| Daniel sorrise appena nel vedere l'altra ragazza lanciarsi a capofitto in quell'improbabile paradiso di matite da lui estratto, come coniglio da un estemporaneo cilindro, le rivolse uno sguardo - infinite volte, infinite composizioni! - concordò entusiasta con le di lei parole. Parole che poi si orientarono verso un discorso più complesso, scientifico forse, che Daniel ascoltò concentrato, con le iridi fisse sull'altra in un punto indiscreto tra naso e bocca con grande interesse. Quella ragazza era un pozzo di sorprese continue e, si rese conto l'irlandese, avrebbe potuto imparare molto da lei. Cose che non insegnano a scuola, cose sicuramente interessanti. Così continuò ad annuire mentre lei proseguiva e istintivamente si ritrovò a disegnare con le labbra le sillabe pa-rei-do-lia, pur senza donare ad esse alcuna facoltà di suono, come ad imprimersele bene per non perderne neanche una per strada. Notò così che l'altra si era fermata e così prese parola, un tono a metà tra il sorpreso e l'ammirato - ti confesso, non ne avevo mai sentito parlare! - Ammise candidamente la propria ignoranza poiché si sentiva al sicuro nel farlo. Forse nella propria sala comune avrebbe reagito diversamente, ma qua poteva permetterselo - sai molte cose Gwen - butto lì senza spingersi oltre, senza chiederle se le avesse apprese ad Hogwarts, immaginava così non fosse e dopotutto la ragazza non aveva menzionato altro del suo passato, se non l'avergli fatto comprendere di essere nata dai babbani e Daniel rispettava il suo silenzio. "Non indagare mai sul passato di una persona" amava ripetere suo padre "perché è quanto di più segreto e prezioso possegga. Sarà lei a rivelartelo, se e quando vorrà". Tutto voleva meno che ricevere una strillettera in sala grande che lo inseguiva al suono di queste parole. Che idea terrificante.
Così sì limitò a ridere assieme a lei, ad osservare il suo volto che si faceva più serio di pari passo col proprio e a cercare di indovinarne i pensieri dietro quella maschera di attenzione, eppure notò che con la demenziale ironia tipica propria e non così irlandese, riusciva lo stesso a strapparle un sorriso nonostante la delicatezza dell'argomento e questo lo fece piacere. Chissà quanti stereotipi, quante voci attorno agli adepti di Salazar. C'era chi, ne era certo, pensava che discutere con uno di essi di babbani fosse come farlo col Signore Oscuro in persona, di cui ovviamente tutti e verde-argento dovevano essere adepti. Represse una smorfia di fastidio, aveva notato quanto Gwen fosse attenta alle reazioni altrui e non voleva indispettirla con una reazione spontanea al vagare dei propri pensieri, qualcosa in cui la prefetta Tassorosso non aveva in nessun modo responsabilità, poco ma sicuro. Così prima di rispondere soppesò le di lei parole. Il pollice e l'indice della destra tenuti aperti, con il mento tuffato nello spazio così liberatosi, mentre il secondo dito solleticava una barba che ad undici anni non poteva certo esistere, eppure l'istinto suggeriva un gesto simile e l'irlandese ascoltava e obbediva, trovandovi un insperato conforto nelle sue riflessioni, come se quel movimento lo aiutasse a dirimere la matassa dei propri pensieri. - Beh - cominciò sorridente, dopo che qualche secondo era passato - capisco ciò che intendi eppure tu in mezzo alla magia ci vivi adesso! Se lo vorrai sicuramente potrai viverci anche in futuro! Mentre io non penso che avrò mai occasione di vivere in mezzo ai babbani e anche se lo facessi la mia consapevolezza di poter risolvere alcuni dei problemi che si presentano loro con la magia mi impedirebbe, credo, di avere una chiara comprensione del loro modo di pensare, non trovi? - una breve pausa, la domanda era retorica, forse no, ma non avrebbe lasciato il tempo a Gwen di interrompere il flusso dei suoi pensieri - per questo ti dico che chi è nato tra i babbani ha un qualcosa in più - il sorriso si aprì ancora di più mentre la testa si inclinava un filo verso sinistra, la destra si spostò dal mento per tornare a poggiarsi sul tavolo, perpendicolare ad esso - pensa a.. alla.. par.. paro.. par.. - no dai, non puoi scordartene ora, pezzo di mangiapatate! Niente, eh? - Pareidolia, giusto? - grande - io non ne avevo mai sentito parlare ad esempio, tu sì e credo che ci siano molte altre cose che tu sai e io non so, molte che neanche so di non sapere e che probabilmente mai saprò di non sapere, mentre la tua conoscenza sul mondo magico può ampliarsi in qualsiasi momento. - Quando l'altra pronunciò poi quella parola Daniel si scrollò tutto nelle spalle, come un cavallo circondato dalle mosche e fece un cenno come ad allontanare qualcosa che viveva nell'aria. Fece finire all'altra il discorso, lasciò passare un paio di secondi e poi riprese - sai, io credo che il mio, il tuo, il sangue di chiunque altro qui dentro sia identico - una breve pausa - ecco forse su quello del Barone potrei avere dubbi, ma lui è un fantasma, non fa testo - nicchiò sorridendo, per poi farsi più serio - la divisione di sangue non ha senso, non è essa a fare il mago. Sono le sue abilità, le sue idee, i suoi valori, le sue azioni. Certo non il suo sangue - quasi si infervorò nel pronunciare queste parole, come in reazione al di lei discorso che gli pareva la avesse portata ad abbattersi. Spero così di farla tornare un po' positiva ma ci pensò Gwen da sola a ritirarsi su con la conclusione del discorso prima e con un rinnovato entusiasmo, che lo sorprese, poi. Era capace di improvvisi sbalzi d'umore la Tassorosso, non si poteva mai abbassare la guardia.
- Sai, forse ognuno di noi tende ad essere solo più consapevole di ciò che non ha rispetto a ciò che possiede - le disse, ancora sorridendo e pregando tra sé che la scorta di frasi dei Baci Perugina non lo abbandonasse in quel preciso momento, lasciandolo privo di aforismi e massime filosoficheggianti - quindi forse è per questo che siamo così, diversamente d'accordo. Magari un giorno potresti insegnarmi come vivono i babbani, un altro potrei fare il contrario io, che ne dici? - Chiosò con fanciullesca innocenza, per poi andare a concentrarsi sulla domanda successiva. - Le cucine? - ripeté con tono interrogativo, tornando a tuffare il mento nelle dita e facendo forza su ambo le natiche per alzarsi dalla sedia - beh. a giudicare dall'odore che ogni tanto aleggia credo siano qua nei sotterranei, in una di queste stanze - una breve pausa, poi la chiosa - certo che tra tutti i posti da esplorare che nasconde questo posto hai scelto di partire dal più interessante - scoppiò a ridere infine, per poi accorgersi con un goccio d'imbarazzo che forse una certa fame stava venendo pure a lui
puoi dirlo che non ci speravi più hahahah scusami davvero
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