Uno strano calderone, Suguni

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view post Posted on 24/6/2020, 00:31
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Era finita da poco la lezione di pozioni e mentre la folla di ragazzini del primo anno rapida defluiva, chi verso la biblioteca, chi a prendere il sole, Daniel decise di rimanere lì. Anche il professore era ormai sparito. Solo i banchi erano rimasti compagni dell'irlandese, condividevano il suo silenzio e ne rispettavano la concentrazione. Erano nel complesso ottimi interlocutori per studiare.
Certo, quella sorta di bunker antiatomico senza neanche una finestra e buio come l'anima del più incallito mangiamorte non era il luogo più allegro ove trattenersi. Tuttavia non c'era spazio per qualsivoglia distrazione, lato positivo indubbiamente

Daniel era vestito in maniera assai poco fantasiosa quel giorno: la divisa scolastica era classica, con l'unico neo l'assenza del cappello. A contraddistinguerla solo quella cravatta verde argento che aveva imparato ad annodare di modo che non attentasse subdolamente alla sua giugulare. Era stata la prima prova di sopravvivenza che aveva dovuto affrontare in quel castello e ne era uscito vincitore. I ricci castani cadevano ribelli sulla fronte e ogni tanto un gesto della mano sinistra cercava di mettere ordine in quel caos e di districarne i nodi con tuttavia scarsissimo successo. Lasciò passare un minuto. Forse due. Poi estrasse la bacchetta ed iniziò a provare qualche incantesimo elementare, non aveva proprio voglia di scrivere il compito di pozioni. Nossignore.

Tutto bene sinché non arrivò a tentare l'incantesimo di levitazione su una matita, l'ultima rimasta. Essa tuttavia doveva avere una coriacea riottosità allo staccarsi da terra, in quanto rimase immobile ad ogni tentativo del ragazzino. Affascinato dalla sfida.. Nah non è vero. Tremendamente seccato, Daniel si piegò su di essa, la testa che formava un angolo ottuso, quasi piatto, col banco e su di questo quasi appoggiata. Compì il movimento ancora una volta, preciso, gli occhi che osservavano con un lampo di curiosità. Ripetè la formula dosando gli accenti
- Wingàrdium Leviòsa -. Non poteva sbagliare.

Dolore.

Sangue.

Lì per lì non capì cosa fosse successo. Sentiva una narice pulsare e non riusciva a respirare correttamente se non dalla gemella. Gli ci volle un momento per rendersi conto dell'avvenuto. Con un gesto di rabbia estrasse la matita dal naso. Solo per miracolo l'aveva colto di sghiso e gli aveva procurato solo un graffietto anziché arrivare dritta al cervello. Sarebbe stata una morte di cui Pix avrebbe cantato finché sarebbe rimasta una sola pietra a rispondere al nome di Hogwarts. Forse non per molto quindi.
Sta di fatto che chiunque fosse entrato in quel momento avrebbe visto la seguente scena: un ragazzino in piedi, bacchetta in mano, volto di spalle e intento a berciare come un ossesso contro un qualcosa di assolutamente invisibile. Non un buon inizio
- Pensi di essere più furba di me eh? - Una breve pausa. La matita aveva il diritto di restare in silenzio ma qualsiasi cosa avrebbe detto sarebbe stata usata contro di lei.
La matita tacque.
Reso furibondo dalla situazione, così paradossale da impedirgli (al momento) di sentirsi un perfetto idiota, Daniel posò l'oggetto incriminato sul banco, salvo puntargli contro la bacchetta
- pensi di essere davvero più furba di me? Ti faccio vedere io! - Minacciò sventolando la lignea stecca - sia mai che io mi faccia mettere nel sacco da una matita! - il polso cominciò a compiere un moto circolare continuo mentre l'improperio del ragazzino trovava adeguata chiosa - E va nesco! - berciò desiderando nel profondo che quel malefico arnese sparisse dalla sua presenza, dal suo sguardo e non tornasse mai più.

E così fu. Daniel si rimise a sedere, giudicando che non fosse più il momento per esercitarsi negli incantesimi. Piano piano la consapevolezza della situazione affiorò ed assieme ad essa il desiderio che nessuno l'avesse visto, sentito, annusato, percepito insomma. Tirò fuori il suo quaderno. Poteva iniziare a buttar giù una brutta copia per il professor White.

Ah già. La matita non c'era più


///ot mi scuso per l'autoconclusività ma era un male necessario
 
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view post Posted on 27/6/2020, 10:10
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nieranth
Susan Gwen
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La Tassorosso aveva poco più di un'ora libera prima della prossima lezione ed uscì soddisfatta dall'aula di Trasfigurazione con un unico pensiero: spuntino. Non che avesse mangiato poco a colazione, ma doveva tornare in Sala Comune per prendere il materiale di Storia e, sapendo di avere quel tempo libero, aveva alleggerito appositamente la sua tracolla, in modo da avere la scusa perfetta per tornare nei sotterranei e tentare di accedere alle cucine. Ci aveva provato già più di una volta, non era facile trovare il corretto quadro con la frutta e, soprattutto, la giusta pera da solleticare, ma dopo le prime volte chiunque avrebbe potuto prenderci l'abitudine. Il rischio divenivano poi gli elfi che non sempre si rivelavano disponibili, in fondo se era stata escogitata una tale segretezza di accesso, un motivo c'era, ma Gwen preferiva vederla come una sfida per gli studenti più audaci – o folli, dipende dai punti di vista –.
Quindi la Tassorosso scese tutte le scale e raggiunse i sotterranei con una certa frenesia ed il languorino tipico di avventure simili. Dovette attraversare un gruppo di studenti che avevano probabilmente terminato una lezione, alcuni dei quali si lamentavano dell'umidità o della puzza presente in quei corridoi. Gwen sorrise divertita passando oltre, non era la prima volta che ascoltava commenti simili e ne andava particolarmente fiera; la presenza della sua Sala Comune, diventata ormai più che una casa per lei, e l'assenza di un quel tipo di persone rendevano i sotterranei il suo luogo preferito del castello. Senza contare poi i profumi provenienti dalle cucine! Altro che puzza di muffa, era il paradiso e quegli smorfiosi non capivano un bel niente. Camminò lungo il corridoio vuoto con tutta tranquillità, ma si fermò di colpo dopo aver percepito uno strano rumore, apparentemente indistinguibile. Si guardò subito alle spalle per confermare di essere sola. Era certa di aver sentito qualcosa ed aveva imparato che ad Hogwarts nulla era scontato, ma non era riuscita a capire cosa avesse udito, almeno fin quando una voce non sembrò minacciare qualcuno. La Tassorosso non attese oltre e si diresse verso l'aula di Pozioni, dalla quale credeva provenissero quei discorsi. Se c'era una cosa che non sopportava era chi se la prendeva ingiustamente con qualcuno che magari non aveva neanche parole per difendersi, in quei casi l'istinto prendeva il sopravvento e non poteva farci niente; raggiunto l'ingresso della stanza però, si ritrovò ad osservare qualcosa di alquanto bizzarro: un ragazzo che inveiva contro la sua matita, che aveva deciso di dileguare con l'incanto evanescente. Lo studente aveva del sangue che gli colava da una narice, sintomo di un qualche tipo di scontro, ma a Gwen non era parso di intravedere né un altro studente, né qualsiasi altro essere vivente, il che rendeva la situazione piuttosto inspiegabile. Rimase sulla soglia qualche istante, tempo di constatare che il ragazzo si fosse calmato, stava quasi per girarsi e tornare al suo obiettivo primario, ma la curiosità di capire cosa fosse successo era troppo insistente.
Di solito Gwen portava sempre dei fazzoletti nelle tasche della sua divisa scolastica, racchiusi in quei pacchetti tipici del mondo babbano, e quel giorno non era un'eccezione. Avrebbe voluto offrirne qualcuno al ragazzo, ma i colori della sua divisa la trattennero per qualche istante: non aveva ancora trovato un Serpeverde che non si rivelasse pari alle continue dicerie su quella Casa, quindi la difficoltà di quell'azione altruista poteva dirsi evidente; ma non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina, una frase che le avevano ripetuto spesso. Così la Tassorosso fece un lieve sospiro e si inoltrò nell'aula, trafficando nelle sue tasche alla ricerca del pacchetto:
«Ti esce del sangue dal naso, va tutto bene?» Disse con quanta più gentilezza possibile, estraendo un fazzoletto ed accennando un sorriso. Una frase stupida come suo solito, impossibile che il ragazzo non se ne fosse accorto, ma avrebbe atteso la sua reazione prima di chiedere nello specifico cosa fosse successo.
 
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view post Posted on 28/6/2020, 23:22
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Figuradimmè

Daniel aveva intuito e avrebbe imparato che ad Hogwarts la legge di Murphy era postulato assoluto. E che non potevi sperare di passarla liscia con migliaia di studenti, quadri parlanti ed un poltergeist. Qualsiasi cosa ridicola avrebbe fatto sarebbe stato puntualmente beccato. E così fu. L'irlandese si voltò lentamente, con più nochalance possibile, l'aria svampita, i capelli ribelli, gli occhi intelligenti. E una goccia di sangue che calava dal naso a rovinare mestamente tutto.

Si ritrovò davanti una ragazza visibilmente più grande di lui, non avrebbe saputo darle un'età. Come tutti i ragazzini aveva difficoltà a capire quando grandi fossero i più grandi. Si rendeva conto solo del fatto che lo fossero, ma non riusciva mai a capire di quanto
La guardò in maniera discreta, evitando di fissarla negli occhi ma scegliendo un punto tra naso e bocca, per non dar l'impressione di starla squadrando. La cravatta di Tassorosso e soprattutto la spilla di prefetto lo fecero tentennare un attimo. Aveva già imparato che chiunque indossasse una spilla in quel posto era più importante: che fosse prefetto capo scuola, capo casa, capo d'aglio, capodoglio, era comunque più importante di lui. Così la combo studente importante, figuradimmè, sangue dal naso non era esattamente il massimo.

Tuttavia l'altra seppe subito sorprenderlo e gli offrì un fazzoletto. Si sentì quindi di ricambiare con un sorriso timidamente gentile
- sì.. beh più o meno, grazie - poi cercò di sdrammatizzare, dando per scontato che l'altra avesse visto cosa fosse successo quindi in tono più falsamente serio possibile chiosò - una ferita di guerra contro un nemico terribile, ma tutto bene, ti ringrazio ancora -

Detto ciò aspettò le di lei parole, un gesto. Certo non cercò neanche di allungare la mano per ricevere il fazzoletto, timoroso che fosse interpretato come un gesto troppo perentorio
 
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view post Posted on 10/7/2020, 14:55
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nieranth
Susan Gwen
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Il sorriso del ragazzo fu una sorpresa: quindi anche i seguaci di Salazar erano in grado di sorridere! A quella nuova consapevolezza, le labbra di Gwen si mossero gentilmente verso l'alto e si sentì subito più sollevata. Aveva avuto a che fare con pochi Serpeverde, doveva ammetterlo, ma ognuno di essi si era rivelato per quello che quei colori si diceva rappresentassero. In quel momento quindi, il timore nel vedere il verde-argento sulla cravatta del ragazzo era passato in secondo piano, inoltre, il piacere di constatare che Arella aveva ragione, le provocava un certo sentimento gratificante.
Arella era l'unica istitutrice dell'orfanotrofio che conosceva la magia, l'unica che aveva aiutato la giovane strega a capire cosa avesse di diverso dagli altri bambini, senza provocare eccessivi traumi a riguardo. Ne aveva fondato uno ben diverso, ma questa è un'altra storia. Quello che dovrebbe interessare sapere ora è che Arella era stata una studentessa di Hogwarts, molti anni prima ovviamente, e che aveva parlato delle varie Case di quella scuola alla piccola matricola, poco dopo che ebbe ricevuto la sua lettera. Grazie a lei aveva capito che, seppure ci fossero una specie di standard che solo il Cappello Parlante conosceva, non bisognava mai fare di tutta l'erba un unico fascio. Ma torniamo alla un-poco-cresciuta strega
– almeno rispetto ai tempi descritti.
Gwen era di fronte al ragazzino sconosciuto, ascoltò le successive parole con rinnovato interesse; ma il tono sarcastico che il Serpeverde adottò non aveva di certo soddisfatto la sua curiosità a riguardo. "Un nemico terribile" era fin troppo generico, così come "una ferita di guerra". «Ma io ho sentito delle minacce!» Il tono della sua voce era piuttosto basso e ne denotava la debolezza di voler scoprire cose che, come sapeva, non le dovrebbero interessare. Stava imparando a fermare quell'istinto sulle domande indiscrete, che in altre occasioni le aveva creato non poche belle figurine, ma il desiderio di capire cosa fosse successo era sempre più forte di lei. «E quando sono entrata non ho visto nessuno.» In tutto ciò, Gwen se ne stava ancora lì in piedi, a porgere il pacchetto di fazzoletti al ragazzo che non sembrava intenzionato a prenderlo. Per qualche istante Gwen abbassò lo sguardo verso la sua mano, poi di nuovo lo posò sul ragazzo e fu presa da un'illuminazione, probabilmente piuttosto stupida: il pacchetto che aveva in mano doveva essere qualcosa di tipicamente babbano e forse il Serpeverde era un purosangue che non sapeva neanche cosa le stesse porgendo. «Sono fazzoletti» Aggiunse quindi con convinzione, estraendo uno di quei fogli di carta per dimostrargli che stava dicendo il vero.

Scusa i tempi di risposta, non riesco più a stare al passo :cry:
 
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view post Posted on 12/7/2020, 22:59
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Tentativo fallito. Peccato.
Aveva provato a glissare ironizzando sull'accaduto; la ragazza era gentile, vero, ma non aveva poi l'intenzione di passare per idiota come sarebbe successo di lì a breve. Lo sfoggio di un lieve velo di ironia non aveva certo trattenuto la Tassorosso, coriacea e resistente come la casata che simboleggiava. Forse solo ostinata.
Vabbè. Queste elucubrazioni non passarono per la mente di Daniel, che non aveva onestamente idea di cosa il tasso potesse significare. Gli passò per la mente la possibilità di sparare una qualsiasi panzana che però fu subito scacciata con una scrollata del capo, questa sì, percettibile all'interlocutrice.
Così l'irlandese prese con le mani la cima dello schienale della sedia alle sue spalle e ci appoggiò lievemente la coppia di undicenni natiche che come collegavano i due universi così distinti che sono il bacino e le gambe.

Poi parlò.

- beh.. diciamo - cominciò con tono esitante per poi farsi più sicuro, la mano passata sui capelli a simulare noncuranza ma lo sguardo tenuto relativamente basso e non diretto sull'altra a tradire l'imbarazzo - mi stavo allenando con gli incantesimi di levitazione ma con il volto troppo vicino alla matita. - (Per chi si collegasse solo adesso no, non stava cercando un nuovo modo per scaccolarsi). Lasciò un attimo un sottinteso. Forse aveva colto la debolezza nella voce dell'altra, forse no. La decisione di vuotare il sacco era però figlia di un rispetto per l'autorità che nella sala comune di Serpeverde.. veniva inculcato. Insieme al promemoria di non sgarrare mai dinanzi ai prefetti, soprattutto di altre case. E non per buon cuore.
-
- beh alla fine mi è riuscito - proseguì senza lasciare la tonalità cromatica della piovra gigante dalle proprie guance - per fortuna avevo la testa un po' ruotata. E beh le urla che hai sentito ero io che facevo sparire la matita stessa -.

Non ci aveva pensato, aveva agito di impulso spinto dalla collera. E se fosse esistito un paradiso delle matite? Se quel povero oggetto, colpevole solo di esser stato un bersaglio perfetto della stupidità di un undicenne non l'avesse potuto raggiungere per causa sua?
Non ci aveva pensato e non ci pensò. Ok i fantasmi ma quando è troppo è troppo. E poi sarebbe stato un grosso peso sulla coscienza a quell'età.

E così, come con le ciliegie una figuradimmè tira l'altra. Daniel era rimasto immobile senza prendere il fazzoletto per non sembrare troppo arrogante ma invece l'altra aveva evidentemente pensato che egli non sapesse cosa sono. Colto in controtempo dal gesto di Gwen riuscì ad abbozzare quasi una risposta
- uh.. io.. sì, grazie - e a sorridere debolmente cercando di prendere, se l'altra glielo avesse consentito, l'oggetto.
Udì distintamente le ossa di Salazar Serpeverde scrocchiare paurosamente mentre il Fondatore si rivoltava nella tomba e imprecava contro il whiskey incendiario e le sostanze psicotrope che si doveva essere calato il cappello parlante a quello smistamento.

Noncurante di tutto ciò Daniel fece un cuneo col fazzoletto, si voltò per non offrire lo spettacolo e andò a turarsi la narice, cercando di fermare la fuoriuscita di sangue. Concluso ciò si voltò verso l'altra. Il tono tornato normale, il sorriso ora vagamente divertito e il lampo astuto negli occhi mostravano forse ciò che il copricapo magico aveva visto in lui. Il tutto ovviamente rovinato dall'arnese bianco che gli spuntava dalla narice. Escobar levate.
Con una nonchalance e padronanza di sé notevole, Daniel cercò di spostare il fulcro della conversazione su un qualcosa di più normale. Con la voce resa un po' nasale dal peculiare accessorio che contrastava col verde argento della cravatta si rivolse alla Tassorosso
- in tutto ciò devi perdonare la mia maleducazione. Mi chiamo Daniel, Daniel O'Hara - affermò liberandosi dalla precedente posizione con un colpo di reni agile che lo portò a scendere dal suo trono. Fece poi una breve pausa per consentire al sorriso di ampliarsi lievemente - mi dispiace essermi presentato in maniera così ridicola - proseguì col tono tuttavia piuttosto neutro per delle vere e proprie scuse.
Forse l'esser stato preso con la "guardia" così bassa lo spingeva a cercare di rimettere un attimo le distanza fra lui e Gwen. Dopotutto non si erano mai visti



non preoccuparti, si fa un po' quello che si può hahahah
 
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view post Posted on 16/7/2020, 19:36
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Susan Gwen
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Gwen attendeva una risposta osservando il ragazzo con curiosità, probabilmente il suo sguardo indagatore tradiva quel tentativo di non essere indiscreta che si prefiggeva giorno per giorno, con evidenti scarsi risultati. Attese praticamente con il fiato sospeso, mentre il Serpeverde sembrava temporeggiare aggiustandosi i capelli e parlando quasi a singhiozzi, fin quando l'intera vicenda non venne descritta. In un primo momento la Tassorosso ancora attendeva la narrazione della vicenda più fantasiosa di sempre, con l'arrivo di creature magiche e colpi di bacchetta decisivi: come al solito la sua mente aveva viaggiato ben oltre la realtà e ci mise qualche istante per tornare indietro al luogo di partenza. Istintivamente, la mano libera si avvicinò alla parte inferiore del volto, cercando di nascondere il sorriso divertito che le era stato procurato dall'immagine di quella descrizione che, anche se frammentaria, aveva permesso di visualizzarla nel complesso. Bisogna dire che la sua intenzione non era quella di trattenere una risata nei confronti del Serpeverde, anche se probabilmente era ciò che chiunque avrebbe pensato. Si era già ritrovata in situazioni simili: per colpa di qualche incantesimo eseguito nella maniera sbagliata o, peggio, con il sentimento scorretto, la sua stessa magia le si era rivoltata contro; quindi capiva benissimo come doveva sentirsi, ma quella leggera risata fu praticamente spontanea e un po' per educazione, un po' per via del colore che il volto del ragazzo stava assumendo, decise di nasconderla e trattenerla, per quanto possibile. «Allora la matita ha avuto quel che si merita!» Disse cercando di sdrammatizzare la faccenda non appena ottenne di nuovo il controllo del suo volto, che riprese a mostrare per intero. Ritrovando poi un tono di voce più neutro, continuò: «Direi anche che sei stato fortunato, meglio nel naso che in un occhio!» Sperava di rimediare a quella che poteva essere definita una risata impertinente, con altrettante immagini divertenti. Lui era sicuramente al primo anno, periodo durante il quale la maggior parte degli studenti tendevano a sperimentare tutto ciò che avevano imparato a lezione, qualcuno con meno risultati rispetto ad altri, ma la cosa importante era non perdersi d'animo. Se fosse stata al posto del Serpeverde, Gwen avrebbe di certo preferito sentire un incoraggiamento piuttosto che una derisione, quindi «Devi comunque considerare che gli incantesimi ti sono riusciti» Era il minimo che avrebbe potuto dirgli.
Per la Tassorosso, che non aveva mai avuto la possibilità di esercitarsi con la magia prima di Hogwarts, era normalissimo avere degli intoppi con la magia stessa; aveva però sempre dato per scontato che ai purosangue fossero naturali le cose di questo genere, quindi se il ragazzo non sapeva cosa contenesse quel pacco di fazzoletti doveva appartenere a quella categoria di maghi che la mezzosangue definiva più capaci in ambito magico, di conseguenza non riusciva ad inquadrarlo. Ma non avrebbe di certo proseguito con le domande indiscrete.
Attese che il fazzoletto si fosse reso utile al suo posto, ancora troppo inesperta con gli incantesimi – figuriamoci con la guarigione di parti del corpo – e sorrise a ragazzo con la sua nuova ferita di guerra. Era quasi sul punto di andar via e tornare a quello che era lo scopo principale della sua presenza nei sotterranei, quando il Serpeverde parlò di nuovo e si presentò. Ora aveva un nome ed un cognome anche per la Tassorosso, che apparentemente poteva dirsi ancora più spaesata rispetto alla faccenda dello stato di sangue del ragazzo.
«Non preoccuparti, credo sia una delle cose più normali che io abbia visto qui ad Hogwarts» Rispose con convinzione, iniziando ad abbassare appena lo sguardo verso il pavimento scuro. Daniel aveva parlato di educazione e quindi avrebbe dovuto, se non altro, presentarsi a sua volta. Ma pronunciare quel nome sembrava diventare sempre più difficile. «Io sono...Gwen» Disse cercando di mantenere lo sguardo fermo almeno sulla cravatta verde-argento. Non era per nulla intenzionata ad approfondire la questione e sperava che sarebbe bastato così, anche se avrebbe potuto dare ancora una volta l'impressione sbagliata. Iniziò a muovere gli occhi in giro per l'aula di Pozioni, soffermandosi su alcuni di quegli oggetti mentre una serie di pensieri le invadevano la mente: Daniel se l'era presa per la sua risata precendente; i suoi tentativi di sdrammatizzare erano stati pessimi; la frase incoraggiante anche peggio; quante probabilità c'erano che volesse sapere il suo cognome? «Diciamo che con gli incantesimi te la cavi» Cominciò a dire fermando lo sguardo e, soprattutto, i suoi pensieri; doveva cercare di evitare che ci si inoltrasse troppo nelle presentazioni. Tentò di tornare a sorridere cordialmente e continuò: «E con le Pozioni invece?» Era un bel tentativo per cambiare discorso, no?
 
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view post Posted on 19/7/2020, 23:43
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Osservò lo sguardo di Gwen venire coperto della mano e immaginò che stesse sorridendo. Come darle torto, anche a lui veniva mezzo da ridere a sentirsi parlare. Mentre le guance da purpuree tornavano più o meno normali, Daniel ebbe modo di apprezzare la risposta della prefetta che invece di deriderlo cercò di sdrammatizzare - mah dai - le rispose ridendosela di grosso. A quel punto decise di esporre la non-riflessione precedente anche all'altra, curioso di vedere come avrebbe reagito. O forse solo un po' rintronato dalla botta - e se esistesse un paradiso delle matite? E se lei non potesse più andarci per colpa mia? Sarebbe terribile, trovi? - Le domandò col tono serio solo a metà. Era evidente che non credesse in ciò che diceva. Per fortuna direi.

Annuì alla seconda osservazione dell'altra
- beh sì - rispose sorridendo adesso con convinzione e riportandosi la mano nei capelli, gesto che iniziava a venirgli automatico in situazione di autentico imbarazzo - sicuramente sarebbe potuta andare molto peggio dai - sorrise ancora apprezzando sinceramente il tentativo della prefetta tassorosso di rincuorarlo.
- Si. Beh, non l'avevo vista da questo lato. Sai che hai ragione? Ti ringrazio -
Forse era un bene non essere stato scoperto da un concasato. Daniel stava imparando che ad Hogwarts esisteva anche un modo diverso di approcciarsi dall'ironia tipica degli adepti di Salazar. Se fosse stato beccato da un serpeverde sarebbe stato lo zimbello di casata per tutto il mese successivo. Almeno.
Niente poi gli garantiva che non lo sarebbe stato comunque all'interno della sala comune dei tassi ma almeno l'altra stava cercando di rincuorarlo e di non farlo abbattere, complice probabilmente la giovane età del ragazzino.

Dopo essersi sistemato per la sua ferita grazie al fazzoletto dell'altra ed essersi presentato, Daniel accolse con una mezza risata la frase della sua interlocutrice
- non stento a crederlo. Ma non so se voglio scoprire quelle meno normali... - una pausa per poi aprirsi un minimo, lasciando da parte quell'inizio di corazza che aveva messo su - da un lato questo posto è tutto così.. meraviglioso. Dall'altra è strano anche per me che sono cresciuto nella magia. A volte quasi inquietante -
Certo avere il Barone Sanguinario in sala comune non era un buon inizio per rendere il castello meno angosciante per un ragazzino, andava detto. Fu però la presentazione della ragazza a colpirlo. Una pausa prima di pronunciare il suo nome che suonò quasi strana. Come se non riuscisse a pronunciarlo.
Le iridi marroni del ragazzino non si persero l'abbassamento del volto di Gwen tantomeno il fatto che i suoi occhi stessero rapidamente cercando una fuga all'interno dell'aula, fuga che non tentò di impedire, mantenendo lo sguardo tra il naso e le labbra dell'altra, per non scrutarla proprio negli occhi che sarebbe stato sgradevole. Cosa poteva aver detto di sbagliato per scatenare quella reazione? Indeciso tra la voglia di cercare di rimediare a ciò che inconsapevolmente poteva aver fatto e il timore di fare ulteriori danni Daniel aprì il sorriso e alla successiva osservazione tentò di buttarla sullo scherzo
- sì dai. Ho solo rischiato il suicidio con un incantesimo di levitazione, pensa che potenzialità - disse mettendosi a ridere. Risata che se possibile si allargò ancora quando la ragazza spostò l'argomento sulle pozioni - meh - disse infatti Daniel - volevo iniziare a scrivere qualcosa per il professore ma come ti dicevo ho avuto un piccolo incidente con la matita e quindi ho deciso di rimandare -
Muto testimone di tutta la vicenda stava il bianco foglio ora solo parzialmente coperto dalla schiena del ragazzino.
 
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view post Posted on 23/8/2020, 11:41
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Vedere che le sue parole non avevano offeso il ragazzo, rincuorò la Tassorosso al punto da iniziare ad assumere un'espressione decisamente più sollevata. Nell'udire poi il discorso relativo al paradiso delle matite, inclinò leggermente la testa verso destra – sì, un po' come fanno i cuccioli quando non comprendono il suono che hanno appena udito – ed iniziò a riflettere sulla questione, a voce alta: «Un paradiso per le matite... Avrebbe le pareti fatte di fogli di carta? E magari pure il pavimento... Così facendo tutte le matite lascerebbero tracce del loro passaggio» La testa si raddrizzava mentre parlava, una mano le si avvicinò al mento per riflettere meglio ed i suoi occhi vagavano nei dintorni alla ricerca di quelle immagini che le si formavano nella testa. «Potrebbe darsi che la tua matita non voleva neanche andarci nel paradiso delle matite! Per questo ha deciso di infilarsi nel tuo naso, piuttosto che scrivere per l'eternità, desiderava vedere posti nuovi» Tornò a sorridere, questa volta guardando Daniel con entusiasmo. «Aveva calcolato già tutto!» Concluse alzando un indice verso il soffitto, nella speranza di ricevere un consenso anche dal ragazzo preoccupato per la sorte di quell'oggetto. Era sempre interessante per Gwen fantasticare e finire in posti diversi da quelli reali; se poi serviva per rincuorare qualcuno, tanto meglio!
«Non devi ringraziarmi comunque, penso davvero che non sia da tutti riuscire a compiere alla perfezione gli incantesimi, a maggior ragione durante il primo anno!» Senza considerare che alcuni professori pretendevano davvero troppo dagli studenti, ma questa riflessione la tenne per sé, almeno per il momento. Alla fine l'importante era essere riusciti a compiere l'incanto, poi il tempo e l'esercizio avrebbero fatto il resto. «Basti pensare che prima degli undici anni molti bambini neanche sanno dell'esistenza del mondo magico.» Continuò in sequenza al resto che si erano detti, iniziando a comprendere di aver intuito correttamente le origini purosangue di Daniel, che aveva ammesso apertamente di aver sempre vissuto nella magia. *Chissà cosa si prova* Fu il primo e spontaneo pensiero, che evitò subito di approfondire osservando il ragazzo per capire se avesse colto il suo riferimento ad una vita tra babbani. Aveva riflettuto troppo poco su quest'ultima frase, rischiava di ricevere domande a cui non avrebbe voluto rispondere, ma il suo intento era solo quello di comprendere ed inquadrare Daniel, posizionandolo in una zona ben precisa del mondo magico, ovvero appunto tra i purosangue. Inoltre era intenzionata a capire perché ci fosse tutta quella disparità dovuta allo stato di sangue: sentire il parere di qualcuno che lo viveva in prima persona sarebbe stato sicuramente illuminante. «Hai detto che sei vissuto nella magia, cosa ne pensi di chi non ha avuto questa fortuna? Dei nati-babbani, per esempio, o in generale di quei maghi che non discendono puramente da altri maghi» Così facendo, oltre a deviare il discorso su questioni che si sarebbe di certo risparmiata di esporre, avrebbe iniziato a delineare un insieme di pareri a riguardo, unendo le parole di Daniel agli insulti ricevuti in passato. Era palesemente curiosa di quella risposta ed attese con fare coinvolto, quasi come se desiderasse prendere appunti sulla faccenda.
I discorsi procedevano spediti, rendendo Gwen fiduciosa del fatto di non dover parlare del suo passato, sul quale avrebbe probabilmente continuato a mentire, come faceva assiduamente con se stessa.
«Probabilmente per qualcuno Hogwarts è davvero molto spaventosa! Tra fantasmi e tutto il resto...Fuori dalla normalità!» Sorrise nuovamente e quel sorriso si fece più evidente dopo le parole che Daniel disse riferendosi a se stesso, riusciva a comprenderlo più di quanto avesse creduto. «Inizi già a trovare metodi alternativi per l'utilizzo degli incantesimi più banali, è un enorme progresso!» Disse con convinzione, tralasciando completamente il fatto che il suicidio non sarebbe dovuto essere uno dei pensieri principali per degli studenti di quell'età.


Edited by Suguni - 25/8/2020, 01:45
 
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Osservò curioso come Gwen paresse riflettere davvero sule parole del piccolo serpeverde che questi non aveva pronunciato con alcuna serietà. Cosa che invece la Tassorosso pareva fare e ciò incuriosì molto il ragazzino che volente o nolente si trovò a riflettere con lei
- Sì, sai che potrebbe essere davvero così? Chissà che composizione bellissima che ne esce fuori, non trovi? - si ritrovò a sorridere con ingenuità mentre poggiava il volto inclinato verso destra sulla medesima mano aperta, le dita che reggevano la guancia e un'espressione meditabonda accompagnata dal ticchettio dell'indice sullo zigomo - beh - rispose, contagiato dall'entusiasmo della ragazza - potrei aver avuto una matita davvero geniale e curiosa! E' riuscita a fregarmi in una maniera veramente incredibile - Poi un pensiero lo folgorò e l'espressione si allargò in un sorrisetto divertito - pensa te che pioniera! Con tutti i posti da esplorare proprio il mio naso! - Chiosò scoppiando a ridere di gusto. Era una delle riflessioni - se così la si vuol chiamare - più assurde che avesse mai fatto nella vita e la cosa gli causava un intrinseco piacere. C'è ben poco di più divertente che condividere pensieri che non stanno né in cielo né in terra con un'altra persona e farlo con una quasi perfetta sconosciuta dopo la figura barbina con cui si era introdotto era fonte di ancora maggior divertimento.

- No, ti assicuro, sei stata davvero gentile e lo sei tutt'ora - sorrise Daniel che continuava a fare il paragone mentale coi propri concasati. Però non riusciva a credere fino in fondo agli incoraggiamenti dell'altra, purtroppo. Voleva riuscire, era ambizioso. Anzi neanche voleva, era troppo pigro per voler avere successo al primo colpo, semplicemente sentiva di doverlo fare: era esattamente ciò che pretendeva come minimo indispensabile da se stesso, senza stare ad agitarsi troppo o a ragionarvi su.
- Beh per loro può essere effettivamente più complesso all'inizio. Proprio perché parto avvantaggiato in qualche modo però mi sento in dovere di riuscire - commentò tenendosi neutro per cercare di capire da che parte volesse andare a parare Gwen. Non aveva mai visto un babbano, non aveva idea di come vivessero come non aveva idea di come vivesse un drago e la cosa lo incuriosiva terribilmente. Erano creature a loro così vicine e insieme così lontane. Così la successiva domanda della ragazza gli fece drizzare le orecchie - beh - rispose con un sorriso - se farai attenzione, durante la mia risposta sentirai le ossa di Salazar scricchiolare mentre si rivolta nella tomba per quello che sto dicendo, tuttavia... - una pausa di un solo secondo - tuttavia credo che nascere tra i babbani sia un'occasione unica per un mago. Difatti c'è sempre tempo per venire in contatto col mondo magico, come ad esempio in questa scuola, mentre per i cosiddetti "purosangue" - e qui l'espressione si fece turbata, accompagnata da un breve inciso - che brutta parola, non trovi? - poi il discorso riprese, mostrando come la domanda fosse puramente retorica - dicevo, per i purosangue è molto difficile entrare in contatto col mondo babbano - ad esempio io non penso di averne mai visto uno - e questo credo possa essere una grande perdita. Credo quindi che per chi non nasce tra maghi possa essere difficile magari ambientarsi ma che abbiano una possibilità, una risorsa in più che possono sfruttare. Tu invece? Pensi possa essere diverso nascere tra maghi o tra non maghi? -

Finito il monologo Daniel attese trepidante una risposta dell'altra. Aveva parlato tutto d'un fiato, sbilanciandosi con quella che da come aveva posto le domande poteva immaginare fosse nata tra i babbani e da cui sperava di avere risposte più precise a quelle domande che più o meno tra le righe aveva formulato. Aveva notato già come la ragazzina tendesse a svicolare ogni domanda riguardante se stessa e a posteriori si pentì di una domanda così diretta, temendo di essere risultato indiscreto. Tuttavia l'altra non parve darci troppo peso e continuò a parlare, con un osservazione che non poté che trovare concorde il prefetto - uh, sicuramente Hogwarts può incutere timore. Diciamo che più che altro mi incuriosisce ma non so fino a che punto sono disposto a sfidarla -
Non c'era troppa verità in quelle parole. L'ambizione tipica dei Serpeverde, unita all'innata curiosità del ragazzino lo avrebbero sicuramente portato a ficcanasare e cacciarsi nei guai ma non poteva farci niente dopotutto, era fatto così. Eppure sembrava che con Gwen avesse trovato uno spirito affine, entrambi erano o erano stati intimoriti da quella scuola ma entrambi sembravano aver superato il blocco e pronti ad approfondire la conoscenza di quello che forse era il più enigmatico luogo al mondo
- beh non so quanto siano da considerare scopi alternativi e quanto modi curiosi, maldestri, di farsi male - nicchiò Daniel ridacchiando - potrei brevettare un macchinario per la pulizia di orifizi a base di matite ma non penso potrebbe essere annoverata tra le invenzioni del secolo, sai? - Chiosò mentre il sorriso si ampliava tra la bocca e gli occhi finendo per diventare una risata piena.

Magari avrebbe ricevuto il Nobel a breve.
Questo non possiamo saperlo
 
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view post Posted on 2/10/2020, 00:07
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Susan Gwen
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Continuare a parlare di mondi surreali con Gwen è come quando si mangiano le patatine, fritte o in busta: è difficile fermarsi prima che finiscano.
«Composizioni meravigliose!» Gli occhi della Tassorosso probabilmente stavano brillando alla sola idea di poter ammirare tutte quelle milioni di linee, magari anche colorate. «Fra tutti quegli scarabocchi prenderebbe forma qualsiasi tipo di immagine» Continuò poi. Le era capitato più volte di tracciare astrattismi sui fogli, creando un insieme di linee dello stesso colore che si sovrapponevano e si attorcigliavano tra loro, formando immagini indistinte; ma era evidenziando solo alcune di quelle linee che venivano fuori delle figure, più spesso inquietanti e di forme anormali, tutte comunque dipendenti dal punto di vista. «È sempre strabiliante quello che l'occhio umano è in grado di vedere, riconoscendo motivi familiari anche dove non ci sono. La chiamano pareidolia» Cominciò a parlare con naturalezza, scandendo l'ultima parola per essere certa di ricordarla, ma evitò di proseguire. Iniziava a pensare di stare esagerando, non le capitava spesso di essere assecondata in quei monologhi ultraterreni, però doveva ammettere che era piacevole. Ascoltò le parole del ragazzo e si lasciò trascinare in una risata contagiosa dopo la sua ultima battuta. Effettivamente la probabilità che una matita preferisse un naso ad un mondo in cui poteva scrivere per l'eternità era davvero bassa!

Riguardo la questione babbani, Daniel rispose alla domanda con ammirabile schiettezza e senza far perdere a Gwen quel sorriso divertito che le aveva regalato fin dal primo momento in cui aveva messo piede nell'aula. Il discorso comunque, si faceva via via più serio e lui stesso tendeva ad assumere un'espressione molto diversa dalla precedente. La Tassorosso non poté fare a meno di osservarlo con curiosità, chiedendosi quanto c'era dell'animo di Serpeverde in quel ragazzo. Non le sembrava per nulla come tutti gli altri verde-argento che aveva incontrato fin'ora. Stava quindi constatando, per l'ennesima volta, che Arella aveva ragione? In ogni caso, Daniel rigirò la domanda su di lei che abbassò per un attimo lo sguardo, prima di tornare a sorridere di nuovo:
«Io sono crescita tra babbani e.. beh tutto il tuo discorso mi è di difficile comprensione, perché non ho idea di cosa si provi a vivere senza conoscere la non-magia» Parlò con sincerità, posando una mano sul tavolo e muovendola come per rimuovere delle briciole invisibili su di esso. «Per me quindi è totalmente l'opposto. Siamo noi ad avere qualcosa in meno rispetto ai purosangue» E dopo aver esposto questa affermazione si rese conto di non aver pronunciato quella parola, la stessa che l'aveva cacciata nei guai i suoi primi tempi a contatto diretto con la magia. «Noi mezzosangue» Aggiunse qualche secondo dopo, più per confermarlo a se stessa che per altri motivi. Quella sì che doveva essere una parola dispregiativa. «Quindi direi che siamo d'accordo, in maniera diversa, che non è la stessa cosa nascere tra maghi o tra babbani» Concluse poi stringendo appena le labbra. Forse aveva parlato troppo; ma la capacità di Daniel di farle tornare il sorriso era sorprendente.
«Allora ti metto alla prova!» Disse poi, sperando che tutte le domande precedenti non sarebbero state considerate alla stessa maniera. «Ho un certo languorino..» Continuò, ricordandosi il primo vero motivo per il quale era scesa nei sotterranei, «Tu sai dove si trova l'ingresso per le cucine?» Sorrise maliziosamente. Avrebbe accettato quella nuova sfida contro Hogwarts?
 
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view post Posted on 25/2/2021, 01:27
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Daniel sorrise appena nel vedere l'altra ragazza lanciarsi a capofitto in quell'improbabile paradiso di matite da lui estratto, come coniglio da un estemporaneo cilindro, le rivolse uno sguardo - infinite volte, infinite composizioni! - concordò entusiasta con le di lei parole. Parole che poi si orientarono verso un discorso più complesso, scientifico forse, che Daniel ascoltò concentrato, con le iridi fisse sull'altra in un punto indiscreto tra naso e bocca con grande interesse. Quella ragazza era un pozzo di sorprese continue e, si rese conto l'irlandese, avrebbe potuto imparare molto da lei. Cose che non insegnano a scuola, cose sicuramente interessanti. Così continuò ad annuire mentre lei proseguiva e istintivamente si ritrovò a disegnare con le labbra le sillabe pa-rei-do-lia, pur senza donare ad esse alcuna facoltà di suono, come ad imprimersele bene per non perderne neanche una per strada. Notò così che l'altra si era fermata e così prese parola, un tono a metà tra il sorpreso e l'ammirato - ti confesso, non ne avevo mai sentito parlare! - Ammise candidamente la propria ignoranza poiché si sentiva al sicuro nel farlo. Forse nella propria sala comune avrebbe reagito diversamente, ma qua poteva permetterselo - sai molte cose Gwen - butto lì senza spingersi oltre, senza chiederle se le avesse apprese ad Hogwarts, immaginava così non fosse e dopotutto la ragazza non aveva menzionato altro del suo passato, se non l'avergli fatto comprendere di essere nata dai babbani e Daniel rispettava il suo silenzio. "Non indagare mai sul passato di una persona" amava ripetere suo padre "perché è quanto di più segreto e prezioso possegga. Sarà lei a rivelartelo, se e quando vorrà". Tutto voleva meno che ricevere una strillettera in sala grande che lo inseguiva al suono di queste parole. Che idea terrificante.

Così sì limitò a ridere assieme a lei, ad osservare il suo volto che si faceva più serio di pari passo col proprio e a cercare di indovinarne i pensieri dietro quella maschera di attenzione, eppure notò che con la demenziale ironia tipica propria e non così irlandese, riusciva lo stesso a strapparle un sorriso nonostante la delicatezza dell'argomento e questo lo fece piacere. Chissà quanti stereotipi, quante voci attorno agli adepti di Salazar. C'era chi, ne era certo, pensava che discutere con uno di essi di babbani fosse come farlo col Signore Oscuro in persona, di cui ovviamente tutti e verde-argento dovevano essere adepti. Represse una smorfia di fastidio, aveva notato quanto Gwen fosse attenta alle reazioni altrui e non voleva indispettirla con una reazione spontanea al vagare dei propri pensieri, qualcosa in cui la prefetta Tassorosso non aveva in nessun modo responsabilità, poco ma sicuro.
Così prima di rispondere soppesò le di lei parole. Il pollice e l'indice della destra tenuti aperti, con il mento tuffato nello spazio così liberatosi, mentre il secondo dito solleticava una barba che ad undici anni non poteva certo esistere, eppure l'istinto suggeriva un gesto simile e l'irlandese ascoltava e obbediva, trovandovi un insperato conforto nelle sue riflessioni, come se quel movimento lo aiutasse a dirimere la matassa dei propri pensieri.
- Beh - cominciò sorridente, dopo che qualche secondo era passato - capisco ciò che intendi eppure tu in mezzo alla magia ci vivi adesso! Se lo vorrai sicuramente potrai viverci anche in futuro! Mentre io non penso che avrò mai occasione di vivere in mezzo ai babbani e anche se lo facessi la mia consapevolezza di poter risolvere alcuni dei problemi che si presentano loro con la magia mi impedirebbe, credo, di avere una chiara comprensione del loro modo di pensare, non trovi? - una breve pausa, la domanda era retorica, forse no, ma non avrebbe lasciato il tempo a Gwen di interrompere il flusso dei suoi pensieri - per questo ti dico che chi è nato tra i babbani ha un qualcosa in più - il sorriso si aprì ancora di più mentre la testa si inclinava un filo verso sinistra, la destra si spostò dal mento per tornare a poggiarsi sul tavolo, perpendicolare ad esso - pensa a.. alla.. par.. paro.. par.. - no dai, non puoi scordartene ora, pezzo di mangiapatate! Niente, eh? - Pareidolia, giusto? - grande - io non ne avevo mai sentito parlare ad esempio, tu sì e credo che ci siano molte altre cose che tu sai e io non so, molte che neanche so di non sapere e che probabilmente mai saprò di non sapere, mentre la tua conoscenza sul mondo magico può ampliarsi in qualsiasi momento. - Quando l'altra pronunciò poi quella parola Daniel si scrollò tutto nelle spalle, come un cavallo circondato dalle mosche e fece un cenno come ad allontanare qualcosa che viveva nell'aria. Fece finire all'altra il discorso, lasciò passare un paio di secondi e poi riprese - sai, io credo che il mio, il tuo, il sangue di chiunque altro qui dentro sia identico - una breve pausa - ecco forse su quello del Barone potrei avere dubbi, ma lui è un fantasma, non fa testo - nicchiò sorridendo, per poi farsi più serio - la divisione di sangue non ha senso, non è essa a fare il mago. Sono le sue abilità, le sue idee, i suoi valori, le sue azioni. Certo non il suo sangue - quasi si infervorò nel pronunciare queste parole, come in reazione al di lei discorso che gli pareva la avesse portata ad abbattersi. Spero così di farla tornare un po' positiva ma ci pensò Gwen da sola a ritirarsi su con la conclusione del discorso prima e con un rinnovato entusiasmo, che lo sorprese, poi. Era capace di improvvisi sbalzi d'umore la Tassorosso, non si poteva mai abbassare la guardia.

- Sai, forse ognuno di noi tende ad essere solo più consapevole di ciò che non ha rispetto a ciò che possiede - le disse, ancora sorridendo e pregando tra sé che la scorta di frasi dei Baci Perugina non lo abbandonasse in quel preciso momento, lasciandolo privo di aforismi e massime filosoficheggianti - quindi forse è per questo che siamo così, diversamente d'accordo. Magari un giorno potresti insegnarmi come vivono i babbani, un altro potrei fare il contrario io, che ne dici? - Chiosò con fanciullesca innocenza, per poi andare a concentrarsi sulla domanda successiva. - Le cucine? - ripeté con tono interrogativo, tornando a tuffare il mento nelle dita e facendo forza su ambo le natiche per alzarsi dalla sedia - beh. a giudicare dall'odore che ogni tanto aleggia credo siano qua nei sotterranei, in una di queste stanze - una breve pausa, poi la chiosa - certo che tra tutti i posti da esplorare che nasconde questo posto hai scelto di partire dal più interessante - scoppiò a ridere infine, per poi accorgersi con un goccio d'imbarazzo che forse una certa fame stava venendo pure a lui

puoi dirlo che non ci speravi più hahahah scusami davvero
 
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view post Posted on 22/3/2021, 00:00
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«Davvero?» Il discorso aveva preso una piega così naturale che non si aspettava che il suo interlocutore non conoscesse quel processo psichico, tipico della mente umana. Il suo campanello di allarme però aveva funzionato bene, rischiava di incastrarsi in argomenti dai quali sarebbe stato difficile liberarsi, se non con una bella ricerca in biblioteca. In fondo era così ogni volta: iniziava un argomento che la portava ad un altro, che saltava altrove ed atterrava in un infinità di parole che riempivano tutta la scrivania, o il pavimento, fin quando il filo del discorso non era ormai del tutto perso. Solo che solitamente quando succedeva, era da sola. Non diede poi peso alla frase successiva di Daniel, intenta a cercare di ricordare dove avesse imparato quel termine, di modo da poterne dare una spiegazione più precisa. Quando la trovò, era ben visibile sul suo volto l'illuminazione di quel ricordo: «Oh è successo quando sono riusciti finalmente a vedere il volto su Marte!» Parlò con rinnovato interesse, questa volta rivolta effettivamente al ragazzo: «Le nuove tecnologie babbane sono riuscite a realizzare dei telescopi più precisi e quell'immagine che tempo fa aveva creato non poco scalpore, fu spiegata in quella maniera.» Lo aveva forse letto su qualche giornale trafugato in orfanotrofio. «Non è farina del mio sacco, ecco» Aggiunse poi per giustificare la questione, con un certo imbarazzo nel tono di voce. Lo sguardo si abbassò istintivamente tornando a guardare la mano posata sul tavolo di lavoro. Non era più certa che Daniel potesse comprendere quel filo di pensieri adesso, ma allo stesso tempo sperava che non si ponesse altre domande. Anzi, forse doveva proprio cercare di evitarlo. «Penso che anche nel mondo magico giungano le notizie delle scoperte babbane, o sbaglio?» Alzò nuovamente lo sguardo attendendo una risposta. Se fosse stato vero, allora la notizia di Marte doveva essere nota anche tra i maghi; al contrario avrebbe trovato un argomento utile a sfuggire altri tipi di domande.

Le reazioni del ragazzo furono comunque una sorpresa. Il suo volto non sembrava per nulla infastidito da quei discorsi, al contrario del fatto che la sua divisa portasse il colore verde, tipico di uno stereotipo che Gwen non sopportava e che si era però trovata a dover riconoscere in passato. Se avesse pensato di dover dire a qualcuno di aver parlato di babbani con un Serpeverde, non ci credeva nemmeno lei. Certo però, non bisognerebbe mai fare di tutta l'erba un fascio, questa era una frase che Arella ripeteva spesso e in quel momento il significato si faceva più concreto; senza contare che la Tassorosso non aveva conosciuto così tanti verde-argento da poterne fare una regola caratteriale ben precisa. L'ennesimo sorriso sorse così spontaneo, mentre Daniel si carezzava il mento per esprimere la riflessione successiva.
In effetti, vivere facendo finta che qualcosa che si conosce non esista, può essere molto più semplice che vivere in qualcosa che si conosce poco, se non affatto. Lo sguardo della Tassorosso tornò ad essere serio e le sopracciglia si crucciarono flebilmente, ma durò poco visti i tentativi del ragazzo di pronunciare quella strana parola,
«Esatto» Confermò gentilmente l'ultima e corretta pronuncia, senza interrompere troppo il filo del suo discorso. L'atmosfera si fece improvvisamente più seria, dopo aver pronunciato quella parola che di solito veniva considerata una vera e propria offesa. Il Prefetto si morse appena il labbro nel notare la reazione del ragazzo, pentita di aver osato tanto, lei che per prima aveva cercato di non premunirsi di quel concetto quando aveva scoperto di possedere magia nelle sue vene. «Visto in questa maniera, probabilmente hai ragione.» Continuò il discorso riflettendo a sua volta, mentre il suo sguardo iniziò nuovamente a spostarsi altrove. I sensi di colpa e gli occhi di Daniel puntati sul suo volto le stavano pian piano aggrovigliando lo stomaco. «Io ho sempre considerato che fossero i babbani ad avere qualcosa in meno. Di conseguenza, vivere tra loro ti porta allo stesso...livello?» Non era il termine che avrebbe voluto usare, ma era il più vicino al senso che voleva dare. La proprietà transitiva era sempre una certezza, ma forse era la sua mente ad essere troppo sistematica. E senza rendersene conto, aveva fatto lei stessa una considerazione tipica dei seguaci di Salazar: considerare i babbani inferiori rispetto ai maghi. Ora probabilmente era Tosca la fondatrice in pena.

Lo sguardo della Tassorosso si fermò dal girovagare nella stanza quando udì una frase poco chiara. Era una di quelle frasi che era necessario leggere almeno un paio di volte per comprenderla a pieno
– magari con il sapore del cioccolato in soccorso – detta a quel modo il senso era astruso. Guardò Daniel in cerca di spiegazione, lui però aveva continuato il discorso come se nulla fosse. Si portò una mano verso la fronte per grattarla, spostando conseguentemente la precisa frangetta, «Non sono proprio una cima, ma non ci vedo nulla di male a voler scalare la montagna.» Sorrise immaginando l'idea che uno studente più giovane di lei potesse insegnarle qualcosa sulla magia.
Nel notare la curiosità di Daniel alla sua proposta, la mano si spostò a coprire il sorriso divertito che le considerazioni del ragazzo provocarono: la posizione era corretta, i sotterranei erano il posto giusto; ma la definizione di "stanza" era molto relativa in questo caso. La mano della Tassorosso si chiuse in un pugno, lasciando solo l'indice alzato sulle sue labbra e in silenzio fece cenno al Serpeverde di seguirla. Sulla soglia dell'aula si fermò, per guardare lungo il corridoio, prima a destra, poi a sinistra e quando si convinse si affrettò a raggiungere un cumulo di botti per lei molto familiari. Tutto quel corridoio le era familiare, contraddistinto da quadri rappresentanti nature morte. Non un ritratto, non una voce era presente, ma chiaro era il profumo flebile del futuro pranzo in preparazione.
«Non ci sono porte qui, eppure posso dirti con certezza che l'ingresso delle cucine si trova in questo corridoio!» Concluse divertita, attendendo la reazione di Daniel a quell'affermazione.
 
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