Se vi era un senso che il giovane purosangue Lucas aveva sviluppato particolarmente, quello era l'odorato. Aveva una particolare passione per i profumi e per gli odori in generale: riteneva che ogni oggetto, ogni persona, ogni storia si portasse dietro un odore corrispondente, un'emozione, un sentimento.
Il vento era il maggior conduttore, il primo agente trasportatore di odori, tale che, per una persona particolarmente dotata come lui, poteva persino parlargli. Non seppe mai spiegarsi il perché di questa sua caratteristica, forse la magia che scorreva nel suo sangue, forse per tutti quegli anni chiuso in un sotterraneo buio, in cui la tua unica risorsa, quando non puoi vedere, sono gli altri sensi.
Aveva un che di ferino, tanto sgradevole poco aggraziato che il giovane mai aveva osato sussurrarlo a suo padre. La sua schiena aveva già abbastanza cicatrici. Così, dopo aver assistito alla risposta positiva della ragazza dinnanzi a quella proposta inusuale, rimase immobile, osservando con meticolosità tutte le rapide movenze eseguite da quest’ultima. Si concentrò sulla scia del profumo radioso rimasta nell’aria, aspettando con curiosità la figura femminile fare ritorno al tavolo, carica di dolcetti dall’aspetto prelibato e due tazze di tè fumanti.
Profumi inebrianti, di magia, di virtù e di cioccolato invasero il suo olfatto allenato. Un odore che sapeva di pasta frolla calda, ma che sapeva anche di sconosciuto.
Senza sapere perché, come attratto da una magia mistica, Lucas spostò gli occhi azzurri dalla ragazza ad un punto imprecisato della tazza blu oceano che gli era stata gentilmente offerta, dove riuscì a scorgere una serie di ondine dal colore cristallino fare capolino all’interno del piccolo recipiente. Rimase per qualche secondo ipnotizzato ad osservare il costante movimento oscillatorio del liquido bluastro, limitandosi ad ascoltare le varie spiegazioni fornite dalla sconosciuta. Uno stato di quiete apparente che sembrò spezzarsi solamente in seguito alla domanda posta dalla giovane cameriera, costringendo il suo sguardo a cambiare direzione. Una curiosa attenzione che arrivò dritta al viso della strega, alta e sorridente, il fine volto incorniciato dalla folta chioma chiara, le labbra dischiuse e delle sottilissime rughe ai bordi del mento che mostravano un sorriso.
Il volto di Lucas, una maschera di pacatezza, mostrò stupore solo nello sguardo, lo sguardo inquieto e curioso di un cerbiatto che scopre nuovi orizzonti. Si scoprì a conoscere la ragazza, almeno di vista. Forse durante uno dei tanti festini organizzati a Villa Scott nel suo recente passato da studente.
-Mi chiamo Lucas Scott e diciamo che non sono un assiduo frequentatore di questo posto.-
afferrato un macaron lo portò vicino alle labbra e lo addentò, assaporando con delicatezza la fragranza prelibata del piccolo biscotto ancora tiepido di cottura. Bisognava ammettere suo malgrado che i dolci sfornati da Madama Piediburro restavano i più buoni in assoluto della Londra Magiga. Terminò di trangugiare avidamente il suo boccone, non distogliendo mai gli occhi di dosso dalla ragazza, tentando di decifrare le sue intenzioni sul bel volto maturo. Pareva incuriosita, leggermente stupita, le labbra carnose socchiuse in un gentil sorriso.
Ad attirare la sua attenzione, però, furono gli occhi: stralunati, sgranati, persi. Era nel suo mondo, e, in brevi momenti di lucidità, tentava di stare nella loro dimensione.
Mai giudicare dalle apparenze, si disse.
-Questi dolci sono fantastici, non ho mai assaggiato nulla di simile!-
affermò con una punta di orgoglio. I brevi attimi passati ad ascoltare il sereno parlare della giovane avevano concesso di calmare l’ansia che, fino a pochi istanti prima, si era aggrappata a lui rappresentandosi in una postura sicura, petto in avanti e lo sguardo dritto. Ruppe così la sua palese rigidità andando a stringere con le dita il manico in porcellana della tazza blu, tirando con decisione il piattino a sé.
-Il colore sembra molto invitante, hai scelto bene Miss…-
Una frase interrotta a metà col solo scopo di spingere la ragazza a rivelare la sua vera identità. Nel frattempo distaccò lo sguardo, cominciando a rotearlo da un individuo ad un altro, senza porvi reale interesse. Troppo smorfiosette le coppie che occupavano i tavoli del locale, intente in chissà quali futili pensieri, per nulla attraenti alla vista del giornalista. Portando alle labbra la tazzina cominciò a bere il liquido amaro.