Meliorism, Contest a tema Giugno 2020

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view post Posted on 30/6/2020, 21:59
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We are all immortal until proven otherwise

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Le superfici porpora e oro del dormitorio Grifondoro non erano mai state così cupe. Le tinte accese brillavano nell'ombra di sfumature ambigue, un miscuglio fra caldo e freddo che avrebbe fatto storcere le labbra a qualsiasi amante del design.
Casey però non si era posta questo problema. La piccola lampada a forma di uovo dai raggi verdi e violetti possedeva un'ottima luce per leggere, riposante, e non andava a illuminare più in là di due metri. Non disturbava nessuno durante la notte, tantomeno Nieve, la proprietaria del letto accanto, che non c'era più da un pezzo.
Mentre si rigirava la lampada fra le mani, un caleidoscopio di bagliori e ombre ravvivava il suo letto a baldacchino al solito sfatto, coperto delle robe e delle scartoffie che potevano tornare utili se si stava parcheggiati nel letto per ore. Primo fra tutti c'era il pacco di cioccorane che le aveva regalato Millo, poi una catasta di libri ammonticchiata negli spazi del materasso non occupati dai suoi arti e dal tronco. Il tutto era coperto da un lungo rotolo di pergamena che si aggrovigliava come un intestino.
Aveva passato parecchie notti in questo stato, rigirandosi quella lampada fra le mani, a cominciare dal giorno in cui le era stata regalata dalla Gazzetta del Profeta. Non era nulla di particolare, niente che avesse a che fare con le lampade magiche che si vendevano a Diagon Alley, ma ciò che riproduceva nella sua forma e nei suoi colori la rendeva assai speciale agli occhi della Grifondoro. Mai avrebbe creduto che un uovo di drago potesse assomigliare alla corolla di un fiore dormiente, per quanto un po' sghemba. La natura doveva avere un gran senso dell'umorismo per far nascere una delle bestie più feroci del creato da un fiore. Avrebbe dovuto scriverlo ad Evelyn McFusty, per sapere se anche lei aveva avuto la stessa impressione di fronte al suo primo uovo di Nero delle Ebridi. Chissà quanti ne aveva visti… e che fortuna. Ammirava il suo lavoro, la faceva sembrare l'eroina, sempre in grado di sbaragliare il pericolo a un passo dalla morte, di uno di quei racconti che da piccola la tenevano per ore e ore incollata al libro. Quella lettera così intima e diretta sul suo lavoro aveva acceso il cuoricino di Casey come una piccola lanterna a forma di uovo di drago, facendola sentire improvvisamente importante, inclusa nel racconto e in quell'avventura.
Aveva passato notti e giorni a riflettere su cosa scriverle. Evelyn le aveva posto delle domande specifiche e aveva ornato la sua lettera di storie e dettagli che scoprivano una immane cultura in merito ai draghi. Non avrebbe saputo risponderle con la stessa intensità, nemmeno con l'aiuto dei romanzi di Aimee Jensen e di tutti i manuali di dragologia dispersi sul suo letto. In quei libri non ci sarebbe mai potuto essere nulla che Evelyn non sapesse già.
Dopo che Casey aveva cancellato parecchie righe e rovinato parecchi centimetri del suo rotolo di pergamena, la notte, col suo silenzio e la sua lentezza, le aveva donato la giusta chiave per trasfigurare le insicurezze in ispirazione. Dunque si mise finalmente a scrivere fra le pieghe del baldacchino e la luce verde e violetta della lampada.
Gentilissima Dr. Evelyn McFusty,
Innanzitutto vorrei ringraziarla per la sua bellissima lettera. Il suo lavoro mi affascina molto, e non ho potuto far altro nei giorni precedenti che leggerla e rileggerla. Mi lasci dire che per me è un grande onore poter partecipare alla vostra iniziativa e contribuire nel mio piccolo alla crescita dell'associazione Draghi Uniti per il Mondo. Proprio come ha detto lei, entrare in contatto con le creature mistiche non è cosa di tutti i giorni. In questo modo, a noi profani appaiono un po' meno figure leggendarie o parti implicite del nostro mondo. Volente o nolente rimangono nella nostra immaginazione senza permetterci di concretizzare al meglio le loro qualità e quali pericoli sono in grado di scatenate. Ma non voglio parlare di pericoli. I draghi sono creature meravigliose che purtroppo, come potrà intuire, ho potuto ammirare solo nelle illustrazioni dei manuali.
Ho sempre desiderato vederne uno dal vivo, sin dal giorno in cui ne ho scoperto l'esistenza. Mi trovavo a Il Ghirigoro, a Diagon Alley; sfogliai il primo libro che mi capitò a tiro nella sezione di Cura delle Creature Magiche e mi si aprì davanti il capitolo sul Nero delle Ebridi. Sono stata attraversata da brividi intensi, cosa che non mi era successa nemmeno pochi giorni prima, quando mi rivelarono di essere una strega. Sarà perché, insomma, sono draghi e non doxy o gnomi da giardino.
Quando ero piccola i draghi immaginari popolavano sempre i miei giochi. Sognavo di salvare paesi e di vincere battaglie in groppa a uno di essi, un po' come si racconta in molti dei romanzi babbani a loro detta "fantasy". Volevo essere il cavaliere di un drago perché mi sembrava una delle più grandi ambizioni che un personaggio di quelle storie potesse avere. È bella l'idea di riuscire realmente ad entrare tanto in sintonia con una creatura così possente e pericolosa, di esserne amico e signore allo stesso tempo e di solcare le nubi sul suo dorso, proprio come raccontano le leggende su Edgar di Scozia. Credere che tutto ciò potesse realizzarsi - e non solo con la mente di un bambino - mi sconvolse e mi spinse ad approfondire quanto più potevo su queste creature fra le librerie del Mondo Magico. Anche se era passato molto tempo dalle mie ultime fantasie bambinesche, una piccola e sommersa parte di me continuava a desiderare di poter realizzare questo contatto simbiotico, e sapevo che per riuscire a maneggiare qualcosa al meglio e senza scottarsi bisogna conoscerla a fondo, illuminando ogni suo pertugio.
Perché i draghi, ed in particolare il Nero delle Ebridi? Sono senza dubbio creature meravigliose, ma fra le più feroci del pianeta, soprattutto questa razza. Non mi ero posta questa domanda prima che lo facesse lei, e ho avuto bisogno di giorni per pensarci. Siamo tutti attratti dal potere, e se incutendo paura si acquisisce potere rivedersi in un drago o un nundu o un basilisco è quanto di più scontato possa esserci. Sin da quando siamo piccoli giochiamo in questo senso, facendo finta di essere un... avendo un'arma che..., e si gioca a mordersi, a inseguire, a tartassare il nemico. Molte cose non cambiano col tempo, quando invece cambia il contesto. Gli ultimi avvenimenti qui al castello mi hanno fatta pensare che molti di noi credono che per sconfiggere i mostri bisogna diventare mostri, per smettere di avere paura della notte bisogna lasciarsi inglobare da essa. Ma cosa fa un mostro se non lasciarsi guidare dall'istinto e distruggere, distruggere, distruggere... finché non rimane più niente?
Ora, non vorrei che mi fraintenda: le creature mistiche non sono mostri, sono creature che vanno conosciute e protette. Il mostro o l'istinto che si trova dentro di noi dovrebbe subire la stessa sorte. Così come mi sarebbe impossibile cavalcare un drago e sfruttarlo per sconfiggere il male nelle mie vecchie storie senza conoscerlo in tutta la sua natura, così dovremmo riuscire a domare la nostra naturale parte bestiale. Il cavaliere è quella utopia umana che conosce tanto bene le sue zone d'ombra da sfruttarle al momento più opportuno. Esistono tante tipologie di cavalieri, benevoli e malvagi, ma può qualcuno conoscere tanto bene la natura umana e vivere al servizio delle ombre? Conoscenza è luce, ignoranza è buio; luce è vita, buio è morte.

Qui si entra nel merito della prima domanda che mi ha fatto, e che io avrei tanto voluto evitare. Hogwarts sta rifiorendo dopo quell'estate. Vige una certa paura fra i suoi corridoi, io stessa faccio fatica ad adempiere ai miei doveri di Prefetto come le ronde notturne e a dormire bene nel mio letto, ma nessuno cede. Però fa male passare proprio per quei corridoi e non vedere più alcuni dei volti che in passato lo popolavano. Noi tutti ci chiediamo che tipo di futuro potremmo mai avere in un mondo dominato dal terrore, e proprio per questo la mia paura ancor più grande è che per sopprimere il terrore buona parte di noi decida di diventare un mostro e di avventurarsi nella notte.
Sa, le sembrerà sciocco, ma adottare un uovo di drago mi ha dato conforto. L'iniziativa dell'associazione è la chiara dimostrazione che l'essere umano è perfettamente in grado di seguire la strada del fantomatico cavaliere di draghi. Spero che sia così per tutti, anche qui a scuola. Il che non è scontato se si vive in un mondo in cui i templi della cultura sono le prime cose che i terroristi tentano di distruggere.
A rigor di ciò, se a voi non dispiace, vorrei che il drago che nascerà dall'uovo che ho adottato si chiamasse Nadir, come il punto opposto allo zenit. Poco importa di che sesso sarà. Vorrei che potesse sempre ricordarmi che più è oscura la notte più l'alba è vicina.
Magari un giorno verrò a trovarvi e vi chiederò di presentarmelo. Magari da lontano.

Con infinita ammirazione
Cordiali saluti


Le superfici porpora e oro del dormitorio Grifondoro non erano mai state così vive. I raggi dell'alba sembravano aver traforato il vetro proprio per colpirle e per farle risplendere dopo i colori di quella notte. Qualcuno nel suo letto aveva persino mormorato qualcosa come chi fosse l'idiota che aveva lasciato le finestre aperte, per poi rigirarsi. L'uovo, ormai spento, aveva sbuffato l'ultimo draghetto violaceo che planò fino a dissolversi nell'aria oltre il baldacchino, e Casey posò la piuma, il calamaio, la pergamena e i libri senza far rumore. Un ultimo sguardo al letto di Nieve, che non c'era più da un pezzo, e si mise la lettera appena scritta in tasca.

 
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