione, quando la natura e l'esistenza della stessa anima non è condivisa o scontata.

La ricerca proseguiva. La balda giovane sembrava in procinto di proseguire in quella tortuosa gincana, cercando di evitare ora una buca, ora una radice impertinente, ora una spaventevole fiera in agguato e ben disposta a sbranare il viandante meno accorto. Eppure una certa sicura titubanza sembrava volerla accompagnare in quella scampagnata, come sarebbe finita? Quale sarebbe stato l'esito finale di quel viaggio? In fin dei conti al pari di ogni altro qualche rischio c'era, ci sarebbe stato, e sarebbe continuato a esserci, quale che ne sarebbe stato l'esito quel giorno. Era tutto riconducibile a un'attenta e accorta gestione del rischio.

Ottimo, è sempre bello avere delle convinzioni, quanto più intense e certe meglio è. Il rischio però che non va trascurato è che quello che per noi è certo, potrebbe non esserlo per altri. Quelle che definisce leggi universali e cosmiche per me potrebbero essere molto discutibili, tutt'altro che epistemologiche, per un altro risibili quand'anche non assurde. Dunque, come determinare chi abbia ragione? Ma se non è possibile farlo, allora anche la negromanzia può diventare una pratica condivisibile e del tutto accettabile, non le sembra?

E ora il tutto si faceva anche più complesso. Gli assoluti erano per definizione assoluti dalla realtà e da qualunque circostanza; erano assoluti. Se guarire era assolutamente e chiaramente magia bianca, conseguentemente si ammetteva l'esistenza stessa del suo contrario, e contestualmente anche guarire qualcuno perchè commetta il più efferato dei crimini era accettabile, se non addirittura raccomandabile moralmente. Il che però avrebbe sollevato più problemi di quanti non avrebbe rischiato di risolvere.

Ma quindi, se lei mi sta dicendo che è solo quella curativa propriamente bianca, allora guarire un Mangiamorte per rispedirlo al fronte o banalmente mandarlo in una qualche missione di dubbia moralità è una buona azione, operata magari da un altro Mangiamorte. Mentre il ferimento di questo da parte di un Auror del primo o del secondo sarebbe chiaramente magia nera, addirittura peggio se l'avesse ucciso combattendo, ad esempio nel nostro parco, giusto? Sarebbe la semplice e logica conseguenza di quanto mi stava dicendo.

Che piega stava prendendo la conversazione? Quale ne sarebbe stato il successivo ulteriore passo? La giovane donna pur in una discutibile logica, stava comunque difendendo una delicata e scomoda tesi, che però aveva scomodato lei stessa. Non doveva dunque essere la prima volta che affrontasse l'argomento, che forse accomunava le sue precedenti esperienze. Era dunque quello il fil rouge? Avrebbe dovuto ciclicamente confrontarsi con le sue convinzioni, testarle, verificarle, e renderne conto? Tanto valeva dunque tenersi in esercizio, esplorandole. A meno che...

Ah! Ottimo, dunque in generale non è possibile operare una precisa distinzione, che però in limitate e ben determinate circostanze è invece possibile. Naturalmente la domanda allora è quali siano questi casi, tanto più sono pochi e limitati, tanto più è probabile conoscerli. Ma anche la conseguenza di questi pochi casi è altrettanto chiara: evidentemente per quanto difficile, può essere operata una scelta, e soprattutto la Magia Nera esiste tanto quanto il suo opposto, che però come forse saprà sono anni che critico. È terribilmente capzioso dover avere una cattedra e conseguentemente un corso di Difesa contro le Arti Oscure, se queste non esistono. Ma fortunatamente lei mi sta dicendo l'opposto, il che la accomuna con il Ministero.

E poi giunsero al piatto forte e più prevedibile di quel breve ma intenso incontro. Un Docente. Chi era, come sarebbe dovuto essere, e perchè sarebbe dovuto essere tale. Ottime domande, le cui risposte però potute essere meno lineari e scontate di quanto non si sarebbe potuto diversamente credere. Cosa ne connaturava la natura? Quale ne era la composizione chimica, quale la stella polare? Per decidere bisognava pur avere un modello di riferimento, era indispensabile essersi fatti un'idea in merito, e soprattutto doveva esserci un qualcosa che motivasse il gioco. Un gioco delicato, di equilibrismi e distanze dovute e debite. Sarebbe stato un elefante introdotto volontariamente in una gipsoteca? Quali erano i pro, e quali i contro. Come sarebbe stato possibile infine fare un bilancio, e un consuntivo?

L'altruismo. Una buona scelta, sì. Un Docente dovrebbe anche essere altruista, immagino di sì. Ma cosa dovremmo privilegiare, l'impegno, l'altruismo, o la conoscenza? Qual è la vera funzione che dovrebbe avere uno dei nostri professori? Del resto, è pur vero, che se da un lato nessuno dovrebbe essere lasciato indietro, dall'altro quanto contano tutti gli altri studenti? Chi rimane indietro potrebbe non essere in grado, così come più semplicemente non interessato. Quale dovrebbe essere la sua reazione al problema? Anche perchè le ricordo abbia un preciso programma da seguire e rispettare, in un arco temporale ben definito, che deve valere per la classe.

Un fare giocoso, non troppo serio, se già lo erano gli argomenti, date le circostanze sarebbe stato pure peggio cercare di celebrare un funerale. Dopo tutto stavano discutendo di un argomento di una certa rilevanza, e al netto di ben precisi canoni, le minuzie della forma non erano poi così indispensabili. Almeno in quel frangente. Dunque, un sorso di vino, giusto per accompagnare il successivo scambio. Erano molti gli aspetti da approfondire, e quanto più ampi, avrebbero evitato possibili e potenziali magagne in un immediato futuro. E come sarebbe potute essere risolte eventuali controversie?

Mi fa molto piacere che non dubiti delle nostre istituzioni, se il dubbio e il sospetto dovessero farsi troppo estesi, temo che la nostra società non potrebbe sopravvivere troppo a lungo. Dunque, è un punto a nostro favore che almeno i più giovani abbiano tali certezze. Temo nel mio caso di essere un po' troppo in là con gli anni per farlo, a pensar male degli altri si commette peccato, ma spesso ci si azzecca. Ma quindi, qualora lei ed io ci trovassimo in contrasto su un tema dirimente ma di capitale importanza, come dovremmo e potremmo regolarci? Temo nuovamente che ad esempio per quanto concerne indirettamente il Ministero le nostre posizioni possano essere abbastanza distanti.

Si avventuravano alla volata finale. Quanto sarebbe dovuto essere chiaro, e quanto implicito? Quanto granitico, e quanto accomodante? Quali erano le premesse su cui l'intera conversazione stava procedendo? Un terreno argilloso e alluvionale, e allo stesso tempo di ben più rassicurante calcare e travertino, in tutto il loro candore. Un discorso onesto, piatto nella sua semplicità, contorto nei suoi limiti. Come sarebbe concluso, e quando? Qual era quel limite che ancora non avevano sfiorato, toccato o anche solo avvistato all'orizzonte?

Certo, capisco le soddisfazioni che l'insegnamento possa regalare, ma è anche vero non siano solo soddisfazioni, come si potrebbe essere spinti a credere. All'Aula si affiancano incombenze meno piacevoli, avrebbe molte meno libertà di quanto non abbiano altri, sarebbe costretta a vivere qui, a essere tale tutto il giorno e ogni giorno, trovandosi spesso confrontata anche con quelle che sono esasperanti idiozie. Un professore è anche questo, e non so in proporzione cosa prevalga, soprattutto se con una corretta ponderazione. Lei è la quarta volta che cambierebbe idea, e immagino che anche in precedenza fosse altrettanto sicura delle sue scelte, quali garanzie può darmi che non riaccada per Natale, anche rispetto a una precisa decisione che ha preso ora, senza conoscere probabilmente tutte le premesse, o avere il quadro così chiaro e definito?

Era dunque tempo che una buona generosa dose di silenzio interrompesse il brusio che aveva scosso la Torre sino a quel momento. Cosa avrebbe replicato la giovane strega? Quanto sarebbe andata avanti? Era quella una buona domanda. Una nuova scommessa.

 
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view post Posted on 7/10/2020, 02:22
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Mireen Fiachran
Colloquio di Assunzione
- ERBOLOGIA -

■ 25
■ Sangue BANSHEE
P. Antimago (?)
Ex-Grifondoro
■ OUTFIT 1 2
Scheda PG

Sapeva che non sarebbe stato facile affrontare un colloquio col preside di Hogwarts, ma addirittura che si arrivassero a fare discorsi tanto profondi e "filosofi" non se lo aspettava di certo.
Avrebbe preferito intraprenderli un sabato pomeriggio, con la pioggia che picchettava fuori la finestra e magari una calda tazza di tea con qualche biscotto da inzuppare mentre si affrontano temi di tale complessità... Non proprio durante il suo colloquio, dove ad esser valutate sarebbero dovute esser le sue vere intenzioni e la preparazione sia nella materia sia al ruolo per cui aveva fatto richiesta.
Quelle domande erano così tanto importanti per l'esito della sua assunzione da non poter aspettare un'occasione più tranquilla?
Ma infondo, si trattava di Albus Peverell dovevano esser state poste per forza con un preciso fine.
Forse temeva nella sua integrità morale? Potevano esserci stati in passato casi di precedenti professori rivelatasi di dubbia affidabilità?
Se era successo, doveva esser stato per forza dopo il suo diploma e prima che il fratello entrasse ad Hogwarts, oppure poteva esser stato del personale scolastico a cui lei aveva dato fiducia e solo in seguito si era rivelato per ciò che in verità era.
Eppure, benchè le domande e l'insistenza del suo esaminatore su quel complicato argomento, non cambiava la sua determinazione nel voler farsi assumere.
Poteva chiedergli anche il senso della vita che avrebbe continuato a sostenere il suo dibattito restando fedele e sincera a sè stessa e all'uomo che sarebbe diventato suo superiore se le avesse dato quell'onore.
<< Penso che togliere la vita sia sempre sbagliato. Di chiunque si tratti.
La Magia Oscura è sbagliata perchè uccide e ferisce, prende solo e quello che dà è un'illusione, prima o poi verrà sempre a riscuotere il pagamento della propria azione e non è mai niente di buono... come non lo sono le conseguenze di una maledizione o fattura oscura, sia su chi la subisce, sia per chi la pratica.>>

Non aveva il minimo dubbio su come classificare la Magia Oscura.
Sua nonna le aveva mostrato casi di streghe che ne avevano fatto uso ed erano finite ad Azkaban, ma non era stata la prigione a rovinarle mentalmente e fisicamente, quella aveva dato solo il colpo di grazia ad un corpo già marcio e una mente già deviata.
<< Ma come ho già detto, io non sono nessuno per dire cosa sia giusto o sbagliato.
Non impongo il mio giudizio perchè ognuno più pensarla a modo suo e pur non condividendo certe "pratiche", finchè non penalizzano gli altri, ma solo chi le opera, siano unicamente loro le conseguenze delle proprie decisioni.
Come si valuta il bene e il male io non lo so, ci sono troppe sfumature tra le due fazioni, troppe variabili che possono portare ad una definizione rispetto che all'altra.
Per fare le mi scelte io mi baso sulle mie conoscenze, teoriche e pratiche, sugli insegnamenti morali ricevuti e da me condivisi, ma più delle volte lascio che sia la mia coscienza a dirmi cosa fare, coscienza sviluppatasi da esperienze personali e trasmesse.>>

Attese un attimo prima di continuare.
Il preside era parecchio bravo a nascondere il proprio giudizio sull'argomento. Fino a quel momento aveva sempre parlato lei e lei sola si era sbilanciata mentre lui aveva tirato fuori esempi e situazioni sia a favore sia contro ciò che la ragazza affermava.
Su cosa stava cercando di andare a parare?
Se si aspettava una formula matematica per decidere se un'azione poteva definirsi sbagliata o giusta stava tentando in vano perchè lei stessa non la sapeva e neanche pensava esistesse.
<< "La natura e l'esistenza della stessa anima non è condivisa o scontata" - ripetè volutamente le parole dello stesso Peverell proprio perchè era la base di tutto quel discorso da cui non si sarebbe arrivata ad una conclusione precisa - Ha dato lei la risposta: non possiamo classificare qualcosa di tanto indefinito e labile. C'è chi addirittura non crede nell'esistenza dell'anima, figuriamoci se la si più giudicare, classificare. L'esistenza stessa umana è un'incognita, come possiamo noi pretendere di aver ragione su cosa sia giusto o sbagliato basandoci unicamente su una frase composta da soggetto verbo e predicato?
Riguardo alla Necromanzia, per ciò che mi è stato raccontato, per ciò che ho visto, mi risulta difficile considerarla una pratica condivisibile... magari lo può essere la motivazione, ciò che spinge la persona a praticarla, ma non ne potrei approvare la scelta poichè spesso è una scappatoia facile e pericolosa per raggiungere qualcosa di più difficile e complicato se si scegliessero metodi più "onesti" diciamo..
Ma ripeto, io non giudico, dico solo cosa ne penso, poi cosa gli altri decidono di fare perchè la pensano diversamente, sono affari loro, basta non implichi danneggiare innocenti.>>

La cosa cambiava se si fosse trattato di un suo famigliare o persona cara.
Dubitava che qualcuno della sua famiglia o dei suoi amici potesse arrivare ad usare la Magia Oscura, ma in quel caso avrebbe lottato pur di salvarli dall'oscura strada intrapresa.
Provava pietà e tristezza per chi era caduto in quel vortice nero, aveva incontrato al villaggio una donna reduce da pratiche oscure per anni e anni, ora sotto osservazione e seguita da sua nonna e dalla sua amica guaritrice. Era ancora molto giovane, forse troppo quando sua nonna la portò a vederla, sua madre non era d'accordo nel mostrargliela, ma l'anziana donna sosteneva che per capire certe cose non bastava la teoria, bisognava mostrare la nuda e cruda realtà per quanto potesse esser scioccante.
Il ricordo di quella donna l'aveva perseguitata nei suoi incubi per le successive notti...
Ciò che più la spaventarono, non furono le mani nodose e raggrinzite, tremolanti e affusolate, come quelle della morte stessa, il corpo gravemente emaciato e curvo, così magra da poterci contare le ossa una per una, pelle pallida coperta da cicatrici ed ematomi...
No, ciò che più la sconvolsero fu proprio il suo volto livido e privo di colore, ma soprattutto gli occhi.
Contornati da pesti e borse nere, erano vitrei, qualcosa aveva sbiancato quelli che probabilmente una volta erano state iridi di un meraviglioso verde smeraldo.
Lo sguardo perso, un guscio vuoto. Aveva danneggiato e frammentato così tanto la propria anima, con pratiche tanto oscure da far impallidire l'uomo nero delle filastrocche irlandesi, che non la si poteva più vedere neanche riflessa negli occhi.
Quando poi la piccola Mìreen si era avvicinata a lei, spaventata ma per un qualche motivo incuriosita, la donna, rimasta immobile fino a quel momento, le aveva di colpo afferrato il braccio stringendolo fino a farle male e con voce rauca, così rovinata da esser quasi incomprensibile, le sussurrò parole che mai avrebbe dimenticato:

"Controlla l'oscurità dentro di te. Perditi, e sarà la tua fine.
La Morte ti cercherà al tuo quarto di vita!
"


Non era riuscita a dirle altro perchè erano intervenuti per fermarla e allontanare la bambina dalle sue grinfie.
Morì qualche giorno dopo la sua visita, ma sembrava stranamente in pace quando si addormentò, benchè gli atroci dolori che sopportava ogni giorno a causa delle malattie contro cui il suo corpo e spirito lottavano.
Kathleen, sua nonna, le fece vedere una sua foto da giovane.
Mìreen quasi non credette ai propri occhi: era bellissima, una giovane strega irriconoscibile, e una versione più ragazzina di sua madre le teneva la mano, ridevano e saltavano spensierate in quello che riconobbe esser il loro giardino dietro casa.
Era stata coetanea e una delle amiche più care di Sheryda, sua madre, ma quando la povera ragazza venne tradita e abbandonata da quello che era il suo amato promesso sposo, impazzì di rabbia e gelosia. Cercò crudele vendetta e la ottenne con le pratiche oscure, ma ciò non le bastò e volle farla pagare anche alle loro famiglie.
Più usava la magia oscura, più era trascinata in una spirale oscura che l'afferrava e attanagliava sempre di più nelle sue spire di male e pazzia.
In un villaggio così piccolo e pieno di babbani era troppo rischioso praticarla, così sembrava esser sparita prima che potessero chiamare le autorità magiche.
Venne ritrovata anni e anni dopo, nessuno sapeva chi fosse.
Fu proprio sua madre a riconoscerla, dalla "parola d'ordine" che erano solite usare quando l'una aveva disperato bisogno dell'altra e che solo loro conoscevano.
Niente, nessun intervento disperato, magico e medico, era riuscito a rallentare il decadimento del suo corpo, ormai troppo compromesso da troppe pratiche oscure senza controllo e riguardo, la mente vacillava con momenti di lucidità alternati a deliri e solo la sua vecchia amica era in grado di tranquilizzarla e convincerla addirittura a mangiare.
Fu l'ultima persona che la vide viva, mentre espirava in un'ultima richiesta di perdono.
La mente di Mìreen si era un attimo persa in quel brutto ricordo, ma aveva sentito l'esempio proposto del preside e ancora una volta si chiese se forse si era spiegata male poco prima.
<< La Magia Bianca è ridare energia e vita, cura le ferite e dona pace. Indistintamente da chi la pratica allontana morte e dolore, che sia praticata da un Mangiamorte o da un Auror così è e così resta.
Mentre l'altra magia, come per esempio gli incantesimi offensivi, come detto, non possono esser classificati perchè sono pura e semplice magia.
Ad esser definito giusto o sbagliato, buono o cattivo è il motivo per cui vengono lanciati: un Auror lancia un Bombarda contro un Mangiamorte che ha cercato di uccidere qualcuno?
Quel Bombarda è lanciato per un giusto motivo, vuole fermarlo prima che scappi o faccia del male a qualcun'altro.
Un Mangiamorte lancia un Bombarda per far esplodere un palazzo e ferire chi c'è dentro? Motivo sbagliato.>>

Fece un breve respiro, le sarebbe servito un altro sorso di vino elfico per rinfrescare un poco la gola, a forza di parlare le sembrava di avere il deserto in bocca, ma non voleva fare la figura dell'ubriacona o approfittatrice di cantine altrui.
<< Gli incantesimi che conosciamo sono la manifestazione magica delle nostre intenzioni, i mezzi che usiamo per raggiungere i nostri scopi. Non hanno una loro fazione o intento intrinseco: il Bombarda può esser usato per aprirsi un varco e scappare da una situazione di pericolo come può esser lanciato per distruggere l'aula di pozione da studenti dispettosi.
Credo si possa distinguere Magia Nera da Mago Oscuro: la prima richiede ingredienti e pratiche malvagie come creare feticci con parti di corpo umane che se punti fanno soffrire la persona ad essi collegati. Invece i Maghi Oscuri non solo fanno uso della magia nera, ma usano ogni incantesimo per fini, scopi malvagi. Per i maghi oscuri qualsiasi magia, incantesimo o pozione, servono a ferire, uccidere e distruggere, che sia un Wingardium leviosa o un Depulso.
Motivo e mezzi sono votati entrambi al male.>>

Fece un sospiro, per quanto non le piacesse la piega che stava prendo la conversazione, non aveva intenzione di tirarsi indietro.
Se Peverell voleva scavare nella sua mente, avrebbe trovato pan per i suoi denti, non era spaventata dalla conversazione, ma la teneva in una sorta di tensione e incertezza perenne sull'esito del colloquio poichè non capiva se le sue erano domande solo di curiosità o per testarla.
Cosa cercava il preside di Hogwarts scavando in quell'argomento che era partito tutto dalla differenza tra Auror e Antimago?
Una persona che condividesse alla perfezione il suo pensiero? Oppure voleva farla inciampare così da poterla accusare di non esser coerente con ciò detto finora e poterla cacciare da lì con una scusa?
<< Se un Auror uccidesse per sbaglio il suo avversario, non era certo sua intenzione, si spera.
A volte per valutazioni sbagliate, a volte per paura, si possono commettere errori... Soprattutto fretta e paura giocano a svantaggio degli Auror inesperti: lanciare contro il proprio avversario un Bombarda che lo uccide invece di un Immobilus che lo avrebbe solo immobilizzato di solito è spiegabile dalla confusione del momento, nella fretta risulta la scelta più sicura per fermare un nemico pericoloso, senza pensare che potrebbe esser proprio l'attacco che lo uccide.>>

Rimase concentrata nell'ascoltare il discorso dell'uomo sull'esistenza della magia nera e bianca e sul corso di DCAO.
Alla fine non le era ben chiaro cosa le stesse chiedendo, di commentare il suo pensiero o lo aveva detto solo per conversare? Nel dubbio cercò di ribadire ciò che già aveva ripetuto più volte:
<< Non sono in grado di dirle i casi che definiscano Magia Nera e Bianca proprio perchè sono concetti troppo difficili da classificare.
Se devo dare per forza una risposta, posso dire che per mio giudizio personale, le Maledizioni senza Perdono sono solo Magia nera, invece incantesimi curativi come l' Anapneo che permette di respirare ad una persona in crisi asmatica o iperventilativa o il Medeor Vulneratio che cura le ferite superficiali sono per forza Magia bianca.
Non riesco a fare una distinzione con gli altri incantesimi, che siano offensivi o trasfigurativi o evocativi perchè qui interviene la motivazione per cui vengono lanciati, sono solo pura magia neutrale.
Ma ripeto che questo è un mio giudizio, se non lo condivide, sono ben felice di accettarlo e mi farebbe un gran piacere sentire cosa invece ne pensa lei, magari potrei rendermi conto di essermi sbagliata io o che le due idee possono coesistere o convergere in una comune.>>

Sentir nominare la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure la fece sorridere, i ricordi della scuola che riaffioravano...
<< La materia di DCAO mi ha sempre affascinata e intrigata.
Non solo perchè mi piaceva leggere il libro di testo ancora prima che il professore affrontasse l'argomento a lezione, ma mi incuriosivano quelle creature tanto pericolose quanto "uniche".
La cui comprensione alla fine non si limitava ad un testo scritto, erano più complesse e difficili, con cui sembrava impossibile o problematico interagire.
Creature che non siamo soliti affrontare nell'ordinario a meno chè non si svolga un lavoro o hobby ad esse collegato.
- lo sguardo di Mìreen sembrò un attimo distante, immerso in un ricordo ormai lontano -
Ricordo che il mio molliccio, al primo anno, prese la forma di mia nonna dopo che per sbaglio le avevo rotto un antico calice cerimoniale. Non ricordo però come la immaginai poi per lanciare il Riddikulus...>>
[ Forse con quell'orribile cappello di paglia con piume spelacchiate con cui è solita andare a trovare la sua amica guaritrice e di cui la prendiamo sempre in giro?]
Continuava a sforzarsi nel ricordare, ma proprio non le veniva in mente... Di una cosa era sicura: se ne avesse incontrato adesso un altro, non avrebbe preso le sembianze di sua nonna, ma probabilmente di un'altra persona, tanto simile a lei, dai capelli lunghi bianchi e gli occhi ametista.
Finalmente erano tornati a parlare di docenza e fu ben felice di rispondere alla domanda sull'insegnamento.
<< Penso che un professore dovrebbe esser un buon mix di ogni attributo e valore da lei detto.
Il professore insegna agli studenti la propria materia cercando di suscitare la loro curiosità e attenzione. Li accompagna in un mondo nuovo, cerca di prepararlo come può a ciò che lo spetterà dopo la scuola, è parte importante della loro crescita per questo deve essere un esempio da seguire o da cui prendere spunto per formare sè stessi e i maghi/streghe che saranno in futuro.
E' logico che non si può pretendere che tutti gli studenti apprendano e siano allo stesso livello, ci sarà chi è più spiccato nella materia e chi meno, chi la studierà anche il weekend pur di prendere il massimo dei voti o perchè interessato, chi invece sarà già molto se si presenterà a lezione.
In questi casi si cerca di mettersi a disposizione degli studenti per lezioni e compiti di recupero, domande e spiegazioni a fine giornata, ma senza penalizzare la classe o il programma scolastico.>>

La sua domanda seguente dovette ammettere di aspettarsela prima o poi. Si sarebbe quasi stupita se non gliela avesse posta, infondo quello che si sarebbe instaurato se il colloquio fosse andato bene, sarebbe stato un rapporto preside-docente ed era giusto mettere in chiaro le cose, e controllare che non avesse "grilli per la testa".
<< Se capitasse che ci trovassimo in disaccordo su qualcosa d'importante, penso sia giusto parlarne tra noi, così da chiarire e spiegare entrambi gli aspetti e motivi reciproci.
Nel caso non ci sia la possibilità di arrivare ad un patteggiamento, lei è pur sempre il preside e rispetto la sua posizione, quindi in quel caso farò il possibile per poter adattarmi e regolarmi secondo le sue richieste.
Infondo, se la ritiene qualcosa di tanto importante che non si riesce ad arrivare ad una soluzione comune, la sua esperienza scolastica la mette nella posizione di saper con maggior sicurezza e chiarezza cosa è meglio per la scuola, per chi la frequenta o vi lavora.>>

Le parole del preside su oneri e doveri di un docente, come il limitare la propria libertà, il trasferirsi a scuola...ecc diedero un attimo da pensare a Mìreen.
Aveva il suo compito di apprendista di sua nonna, e sicuramente non poteva mancare alle celebrazioni più importanti... Come avrebbe fatto a gestire i preparativi da Hogwarts se non poteva fare più avanti e indietro come prima?
Poteva organizzare tutto da distanza?
Magari con l'aiuto di sua madre! Dalla morte del marito e la rottura del legame con gli Spiriti, aveva deciso di starne fuori dal doveri di una sacerdotessa druidica... avrebbe fatto questo enorme sacrificio per sua figlia? Sarebbe tornata ad aiutare con le cerimonie, così da consentirle di restare ad Hogwarts i giorni di lezione e salire solo per il weekend e le vacanze?
Sì, ne era sicura, avrebbe accettato.
L'espressione sul volto della madre, quando le aveva rivelato di aver mandato la richiesta d'assunzione come docente, era di pura gioia e orgoglio. Pur di permetterle di seguire il proprio cammino e non più quello del padre, avrebbe accettato, rendendo così felice anche sua nonna.
Avrebbe dovuto restituire l'appartamento di Londra all'ex-collega di suo padre, probabilmente non lo avrebbe ripreso visto che lo considerava un regalo alla sua "nipotina acquisita" ma almeno in quel caso non aveva contratti d'affitto da disdire o case da vendere.
Le sarebbe mancato il parco davanti casa dove andava a correre ogni mattina, ma in fondo avrebbe guadagnato posti ben più vasti, meravigliosi e naturali, come i giardini esterni ad Hogwarts, il campo di Quidditch, il Lago Nero e forse la Foresta Proibita.
<< Penso che i miei impegni in Irlanda con la mia congrega, potranno esser riorganizzati, come era già stato fatto in precedenza col ruolo di agente antimago, per non penalizzare i compiti da docente.
Le mie festività coincidono con le vostre, significa che non mi serviranno permessi e non dovrò assentarmi da scuola durante le lezioni.
E per il trasferirmi e dover occuparmi di compiti noiosi o fastidiosi da docente, non ci saranno problemi. Basta non mi chiediate di fare il censimento delle creature nella Foresta Proibita, per un simile compito mi aspetto minimo la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure.>>

Era una battuta, infondo sapeva che quella materia aveva già il suo professore, o si sbagliava?
Ma prima di fantasticare e immaginare la sua vita da docente ad Hogwarts e i grandi cambiamenti che avrebbe comportato, doveva riuscire a conquistarsi quel ruolo e a convincere Peverell a darle fiducia.
Poteva comprendere pienamente i suoi dubbi.
Era vero che si presentava dinnanzi a lui con alle spalle il sogno di diventare auror e una carriera da antimago, era un grande cambiamento quello che si apprestava a fare, un completo cambio di rotta... eppure sentiva che era la scelta giusta, che era la sua strada.
<< Non ho garanzie fisiche da consegnarle... se vuole che firmi un contratto col sangue potrei anche accettare purchè non sia compresa la vendita della mia anima. - altra battuta, questa volta a sfondo religioso-Cristiano, chissà se il preside apprezzava i suoi tentativi di alleggerire quella tensione che forse solo lei provava - Ma so per certo che io VOGLIO diventare docente di Hogwarts. Questa è la mia strada, scelta e tracciata da me soltanto.
Ho cercato di seguire quella di mio padre, ma non ero felice ne soddisfatta, quando improvvisamente mi sono ritrovata nei panni di un docente improvvisato, ero molto più felice di quanto io sia stata da antimago. >>

In un impeto di energia si alzò dalla propria sedia, appoggiò il bicchiere sull'imponente scrivania del preside e con voce ferma e sicura continuò:
<< Sono sicura di farcela, sono testarda e determinata nel compiere questo grande passo verso la donna che sono e che voglio essere.
So che ci saranno alti e bassi, so che non sarà facile passare da un ruolo all'altro, cambiare le mie abitudini, ma è ciò che succede ogni giorno quando si cresce, si cambia, ci si reinventa.
E se avrò dei dubbi o incertezze sul da farsi, potrò chiedere ai colleghi o venire direttamente da lei, magari con nuovo infuso appena sperimentato o uno dei liquori già collaudati e approvati di mia nonna.>>



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view post Posted on 25/11/2020, 14:27
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Non si sarebbe certo potuto affermare il tempo fosse volato, ma in una qualche maniera era pur scorso. Da quanto tempo erano lì seduti? Quanto era trascorso mentre il lento incedere che il ritmo delle parole inesorabile aveva scandito? Avevano fatto progressi? Qual era il fine che aveva alimentato sino a quel momento una conversazione particolarmente scomoda per la giovane strega aspirante docente? Sotto molti aspetti era stata crocifissa, insidiata nelle sue poche certezze, costretta a ripensarsi anche se soltanto per pochi minuti. A cosa era giunta? Difficilmente si sarebbe potuto affermare tali progressi fossero occorsi, sarebbe stato altrettanto coraggioso pensare qualcuno fosse arretrato da una non meglio precisata posizione iniziale. Eppure non era forse quella la sede perché si potesse ambire a tali successi. Ma qual era stato il senso, l'obiettivo di tutto quello? Era servito, o era un semplice modo di passare il tempo, e testare i nervi dell'ospite del giorno?
Mentre la lunga filippica della giovane proseguiva, un sorrisetto compiaciuto fece da cornice al tintinnare del vetro contro la ceramica. Un calice ormai vuoto, esausto e provato era tornata definitivamente ad abbracciare il suo agognato complemento, relativamente certa che quello fosse stato l'ultimo viaggio, almeno per il momento. Eppure, il Vecchio era compiaciuto del vino elfico, o di quanto coraggiosamente la giovane strega stava cercando di fare? L'avrebbe interrotta giunta a un certo punto, o il compiacimento derivava proprio dal proseguire sincopato del suo eloquio? Ma se una cosa era certa, era che presto o tardi vi sarebbe stato un termine, e che in una qualche maniera avrebbe dovuto replicare. Cosa le avrebbe risposto? Poteva esserci una parola definitiva in tutto quello? Sarebbe stato in grado di calare il poker, e vincere la partita? Era una partita che potesse essere vinta? Ma se non era così, qual era stato il senso di tutto quello?


Ottimo, sono certo che in quanto ha detto vi sia del vero, per quanto trattandosi di una mia semplice opinione probabilmente non ha nemmeno troppa importanza in assoluto, così come il semplice fatto che possiamo o non possiamo concordare su determinati aspetto di questa discussione non va a influenzare minimamente la loro natura. Se erano veri, lo erano già prima e non necessitavano della nostra compiacenza. Ma su un aspetto sono piuttosto sicuro: Magia è Magia, non è né Oscura né tanto meno Chiara. Come sottolineava lei, prima di perdersi su qualche aspetto, sono le intenzioni a qualificarla, pur non mutandone minimamente la natura.

E tornò nuovamente a sorridere. Un atteggiamento che sotto molti aspetti, e in più d'un'occasione, sarebbe potuto risultare anche più che irritante. Cosa c'era di tanto divertente? Cosa le stava sfuggendo di tanta ilarità? Era l'unica a non cogliere quella leggera differenza, per quanto fosse anche l'unica potenziale vittima? Erano solo in due. Era dunque evidente e acclarato che in quel caso: tertium non datur. Chi avrebbe potuto darlo? Ma era una semplice burla, perché destinarvi così tanto tempo, era un semplice passatempo, di un altrettanto semplice pomeriggio, di un ancora più semplice giorno? Un tiro mancino di una sorte che aveva smesso di sorriderle anzi tempo?

Penso di poter dunque riassumere la sua analisi, convenendo con lei nessuno viva di scienza infusa, e chiunque sia perfettibile, giusto? Il che indirettamente mi ha spinto a farla riflettere su quelle che prima che tornasse al Castello, ad esempio questa mattina, potevano essere sue comprensibili certezze. Dopotutto siamo liberi di credere in quello che vogliamo. Si potrebbe dunque domandare se il fine ultimo della nostra conversazione fosse meramente eristico, conviene?

Il sorriso andava sinistramente allargandosi, e istante dopo istante sembrava sempre più incerto il dove stesse andando, e come la conversazione sarebbe sfociata in qualcosa, che fosse anche la direzione auspicata dalla giovane strega. Certo, alzarsi e andarsene non sarebbe stata la migliore delle soluzioni, ma era anche vero che chiunque presto o tardi avrebbe preso in considerazione l’ipotesi. Era un semplice test per i suoi nervi? Paradossalmente il vino era finito, e a meno che un secondo calice facesse seguito alla prima, almeno quella poteva essere una buona notizia. Finire il vino, o il The equivaleva spesso anche alla conclusione dell’incontro. Era un utile companatico, il cui ruolo era forse di semplice distrazione, un paracadute cui appellarsi in quelli che inevitabilmente sarebbero stati momenti particolarmente scomodi di qualunque argomento si fosse deciso di affrontare, o banalmente si fosse fatto largo, anche abusivamente. Una ciambella di salvataggio, pronta all’utilizzo, purché se ne facesse un utilizzo accorto e ragionato. Ma era quello il caso?

Vede, soprattutto nel caso dei più giovani monta nel corso del tempo la convinzione che un Professore abbia il compito di insegnare, e uno studente di apprendere, e che dunque debba essere esaminato. Però la maggior parte del tempo avviene l’opposto, i miei professori sono soggetti a esame centinaia di volte ogni giorno, da parte delle centinaia di nostri ospiti, e soprattutto non in quelli che dovrebbero essere i campi in cui sono specialisti. Lei si occuperà di Erbologia, avrà il suo regno nelle serre, ma se sono relativamente tranquillo del fatto che non troverà particolari problemi colà, la mia preoccupazione è su tutto il resto. Un Docente è tale dal primo minuto in cui varca l’uscio del suo ufficio, all’ultimo quando decide di lasciarci, e dev’essere tale per tutto il tempo. I nostri studenti pretendono il massimo da parte nostra, e non sono inclini a fare sconti, hanno ancora molto da imparare, ma spesso non lo sanno.

Mano mano che il discorso era progredito improvvisamente e repentinamente era tornata a farsi una granitica serietà, dettata probabilmente tanto dalle circostanze, quanto dal peso specifico che di parola in parola la conversazione si ammantava. Era sempre stata quella la meta cui stavano ambendo, e dove sarebbe culminato il vorticoso viaggio? Era dunque stato un sui generis ‘sì’, un diplomatico ‘le faremo sapere’, o un garbatissimo ‘no’? In punta di fioretto erano molte le possibili interpretazioni di quella stramba e repentina conclusione. Cos’avevano concluso? L’avevano fatto? E poi era tornato il sereno. Le rughe erano andate distendendosi, un nuovo mezzo sorriso era affiorato dalla folta barba bianca, mentre la seduta scivolava all’indietro, senza che per quello cambiasse qualcosa di quello strano equilibrio maturato mentre il The era andato inesorabilmente scemando.

Direi semplicemente splendido, se non ha sostanziali domande che richiedano una poltrona, e un secondo calice, penso sia tempo di mostrarle il suo nuovo ufficio. Come ricorderà il 1 settembre è la data fatidica, la aspettiamo e non manca più così tanto. Andiamo?

Tutto aveva infine trovato una sua logica conclusione. Anche quella vicenda era chiusa, una nuova pagina bianca era lì, in attesa di essere scritta. Cosa sarebbe accaduto? Quali sarebbero state le conseguenze di quel veloce colloquio? Quanto sarebbero state definitive?

 
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view post Posted on 1/12/2020, 01:58
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Colloquio di Assunzione
- ERBOLOGIA -

■ 25
■ Sangue BANSHEE
P. Antimago (?)
Ex-Grifondoro
■ OUTFIT 1 2
Scheda PG

Seduta su quella comoda poltrona, il bicchiere di vino vuoto appoggiato sulla massiccia scrivania, Mìreen ascoltava e mentalmente elaborava le parole del preside, cercando di capire su quale direzione stesse andando la conversazione e se stesse volgendo a suo favore o no.
Eppure, benchè gli sforzi, non riusciva a dire se al Preside stesse facendo una buona impressione oppure se si stesse pentendo di aver organizzato quel colloquio. Quell'uomo era bravo a nascondere non solo cosa gli stesse passando per la testa, ma addirittura lo stato emotivo in cui si trovava in quel momento, rendendole difficile anche solo intuire se era felice, deluso o interessato a quei discorsi. I quali, già da un paio di battute, stavano ruotando tutti sulla sua concezione di magia, ad una sua possibile classificazione in bianca e nera, buona e oscura, intervallati da domande perfettamente inerenti al colloquio e al suo possibile futuro metodo d'insegnamento, all'approccio che avrebbe avuto con gli studenti, ma soprattutto sulle sue reali intenzioni.
Aveva più volte ribadito lo stesso concetto di neutralità della magia - a parte per certi singoli casi da lei ritenuti così "estremi" da non poter esser considerati neutrali - e che a fare la differenza era il motivo, lo scopo per cui veniva utilizzata.
Lo aveva ripetuto più volte, ma non pretendeva che la sua considerazione fosse accettata come unica e assoluta. Era stata cristallina, aveva risposto senza riserve, poichè riteneva importante instaurare un buon rapporto di fiducia con l'uomo che in quella scuola tirava i fili di ogni decisione e azione.
Inoltre non riteneva sensato nascondergli lati della sua personalità che sarebbero stati sempre in mostra, come il suo legame con la propria religione "non-convenzionale" o il suo esser fin troppo sincera.
Eppure proprio non riusciva a capire: perchè l'uomo davanti a lei continuava a chiederle pressoché la stessa cosa, anche se in modi differenti, rimettendo in discussione le sue affermazioni senza mai commentare con un qualche giudizio personale.
Schivo e riservato, le sembrava la studiasse anche nei movimenti, non solo nelle parole da lei pronunciante, sempre senza sbilanciarsi... fino a quel momento.
"Ma su un aspetto sono piuttosto sicuro: Magia è Magia, non è né Oscura né tanto meno Chiara. Come sottolineava lei, prima di perdersi su qualche aspetto, sono le intenzioni a qualificarla, pur non mutandone minimamente la natura."
Le aveva detto finalmente cosa ne pensasse sull'argomento! Una risposta chiara in mezzo a tante domande e dubbi, e per giunta era ciò che aveva detto lei fin dall'inizio. Sapere che la pensassero uguale era bello, soddisfacente, con tutto quel suo ribattere aveva iniziato a credere che Peverell avesse una concezione diversa dalla sua.
Certo per lei non sarebbe stato un problema, anzi sarebbe stato un bel motivo di dibattito in un possibile futuro incontro, ma era rassicurante sapere che una cosa tanto importante come la neutralità della magia era tra loro condivisa.
Ma allora, se la pensavano allo stesso modo, perchè aveva continuato a metterla in discussione?
Perchè ad ogni sua affermazione ne era seguita sempre una domanda, tanto da doversi ripetere?
"Il che indirettamente mi ha spinto a farla riflettere su quelle che prima che tornasse al Castello, ad esempio questa mattina, potevano essere sue comprensibili certezze."
Fu proprio quella frase che le diede la risposta allo strano comportamento del Preside, e di colpo ogni richiesta, ogni insistenza, acquisirono un senso.
Per tutto quel tempo, oltre a farle domande "necessarie", atte a capire se era adatta al ruolo per cui aveva fatto richiesta di assunzione - considerato anche quello che stava lasciando al Ministero - possibile che la stesse valutando anche moralmente, su quanto credesse, quanto ferma fosse sulle proprie convinzioni inerenti alla magia?
Voleva capire se era sicura delle proprie parole?
La stava mettendo alla prova? Voleva controllare se la persona presentatasi per il ruolo fosse una che prendeva posizione e la manteneva fino alla fine, senza mai cambiare idea e senza lasciarsi ingannare o deviare da un interlocutore mostratosi così poco convinto da mettere in discussione le sue risposte e magari fargliele cambiare?
Con una simile tecnica poteva capire sia se la ragazza credeva veramente in ciò che affermava, sia se invece era tanto astuta e subdola da modificare la propria versione pur di andare incontro all'opinione del Preside e guadagnarsi la sua approvazione.
Stupore e anche un poco di ammirazione comparvero sul volto della strega, adesso consapevole del gioco condotto per tutto il tempo dall'uomo seduto difronte a lei.
Non solo le stava facendo il colloquio da docente, ma al contempo la stava testando in uno degli aspetti più importanti per una figura tanto rilevante come il professore: sicurezza e decisione nelle proprie idee, che poi ci siano opinioni differenti, se ne può sempre discutere e magari scendere a "compromessi", ma sempre credere fermamente in qualcosa.
Quella scoperta, unita al successivo strano sorriso dell'ex-docente, la lasciarono un attimo stordita.
Perchè sorrideva? Felicità? Ne dubitava.
Aveva un qualcosa di sinistro che non sembrava promettere bene, eppure lui stesso aveva detto che condividevano la questione magia ed era certa di esser rimasta fedele alle proprie affermazioni fin dall'inizio, ma allora cos'era quell'espressione?
Forse la sua era più soddisfazione, per aver gestito così egregiamente quel test che la ragazza non si era minimamente accorta delle sue vere intenzioni?
Se Peverell fosse stato uno dei suoi libri, sarebbe stato sicuramente tra quelli antichi e preziosi che sua nonna teneva al sicuro in una teca. Le pagine leggermente ingiallite e consumate dal tempo, la copertina in pelle scura, lavorata a mano, una decorazione fine ed elegante sui bordi, ma nessun titolo, nessun simbolo o immagine che facesse capire cosa vi fosse scritto al suo interno, avvolto in un'aura difficile da definire, un misto di tenebra e mistero.
Come Mìreen da piccola guardava curiosa quei libri da dietro un vetro di protezione, immaginando quali storie e avventure vi fossero nascoste al suo interno, i segreti in essi custoditi con tanta cura, ora la Mìreen adulta, seduta su una comoda poltrona, osservava l'anziano uomo, senza riuscire a leggervi niente, ne un solo pensiero ne una singola emozione sfuggivano su quel volto che da giovane doveva esser stato particolarmente attraente e, benchè l'età, mostrava ancora un discreto fascino.
Non poteva che restare in attesa, il cuore che batteva lento, timoroso di poter esser sentito e interrompere le sue parole, il respiro controllato per non mostrare quanto fosse agitata, quanto quell'assenza di indizi, di segni su come stesse andando il colloquio la stesse logorando dentro.
[Respira. Resta tranquilla. Respira lentamente...]
Nelle mani di Albus vi era il suo futuro.
Quella scuola era stata la sua seconda casa.
Si era rifugiata tra le sue solide e familiari mura quando il padre era morto e la vita a Londra che conosceva era crollata, dovendosi trasferire di nuovo dalla nonna in Irlanda.
Tornare in quel luogo per il Ballo delle Ceneri, era stata un'emozione meravigliosa... Appena varcate l'enormi porte d'ingresso, la sensazione di perdita e di abbandono lentamente era scemata per lasciare il posto ad un senso di protezione e calore che non sentiva da tempo.
Cos'avrebbe deciso? Darle quell'agognata possibilità e cambiarle la vita per sempre, o rimandarla al Ministero sostenendo che per lei era meglio continuare col percorso dell'Antimago o dell'Auror?
Un'attesa carica di aspettativa, la speranza di una ragazza ancora abbastanza giovane da poter riscrivere la propria storia, ma con tanta esperienza in più.
E di colpo quelle parole...
"Direi semplicemente splendido, se non ha sostanziali domande che richiedano una poltrona, e un secondo calice, penso sia tempo di mostrarle il suo nuovo ufficio. Come ricorderà il 1 settembre è la data fatidica, la aspettiamo e non manca più così tanto. Andiamo?"
La gioia che provò in quel momento non poteva esser descritta.
A stento resistette dal saltare in piedi dalla poltrona per abbracciare l'uomo che le aveva appena dato una seconda possibilità, per poter diventare la donna che voleva essere, seguendo la propria strada, senza cercare di imitare altri o cambiare in ciò che non era e che non sarebbe mai potuta essere.
Un treno che aveva percorso strade incerte e sterrate, vagando alla ricerca della sua meta, della giusta direzione, era finalmente tornato suoi propri binari, quelli che l'avrebbero portato ad una destinazione.
Adrenalina ed eccitazione iniziarono a scorrerle nelle vene, mentre mille domande e curiosità le affollavano la mente, rincorrendosi e spingendosi nel tentativo di esser pronunciate, ma qualcosa le diceva che non era il momento.
Ci sarebbe stato, dopo aver consegnato i documenti con le sue dimissioni dalla squadra speciale come agente Antimago, sarebbe tornata subito lì con tutto quello che sarebbe riuscita a portare per iniziare il trasferimento.
Aveva così tanto da fare e così poco tempo rimasto prima dell'inizio del nuovo anno accademico.
Le dimissioni, i suoi colleghi da salutare e a cui chiedere l'indirizzo per restare in contatto. Lasciare l'appartamento a Londra avrebbe forse recato dispiacere all'anziano ex-collega del padre ora in pensione? Probabile, ma era anche certa che avrebbe compreso e sarebbe stato felice per lei.
Come avrebbero reagito sua nonna e sua madre della lieta notizia?
E suo fratello? Era pur sempre studente lì ad Hogwarts...
Tanti cambiamenti ne sarebbero seguiti, soprattutto nella gestione del suo apprendistato da sacerdotessa. Per prendere il posto della nonna nel loro clan doveva ancora studiare parecchio e far pratica, ma ce l'avrebbe fatta, anche a distanza, anche nei piccoli ritagli di tempo tra un compito e una lezione.
Non era spaventata, anzi era emozionata! Sentiva che stava riprendendo in mano le redini della sua vita, una storia la cui trama si era persa in tante, troppe deviazioni, stava tornando a scriversi, ricomponendo quel libro le cui pagine erano state strappate e scarabocchiate per troppo tempo.
Cercando di mostrarsi composta e tranquilla, si alzò dalla poltroncina e con un grande sorriso, rispose al Preside, una voce felice, leggermente instabile, l'emozione malamente celata:
<< Grazie di questa opportunità... Non... non se ne pentirà!>> allungò la mano destra in attesa che il preside ricambiasse come gesto di cortesia, la mano sinistra stringeva la borsetta forse con troppa forza, ma era un tentativo di contenere l'ondata di sentimenti contrastanti che si stava abbattendo nel suo petto minacciando di far vacillare quell'immagine di autocontrollo che era determinata ad ostentare.
<< Domande che richiedano una poltrona e un secondo calice ci saranno sempre, ma per il momento, sarebbe mia somma gioia poter vedere il mio - respiro veloce - nuovo ufficio... E se possibile, chiederei di esser accompagnata anche al mio futuro alloggio, così da avere un'idea su cosa portarmi durante il trasferimento da Londra.
Ah, e naturalmente, vorrei vedere le Serre... sento il bisogno di andarci...>>
l'ultima parte della frase l'aveva detto più simile ad un sussurro.
Come una madre preoccupata per le sue creature, come fosse la voce della Natura stessa, sentiva il loro richiamo, suscitando in lei il desiderio di andare da loro, e iniziare subito a creare un legame con quei "piccoli angoli di vegetazione" che presto sarebbero diventati per lei così importanti e familiari da chiamarli casa.
In attesa che il Preside la raggiungesse da dietro la scrivania, diede una veloce ultima occhiata alla stanza circolare, soffermandosi un attimo sulla meravigliosa fenice che per tutto il tempo, ad intervalli regolari, aveva attirato la sua attenzione, permettendole di riorganizzare idee e concetti, potendoli poi esprimere a voce alta.
Nel momento in cui avrebbe varcato la porta di quell'ufficio per uscirne, il suo sguardo si sarebbe posato infine su quello che forse, tra tutti, era l'elemento più importante.
Di forma a punta, la stoffa nera ormai spiegazzata e rovinata dal tempo e dagli utilizzi per chissà quanti anni, forse secoli... il Cappello Parlante era rimasto per tutto il colloquio in silenzio, immobile sul suo ripiano, come in contemplazione.
Gli occhi azzurri della giovane strega, si sarebbero rivolti a quel misterioso e magico oggetto, a cui doveva tutta la sua gratitudine per esser stata smistata nella casata dei Grifondoro, e soprattutto grazie al quale in passato ebbe inizio la sua vita scolastica come studentessa di Hogwarts.
Eppure, in quel preciso momento, a distanza di 14 anni, non c'era una spensierata e ingenua bambina di 11 anni a guardarlo, ma una strega adulta, segnata mentalmente e fisicamente dagli ostacoli della vita, e che, benchè ciò che aveva passato, ancora credeva nel futuro, e in quella nuova ed emozionante avventura che aspettava solo di esser vissuta.
Il volto luminoso, non più teso e confuso, gli occhi leggermente lucidi, un sorriso che non accennava ad andarsene dalle rosee labbra. Camminava sicura e determinata, caricata da quel nuovo inizio, da quel capitolo che aspettava di esser scritto, a cominciare dal suono dei suoi passi mentre, poco tempo prima, percorreva il lungo corridoio per arrivare a quella stessa torre da cui ora si stava allontanando.
Il cuore che batteva emozionato, il cui suono era coperto solo dalla voce della ragazza quando poneva una qualche semplice e veloce domanda al Preside.
Eppure, fisso nella sua mente, vi era un unico meraviglioso pensiero:

[Sono tornata... sono tornata a casa...]




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