Scared To Be Happy, Contest Giugno 2020

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view post Posted on 30/6/2020, 10:09
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Molti luoghi ha la tua anima, ivi alberga natura magnanima. Di coraggio e lealtà fanne bandiera, di Grifondoro potrai essere fiera!

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Scared to be Happy
× Juliet Little × Studentessa × 15 × sheet

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Chiuse di botto il libro che stava leggendo. La sua gemella le aveva prestato Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen. La figura di Mr Darcy le sembrava in qualche modo familiare e per quel motivo aveva chiuso il libro quando aveva letto la parte in cui sembrava che rinnegasse l’amore crescente per la ragazza Bennet. Aveva chiuso il libro il libro perché le sembrava che fosse stato scritto nero su bianco ciò che lei stava vivendo in quel periodo. Rinnegava l’amore solo per paura. Cercando di non fare rumore avrebbe spento la luce sul comodino del dormitorio femminile cercando di soffocare nel buio della stanza quei pensieri. Forse sarebbero stati meno evidenti e così meno soffocanti.
La notte era fatta per dormire. In teoria, almeno. Si sarebbe girata dall’altra parte cercando di trovare una posizione più comoda perché dovendo essere onesta con se stessa, combattere con i suoi pensieri di giorno, le stava mettendo una stanchezza e le sarebbe piaciuto tanto prendere sonno. Con le lezioni che l’aspettavano l’indomani un po’ di riposo sarebbe stato accolto con gaudio.
Se soltanto fosse riuscita a zittire i pensieri.
Quei pensieri che invece di attenuarsi si ingigantivano nel buio della stanza rendendola così soffocante.
Aveva perso il conto di quante volte si era girata da una parte all’altra del letto e senza più forze aveva perso la voglia di prendere sonno. Il sonno non era venuto e sdraiandosi sulla schiena, il capo quasi affondato nel cuscino stropicciato, Juliet aveva sbattuto le palpebre. Una, due e poi tre volte. Anche se ormai era notte fonda, con le ombre che si addensavano d’ora in ora attorno a lei, riusciva a scorgere le ombre notturne fare i giochi luce e ombra sul soffitto. Voltò lo sguardo verso la finestra e e al di là del vetro poteva vedere uno screzio del cielo notturno sopra il castello di Hogwarts, punteggiato di stelle. Per un attimo il suo sguardo avrebbe vagato su quei brillii notturni, eco vecchie di migliaia di anni che arrivavano ad illuminare ogni cosa che si posava su di esse. Chissà quante situazioni, come la sua, avevano visto, loro. Quante e quante volte. Un pensiero le sovvenne in testa: se avessero potuto dar voce a loro stesse, sarebbero state cinquecento milioni di sonagli oppure ascoltatrici annoiate?
Presa dalla disperazione cercò di zittire tutto quel frastuono che il buio avrebbe dovuto un po’ mitigare mettendosi a contare le intersezioni degli assi del soffitto che si trovava sopra la sua testa.
A scapito di quel tentativo di addormentarsi, però, aveva perso sia la voglia che il conto dopo qualche momento e quindi aveva lasciato perdere.
La colpa era solo loro, dopotutto e quindi dagli stessi avrebbe dovuto tirare fuori la soluzione.
I suoi pensieri.
Quei maledetti disturbatori.
Com’era possibile che facessero tanto baccano in mezzo a quel silenzio? Lei proprio non riusciva a spiegarsi quel fenomeno.
Non riusciva a capirlo e poi quel detto: dormici su che la notte porta consigli, bah.
Perché non stava funzionando?
Erano lì, in continuazione. La lasciavano in pace per un paio di minuti, il tempo per credere che alla fine fossero andati via, e quando cominciava a chiudere gli occhi ecco che ritornavano con un conto salato.
Erano un improvviso sciocco di dita che riportavano l’attenzione del malcapitato sulla stessa situazione. In quel caso i pensieri, quei famelici predatori, ripartivano dallo stesso luogo. Tutte le volte da lì, dal cottage e quella mattinata quando era andata con Eileen lungo il torrente.
Perché l’aveva fatto?
Chiudendo gli occhi la ragazzina sospirò. Se non ci fosse andata, se avesse rifiutato il bacio, si disse, con una smorfia sghemba, le sarebbe venuto da chiedersi l‘inversa domanda: perché non l’aveva fatto?

Non c’erano vie d’uscite, vero?

Schiacciandosi il palmo destro sulla fronte, la ragazza soffiò un ringhiò, non udibile alle altre occupanti della stanza, a denti stretti, sulle pelle diafana.
Aveva risposto al bacio. Ma perché? E perché le veniva da farsi queste domande adesso?

E la notte porta consiglio. Un corno!

Guardinga si sarebbe alzata dal letto a baldacchino cercando di fare meno rumore possibile e avrebbe guardato quel cielo trapunto di stelle. Così presenti, ma così silenziose. Rallentando i propri respiri Juliet picchiettò con le dita sul vetro della finestra. Cercava di richiamare l’attenzione delle spettatrici su se stessa in modo che potessero in qualche modo alleviare quel frastuono così assordante. Che cosa provava per Eileen? Ma poi, provava qualcosa, almeno? Se lo stava immaginando? No, che diamine, era successo davvero, quindi la risposta doveva essere sì! O forse no?
In mezzo a quel silenzio notturno, quella domanda era un brusio insopportabile. Che frastuono, che frastuono! Pensò la quindicenne mentre poggiava la fronte sul vetro, come per sentire il fresco proveniente dalla notte e così alleviare il calore di più oggetti, in quel caso pensieri, in movimento.
E se? Per quale motivo? Le era piaciuto? E a lei? E per quale motivo se lo stava chiedendo adesso?
Espirò dal naso, ascoltando il proprio fiato scivolare via. Cercò di dare attenzione ad altro che non fossero i pensieri, negativi o positivi che fossero, su quello che aveva fatto quasi tre mesi fa con Eileen.
All’indomani mattina le ragazze che condividevano il dormitorio con Juliet avrebbero trovato la ragazzina appollaiata sul davanzale con paio di rughe attorno agli occhi e con la fronte corrugata come se avesse davvero combattuto una battaglia silenziosa persa già in partenza. I pensieri e le mille domande gridate nel silenzio non avevano avuto risposta, forse per paura aveva smesso di combattere. Paura di trovare qualcosa che le piacesse davvero.


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Pezzi di verità colti in modo casuale



Si potrebbe avere la scritta così: Scared To Be Happy in questo colore: #FFF5EE ? Please :flower:
 
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