MAGIE SINISTER • NOCTURN ALLEY
Al di là dei barattoli di feti e testoline avvizzite in salamoia e della sua aura spettrale, la cantina di Magie Sinister non diede mai segno di possedere chissà quali pericoli. Casey ci si avventurava di rado, stentava persino a farlo da sola, ma alla fine non lo considerava uno di quei posti dove non mettere piede in assoluto, soprattutto perché se quella porta fosse rimasta chiusa in eterno piano piano il negozio si sarebbe prosciugato dei suoi articoli. L'abitudine, d'altronde, le permise di acquisire maggiore familiarità con tutto ciò di cui anni addietro avrebbe detestato solo la vista, come ossa e teschi, organi e mani avvizzite. Poteva reputarlo un bonus per affrontare le pozioni più schifose con meno resistenze.
«Probabilmente hai risolto l'arcano» esordì mentre accendeva una candela conficcata nel collo di una bottiglia vuota di whisky incendiario Ogden stravecchio.
«Mai sentito di maledizioni sulla polvere ma mi sembra plausibile. Ho sempre pensato invece che la polvere facesse parte del design o che persino il soffitto e le pareti fossero così lerci da farne piovere per sempre.»Interiora, scheletri, casse contenenti merce oscura e maledetta, buio e persino polvere. Non poteva biasimare il disagio di Draven, che percepiva nei passi cauti con cui la seguiva in ogni angolino della grande stanza pur di non perderla di vista sotto la fiammella dell'accendino. Non si stupì nemmeno di vederlo cadere all'indietro quando gli si parò all'improvviso a un palmo dal naso con la velocità degna di un bolide indemoniato.
«Scusami» disse ridacchiando
«non volevo spaventarti». Gli porse la mano libera per aiutarlo a rialzarsi.
*A meno che non abbia creduto che volessi provarci. Caffè, vicinanza... ommorgana.* A quel pensiero fu lieta di non sentire il tocco delle dita di Draven sulle sue e divenne paonazza, cosa che lui probabilmente non poté vedere a causa della scarsa luce, proprio come lei non aveva scorto il suo rossore. Ciononostante le fu impossibile non notare il repentino cambio di stato che travolse il ragazzo. Seguì il suo sguardo, voltato verso gli scatoloni che gli stavano dietro, prima su una strana scia liquida - *Oh, no! Si sarà di nuovo rotto il contenitore della salamoia di cervelli di ratto!* - poi sulla figura da cui invece sembrava provenire tutta quell'acqua.
«Cosa ci fai tu qui? Come ci sei arrivato? Questo posto è riservato al personale!» Le venne spontaneo ammonire il terzo incomodo, anche se si rese conto poco dopo che si trattava di un bambino e che questo teneva qualcosa di grosso fra le braccia. Qualcosa che doveva essere stato
vivo un tempo ma che giaceva immobile nella stretta del piccolo.
«Cos'è quel coso?»Poi però una voce rimbombò ovunque nella stanza. Un'altra presenza si aggiunse, alta, irosa, recando in quel luogo ancor più caos di quanto già polvere e maledizioni gli destinavano. Casey, sconvolta per l'apparizione, intimorita dal materializzarsi improvviso della mezza famigliola - se si poteva definire tale considerato l'atteggiamento dell'uomo - si fece avanti di un paio di passi con l'accendino in mano, superando così il collega. Portò l'altra alla bacchetta tenuta nella tasca del jeans e si introdusse a gamba tesa nel rimprovero.
«Senta un po', voi qui non potete starci! Si calmi e muova il culo, altrimenti--»Un passo oltre Draven e gli occhi dell'uomo e del bambino si fissarono su lei. La trasformazione avvenne in un pochi secondi: i due vennero risucchiati in un vortice, roteando su se stessi, uno attorno all'altro come se volessero implodere alla maniera di una stella moribonda. Nausea e paura le si infiltrarono nelle viscere, scuotendola e facendole impugnare la bacchetta per puntarla contro l'
essere. Se ne aveva colto la natura correttamente allora sapeva che stava per trasformarsi in qualcosa di fin troppo intimo per essere rivelato agli occhi di un perfetto sconosciuto. Ma, prima di poter essere combattuta, la paura doveva nascere.
«Indietro» intimò all'altro. Eccola che cresceva, la paura dell'inaspettato, dell'imprevedibile, dell'ignoto. Si manifestò e si concretizzò di pari passo nei suoi pensieri e di fronte a loro. Una lunga veste ricadeva sulla figura, piatta e nera, sormontata da un cappuccio aderente a una testa interamente coperta. Il viso era nascosto da una maschera neutra, bianca e con due fori per le narici e due per gli occhi. Oltre di essi solo il buio. La fiammella dell'accendino tremolò così come le spalle della Grifondoro. Lei barcollò e per poco la piccola luce babbana non si spense.
*Pensa a qualcosa di divertente, pensa a qualcosa di divertente* si ripeté, ma nel mentre l'incappucciato mascherato si portò una mano inguantata al volto, pronto a rivelare le sue fattezze. Non vi era tempo da perdere, glielo comunicarono le goccioline di sudore freddo che le colarono lungo la schiena. Il cervello si mise in moto mirando al ridicolo più immediato e lei strinse le dita attorno all'impugnatura.
«No. Riddikulus!»Casey non desiderò vedere al di sotto della maschera del Molliccio, così ne vide le pacioccone gambe pelose. La magia produsse una bella ventola con grata sotto gli stivaletti in pelle con tacco e punta alla rodeo dell'incappucciato, facendogli sollevare il mantello fino alla vita. Il losco figuro tentava di coprirsi i boxer bianchi a cuoricini e piroettava sopra il suo piedistallo improvvisato come una diva, lanciando bacini e ammiccamenti. Se gli osservatori si fossero degnati di analizzare i dettagli di quell'opera d'arte di
Riddikulus avrebbero notato dentro i cuoricini il nome e il ritratto stilizzato del vice ministro della magia Noah Von Dietrich. Il riferimento cinematografico a Marylin Monroe coglieva le informazioni e le dicerie sedimentate nell'inconscio della ragazzina: qualcuno bisbigliava che la famosa attrice del passato avesse avuto una relazione con un presidente; non si metteva in dubbio che quella poteva essere una frottola, ma scomodando il politico von Dietrich, ben più vicino ai Nostri, il tentativo di risata sarebbe stato più concreto.
«Via da qui!»Casey dunque afferrò Draven per una manica al fine di trascinarlo su per le scale, un po' alleggerita ma ancora tremolante dalla paura.
«E benvenuto da Magie Sinister!»