Che strano tarlo i sensi di colpa, lo pungevano continuamente con lo scorrere dei ricordi, offuscando la solita logica fredda e distaccata di Lucas.
Il terremoto Jane, rappresentava un grave peso da doversi portare sulle spalle, una dolorosa costante che il giornalista era intenzionato a chiudere una volta per tutte. Cuore e cervello erano due componenti troppo altalenanti per poter coesistere nello stesso raggio di azione, mentre l’opzione della trasparenza, appariva come il sentiero più idoneo da intraprendere.
Continuò a tenere il proprio sguardo fisso sul viso della compagna, osservandone le espressioni, i rapidi cambiamenti di umore e gli occhi apparentemente vacui, ma che nascondevano grevi pensieri.
Passo dopo passo, il volto pallido e per nulla calmo di Jane sembrava sul punto di crollare, dimostrando per l’ennesima volta una palese fragilità emotiva nel suo carattere. Aveva paura; Lucas poteva percepire il senso di terrore nei suoi occhi, una difficoltà evidente nel saper gestire le differenti emozioni percepite al proprio interno.
-Perché? Perché tu conosci troppe cose Jane.-aggrottò per un secondo le sopracciglia, poi la fronte si distese, calmandosi. Che sciocco egocentrico, era stato, pensare di poter rivelare l’intera vicenda alla ragazza senza poi pagarne le dovute conseguenze emotive.
-Ti sto offrendo la possibilità di cancellarmi per sempre dalla tua vita, non è quello che hai sempre desiderato?-sospirò; in tutti quegli anni, per quanto fermamente si fosse ripromesso di mutare quella sua fredda staticità e quel suo tremendo ed impermeabile modo di reagire, non era mai riuscito a scalfire più di tanto la corazza che, fiero della sua resistenza, esibiva il suo fascino vanaglorioso ed immutato nel tempo.
Con forza, cercò di raccogliere una strana sensazione di calma e pacatezza nel suo sguardo, voleva tentare di mettere a proprio agio la giovane, avvicinarsi a lei col chiaro intento di condividere qualcosa di importante.
-Il tuo ricovero al San Mungo, la gamba rotta e la cicatrice che porti sopra l’avambraccio, sono tutte componenti mancanti di un puzzle che io stesso ho provveduto a cancellare dalla tua memoria...-eccolo, l’odore della verità esplose come una bolla nell’aria, sinuoso, serpentino, si insinuò nelle sue narici con prepotenza, un odore di rancore, di mistero, di pericolo, di morte, di inganno.
Come si dice? Chi ti fa male ti attira? Una veridicità che la ragazza avrebbe finito di apprendere tra qualche secondo.
Lo sguardo di Lucas invece, cercò di rimanere impassibile, sopprimendo quel dolore sempre più opprimente alla bocca dello stomaco, si era sempre creduto lontano da un certo tipo di sentimenti, forse qualcosa dentro di lui stava finalmente cambiando.
-Durante l’ultimo ballo di Hogwarts, nel quale ero ancora uno studente, ti ho rapita con l’inganno e condotta all’interno di una struttura segreta.-rapide, le iridi azzurre risalirono incontrando quelle color marrone scuro della compagna, così fredde, ma anche così perdute al momento.
Quelle semplici parole stavano allungando un velo sgargiante su tutta la loro vicenda passata, pulsazioni arcaiche che lo stesso giornalista covava da diverso tempo.
A cause di alcune decisioni sconsiderate, aveva sfregiato un’esistenza, aveva spinto una persona buona come Jane a rinnegare ogni sua convinzione di vita. Gli attimi si riallinearono, era giunto il momento di decidere, o meglio, lasciare l’intera chiave di lettura nelle mani della ragazza e concederle la facoltà di scelta.
-Lo scopo, era quello di cancellare dalla tua testa, le troppe informazioni pericolose delle quali eri entrata in possesso…-gli mancava l’aria, ma sapeva di non poter tornare indietro. E comunque, una minuscola parte di lui, non lo voleva affatto. Qualcosa, nello schermo di insensibilità che Lucas era solito a palesare in scene come quella, cedette.
I tormenti lontanissimi della sua infanzia, il suo scontento, la rabbia, a volte l’odio verso il padre che gli era capitato, lo investirono senza filtro, con una potenza che non aveva mai percepito. E mentre lui si struggeva nel suo dispiacere, le ultime parole che gli si erano strozzate in gola, uscirono allo scoperto.
-La situazione è scivolata fuori dal mio controllo e tu hai tentato di scappare. Sono stato costretto ad assumere la mia forma animagus di lupo, per fiutare il tuo odore e addentarti al braccio per farti cadere la bacchetta di mano…-ogni più piccola ruga d'espressione era il simbolo di un pentimento e di una consapevole penitenza: parte della verità aveva finalmente preso forma, ma questa era solo metà della storia. Non se ne pentì e tentò di sorridere, incoraggiante, sperando davvero che lei potesse capire.
-Il finale della storia, puoi ben immaginare come sia andato a finire.-