Darkness, .quest di fazione

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view post Posted on 13/7/2020, 13:24
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Non c'è luce senza oscurità - Quest di fazione
Il lupo correva nella foresta dominata dalle tenebre, sotto uno strapiombo livido che saliva fino al cielo. La luna correva con lui, scivolando tra i grovigli di rami spogli, spostandosi nel cielo pieno di stelle.
-Scott.- mormorò la luna.
Il lupo non rispose. La neve scricchiolava sotto le sue zampe. Il vento sussurrava tra gli alberi. In lontananza, poteva udire i suoi fratelli di branco che lo chiamavano, specie che chiama specie. Anche loro stavano cacciando. Una gelida pioggia flagellava il suo fratello nero intento a squarciare le carni di un capro enorme, lavando il sangue che gli colava dal fianco, dove il lungo corno della bestia aveva scavato un solco. In un altro luogo, la sua sorella minore alzò il muso e ululò alla luna, e centinaia di cugini grigi interruppero la caccia per unirsi al canto.
Sulle colline dove si trovavano era più caldo e c’era abbondanza di cibo. Notte dopo notte, il branco guidato da sua sorella si ingozzava di carne di pecore, vacche, cavalli: le stesse prede degli uomini. A volte, perfino della carne degli stessi uomini.
-Scott. chiamò nuovamente la luna, quasi in tono di scherno.
Il lupo continuò ad avanzare sul sentiero tracciato dall’uomo alla base dello strapiombo coperto di ghiaccio. Sentiva sulla lingua il sapore del sangue, nelle orecchie riecheggiava il canto dei suoi cugini, a centinaia.
-Scott. insisteva la luna.
Il lupo corse lontano da lei, verso la caverna della notte nella quale il sole era andato a nascondersi, il suo respiro si congelava nell’aria. Nelle notti senza stelle, lo strapiombo era nero come la roccia, un’oscurità che incombeva sul vasto mondo. Ma quando appariva la luna, la parete risplendeva pallida e glaciale come un torrente gelato. La pelliccia del lupo era spessa e ispida, ma quando il vento soffiava sul ghiaccio, nessuna pelliccia riusciva a tenere lontano il gelo.
Sul versante opposto, il lupo lo percepiva, il vento doveva essere ancora più gelido.
-Scott.- i peli si rizzarono sul suo dorso, mentre la foresta attorno si stava dissolvendo.
-Scott, scott, scott.
Udì un battito d’ali. Un corvo messaggero era appena emerso dalle oscurità abissali.

Un tedioso picchiettare sul vetro della finestra interruppe il suo sogno. La vista lievemente offuscata dal brusco risveglio impiegò qualche secondo per individuare la fonte di tale rumore. Un rapido colpo di bacchetta mosso dal giovane permise alla figura animale di fare il suo ingresso nell'abitazione, andandosi a poggiare con un tonfo sul torace di Lucas. La stanza era in penombra, il letto su cui giaceva era duro. Dalle imposte filtrava un lucore grigiastro, preludio di un’altra giornata piovosa e tetra. Il ragazzo tirò fuori il braccio dalle coperte per allontanare il gufo dal piumaggio color pece.
-Toglimi quelle penne dalla faccia.-
Era un uccello molto grosso, vecchio, temerario e scontroso, totalmente senza paura. Legata alle zampette portava una missiva anonima. Afferrata la pergamena, Lucas rimase per molti minuti incredulo a fissare quelle poche righe scritte. Era fatta.
Un sentimento di pura nostalgia cominciò a fluire nello stato d'animo del giovane, la ghiotta opportunità di rimediare agli errori del passato stava di nuovo bussando alla porta del suo destino. Recarsi nel villaggio di Nocturn Alley e recuperare un sacchetto blu con rifiniture oro e nero rappresentava l'attuale ostacolo da superare. La reale consistenza di tale cianfrusaglia magica restava ignota, un dettaglio di poco conto che al momento sembrava non incuriosirlo più del necessario. Troppo tempo aveva trascorso lontano dalla sua vera casa, la fazione oscura per la quale aveva giurato fedeltà eterna. Sotto l’espressione priva di emozioni si agitava la consapevolezza di non poter commettere altri errori.
Un movimento rotatorio eseguito con la bacchetta incenerì il foglio contenente le informazioni a lui riservate. L’ennesimo sospirò accompagnò il flusso di alcuni pensieri più reconditi, mentre uno spiraglio di redenzione prendeva forma tra le sue nuove consapevolezze mentali.

Ad ogni passo compiuto nella silenziosa Nocturn Alley la sua rabbia cresceva a dismisura, invece di attenuarsi. Le gambe magre solcavano le lastricate strade del Villaggio, poche persone erano ancora sveglie e quelle poche stavano più che altro tornando alle loro case senza guardarsi troppo intorno. Le cicale frastornavano l'udito e lui pensava sempre di più alle occasioni mancate, tormentandosi, a quello che era successo anni prima, nei sotterranei della sua scuola, a lui, ai suoi amici. Al terrore che aveva provato.
Si sentiva cocente, si sentiva esplodere, si sentiva pronto a tutto, pronto a vendicare il proprio destino come adepto del male.
Nonostante il tepore tipicamente estivo, avvolto nel suo mantello nero, la figura di Lucas continuava a percorrere in gran fretta la via, scivolando con attenzione lungo i muri. Una missiva proveniente dalla sua famiglia del male l’aveva raggiunto nei giorni addietro, poche ma chiare indicazioni che lo spingevano a recarsi in quell’anfratto oscuro per compiere una missione di recupero. I dettagli più rilevanti di tale spedizione erano stati omessi, uno stato delle cose alle quali il giovane accolito non prestò particolare attenzione. Quante volte nel suo recente passato si era ritrovato a pianificare alla perfezione i suoi stratagemmi di azione, per poi vederli sgretolare al minimo fattore di variabilità delle cose. Molto più efficace e adatto al suo temperamento di mago appariva la dote del saper improvvisare sul momento.
Eppure i tempi erano cambiati, il ticchettare preciso del tempo aveva inesorabilmente portato al susseguirsi di eventi assai poco piacevoli, che avevano reso l'aria respirata dal ragazzo stantia quanto quella che vigeva in quel posto. Si fermò davanti all’insegna numero tredici, il luogo indicato nella pergamena per effettuare il misterioso recupero. Gli occhi cominciarono a spaziare da destra verso sinistra, alla ricerca di qualche losca figura nelle ristrette vicinanze. Non conosceva l’esatta identità della persona che avrebbe dovuto incontrare, un monito maggiore che spinse la sua mancina a tastare il legno rassicurante della bacchetta posizionata all’interno dei pantaloni.


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view post Posted on 19/7/2020, 10:42
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Ultimo sbuffo di sigaretta. La cicca, ora a terra, venne schiacciata dall’uomo poggiato sul muro sporco di un edificio scalfito dal tempo. Edmund Doff, attendeva impaziente l’uomo che avrebbe dovuto ricevere quella stessa mattina guardando le lancette scorrere su un vecchio orologio da tasca. Rifiniture laccate in oro, un pezzo raro preso durante una delle sue “missioni speciali.” Con la mano sinistra grattava il capo; fastidiosi animaletti camminavano sul suo collo, sulla testa e perfino sugli indumenti, le croste su entrambe le braccia sanguinavano appena, macchiando la pelle sporca. Non era abituato alla luce, né al tepore del sole al quale tentava di celarsi. Era lì in un angolo buio, ove colonie di ratti e scarafaggi abitavano indisturbati. Il numero 13 di Nocturn Alley, un posto disabitato e spesso temuto ma non da chi sapeva, o dai più curiosi e coraggiosi.
Il silenzio, improvvisamente, venne rotto dai passi in avvicinamento che richiamarono Doff all’attenzione. Uno scatto veloce per celarsi ancora meglio fra le pareti, fino a che la figura del giovane sperduto non si mostrò dinnanzi ai propri occhi. Egli sembrava cercare qualcosa, o qualcuno e sebbene potesse risultare scontato essere la persona che attendeva proprio quel giorno, l’uomo non arrischiò.
«Chi cerchi?» la voce rauca, profonda e terrificante, vibrò brusca nella quiete. «Non è il luogo adatto per un ragazzino, vuoi guai?»
«Vattene!»ordinò.
Lucas, sarebbe stato attratto della voce udita. Una giustificazione valida avrebbe dovuto essere la chiave giusta per accedere a quel luogo, tuttavia le parole e i gesti dovevano essere soppesati per non mettere in pericolo la propria incolumità. Il giovane accolito, iniziava così la sua missione: un passo falso e tutto sarebbe sfumato via, compresa la sua vita.



Benvenuto nella tua Quest Oscura, Lucas Scott. Diamo il via libera alla tetra avventura che ti accompagnerà da qui fino al suo compimento, o al suo fallimento. Sei appena arrivato a Nocturn Alley, non vedi Doff ma senti la sua voce che chiede di identificarti. Qualsiasi dubbio o domanda resto a disposizione via mp. Buona fortuna e fai attenzione!

 
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view post Posted on 24/7/2020, 09:02
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Non c'è luce senza oscurità - Quest di fazione
Il forte odore di umidità penetrò come una spada nelle narici del ragazzo ammantato di nero. Lo sguardo cristallino correva da un’angolazione all'altra, cercando di scorgere la presenza di qualche rozzo e puzzolente individuo.
Oltre a lui, in quel vicolo buio poco lontano da Magie Sinister sembrava non esserci nessuno. L'adrenalina incominciava a scorrergli potente nelle vene, eccitato da ciò che stava per accadere.
Lunghi anni di assenza avevano spalancato nuovi scenari futuri nelle credenze dello stesso ragazzo, consapevolezze amare in grado di forgiare un sentimento di completo odio scellerato verso il genere umano. Sebbene non potesse, il suo desiderio più grande sarebbe stato quello di rimanere lì a ridosso della gelida parete, a prendere a calci nel sedere qualunque sedicente sconosciuto si trovasse a tiro.
Cosa voleva fare? Rimanere l'unico essere vivente sulla Terra? Molto stupida come idea. Almeno tu-sai-chi aveva intenzione di conquistarlo, mica di uccidere a spada tratta chiunque si trovasse davanti *ad eccezione delle persone senza poteri magici*.
Soffocò mentalmente una risata, come poteva il grande Lord Voldemort essere così spaventato dai babbani, per cercare di ucciderli tutti dalla radice.
Dalle scuole.
Forse agli ospedali.
Poi il Ministero.
Incrociò le braccia al petto, raccogliendo la concentrazione, lo sguardo che andava nuovamente alla disperata ricerca di qualche volto affabile. Come un fulmine a ciel sereno, l’udito del giovane Accolito venne attirato da un sussurro irritato poco distante dalla sua posizione. Le braccia incrociate al magro petto, strinsero un pugno nascosto per celare la propria rabbia.
Si girò di scatto, scoccando uno sguardo turbato in direzione di quella fonte di suoni apparentemente minacciosa. La bacchetta nella tasca sinistra della calda giacca con l’interno in pelo di volpe albina si faceva sentire al meglio delle sue possibilità, come a voler rafforzare l'animo del suo amico e compagno.
Lucas si spostò lievemente cambiando posizione, i pantaloni neri, che indossava solo quando entrava in modalità oscura, gli procuravano un fastidio infernale.
Quel tono di convinta superiorità aveva destabilizzato l’equilibrio del suo chakra vitale. Era incauta o semplicemente stupida la persona che aveva dinnanzi?
Un brivido percorse improvvisamente il corpo della ragazzo, e un odore pungente gli giunse alle narici, un odore che non aveva mai sentito prima d'ora. Era sicuro di non conoscere quella figura nascosta tra le tenebre, un motivo in più a muoversi con estrema cautela.
-Una persona saggia tratterebbe con maggiore rispetto un perfetto sconosciuto..-
Non era da lui essere così irruento, o forse sì?
Rapido estrasse la bacchetta sentendone il forte legno d’ebano nel palmo sinistro. Non riuscì a farsi venire in mente niente di meglio. Avrebbe potuto formulare una qualsiasi risposta chiara, nei confronti di quel minaccioso invito ad indentificarsi, ma la situazione alquanto pericolosa non lo permetteva. Aprì ancora di più gli occhi, cercando in qualche modo di abituare il suo sguardo al furioso buio che gridava lungo l’angusto vicolo. Gli pareva di esser tornato bambino, quando il Nulla ghignava sotto il suo letto a baldacchino troppo grande e spazioso per le sue ridotte dimensioni.
-Dal momento che non sai chi potresti realmente trovarti di fronte!-
voleva proteggere sé stesso. Cercò di affacciarsi con estrema lentezza, per cercare di scorgere la figura ancora nascosta. Non si sarebbe esposto inutilmente, non era il suo stile andare incontro alla morte come il più idiota degli idioti.



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view post Posted on 28/7/2020, 23:35
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L a voce del ragazzo arrivò chiara alle orecchie dell’uomo. Altresì il tono che non aveva accennato alcun suono di gentilezza o di accortezza nel soppesare ogni sillaba scandita. Le parole erano state lanciate come dadi su una roulette, il piatto era la vita del giovane che sembrava essere sicuro di se stesso pur non conoscendo affatto chi ci fosse dall’altra parte. Una brutta idea quella che s’era palesata senza troppi indugi, l’impulsività che avvicinava Lucas al pericolo e che d’altra parte stabiliva una futura e immediata difesa. Cos’era quella una minaccia? Doff ghignò. Chi era lo stolto che provava a fare il padrone dentro la propria dimora? Lo avrebbe presto scoperto e a suo modo. Il ragazzo aveva avanzato parole piuttosto alterate, provando ad avvicinarsi cauto nel vicolo ove l’uomo s’era ben visto nel celarsi. Follia. Passi lenti, arma stretta fra le dita e sguardo attento in ogni angolo del vicolo scuro. Era mattina ma le strette mura che separavano i lati della stradina distavano poco più di un metro e la luce penetrava per metà, lisciando la parte sporca e porosa solo in alcuni punti. Edmund lo vedeva, sentiva i passi e riconosceva la distanza che li separava secondo dopo secondo. Non parlò, lasciò che la quiete fosse disturbata solo dallo squittio dei ratti sul sudicio lastricato. Escrementi, puzza di piscio a inebriare quel loco, pungenti tanto da costringere chiunque non fosse abituato a tapparsi il naso per non vomitare.
Quando Lucas fu più vicino possibile, a poco meno di mezzo metro dalla losca figura, quest’ultima avanzò e con un improvviso scatto – arma dritta al petto del giovane – evocò un tacito incanto. L’esito fu immediato e Lucas Scott fu costretto a una staticità improvvisa che percorse il suo corpo da testa a piedi; si sarebbe presto accorto che poteva muovere gli occhi e anche parlare. Solo in quel momento poté scorgere parzialmente il volto di Doff, vederne i lineamenti severi, inquietanti nella loro espressività.
«Ragazzo, non ti conviene. Ti sto dando un’ultima possibilità e credimi non è da me.» gli occhi penetranti avrebbero forse smosso un briciolo di terrore nel cuore pulsante di Lucas. «Sei a casa mia, usa le buone maniere e soprattutto dimmi chi sei e cosa vuoi.»
In quel momento l’accolito avrebbe dovuto agire con estrema attenzione. Non gli sarebbe stata data altra possibilità.


Bene o forse no, sei immobilizzato ma puoi muovere gli occhi e parlare fino a che Doff non decide di liberarti, a meno che tu non abbia altre idee. Uomo avvisato...
Per qualsiasi domanda resto disponibile per mp.

 
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view post Posted on 4/8/2020, 08:25
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Non c'è luce senza oscurità - Quest di fazione
La spavalderia di estrarre la bacchetta si dimostrò troppo avventata.
L’uomo che sostava dalla parte opposta alla sua posizione, celato nell’oscurità dello stretto vicoletto, sapeva decisamente muoversi furtivo in quel putrescente perimetro di Nocturn Alley. Le intenzioni di Lucas non volevano essere in alcun modo minacciose, ma rivelare il suo incarico segreto al primo sconosciuto incontrato per caso gli era parsa come follia pura.
Sbarrò maggiormente gli occhi non appena percepì la punta dell’arma nemica scaturire un tacito incanto a contatto con il suo petto. Un senso di forte staticità improvvisa percorse l’intero corpo del giovane, rendendogli impossibile qualsiasi altro tipo di movimento. Solo occhi e bocca sembravano funzionare a dovere, dettaglio di poco conto vista la situazione di pericolo nella quale si era appena cacciato.
Controllo.
Controllo degli impulsi, controllo della rabbia, controllo del dolore, controllo dei ricordi.
Solamente questo doveva esistere nella mente del giornalista, lo sguardo cristallino che cercava di rubare metri all'oscurità grazie al netto avanzare dell’uomo. Un piccolo sprazzo di luce naturale, andò ad illuminare parzialmente il volto inquietante quanto severo del mago che aveva di fronte.
Ora poteva ben vedere qual era la minaccia.
Tu-Tum. Tu-Tum. Tu.
Il cuore gli perse un battito, lo stomaco gli si rivoltò risalendo l'esofago fino ad arrivare in gola, i polmoni si strinsero nella casa toracica, pronti a fuggire lontani. Tentare di eludere il pericolo con parole vaghe e prive di logica sensata sarebbe risultato vano, l’unica speranza di rimanere incolume era quella di spifferare la verità assoluta a quel perfetto estraneo, sperando che il suo istinto di sopravvivenza non lo portasse a sbagliare anche in questa occasione.

-Sono Lucas-
cercò di mascherare la propria rabbia crescente, la gola secca e i denti stretti in un digrignare irritato. Le rozze quanto spavalde trappole lo facevano infuriare. Beh si, effettivamente era quella la tattica che meglio si adatta a un debole, un verme, una strisciante ombra di sé stesso. Scacciò il suo malessere tutto interiore, tornando alla solita analisi lucida della mente.
*Non essere così sciocco Scott.*
La voce di suo padre ancora ogni tanto sibilava al suo orecchio. Digrignò nuovamente i denti, scocciato dal dubbio che continuava a risiedere nei suoi ricordi più recenti, sotto forma di voce del suo unico genitore rimasto. Non poteva essere sua madre a parlarle, qualche volta?

-Mi è stato riferito di recarmi in questo posto per effettuare uno scambio, non so dirti altro.-
disse a voce bassa come vento, in modo che solo lui potesse udirlo. Lanciò uno sguardo rapido in avanti, al momento sembravano non palesarsi altre losche presenze oltre a quella che aveva dinnanzi. I dettagli del piano erano appena stati rivelati, la paura di essersi sbagliato sempre più pressante nel suo petto.

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view post Posted on 22/9/2020, 14:49
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L a risposta di Lucas, riecheggiò nell’aria pungente dello stretto e tetro vicolo. I denti stretti e il fremito nelle note della voce lasciarono intendere con estrema facilità quanto fosse irritato da quella situazione. Edmund, d’altra parte, non fece altro che sorridere compiaciuto. Una risata, forte, frapposta alle ultime parole del giovane, si disperse con estrema facilità e solo in quel momento scosse il capo mostrando interamente il proprio volto. La poca luce che filtrava all’interno della strada toccò la pelle coriacea non appena l’uomo avanzò un altro passo verso il ragazzino. L’alito fatiscente s’insinuò sotto le narici provocando un probabile brivido di disgusto.
«Una testa calda, eh!» ghignò soddisfatto, poi sollevò il braccio destro, il palmo della mano indirizzato verso il viso del ragazzo come a volerlo punire ulteriormente.
«Astuzia, ingegno, pazienza» posò l’indice sulla tempia di Lucas tamburellando per tre volte, «hai molto da imparare!» poi si allontanò.
Lentamente, Lucas riuscì a riprendere controllo del proprio corpo sotto la volontà di Doff. Dapprima le braccia, le mani, poi gambe e piedi; ora poteva tornare a gestire ogni azione.
«Bene, bene… D’altronde non aspettavo nessun altro» Edmund parlò di nuovo, dando inizio alla futura contrattazione. «Prego, accomodati pure senza troppi complimenti» lo invitò varcando la porta. Sarebbe entrato? Cosa sarebbe successo in caso contrario?
«Nessuno scherzo, ragazzo» disse alla fine. Dietro alle note aspre della voce calda e profonda si nascondeva un evidente richiamo a non commettere altri errori, di certo l'uomo non sarebbe stato più così clemente.




 
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view post Posted on 19/3/2021, 16:39
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Brevi secondi di tempo che sembravano condurlo verso una soluzione immediata quanto tragica della missione stessa.
In modo incauto aveva deciso di seguire le regole dettate dal proprio istinto, uno statico approssimarsi degli eventi sempre più greve, il netto cambiamento che soltanto una situazione di pericolo come quella avrebbe potuto portare con sé; percepiva il battito del cuore rallentare il resto del suo corpo, mutare in timore la solita spavalderia, evocare attraverso riflessioni intime il richiamo costante della morte.
Era lì, presente in ogni strato del corpo e strisciava come un serpente a sonagli con una ferocia inaudita, il più pericoloso e letale degli animali.
La testa avrebbe voluto sottrarsi, mentre la forte risata di un uomo poneva la sua presenza a poca distanza dalla sua figura immobile. Lucas avvertiva la puzza di alito fatiscente avvicinarsi lentamente, tutto intorno, come un cattivo odore tangibile.
Con calma, attese che la poca luce lì presente filtrasse per bene il volto del suo misterioso aggressore. Sbarrò gli occhi di scatto, in altre occasioni avrebbe tentato di reagire, lasciandosi andare a qualche azione sconsiderata, permettendo al proprio corpo di trovare una via di fuga. Le trame del divenire, però, si mostrarono differenti rispetto a qualsiasi aspettativa di partenza.
Le parole dell’uomo apparirono vagamente rassicuranti, come un invito cortese a spronare la mente del ragazzo a pensare meglio in determinate situazioni di criticità. La tempia di Lucas, toccata per ben tre volte, riprese lenta a pulsare, così come, poco a poco, il resto del suo corpo; gli parve di trovare aria, dopo essere stato chiuso troppo a lungo in una soffitta buia senza finestre.

«Bel modo di accogliere le persone.»
Un sorriso complice ad accompagnare la propria lamentela, nello stesso istante in cui le parole dello sconosciuto lo invitavano a varcare la soglia della porta.
«Tranquillo, il tuo messaggio è arrivato forte e chiaro.»
Era un invito, quello, cui non avrebbe mai potuto sottrarsi, e tuttavia una parte di sé si opponeva. La continua navigazione alla ricerca costante dell’ignoto non lo attraeva più come un tempo.
Nel corso della propria esperienza aveva districato nuovi orizzonti, fatto di scenari più chiari e meno tempestosi per riuscire a colmare la sua sete di conoscenza. La mano destra, con fare innocuo si distese, massaggiando il centro del petto ancora indolenzito; gli occhi non avrebbero perso mai di vista la propria minaccia, pronto a considerare qualsiasi variante in corso d’opera. Così, con fare deciso, prese a camminare verso la porta di entrata.


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view post Posted on 9/8/2021, 21:06
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Il piccolo appartamento aveva l’essenziale, un semplice e stretto monolocale. Sulla pulizia non v’era alcun dubbio, non c’era. Stoviglie sporche in una cucina desueta, un tavolino nel centro con due sedie e un divano posto sull’estremità destra con una coperta vecchia e rattoppata. Scarafaggi e topolini guizzavano in ogni angolo, era facile calpestarne alcuni senza volerlo.
Edmund si sedette invitando con un gesto Lucas a fare lo stesso. Tirò fuori dalla tasca un pezzo di pergamena macchiato d’inchiostro e, servendosi della piuma poggiata sul tavolo, scrisse il nome del giovane sotto una lista di tanti altri nomi sbarrati.
«Lucas, giusto?» chiese sapendo già la risposta.
Il volto dell’uomo, per qualche esiguo secondo, si dipinse con un’espressione soddisfatta. «Sai bene che non è facile ottenere ciò che si vuole, devi guadagnartelo. Sei disposto a farmi un favore?»
Solo in quel momento tornò a guardare il ragazzo, un sopracciglio alzato e un mezzo sorriso a ritrarre un’espressione impaziente. D’altronde Doff non era famoso per essere una persona mansueta ma era stato capace, nel tempo, di migliorare questa parte di sé per cause di forza maggiore. Prima di attendere qualsiasi tipo di risposta, però, l’uomo s’era alzato in piedi; aveva afferrato la bottiglia di whisky posta tra il frigo e il primo bancone nell’angolo interno e, successivamente, preso due bicchieri, cui dubbia pulizia poteva rimanere un mistero per l’ospite. Lucas poteva rifiutare? Sarebbe stato scortese?
«Nel caso in cui dovessi renderti disponibile avremmo molto di cui parlare» aggiunse, posando dapprima la bottiglia e poi i piccoli recipienti in vetro. Edmund avrebbe aspettato che il giovane parlasse e versato, solo in caso di risposta positiva, il distillato per un brindisi.
Ed eccolo qui, finalmente il gioco iniziava; un intreccio di mosse che avrebbero portato a un’unica vittoria e una sola perdita o, forse, a un probabile pareggio. Quale delle azioni sarebbe stata la migliore?



Bene Lucas, riprendiamo. Sai già dove trovarmi in caso di necessità.
 
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view post Posted on 9/9/2021, 15:35
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Si ritrovarono in un appartamento spoglio, tra mobili logori e spazzatura di vario genere, perfino scarafaggi e topolini, di tanto in tanto, attraversavano l’intero perimetro scarsamente illuminato. Alla fine, Lucas Scott si era fidato e aveva accettato in quel modo il compromesso, non di certo il primo di quella giornata. Da quando si era affacciato nella stradina laterale, le sorprese si erano susseguite al pari di una variopinta sequenza teatrale, di gran lunga non tra le migliori, considerando lo sfondo d’insieme piuttosto grottesco.
Come paralizzato, lo sguardo si caricò di una tensione prevedibile, e non per questo meno preoccupante. Accolse in sé il peso di un’aspettativa, la consapevolezza di poter spingersi oltre, e lo rese adrenalina pura adita ad oltrepassare il muro della paura. Non c’era da preoccuparsi, tutto sommato: lo sguardo dell’uomo non annunciava tormento, non era altro che un’ombra Oscura, e invitava al contrario a lasciarsi andare, a non indietreggiare.
Un nuovo approccio, un sorrisetto divertito, infine una pergamena macchiata che saltava fuori sul tavolo; forse c’era una trama più grande, la stessa che l’uomo misterioso, sembrava intenzionato a sviscerare da lì a brevissima distanza. Da parte propria, il giovane Accolito accolse in modo naturale l’invito a prendere posto, districandosi fino alla sedia rimasta libera: non c’era più modo né tempo per tornare indietro, e la destinazione era scattata per bene.
Accadde tutto molto in fretta, a ripensarci. Un momento prima era immobilizzato, vittima di qualche potente incantesimo pastoia, e quello successivo si ritrovava seduto ad ascoltare tranquillo le parole del suo aguzzino. Un sorrisetto curioso, lo stesso che Lucas aveva tentato di mascherare, si univa all’espressione compiaciuta di quel momento.

«Si, sono Lucas!»
non era molto desideroso di confermare la propria identità, tuttavia. Non aveva infatti né informazioni certe né altro con sé, ad eccezione della bacchetta magica e di qualche cianfrusaglia da poter adoperare in caso di pericolo. La tensione era palpabile, un filo sospeso a mezz’aria, in contrasto con la luce fioca del posto. C’era da riconoscere che l’ambiente scelto per una conversazione così delicata era perfetto, dopotutto, la segretezza Oscura non ammetteva errori di trasperenza. Sostenne il contatto visivo mentre lo sconosciuto si alzava per recuperare una bottiglia di whisky e due calici di vetro, e in quel gesto così accattivante, gli parve di esserne coinvolto e travolto come un fiume in piena. Un battito di ciglia, il tempo di un sospiro, e seguì la richiesta dell’uomo come ultimo monito assoluto.
«Bella domanda.»
si ritrovò a riflettere, e le esperienze che aveva vissuto si forgiavano anche in quel momento di un’aspettativa che non aveva eguali; la scintilla della più innata curiosità, il valore del pericolo, il sentore fin nel petto che bruciava ardentemente. Sostenne lo sguardo altrui, un sorriso a fior di labbra, e anche per Lucas la consapevolezza imminente fu vivida più di ogni altra cosa.
«Non sapevo chi avrei incontrato, ma conosco bene il destino che mi attende, per questo sono qui.»
sentì la sua stessa voce produrre un flebile eco in quel luogo silenzioso. L’olezzo che quella casa emanava non era dei migliori e in altre circostanze, l’Accolito ne sarebbe rimasto disgustato. Lasciò che il silenzio calasse nuovamente tra loro prima di allungare una mano sul bicchiere e lasciarsi versare il prezioso liquido ambrato.
«Cominciamo.»
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Una scintilla brillò negli occhi di Edmund. Un bagliore sopito che esplose con le affermazioni del giovane Lucas Scott. Quando quest’ultimo allungò il proprio bicchiere in segno di invito a riempirlo, l’uomo non fece altro che annuire stappando la bottiglia e versando il liquido ambrato all’interno dei bicchieri.
«Dunque, Lucas, so che il tuo interesse è avere un oggetto per te molto importante» allungò il bicchiere in attesa di un brindisi. I vetri si scontrarono e il suono rimbombò nella piccola stanza. «Quella vecchia pazza di mia moglie ha ucciso mio figlio» sospirò saggiando il Whisky. L’odore della bevanda calmò i suoi sensi, mentre il gusto, caldo e corposo, gli riscaldò il petto. Un sorso e gli venne voglia di accendersi una sigaretta. «Ho provato per anni a vendicarmi ma» spinse la piccola rotella e la pietra focaia creò una scintilla accendendo il cilindro pieno di tabacco, «non ne ho mai avuto il coraggio… Ogni volta che la guardo penso a Ethan, somigliava molto a lei» sputò il fumo e tossì prima di scoppiare in una fragorosa risata. «Lo avresti mai detto? Non riesco a vendicare mio figlio. Che uomo senza palle!» scosse il capo e spinse il pacchetto delle sigarette lungo la superficie del tavolo invitando Lucas a prenderne una qualora avesse voluto.
«Tu, invece, saresti capace di farlo per me? Mi sembri un ragazzo sveglio, intelligente, forte e non di certo un rammollito. In cambio avrai ciò che ti serve, hai la mia parola. Sono un uomo d’onore dopotutto» disse con tono convincente, poi un altro tiro e si lasciò andare sulla sedia mal ridotta poggiando le spalle, trovando una posizione comoda. Rivolse in tal modo lo sguardo verso il giovane alzando le sopracciglia in attesa di una risposta definitiva, solo allora avrebbe dato lui le istruzioni necessarie per andare avanti. Edmund era sicuro che non avrebbe ricevuto una risposta negativa, quel ragazzo dopotutto gli era sembrato piuttosto determinato a portare a termine quel che gli era stato commissionato; cosa ci faceva lì sennò?
Nel silenzio un topo lasciò cadere un piatto sporco dal bancone della cucina. Il tonfo avrebbe probabilmente fatto sobbalzare Lucas mentre Edmund si sarebbe limitato ad esclamare:
«Dannati ratti! Perdonali, io ormai ci ho fatto l’abitudine» un sorriso marcio spuntò dalle sue labbra.




 
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Non c'è luce senza oscurità - Quest di fazione
L’ignoto, una sensazione che incuriosiva e che affascinava, una sensazione alla quale aveva concesso fiducia in precedenza. Da quando si era approssimato alle pratiche Oscure, si era ritrovato affine ad alcuni dettagli in particolare: la conoscenza, il dolore, la disciplina. Anche a distanza di anni Lucas viveva il fascino tutto elettrizzante di quando era bambino, e tra i suoi pensieri già si annidava l’idea di poter imbattersi in un clima completamente fuorviante come quello che stava affrontando.
Non intendeva cedere neanche un istante, il volto continuamente rivolto di lato, la coda dell’occhio ad inseguire le movenze dell’altro; non avrebbe perso di vista nessun dettaglio, e per un attimo si accorse di come tutto, in lui, non volesse fare effettivamente altro. Come il fascino del proibito, la certezza di trovarsi ad un passo dal pericolo, un passo decisivo per giunta; come un lampo destinato ad abbattersi nel cielo, perché prossimo ad un temporale, si andava ad esprimere la rivelazione più inaspettata, più complessa, più atipica.
Non avrebbe mai creduto di trovare titubanze lì, nello scontro armonioso con bicchieri carichi di whisky; la voce dell’uomo procedeva spedita, le richieste rispondevano al suo conflitto emotivo, e l’intenzione finale non era mai stata così cruda dall’inizio dell’incontro.
Rimase in perfetto silenzio ad ascoltare, concentrandosi sullo sfondo del liquido ambrato come scintille di una magia pericolosa, e più si addensava, più stentava a ritrarsi: fare un passo indietro, a quel punto, era come un’inconveniente al raggiungimento finale, il desiderio incontrastato nell’ottenere l’oggetto richiesto per la riuscita della missione stessa.
Arrivò a perdere contatto con la tensione circostante, per quei pochi frangenti che avrebbero potuto fare la differenza, e più cercava di avanzare, più le pretese di Edmund attecchivano in modo fertile: la moglie, l’uccisione del figlio, la vendetta, ogni cosa pareva sfumare verso una cornice d’insieme ben definita.
Ne fu coinvolto fino al petto, e rapidamente, declinò l’invito a prendere una sigaretta, forse troppo intimorito a compiere qualsiasi altra movenza.
Uccidere per avere in cambio quello che desiderava, la chiave segreta per entrare nelle grazie di Lord Voldemort in persona, questo era il compromesso che bisognava accettare. Più ripeteva quella richiesta tra i pensieri, più lo stesso Lucas sentiva di esserne trasportato vorace, e vicino, più vicino di quanto potesse immaginare. Ancora una volta, il gioco d’incastri nelle sue mani, nei suoi intrecci più disparati. La mano destra agitò il contenuto del bicchiere, la fragranza del whisky che solletica l’olfatto, e quel contatto conclusivo che giunge nitido all’altezza delle labbra, come minima rassicurazione tra tutte
Lo bevve tutto d’un fiato; sembrò stare meglio, forse non avrebbe neanche saputo spiegarsi il perché, ma sentì l’impulso di avvicinarsi ancora, di toccare in modo tangibile il dolore intimo dell’altro; voleva arrivare a sfiorare il suo stato d’animo, percepire il cuore alimentare la disperazione più profonda, avere concreta certezza che fosse davvero tutto reale.
Si accorse solo in quel momento di aver trattenuto il respiro per qualche secondo di troppo, e soltanto la caduta a terra di un piatto riuscì a destarlo da quella stasi momentanea.

«Un figlio, non dovrebbe mai pagare per gli errori di un genitore sciagurato…»
lasciò il commento come gemito, in parte enigmatico, in parte chiaro; Edmund avrebbe colto, ne era certo.
Non appena le imprecazioni si aprirono a ventaglio sulla figura di un ratto, Lucas batte a più riprese le palpebre, e liberandosi del bicchiere vuoto sentì la presa della mano destra farsi più incisiva sulla bacchetta magica: la punta era rivolta alla ricerca dell’animale colpevole. Non riuscì ad evitare l’assalto di rivincita che feroce si manifestava al proprio interno, come un viaggio nel tempo gli occhi subirono l’intera battaglia che aveva affrontato con suo padre, un gioco di buio e luce attraverso il quale era stato più volte torturato. No, non poteva vendicarsi ancora di Normann Scott, eppure, avrebbe potuto cogliere un altro tipo di rivincita personale quel giorno.

«Per quanto riguarda la stronza, preferisci una morte dolorosa o veloce?»
decise così di accogliere quelle aspettative cariche di giustizia, sentendosi pienamente coinvolto in quel disagio emotivo. Prima, però, avrebbe atteso l’eventuale risposta dell’altro; la bacchetta continuava a spostarsi sotto al tavolino, da destra verso sinistra, percepiva la figura del ratto oramai prossima al suo sguardo, ne era convinto.
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Edmund rise. Il suono della sua voce rimbombò nel piccolo anfratto. Un colpo di tosse, il pugno a battere sul petto e poi un altro sbuffo di sigaretta ingoiando fumo rancido.
«Metti giù quella bacchetta ragazzo, ti servirà per cose ben più importanti che per una dozzina di ratti» ghignò, osservandolo perlustrare con l’arma lo spazio sottostante il tavolino. Non si era smosso di un centimetro quando egli aveva tirato fuori il legno d’ebano allarmato dal rumore più che giustificato, ma era certo che Lucas non tenesse particolarmente alla sua vita dato che avrebbe potuto rompergli il braccio seduta stante. «Sono gli unici amici che ho, perché dovresti privarmene?» rise di nuovo. La scena era decisamente ilare. Si sollevò dalla sedia, poggiando entrambi i palmi di sul tavolino, la sigaretta ancora stretta tra l’indice e il medio si consumava bruciando lentamente.
«Non mi interessa cosa farai a quella donna, portami solamente una prova» si avvicinò alla porta di entrata aprendola, lasciando al ragazzo lo spazio per andarsene.
«Non provare a fottermi, me ne accorgerei» lo avvertì con un smorfia di disappunto. Doff non era l’ultimo dei criminali, né dei sciocchi e il fiuto era quella cosa che non gli era mai mancata. Se Lucas Scott lo avesse tradito non avrebbe di certo avuto pena e compassione per lui.
«Il suo nome è Syria, si trova a due isolati da qui proprio al limitare di Nocturn. Non farai fatica a riconoscere la casa in cui vive. È staccata dalle le altre, accanto ad essa vi è un’enorme albero di quercia» gli fece cenno con la testa di uscire. «Spero di rivederti» finì per dire con tono terribilmente ironico.

I passi successivi che avrebbero condotto Lucas Scott all’interno della pericolosa via sarebbero stati piuttosto brevi. Un quarto d'ora massimo che avrebbe passato ad evitare come la peste lo squallore che abitava quel posto. Vecchie streghe che avanzavano chiedendo qualche galeone per superare il triste inverno, spallate a ridosso di corridoi stretti dove sembrava impossibile passare in due. Alla fine, però, il giovane Accolito avrebbe raggiunto la vecchia e angusta dimora. Separata dalle altre case si ergeva su un piccolo avvallamento. Dinanzi alla sua entrata, proprio sulla destra, la grande quercia copriva metà facciata della casa; sui rami pendevano lunghi fili simili a capelli e tra i nodi pezzi di legno e ossa si alternavano oscillando ad ogni soffio del vento.
L’entrata era anticipata da un vialetto che conduceva ad una piccola scalinata sulla quale ergeva una porta nera; un batacchio lo avrebbe invitato a farsi avanti.
Edmund non gli aveva mentito.



Qualsiasi cosa sai dove trovarmi.
 
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view post Posted on 14/9/2022, 09:23
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Più sollevato, in qualche modo, a dispetto dei grattacapi iniziali, accettò di buon grado l'invito a mettere via la bacchetta; sentire a voce una prima cornice d'insieme al riguardo, infatti, acquisì un senso ambivalente all'interno del suo animo: da un lato accrebbe ogni più piccola aspettativa, dall'altro stillò i primi dubbi a livello emotivo.
Una stretta improvvisa al cuore, il tempo di vedere l'altro sollevarsi dalla sedia, mentre la fantasia di Lucas cominciava a navigare verso autentiche disavventure. Rabbrividì, e abbassò di scatto gli occhi. La richiesta del Mago somigliava, nelle sue memorie, ad una delle tante missioni che aveva compiuto nel recente passato, e nell'incauta bellezza del momento sopraggiunse una lieve nota nostalgica.
Non combatteva una battaglia di questo genere da molto tempo: la scomparsa di Jane gravava come un'ombra, e per la prima volta distratto, non riuscì a cogliere la parte conclusiva del discorso. Avrebbe voluto crogiolarsi, almeno in un sospiro di sollievo, alla conferma di aver intrapreso finalmente la giusta direzione.
Vagheggiava allora con il pensiero, lì in visibilio costante; macinava dubbi e insicurezze, di scenari che mutavano di volta in volta, di rivalse, bugie, segreti tanto grandi quanto le aspettative dell'uomo che sostava lì al suo fianco; realizzava segretamente quello che un Accolito come lui, da sempre in cuor proprio sognava. Forse più in ritardo di quanto non fosse possibile, annuì con fare inespressivo, tradendo una piccola scintilla di protesta verbale.

«Non scordare la tua parte dell'accordo.» mentre procedeva verso l'uscita, non ebbe bisogno di volgersi, non avrebbe dovuto. Nel suo tono confermava decisione, come testimonianza reale delle proprie vicissitudini più estreme. La realtà sfumava così verso scenari imprevedibili, rinnegava la tranquillità di una semplice serata, e tutto quello che avrebbe potuto comportare dipendeva esclusivamente dal suo temperamento da bravo discepolo del male.
Oltrepassata la porta, un nuovo sentiero da percorrere.

Lungo il tragitto angusto, abbandonava ogni reticenza in favore di una percezione maggiore. Com'era stato, com'era tuttora: un desiderio, quello, che non avrebbe potuto mai estinguere. Tanto distaccato, gli parve, da somigliare al vuoto eterno, e nel buio percepì le ombre screziare il suo petto, insinuarsi come maledizione fin sottopelle. Quando intorno si svelò un ambiente molto più gelido di quello che aveva appena lasciato, non riuscì a trarre alcuna consapevolezza positiva.
Invero, si accorse di come avesse trattenuto il respiro fino all'estremo, camminando a ridosso di stretti corridoi affollati da vecchie mendicanti, e quando liberò la bocca gli apparve di assaporare quello stesso olezzo, così nauseante da bruciare lungo il naso. Sperimentò il disagio di quel momento, sentiva le gambe cedere sotto il peso di quella breve camminata, sotto il peso di una gravità che avrebbe ricordato a lungo nei giorni seguenti.
Avrebbe anelato ad una reazione, ad una qualsiasi, ancora più quando la vecchia dimora descritta in precedenza dall'uomo, si presentò in perfetto orrore sopra un piccolo avvallamento di terra; avrebbe compiuto ancora pochi passi, prima di ritrovarsi davanti alla grande quercia che svettava imponente al centro della nuova visione; dai lunghi rami pendevano numerosi pezzi di legno e di ossa, il cruccio esordiente di un pericolo ben radicato.
Abbassò lo sguardo, le mani ad un tratto parimenti immobili. Fin dove si sarebbe spinto, si chiedeva; fin dove poteva arrivare, trascinando con sé quella richiesta così estrema. Il profondo dilemma, ancora una volta, era la distanza che un male come quello tradiva intimamente. Sapeva di non poter sbagliare, e al pensiero delle successive movenze viveva in turbamento tanto forte da stringergli il petto in una morsa. Così pensieroso da spezzare ogni scenario in atto, superò con precario equilibrio la breve scalinata che conduceva ad una porta nera.
Per la prima volta in assoluto, trovava semplice lasciarsi andare privo di reticenza, privo di rimorso alcuno: tre rintocchi al piccolo batacchio avrebbero annunciato la sua presenza all'interno della casa.


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Non aveva smesso di camminare e ora si spingeva verso quel luogo arrivando a un passo dall’entrata.
Tre rintocchi.
Il silenzio venne disturbato e la casa parve risvegliarsi in un istante: le luci si accesero vibrando appena, accompagnando i passi di chi la stava attraversando. Qualche secondo e la porta si schiuse, una donna alta poco più di un metro e sessanta accolse il giovane uomo.
Il volto stanco e provato da una magrezza insana e occhi color ghiaccio messi in risalto dalla pelle diafana, Syria scrutò Lucas e l’espressione si alleggerì distendendo le rughe d’espressione. Con un sorriso ampio mostrò i denti paglierini facendo qualche passo indietro per mettere alla porta di aprirsi del tutto. Nella mano destra stringeva il legno di una vecchia bacchetta che puntava sullo stomaco del ragazzo.
«Se stai cercando qualcuno che legge le carte non è da queste parti» la voce risuonò profonda ma leggera, la donna lo osservava tamburellando le dita sul legno. «Oppure vuole un tè? È quasi un peccato mandare via un bel giovane come lei» aggiunse, le note cambiarono direzione dandole in pochi secondi un aspetto più accogliente.
Spostò la bacchetta stretta tra le dita e lo invitò ad entrare, qualche passo e la casa avrebbe accolto il giovane mago lasciando la porta chiudersi alle sue spalle.
Uno spazio ampio, un arredamento essenziale completamente in legno. La magia permeava sotto il cuore pulsante di quella dimora, Lucas avrebbe potuto avvertirla vibrare sotto i piedi e accarezzargli la pelle. Sensazione di disagio, sofferenza, oppure solo l’influenza di quel posto così difficile da definire?
Se avesse accettato di entrare, la donna l’avrebbe invitato a sedersi nel salotto. Un divano e due poltrone avrebbero atteso l’ospite al centro di quella stanza, dinanzi a un tavolo di vetro e al camino scoppiettante. Il calore di quest’ultimo sembrava non penetrare in alcun modo nell’ambiente.




 
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view post Posted on 6/4/2023, 09:17
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La solitudine di quel posto, in qualche modo, aveva ottenebrato la mente, e la consapevolezza lo travolse fin nel profondo. Nel momento in cui la porta si schiuse, un'espressione stanca e poco armonica cominciò a scrutarlo: un ampio sorriso malefico, la bacchetta magica puntata contro lo stomaco, il confine di chi ammirava la presenza inaspettata di Lucas come divertimento e desiderio coltivato a lungo. Poche, accalorate parole, lo esortavano ad arretrare, una minaccia che non conosce benevolenza e che, a sua volta infedele e codarda, sembra celare una tela di pericoli. La sensazione è quella di arrestarsi - il volto inespressivo, lo sguardo innocente, il velo di una presenza che veste l'illusione di un'amichevole sorriso. Eppure, non ebbe bisogno di scegliere la giusta risposta: il legnetto magico della Strega si spostò appena, gli occhi d'un tratto divennero più accomodanti, come il tremito di un sortilegio in risveglio.
Con una smorfia carica di complicità - di quella buona, che poneva saggiamente i sensi in tranquillità - il Giornalista decise di accogliere l'invito ad entrare: lo sguardo rimaneva tuttora granitico, mentre il corpo si lasciava cadere lungo la poltrona più prossima al camino.
«Se a te non dispiace, preferisco del whisky ed una chiacchierata in confidenza.» sorrise, proferendo finalmente parola.
Sopportava a stento perfino il tono della propria voce, la battuta d'apertura che aveva colorato di finta, vana allegria. La verità, in ogni caso, era più delicata del previsto: né furore né dispiacere, nulla del genere avrebbe intaccato il suo obiettivo finale. Nei ricordi di quand'era più piccolo, gli sembrò di ritrovare la figura del padre che guidava i movimenti del corpo e delle intenzioni per manovrare le situazioni a proprio piacimento; seguiva l'esempio di Normann Scott, naturalmente, e cercava di trarne vantaggio. A volte, scendere a compromessi con la parte avversa poteva risultare come tassello vincolante per raggiungere la vittoria. Dapprima, infatti, aveva avvertito un sentimento di estremo disagio all'interno di quelle mura, come uno stato di sofferenza che permeava l'intera dimora fino a rendere l'aria stessa poco respirabile. Aveva accantonato fin da subito l'idea di un attacco diretto, ma aveva deciso di procedere secondo uno schema più elaborato: la furbizia poteva considerarsi come una macchina da guerra che avrebbe sfruttato a proprio vantaggio - cercare di portarsi vicino al nemico, per poi raggiungere l'estremo risultato.


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